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In Norvegia esiste una chiesa di legno è Patrimonio dell’Umanità

Il mondo è pieno di luoghi incantevoli di cui non conosciamo l’esistenza, lo sappiamo. Eppure ciò non ci vieta di stupirci quando, davanti ai nostri occhi, ritroviamo dei capolavori che sembrano quasi inventati o che accendono le nostre fantasie più fanciullesche. Un esempio lampante è la chiesa di Urnes, in Norvegia: un vero capolavoro fatto di solo legno, che resiste nei secoli.

Vista da fuori, la chiesa di Urnes sembra un po’ un edificio fiabesco: una di quelle casette, per intenderci, dove vivrebbero i classici anti-eroi che solo nel corso della storia rivelano di avere un cuore d’oro. Invece, la sua storia è fatta di devozione, sentimento e tanto, tantissimo impegno.

La storia della chiesa di Urnes

La chiesa di Urnes sorge nella contea di Vestland, abbracciata da un panorama naturale mozzafiato. Di fatto si trova sul Lustrafjorden, il fiordo più lungo e profondo della Norvegia, in una posizione privilegiata che permetteva di abbracciare con lo sguardo una vista eccezionale su quelli che erano i doni che Dio ha fatto all’umanità. Peraltro, il luogo dove è stata eretta era già stato “casa” di due chiese precedenti, che però vennero abbattute per far posto a questo maestoso edificio.

Foto all'esterno della chiesa di Urnes Stave, in Norvegia

Si eleva su due livelli, adibiti al consueto uso delle funzioni religiose ed è costruita su pianta basilicale, com’era in uso nel Medioevo. Per farne ogni parte, però, sono state utilizzate delle resistenti doghe in legno, con pannelli, fasce ed elementi della tradizione scandinava finemente intagliati. Ogni piccola parte di questa chiesa è stata realizzata a mano e con gli strumenti del tempo, cosa che lascia immaginare quanta passione la permea.

Gli interni della chiesa di Urnes

D’altronde non è un caso che questa chiesa faccia parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco: è bellissima e unica nel suo genere. In base alle molteplici ricerche svolte in Norvegia e su territorio scandinavo è la più antica delle chiese in legno del territorio (se ne contano in tutto 1.300) ed è la sola ad avere degli interni così curati. Entrando, infatti, è possibile ammirare una serie di capitelli figurativi scolpiti con estrema cura.

Proprio questi capitelli, con le loro incisioni, rappresentano non solo dei manufatti artistici di enorme valore, ma hanno un ruolo ancor più importante: sono la testimonianza dell’unione e della fusione tra la cultura nordica precristiana, il credo e gli usi vichinghi e il cristianesimo che si diffuse in età Medievale.

La chiesa di legno Urnes Stave in Norvegia

In particolare è possibile ammirare delle immagini che hanno come protagonisti due animali: una creatura a quattro zampe, fiera e coraggiosa, che sembra un leone, e un serpente, che viene morso e attaccato. A un primo sguardo la presenza del serpente potrebbe sembrare legata alla tradizione cristiana, dove l’essere strisciante rappresenta Satana mentre il leone stilizzato dovrebbe rappresentare Cristo, che appunto combatte il diavolo.

Invece, si tratta di uno splendido connubio tra i due credo, perché la lotta tra il serpente e il leone potrebbe anche rappresentare l’inizio del Ragnarǫk, una delle battaglie più importanti della mitologia norrena. Il Ragnarǫk rappresenta infatti la lotta tra il bene, la luce e l’armonia e il male, le tenebre e il caso, e vedeva impegnate moltissime divinità venerate nei paesi scandinavi.

Alla scoperta della chiesa di Urnes

Di certo vorrete sapere se la chiesa di Urnes è attualmente visitabile: la risposta è sì. È aperta ogni giorno dalle 9.00 alle 16.00 e si può entrare dietro pagamento di un ticket che comprende una visita guidata. Ci si può arrivare con un lungo on the road di sei ore partendo Oslo o, in alternativa, soggiornando a Solvorn e raggiungerla approfittando del traghetto che va alla scoperta del Lustrafjorden.

Urnes Stave, una chiesa di legno suggestiva: i suoi interni

Non si svolgono funzioni religiose perché ha da tempo perso il suo uso parrocchiale, ma essendo ancora fortemente simbolica, è usata su richiesta per battesimi e matrimoni. Un consiglio? Visitare anche il cimitero medievale che la circonda, piuttosto spartano ma molto suggestivo ed estremamente spirituale.

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Sembra una spiaggia come un’altra. In realtà è formata da milioni di stelle

Volete fare un tuffo non solo dove l’acqua è più blu, ma anche dove imita, letteralmente, il cielo? Allora questo è il luogo perfetto per voi: esiste una spiaggia, nel mondo, all’apparenza normale (seppur bellissima), ma che ha una particolarità straordinaria: la sua “sabbia” è formata da milioni di stelle.

