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Cosa vedere a Madrid in 3 giorni, l’itinerario smart tra i simboli della capitale spagnola

È elegantissima e romantica, vivace ed eclettica, ricca di storia ed autentica. Madrid ha tante sfumature che si scorgono ad ogni palazzo e in ogni strada che la compone, in ogni piazza o parco che la rende vivibile e comodamente visitabile anche se si hanno pochi giorni a disposizione.

La capitale della Spagna garantisce ogni genere di attrazione a chi la visita, dai siti culturali e storici ai luoghi della movida dove le tapas sono un must, tra bar, mercati e quartieri alternativi. Se state organizzando un breve viaggio in quello che è a tutti gli effetti il cuore della penisola spagnola, ecco l’itinerario smart in 3 giorni che vi permette di non perdere nulla dei principali luoghi simbolo di Madrid.

Primo giorno: il cuore storico con vista panoramica

Tappa 1: Palacio Real

Il viaggio alla scoperta delle attrazioni imperdibili di Madrid può iniziare con il sontuoso Palazzo Reale e i suoi meravigliosi giardini Sabatini. È il più grande palazzo reale d’Europa, residenza ufficiale della monarchia spagnola (oggi solo cerimoniale), costruito nel XVIII secolo. Con il suo inconfondibile stile barocco e neoclassico, ospita oltre 3.000 stanze, tra cui la Sala del Trono, la Cappella Reale e la Real Armería. Al suo interno si trovano collezioni d’arte e oggetti unici, come dipinti di Goya e un raro quartetto di Stradivari. Puoi decidere di visitarlo internamente, oppure ammirarne tutto l’incanto passeggiando nei suoi dintorni.

Tappa 2: Cattedrale dell’Almudena

Proprio di fronte al Palazzo Reale sorge la magnifica Cattedrale dell’Almudena, il cuore spirituale di Madrid, dedicato alla santa patrona della città. Consacrata nel 1993 da Papa Giovanni Paolo II dopo oltre un secolo di costruzione, appare oggi in tutto il suo splendore con il suo mix di stili architettonici tra il neoclassico, il neogotico e il neoromanico. All’interno si trovano colorate vetrate moderne, una spettacolare cripta e opere d’arte sacra. Dalla sua cupola si può godere inoltre di una vista panoramica incantevole.

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Cattedrale dell’Almudena di Madrid, accanto al Palazzo Reale

Tappa 3: Teatro Real

Già dalla facciata esterna il Teatro Real incanta la vista, ma all’interno è un capolavoro. Si affaccia a Plaza de Oriente, proprio come il Palazzo Reale, e rappresenta il teatro d’opera più importante di Madrid (e nel 2021 ha vinto l’International Opera Award come miglior teatro d’opera al mondo). Inaugurato nel 1850, è stato restaurato e riaperto nel 1997 con tecnologie sceniche all’avanguardia e ospita tantissimi spettacoli di livello internazionale.

Tappa 4: Plaza de España e vista panoramica a 360°

Con una breve passeggiata si raggiunge poco più a nord Plaza de España, una delle più simboliche di Madrid, dalla quale inizia la Gran Vía (la strada centrale della capitale spagnola, ricca di negozi, ristoranti e attrazioni). Nella piazza spicca il celebre monumento a Cervantes con Don Chisciotte e Sancho Panza, mentre attorno sorgono diversi edifici storici, tra i quali la Torre de Madrid e l’Edificio España, creando un perfetto mix tra storia, architettura e spazi verdi.

Ecco una vera chicca: potete salire all’ultimo piano dell’Edificio España (oggi sede di una celebre catena di hotel), imponente icona dello skyline madrileno con i suoi 117 metri di altezza, e dall’alto della terrazza godere di una vista panoramica mozzafiato a 360° su tutta la città. Per i più coraggiosi c’è anche una passerella di vetro da attraversare. La salita alla terrazza avviene con un veloce ascensore ed è a pagamento, ma la spesa vale tutta l’emozione di vedere Madrid da un’altra prospettiva.

Plaza de España nel cuore di Madrid

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Plaza de España, Madrid

Tappa 5: Tempio di Debod

L’ultima tappa del primo giorno a Madrid è quella al suggestivo Templo de Debod, a poca distanza da Plaza de España: si tratta di un antico tempio egizio del II secolo a.C., donato dall’Egitto a Madrid nel 1968 in segno di riconoscenza per il salvataggio dei monumenti nubiani dall’alluvione della diga di Assuan. Smontato pietra per pietra, è stato infatti ricostruito nel Parco del Oeste, mantenendo l’orientamento est‑ovest originale.

Visitarlo al tramonto è un’esperienza memorabile: immerso in un ambiente unico tra giardini botanici e stagni riflettenti, è una delle mete più romantiche e fotografate di Madrid. Il modo perfetto per concludere il primo giorno in questa elegante città.

Templo de Debod a Madrid

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Il suggestivo Templo de Debod, a Madrid

Secondo giorno: piazze celebri e tapas nei quartieri vivaci

Tappa 1: quartiere Malasaña con Plaza Raffaella Carrà

Il secondo giorno inizia dal quartiere Malasaña, vivace centro culturale noto per la sua atmosfera alternativa e retrò. Situato nel cuore della città, a nord rispetto alla Gran Vía, è composto da stradine costellate di negozi vintage, librerie indipendenti e boutique di moda alternativa. Non mancano locali in cui assaggiare la gastronomia tipica spagnola.

Quasi al confine con il quartiere Chueca, moderno e vivace, si trova Plaza Raffaella Carrà, dedicata all’indimenticata artista italiana molto amata anche in Spagna.

A poca distanza sorge anche la Chiesa di Sant’Antonio degli Alemanni, piccolo tesoro nascosto soprannominato la “Capilla Sixtina del Barocco madrileno”. Dichiarata Monumento Nazionale è l’unica chiesa con pianta ellittica a Madrid.

Tappa 2: Gran Vìa ed Edificio Metropolis

A delimitare a sud il quartiere di Malasaña è la celebre Gran Vía madrilena. Camminando lungo questa larga strada (verso est) sulla quale si affacciano sontuosi ed eleganti palazzi storici tra Art Déco e modernismo, si raggiungere l’Edificio Metropolis. Si tratta di un bellissimo palazzo in stile Beaux‑Arts, con facciata neorinascimentale, colonne corinzie e statue allegoriche che rappresentano il commercio, l’industria, l’agricoltura e le miniere e con una cupola in ardesia decorata con 30.000 foglie d’oro. Spicca all’incrocio tra Calle Alcalá e Gran Vía ed è una delle icone di Madrid maggiormente fotografate.

Tappa 3: Fuente e Palacio de Cibeles

Al termine della Gran Vía, a poca distanza dall’Edificio Metropolis, si raggiunge la Fuente de Cibeles: la fontana neoclassica al centro di una grande rotonda che raffigura la dea Cibele su un carro trainato da leoni, simboleggiando fertilità e prosperità. Proprio qui vengono tradizionalmente festeggiate le vittorie calcistiche del Real Madrid.

Sulla rotonda si affaccia anche il Palacio de Cibeles. Maestoso ed elegante, dallo stile eclettico, era l’ex sede di Poste e Telecomunicazioni, mentre oggi ospita il Municipio di Madrid, ma anche numerose mostre, eventi, un ristorante panoramico e un famoso belvedere con vista sulla città.

Tappa 3: Puerta del Sol

Riprendendo lo svincolo su cui si trova l’Edificio Metropolis, e percorrendo Calle Alcalá, si raggiunge Puerta del Sol, la piazza più grande di Madrid che non ha bisogno di tante presentazioni. A renderla celebre è il fatto che segna il chilometro zero della rete stradale spagnola, quindi rappresenta simbolicamente il cuore del Paese. Qui si trova anche la famosa statua dell’Orso e del Corbezzolo.

Puerta del Sol, piazza simbolo di Madrid

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La celebre Puerta del Sol, Madrid

Tappa 4: Plaza Mayor

Cuore assoluto della Madrid storica, Plaza Mayor è nata nel XVII secolo durante il regno di Filippo III, la cui statua equestre spicca al centro. Circondata da eleganti edifici a tre piani con portici e nove archi d’ingresso, ospita monumenti emblematici come la Casa de la Panadería, la Casa de la Carnicería e l’Arco de Cuchilleros, oltre a numerosi bar, ristoranti e mercatini (come quello di Natale).

Tappa 5: tapas tra mercati e vie storiche

L’ultima tappa del secondo giorno esplora i luoghi della movida madrilena, quelli in cui deliziare il palato con le tipiche tapas e vivere piacevoli momenti di socialità. Uno di questi è il Mercado de San Miguel, nato nel 1926  restaurato nel 2009: è uno splendido esempio di architettura in ferro e vetro, tra i pochi rimasti a Madrid, che ospita un mercato gourmet, vera istituzione per Madrid.

Il giro di tapas non può che proseguire nel quartiere La Latina, uno più antichi e autentici di Madrid. Dallo stile medievale, formato da un dedalo di strette stradine, ospita due vie simbolo per “tapear” in compagnia passando da un bar all’altro: calle Cava Baja e calle Cava Alta.

Terzo giorno: tra arte e relax nel verde

Tappa 1: i musei simbolo della città

Il terzo giorno potrete dedicarlo all’arte e alla cultura, ma anche al relax in uno dei parchi più celebri del mondo: il Parco del Retiro.

