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Avvistati mostri in Tirolo: i Krampus sono tornati

Siamo abituati a pensare al periodo dell’Avvento come a quello più magico dell’anno, e in effetti basta dare uno sguardo alle atmosfere incantate che prendono vita intorno a noi per averne la conferma.

Mercatini di Natale, alberi scintillanti e maestosi e luminarie sfavillanti che illuminano i parchi cittadini e i percorsi urbani, e poi, ancora, il profumo di vin brulé e delle mandorle tostate che si diffonde nell’aria accompagnato da soavi e festose melodie: questo è il miracolo di Natale che prende vita in ogni strada, piazza o quartiere del mondo.

Non mancano poi loro, i protagonisti assoluti di questo periodo. Stiamo parlando di Babbo Natale, degli elfi e degli gnomi, e di tutti quegli aiutanti che lavorano sodo tutto l’anno per permettere a Santa Claus di completare la sua missione durante la notte di Natale. Ma queste creature magiche, che spesso incontriamo nelle città durante il mese di dicembre, non sono da sole. Nascosti tra loro, infatti, ci sono anche dei personaggi un po’ meno rassicuranti e divertenti, si tratta dei Krampus, i diavoli di San Nicola.

C’erano una volta i Krampus

Lo abbiamo già detto: il Natale è il periodo più magico dell’anno. E non lo è solo per quelle atmosfere festose che invadono e pervadono il mondo intero, ma anche per tutte quelle storie e leggende che ci accompagnano ogni giorno e tutti i giorni durante il mese di dicembre. Alcune sono bellissime e senza tempo, altre più moderne ma comunque straordinarie, e tutte sono destinate a incantare le persone di ogni età.

Ma all’ombra di tutte le storie che parlano di Babbo Natale e della sua missione, delle sue case sparse in giro per il mondo, delle renne e dei folletti che lavorano insieme a lui, ci sono altre creature che non tutti conoscono, e che vi anticipiamo che possono fare davvero paura.

Stiamo parlando dei Krampus, demoni dalle sembianze mostruose e inquietanti che si muovono nel cuore delle Alpi alla ricerca dei bambini cattivi. Si riconoscono facilmente per via di quelle maschere diaboliche che indossano, insieme a pellicce e abiti lacerati e sporchi. Il loro arrivo, inoltre, è preceduto dal suono del campanaccio che portano al collo. Se lo udite, allora, c’è solo una cosa da fare: scappare.

Le origini dei Krampus sono antiche e affascinanti, e affondano nella tradizione dei territori ex austro ungarici risalente al periodo pre-cristiano. In molti sostengono che la caratteristica sfilata dei demoni delle Alpi fosse legata al solstizio invernale. Oggi, invece, questa è associata alla figura di San Nicola.

Sfilata dei Krampus in Tirolo

Fonte: Ufficio Stampa/Lea Kramsach

Sfilata dei Krampus in Tirolo

Dove e quando avvistare i Krampus in Tirolo

Sono diversi i luoghi nei quali è possibile avvistare i Krampus durante il mese di dicembre, tra questi c’è anche il Tirolo. Nel cuore delle Alpi, dove tutto si trasforma come d’incanto durante il periodo del Natale, l’idillio viene interrotto da una sfilata affascinante e al contempo inquietante, quella dei demoni di Natale.

Le sfilate dei Krampus, infatti, attirano sul territorio migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo ogni anno. Ci sono i grandi e i bambini, che si nascondono dietro ai genitori con la speranza di non essere avvistati dai diavoli.

Tra i luoghi da raggiungere, o da evitare per i più fifoni, troviamo Tarrenz, un paese non molto distante da Innsbruck. È qui che il 6 dicembre, a partire dalle 20.00, una grande sfilata di Krampus occupa le strade del centro del villaggio con carri allegorici e maschere antiche e mostruose.