E no, non stiamo esagerando: letteralmente ciò che compone la spiaggia sono minuscole stelline, suggestive, con colori che vanno dal bianco al rosa, virando talvolta per il giallo e per l’ocra. Se ve lo state chiedendo, non si tratta di un posto che si trova in un pianeta lontano: è proprio qui, sul pianeta Terra.

La spiaggia formata da milioni di stelle

Come si chiama questa incantevole spiaggia e dove si trova, dunque? Il suo nome è Hoshizuna-no-Hama, che significa letteralmente sabbia a forma di stella. Si trova a Irimote, seconda isola più grande dell’arcipelago di Okinawa. Ora, nel caso non lo sappiate, già questo splendido arcipelago del Giappone attira migliaia di turisti ogni anno, desiderosi di scoprire le spiagge delle sue isole.

Una vista di Hoshizuna-no-Hama e della sua sabbia stellare

Tuttavia, non tutti si spostano verso Irimote, che è per altro un luogo davvero incantevole di per sé, e non hanno idea dell’esistenza di Hoshizuna-no-Hama che, invece, dovrebbe davvero diventare una tappa obbligata. Qui, sulla punta settentrionale dell’arcipelago, si può assistere a tramonti spettacolari e fare il bagno in acque chiarissime, scoprendo peraltro degli scorci poco turistici e ancora incontaminati. E poi ci sono le stelle, ovviamente.

Cosa sono le stelle della spiaggia di Hoshizuna-no-Hama?

Siamo sicuri che vorrete sapere di cosa si tratta per l’esattezza. Ecco, le stelle della spiaggia di Hoshizuna-no-Hama sono ciò che ricopre l’intera spiaggia. A dar loro notorietà sono stati, in particolare, i social network: gli avventori arrivati su questo prezioso scorcio di Okinawa si sono accorti, raccogliendo la “sabbia” di questi granelli a forma di stella e hanno notato che, peraltro, erano in netta maggioranza rispetto alla sabbia normale.

A dare una risposta al tam-tam social sono stati tantissimi esperti e biologi marini, che hanno spiegato che in realtà queste minuscole stelle altro non sono che esoscheletri di protisti, ovvero di organismi non classificabili né come animali né come vegetali, chiamati Baclogypsina Sphaerulat.

La particolarissima "sabbia" di Hoshizuna-no-Hama

Questi particolari organismi, grandi appena un 1 millimetro, hanno un esoscheletro, appunto, una sorta di corazza esterna con cinque piccole punte che richiamano la forma di una stella che permette di assecondare il movimento delle correnti e spostarsi. Generalmente vivono sui fondali della spiaggia, nascosti tra le alghe, ma devono comunque “muoversi” per proliferare. Quando muoiono, il loro esoscheletro rimane vuoto e si sposta ancor più facilmente, andando a depositarsi verso le spiagge.

Hoshizuna-no-Hama: una storia di stelle e tifoni

Ma non è solo lo spostamento dovuto alle correnti a riempire la spiaggia di Hoshizuna-no-Hama di piccole e bellissime stelle. A fare la maggior parte del lavoro è la stagione dei tifoni. L’arcipelago di Okinawa, infatti, è interessato da questi fenomeni naturali e meteorologici da giugno a novembre, con picchi tra agosto e ottobre.

Uno scorcio della spiaggia di Hoshizuna-no-Hama a Okinawa, con la sua sabbia stellare

Anche se non è esattamente il momento migliore per andare in spiaggia, è proprio dopo i tifoni che Hoshizuna-no-Hama diventa ancor più ricca di stelle e stelline. Se doveste mai recarvi a Hoshizuna-no-Hama non dimenticate di fotografare le sue stelle, ma occhio a lasciarle lì: mai saccheggiare un ambiente naturale!

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In Italia è avvenuta un’altra importante scoperta

Nonostante decenni di scavi archeologici (e centinaia di scoperte incredibili), sotto terra si celano ancora tantissime sorprese. E ogni tanto qualcuna di esse torna ad emergere, rivelandoci dettagli inediti sulla nostra storia, sugli usi e costumi delle popolazioni che hanno abitato in passato il nostro Paese. Quello che è accaduto di recente nel sito di un’antica città etrusca, in effetti, è davvero incredibile.

La scoperta archeologica a Kainua

Alle porte di Bologna, nei pressi di un piccolo borgo nell’entroterra emiliano, sorge un importante sito archeologico: è qui che si trovano le rovine di Kainua, un’antica città etrusca tra le più importanti dell’Etruria Padana, fondata nel V secolo a.C. Nel suo perimetro e negli immediati dintorni sono stati rinvenuti non solo i resti di mura e antichi edifici che ci raccontano qualcosa in più sull’urbanistica di una società così lontana da noi, ma anche moltissimi reperti di grande valore storico e culturale. Proprio di recente, gli esperti hanno fatto una scoperta unica.