Sono tre (tra i numerosi offerti dalla città) i musei simbolo di Madrid e imperdibili:  il Museo del Prado, Il Museo Nacional Reina Sofía e il Museo Thyssen-Bornemisza, tutti concentrati lungo una stessa via soprannominata il Paseo del Arte, e a poca distanza dal celebre parco cittadino.

Visitarli completamente richiede sicuramente più giornate, perciò potrete decidere quale incontra maggiormente i vostri gusti e interessi: il Prado è il più famoso e ospita opere di Velázquez, Goya, El Bosco, Rubens, Tiziano e Rafael; il Reina Sofia vanta il Guernica di Picasso, mentre il Thyssen-Bornemisza custodisce una collezione europea vastissima che va dal Gotico al XX secolo (Caravaggio, Rembrandt, Monet, Van Gogh, Degas, Picasso, Kandinsky e Hopper, per citarne solo alcuni). C’è solo l’imbarazzo della scelta.

Tappa 2: il Parco del Retiro

Il viaggio di 3 giorni a Madrid non può che terminare con piacevoli momenti di relax passeggiando nel verdeggiante Parco del Retiro, sdraiandosi sulle sponde del laghetto situato al centro, visitando il Palacio de Cristal o facendo un giretto in barca nello stesso specchio d’acqua che rende il parco altamente suggestivo.

Parco del Retiro a Madrid

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Il laghetto del Parco del Retiro Madrid
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Kea, l’isola meno conosciuta delle Cicladi è una vera scoperta

È molto vicina ad Atene ed è la meno conosciuta delle Cicladi, dalle quali si differenzia anche per la fisionomia architettonica. Sull’isola di Kea non incontrerete case cubiche imbiancate a calce e chiese dalle cupole blu, ma abitazioni con tetti in terracotta dall’architettura elegante. Tante le attrazioni da scoprire, tra siti storici, spiagge per tutti i gusti e una rete di sentieri perfetta per gli appassionati di trekking. Scopriamo insieme cosa offre questa insolita meta della Grecia a chi decide di esplorarla.

Cosa vedere a Kea

Benché sia ancora poco rinomata tra i turisti internazionali, Kea (chiamata anche Tzia o Cheo) è ben nota agli abitanti di Atene, i quali, al sopraggiungere del caldo estivo, vi trascorrono rigeneranti weekend al mare, approfittando della vicinanza dell’isola alla terraferma. In un’ora di traghetto, ecco che ci si lascia alle spalle la frenesia della vita cittadina e ci si ricarica in questo angolo di tranquillità e bellezza.

Il territorio è per la maggior parte arido e brullo, il che gli conferisce un certo fascino selvaggio. In questo piccolo paradiso bagnato da acque cristalline, la vita scorre lenta e placida, tra la graziosa cittadina di Ioulida, i villaggi sperduti nell’entroterra, antiche rovine, templi e chiese. Da esplorare piacevolmente via terra e via mare.

La città di Ioulida, capoluogo di Kea

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La pittoresca cittadina di Ioulida

Ioulida, il capoluogo di Kea

Ioulis o Ioulida (dagli abitanti del posto chiamata Chora o Hora), a circa 5 km dal porto di Kea, riflette lo spirito dei villaggi tradizionali, rivelandosi molto pittoresca, con i suoi tetti rossi e le viuzze lastricate. Qui non si vedono automobili, poiché i visitatori devono lasciarle all’ingresso del paese. Gli abitanti del luogo si spostano occasionalmente a dorso d’asino, anche se questi animali vengono utilizzati principalmente per trasportare materiali da costruzione impiegati nei cantieri presenti sull’isola. Da Ioulida parte anche un servizio di autobus che collega diverse zone.

La cittadina è divisa in due parti, una che si estende sul crinale montuoso, l’altra che scende dalla collina, sovrastata dal Kastro, la parte più antica che conserva le fortificazioni del passato, i resti di una cinta muraria e un’acropoli. Più in basso ci si imbatte nella chiesa di Agia Paraskevi, costruita all’interno di una grotta. A Ioulida si trova anche il Museo Archeologico di Kea, al cui interno sono ospitati numerosi reperti provenienti dagli scavi effettuati sull’isola, tra cui manufatti dell’età post-Neolitica, dell’età del Rame Antica, Media e Tarda.

Per l’intrattenimento, vi troverete bar e taverne dove assaggiare i piatti della cucina greca, ma vi conquisterà soprattutto la piazza principale, dove si svolgono le manifestazioni più importanti come il festival di Panagia Kastriani, che si svolge il 15 agosto.

Le spiagge

Kea è un’isola molto frequentata soprattutto nei fine settimana estivi, come luogo di fuga dalla città per gli ateniesi, mentre è sicuramente più tranquilla durante la settimana. Alcune delle 19 spiagge dell’isola sono attrezzate e dispongono di strutture turistiche, mentre altre sono più piccole e appartate, ideali per godere di privacy e di tutto il relax che si desidera. Bisogna però tenere presente che molte sono raggiungibili solo in barca o con lunghi percorsi a piedi.

La spiaggia più rinomata, nonché la più lunga con i suoi 700 metri, è Otzias, nella punta settentrionale dell’isola. Un lungo arenile sabbioso incastonato in una baia la cui forma dall’alto ricorda una medusa, con una porzione delimitata da una fila di tamerici che riparano dal sole nelle ore più calde, e un’altra parte attrezzata e dotata di numerosi servizi, tra cui ombrelloni, lettini, bar e area gioco per il divertimento dei più piccoli.

Molto popolare tra gli abitanti di Ioulida è Gialiskari, una piccola spiaggia sulla costa nord-occidentale, con un beach bar che invita a una pausa rinfrescante vista mare. Per la sua posizione riparata, è l’ideale per chi desidera nuotare in acque tranquille e per le famiglie con bambini. Imperdibile il tramonto, che da qui si può ammirare in tutti i suoi fantastici colori.

Per gli amanti della sabbia dorata c’è anche Koundouros, l’unica spiaggia di Kea ad aver ottenuto il riconoscimento di Bandiera Blu. Rientra tra le più frequentate dell’isola, con un apprezzato ristorante vista mare. Numerose spiagge incontaminate e nascoste sono invece l’ideale per coloro che desiderano privacy e tranquillità. Tra queste, Xyla, Orkos, Liparo e Lygia.

Splendida veduta panoramica della baia di Otzias, sull'isola di Kea

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Veduta panoramica della baia di Otzias, tra le spiagge più popolari

Monumenti e siti storici

Sul lato sud-orientale dell’isola, proprio sopra la baia di Poles, è situato il sito archeologico di Karthea, il più importante dell’isola di Kea. L’antica città fu fondata nel XII secolo e durò fino all’inizio del periodo bizantino. Il sito trova a circa 23 km da Ioulida, e si raggiunge seguendo il suggestivo percorso panoramico di Vathipotamos. Il tragitto è lungo e faticoso a tratti, ma si viene ricompensati dalle meravigliose viste sul Mar Egeo e sulle isole vicine. Un altro modo più comodo di raggiungerlo è in barca. Una volta qui, potrete ammirare i resti del tempio dorico dedicato alla dea Atena (fine del VI secolo a.C.) e del tempio dedicato ad Apollo (530 a.C.), a strapiombo sul mare. Nella valle di Vathipotamos sono stati scoperti anche i resti del Tempio di Demetra e un antico teatro risalente al I secolo a.C. Alcuni resti trovati negli scavi di Karthea sono oggi visibili presso il Museo Archeologico di Kea, a Ioulida.

Tra le attrazioni imperdibili della meno conosciuta delle Isole Cicladi c’è il Monastero di Panagia Kastriani, a circa 12 km dal capoluogo, nella regione di Kastri (da qui il nome). Secondo la tradizione locale, intorno al 1700 d.C. alcuni pastori videro una luce in cima alla collina. Quando salirono, scavarono e trovarono un’icona della Vergine Maria. In quel luogo costruirono quindi una piccola chiesa che esiste ancora oggi. Nel 1912 fu costruita anche una chiesa più grande, che costituisce il katholikon del monastero. L’edificio gode di una posizione privilegiata, con vista mozzafiato sul Mar Egeo e sull’isola di Andros.

Da non perdere anche l’affascinante Leone di Ioulis, a meno di 2 km dalla città. Una scultura felina in roccia di granito di 6×3 metri. Incerte le sue origini, ma si pensa che quest’opera risalga al 600 a.C. Con il suo sorriso sornione ed enigmatico, è considerato il portafortuna dell’isola e, naturalmente, ha ispirato tantissime leggende.

L'antico sito archeologico di Karthea, sull'isola di Kea

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Il sito archeologico di Karthea

Cosa fare a Kea

Kea è perfetta per gli amanti delle immersioni, delle gite in barca e del trekking. Qui, oltre alle acque cristalline, troverete numerosi sentieri – per un totale di oltre 81 km – ben segnalati con cartelli informativi che vi guideranno durante il percorso, molti dei quali lastricati in pietra. Facevano parte di un’antica rete stradale che, tra il VII e il VI secolo a.C., collegava le città-stato. Sono diversi tra loro, per la conformazione dell’isola, in alcune zone montagnosa, in altre con un profilo più piatto, alcuni facili e adatti a tutti, altri più impegnativi, consigliati ai camminatori più esperti.