Un altro affascinante e imperdibile appuntamento che permette di incontrare i Krampus, è quello del 4 dicembre a Lienz, in Osttirol. Qui i diavoli delle Alpi si palesano al calar del solo con un unico obbiettivo: quello di punire tutte le persone che non hanno vissuto secondo le raccomandazioni di San Nicola. Ma se siete stati buoni, s’intende, non avete davvero nulla da temere.

Sfilata dei Krampus a Lienz

Fonte: Ufficio Stampa/TVB

Sfilata dei Krampus a Lienz
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La bellissima cascata che si getta direttamente nell’oceano

Una delle località più visitate delle Isole Faroe è il piccolo villaggio di Gásadalur, sull’isola di Vágar, talmente remoto che fino a non molto tempo fa ci si poteva arrivare soltanto a piedi, con un’escursione piuttosto impegnativa attraverso impervie montagne. Il motivo per venire fin qui è vedere la cascata Múlafossur, uno spettacolo della natura emozionante e unico al mondo.

Gásadalur, un villaggio remoto nella natura selvaggia

Gásadalur è uno dei villaggi più piccoli delle Isole Faroe, con circa una dozzina di abitanti. Un tempo il paesino rischiava di trasformarsi in una città fantasma, a causa della sua posizione inaccessibile, incastrato tra due montagne in un angolo remoto di Vágar. Fino al 2006 il villaggio, situato a circa 11 km dall’aeroporto di Vágar, si poteva raggiungere soltanto a piedi, con un’escursione di circa 4 km attraverso un ripido sentiero montano, o in alternativa in barca o in elicottero. Per fortuna, la situazione è migliorata con la costruzione di un tunnel che collega Gásadalur alla rete stradale di Vágar, per cui oggi i visitatori possono facilmente raggiungere questo piccolo paesino in macchina.

Questo manipolo di case è circondato da due montagne che superano entrambe i 700 metri, a est l’Eysturtindur (“il picco a est”) che raggiunge i 715 metri sul livello del mare, a nord l’Árnafjall che si eleva a 722 metri. Una volta qui vi troverete anche un caffè che serve piatti tipici e torte fatte in casa. La particolarità di questo punto di ristoro è che viene trasformato in un mattatoio per una settimana all’anno, in autunno. La carne viene servita al caffè, per cui è un prodotto veramente locale. Oltre alla natura selvaggia, non c’è molto, ma vale la pena visitarlo per l’attrazione più incredibile di questi luoghi: la splendida cascata Múlafossur.

La spettacolare cascata Múlafossur

La maggior parte dei visitatori si dirige direttamente al punto panoramico di Múlafossur per osservare la spettacolare cascata. Dalla strada principale, bisogna prendere una strada di ghiaia lunga 300 metri. L’emozionante cascata di Múlafossur si può raggiungere in 5 minuti a piedi dal parcheggio del villaggio.

Il getto della cascata viene spostato dal vento, riversandosi nell’Oceano Atlantico sottostante. In estate il paesaggio è di un verde brillante, mentre in autunno assume sfumature gialle, arancioni e marroni. A fare da sfondo, le poche case del paesino all’ombra dell’imponente montagna a nord, che contribuiscono a rendere lo scenario ancora più pittoresco.

Tantissimi i viaggiatori che si avventurano qui per scattare la foto perfetta della cascata che si tuffa nell’oceano. Per avere la visuale migliore, bisogna proseguire fino alla fine della strada, dove una stretta scala scende verso l’acqua. Scendere le scale per ammirare la cascata dal basso, però, è molto rischioso, poiché i gradini sono molto scivolosi e il corrimano è instabile (c’è infatti un divieto, ignorato però da diversi visitatori). Se, invece, avete voglia di camminare, c’è un sentiero con un’ottima vista sull‘isola di Mykines. Inizia prima del cancello sulla strada per il punto panoramico di Múlafossur. Il sentiero attraversa il torrente della cascata su un piccolo ponte e passa per Gásadalur, seguendo il bordo della scogliera.