Una nuova campagna di scavo, condotta dalla professoressa Elisabetta Govi, ha portato alla luce diversi elementi che fanno chiarezza su alcuni dettagli finora sconosciuti delle popolazioni etrusche nella Pianura Padana. La prima scoperta è una cornice architettonica formata da un enorme portico eretto nei pressi del tempio dedicato alla dea Uni, come in Etruria non se ne erano mai visti. Ma, ancora più importante, gli archeologi hanno rinvenuto due teste di terracotta e alcuni frammenti che testimoniano l’esistenza di altri reperti simili sotterrati nei dintorni. Si tratta di teste votive rappresentanti alcuni volti femminili, e sappiamo che in passato venivano sepolte nell’area sacra della città.

Sebbene sia una consuetudine nota, finora questa era stata documentata solamente nella zona dell’Etruria Tirrenica. È invece la prima volta che gli esperti trovano traccia di teste votive a Marzabotto, dove (lungo la via degli etruschi) sorgono i resti della città di Kainua. “Queste scoperte andranno ad arricchire le collezioni museali, consentendo di comprendere sempre meglio gli aspetti di vita quotidiana di questa civiltà” – ha spiegato Denise Tamborrino, direttrice del sito archeologico di Kainua. Parole alle quali si aggiungono quelle di Giorgio Cozzolino, direttore Musei Emilia-Romagna: “Siamo molto entusiasti per queste nuove scoperte che confermano anche l’ottima e continuativa collaborazione con l’Alma Mater Studiorum di Bologna”.

Kainua, un importante patrimonio archeologico

La città etrusca di Kainua rappresenta un unicum nel suo genere: seppure alcuni dei suoi edifici vennero distrutti dal crollo di parte del pianoro su cui si trovavano, a causa dell’erosione dovuta alle acque del fiume Reno, l’impianto urbanistico è rimasto pressoché intatto e si possono ammirare ancora oggi tracce della sua planimetria. Molte sono le architetture di cui ci è giunta testimonianza, dalle numerose case-bottega alle due necropoli con le loro tombe e all’acropoli perfettamente conservata.

Ciò che ora è riemerso a Kainua va ad ampliare le nostre conoscenze sulla civiltà etrusca, e si va ad aggiungere alle numerose scoperte archeologiche delle ultime settimane. In tutta la penisola vanno infatti avanti lavori di ricerca sui principali siti archeologici, con l’obiettivo di individuare e preservare l’immenso patrimonio storico e culturale che si cela sotto un leggero strato di terra.

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Il lago incantato che ha rubato i colori al mar dei Caraibi

Un luogo fiabesco, incastonato nel verde, con colori spettacolari e un’atmosfera magica. Stiamo parlando dell’incantevole Lago Königssee che, con le sue acque color verde smeraldo, incanta turisti e visitatori di passaggio in Baviera.

Situato al confine sud-est con l’Austria, il Königssee è il gioiellino del famoso Parco Nazionale di Berchtesgaden, istituito nel 1978 per conservare e proteggere la natura della Baviera. Si tratta dello specchio lacustre più pulito della Germania, profondo fino a 190 metri.

Il Lago Königssee in Baviera

Il lago era la riserva di caccia e pesca dei Canonici di Berchtesgaden, ai comandi dei Re di Baviera, per questo il suo nome significa letteralmente lago del Re. Il verde smeraldo delle sue acque attira l’attenzione degli amanti della natura che restano folgorati dalla profondità di questo colore caraibico. Il suo aspetto, in realtà, è dovuto ad alcune particelle minerali presenti nell’acqua. Dopo il disgelo del ghiacciaio da cui il lago si è formato, alcune particelle, troppo piccole per cadere sul fondo del lago, sono rimaste sospese nell’acqua. Queste riflettono la luce del sole creando riflessi particolari e unici.

Parco Nazionale di Berchtesgaden

Il Lago Königssee sorge al centro del Parco Nazionale di Berchtesgaden, in Baviera. È facile da raggiungere, sia da Salisburgo che da Monaco. Si tratta di è uno dei sedici parchi nazionali della Germania, l’unico nell’area alpina. Esso protegge buona parte delle Alpi di Berchtesgaden che si trovano in territorio tedesco, offrendo un panorama davvero unico.

I sentieri che percorrono questo territorio sono davvero moltissimi. Da quelli più facili, adatti anche ai bambini, a quelli impegnativi, che portano sulla vetta dei massicci più elevati di questa regione. Un luogo verde, pulito, ricco di natura, con temperature miti e paesaggi mozzafiato. Gli amanti del trekking e delle escursioni avranno pane per i loro denti.