I sentieri

Uno dei modi più interessanti per scoprire Kea è a piedi. La rete di sentieri ben conservata dell’isola comprende 12 percorsi che offrono esperienze indimenticabili. Si può camminare tra i verdi torrenti dell’entroterra, esplorare le baie più isolate, le cappelle più pittoresche, le imponenti rovine di un’antica torre.

I sentieri di Kea:

  1. Route Leon (5 km): Ioulis – leone di pietra – Dosonari – Diaselli – Otzias
  2. Route Elixos (3 km): Ioulis – Roukounas – Komi – Agios Konstantinos – Mylopotamos – Flea – Korissia
  3. Route Aristeos (12 km): Ioulis – Messaria – Profitis Ilias – Astra – Ellinika – Agios Symeon – Karthai
  4. Route Drys (3 km): Moni Episkopis – Sotira – Perameria – Tria Maderika – Sykamia
  5. Route Karthaia, variante 1 (3 km): Katomeria – Kalodouka – fonte di Vathypotamos
  6. Route Karthaia, variante 2 (3 km): Stavroudaki – Vathypotamos Spring – Karthaia
  7. Route Karthaia, variante 3 (2 km): Chavouna – Aghios Taxiarchis -Pigadaki – Kaliskia – Karthaia
  8. Route Seirios (4,5 km): Ellinika – Choucli – Vryses – Aghios Filippos – Aghios Symeon
  9. Route Artemis (5,5 km): Ioulis – Myloi – Tholos – Kalogerados – Amarathia – Ellinika – Aghios Panteleimonas – Panagia Loutriani
  10. Route Hydroussa (5 km): fonte di Benjamin Spring – Aghios Dimitrios – Spathi
  11. Route Poiessa (5,5 km): Sklavonikolas – Panachra – Aghia Marina – Pisses – Pisses beach
  12. Route Orkos: Profitis Ilias – Laoudi – Kampouri – Orkos
Il Leone di Ioulis, sull'isola di Kea

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Il famoso Leone di Ioulis, attrazione di kea

Immersioni per vedere famosi relitti

Kea è considerata anche una delle migliori zone per le immersioni subacquee del Mediterraneo. Ciò che la rende unica per chi ama calarsi negli abissi è il famoso Sito Storico Subacqueo di Kea – “KUHS”, che comprende tre celebri relitti storici: l’HMHS Britannic, noto come la nave sorella del Titanic – affondata non per colpa di un iceberg ma a causa di una mina tedesca che la fece colare a picco fino a 100 metri di profondità nel 1916; la nave S/S Burdigala e la nave a vapore Patris, probabilmente affondata nel 1860 .

Dal giugno 2022, i relitti sono completamente accessibili. Le aree circostanti sono protette, la pesca è vietata, quindi si può ammirare in tranquillità una straordinaria vita marina. Un aereo tedesco Junkers 52 della Seconda Guerra Mondiale, ammarato al largo del porto di Kea nel 1943, sarà presto il prossimo relitto ad aggiungersi al Sito.

Come arrivare a Kea

L’isola di Kea si raggiunge in circa un’ora di traghetto dal porto di Lavrio, situato a 40 minuti di distanza dall’aeroporto di Atene. Il porto, oltre a essere quello meno conosciuto, è il più lontano dal centro e dall’aeroporto (circa 30km) dei tre porti della capitale,. Inoltre, non ci sono mezzi pubblici diretti tra l’aeroporto di Atene e Lavrio. Si può quindi prendere l’autobus, cambiando linea, oppure optare per un taxi.

I traghetti Lavrio – Kea partono con una frequenza dalle 2 alle 7 volte al giorno, a seconda della stagione e che si prenda nel weekend o meno. Generalmente, l’ultima corsa parte alle 20.30. Un paio di giorni la settimana, si può arrivare a Kea anche da Paros, Naxos e Folegandros (ma per quest’ultima servono ben 12 ore di viaggio) con le navi lente di SAOS Ferries e Hellenic Seaways.

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Cosa vedere in Turchia in 7 giorni per un viaggio da sogno

La Turchia è un paese diviso tra due continenti, l’Europa da una parte e l’Asia dall’altra. Per la sua posizione geografica, la lunga storia e la cultura millenaria questo è un paese che affascina e conquista moltissimi visitatori. Quando si pensa ad un viaggio in Turchia bisogna, quindi, sapere che le città e le cose da vedere sono moltre ma un viaggio di sette giorni permette di avere un buon assaggio delle città. In una settimana, quindi, è possibile visitare alcune delle sue meraviglie più iconiche, esplorando non solo le città principali ma anche siti archeologici, dalle tranquille e i paesaggi lunari della Cappadocia.

Giorno 1: Istanbul, il cuore storico

Nonostante non sia la capitale del paese, per molti la scoperta della Turchia comincia proprio da Istanbul, una città dalla storia millenaria con un territorio che si estende tra Europa e Asia. Esplorare tutta la città in pochi giorni è davvero difficile dati i numerosi siti di interesse e anche il traffico di Istanbul che può essere davvero terribile. Ci sono alcune tappe, però, che non bisogna assolutamente mancare.

Sultanahmet, la zona da non perdere

La prima giornata può essere dedicata alla scoperta del quartiere di Sultanahmet, il cuore più antico della città. Qui si trovano la maestosa Basilica di Santa Sofia, un tempo chiesa bizantina e poi moschea, e la Moschea Blu, celebre per le sue 20.00o piastrelle di ceramica blu di İznik. Nella zona sorge anche l’Ippodromo, che al tempo dei romani ha ospitato spettacoli e corse con i cavalli ma poi è diventato anche luogo significativo per rivolte e sommosse che hanno fatto la storia della città. Non lontano, il Palazzo Topkapi è stato per secoli la residenza dei sultani ottomani e conserva ancora moltissime testimonianze di quel periodo. Da non perdere anche una sosta alla Basilica Cisterna, luogo che nonostante il nome non è un edificio religioso ma un museo. Questo spazio, infatti, è stato usato dai romani come sito dove immagazzinare l’acqua che poi veniva usata dai regnanti che vivevano nel Grande Palazzo.

Istanbul, Sultanahmet

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Il quartiere Sultanahmet è il cuore storico di Istanbul

Gran Bazar di Istanbul

Da Sultanahmet è possibile raggiungere a piedi il Gran Bazar, uno dei mercati coperti più grandi al mondo dove è impossibile non perdersi tra numerose bancarelle e negozi. Costruito per la prima volta a metà del XV secolo e poi più volte ampliato, il Grande Bazar ospita oggi non solo commercianti ma anche bar, ristoranti e due moschee. Con un’altra breve camminata dal Grande Bazar si può raggiungere la Moschea di Suleymaniye costruita a metà Cinquecento per uno trai i più famosi sovrani dell’Impero Ottomano, Solimano il Magnifico.

Giorno 2: Istanbul europea e crociera sul Bosforo

Il secondo giorno può essere dedicato a scoprire anche la zona europea di Istanbul in particolare il quartiere di Beyoğlu, che nei secoli è stato territorio sia della Repubblica di Genova sia di quella di Venezia. La giornata, poi, non può dirsi conclusa senza aver fatto una crociera sul Bosforo, ammirando gli splendidi palazzi e le moschee che si affacciano sullo stretto.

Beyoğlu e Corso Indipendenza

La zona di Beyoğlu durante il dominio ottomano è stata a lungo sede di ambasciate europee, uffici diplomatici e importanti aziende straniere. Anche per questo l’influenza europea si nota molto in quest’area della città. Il suo cuore è İstiklal Caddesi (ovvero Corso Indipendenza), una via pedonale lunga quasi 1,5 km che collega Piazza Taksim con Piazza Tünel. È una delle strade più famose della città, ricca di negozi, caffè e gallerie d’arte ed è percorsa anche da un tipico tram rosso.

Torre di Galata

Costruita nel 1348 dai Genovesi come torre di guardia, la Torre di Galata domina ancora oggi il quartiere con i suoi 67 metri di altezza. Nel corso dei secoli ha avuto diverse funzioni: prigione, osservatorio astronomico e torre di segnalazione. Il momento migliore per salire sino alla cima è sicuramente quello del tramonto dato che dalla sua terrazza panoramica si gode una vista spettacolare sulla città, sul Bosforo e sul Corno d’Oro. Dalla Torre di Galata è possibile camminare fino al famoso Ponte di Galata, un’opera di ingegneria straordinaria che collega la zona europea di Istanbul con quella ottomana.

Torre Galata

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La Torre Galata, costruita dai genovesi, domina il profilo della città

Giorno 3: Ankara, la capitale

Il terzo giorno può essere dedicato ad Ankara, capitale della Turchia, che si è da poco candidata nella Lista Propositiva dell’Unesco. Da Istanbul il modo più semplice per raggiungere la città è l’aereo.

Mausoleo di Atatürk e Museo delle Civiltà Anatoliche

Qui la prima tappa della giornata è il Mausoleo di Atatürk (o Anıtkabir), dedicato a Mustafa Kemal Atatürk (1881-1938) primo Presidente e fondatore della Repubblica Turca. Situato su una collina panoramica, l’Anıtkabir colpisce per la sua architettura monumentale e l’importanza che ricopre per i cittadini turchi.

Poco distante si trova il Museo delle Civiltà Anatoliche, che ospita una vasta collezione di reperti dell’Età del Bronzo, ma anche dei periodi romano, bizantino e di altre epoche che raccontano molto sulla storia del paese.