Oggi, con la costruzione del tunnel, è facile raggiungere Gásadalur. Da Tórshavn è un’ora di macchina, mentre dall’aeroporto di Vágar sono solo 15-20 minuti. Una volta arrivati al villaggio, Múlafossur è la più accessibile di tutte le principali attrazioni delle Isole Faroe. Si tratta di una passeggiata pianeggiante dal parcheggio, senza bisogno di camminare su terreni scoscesi con il vento e la pioggia che vi sferzano il viso. Un viaggio fin qui è sicuramente un’esperienza incredibile.

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La passerella sospesa tra cielo e mare nel cuore del Mediterraneo

C’è un luogo fantastico che sembra invitare a toccare il cielo e, al contempo, fare un tuffo dove l’acqua è più blu: è la passerella del Mucem, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia. Un cammino che non è solo fisico e suggestivo, ma anche metaforico, perché collega due sponde del nostro mare e lancia un messaggio di uguaglianza, di comunicazione e inclusione.

La passerella, sospesa tra cielo e mare, si eleva a diversi metri dal livello dell’acqua e, vista da lontano, sembra quasi una linea sottile, un filo su cui tantissime persone possono camminare per toccare due mondi apparentemente distanti che, invece, sono incredibilmente vicini.

Il Mucem e l’idea della passerella

Ma facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare in cosa consiste il Mucem, uno dei capolavori di Marsiglia. Nato nel 2013, è uno dei più grandi e importanti musei etnografici del mondo intero. Si estende su un totale di quasi 56.000 metri quadrati ed è formato da due edifici: uno è lo storico Forte di Saint-Jean, fatto costruire e inaugurato nel 1660 da Luigi XIV di Francia e l’altro è un complesso moderno progettato dall’architetto francese Rudy Ricciotti.

Una passerella incantevole, intrisa d'arte: è quella del Mucem di Marsiglia

L’idea alla base del Mucem è quella, come abbiamo già accennato, di collegare il passato e il presente. Per questa ragione è nata la suggestiva passerella, che va dall’edificio ultramoderno progettato da Ricciotti al Forte, estendendosi per oltre 115 metri.

Il Forte, l’edificio moderno e la passerella sospesa

La passerella sospesa, dunque, collega uno dei monumenti storici della città francese a un edificio moderno e all’avanguardia. L’idea di dar vita al cammino sospeso è nata in corso d’opera, quando si stava progettando l’edificio ultramoderno di Ricciotti in occasione della proclamazione di Marsiglia come Capitale Europea della Cultura 2013. Nel corso del 2012, il Forte di Saint-Jean era stato ristrutturato su progetto dell’architetto Roland Carta e le sue parti più elevate si prestavano, dunque, come appoggio più che solido per questo “ponte”.

La passerella del Mucem di Marsiglia

Dall’altro lato, l’edificio progettato da Ricciotti (che prende il nome di J4) era altrettanto perfetto come punto d’avvio/d’arrivo del ponte. Costruito da due solidissimi parallelepipedi a base quadrata e sormontato da una sorta di “scatola” contraddistinta da trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, sembrava naturalmente portato ad accogliere il passaggio. Così, detto fatto: nel giro di un solo anno i due edifici sono stati connessi e passeggiare lungo la passerella è diventata un’esperienza da non perdere.

L’essenza del Mucem e della passerella

Il passato e il presente si incontrano e ci rendono chi siamo: questo è il senso del Mucem e della sua passerella, senza troppi fronzoli e senza giri di parole. La missione di entrambi gli edifici connessi dal “ponte” è, infatti, quella di analizzare e raccontare tutte le radici del Mediterraneo, culla della civiltà, narrando tutte le tensioni e le passioni che le hanno attraversate e che, ancora oggi, le attraversano. Il Forte raccoglie al suo interno le mostre permanenti sui resti più antichi e accoglie i visitatori con un giardino botanico (il Giardino delle Migrazioni) che ha alberi, fiori e arbusti tipici del Mediterraneo.