Passeggiare circondati da una stupenda vista dai colori scintillanti è davvero la miglior cura per lo stress quotidiano. Questo parco è una meta perfetta per chi è alla ricerca di un viaggio insolito, riposante e riconciliante.

Lago Konigssee in Germania

Fonte: iStock

L’acqua smeraldo del Lago Konigssee

Cosa visitare nei dintorni?

Oltre alla natura, che caratterizza la bellezza di questo posto, nei pressi del lago Königssee c’è St. Bartholomä. Qui si trovano ristoranti tipici e la famosa cappella dedicata a San Bartolomeo, conosciuta per le sue suggestive torrette a cipolla. Potete raggiungere la destinazione con una barca, attraversando le acque smeraldo che sembrano il mare dei Caraibi. Con il battello si arriva anche fino al capolinea di Salet e da lì, con una passeggiata di circa 15 minuti, si giunge al laghetto alpino Obersee. Da questo piccolo lago incastonato tra le rocce si scorge in lontananza la stupenda cascata Röthbach, la più alta della Germania.

Se questo non vi basta, il lago Königssee ospita anche un piccolo isolotto disabitato: l’isola di Christlieger.

Se volete un po’ di fresco e paesaggi incantati, sapete dove andare. Tra camminate, cibo bavarese, natura rigogliosa e acque smeraldine, troverete la pace dei sensi. Il luogo perfetto per pic-nic, gite in famiglia e tanto riposo. Non vi resta che prenotare il soggiorno e volare verso il lago dalle acque cristalline.

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La piscina naturale più suggestiva del mondo si trova in Italia

L’estate porta con sé la voglia di esplorare, scoprire nuovi posti e ammirare tramonti incredibili, circondati dalla bellezza. Proprio questi sentimenti ispira la fantastica piscina naturale italiana, che tutto il mondo ci invidia. Stiamo parlando del Laghetto delle Ondine, un luogo magico che sorge ai piedi del vecchio Faro di Punta Spadillo, subito dopo Cala 5 Denti, sull’isola di Pantelleria.

Il Laghetto delle Ondine di Pantelleria

La natura regala gli scorci e i luoghi più belli in assoluto. La prova è questa piscina naturale di acqua salata, un laghetto incantevole formato da una piccola conca scavata dalla continua azione erosiva delle onde del mare. Circondata da insenature che le conferiscono un aspetto affascinante e selvaggio, si colloca tra scure rocce.

Il bagno all’interno del Laghetto delle Ondine è un’esperienza unica e molto emozionante. Si entra lentamente, in punta di piedi e gradualmente ci si immerge. Esistono solo pochi punti più profondi, che raggiungono appena i due metri. Il resto del fondale di questa piscina naturale ha diverse profondità. Il bello è che in alcuni punti ci si può sedere lasciando le gambe muoversi leggere nell’acqua fresca, ammirando il mare che si staglia all’orizzonte.

Un’emozione unica

Il Laghetto delle Ondine è il luogo perfetto per i momenti di relax. Una delle tradizioni tipiche di questa perla della natura, è quella di fare il bagno al suo interno quando soffia forte il vento di Maestrale. Data la vicinanza del laghetto al mare aperto, con il vento, la cresta delle onde entra al suo interno, ricoprendo di spruzzi freschi i bagnanti.

Questa piscina naturale è anche perfetta per ammirare un tramonto stupendo e insolito. Le luci e l’atmosfera giungono fino a Punta Spadillo, illuminando il Faro, ed il laghetto inizia a spegnere i suoi colori vivaci ed accessi, per lasciare spazio ad un alone di calma, riposo e quiete.

Per arrivare sino al Laghetto delle Ondine, si possono percorrere diverse strade, sia via mare, sia via terra. Attenzione perché il mare davanti al laghetto ha fondali molto profondi e correnti da moderate a forti, non lasciatevi ingannare.

L'isola di Pantelleria

Fonte: iStock

Il mare dell’isola di Pantelleria

L’isola di Pantelleria

L’isola di Pantelleria si trova tra la Sicilia e le coste della Tunisia, un gioiello incastonato nelle acque del Mar Mediterraneo. È un’isola meravigliosa con atmosfere suggestive ed arabeggianti.

Conosciuta anche come la Perla Nera del Mediterraneo per le colate laviche che caratterizzano il paesaggio, l’isola ha origine vulcanica. Anche se, al giorno d’oggi, i fenomeni vulcanici sono ridotti ad acque calde e soffioni di vapore. Per respirare la cultura locale dovete recarvi nei dammusi, le tipiche abitazioni dell’isola costruite in epoca araba nel rispetto dell’ambiente circostante. Esse, infatti, sono progettate non per imporsi sul territorio, ma per adattarsi e fondersi con esso, in modo sostenibile.