 Cittadella di Ankara

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L’antica Cittadella (Ankara Kalesi), domina la città di Ankara dall’alto

L’antica Ankara

Proseguendo verso il centro storico si incontrano la suggestiva Moschea di Hacı Bayram, costruita tra il XVI e il XVII secolo, e il Tempio di Augusto, un antico tempio romano edificato tra il 25 ed il 20 a.C. in seguito alla conquista romana dell’Anatolia. Parti del famoso testo “Res gestae divi Augusti” ovvero “Le imprese del divino Augusto” sono state incise nelle sue pareti e si possono ancora oggi leggere. A pochi passi si possono ammirare anche i resti delle Terme di Caracalla risalenti al IV secolo.

Infine, vale assolutamente una visita la Cittadella di Ankara (Ankara Kalesi), una fortezza edificata nel periodo romano ma poi ricostruita diverse volte. Innalzata sulla cima di una collina da lassù è possibile ammirare una splendida vista sulla città.

Giorno 4: Cappadocia e i paesaggi lunari

Raggiungi la Cappadocia, una regione unica al mondo per le sue formazioni rocciose scolpite nel corso del tempo dal vento e dall’acqua che sono noti come “Camini delle Fate” per la loro forma conica. I paesaggi naturali di questa zona sono davvero surreali tanto che qui vengono anche organizzati voli in mongolfiera all’alba per ammirare tutto il loro fascino.

Museo all’aperto di Göreme

La Cappadocia è particolarmente celebre per il suo Museo all’aperto di Göreme, un complesso di chiese rupestri, monasteri e edifici scavati nella roccia che conservano ancora affreschi e decorazioni realizzati tra il X e il XII secolo. Per il suo fascino e l’importanza storica il Parco di Göreme è stato dichiarato Patrimonio UNESCO. Qui molte delle formazioni rocciose, di origine vulcanica, sono state per secoli nascondiglio per eremiti o per martiri cristiani. Le chiese più famose sono la Chiesa Oscura (Karanlık Kilise), nota per gli splendidi affreschi, la Chiesa della Mela, la Chiesa di Santa Barbara e la cappella funeraria di San Basilio.

Città sotterranee

Un’esperienza immancabile è la visita a una delle città sotterranee, come Derinkuyu o Kaymakli: veri e propri labirinti di tunnel, stanze e cunicoli scavati fino a 80 metri di profondità durante le invasioni. La popolazione cristiana della zona, infatti, è stata a più riprese (tra il V e il X) oggetto di persecuzioni e proprio per sfuggire alle vessazioni sono state costruite delle vere e proprie città sotterranee. La più famosa di queste è Kaymakli che si dice sia la più grande di tutta la Cappadocia dato che si sviluppa su otto livelli, ma solo quattro di questi sono aperti alle visite. Passeggiare al suo interno è come entrare in un vero labirinto sotterraneo: strette gallerie conducono a stanze comuni, cucine, magazzini, chiese e persino stalle per gli animali.

Museo di Zelve

Il Museo all’aperto di Zelve è uno dei siti più suggestivi e meno affollati della Cappadocia. Situato a circa 10 chilometri da Göreme, Zelve è stato un villaggio abitato fino alla metà degli anni Cinquanta. Nato come centro monastico e luogo di rifugio, Zelve ospita speciali formazioni rocciose che rendono il paesaggio davvero surreale. Il complesso ospita chiese scavate nella roccia risalenti al IX-XIII secolo, ma anche una splendida moschea a testimonianza di come nel tempo questa zona fosse abitata sia da cristiani sia da musulmani.

Giorno 5: Volo in mongolfiera e il castello di Uçhisar

Una volta in Cappadocia una delle attività più emozionanti da fare è sicuramente il volo in mongolfiera all’alba, per ammirare dall’alto i paesaggi della zona. È un’esperienza che rimane davvero impressa. Successivamente, prima di partire alla volta della prossima tappa, si può visitare il castello di Uçhisar, una fortezza scavata nella roccia.

volo mongolfiera Cappadocia

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Il volo in mongolfiera all’alba in Cappadocia

Volo in mongolfiera sui cieli della Cappadocia

Nonostante non sia un’attività particolarmente economica, il volo in mongolfiera sui cieli della Cappadocia è un’attività assolutamente da mettere in programma. Dall’alto, infatti, il paesaggio della Cappadocia si svela in tutta la sua bellezza. Le valli scolpite dal vento, i villaggi antichi e le numerose formazioni in pietra cambiano colore con le prime luci del sole, creando un panorama che toglie il fiato. Guardare il sole sorgere da lassù con questo territorio fantastico ai piedi è davvero un’esperienza unica.

Castello di Uçhisar

Situato nel villaggio di Uçhisar, questo imponente castello di roccia vulcanica sorge nel punto più alto della Cappadocia e da lassù domina le valli circostanti con la sua forma maestosa. In realtà è un grande pinnacolo di tufo scavato su più livelli, che nel corso dei secoli ha svolto sia il ruolo di fortezza che di rifugio.

Giorno 6: Pamukkale e le terrazze di travertino

Pamukkale e Hierapolis formano uno dei siti più affascinanti della Turchia, dove natura e storia si intrecciano in un paesaggio unico.

Pamukkale

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Pamukkale e le sue splendide terrazze di travertino

Pamukkale

Il nome Pamukkale significa “castello di cotone” perché è questo che sembra vedere quando si ammira questo luogo unico al mondo, celebre per le sue spettacolari terrazze bianche di travertino. Qui l’acqua termale, ricca di calcio, scorre da millenni creando vasche naturali che assumono il colore bianco assomigliando a del cotone. L’acqua che sgorga ad alta temperatura viene sfruttata da tempo per le sue proprietà curative.

Hierapolis

Hierapolis sorge proprio sopra le terrazze di Pamukkale ed è una delle città antiche più affascinanti della Turchia. Fondata nel II secolo a.C. dai re di Pergamo, durante la dominazione romana è diventata un importante centro termale. Oggi si può passeggiare lungo la via dell’antica città e ammirare i resti ben conservati di diversi siti di epoca romana. Tra le prime testimonianze si incontra il teatro che poteva ospitare fino a 15.000 spettatori, poi le terme, i templi e soprattutto la necropoli che è una delle più vaste dell’Asia Minore, con moltissimi sarcofagi e monumenti funerari.

Giorno 7: Efeso, l’antica città romana

Per un bel viaggio indietro nel tempo, si può concludere il tour con una visita a Efeso, una delle città romane meglio conservate di tutto il Mediterraneo.

Biblioteca di Celso

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La Biblioteca di Celso, tra le testimonianze più belle ad Efeso

Sito di Efeso

Considerato uno dei siti archeologici più imponenti e meglio conservati del Mediterraneo, Efeso ha come simbolo la Biblioteca di Celso, costruita nel II secolo d.C. in onore del governatore romano Celso Polemeano. Accanto si trova il Grande Teatro, che poteva ospitare fino a 25.000 persone e oggi è ancora usato per concerti ed eventi. Non lontano si possono visitare i resti del Tempio di Artemide, una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico.

Visitare la Turchia: tutti i consigli utili

Per i cittadini italiani non è richiesto il visto per soggiorni turistici fino a 90 giorni. È sufficiente il passaporto ma si può viaggiare anche con la carta d’identità valida per l’espatrio. I periodi migliori per un viaggio sono Primavera (aprile-giugno) e autunno (settembre-ottobre).

La Turchia è un Paese laico ma la maggioranza della popolazione è musulmana. Nelle grandi città non ci sono particolari restrizioni all’abbigliamento, mentre nei villaggi o aree rurali è preferibile vestirsi in modo più sobrio. Per entrare nelle moschee uomini e donne devono coprire gambe e spalle, inoltre, le donne devono indossare un foulard per coprire il capo.

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Dove l’arte incontra il viaggio: i più bei aeroporti del mondo a livello architettonico

Il Prix Versailles ha svelato la prestigiosa lista degli aeroporti più belli del mondo, un riconoscimento che celebra non solo l’estetica, ma anche l’innovazione, la sostenibilità e l’identità culturale delle infrastrutture aeroportuali più iconiche.

Jérôme Gouadain, segretario generale del Prix Versailles, evidenzia come questi aeroporti rappresentino un equilibrio tra funzionalità operativa ed espressione artistica, diventando veri e propri simboli del patrimonio contemporaneo mondiale.

Gli aeroporti non sono più solo luoghi di transito, ma veri e propri spazi architettonici che raccontano la storia, la cultura e il paesaggio dei luoghi in cui si trovano. In tutto il mondo, alcuni terminal si distinguono per design innovativo, attenzione all’ambiente e integrazione armoniosa con il territorio.

Prix Versailles: lista degli aeroporti più belli del mondo 2025

Ogni anno, il Prix Versailles celebra l’eccellenza architettonica negli aeroporti di tutto il mondo, premiando strutture che uniscono innovazione, sostenibilità e armonia con il territorio. Nel 2025, i vincitori rappresentano alcuni degli esempi più straordinari di design aeroportuale globale.

I vincitori sono elencati in ordine alfabetico in base al Paese che rappresentano.