La passerella del Mucem di Marsiglia

J4 accoglie, invece, le mostre temporanee e l’arte più moderna e già di per sé costituisce un’opera d’arte: è a conti fatti un enorme frangisole, che grazie ai suoi pannelli in vetro e ai succitati trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, cambia colore in base al momento della giornata e alle condizioni climatiche, per altro accogliendo e rifrangendo anche i riflessi dell’acqua. Attraversare la passerella, dunque, ci ricorda che ogni parte del nostro tempo ci rende ciò che siamo oggi. E può insegnarci, decisamente, a essere inclusivi e migliori.

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Piancastagnaio, il borgo antico arroccato su un ripiano

La Toscana è ricca di gioielli talvolta ancora poco noti, che vale la pena scoprire. Ad esempio, il versante sud-orientale del Monte Amiata svela lo splendido borgo di Piancastagnaio, un villaggio agricolo sorto probabilmente nel X secolo, che domina la valle del Paglia e la Cassia dal ripiano su cui è arroccato, e prende il nome dagli alberi di castagno che rendono unico e speciale il paesaggio che lo circonda.

Alla scoperta del borgo di Piancastagnaio

La storia di Piancastagnaio è la storia della sua Rocca, all’ombra della quale nacque il paese, dentro le cui mura si raccolsero le popolazioni che dalla Val di Paglia erano salite sul monte per trovarvi un rifugio sicuro. Nel Medioevo, le vicende del villaggio si sono intrecciate con quelle di Orvieto, Siena e Pitigliano, fino a che è stata acquisita dalla Repubblica di Siena tra il 1415 e il 1430.

Nel corso dei secoli, la Rocca Aldobrandesca è stata interessata da diversi restauri, tra cui il più recente nel 1990. Oggi è una delle attrazioni principali del borgo toscano, che attrae artisti e artigiani di importanza internazionale come sede prediletta per l’esposizione delle proprie opere. Lo spazio tra la Rocca e la chiesa di Santa Maria era un piccolo pianoro da cui si snodavano le vie che lo collegavano alle porte. Era naturale, quindi, che questa piazza sarebbe diventata il centro della vita paesana. Qui, tra il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà si trovava, in passato, la loggia della mercanzia, di fianco alla quale è stata costruita la Torre dell’Orologio, che anticamente veniva regolata da un signore retribuito in castagne.

Addentrandosi nel cuore del paese, si scoprono chiese ricche di fascino, come la Chiesa di San Francesco affacciata su un prato che accoglie un castagno secolare, al cui interno sono conservati frammenti di affreschi di scuola senese del Trecento. La chiesa è parte del Convento di San Bartolomeo, splendido complesso di fine ‘200, di stile medioevale, realizzato per volontà dal vescovo di Sovana. È composto da tre edifici con un elegante chiostro coperto, un ampio giardino e uno spazio verde di “belvedere” con vista sulla Val di Paglia. Grazie a un accurato restauro, sono ben visibili affreschi quattrocenteschi di grande pregio ed importanza che si sono aggiunti ai reperti storici artistici già presenti. Molti sono, inoltre, gli ambienti ben conservati e di pregio come l’antichissimo forno, la cantina con le botti di fine Ottocento, le sale che danno sul chiostro coperto, tra cui la sala Capitolare. Inserito nell’elenco delle dimore storiche, il convento è oggi uno spazio utilizzato per matrimoni ed eventi privati, ma ne è possibile la visita guidata il secondo venerdì del mese alle ore 17.00, prenotando entro il lunedì precedente.

Particolarmente suggestiva è anche la Pieve di Santa Maria Assunta (in origine Santa Maria de Cuntaria) nel centro storico del borgo, documentata dal 1118. Alla chiesa, priva di facciata, con copertura a capriate, finestre monofore e bifore e campanile romanico merlato, si accede al termine di una lunga scalinata posta sul fianco sinistro dell’edificio.