Non solo mare, spiaggia e laghetti. Qui, potrete avventurarvi alla scoperta dei siti archeologici e potrete ammirare la stupefacente acropoli romana.

La Sicilia non smette mai di incantare, stupire, affascinare. Il Laghetto delle Ondine è solo uno dei milioni di motivi per questa regione merita di essere visitata.

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linee aeree Notizie offerte Viaggi viaggiare weekend

Weekend di offerte per volare a tariffe low cost

Ryanair ha appena lanciato un’offerta low cost che dura tutto il weekend. Si può prenotare da ora e fino alla mezzanotte di lunedì 1° agosto e viaggiare a partire da 21,99 euro.

La promozione è valida per viaggi a settembre e ottobre in tutte le destinazioni raggiunte dalla compagnia aerea.

Un’occasione imperdibile per chi ha intenzione di andare in vacanza in bassa stagione o per chi non ne ha mai abbastanza di viaggiare e desidera prolungare le proprie ferie.

Fine estate in Sardegna

Ci sono offerte per le mete di mare italiane che meritano di essere prenotate, per un ultimo tuffo prima di indossare di nuovo i maglioni di lana. Come quelle per la Sardegna, per esempio. Ci sono voli in offerta per Alghero o Cagliari da tutta Italia.

Alghero è soprannominata la piccola Barcellona sarda per il suo centro storico davvero delizioso, circondato dalle mura e ricco di interessanti monumenti e edifici storici, Ma soprattutto si trova in una posizione ideale per escursioni lungo questo tratto di costa sarda, chiamata Rivera del Corallo, con lunghe spiagge di sabbia bianca, piccole cale e affascinanti formazioni rocciose, circondate dalla macchia mediterranea.

Cagliari, invece, oltre a esser uno splendido Capoluogo con molte attrattive turistiche, è il punto di partenza ideale per visitare la costa che arriva fin su a Teulada. A pochi chilometri da Cagliari, percorrendo la bellissima strada panoramica (SS 19) in direzione Sud-Ovest, si trova Pula, una delle maggiori località turistiche della Sardegna, conosciuta per le bellissime spiagge immerse nella rigogliosa vegetazione mediterranea, ma anche per le attrazioni archeologiche e culturali che, da anni, richiamano un numero sempre maggiore di turisti. Il paese ospita un piccolo museo archeologico che raccoglie i reperti punico-romani del vicino sito archeologico di Nora, considerata la più antica città dell’isola, la cui visita è d’obbligo.



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Proseguendo sulla strada panoramica si raggiungono le bellissime distese di sabbia di Chia, la zona costiera del Comune di Domus de Maria, su cui troneggia una torre spagnola del XVII secolo. Qui, si sussegue una lunga fila di spiagge che occupano un’area rigorosamente protetta con dune di sabbia e ginepri millenari. E poi c’è Teulada. I maggiori artisti sardi del secolo scorso sono stati ispirati da suoi paesaggi e dai suoi costumi.

Adagiata su un fondovalle, racchiusa dai rilievi incontaminati, è nota per gli scenari costieri di impareggiabile bellezza, dove gli strapiombi si alternano a cale di sabbia caraibica. Come la Tuerredda, inserita tra le dieci spiagge più belle della Regione.

Settembre in Puglia

Ci sono anche voli low cost per la Brindisi e Bari che, a settembre-ottobre, regalano ancora belle giornate soleggiate e molta meno folla. Sebbene la Puglia sia tra le principali mete balneari italiane, rinomata per le sue spiagge da sogno e per delle acque cristalline da far invidia a località ben più esotiche, ci sono alcune deliziose calette che non hanno perso il loro fascino selvaggio a causa del turismo.

Sono piccole oasi poco conosciute dai viaggiatori e per questo mantengono intatta la loro pura bellezza naturale. Una è, per esempio, la spiaggia di Murgia della Madonna (conosciuta anche come Spiaggia del Sospetto), a pochi passi da Vico del Gargano.
Pur essendo posizionata tra Gallipoli e Porto Cesareo, ovvero in una zona molto turistica del Salento, la deliziosa Baia di Porto Selvaggio è davvero poco frequentata. Questo perché si trova in un vasto parco regionale che accoglie una splendida pineta, da attraversare a piedi per circa un chilometro se si vuole raggiungere la spiaggia. Una volta arrivati, il panorama ripaga di ogni sforzo. Cosa state aspettando?

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Bagno al caldo: i mari d’Europa con le temperature più alte

Un tuffo dove l’acqua è più blu, niente di più: i versi della canzone di Lucio Battisti sono sempre attuali, ma se oltre all’acqua cristallina volessimo trovare anche temperature miti? Non bisogna andare troppo lontano o puntare sui mari tropicali, anche in Europa l’acqua invita a fare un bel bagno al caldo.