  • Yantai Penglai International Airport – terminal 2, Yantai, Cina
  • Aeroporto di Marsiglia Provenza – terminal 1, Marignane, Francia
  • Aeroporto Roland Garros – terminal arrivi, Isola Réunion, Francia
  • Aeroporto Internazionale del Kansai – terminal 1, Osaka, Giappone
  • Aeroporto Internazionale di Portland – terminal principale, Portland, Stati Uniti
  • Aeroporto Internazionale di San Francisco – terminal 1, San Francisco, Stati Uniti

Yantai Penglai International Airport – terminal 2

Con una superficie di 167.000 m², l’architettura del nuovo terminal 2 rende omaggio al meraviglioso paesaggio costiero di Yantai in Cina. Aedas, in collaborazione con CSWADI e lo Shanghai New Era Airport Design and Research Institute, si è ispirata all’imponente Monte Kunyu per la linea del tetto ondulata, che comunica dinamismo e armonia.

La pianta a forma di “E” del terminal è stata progettata per ottimizzare il flusso dei passeggeri e ridurre al minimo l’impatto sul terreno. Elemento chiave del progetto è stato la flessibilità operativa che consente di adattare gli spazi in tempo reale.

La luce naturale attraversa l’intero terminal, culminando in una cupola vetrata a griglia diagonale. Le curve interne, i materiali e le tonalità richiamano la natura circostante, con reinterpretazioni di scafi in legno disseminati qua e là, in omaggio alla Via della Seta Marittima.
L’edificio è il nuovo emblema della Penisola di Shandong e simboleggia apertura e connessione.

Aeroporto di Marsiglia Provenza – terminal 1

Un nuovo e luminoso “Cœur” – Cuore – progettato da Foster + Partners, unifica oggi il terminal 1 grazie a un’estensione di 22.000 m² che trasmette pace, senza ampliare l’impronta a terra del terminal.

Questa hall è costruita con il 70% di acciaio riciclato e presenta un tetto con travi rovesciate e una griglia di lucernari incorniciati in alluminio lucidato che permettono la ventilazione naturale. Il progetto ha previsto il restauro di 28.000 m² di spazi, nel rispetto del terminal originale degli anni ’60 di Fernand Pouillon.

Oggi, i viaggiatori passano i controlli di sicurezza sotto un baldacchino in legno, e le aree commerciali e di ristorazione si ispirano alle case-barca del Vecchio Porto di Marsiglia. Le facciate in vetro, con viste sul retroterra provenzale da un lato e su una laguna marittima dall’altro, offrono massima trasparenza.

Aeroporto Roland Garros – terminal arrivi

Più che un’estensione, il nuovo terminal arrivi di 13.000 m² nell’Isola Réunion in Francia è la prima struttura aeroportuale bioclimatica tropicale al mondo di questa scala.

Su un’isola soggetta a fenomeni meteorologici sempre più intensi, questa impresa tecnica è stata realizzata con il contributo del 91% di imprese locali. Uno degli elementi più audaci è il “canyon” centrale che definisce forma e funzione dell’edificio, e funge da camino termico per consentire la ventilazione naturale.

Sull’Isola Réunion, gli alisei sono una risorsa. Qui infatti sono stati progettati 830 set di persiane orientabili che regolano il loro angolo in tempo reale in base alle condizioni atmosferiche.

Lo studio AIA Life Designers ha realizzato un percorso sensoriale per i viaggiatori, con un ampio uso di legno e vegetazione autoctona, in un’espressione vivente del paesaggio e della cultura dell’isola.

Aeroporto Internazionale di Kansai – terminal 1

Progettato originariamente da Renzo Piano su un’isola artificiale nella baia di Osaka, l’Aeroporto Internazionale di Kansai è una vera icona architettonica. Con la sua struttura elegante e il tetto aerodinamico, è il terminal più lungo al mondo.

La recente ristrutturazione, affidata a Populous, ha aumentato del 25% la capacità di accoglienza internazionale del terminal 1, valorizzando l’uso delle infrastrutture esistenti.

Gli interni sono stati rivitalizzati con materiali naturali per trasmettere un’atmosfera autenticamente giapponese, mentre un innovativo sistema di gestione delle code ottimizza il flusso dei passeggeri. La riapertura del terminal, in tempo per l’Expo Mondiale 2025, celebra la storia di questo straordinario sito, fondendo tradizione e modernità.

Aeroporto Internazionale di Portland – terminal principale

Il nuovo terminal principale dell’aeroporto di Portland, progettato da ZGF, si ispira alla natura e alle foreste dell’Oregon, offrendo ai viaggiatori un’esperienza rilassante e immersiva. Il punto forte è il vasto tetto ondulato in legno massiccio che copre oltre 36.000 m², simbolo della tradizione locale nell’innovazione dei prodotti forestali.

I materiali sono stati scelti con attenzione, provenendo da industrie locali entro un raggio di 500 km, e grazie al sistema “dalla foresta al telaio” è possibile tracciare la provenienza del legno. La struttura permette l’accesso abbondante alla luce naturale e offre viste panoramiche sul paesaggio boscoso tutt’intorno. L’interno del terminal si ispira alla composizione urbana della città.

Aeroporto Internazionale di San Francisco – terminal 1

Il terminal 1 di San Francisco rappresenta il risultato di una trasformazione ambiziosa con 25 nuovi gate d’imbarco e un deciso taglio all’impatto ambientale: riduzione del 79% dell’impronta di carbonio e del 59% nei consumi energetici. Progettato da Gensler, il terminal si distingue per la luce naturale soffusa che attraversa ogni piano, creando un ambiente calmo e rigenerante per i viaggiatori.

L’architettura celebra le arti e l’artigianato tipici della Bay Area, mentre il terminal stesso si è trasformato in una destinazione culturale grazie al Museo SFO, unico museo accreditato all’interno di un aeroporto a livello mondiale.

Infine, il terminal rende omaggio a Harvey Milk, pioniere dell’inclusione, rappresentando così una struttura all’avanguardia e socialmente significativa.

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Trekking sul Sentiero degli Dei: tappe, consigli e panorami

Il Sentiero degli Dei è uno dei percorsi escursionistici più affascinanti d’Italia, sospeso tra le scogliere della Costiera Amalfitana e l’entroterra montuoso della Campania. Si snoda lungo un’antica mulattiera che collega il piccolo borgo di Bomerano (frazione di Agerola) con Nocelle, frazione alta di Positano, regalando panorami vertiginosi sul Golfo di Salerno, Capri e le isole al largo. Il sentiero fa parte della vasta rete di cammini che attraversano la dorsale dei Monti Lattari, un sistema montuoso che segna il confine naturale tra la costa e l’interno.

Il nome evoca le divinità greche, nate dalla leggenda secondo cui gli dei dell’Olimpo avrebbero percorso questo tracciato per salvare Ulisse dalle sirene. Oggi, a camminare lungo questi antichi gradoni in pietra, si incontra un paesaggio che alterna macchia mediterranea, boschi di lecci, antichi terrazzamenti coltivati e casali in pietra, in un susseguirsi continuo di scorci tra natura, storia e mito.

La storia del Sentiero degli Dei

Prima che le strade asfaltate raggiungessero i paesi della Costiera Amalfitana, i sentieri e le mulattiere rappresentavano l’unico collegamento possibile tra le comunità di montagna e il mare. Il Sentiero degli Dei era una delle arterie principali di questa rete di passaggi scavati nel fianco dei Monti Lattari, percorsa ogni giorno da contadini, pastori, operai e commercianti con i loro muli carichi di provviste, attrezzi o materiali da costruzione. Le tracce di quel mondo antico sono ancora visibili: muretti a secco, terrazze coltivate, ruderi di case contadine e vecchie cisterne punteggiano il cammino.

Il nome evocativo del sentiero si intreccia con il mito e la leggenda. Secondo una tradizione locale, le divinità greche avrebbero percorso questo tratto di costa per venire in soccorso di Ulisse, minacciato dalle sirene che abitavano l’arcipelago de Li Galli, visibile proprio da alcuni punti panoramici del sentiero. È proprio questa immagine mitica, un cammino celeste sospeso sopra un mare incantato, ad aver dato al percorso il nome di “Sentiero degli Dei”.

Lo stesso Italo Calvino ne fu affascinato, definendolo “quella strada sospesa sul magico golfo delle Sirene”, una frase oggi incisa su una ceramica decorata che accoglie i camminatori all’ingresso del percorso, a Bomerano. In quelle parole si coglie tutta la poesia e l’unicità di un sentiero che è al tempo stesso via storica, paesaggio culturale e itinerario da sogno.

L’itinerario e le tappe

Il Sentiero degli Dei nella sua versione più frequentata inizia da Bomerano, una frazione del comune di Agerola, e termina a Nocelle, frazione alta di Positano, affacciata sulla costa. Lungo circa 6,5 km (solo andata), questo cammino offre una delle esperienze escursionistiche più spettacolari d’Europa, con un dislivello minimo ma un impatto visivo straordinario. Per chi decide di proseguire fino a Positano centro, il percorso si allunga di altri 2,5 km, includendo una discesa piuttosto impegnativa attraverso oltre 1700 gradini.

Il sentiero si sviluppa su antichi gradoni, terrazzamenti coltivati, passaggi tra pareti rocciose e tratti boscosi, alternando ambienti rurali e paesaggi selvaggi. Si attraversano scorci come Vettica Maggiore, con le sue casette nascoste tra i limoneti, e si incontrano ruderi, muretti a secco e grotte che raccontano secoli di vita contadina.

Lungo il percorso, la vista si apre in continuazione sul mare, sull’isola di Capri e su Li Galli, in un susseguirsi di belvedere naturali. In molti punti il cammino sembra sospeso nel vuoto, con il mare centinaia di metri più in basso e le montagne che incombono silenziose alle spalle.

