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Le spiagge più belle del lago d’Orta ti faranno innamorare

Non serve andare al mare per potersi godere un po’ di sole e refrigerio: ci sono splendide zone balneari anche sui laghi e tra questi quello d’Orta trionfa. Con alle spalle le dolci colline del Piemonte e non troppo lontano da Milano e Torino, viene scelto per l’acqua pulitissima e le incantevoli spiagge.

Tra una visita ai borghi più belli come Orta San Giulio e Omegna ecco che è possibile godersi un po’ di relax tra le tante spiagge a disposizione. Libere o attrezzate, ombreggiate o a pieno sole, di sabbia o di ghiaia: c’è l’imbarazzo della scelta ma abbiamo una certezza, qui l’acqua è tra le più pulite d’Europa. Ecco le spiagge più belle del lago d’Orta da visitare.

Spiaggia di Gozzano con Bandiera Blu

Tra le Bandiere Blu 2025 c’è il lido di Gozzano sul lago d’Orta. In provincia di Novara questa meraviglia è un vero e proprio angolo di paradiso, tanto da aver conquistato lo stendardo. Acque così pulite da risultare cristalline e un fondale sassoso e curato confermano il litorale del lago come uno dei più attenti verso il turismo consapevole, sostenibile e rispettoso della natura.

A trascorrerci del tempo ci si ricarica tantissimo: la conca naturale di sabbia è baciata dal sole ed è un luogo top dove rilassarsi sotto l’ombrellone. A pochi passi si trovano numerosi servizi: bar, ristoranti, noleggio attrezzature e al calar del sole le luci soffuse e il locale che prepara aperitivi rende tutto ancora più prezioso.

È anche la più grande e conosciuta, basti pensare che il riconoscimento viene confermato dal 2020. Attrezzata e perfetta per famiglie con bambini o coppie di amici, dà modo di trascorrere tutta una giornata all’insegna del relax prima di scoprire i borghi più belli del lago d’Orta partendo proprio dall’isola di San Giulio.

Spiaggia di San Maurizio d’Opaglio con Bandiera Blu

Altra bandiera blu da non perdere è la spiaggia di San Maurizio d’Opaglio: si trova sul lago d’Orta ed è aun simbolo di eccellenza ambientale e turistica. Si trova a solo un chilometro dal “paese dei rubinetti” e diventa un’oasi di pace grazie alle pinete ombreggiate e agli scorci da cartolina.

L’atmosfera suggestiva in cui è immersa, tra verde e azzurro, conquista proprio tutti. Basterà stendere un telo, scegliendo tra erba e sabbia e poi godersi l’acqua pulitissima del bacino. Poco affollata, persino in alta stagione, è un vero e proprio rifugio scelta persino dai local.

Spiaggia di Prarolo

Nella frazione Lagna di San Maurizio d’Opaglio consigliamo anche la spiaggia di Prarolo: è un vero e proprio gioiello naturalistico e selvaggio. Si tratta di una baia libera, dunque non sono disponibili lettini, sdraio e ombrelloni ma ha un fondo di ghiaia e un pontile che regala una splendida vista sul lago e sull’isola di San Giulio. I ritmi lenti, il silenzio rotto solo dal rumore dell’acqua e l’atmosfera sono un invito a rilassarsi.

Spiaggia di Pascolo

Da non perdere poi la spiaggia di Pascolo, una struttura comunale nella frazione di Alpiolo di San Maurizio d’Opaglio. Frequentata sia dai turisti sia dai local, è conosciuta per essere libera e gratuita. Il fondale è di sabbia e ghiaia e, anche in questo caso, è presente un pontile.

Tra i servizi sono però a disposizione degli avventori un chiosco per spuntini e drink, docce e un bagno. Facile da raggiungere e piuttosto accessibile, viene scelta sia da famiglie con bambini sia dai più giovani.

Dove fare il bagno a Orta San Giulio
Dove fare il bagno al lago d’Orta

Spiaggia Miami

Il nome Miami è tutto un programma e questo lido ha davvero tutto ciò che serve per godersi il relax senza dover andare al mare. Lettini, ombrelloni, ristoranti e bar fanno sì di potersi godere comfort e servizi in un ambiente curato nei dettagli. La località balneare è tra le più eleganti.

Luci sul lago

A pochi chilometri dal borgo di Orta San Giulio c’è il lido Luci sul Lago, una spiaggia scenografica con passeggiata panoramica. Attrezzata di tutto punto, mette a disposizione dei visitatori lettini e ombrelloni aggiungendo poi l’opportunità di noleggiare pedalò e kayak con un ingresso al lago comodissimo grazie ai gradoni in pietra. Durante la stagione balneare è anche presente un guardaspiaggia che svolge l’attività di bagnino massimizzando i livelli di sicurezza.

Spiaggia della Bagnara

Altra meraviglia è la spiaggia della Bagnara: ideale soprattutto per chi cerca il contatto diretto con la natura, regala un’atmosfera verde e selvaggia seppur si tratti di un lido attrezzato e privato con tanto di bar, ristorante e noleggio pedalò e kayak. Mixa in modo equilibrato comfort e libertà mantenendo il suo spirito più autentico. Il target tipico è quello degli sportivi.

Spiaggia di Roncallo

Nella frazione di Roncallo a Pella c’è questa spiaggia comunale tra le più panoramiche. È lunga ben 200 metri, combina sabbia e sassi e proprio questo la rende sempre accessibile. A proteggerla dall’assalto dei turisti ci pensa una siepe che la isola e la fa conoscere a pochi. Al tramonto, poi, guadagna un fascino tutto suo. Essenziale ma davvero speciale, dà modo di fare tuffi in piena tranquillità.

Lago d'Orta tra i più puliti in Europa

Fonte: iStock

L’acqua del lago d’Orta è pultiissima

Spiaggia Dolphin’s

Percorrendo la passeggiata di Pettenasco si raggiunge la spiaggia Dolphin’s, un litorale attrezzato con tanto di bar, ristoranti, docce e servizi. Qui la vista sul lago è tra le più belle ma la vera forza è la qualità di cosa viene offerto, garantendo a famiglie e coppie un’area curatissima.

Spiaggia di Bagnella

A Omegna, uno dei borghi più belli del lago d’Orta, si trova la spiaggia libera di Bagnella. Il luogo non è molto frequentato dai turisti e regala ancora un’atmosfera autentica esaltando la natura della zona. La costa combina erba e ghiaia, dispone di molte aree ombreggiate e non mancano i servizi doccia e bagno. Oltre al settore libero e gratuito è presente un lido a pagamento attrezzato con ombrelloni, lettini, bar e una piscina.

C’è chi pratica kayak, chi noleggia un pedalò, chi ne approfitta per intensificare la tintarella e chi porta i bimbi a divertirsi: qualsiasi sia il target le spiagge più belle del lago d’Orta sono pronte ad incantare. In più, dopo un po’ di relax, ci si può rimettere in marcia e scoprire i meravigliosi borghi del territorio.

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Cosa vedere a Bari, l’affascinante città pugliese

C’è una parte d’Italia che sa di salsedine, di pietra calda al sole, di mani che impastano, di voci e storie che si rincorrono tra i vicoli delle città vecchie. Un’Italia in grado di accogliere con semplicità i suoi visitatori e lasciare il segno negli occhi e nel cuore.

Bari incarna tutto questo. Questa magnifica città, capoluogo della Puglia, si affaccia sul Mar Adriatico ed è un’antica città ricca di storia, dove ogni angolo si trasforma in una finestra sul passato. Passeggiando tra le vie ed i vicoli della città vecchia, ci si rende conto che Bari non si attraversa, ma è una città che si vive.

Ecco cosa vedere a Bari e rendere il prossimo viaggio in Puglia qualcosa di unico ed indimenticabile.

Bari Vecchia: il cuore vivo della città

Bari Vecchia non è solo il centro storico cittadino. È un vero e proprio mondo a parte, dove il tempo sembra essersi fermato e la vita scorre lenta e genuina. Appena varcata la soglia della città vecchia si viene subito avvolti da un’atmosfera autentica grazie alle strade strette e acciottolate, i panni stesi al sole ed il profumo della focaccia che arriva dai forni.

Un’atmosfera decisamente suggestiva, condita anche dal suono delle voci in dialetto tipico, che rendono unico questo luogo.

Via delle Orecchiette: tradizione viva

Tra le vie del centro storico, si trova anche Strada Arco Basso, una delle vie più caratteristiche di Bari Vecchia, conosciuta con il nome di Via delle Orecchiette. Una pasta tipica, fatta a mano dalle signore che animano le vie della città secondo le antiche tradizioni tramandate di generazione in generazione.

Osservare queste signore e vedere queste mani esperte dare forma alla pasta, con movimenti rapidi e precisi è un’esperienza affascinante. Perché non approfittare e comprare anche delle buone orecchiette come souvenir?

Via delle Orecchiette a Bari Vecchia, tra le cose da vedere a Bari

Fonte: iStock

Bari Vecchia e la Via delle Orecchiette

Basilica di San Nicola: un viaggio nella spiritualità mediterranea

Nel cuore di Bari Vecchia sorge la maestosa Basilica di San Nicola, costruita tra il 1087 e il 1197 per custodire le reliquie di San Nicola, trafugate da Myra.

Si tratta di un luogo sacro, amato non solo dai baresi. È, infatti, un simbolo di unione tra la fede cattolica e quella ortodossa, che attira ogni anno migliaia di pellegrini da tutto il mondo. È una struttura affascinante, caratterizzata da un’architettura in stile romanico ed in pietra bianca, in grado di lasciare a bocca aperta chiunque la visiti.

Poco distante, si trova anche la Cattedrale di San Sabino. Qui, ogni anno, durante il solstizio d’estate, un raggio di luce attraversa il rosone e illumina perfettamente il mosaico sul pavimento: uno spettacolo di architettura e spiritualità.