Al margine dell’abitato si trova, invece, l’imponente Palazzo Bourbon del Monte, che costituisce un’eccezione nel panorama dei feudi e una costruzione non comune nello stesso Granducato di Toscana dove, nel periodo a cavallo fra il ‘500 e il ‘600, non si hanno molte costruzioni di dimensioni analoghe nemmeno nelle grandi città. Il Palazzo è noto anche per ill misterioso Piatto delle Streghe: la fontana degli antichi giardini dell’edificio della quale è rimasta soltanto una pietra levigata dal tempo, tanto da somigliare a un piatto. La leggenda popolare narra che in questo luogo le streghe vi andassero a celebrare i loro riti.

Gli eventi imperdibili di Piancastagnaio

Ogni anno, il 18 agosto, si tiene la corsa del Palio delle Contrade di Piancastagnaio. Il borgo è suddiviso, infatti, in quattro contrade storiche: Borgo, Castello, Coro e Voltaia. Durante la giornata, i rappresentanti delle contrade sfilano in costumi tipici medievali. La corsa si svolge allo stadio comunale e i fantini corrono sui cavalli senza sella, o come si dice in gergo “a pelo”. La contrada vincente si aggiudica il cencio, il noto drappo di seta dipinto a mano.

Un altro appuntamento annuale imperdibile, dal 1967, è il Crastatone, la famosa sagra della “crastata” ossia la caldarrosta, che si tiene ogni anno nella settimana della festa dei Santi (1 Novembre) all’interno del centro storico. Durante la festa si possono degustare piatti tipici, molti a base di castagne, e vengono aperte cantine, stand, e banchetti lungo tutte le vie del paese, dove l’atmosfera si riempie di profumi e allegria. La pregiata Castagna del Monte Amiata IGP si raccoglie proprio in questo territorio, da metà settembre a metà novembre. Piatto tipico di Piancastagnaio è la Brodolese, una minestra di castagne, insaporita con il finocchio selvatico.

Itinerari ed escursioni

Dal borgo si sviluppano vari sentieri che permettono di effettuare escursioni sul Monte Amiata e nella Riserva Naturale del Pigelleto. Piancastagnaio è, inoltre, incluso nel Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata, perché nel territorio, per l’esattezza in località Cancelli, si estraeva il cinabro (minerale del mercurio).

Se siete degli amanti del trekking potete dedicare qualche giorno alla scoperta dei numerosi percorsi dislocati su questa splendida montagna. I sentieri sono divisi per difficoltà, altimetria e tempi di percorrenza, e ci sono tante proposte anche per i bikers. Tra i percorsi più belli c’è La Strada della Castagna, situata all’interno di un territorio specifico del Monte Amiata indicato come Riserva Naturale del Pigelleto. La zona è ricoperta da boschi, in cui sono presenti sia l’abete bianco che il tasso, specie arboree in via di estinzione e sottoposte a un controllo rigoroso. Qui dimora anche un un variegato numero di animali e si possono avvistare uccelli rapaci e specie avicole meno conosciute. All’interno della Riserva c’è la Miniera di Siele, la prima miniera di cinabro attiva in Italia, e il villaggio minerario, entrambi visitabili.

Avventurarsi per i sentieri della Strada della Castagna significa ripercorrere la storia del popolo amiatino. Per giovare appieno di questi luoghi e facilitare la visita e l’osservazione, sono stati scelti all’interno di questo ampio territorio sette itinerari, tutti di facile percorribilità.

I percorsi in bicicletta e il viaggio su un treno d’epoca

Fare un tour in bicicletta è uno dei modi migliori per conoscere il territorio e vivere al meglio la natura nei dintorni di Piancastagnaio. Qui troverete 5 itinerari imperdibili: Itinerario ad anello per bici da Abbadia San Salvatore; Tappa San Quirico-Radicofani – Castello di Spedaletto; Versteckte Gasse; Paesaggi eroici – Campigliola, la Torre; Sorano Itinerario ad anello da Montebuono.