La discesa finale da Nocelle a Positano è l’unico tratto tecnicamente più faticoso, soprattutto per le ginocchia: si tratta di una lunga scalinata in pietra che attraversa le frazioni di Montepertuso e Fornillo prima di arrivare al centro storico. Per chi preferisce evitare i gradini, da Nocelle è possibile prendere un bus o un taxi per scendere a Positano.

In generale, il sentiero è considerato facile e adatto a tutti, purché si indossino scarpe da trekking e si abbia un minimo di allenamento. Lungo il percorso si trovano fontanelle, punti di ristoro, piccoli B&B e agriturismi, ideali per fare una pausa o addirittura passare la notte.

Chi desidera rientrare a Bomerano senza ripercorrere tutto il sentiero può prendere un bus da Positano ad Amalfi, e da lì un altro diretto ad Agerola. Tuttavia, nei periodi di alta stagione, il traffico sulla costiera può causare ritardi, per cui è consigliabile organizzarsi con largo anticipo o optare per un’escursione in giornata con partenza al mattino.

I luoghi imperdibili

Il Sentiero degli Dei regala uno dei panorami più emozionanti del Mediterraneo, con viste a picco sulla Costiera Amalfitana, le sue scogliere scoscese, i terrazzamenti coltivati e l’azzurro sconfinato del mare. Fin dai primi passi, ci si immerge in un ambiente dove la natura e la mano dell’uomo convivono in armonia: orti affacciati sul vuoto, casette rurali abbandonate, antichi gradoni scolpiti nella roccia.

A dominare il paesaggio è la tipica macchia mediterranea, con cespugli di rosmarino, mirto, lentisco e ginestra, che esplode in primavera con colori e profumi intensi. Le pareti rocciose sono punteggiate da felci, capperi selvatici e piccoli fichi d’India, mentre nei tratti più ombrosi si incontrano lecci, querce e pini marittimi. Lungo il percorso si avvistano spesso falchi pellegrini, gheppi e altri rapaci che volano in cerchio sulle correnti d’aria, mentre tra i cespugli si possono intravedere lucertole, gechi e, con un po’ di fortuna, anche qualche volpe o donnola.

Tra i punti più spettacolari si segnala la Grotta del Biscotto, a circa 500 metri di altitudine: un’antica cavità carsica incastonata nella roccia, che un tempo ospitava rifugi rupestri costruiti durante le incursioni saracene. Le pareti verticali nei pressi della grotta raggiungono anche i 200 metri di altezza, offrendo viste mozzafiato sul mare sottostante.

Altro punto di grande impatto visivo è il cosiddetto “Pistillo”, uno sperone roccioso dalla forma particolare che si innalza come un ago verso il cielo, incorniciato dal verde intenso della vegetazione e dal blu profondo del Tirreno. Poco più avanti, i villaggi rupestri nascosti tra le rocce raccontano di un passato fatto di isolamento e resistenza, testimoni silenziosi di un’epoca in cui vivere in cima ai monti era una necessità.

Ovunque si volga lo sguardo, ci si sente parte di un paesaggio ampio e senza tempo, dove la vista può spaziare da Punta Campanella a Capri, fino a scorgere i profili sfumati delle montagne cilentane nei giorni più limpidi. È un’esperienza totalizzante, che coinvolge tutti i sensi e che regala emozioni diverse a ogni stagione.

Sentiero degli Dei: info pratiche

  • Partenza: Bomerano (frazione di Agerola, NA)
  • Arrivo: Nocelle o Positano (SA)
  • Lunghezza: circa 6,5 km da Bomerano a Nocelle (9 km se si prosegue fino a Positano)
  • Durata media: 3-5 ore (in base al passo, alle soste e all’eventuale discesa a Positano)
  • Dislivello: 150 D+, 650 D- (circa)

Quando partire

Il periodo migliore per percorrere il Sentiero degli Dei va da aprile a giugno e da settembre a ottobre, quando il clima è mite e il cielo limpido garantisce viste spettacolari. I mesi estivi possono essere molto caldi e affollati, con temperature che superano facilmente i 30°C: in questo caso è essenziale partire presto, intorno alle 7:30-8:00 del mattino, per evitare le ore più torride. In inverno, invece, il sentiero può essere umido e scivoloso, ma resta praticabile con il giusto equipaggiamento.

Come arrivare

  • In auto: si può raggiungere Agerola da Napoli o da Salerno. Il parcheggio gratuito si trova nei pressi della piazza principale di Bomerano. Tuttavia, i posti sono limitati, quindi si consiglia di arrivare presto.
  • Con i mezzi pubblici: da Napoli si può prendere la Circumvesuviana fino a Castellammare di Stabia o Vico Equense, e da lì un bus SITA per Agerola. In alternativa, da Amalfi partono autobus diretti a Bomerano (linea SITA), utili anche per tornare indietro a fine escursione.
  • Da Positano: se si sceglie di terminare lì, si può risalire a Nocelle a piedi o in minibus, quindi proseguire per Amalfi e prendere un bus per Agerola. Attenzione: i tempi possono allungarsi sensibilmente nei fine settimana o durante l’alta stagione.

Rifornimenti d’acqua e punti di ristoro

  • A Bomerano sono presenti bar, fontane e negozi per acquistare provviste prima di partire.
  • Lungo il sentiero, in corrispondenza di alcuni tornanti e punti panoramici, si trovano 2-3 fontanelle pubbliche, ma non sempre funzionano: è consigliato partire con almeno 1,5 litri d’acqua a persona.
  • A Nocelle c’è un chiosco con vista panoramica e alcuni ristoranti, ideali per rinfrescarsi o pranzare al termine della camminata. Qui è presente anche una fontanella pubblica.
  • In alcuni tratti del sentiero si incontrano agriturismi o piccoli B&B che vendono acqua, limonata o snack locali.
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Cammino delle 100 Torri: oltre 1200 km imperdibili in Sardegna

Avreste mai pensato di percorrere quasi 1300 km a passo di trekking in Sardegna? Forse no, visto che la bella isola del Sud Italia è famosa in tutto il mondo – e anche tra connazionali – per le sue spiagge spettacolari e il mare in stile cartolina dalle Maldive, dove il dolce far niente italico è un must e non si pensa ad altro che a sorseggiare cocktail rinfrescanti sulla sdraio. Eppure, la Sardegna, terra di mari e monti, non può che stupirvi.

Infatti, la bella novella riguarda tutti gli amanti dei cammini e dei percorsi montani: il Cammino 100 Torri è un itinerario straordinario, che si snoda su 8 diverse vie e permette di percorrere la Sardegna sul suo periplo, con tanto di attestato di partecipazione (che verificherà fin dove siete arrivati!).

Se volete scoprire di più su questo affascinante itinerario di trekking dell’isola, leggete l’articolo e preparatevi a partire per un’avventura straordinaria.

Le 100 torri costiere e la storia del cammino

Il Cammino delle 100 Torri è molto più di un trekking costiero: è un viaggio nella memoria storica della Sardegna, dove ogni torre racconta un frammento del passato e ogni tratto di costa custodisce identità, resistenza e bellezza. Le oltre cento torri che danno il nome all’itinerario rappresentano uno degli elementi architettonici più distintivi del paesaggio isolano.

Queste strutture furono erette principalmente tra il XVI e il XVII secolo, in un momento di forte instabilità geopolitica: la Sardegna, allora sotto il dominio della Corona d’Aragona prima e spagnola poi, era soggetta alle continue incursioni dei pirati barbareschi provenienti dal Nord Africa. Per contrastare queste minacce, si progettò una rete di torri di avvistamento, difesa e comunicazione, realizzate in pietra locale e posizionate in punti strategici, spesso su promontori o lungo le foci dei fiumi.

La loro funzione era duplice: avvistare per tempo le navi nemiche e trasmettere segnali alle postazioni vicine, tramite fuochi o fumo, creando un sistema di allarme rapido lungo tutto il perimetro costiero. Alcune torri erano presidiate da soldati e artiglieri, altre fungevano solo da punto di osservazione.

Torre del Prezzemolo, Sardegna

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La Torre del Prezzemolo, antica torre costiera in Sardegna

Le 8 Vie del Cammino delle 100 Torri

Il Cammino delle 100 Torri è suddiviso in otto itinerari principali, che corrispondono a porzioni di costa e permettono di affrontare il trekking anche in maniera parziale, scegliendo in base a tempo, stagioni e difficoltà. Ogni via attraversa ambienti diversi e conserva caratteri distintivi per geologia, storia e cultura.

Via degli Angeli (Cagliari – Villasimius) – 62,4 km

Questa via prende il nome dal Golfo degli Angeli, il tratto di costa meridionale che separa la città di Cagliari dalle prime scogliere del Sarrabus. Il cammino si snoda tra promontori panoramici, saline e stagni popolati da fenicotteri, spiagge urbane come il Poetto e angoli più selvaggi come Cala Regina e Capo Boi. È una sezione ricca di storia e facilmente accessibile, ideale anche per chi muove i primi passi sul Cammino.

Via Sarcapos (Villasimius – Arbatax) – 143,1 km

La Via Sarcapos attraversa il Sarrabus e la costa sud-orientale della Sardegna, un susseguirsi di spiagge incontaminate, pinete, scogliere e torri costiere ancora ben conservate. Muravera, Villaputzu, Capo Ferrato e il promontorio di Monte Ferru sono solo alcune delle tappe che scandiscono questo lungo tratto. Il cammino regala paesaggi mediterranei autentici e una forte impronta storica, tra resti fenici, torri aragonesi e borghi antichi.