Il castello Normanno-Svevo: guardiano della città

Camminando verso il mare, è possibile osservare l’imponente Castello Normanno-Svevo, simbolo della città.

Venne costruito nel lontano 1132, e poi ricostruito il secolo seguente da Federico II, e da allora si erge a protezione della città di Bari. Una struttura che ha resistito ad invasioni, terremoti ed incendi e che oggi ospita esposizioni, mostre ed eventi culturali. Attività che accompagnano i visitatori non solo a riscoprire l’atmosfera tipica vissuta da cavalieri e regine, ma anche a godere di un panorama mozzafiato sul lungomare Nazario Sauro.

Lungomare e teatri di Bari al tramonto, tra le cose da fare e vedere a Bari

Fonte: iStock

Lungomare e vista sul teatro di Bari

Cosa fare a Bari? Luoghi ed esperienze da non perdere

Esperienza culturale nel cuore della Puglia: teatri e mostre d’arte

Ma Bari non è solo passato. È una città dall’animo vivace, moderna e ricca di cultura. Questo lo si percepisce dalla presenza di numerosi teatri in città.

Ad esempio, il Teatro Petruzzelli, ricostruito dopo un devastante incendio, che si trova nel cuore moderno di Bari, punto di riferimento per l’opera, il balletto e la musica sinfonica. Rappresenta un’eccellenza culturale della Puglia ed è anche il quarto teatro più grande d’Italia. tornando a essere un punto di riferimento per l’opera, il balletto e la musica sinfonica

C’è poi il Teatro Margherita, costruito su palafitte nel porto vecchio. Una struttura in stile liberty che oggi ospita mostre d’arte contemporanea, oltre che numerosi eventi culturali e spettacoli.

Inoltre, chi ama l’arte, non può perdersi la Pinacoteca Corrado Giaquinto. Queste opere si trovano nel Palazzo della Provincia sul lungomare. È possibile osservare numerosi dipinti di artisti pugliesi e napoletani, che accompagnano i visitatori in un viaggio attraverso secoli di creatività e bellezza.

Bari da gustare: un viaggio nei sapori

È impossibile parlare di Bari senza parlare di cibo e cedere al richiamo della gola. Qui si mangia bene, sempre e dovunque. Dalla focaccia barese, croccante fuori e morbida dentro, al famoso crudo di mare, freschissimo e profumato.

Un consiglio? Perdersi tra i vicoli di Bari Vecchia o le vie del centro città e assaporare i panzerotti bollenti, ripieni di mozzarella filante e salsa di pomodoro. Oppure, assaggiare le tipiche orecchiette con le cime di rapa, piatto simbolo della città e di un’identità così orgogliosa come quella barese.

Assaggiare i sapori locali vuol dire anche vivere un’atmosfera unica, fatta di convivialità, dove il sorriso con cui viene servito ogni piatto trasformerà un semplice pranzo o una semplice cena in un’esperienza davvero unica, a contatto con la popolazione locale.

Focaccia barese, piatto tipico da provare a Bari

Fonte: iStock

Tipica focaccia Barese

Relax e mare a Bari e dintorni

Per chi è alla ricerca di relax, Bari regala la possibilità di vivere e toccare con mano lo splendido Mar Adriatico. Famoso, come già accennato in precedenza, il Lungomare Nazario Sauro, uno dei lungomari più belli d’Italia. È il luogo ideale per una passeggiata al tramonto, tra palme, lampioni d’epoca e il profumo del mare.

Famosa è anche la spiaggia di Pane e Pomodoro: una vera e propria oasi di relax per cittadini e turisti, dove passare una giornata al mare gustando una buonissima focaccia barese ancora calda.

Invece, chi ha più giorni a disposizione, può esplorare i dintorni di Bari. Infatti, a poco più di mezz’ora si trovano le Grotte di Castellana, uno dei complessi carsici più affascinanti d’Europa. C’è poi la splendida ed iconica Polignano a Mare, con le sue case bianche a picco sul mare e le numerose poesie scritte su porte e muri. O, ancora, Alberobello, con i suoi antichi trulli, che sembrano usciti da un libro di fiabe.

Chi visita Bari se ne va con qualcosa in più. Forse è il mare, forse è la gente o forse è la sensazione di aver trovato un luogo che non pretende nulla, ma riesce a dare tutto: storia, cultura, bellezza e sapori unici. Questi sono i motivi per cui Bari è una città che va vissuta, non solo visitata.

 

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Alla scoperta della regione di Zara, meraviglie della Dalmazia e sapori del mare

Ci sono luoghi che non hanno bisogno di effetti speciali. La Regione di Zara è uno di questi. E non è fatta per chi cerca scenari da rivista patinata, ma per chi vuole vivere davvero la Croazia: quello vero, che si respira nei mercati, nei porticcioli, nei piatti cucinati con quello che offre il giorno.

Qui il mare non è solo sfondo ma diventa sostanza accompagnandoti ovunque: nel profumo dell’aria, nella cucina, nel carattere delle persone. E la terra – che sia isola, costa o montagna – ha un modo tutto suo di raccontarsi. Con paesaggi spogli ma intensi, con sapori netti, con tradizioni che non si sforzano di essere reali, perché lo sono da sempre.

Pag, l’isola che affascina

Pag non si vende facile. È un’isola che si mostra nuda tra pietra, sabbia, vento e mare. Ma appena ti fermi un attimo, capisci che c’è molto di più. I paesaggi sembrano arrivare da un altro pianeta, eppure tutto parla di vita concreta attraverso i racconti dei pastori e dei pescatori del luogo.

Il formaggio di Pago non è poi un prodotto turistico, è il risultato di un ecosistema con un vento carico di sale, pascoli magri ma ricchi di erbe, pecore allevate secondo tradizione. A Kolan, puoi vedere con i tuoi occhi come si produce. E poi assaggiarlo, magari con un bicchiere di vino locale, e capisci subito perché vale il viaggio. Da non perdere anche il rinomato agnello di Pago, che si trova facilmente nei ristoranti del posto.

Ma l’isola è anche un posto dove muoversi, Ci sono sentieri da percorrere in bici o a piedi, calette da scoprire in kayak, salite che regalano viste mozzafiato. Dal monte Sveti Vid il panorama è essenziale e vibrante sul Velebit, come l’isola stessa. E per una pausa dolce, c’è il baškotin del Monastero Benedettino di Santa Margherita, la fetta biscottata di Pago con un sapore semplice che sa di casa.

Nin tra sabbia, sale e una storia che resta

A Nin il tempo scorre in modo diverso. Niente frenesia e niente attrazioni costruite. Solo una città che esiste da più di tremila anni, circondata da lagune, saline e spiagge dove l’acqua è bassa e calma. Ideale per chi viaggia con bambini, certo, ma anche per chi ha voglia di rallentare. Queen’s Beach è poi uno di quei luoghi semplici che funzionano con sabbia fine, acque basse e calde, perfette per far giocare i bambini in tranquillità mentre i grandi si godono il mare senza pensieri.

La spiaggia sabbiosa adatta alle famiglie nella tranquilla Privlaka

Fonte: Ivo Pervan

La spiaggia sabbiosa adatta alle famiglie nella tranquilla Privlaka

Il sale qui non è un dettaglio. È parte della cultura. Al Museo del Sale puoi vedere com’è cambiata (poco) la produzione nel corso dei secoli. Il “fiore del sale” è sottile e saporito, e sì, c’è anche una cioccolata che lo usa — curiosa, ma da scoprire. Il šokol, una carne stagionata con spezie e tradizione, è invece una cosa seria. Ogni famiglia ha la sua ricetta, e nei festival locali si sente l’orgoglio di custodirla.

Chi viaggia con bambini può pedalare fino alla chiesetta di San Nicola, tra paesaggi tranquilli e storie antiche, oppure immergersi nell’atmosfera genuina dei festival locali – come quello del Sale, della Sabbia, del Sole o la tradizionale Šokolijada – momenti vivi in cui la comunità si racconta tramite una lunga tradizione che resiste da secoli.

Riviera di Paklenica, il mare dove non te lo aspetti

La montagna e il mare, insieme, funzionano meglio di quanto si possa pensare. La Riviera di Paklenica è fatta così, con una costa dove i pini arrivano quasi sull’acqua, con il Velebit (Parco Naturale e Riserva della Biosfera UNESCO) alle spalle e canyon che sembrano spaccare la roccia con una precisione chirurgica.

Il Parco Nazionale di Paklenica è anche noto tra gli scalatori, ma ha molto da offrire anche a chi cerca passeggiate accessibili, percorsi per bambini, come il sentiero educativo Pjeskarica e il centro visitatori Segreti Sotterranei di Paklenica, o semplicemente un posto dove respirare. La combinazione di natura, attività e silenzio è difficile da battere. A tavola, tornano i sapori veri tra le cozze di Novigrad, i gamberi di Ražanac e i prosciutti artigianali di Posedarje stagionati con la bora.

Un paradiso per gli avventurieri nel cuore della natura: il Parco Nazionale di Paklenica

Fonte: Velid Jakupović

Un paradiso per gli avventurieri nel cuore della natura: il Parco Nazionale di Paklenica

Aminess Avalona, un campeggio senza rinunce

Se il campeggio ti fa pensare a scomodità e zanzare, Aminess Avalona ti farà cambiare idea. È un resort a cinque stelle immerso nella natura, con piscina privata, glamping, ristoranti curati e una lunga passeggiata sul mare. È pensato per chi vuole stare all’aperto ma non ha voglia di rinunciare a niente.

Con le sue 180 piscine private — 30 delle quali direttamente sulle piazzole — l’Aminess Avalona sposta l’idea stessa di camping: qui si vive all’aria aperta, ma senza rinunciare a nulla. I due ristoranti propongono una cucina curata che valorizza i prodotti locali, mentre una lunga passeggiata sul mare accompagna gli ospiti tra zone tranquille, spazi pensati per le famiglie e aree accessibili anche agli amici a quattro zampe.