Il primato di Grecia e Balcani

Le splendide acque del Mar Egeo e dello Ionio lambiscono le coste della Grecia, una delle tappe che non devono mai mancare se siamo alla ricerca di temperature gradevoli che rimangono tali fino a settembre, sfiorando i 27 gradi. Ad esempio, l’Isola di Gavdos è una delle spiagge più ricercate d’Europa perché bagnata da uno dei mari più caldi del Mediterraneo, il Mar Libico. C’è un’altra isola ellenica che non è da meno, Rodi, un vero e proprio paradiso per bagnanti e surfisti fino all’autunno inoltrato grazie alle piacevoli correnti del Mar di Levante.

Cipro, poi, può vantare sole tutto l’anno (ben 300 giorni!), dunque le temperature del Mediterraneo arrivano anche a 28 gradi. Se invece vogliamo spostarci più a Ovest, fino quasi a lambire le coste italiane, non possiamo rinunciare a un viaggio a Malta. Nell’arcipelago al centro del Mar Mediterraneo le temperature delle acque si aggirano attorno ai 26 gradi, in particolare in prossimità delle spiagge più frequentate come Laguna Blu, nei pressi di Comino, e Paradise Bay a Mellieha.

Il mare caldo dell'Isola di Rodi

Fonte: 123RF

Il mare cristallino e caldo di Rodi

E che dire dei Balcani? Le coste della Croazia sono tra le più affascinanti d’Europa, a cui si aggiunge anche la possibilità di tuffarsi in una delle parti più calde del Mar Adriatico. I 25 gradi di queste acque sono un richiamo irresistibile e invitano chiunque a fare un bagno rilassante. Dell’Albania, invece, si parla meno come meta turistica ma non ha nulla da invidiare a molte altre località. Le acque dolci, calme e soprattutto calde (le temperature superano i 25 gradi) del Mar Ionio e del Mar Adriatico bagnano le coste del paese: ad esempio Darielos Beach è una delle spiagge più esotiche dei lidi albanesi.

Non solo Mediterraneo

Le coste italiane sono rinomate in tutto il mondo e ogni anno sono prese d’assalto da turisti provenienti da ogni parte del pianeta. Se siamo alla ricerca di quei mari in cui godere di un gradevole tepore, dobbiamo andare nel Golfo di Catania che affaccia sul Mar Ionio oppure a Pantelleria, l’isola “circondata” dal Mediterraneo: qui infatti le temperature possono arrivare fino a 27 gradi. Se si risale la Penisola, invece, si raggiunge il Golfo di Napoli, in cui il Mar Tirreno registra appena un grado in meno.

Lo stesso clima e soprattutto le stesse acque si possono trovare in Spagna: il Mediterraneo che lambisce le coste di Andalusia, Costa del Sol e Barcellona assicura più di 25 gradi quando si è in acqua, non solo in estate ma anche per gran parte dell’anno. Infine, l’esperienza unica di un bagno al caldo nell’oceano si può fare anche in Europa, più precisamente ad Algar de Benagil, in Portogallo. Questo villaggio di pescatori costellato da spiagge e grotte marine si affaccia sull’Oceano Atlantico che da queste parti raggiunge anche i 25 gradi in estate.

Una delle spiagge della Costa del Sol

Fonte: 123RF

Costa del Sol, la spiaggia di Nerja
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Curiosità itinerari culturali musei Viaggi

Abbiamo trovato il museo più inquietante del mondo. Pronti a entrare?

La chirurgia dei giorni nostri è lontana anni luce da quella dei secoli scorsi. La bravura del medico adesso come allora non veniva messa in dubbio, ma nel corso dell’800 quello che faceva la differenza era la velocità nell’eseguire gli interventi. Alcuni dei migliori chirurghi del XIX secolo hanno lavorato proprio all’interno della soffitta dell’Old St Thomas Church che fungeva da sala operatoria e che adesso è diventato un vero e proprio museo tutto da scoprire.

Una sala operatoria diventata museo

L’Old Operating Theatre Museum è la più antica sala operatoria d’Europa che un tempo si trovava nel campanile della chiesa barocca di St Thomas, Southwark, a Londra, dove sorgeva il St Thomas’ Hospital. Teatro di operazioni fino al 1862, quando l’ospedale è stato trasferito nel quartiere di Lambeth, la sala chirurgica è rimasta nascosta a lungo. Soltanto nel 1957 c’è stata la sua riscoperta, prima della decisione di trasformare la sala in un museo.

Conosciuta come Sala delle Erbe, prima di diventare una vera e propria sala operatoria la stanza veniva utilizzata dal farmacista dell’ospedale per essiccare le piante medicinali, sfruttando i soffitti alti e le navate che ne favorivano il processo. È solo nel 1822 che l’essiccatoio è stato trasformato in una vera e propria sala operatoria.