Via dell’Ogliastra (Arbatax – Budoni) – 144,9 km

Una delle sezioni più spettacolari e tecnicamente impegnative del Cammino. La Via dell’Ogliastra si snoda lungo un tratto di costa frastagliata e montuosa, tra il Golfo di Orosei e le falesie calcaree del Supramonte. Cala Luna, Cala Goloritzé, Pedra Longa: nomi che evocano paesaggi leggendari. Le torri sono poche, ma la bellezza selvaggia e il silenzio di questo territorio bastano a renderla indimenticabile.

Via Gallura (Budoni – Castelsardo) – 240,4 km

Dalla costa orientale verso il nord dell’isola, la Via Gallura accompagna il viaggiatore tra formazioni granitiche, pinete, cale nascoste e acque turchesi. Si attraversano località famose come San Teodoro, Santa Teresa Gallura, Palau e Castelsardo, tra spiagge caraibiche, borghi fortificati e arcipelaghi spettacolari. Le torri in questa zona sono meno frequenti, ma ogni tratto regala scenari da cartolina.

Via Catalana (Castelsardo – Bosa) – 268 km

La Via Catalana prende il nome dalla forte influenza catalana presente soprattutto ad Alghero, città di lingua e cultura unica in Sardegna. Questo itinerario attraversa il nord-ovest dell’isola, tra scogliere battute dal maestrale, promontori arditi e torri in pietra che dominano il mare. È una sezione ricca di contrasti: dal turismo di massa alle calette solitarie, dai bastioni medievali alle spiagge rosate di Bosa Marina.

Via dei Giganti (Bosa Marina – Torre dei Corsari) – 166,7 km

Un tratto spettacolare della costa occidentale, dove natura e archeologia si fondono in un paesaggio primitivo. Il nome richiama i celebri Giganti di Mont’e Prama, simbolo dell’identità nuragica sarda. Il percorso tocca borghi storici come Bosa, dune dorate, tratti rocciosi e spiagge remote, attraversando aree dove ancora oggi si respirano le atmosfere arcaiche dell’isola. Le torri dominano scogliere maestose e insenature battute dal vento. È una via ideale per chi cerca solitudine, silenzio e una Sardegna autentica.

Via delle Miniere (Torre dei Corsari – Portoscuso) – 94,2 km

Camminare lungo la Via delle Miniere è un viaggio tra i resti della Sardegna industriale e un paesaggio costiero di rara potenza. Si attraversano siti storici come Ingurtosu, Montevecchio e Buggerru, fino alle spettacolari falesie di Masua. Le torri si alternano ai resti delle miniere abbandonate, regalando un contrasto affascinante tra archeologia industriale e natura selvaggia. È una via che parla di fatica e riscatto, tra saline, faraglioni, miniere a cielo aperto e tracciati solitari con vista sul mare.

Via del Martirio (Portoscuso – Cagliari) – 205,7 km

Ultima e più simbolica delle otto vie, collega Portoscuso a Cagliari attraversando i luoghi legati al martirio di Sant’Antioco e Sant’Efisio, patroni della Sardegna. Il percorso si snoda tra antiche tonnare, miniere dismesse, promontori rocciosi e spiagge iconiche come Porto Pino, Tuerredda e Chia. Si toccano siti archeologici importanti come Nora e Bithia, tra resti punici e romani. La via termina nel cuore di Cagliari, dove il cammino si chiude nel segno della spiritualità e della memoria.

Piscinas, Sardegna

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La spiaggia dorata di Piscinas

Le torri che non puoi perderti

Se il cuore del Cammino delle 100 Torri batte nei suoi paesaggi e nei suoi sentieri, le vere protagoniste sono loro: le antiche torri costiere che punteggiano l’intero periplo dell’isola. Ecco alcune delle migliori:

  • Torre di Longonsardo (Santa Teresa Gallura): imponente e scenografica, domina le Bocche di Bonifacio con una vista mozzafiato sul nord della Sardegna.
  • Torre di Chia (Domus de Maria): sorge su un promontorio panoramico, affacciato sulle spiagge bianche e le dune di Campana, nel cuore del Sud-Ovest sardo.
  • Torre della Pelosa (Stintino): su un isolotto di fronte alla celebre spiaggia della Pelosa, è tra le più iconiche e fotografate dell’intero cammino.
  • Torre di Porto Paglia (Gonnesa): circondata da dune dorate e acque smeraldine, si trova in un’area ricca di storia legata alla pesca del tonno.
  • Torre Salinas (Muravera): immersa tra stagni e saline popolate da fenicotteri rosa, è una tappa perfetta per chi ama natura e fotografia.
  • Torre di San Giovanni di Sinis (Cabras): nei pressi degli scavi di Tharros e della spiaggia di Is Arutas, unisce valore storico e paesaggi spettacolari.
  • Torre del Porticciolo (Alghero): adagiata su un promontorio roccioso, veglia su una baia incantevole del tratto catalano della Sardegna.
  • Torre di Capo Figari (Golfo Aranci): raggiungibile con una breve deviazione, offre uno dei panorami più emozionanti su Tavolara e l’arcipelago della Maddalena.

Come prepararsi al Cammino 100 Torri in Sardegna

Il Cammino 100 Torri è un’avventura adatta a tutti, certo, ma una buona preparazione è fondamentale prima della partenza. Le distanze tra una tappa e l’altra possono infatti essere lunghe e in alcune aree l’assenza di punti di ristoro richiede di portare con sé acqua (almeno 2 litri!) e snack proteici ed energici. È fondamentale avere un buon equipaggiamento da trekking, scarpe adatte, un cappello per proteggersi dal sole e, ovviamente, una guida o una mappa dettagliata del percorso.

Per chi desidera vivere l’esperienza con maggiore comodità, comunque, il Cammino 100 Torri dà la possibilità di organizzare il percorso con l’aiuto di guide locali o di tour operator specializzati, che offrono supporto logistico, trasporto bagagli e alloggi lungo l’itinerario scelto.

Nicola Melis, professionista del Cammino 100 Torri

Quasi 1.300 chilometri in 45 giorni di cammino, oltre 500 fotografie e 22 ore di riprese video: ecco i numeri dell’avventura di Nicola Melis, ingegnere cagliaritano di 33 anni che ha percorso il Cammino 100 Torri intorno alla Sardegna e ne è stato il pioniere.

Il progetto non stata è una semplice passeggiata a piedi da un capo all’altro dell’isola. Per realizzarla ci sono voluti tre mesi di studio e ricerca su luoghi, percorsi e servizi. Il risultato è stato infatti un percorso testato in ogni suo dettaglio, pronto per essere affrontato da pellegrini e camminatori che scelgono la Sardegna non soltanto per il mare e per le spiagge, ma anche per un viaggio tra natura e spirito.

Un’impresa non per tutti: 30-35 km al giorno, con una media di dieci ore di cammino quotidiano. In spalla solo uno zaino: “All’inizio ne portavo anche un secondo con la tenda: era troppo pesante e così l’ho lasciato per strada e ho proseguito solo con l’amaca e il sacco a pelo. Ho dimostrato che in tutta la Sardegna si può dormire su un’amacaha dichiarato Melis alla stampa.

Lo zaino conteneva cibo, accessori personali e per l’igiene e sei, otto litri d’acqua al giorno. Il viaggio gli ha consentito anche di mappare le sorgenti e le fontane lungo tutto il percorso. Ha mappato anche campeggi e luoghi dove dormire a prezzi che vanno da 5 a 25 euro a notte.

Sul sito web ufficiale Cammino100Torri si trova traccia del percorso affrontato da Melis e che descrive così:Spiagge granitiche e quarzose formate da piccoli cristalli ci accompagnano per lunghi tratti dune incontaminate guidano il viaggiatore in un viaggio fantastico. Paesaggi ancora non antropizzati lasciano il posto a fantastici scorci oramai diventati veri e propri simboli della Sardegna. Si cammina dalle strade sterrate fino a piccole carrarecce, avendo al nostro fianco sempre il mare. Lungo il cammino si incontrano le torri costiere della Sardegna, che fin dal medioevo hanno costituito il sistema difensivo, di avvistamento e di comunicazione della fascia costiera dell’isola. Le torri dominano i paesaggi più belli della costa della Sardegna rendendolo caratteristico e unico”.

Nei quasi 1.300 km di costa Nicola ha camminato su 450 km di sabbia, 140 di asfalto e il resto su sentieri sterrati. Ha toccato 100 delle 105 torri costiere di avvistamento costruite nei secoli passati come difesa dell’isola: le cinque che non ha raggiunto si trovano all’interno di servitù militari inaccessibili ai civili tra Teulada, Capo Frasca, Alghero e Quirra.

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Sentiero di San Vili: da Trento a Madonna di Campiglio

Qualcuno ha già soprannominato il Sentiero di San Vili come un “piccolo Cammino di Santiago” e non è difficile capire il perché. Questo affascinante percorso si estende per oltre 100 chilometri, collegando Madonna di Campiglio a Trento, attraverso sentieri antichi che si snodano tra la Valle dell’Adige e le Dolomiti di Brenta.

Il Sentiero di San Vili non è solo una meravigliosa escursione in montagna, ma anche un viaggio storico e spirituale, seguendo le orme di San Vigilio, patrono di Trento, che percorse questi luoghi già nel IV secolo d.C. durante la sua opera di evangelizzazione. Oggi, questo itinerario è un’attrazione imperdibile per chi ama la natura, la storia e il trekking in Trentino-Alto Adige.