Momenti indimenticabili ti aspettano nel paradiso del glamping - Aminess Avalona Resort

Fonte: Aminess Hotels & Resorts

Momenti indimenticabili ti aspettano nel paradiso del glamping – Aminess Avalona Resort

La location è speciale. Una penisola tranquilla vicino a Povljana, dove il tempo sembra rallentare. Le famiglie trovano servizi adatti ai bambini, gli sportivi hanno attività da provare, e chi cerca relax trova spazio, silenzio e mare pulito. Non ci sono auto, non ci sono rumori inutili. Solo quello che serve davvero.

Penisola di Zara

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I luoghi di Papa Leone XIV tra Roma e dintorni

Papa Leone XIV, nato Robert Francis Prevost a Chicago nel 1955, non è forse il Papa italiano per cui molti, dentro e fuori la Chiesa, facevano il tifo. Eppure il suo legame con l’Italia e in particolare con la città di Roma è profondo, radicato e sorprendentemente affettuoso. La sua elezione ha portato una ventata di novità, ma anche il recupero di una memoria antica, che unisce spiritualità, cultura, tradizione e perfino sport. La Capitale dal canto suo lo ha accolto con entusiasmo, non solo oggi che è Pontefice, ma sin dai suoi primi passi nel sacerdozio.

Il primo arrivo a Roma, fra Rione Monti e Cesano

Leone XIV arriva a Roma nel 1982, all’età di 27 anni. Qui si iscrive alla Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino, storica sede dei Domenicani situata in Largo Angelicum, nel cuore del Rione Monti, tra la Torre delle Milizie e via Nazionale. Lo stesso anno, il 19 giugno, viene ordinato presbitero nella cappella di Santa Monica a Roma dall’arcivescovo Jean Jadot, Nunzio Apostolico negli Stati Uniti.

In quel periodo di formazione e crescita personale, Padre Prevost sceglie di vivere e servire in una piccola comunità fuori dal centro storico: si trasferisce a Cesano di Roma, un borgo alle porte della Capitale, nell’area del Lago di Bracciano. Per due anni collabora con Don Giovanni, il parroco della chiesa di San Giovanni Battista. Qui celebra messa, visita i malati, partecipa alla vita della comunità. È un’esperienza per lui molto importante e che ha lasciato il segno anche nei parrocchiani, che ancora oggi ricordano con affetto il giovane sacerdote americano.

Tor Bella Monaca e Trastevere: la devozione a Santa Rita

Tra i luoghi che legano Leone XIV alla Città Eterna ci sono anche quartieri storici come Trastevere e Tor Bella Monaca. In quest’ultima zona, popolare e complessa, Padre Prevost partecipa nel 1996 ai festeggiamenti per i quarant’anni dalla consacrazione della chiesa di Santa Rita da Cascia. La santa, conosciuta come la “protettrice delle cause impossibili”, ha un significato profondo per lui, tanto da tornare più volte come riferimento spirituale nella sua vita: nel 1988, durante la sua missione apostolica a Trujillo, in Perù, fondò anche una chiesa a lei intitolata.

Non a caso, un altro legame con Santa Rita lo troviamo nella chiesa di San Benedetto in Piscinula, in pieno Trastevere. Qui si racconta che Santa Rita compì un miracolo il 21 maggio, salvando una donna gravemente malata, la signora Elvira. Da allora, il quartiere festeggia “er giorno delle rose”, distribuendo rose rosse e panini benedetti ai bambini. Padre Prevost ha più volte partecipato a questi momenti, in forma discreta, durante i suoi soggiorni a Roma. Un dettaglio curioso? Fu proprio il predecessore di Papa Prevost, Papa Leone XIII, a canonizzare Santa Rita.

Lo Stadio Olimpico

E’ diventato virale il video in cui, pochi giorni dopo l’elezione, Papa Leone risponde con un affettuoso “Forza Roma!” a un tifoso che lo saluta in strada con la sciarpa giallorossa. Quella battuta non era casuale: è cosa nota infatti che Prevost abbia una simpatia per la squadra capitolina. Appassionato di sport in generale, già nel 2019 aveva assistito a una partita allo Stadio Olimpico — Roma-Sassuolo, terminata 4-2 — quando l’allenatore era Paulo Fonseca.

Ma la scintilla sembra risalire molto più indietro: al 1982, anno in cui il giovane Prevost si trovava a Roma proprio mentre la squadra allenata da Nils Liedholm vinceva lo scudetto. Un episodio che oggi potremmo definire “profetico”, anche per un’altra coincidenza: la Roma vinse il titolo l’8 maggio, la stessa data in cui, 42 anni dopo, lui sarebbe stato eletto Papa.

Albano Laziale e Castel Gandolfo: tra memoria e futuro

Nel 2023, appena due anni prima di diventare Papa, Prevost è nominato Cardinale della diocesi di Albano Laziale, cittadina dei Castelli Romani a circa 25 km dalla capitale. È un incarico simbolicamente importante, perché Albano è molto vicina a Castel Gandolfo, storica residenza estiva dei Pontefici. Il 12 maggio di quell’anno avrebbe dovuto presenziare alla festa patronale di San Pancrazio, ma era assente giustificato: era appena stato eletto Papa.

Molti ora attendono la sua decisione sul futuro di Castel Gandolfo. Il Palazzo Pontificio, o Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dopo essere stato amato e frequentato da Giovanni Paolo II, che vi fece costruire anche una piscina, era stato lasciato da Papa Francesco, che preferì restare a Santa Marta, trasformando la residenza in museo. Leone XIV, invece, potrebbe riportare la vita al Palazzo Pontificio: sarà lui a decidere.

Genazzano: un primo gesto da Papa

A colpire profondamente i fedeli è stata la scelta del primo luogo visitato ufficialmente da Leone XIV dopo la sua elezione: non una grande chiesa nelle mure vaticane, ma il Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano. Questo borgo medievale a sud-est di Roma ospita un santuario molto caro all’ordine degli Agostiniani, di cui Leone XIV fa parte.

Il santuario custodisce una miracolosa immagine della Madonna, arrivata — secondo la tradizione — nel 1467 dalla città albanese di Scutari, durante l’assedio dei Turchi. L’immagine si sarebbe staccata miracolosamente da una parete della Chiesa della Santa Annunziata per giungere a Genazzano. Una scelta ricca di significato per un Papa di origini statunitensi, ma legato profondamente alla spiritualità europea e alla storia del suo ordine. Anche qui il legame con Papa Leone XIII torna forte: fu lui a elevare il santuario a basilica minore nel 1903.

Palazzo del Santo Uffizio: la sede romana prima del Conclave

Nel 2023, dopo la nomina a Cardinale, Prevost si trasferisce al Palazzo del Santo Uffizio, storica sede della Dottrina della Fede, nel rione Borgo. Un luogo simbolico e austero, sorto nel Cinquecento e già utilizzato dalla Santa Inquisizione. Parte dell’edificio fu progettata anche da Michelangelo Buonarroti, mentre fu Papa Leone XII a ripristinare le antiche carceri volute da Sisto V. Prima della sua elezione, Leone XIV ha vissuto qui, condividendo la residenza con altri cardinali e vescovi: è qui che ha approfondito il lavoro teologico e pastorale che lo avrebbe portato al soglio pontificio.

Il ritorno al Palazzo Apostolico

Dopo 13 anni, Papa Leone XIV ha riaperto gli appartamenti del terzo piano del Palazzo Apostolico in Vaticano. La residenza storica dei Papi era rimasta chiusa da quando Papa Francesco aveva scelto di vivere a Casa Santa Marta. Leone ha deciso di tornare a quella che considera la “casa del Papa”, restituendole funzione e simbolismo.

Il Palazzo Apostolico non è solo una residenza: è anche sede della Biblioteca Vaticana, dei Musei Vaticani e della Cappella Sistina. Gli appartamenti papali però sono il cuore della struttura e comprendono fra le altre cose una grande biblioteca, l’ufficio privato del Papa, la sua camera da letto, una sala da pranzo e una cappella con una splendida vetrata a soffitto. Da qui, ogni domenica, il Papa si affaccia per recitare l’Angelus con i fedeli raccolti in Piazza San Pietro.

Un percorso tra devozione e vita quotidiana

L’itinerario romano di Papa Leone XIV è fatto di spiritualità, luoghi minori, comunità, ma anche di scelte simboliche. Dalla periferia di Cesano al cuore del Vaticano, dalla Roma sportiva dello stadio Olimpico a quella popolare di Tor Bella Monaca, il nuovo Pontefice ha costruito un legame autentico con la città eterna.

Roma non è solo lo sfondo del suo pontificato: per lui, che ha vissuto tanti anni in Perù nelle missioni agostinane fra  Chulucanas e Trujillo, è una seconda casa, un laboratorio umano e spirituale dove ha formato il suo sguardo pastorale e dove oggi torna a vivere con la responsabilità e la semplicità che ne contraddistinguono ogni gesto.

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Doc: una nuova vita tra le corsie, il remake americano che fa battere il cuore

Il tanto atteso adattamento statunitense Doc USA – remake americano dell’acclamata serie italiana DOC – Nelle tue mani, arriva finalmente in Italia a partire da martedì 20 maggio 2025. Rai 1 trasmetterà in prima serata la versione americana della celebre fiction medical drama, con protagonista la dottoressa Amy Larsen, interpretata da Molly Parker. La serie, già andata in onda negli Stati Uniti su Fox, ha riscosso un grande successo e ora si prepara a conquistare anche il pubblico italiano.

Al cast della serie – realizzata da società di produzione come 3 Arts Entertainment , Avenue K Productions e Channel Road Productions – si aggiungono anche Omar Metwally e Jon-Michael Ecker con ruoli secondari.