All’interno del museo, oltre al tavolo operatorio, è possibile ammirare tutti gli strumenti chirurgici del periodo, come ad esempio quelli per la coppettazione, quelli utilizzati per il sanguinamento, la trapanazione o la perforazione del cranio.

La stanza, però non era stata concepita solo per operare i pazienti, ma anche per dimostrare agli studenti le moderne tecniche chirurgiche del tempo.

Gli antichi strumenti chirurgici

Fonte: Getty Images

Gli strumenti chirurgici presenti nell’Old Operating Theatre Museum

Operazioni senza anestesia

La sala operatoria diventata un’attrazione era stata costruita per le pazienti donne del vicino reparto femminile e veniva utilizzata solo dal ceto basso che, a differenza di quello alto, non poteva permettersi cure mediche a domicilio e nemmeno eseguire interventi direttamente in casa propria. Queste pazienti, quindi, erano disposte a tutto, anche diventare delle cavie pur di avere assistenza. La maggior parte dei casi riguardava amputazioni, perché non potendo assicurare un ambiente antisettico, le operazioni interne potevano essere pericolose.

Le condizioni igieniche dei medici e della sala operatoria erano scarse, il sangue che cadeva a terra durante l’operazione, non veniva rimosso col lavaggio ma raccolto e assorbito dai trucioli di legno. A peggiorare la situazione c’erano gli studenti che assistevano alle operazioni.

Il tavolo operatorio, infatti era posto al centro della sala circondato ai lati da gradoni che ospitavano gli studenti giunti lì per assistere alle tecniche chirurgiche avanguardistiche e ammirare la rapidità dei medici dell’epoca. Ma perché era così importante imparare ad eseguire un intervento in pochi minuti? Perché fino al 1847 ancora non venivano utilizzati gli anestetici, ai pazienti veniva fornito solo un legnetto da mettere tra i denti per limitare le urla, ma anche alcool e oppiacei per attutire il dolore.

Durante le operazioni il medico doveva essere così bravo da riuscire ad eseguire le amputazioni in pochi minuti, perché più velocemente veniva rimosso un arto, minore era il rischio di infezione e maggiori le probabilità di sopravvivenza. Varcare oggi la soglia di questo museo significa fare un tuffo nel passato e scoprire tutte le tecniche chirurgiche ormai dimenticate.

Sala interna dell'Old Operating Theatre Museum

Fonte: Getty Images

Cimeli d’epoca presenti nell’Old Operating Theatre Museum
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Scoperta sensazionale: trovati i resti di un’antica città perduta

Proprio come nei migliori film di avventura, ecco che arriva una notizia a dir poco sensazionale. La fortezza di Rabana-Merquly, risalente a circa 2000 anni fa e situata sui monti Zagros, nell’attuale territorio del Kurdistan iracheno, potrebbe far parte di una città a stampo reale fino ad ora perduta, l’antica Natounia.

Una scoperta nata a seguito di uno studio condotto da un gruppo di archeologici in un arco di tempo compreso tra il 2009 e il 2022. E che, grazie agli scavi compiuti e all’utilizzo delle fotografie scattate dai droni, ha potuto riportare alla luce nuovi reperti e catalogare il sito arrivando a questa eccezionale conclusione.

La città di Natounia infatti, fino ad ora conosciuta solo per il ritrovamento di alcune monete risalenti al I secolo a.C., faceva parte dell’Impero dei Parti. Una vera e propria potenza cultura e politica insediata tra l’Iran e la Mesopotamia e presente in questi luoghi circa 2000 anni fa. Ma di cui, fino a oggi, non si avevano grandi testimonianze e informazioni.

Dai dati raccolti e dagli scavi eseguiti, si è visto come la fortezza di pietra di Rabana-Merquly comprenda anche una serie di fortificazioni lunghe quasi 2,5 miglia (circa 4 chilometri), un complesso religioso, due insediamenti più piccoli e rilievi rupestri scolpiti e ritrovati all’ingresso della zona mappata. Rilievi che, di fatto, hanno aperto le porte a nuove ipotesi e scoperte. Proprio questi, infatti, raffigurano l’immagine di un re, lo stesso rappresentato su una statua trovata in passato ad Hatra, un sito a circa 230 chilometri da quello di Rabana-Merquly.