Si può inoltre vivere l’emozione di fare un giro nel Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia a bordo di un treno d’epoca che, partendo da Siena, si ferma in alcuni degli incantevoli borghi della zona come Buonconvento, Montalcino, Castiglione d’Orcia e Piancastagnaio.

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Viaggi: un report svela le mete più gettonate per il 2023

Come saranno i viaggi del 2023 e quali le destinazioni più gettonate? A svelarlo è il report “Year in Travel” di eDreams ODIGEO che fornisce una panoramica dell’anno che sta per finire e le previsioni delle tendenze del 2023. Il rapporto analizza le ricerche e le prenotazioni dei viaggiatori in tutti i principali mercati europei, Italia inclusa, e negli Stati Uniti, rivelando le principali destinazioni, le abitudini di prenotazione e l’evoluzione dei viaggi nell’anno a venire.

Le destinazioni più amate da italiani e stranieri nel 2022

Il rapporto di eDreams ODIGEO fornisce una panoramica della mentalità di viaggio post-pandemia nei mercati chiave, rivelando non solo le destinazioni principali e le tendenze dei turisti per il 2022, ma anche un’istantanea delle loro inclinazioni per il 2023.

Stando alle prenotazioni e ricerche effettuate dai viaggiatori italiani tra il 1° gennaio e il 31 ottobre di quest’anno, relative alle partenze programmate per il 2022 e il 2023, sono le mete nazionali a dominare la classifica di quest’anno. Il podio delle città più gettonate fino alla fine di ottobre vede sul gradino più alto Milano, seguita da Catania e Napoli, mentre in quarta e quinta posizione troviamo rispettivamente Palermo e Roma. Per quanto riguarda le partenze verso l’estero, la meta preferita dai connazionali è Parigi, imperdibile a Natale, seguita da Tirana, Barcellona e Londra nel ranking complessivo.

Le città d’arte nostrane conquistano anche i viaggiatori internazionali che quest’anno hanno scelto per le loro vacanze Milano (ecco dieci cose da fare secondo gli stranieri) e Roma, in quinta e sesta posizione nella top 10 del ranking internazionale. La Capitale è capolista nelle città con più prenotazioni in hotel, seguita dal capoluogo lombardo, che a sua volta è in testa alle città più in crescita a livello internazionale con un aumento di notti prenotate superiore al 142% rispetto al 2021.

Tra le città più in crescita per prenotazioni da parte degli italiani troviamo, invece, Berlino, con un incremento di 514 punti sul 2021, seguita da Manchester e Budapest. Ci sono poi Londra (quarta), Praga (quinta) e Dublino (sesta), una delle new entry di quest’anno insieme a Istanbul (settima) e Siviglia (nona). Ottava come crescita di prenotazioni è Marsiglia, mentre Malta è decima.

Le nuove tendenze di viaggio nel 2023

Spiagge esotiche e destinazioni lontane, dall’America all’Asia. Per le prossime vacanze, i viaggiatori italiani sognano di volare alla volta di New York, Bangkok, Tokyo e Malé. Se da un lato hanno già prenotato mete a breve e medio raggio, con Milano in testa, seguita da Parigi e Barcellona, dall’altro il report svela per il 2023 ricerche verso le grandi città d’oltreoceano. I turisti stranieri, invece, rinnovano il loro antico amore per il nostro Paese. Le più prenotate sono anche per l’anno in arrivo Milano e Roma.

Stando a quanto dichiara Dana Dunne, chief executive officer di eDreams ODIGEO, al momento vanno per la maggiore i viaggi più brevi, con un 30% circa dei soggiorni della durata di 3-4 giorni, una tendenza in linea anche con i nuovi modelli di lavoro flessibile. Da qui, la scelta di destinazioni come Budapest, Copenaghen e Malta, che hanno scalzato fuori dalla top 10 alcune delle mete tradizionalmente più ambite. “Le persone hanno voglia di lasciarsi alle spalle la pandemia – commenta Dunne – quindi ci aspettiamo un’ulteriore ascesa per il settore travel nel 2023”.