Il medical drama italiano ha riscosso un enorme successo in patria e all’estero grazie alla sua capacità di mixare emozioni, casi clinici e profondità psicologica. Sulla scia di questo successo, è stato prodotto un remake a stelle e strisce della serie – le riprese di Doc USA sono iniziate il 28 febbraio 2024 e si sono concluse il 28 giugno 2024.

Sono state adattate ambientazione e personaggi ma è rimasto intatto il cuore della narrazione: la lotta di una brillante dottoressa che, a seguito di un grave incidente, perde otto anni di memoria e si trova costretta a ricominciare la sua carriera da capo iniziando come tirocinante. Amy affronta così sfide personali e professionali per ricostruire la propria identità e ritrovare il suo posto nel mondo della medicina. Il titolo Doc è stato scelto proprio perché è la professione della protagonista ma anche per sottolineare il suo percorso verso la rivendicazione della propria identità. In alcune zone le serie è conosciuta anche come Doki.

Le location di Doc USA: un viaggio tra le ambientazioni della serie

La produzione di Doc USA ha scelto come principale location la città di Toronto, in Ontario, Canada. Grazie alla sua architettura moderna e alla varietà di scenari urbani, Toronto ha offerto il contesto ideale per ricreare le ambientazioni ospedaliere e cittadine in cui si svolge la trama della serie. Nei quattro mesi in cui la serie è stata girata, la produzione ha sfruttato i cambiamenti stagionali di Toronto per narrare perfettamente l’evoluzione della protagonista: dalle strade innevate dell’inverno ai parchi fioriti della primavera.

Toronto, Canada

Sebbene ambientata negli Stati Uniti, la serie è stata girata prevalentemente a Toronto, una delle città canadesi più scelte dalle produzioni televisive e cinematografiche americane. Toronto si presta perfettamente come “doppione” di molte città americane, grazie ai suoi meravigliosi skyline moderni e ai suoi quartieri versatili.
Gli interni dell’ospedale dove lavora la protagonista, la dottoressa Amy Larsen, sono stati perfettamente ricreati in studi locali, con alcune scene girate in veri ospedali. La città è riconoscibile in diverse inquadrature esterne, con i suoi grattacieli e viali alberati che contribuiscono a dare un sano realismo alla narrazione.

Westside Hospital – Downtown Toronto

Le scene ambientate nel Westside Hospital, l’ospedale appunto dove lavora la dottoressa Larsen, sono state girate in un moderno edificio ospedaliero situato nel cuore di downtown Toronto. La produzione ha scelto questa location per la sua struttura contemporanea e per la somiglianza con i grandi ospedali americani. L’uso di un vero ospedale ha contribuito a rendere le sequenze più realistiche e coinvolgenti per lo spettatore.

Strade urbane di Toronto

Alcune delle scene che mostrano la vita della dottoressa Larsen al di fuori dell’ospedale sono state girate nelle strade trafficate di Toronto. Queste riprese esterne evidenziano il suo percorso mentre cerca di ricordare il proprio passato, aggiungendo profondità alla narrazione.

location del remake americano Doc

Fonte: iStock

Strade nel centro di Toronto – Ontario, Canada

Distillery District

Uno dei luoghi iconici utilizzati per le riprese è il Distillery District, una storica area pedonale di Toronto famosa per i suoi edifici in mattoni rossi e la sua atmosfera artistica. In Doc, questo quartiere fa da sfondo a diversi momenti della vita privata della protagonista, offrendo una cornice calda e suggestiva per le scene fuori dall’ambiente ospedaliero.

Le stradine acciottolate e i locali alla moda si prestano perfettamente per rappresentare la vita urbana del personaggio principale, fornendo un contrasto visivo con gli ambienti più sterili dell’ospedale.

University of Toronto – Campus St. George

Alcune riprese degli episodi iniziali si svolgono nei pressi della University of Toronto, in particolare nel campus St. George. Questo luogo, noto per la sua architettura gotica, è stato utilizzato per rappresentare momenti del passato accademico della protagonista e i suoi legami con la medicina universitaria.

L’utilizzo del campus aggiunge storia alla narrazione, sottolineando il prestigio del background della dottoressa Larsen e dando maggiore spessore alla sua evoluzione professionale e personale.

Con la sua trama avvincente e le ambientazioni curate, il remake americano di Doc promette di offrire emozioni forti e nuove prospettive sul mondo della medicina esplorando la resilienza, la memoria e l’identità.
Doc USA promette di emozionare anche il pubblico italiano con una narrazione avvincente e una protagonista molto forte e carismatica.

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Nel cuore della Gallura, il respiro leggero di Lu Impostu

Tra le mete balneari più suggestive della Sardegna, la spiaggia di Lu Impostu è una delle gemme più preziose della costa nord-orientale, nel comune di San Teodoro, in provincia di Sassari. Caratterizzata da un litorale di sabbia sottile, acque cristalline e da una rigogliosa vegetazione mediterranea come ginepri e mimose, Lu Impostu è una delle spiagge più amate e belle dell’Area Marina Protetta di Tavolara – Punta Coda Cavallo.

Il nome “Lu Impostu”, in gallurese, significa “luogo dove si ammassano le cose”. Si dice infatti che questa spiaggia è conosciuta anche con il nome di Porto Brandinchi in quanto la spiaggia di Lu Impostu, almeno fino a tutto il secolo XVIII, è stata teatro di traffici commerciali segreti con l’entroterra.
Oggi, questa spiaggia è sinonimo di relax, natura e bellezza incontaminata, perfetta per chi cerca una fuga autentica dal turismo di massa.

Dove si trova e come raggiungere la spiaggia Lu Impostu

La spiaggia di Lu Impostu è situata nella parte nord di San Teodoro, a pochi chilometri da località famose come Cala Brandinchi – è separata da questa solamente da un esile promontorio boscoso – e Puntaldìa. La sua posizione molto strategica – a circa 20 km a sud di Olbia e facilmente accessibile da tutta la Gallura – la rende una tappa perfetta anche per una gita in giornata durante un viaggio in Sardegna.

Per arrivare in questa spiaggia si può optare per un tragitto in macchina, in bus oppure, se ci si trova già nei paraggi di Lu Impostu, ci si può recare direttamente anche a piedi o in bici.

  • In auto: percorrere la strada statale 125 direzione San Teodoro – Olbia verso nord. Svoltare poi a destra verso Puntaldia al bivio presso la località Lu Fraili. Seguire infine le indicazioni per Lu Impostu/Capo Coda Cavallo. La strada è ben segnalata e dispone di parcheggi a pagamento nei pressi dell’ingresso alla spiaggia.
  • in autobus: nei mesi estivi è attivo un servizio navetta, chiamato San Teodoro Beach Bus, che collega il centro cittadino alle spiagge principali, inclusa Lu Impostu. I biglietti sono acquistabili online o direttamente a bordo. La fermata si trova a poca distanza dall’accesso del versante sud.
  • a piedi o in bici: per chi alloggia nei dintorni, è possibile raggiungere Lu Impostu anche tramite sentieri costieri super panoramici, perfetti per un’esperienza a contatto con la natura.

Le caratteristiche della spiaggia

La spiaggia della Sardegna Lu Impostu si estende per circa 1 km di lunghezza e, in alcuni punti, è larga oltre 30 metri. La spiaggia è adatta anche agli sportivi che amano le attività outdoor come lo stand-up paddle, lo snorkeling e il kayak. L’accesso alla spiaggia di Lu Impostu dal versante sud è preceduto da un grande parcheggio comunale a pagamento con tariffa oraria che varia a seconda della stagione (da 1, 50 euro in bassa stagione a 2,50 in alta stagione), ma ci sono anche dei parcheggi gratuiti con strisce bianche lungo il viale che porta alla spiaggia. Dopo aver percorso una breve discesa bisogna attraversare un piccolo guado dello stagno retrostante. Sul versante nord è presente invece un’area parcheggio gestita da privati, dalla quale si accede anche alla vicina Cala Brandinchi.

caratteristiche della spiaggia di Lu Impostu

Fonte: iStock

Veduta aerea della spiaggia di Lu Impostu

Questo paradiso naturale è famoso per:

  • dune di sabbia finissima bianca e molto soffice, quasi impalpabile, con sfumature dorate che creano un contrasto suggestivo con l’azzurro del mare,
  • mare trasparente e limpido, che quando riflette i raggi del sole assume le varie tonalità dell’azzurro e del verde, con fondale basso in gran parte sabbioso che digrada dolcemente verso il largo, ideale per nuotare in tranquillità o per chi viaggia con bambini,
  • vegetazione tipica della macchia mediterranea, con gigli marini, ginepri e mimose che crescono sulle dune retrostanti,
  • laguna retrostante, uno stagno d’acqua salmastra popolato da uccelli acquatici, aironi, fenicotteri rosa e altre specie protette, molto apprezzato dagli appassionati di birdwatching e fotografia naturalistica.

Modalità di accesso alla spiaggia Lu Impostu

Per garantire la sostenibilità ambientale e proteggere l’ecosistema locale, il Comune di San Teodoro ha introdotto un sistema di contingentamento degli ingressi nella stagione estiva, in linea con quanto già fatto per Cala Brandinchi. Per godere di una giornata di mare in questo paradiso naturale infatti bisogna rispettare alcune modalità di accesso.