Secondo i ricercatori questi rilievi sarebbero la raffigurazione del fondatore della dinastia reale di Adiabene. Un regno molto antico della Mesopotamia settentrionale e che a sua volta faceva parte dell’Impero dei Parti. E questo lo si è capito da alcuni particolari delle incisioni, come l’abito indossato dal re o il suo cappello. Ma non solo.
A rafforzare l’idea della reale importanza della fortezza di Rabana-Merquly e dell’aderenza del sito con la città di Natounia, poi, sono state anche le monete già citate. Unica testimonianza in essere di un luogo che sembrava scomparso.
Sempre secondo i ricercatori, infatti, le caratteristiche dell’antica città perduta e tornata alla luce, coincidono con quelle scoperte analizzando le monete già citate, ricche di dettagli utili e la cui provenienza è riconducibile proprio dall’antica Natounia, anche chiamata Natounissarokerta. Termine che sta a indicare appunto una fortezza.

Se questo non bastasse, tra gli altri ritrovamenti a cui hanno preso parte studiosi e archeologi condotti dal ricercatore dell’Università di Heidelberg, il dott. Michael Brown, sono venute alla luce anche alcune caserme militari e templi dedicati con molta probabilità alla dea persiana “Anahita”. Ritrovamenti che vanno a rafforzare ancora di più la fondatezza della scoperta.
E che dimostrano come la citta di Natounia e la sua fortezza, fossero tra i luoghi più importanti dell’Impero, utilizzati con molta probabilità come snodo di commerci e relazioni diplomatiche. E rimarcando, di fatto, la grande importanza avuta in passato da una terra carica di testimonianze storiche, civiltà complesse e fiorenti e che ancora oggi aspetta di essere scoperta. Per riscostruire passo dopo passo la storia dell’umanità tutta

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Il nuovo progetto tutto italiano per un turismo più sostenibile

Sempre più viaggi e vacanze slow, a bordo di treni, in bicicletta e, se auto deve essere, che sia elettrica.

Cambia in modo radicale il nostro modo di viaggiare. E questo grazie all’aiuto che ci sarà dato dal ministero del Turismo, dalle ferrovie italiane e da tutta una serie di agevolazioni che arriveranno e che ci permetteranno di fare delle vacanze sempre più sostenibili.

Nuove tratte ferroviarie

È appena stato raggiunto un accordo tra Enit, Trenitalia e il ministero del Turismo per la valorizzazione delle bellezze turistiche del nostro Paese e la promozione delle località italiane. E questo grazie ai viaggi a bordo dei treni, il mezzo di trasporto sostenibile per eccellenza.

Con 124 collegamenti Intercity al giorno, sia di giorno sia di notte, e più di 75 nuove fermate previste già a partire da quest’estate, a cui si aggiungono le Frecce e i treni regionali, si potranno quindi raggiungere alcune località finora considerate fuori rotta.

Tra le destinazioni più richieste finora ci sono la Riviera ligure, la Versilia, la Sicilia e tutta la Riviera adriatica.

Viaggi in famiglia

Ma non solo. Il treno sarà anche il mezzo di trasporto migliore per i viaggi in famiglia. Per invogliare questo tipo di spostamento, sulla carrozza 3 dei treni è stata dedicata un’area alle famiglie con 24 posti a sedere, area passeggino, nursery all’interno di un bagno spazioso, tavolini tematizzati con giochi per bambini, distributori automatici e un’area di sosta dove si può anche stare in piedi.

A questo si aggiunge la promozione “bimbi gratis” che prevede che, per ogni adulto pagante, un ragazzo fino a 15 anni non compiuti viaggi gratis.

Viaggi sempre più sostenibili

E questo è solo l’inizio. Perché sono in fase di realizzazione ulteriori migliorie volte alla sostenibilità dei futuri viaggi. Tra i piani messi a punto dal ministero, Trenitalia e da Enel ci sono, infatti, facilitazioni per la mobilità elettrica, moduli fotovoltaici per alimentare le stazioni ferroviarie e panchine intelligenti con prese di ricarica per i viaggiatori in sosta sulle banchine, ma anche per ricaricare bici elettriche e scooter.

“Promuoviamo azioni di sviluppo del turismo lento, che ha numeri sempre più importanti nel nostro Paese”, ha spiegato il ministro del Turismo Massimo Garavaglia al Sole 24 ore. “I giovani, in particolare, hanno preso piena consapevolezza di questo turismo sostenibile che non è una moda ma la ragione principale per cui vengono scelte le destinazioni”.

“Il treno è sempre più usato per motivi turistici”, ha ribadito anche l’amministratore delegato di Trenitalia, Luigi Corradi. “Ormai, chi usa le Frecce lo fa per turismo”.

E per settembre ci sarà una grande novità: arriveranno nuove tratte ferroviarie regionali verso borghi, mete enogastronomiche o legate al cicloturismo, anche a bordo di treni storici, un mezzo che sta riscuotendo sempre più successo, e persino alcuni siti di archeologia industriale come, per esempio, le prime centrali elettriche realizzate in Italia, tutto in collaborazione con il ministero e le stesse Regioni italiane, al fine di sviluppare ancor più il turismo locale.