  • Prenotazione obbligatoria tramite il sito ufficiale di “San Teodoro Spiagge” o attraverso l’app dedicata. Dopo aver prenotato la spiaggia, si può accedere tramite QR Code. L’accesso a Lu Impostu è soggetto a prenotazione nel periodo dal 1 giugno al 30 settembre ed è possibile prenotare il secondo giorno successivo a partire dalle ore 18:00 del giorno attuale,
  • pagare un contributo ambientale che verrà destinato alla salvaguardia, pulizia e protezione degli arenili: 2 € per visitatori giornalieri; 1 € per gli ospiti delle strutture ricettive che hanno quindi pagato la tassa di soggiorno nel Comune di San Teodoro; gratis per residenti del Comune di San Teodoro, bambini dai 5 ai 12 anni e persone con disabilità (con obbligo di prenotazione comunque),
  • l’accesso alla spiaggia avviene tramite passerelle e sentieri, con attraversamento di un piccolo guado che separa la spiaggia dallo stagno,
  • il numero massimo di visitatori giornalieri è stabilito per tutelare la flora e la fauna della zona, rendendo l’esperienza più piacevole anche per i turisti.

La spiaggia di Lu Impostu offre ai visitatori tanti comfort e servizi ed è anche accessibile ai diversamente abili con sedia job – servizio gratuito. Il suo ampio parcheggio è adatto anche ai camper, ci sono un chiosco/bar, noleggio pedalò, canoe, sup e gommoni per la visita all’AMP di Tavolara-Punta Coda Cavallo, stabilimenti balneari dove noleggiare lettini e ombrelloni e servizi igienici pubblici e nelle vicinanze si trovano campeggi, alberghi, ristoranti, locali, guardia medica e ufficio informazioni.

dove è situata la spiaggia di Lu Impostu

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La spiaggia Lu Impostu vista con il drone

Non asportare sabbia, conchiglie e sassi, non fumare, non abbandonare i rifiuti, non andare in spiaggia libera con animali dalle ore 8 alle ore 20, non utilizzare detergenti e shampoo in spiaggia, non utilizzare tende e gazebi di qualsiasi dimensione: queste sono infine le regole da rispettare per preservare questo meraviglioso paradiso naturale sardo.

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Regali e souvenir dalla Repubblica Dominicana: ecco cosa conviene comprare

La Repubblica Dominicana è una delle mete caraibiche più amate dagli italiani e nel mondo, non solo per le spiagge da cartolina, il mare e le temperature piacevoli praticamente tutto l’anno. I dominicani poi amano moltissimo lo shopping e vale la pena prendere una pausa dalla spiaggia per fare un giro in uno dei tanti centri commerciali o nei supermercati nelle principali città, come Santo Domingo, La Romana o Punta Cana. Ma cosa comprare da portare in Italia come souvenir o per regalo? Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra i prodotti tipici del Paese: oggetti di artigianato locale, di stile e cosmesi, oltre ai sapori e ai ritmi dell’isola.

Il caffè dominicano

Sembra strano per un italiano comprare del caffè da mettere in valigia per regalo, ma proprio questo è uno dei prodotti più rappresentativi del Paese, coltivato in diverse regioni montuose come Jarabacoa e la Cordillera Central. Il caffè dominicano ha un gusto rotondo, mediamente corposo e dal profilo aromatico deciso, ma non troppo acido. Si tratta di una miscela che conquista anche chi è abituato a caffè forti, grazie al suo equilibrio e all’aroma persistente, e sì, tiene svegli.

È possibile visitare le piantagioni e produzioni di caffè, per partecipare a una degustazione, con tappa finale allo shop. Ci sono poi le caffetterie e i supermercati che vendono il caffè, sia in grani sia macinato, confezionato in sacchetti sottovuoto ideali per il trasporto in valigia. Tra i marchi più noti ci sono Café Santo Domingo e Monte Alto, ma nei mercatini si trovano anche piccoli produttori locali che propongono varietà artigianali di grande qualità.

Il cacao dominicano, l’oro nero dei Caraibi

Accanto al caffè, il cacao è un altro prodotto d’eccellenza. La Repubblica Dominicana è uno dei principali esportatori di cacao biologico al mondo, coltivato prevalentemente nella parte nord-orientale del Paese. Qui le condizioni climatiche favoriscono la crescita di piante che producono un cacao aromatico, con note fruttate e speziate, ideale per la lavorazione artigianale.

Nelle botteghe specializzate e nelle piantagioni aperte al pubblico si possono acquistare tavolette di cioccolato, cacao in polvere, burro di cacao e semi interi. Alcune aziende propongono anche esperienze tra le piantagioni, con degustazioni e laboratori per imparare a riconoscere le diverse varietà.

Il rum e il Mamajuana

Il rum è, forse più di ogni altro, il simbolo dell’identità dominicana. Distillato da secoli sull’isola, è il frutto di una tradizione che unisce la lavorazione della canna da zucchero all’arte dell’invecchiamento in botti di rovere. Il risultato è un distillato morbido, profumato e profondo, da bere liscio o con ghiaccio, da meditazione o da accompagnare a un sigaro.

Marchi come Brugal, Barceló e Bermúdez sono i più noti, ma esistono anche piccole distillerie locali che producono rum artigianali di alta qualità. Nelle enoteche si trovano bottiglie da collezione, con invecchiamenti lunghi e etichette raffinate, oltre a quelli più basici per tutte le tasche, perfette da condividere per una serata tra amici o da regalare.

Il Mamajuana invece è una bevanda tradizionale della Repubblica Dominicana, ottenuta dall’infusione di rum, vino rosso e miele in un mix di erbe, cortecce e spezie locali. Considerato un elisir dalle proprietà toniche e afrodisiache, viene spesso offerto come simbolo dell’ospitalità dominicana ed è un ottimo regalo da portare a casa.

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Fonte: AS

Il Mamajuana invece è una bevanda tradizionale della Repubblica Dominicana

I sigari: arte e tradizione secolare

Anche se i sigari cubani sono più famosi, quelli dominicani non sono da meno. Anzi, molti intenditori li preferiscono per il loro equilibrio, la qualità della lavorazione e la varietà di aromi. La zona di Santiago de los Caballeros è il cuore della produzione dominicana, dove si concentrano molte delle aziende manifatturiere più importanti.

Chi desidera acquistare sigari può organizzare la visita a una delle fabbriche oppure entrare in una delle numerose cigar boutique presenti nelle principali città turistiche. I sigari vengono venduti singolarmente o in eleganti scatole di legno, e spesso è possibile chiedere consigli su miscele e formati in base ai propri gusti.

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Dimostrazione della produzione di sigari a Santo Domingo

Larimar e ambra, le pietre dure caraibiche

Tra i souvenir più apprezzati e tipici ci sono le pietre dure, in particolare il larimar e l’ambra, entrambe estratte localmente. Il larimar è una pietra rara di colore azzurro chiaro, unica al mondo e presente solo in Repubblica Dominicana. Ricorda il colore del mare dei Caraibi ed è spesso montata in anelli, pendenti o orecchini. L’ambra dominicana, invece, è tra le più antiche e pure, a volte con inclusioni fossili visibili a occhio nudo. Si trova in varie tonalità, dal giallo dorato al marrone scuro, fino all’ambra blu, particolarmente pregiata. Gioielli e piccoli oggetti realizzati con queste pietre sono facili da trovare nei negozi specializzati o nei mercatini locali, spesso accompagnati da certificati di autenticità.

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Fonte: AS

L’ambra dominicana è tra le più antiche e pure al mondo

Il cappello di paglia

Non è solo un’immagine da cartolina: a chi arriva sull’isola viene quasi spontaneo comprare un cappello di paglia per ripararsi dal sole, un accessorio diventato un vero e proprio must caraibico. Realizzato con fibre naturali come la palma o la canna, il cappello dominicano è leggero, resistente e versatile. Si trova nei mercatini delle città coloniali come Santo Domingo e Puerto Plata, ma anche nei negozi delle località balneari o negli shop all’interno dei resort. Ogni cappello è diverso dall’altro, per forma, colore e trama, e molti artigiani offrono la possibilità di personalizzare la fascia interna o esterna con tessuti colorati. Come portarlo in aereo? In una borsa senza piegarlo troppo o in testa per attirare un po’ di invidia una volta sbarcati.

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Fonte: AS

Cappelli di paglia

Cosmetici naturali al cocco e caffè

Tra i prodotti più apprezzati da chi cerca qualcosa di originale e utile ci sono i cosmetici a base di cocco e caffè. Il cocco è utilizzato per creare oli idratanti, burri per il corpo e saponi naturali, ideali per la pelle esposta al sole o soggetta a secchezza. Il caffè, invece, viene spesso impiegato nei prodotti esfolianti e tonificanti, grazie alle sue proprietà antiossidanti. In molte farmacie locali e boutique naturali è possibile trovare linee di bellezza realizzate con ingredienti biologici e organici, a km zero, spesso confezionate in contenitori riciclabili, ideali per un regalo.

Il domino è il gioco nazionale

In ogni villaggio o quartiere urbano della Repubblica Dominicana, nella piazza centrale o nei giardini si può assistere a una partita di domino. Giocato da giovani e anziani, in spiaggia o per strada, il domino è più di un semplice passatempo: è parte della cultura collettiva, un momento di incontro e competizione amichevole. Acquistare un set di domino dominicano significa portare con sé un pezzetto di questa cultura e atmosfera senza tempo. I set più semplici si trovano ovunque; ma nei mercatini artigianali si può scegliere tra versioni più elaborate, in legno intagliato a mano, spesso confezionate in scatole decorate o incise. È un’idea regalo originale, adatta anche ai più piccoli, e un invito a prendersi un po’ di tempo, con lentezza.

Bachata e merengue

La Repubblica Dominicana non può prescindere dalla sua musica e dai suoi ritmi, diffusi ovunque, ballati, coinvolgenti e colorati. Comprare un CD di bachata o merengue può sembrare una scelta d’altri tempi, ma resta un ricordo bellissimo per ricreare e rivivere l’energia dell’isola una volta tornati. Basta chiedere consiglio a chi suona nei locali o nei negozi di musica, per scoprire nomi meno noti o raccolte originali. In alternativa, anche per i più piccoli, lo strumento guira è una sorta di grattugia di metallo tipica del merengue: un souvenir curioso e molto locale, facile da trovare nei mercatini o nei negozi artigianali.

Mango disidratato

Il mango è uno dei frutti simbolo della Repubblica Dominicana. Succoso, profumato e ricco di vitamine, cresce ovunque, dalle piantagioni del sud alle zone montane del centro. Portare i frutti maturi è un po’ ingombrante e non comodissimo, ma la sua versione disidratata è una valida alternativa: conserva tutto il sapore naturale ma diventa pratico da trasportare. Nei alimentari e nei supermercati si trovano confezioni di mango essiccato, spesso senza zuccheri aggiunti né conservanti. Oltre al mango si possono trovare anche papaya e ananas disidratati per uno snack salutare.

Altos de Chavón e la boutique di Jenny Polanco

All’interno del villaggio artistico di Altos de Chavón, costruito in stile mediterraneo su un promontorio che domina il fiume Chavón vicino alla località di Bayahibe, si trova una delle boutique più eleganti della Repubblica Dominicana: quella di Jenny Polanco. Designer tra le più affermate del Paese, ha lasciato un’eredità preziosa fatta di abiti, accessori e oggetti ispirati al paesaggio e alla cultura locale. La boutique propone capi in lino, gioielli realizzati con larimar e borse in fibre naturali. Gli oggetti per la casa sono meravigliosi e portano un tocco caraibico, autentico e sofisticato di design dominicano.

Un giro al supermercato

Fermarsi in un supermercato locale è un modo semplice per comprendere meglio le abitudini e la vita quotidiana dominicana. Oltre ai prodotti più noti come caffè e cacao, si scoprono articoli meno conosciuti ma rappresentativi degli usi del posto. Tra gli scaffali si trovano snack salati a base di platano, marmellate di frutta tropicale, spezie usate nella cucina casalinga, dolci confezionati al cocco o al mais, bibite locali, ma anche cosmetici a base di ingredienti naturali. È un’occasione per osservare cosa si consuma ogni giorno, ma anche per portare a casa qualcosa di diverso e autentico, difficile da trovare altrove. Qualche dubbio in corsia? Basta chiedere e in tanti saranno disponibili per un consiglio.

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Cosa vedere a Barcellona in 3 giorni: itinerario e consigli per scoprire la città

Barcellona è una delle città più visitate d’Europa, apprezzatissima da turisti e viaggiatori di ogni età. Mare, arte e architettura, enogastronomia, e ancora musica e divertimento: la città catalana è perfetta per un weekend lungo, e si presta comodamente a viaggi di 3 o 4 giorni durante tutto l’anno. Ecco una proposta di itinerario di tre giorni, con qualche curiosità e consigli utili.

Barcellona in tre giorni, l’itinerario

Giorno 1: Barri Gòtic, Rambla, El Born e Sagrada Familia

Il primo giorno va dedicato al cuore storico della città. Si parte dalla piazza della vita sociale di Barcellona, la centrale Plaça Catalunya. Questa è una delle piazze più grandi e animate della città, dominata dalla coppia di Torri Veneziane, e anche punto di incontro strategico per spostarsi verso altre zone.

Si prosegue verso il Barri Gòtic, il quartiere gotico che durante il Medioevo ha visto la costruzione di chiese, palazzi e monasteri. L’influenza dell’architettura gotica è evidente e la Cattedrale di Barcellona (Cattedrale della Santa Croce e Santa Eulalia è il suo nome) ne è un esempio, con le sue guglie e le decorazioni scolpite della facciata. Il quartiere si presta a una passeggiata lenta, alla scoperta di Plaça de Sant Felipe Neri, del Puente del Bisbe, e delle moderne gallerie d’arte e di artigianato. Da non perdere un passaggio alla Plaça de Sant Jaume, ora sede del Comune e della Generalitat di Barcellona, che ospita durante tutto l’anno alcuni degli eventi più importanti della città.

Proseguendo verso la Rambla, si scopre il viale emblematico per eccellenza, sempre animato da artisti di strada, bancarelle e locali storici. La tappa è d’obbligo al Mercato della Boqueria, cartolina della tradizione gastronomica catalana, dove comprare prodotti locali o fermarsi per mangiare delle tapas. Poco distante, il Teatro Liceu e il mosaico di Miró sul pavimento della Rambla ricordano l’anima artistica della città.

Come raggiungere La Boqueria

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Pittoresca e colorata, La Boqueria a Barcellona è un tripudio di emozioni

Il cammino prosegue verso il quartiere El Born, dove l’atmosfera medievale incontra la creatività contemporanea. Qui si trova la chiesa di Santa Maria del Mar, esempio perfetto di gotico catalano, e il Museo Picasso, ospitato in una serie di palazzi storici. I vicoli ospitano gallerie, laboratori artigianali e caffè.

Ultima tappa della giornata, la Sagrada Familia è uno dei simboli indiscussi di Barcellona. Questo straordinario tempio, progettato da Antoni Gaudí, è ancora in costruzione dopo oltre 140 anni dall’inizio dei lavori. Si parla di chiusura del cantiere nel 2026; ma in pochi ci credono. La sua sagoma svetta nel cielo della città con torri appuntite e dettagli architettonici ispirati alla natura, alla fede e all’arte gotica e modernista.

cosa vedere a Barcellona

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La Sagrada Familia è uno dei simboli indiscussi di Barcellona

Le facciate sono spettacolari: la Facciata della Natività, la più vicina allo stile originale di Gaudí, è un intreccio di figure, animali e simboli religiosi scolpiti nella pietra con un realismo quasi surreale. La Facciata della Passione, invece, ha linee più essenziali e drammatiche, mentre la Facciata della Gloria è ancora in fase di completamento. All’interno, lo spazio si apre in una foresta di colonne ramificate e giochi di luce colorata che filtrano dalle vetrate: un’atmosfera sospesa, silenziosa, completamente diversa dall’iperattività delle strade intorno.

La visita richiede tempo: meglio prenotare online per evitare code e scegliere un orario con luce naturale, ideale per apprezzare le vetrate artistiche. È possibile salire su una delle torri (prenotando un biglietto specifico) per una vista panoramica su Barcellona e scoprire i dettagli del cantiere ancora in corso. Il museo interno invece ripercorre la storia della basilica, il pensiero di Gaudí e i modelli originali delle sue strutture complesse.

Giorno 2: Parc Güell, Passeig de Gràcia, Casa Batlló, Casa Milà e Quartiere Eixample

Il secondo giorno è dedicato all’esplorazione della Barcellona modernista. Si parte con una delle opere più iconiche di Gaudí, il Parc Güell, un giardino pubblico collinare ricco di strutture fiabesche, scalinate, colonne che ricordano tronchi d’albero e la celebre salamandra colorata. Il parco unisce natura, architettura e urbanistica in un progetto unico, inizialmente pensato come complesso residenziale. Si può partire proprio dalla colorata salamandra sulla scalinata all’ingresso del parco, e passeggiare fino alle altre aree monumentali, come la Plaza de la Naturaleza con le panchine ondulate panoramiche sulla città; la sala ipostila con le colonne doriche che la sostengono o il curioso Pórtico de la Lavandera. Per la visita è necessario acquistare il biglietto in anticipo, che include l’area monumentale, dichiarata Sito patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per cui sono previsti ingressi contingentati, e le zone verdi e panoramiche del parco. Sono organizzate visite guidate in varie lingue della durata di 50 minuti.

cosa vedere a Barcellona

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Parco Guell a Barcellona

Ancora tracce di Gaudì nel barrio Gràcia: qui tra bar e negozi, si trova Casa Vicens, una delle prime opere dell’artista, e un vero e proprio gioiello architettonico. Questa casa in stile modernista, decorata  in facciata con piastrelle di ceramica bianche e verdi, è una meraviglia di dettagli intricati e motivi floreali ispirati alla natura. Con un po’ di tempo a disposizione, si può visitare  l’interno della casa per apprezzare ogni dettaglio. Ogni estate, durante la Festa Major di Gràcia, le vie del quartiere si trasformano con scenografie spettacolari.

Si può rientrare verso il centro percorrendo il Passeig de Gràcia, elegante viale commerciale dove si concentrano alcune delle opere più famose dell’architettura modernista catalana. Spiccano due edifici firmati da Gaudí: Casa Batlló, con la sua facciata ondulata e i mosaici di ceramica, e Casa Milà (conosciuta anche come La Pedrera), caratterizzata da forme organiche e dalla terrazza con i celebri comignoli scultorei. Entrambe meritano una visita interna.

cosa vedere a Barcellona

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Facciata del capolavoro modernista Casa Batllo, Barcellona

Durante la passeggiata, vale la pena soffermarsi anche su edifici progettati da altri grandi architetti, come Casa Amatller di Puig i Cadafalch, o Casa Lleó Morera di Domènech i Montaner. Questo tratto del Passeig de Gràcia è chiamato anche l’Isola della Discordia, proprio per la convivenza di stili differenti su pochi metri.

La giornata può concludersi in uno dei bei ristoranti del quartiere Eixample, con le sue strade ordinate, i cortili interni e i caffè all’aperto.

Giorno 3: Montjuïc, Barceloneta e tramonto sulla spiaggia

Il terzo giorno inizia con la collina di Montjuïc (il suo nome deriva dalla parola catalana Mont dels Jueus, che significa “montagna dei giudei”, nome che richiama il fatto che nel Medioevo la collina ospitava un cimitero ebraico), raggiungibile con la funicolare da Paral·lel o con la teleferica panoramica. In cima, il Castello di Montjuïc coi suoi giardini offre una vista aperta sul porto e sul mare.

Scendendo, si possono visitare alcune delle istituzioni culturali della zona, come il Museu Nacional d’Art de Catalunya (MNAC), all’interno del Palau Nacional de Montjuïc, che ospita collezioni di artisti come Rubens, Velázquez, Goya, Tiepolo e Tintoretto, oppure la Fundació Miró, dedicata al celebre artista catalano.

Nel pomeriggio, ci si può dirigere verso la zona del porto e della Barceloneta, il quartiere marinaro famoso per le sue spiagge. Prima delle Olimpiadi del 1992, questo era ancora un quartiere popolare e di pescatori che negli anni ha vissuto una fase di grande riqualificazione.

cosa fare a Barcellona

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Barceloneta è la spiaggia di Barcellona

Si può partire da Plaça del Poeta Boscá, dove si svolge il mercato di quartiere e che vanta ancora dettagli e decorazioni del XIX secolo. Uno dei simboli della trasformazione post-Olimpiadi della Barceloneta è la famosa scultura in spiaggia, che ha preso il nome di los cubos de la Barceloneta (“i cubi della Barceloneta”). Il nome ufficiale è Estel Ferit, che in catalano significa “stella ferita”, ed è opera della scultrice tedesca Rebecca Horn. I quattro cubi che la compongono immortalano i popolari casotti del litorale della Barceloneta e che furono eliminati prima delle Olimpiadi.

Altra immagine iconica del quartiere è il profilo dell’Hotel W (Plaça Rosa Del Vents 1), chiamato anche Hotel Vela, alla fine della spiaggia della Barceloneta, che la sera si illumina con diversi colori. Dietro l’hotel si aprono i panoramici Mirador Vela e il Mirador del Mediterránei.

Ma, se il clima lo permette, il modo migliore per godersi la Barceloneta è prendere un po’ di sole in spiaggia, fare un bagno o mangiare uno snack in uno dei tanti chiringuitos lungomare. Per la cena, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Con un giorno in più

Chi ha a disposizione quattro giorni può distribuire questo itinerario con più calma, aggiungendo visite più approfondite e musei, oppure può approfittarne per esplorare quartieri meno turistici. A pochi passi dalla Rambla, il Barrio del Raval è un quartiere multietnico, in passato considerato uno dei quartieri più pericolosi di Barcellona e oggi riqualificato. Oltre a bar, locali e negozi, uno dei suoi centri culturali più famosi e visitati è il MACBA (Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona), che ospita una ricca collezione di opere d’arte contemporanea.

Con più tempo a disposizione, si può salire al Tibidabo, la montagna con la chiesa del Sagrat Cor e il parco divertimenti perfetto per chi viaggia con bambini, o raggiungere i Bunkers del Carmel per una delle viste più ampie sulla città, splendido al tramonto. L’Hospital de Sant Pau, poco distante dalla Sagrada Família, è un altro capolavoro modernista, progettato da Lluís Domènech i Montaner, con padiglioni decorati e giardini interni. Un luogo meno frequentato ma di grande valore storico e architettonico.

Cosa fare a Barcellona:  esperienze da non perdere

Sono tantissime le cose da fare a Barcellona, per tutte le età e tutto l’anno. Ecco qualche proposta, dalle più turistiche a quelle più originali.

  • Tapas al Mercato della Boqueria. Tappa obbligata per chi ama i sapori locali. Fondata nel 1836, la Boqueria è un vero spettacolo per i sensi: banchi colorati carichi di frutta tropicale, jamón iberico, olive, pesce fresco e spezie. Alcuni chioschi offrono tapas preparate al momento, ideali per una pausa gustosa tra una visita e l’altra. Per evitare la folla, è consigliabile arrivare al mattino presto.
  • Tramonto dalla terrazza con panchine ondulate del Parc Güell si gode una delle viste più suggestive sulla città, soprattutto al tramonto.
  • Partita di beach volley sulla spiaggia della Barceloneta. Questa è una delle zone più animate e vissute dai residenti e non è raro incontrare chi corre, pratica yoga o squadre di amici che giocano a beach volley.
  • Una serata al barrio di Gràcia,  Alcune delle sue piazze non dormono mai, come Plaça del Sol e Plaça del Diamant, luoghi perfetti per una serata in puro stile barcellonese.
  • Passeggiata al Parco della Cittadella, il polmone verde di Barcellona a pochi passi dalla folla del Born. Costruito tra il 1875 y 1888, il parco è stato il sito dell’ex cittadella militare, voluta da Filippo V per dominare la città dopo la guerra di successione spagnola nel XVIII secolo: oggi sono 17 ettari di prati, laghetti, fontane e aree picnic. Da non perdere, il lago della Ciutadellaai piedi della Cascata Monumentale, progettata da Josep Fontseré insieme al giovane Antoni Gaudi. Qui ci si può rilassare sul prato o fare un giro sul lago noleggiando una barchetta a remi.

    cosa fare a Barcellona

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    Parc de la Ciutadella
  • Anche chi non è tifoso conosce il mito del Barça. Il Camp Nou, attualmente in ristrutturazione, rimane un simbolo della città. Il nuovo percorso del Barça Immersive Tour propone un viaggio tra trofei, emozioni e tecnologie immersive. Video 360°, installazioni sonore e realtà aumentata ricostruiscono la storia del club e i momenti più iconici, da Cruijff a Messi.
  • Cena al quartiere Born: tra le sue stradine acciottolate e gli antichi edifici dei mercanti medievali di Barcellona, oggi spuntano boutique alla moda, gallerie d’arte e di artigianato, taverne di tapas, e numerosi bar e ristoranti.
  • Un selfie panoramico da un punto di vista privilegiato e gratuito dalla terrazza del centro commerciale Las Arenas, imponente edificio circolare che sostituisce l’antica arena per le corride di Barcellona.
  • Leggere il libro di Ildefonso Falcones “La cattedrale del mare” prima di partire. Gli appassionati di romanzi storici possono apprezzare questo romanzo storico ambientato nel XIV secolo che racconta la storia di un giovane lavoratore che partecipa alla costruzione della Basilica di Santa Maria del Mar.

Barcellona: come raggiungerla

Barcellona è servita dall’aeroporto El Prat, collegato al centro con metro, treni regionali e bus. Da molte città italiane partono voli diretti, anche low cost, per la città catalana. Chi arriva in treno o in bus da altre zone della Spagna può scendere alla stazione di Sants o a Estació del Nord, entrambe ben collegate con la metro. Chi viaggia con auto al seguito per una vacanza più lunga in Spagna può valutare il viaggio in nave: GNV gestisce i trasferimenti dal porto di Genova, sia in estate che in inverno, che hanno una durata di 20 ore circa.

Per girare la città si possono noleggiare bici e monopattini. La Hola Barcelona Travel Card è invece c’è la tessera per 48, 72 ore o 4 e 5 giorni per viaggi illimitati in metropolitana, autobus e tram, anche per l’aeroporto (la Teleferica di Montjuic non è inclusa). I bambini sotto i 4 anni non pagano. Per chi ha poco tempo a disposizione o preferisce la comodità, il Barcelona Bus Turístic è il modo migliore per vedere tutti i monumenti e i luoghi di maggiore interesse.

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Weekend di trekking e relax: dove (e come) trovare il connubio perfetto

Un cammino lungo all’incirca 130 km che unisce, come un filo rosso, Bologna e Firenze, percorrendo l’appennino Tosco-Emiliano: si tratta della Via degli Dei. Un percorso eccezionale da godersi durante un weekend di trekking che può coniugare meraviglie storiche, paesaggi tipici da ammirare e… relax, ovviamente, se si sceglie di soggiornare in un luogo suggestivo e accogliente come l’Albergo Ristorante Poli, che oltre a offrire uno spaccato naturale senza pari propone gustosi piatti tipici da degustare.

Sulla Via degli Dei fra trekking e relax

Ma andiamo per ordine: l’Albergo Ristorante Poli ha delle straordinarie camere che si affacciano proprio sulla Via degli Dei, che ripercorre un’antichissima strada denominata Flaminia Militare. Risalente al 187 a.C, veniva utilizzata dagli antichi Romani ed è stata voluta dal console romano Caio Flaminio, ma ancora oggi conserva tratti di selciato romano e regala un viaggio imperdibile fra paesaggi, natura incontaminata e storia.

Non è un caso che gli appassionati di trekking la adorino: si può percorrere a piedi, con un percorso che dura dai 2 ai 5 giorni, suddiviso in tappe in base al livello di preparazione e alle singole esigenze. La peculiarità è che le tappe sono varie e permettono di organizzare anche un weekend, che permette contestualmente di assaporare il fascino di questi luoghi e goderne appieno. Lungo il tragitto d’altronde sono disponibili diversi mezzi pubblici che permettono di alternare le camminate con spostamenti più veloci da un punto all’altro.

Ciò che rende davvero unica la Via degli Dei, come dicevamo, è anche la sua capacità di unire idealmente due città di straordinaria bellezza: Bologna e Firenze. Da una parte troviamo la meravigliosa Bologna, una città dalle mille sfaccettature. La Dotta, che accoglie l’Università più antica al mondo, La Grassa, con le sue osterie e le botteghe in cui assaporare la cucina tradizionale, e la Rossa, caratterizzata dagli edifici medievali in mattoni rossi e dai portici.

Dall’altra parte svetta Firenze, fiera e stupenda. Una città simbolo del Rinascimento e culla dell’Umanesimo, con palazzi signorili e chiese che custodiscono opere d’arte e immensi tesori. Fra le due città si estende un territorio tutto da scoprire: l’Appennino Tosco-Emiliano con le sue riserve naturali, le fortezze, i castelli e i santuari pronti ad accogliere i visitatori che intraprendono il cammino. E nel mezzo? Non manca uno straordinario luogo di ristoro, l’Albergo Ristorante Poli, che permette di assaporare la cucina locale, rilassarsi e vivere la vita lenta, lontano dal traffico e dal caos cittadino.

Cosa fare un weekend sulla Via degli Dei

Sì, l’Albergo Ristorante Poli è un luogo stupendo, immerso nella natura e in una posizione strategica, a soli 12 km dall’autostrada Bologna-Firenze. È il rifugio perfetto per chi vuole andare alla scoperta dell’appennino Tosco-Emiliano, nonché la meta ideale per tutti gli escursionisti che scelgono di percorrere questo antico tracciato. Dispone infatti di camere spaziose, alcune delle quali con ampie balconate, sauna per 4 persone e doccia idromassaggio nell’area comune, ideali per chi vuole rilassarsi dopo il trekking.

La struttura è poi dotata di un rigoglioso giardino e di un ampio parcheggio privato per i clienti, un’area sosta per campeggiatori con doccia e servizi annessi completamente gratuiti dove la pulizia è impeccabile. Inoltre è arredato in modo moderno e ha cura anche del palato degli avventori: il ristorante è il suo fiore all’occhiello. Il posto giusto in cui lasciarsi conquistare da sapori autentici e genuini, con piatti che sanno di casa, di tradizione e di autenticità. Come le tagliatelle con il ragù bolognese o gli gnocchi freschi ai funghi, ma anche i tortelloni e i tortellini rigorosamente fatti a mano. Per non parlare delle specialità al tartufo: piatti da assaporare dopo una lunga passeggiata, che scaldano il cuore e conquistano, un boccone dopo l’altro, regalando un momento magico in una vacanza semplicemente perfetta.

Itinerario sulla Via degli Dei: natura, buon cibo e bellezza

Sfruttando l’Albergo Ristorante Poli come punto arrivo e ristoro, si possono percorrere diversi itinerari speciali. In un weekend è possibile scegliere una o due tappe della Via degli Dei, per godersi al massimo la bellezza di una vacanza fatta di natura, storia e buon cibo. Qui proponiamo un percorso ottimo anche per chi è poco esperto, in un tratto che va da Bologna al Passo della Futa, particolarmente ricco di luoghi da scoprire, sapori, profumi e colori unici. Un viaggio da dividere in due o tre giorni, per godersi un weekend senza pensieri, decisamente slow e rilassante.

Il percorso parte da Piazza Maggiore, nel cuore di Bologna, in direzione del Santuario della Beata Vergine di San Luca. Un cammino che porta alla scoperta del celebre portico di San Luca con ben 600 arcate e una lunghezza di 4 km. Arrivati a San Luca il panorama vi lascerà senza fiato e dopo una breve pausa sarà già il momento di ripartire verso Casalecchio di Reno, lungo il fiume Reno. A poca distanza si trova l’Oasi Naturalistica di San Gherardo, in cui lasciarsi conquistare dalla bellezza incontaminata della natura e da paesaggi che riempiono gli occhi e accarezzano l’anima. Da qui si prosegue per Badolo, verso Brento, sino ad arrivare al Centro di Fauna Esotica e Selvatica del Monte Adone.

Si tratta di un luogo unico nel suo genere. Non è infatti uno zoo e neppure di un parco faunistico, bensì di un centro di recupero in cui vengono ricoverati animali abbandonati o feriti, di provenienza selvatica, ma anche esotica. Il cammino poi prosegue attraverso lo spettacolare crinale del Monte Adone. Raggiungendo la sua vetta è possibile ammirare le torri plasmate dal vento e dalla pioggia, ammirando uno spettacolo grandioso e scattando una foto che conserverà per sempre il ricordo di quell’emozione.

Scendendo in direzione di Brento si prosegue verso la Madonna dei Fornelli. Già dal nome possiamo capire quanto particolare sia questo luogo. Esso deriva infatti dal santuario della Madonna della Neve e dalla presenza di diversi carbonai in passato che accendevano dei piccoli fuochi nei boschi. E da qui? Si fa uno stop e si riposa proprio all’Albergo Poli. L’ideale, no?

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Nel cuore del deserto: il monastero incantato di San Giorgio di Choziba

Nascosto tra le pareti rocciose del canyon del Wadi Qelt, nel cuore del deserto di Giuda, in Cisgiordania, a circa 9 km da Gerico e a circa 20 km da Gerusalemme, il Monastero di Choziba – detto anche Monastero di San Giorgio – rappresenta un luogo di profonda spiritualità e bellezza architettonica. Questo monastero greco-ortodosso – situato in un’area desertica in territorio israeliano – è uno dei più antichi e suggestivi luoghi di culto della Terra Santa che attira tantissimi pellegrini che cercano, durante il loro viaggio, il senso della vita e puntano a ritrovare sé stessi. Ma anche molti visitatori amanti del trekking e della natura di tutto il mondo giungono da queste parti per meravigliarsi e entrare in contemplazione con un luogo come questo. Come un miraggio nella polvere le cupole azzurre di questo monastero appaiono infatti dal nulla dopo distese di sassi color ocra e roccia rossa del deserto. Una meraviglia per il cuore e l’anima.

Storia millenaria tra fede e resilienza

Il Monastero di San Giorgio di Choziba fu originariamente costruito intorno a una grotta nel 420 d.C. da cinque eremiti. Questi scelsero questo luogo in quanto situato vicino alla grotta dove il profeta Elia si fermò in fuga dal Sinai venendo nutrito per mesi dai corvi.
Tantissimi monaci vennero attratti da questo luogo così spirituale e questo complesso monastico venne dedicato a San Giorgio il Chozibita.

Nel VI secolo d.C. i persiani giunsero poi nella valle e massacrarono i monaci che abitavano lì. Da quel preciso momento il monastero rimase in stato di completo abbandono per ben 500 anni. Successivamente i crociati, nel 1179 d.C., si insediarono in questo spazio e tentarono di restaurarlo fino alla loro cacciata. Nel 1878 venne costruito l’attuale edificio a cura dalla Chiesa Greco-Ortodossa. Oggi il monastero di San Giorgio di Choziba è abitato da pochi monaci che continuano a vivere secondo l’antica tradizione e aprono le porte a pellegrini e turisti.

Architettura e luoghi sacri

Il Monastero di San Giorgio di Choziba è una straordinaria costruzione in pietra bianca sospesa e immersa nell’arida roccia desertica. Si tratta di un’architettura meravigliosa e desolata qui dove vivono solo i monaci accompagnati dal silenzio e dalla fede. Il Monastero di Choziba, che ospita anche un ossario con i resti dei 14 monaci martirizzati dai persiani, è composto da tre livelli che includono:

  • la chiesa principale dedicata alla Vergine Maria, presenta una cupola e mosaici bizantini, tra cui l’aquila bicefala simbolo dell’Impero Bizantino,
  • la cappella di San Giovanni e San Giorgio che contiene un pavimento a mosaico risalente al VI secolo e le reliquie di San Giovanni di Choziba,
  • la grotta del Profeta Elia dove, secondo la tradizione, il profeta trovò rifugio e fu nutrito dai corvi per tre anni e sei mesi. La grotta è decorata con affreschi antichi assolutamente da vedere.
cosa vedere nel monastero di san giorgio nel deserto di giuda

Fonte: iStock

Monastero di San Giorgio di Choziba

Come raggiungere il Monastero di San Giorgio di Choziba

Il monastero si trova a circa 9 km da Gerico e 20 km da Gerusalemme. Un tempo questo luogo era accessibile solo a piedi attraverso una strada dissestata. Bisognava calarsi nel profondo canyon roccioso camminando lungo un sentiero soleggiato facendosi aiutare solo eventualmente dai muli. Oggi però le cose sono cambiate e il monastero è accessibile anche attraverso una nuova strada.

  • In auto: nel 2010 è stata costruita una strada. Dalla Highway 1, che collega Gerusalemme a Gerico – nell’itinerario che scende verso il Mar Morto – bisogna seguire le indicazioni per Mitzpeh Yeriho e prendere quindi la strada che conduce al Canyon di Nahal Prat. Da qui, dopo aver parcheggiato, bisogna percorrere un pezzetto a piedi,
  • in autobus  – n. 486, 487 –  percorrendo sempre l’autostrada 1 da Gerusalemme e uscendo a Mizpe Yericho,
  • a piedi percorrendo sentieri panoramici da Gerico o Mizpe Yericho attraverso il Wadi Qelt, con un livello di difficoltà medio-difficile.

Orari di visita e consigli utili

La visita al Monastero di San Giorgio di Choziba è da inserire in programma durante un viaggio on the road in questa zona. Questo monastero è anche citato nelle scritture come luogo di ritiro spirituale di Gioacchino – padre di Maria di Narareth – che proprio qui ricevette la visita di un angelo che gli preannunziava la gravidanza di sua moglie Anna. Ecco alcune informazioni e consigli utili per visitare questo luogo:

  • orari di apertura: tutti i giorni dalle 8 alle 11 e dalle 15 alle 17. Il sabato l’orario di visita è invece dalle 9 alle 12,
  • ingresso libero,
  • abbigliamento: essendo un monastero è richiesto un abbigliamento rispettoso e consono per il luogo,
  • attrezzatura: si consiglia di indossare scarpe da trekking e portare acqua e protezione solare, data la posizione desertica del sito.

Eventi e celebrazioni

Il 20 gennaio di ogni anno si celebra la festa di San Giorgio, patrono del monastero. In questa data molti pellegrini e religiosi ortodossi giungono qui da ogni parte di mondo per festeggiare insieme con cerimonie religiose e momenti conviviali aperti a tutti.
Inoltre, in ogni periodo dell’anno, sono invece tante le donne che lo raggiungono per chiedere la grazia della maternità vista la citazione del luogo nei vangeli.

In alternativa inserire questa tappa del Monastero di Choziba in un itinerario di viaggio in Israele, sarà sicuramente non deludente. Un luogo spirituale, bello e indimenticabile come altrettanto lo è il deserto di Giuda soprattutto se visitato alle prime luci dell’alba.