Dove si trova il Sentiero di San Vili?

Il Sentiero di San Vili si snoda tra Trento e Madonna di Campiglio, attraversando paesaggi mozzafiato che spaziano dalle valli alpine fino alle spettacolari Dolomiti di Brenta. Questo percorso nel cuore dell’Italia permette di esplorare la natura incontaminata, con boschi fitti, laghi cristallini e vette imponenti, ma anche di immergersi nella cultura locale, passando attraverso piccoli borghi e villaggi storici che sembrano essersi fermati nel tempo.

Il cammino è suddiviso in sei tappe, con due possibili varianti: un percorso alto, più montano e impegnativo, e un percorso basso, più accessibile e vicino ai centri abitati. Il sentiero può essere percorso sia in direzione di Trento, che verso Madonna di Campiglio, proponendo a ogni viandante l’opportunità di vivere l’esperienza del cammino a proprio ritmo.

Madonna di Campiglio

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Sguardo su Madonna di Campiglio

Due percorsi: alto e basso

Il Sentiero di San Vili offre due varianti: il percorso alto e il percorso basso:

  • Percorso alto: questo itinerario è ideale per i trekker esperti, in quanto prevede dislivelli significativi e tratti più impegnativi. Il Sentiero Alto attraversa aree montuose remote, offrendo spettacolari vedute panoramiche, ma richiede una buona preparazione fisica.
  • Percorso basso: questa variante è perfetta per chi desidera vivere l’esperienza del cammino senza affrontare grandi difficoltà tecniche. Il Sentiero Basso è più accessibile e si snoda vicino ai centri abitati, offrendo comunque paesaggi meravigliosi e punti di interesse culturale.

Le sei tappe del percorso alto

Tappa 1: da Trento (Vela) a Covelo

(15 km, 850 D+, 5h)

Dal quartiere Vela, poco fuori Trento, il sentiero si addentra nei boschi del versante occidentale del Monte Bondone. Il primo tratto regala ampie vedute sulla Valle dell’Adige e sulla città, con il profilo della Cattedrale di San Vigilio visibile in lontananza.

Si raggiungono poi i suggestivi Laghi di Lamar, immersi in una fitta vegetazione e meta di sosta ideale. Poco oltre si trovano il Lago Santo e le rovine dell’antico Castello di Lamar. L’arrivo a Covelo, borgo arroccato a 930 m di quota, chiude la tappa con scorci rurali e panorami sulle Giudicarie Esteriori.

Tappa 2: da Covelo a Moline (San Lorenzo in Banale)

(14 km, 620 D+, 5h30)

Si prosegue tra radure e boschi attraversando i villaggi di Monte Terlago e Ranzo, caratterizzati da case in pietra e chiesette montane. Il momento più suggestivo è l’attraversamento delle Gole del Sarca, un canyon scavato dal fiume tra pareti verticali, raggiungibile grazie a un ponte sospeso.

Salendo si entra nel territorio del Parco Naturale Adamello Brenta. L’arrivo a Moline, frazione di San Lorenzo in Banale (uno dei “Borghi più belli d’Italia”), regala un tuffo nella vita contadina alpina, tra masi antichi e piccoli orti di montagna.

Tappa 3: da Moline a Irone

(10 km, 480 D+, 4h30)

La tappa conduce al villaggio fantasma di Irone, gioiello nascosto della memoria trentina. Il sentiero passa accanto a boschi di larice e castagno, attraversando antichi pascoli e resti di muretti a secco.

Irone fu un tempo abitato ma fu abbandonato dopo la peste del 1630: oggi è un luogo sospeso nel tempo, con ruderi in pietra, silenzio assoluto e una piccola chiesetta restaurata che ne custodisce la storia. La tappa è breve ma intensa dal punto di vista emotivo, immersa in un paesaggio che invita alla riflessione.

Tappa 4: da Irone a Passo Daone

(12 km, 820 D+, 5h30)

Questa è una delle tappe più impegnative. Si sale verso Passo Daone, valico alpino situato a 1.300 metri. Il percorso attraversa foreste di abete rosso, radure popolate da fauna selvatica e tratti di crinale con viste spettacolari sulla Val Rendena e sulle cime del Brenta.

Lungo il percorso si incontrano malghe in pietra, segni della pastorizia alpina, e alcuni tratti pavimentati con antiche selciature medievali. Il passo è un balcone naturale sulle valli circostanti e spesso frequentato da escursionisti e ciclisti.

Tappa 5: da Passo Daone a Pinzolo

(14 km, 300 D-, 5h)

Dal Passo Daone il sentiero scende lungo la pittoresca Val Rendena, tra boschi, prati falciati e nuclei rurali come Casarole e Fisto. Attraversato il Ponte di Vigo, si risale lievemente fino alla Pieve di San Vigilio a Pinzolo, monumento simbolo del cammino.

La chiesa, edificata nel luogo del presunto martirio del Santo, conserva affreschi del ciclo della Danza Macabra, splendida testimonianza dell’arte gotica alpina. Il paese di Pinzolo, vivace e ben attrezzato, offre numerose possibilità di ristoro e pernottamento.

Tappa 6: da Pinzolo a Madonna di Campiglio

(16 km, 650 D+, 6h)

Ultima tappa, immersa in un ambiente alpino da cartolina. Il sentiero sale tra boschi di conifere, attraversa il torrente Sarca di Campiglio e regala scorci indimenticabili sulle Dolomiti di Brenta. Si raggiungono piccoli alpeggi e malghe attive, dove è possibile degustare formaggi locali.

L’arrivo a Madonna di Campiglio, perla delle Alpi e storica località turistica, segna la conclusione del cammino. La chiesetta di Santa Maria Antica, con la statua dedicata a San Vigilio, è un luogo perfetto per riflettere sul cammino percorso.

Le sei tappe del percorso basso

Tappa 1: da Madonna di Campiglio a Caderzone Terme

(20 km, 60 D+, 5h30)

La prima tappa del percorso basso inizia nel centro di Madonna di Campiglio e scende dolcemente verso la Val Rendena, costeggiando il torrente Sarca.

Lungo il cammino si attraversano Sant’Antonio di Mavignola e Pinzolo, dove merita una sosta la splendida Chiesa di San Vigilio, decorata con affreschi tardo-gotici tra cui la celebre Danza Macabra. L’arrivo a Caderzone Terme, borgo termale tra i più antichi del Trentino, conclude una tappa immersa nella cultura alpina e nella quiete rurale.

Tappa 2: da Caderzone Terme a Saone

(20 km, 300 D+, 6h30)

Il cammino prosegue nella parte bassa della Val Rendena, toccando Strembo, Spiazzo (dove si trova un’altra pieve dedicata a San Vigilio), e Tione di Trento, cuore amministrativo delle Giudicarie.

L’ambiente alterna tratti boschivi a spazi coltivati, con ponti, fontane storiche e antichi mulini. La tappa si conclude a Saone, frazione immersa nel verde, da cui si godono belle vedute sulle valli circostanti.

Tappa 3: da Saone a Tavodo

(16 km, 520 D+, 5h30)

Questa tappa risale verso le Giudicarie Esteriori, passando per Bolbeno, Bleggio Superiore e la frazione di Santa Croce, famosa per la sua chiesa romanica affrescata.

Il paesaggio diventa più collinare, con campi terrazzati, castagneti e vecchie malghe ristrutturate. Si raggiunge infine Tavodo, sede della Pieve dell’Assunta, uno dei più importanti edifici religiosi dell’area.

Tappa 4: da Tavodo a Vezzano

(18 km, 300 D+, 5h30)

Il sentiero si snoda attraverso la Val d’Ambiez e la suggestiva Val Lomasona, paradiso per la biodiversità. Si toccano i paesi di San Lorenzo in Banale, uno dei Borghi più belli d’Italia, e Margone, arrampicato sul versante orientale. Si prosegue poi lungo la strada romana di Castel Terlago, fino a Vezzano, antico borgo vinicolo della Valle dei Laghi.

Tappa 5: da Vezzano a Sopramonte

(12 km, 400 D+, 4h30)

Tra campi coltivati, vigneti e piccole aziende agricole, si costeggiano i laghi di Santa Massenza e Toblino, con l’omonimo castello affacciato sull’acqua. Il paesaggio qui è dolce e collinare, ricco di testimonianze rurali e architettura popolare. Salendo a Sopramonte, si entra nel territorio urbano di Trento, ma ancora immersi nel verde.

Tappa 6: da Sopramonte a Trento

(8 km, 100 D-, 2h30)

Ultimo tratto breve ma ricco di significato. Il sentiero scende verso il sobborgo di Vela e quindi al centro storico di Trento, dove il cammino si conclude davanti alla Cattedrale di San Vigilio, luogo simbolico e spirituale del percorso. L’arrivo nella piazza del Duomo, dopo giorni di cammino, chiude l’esperienza con una forte carica emotiva.

La storia di San Vigilio e il significato del sentiero

San Vigilio, da cui prende il nome il sentiero, è una figura centrale nella storia del Trentino-Alto Adige. Vescovo di Trento nel IV secolo d.C., San Vigilio dedicò la sua vita all’evangelizzazione delle popolazioni montane, percorrendo i sentieri della regione per diffondere il cristianesimo. Secondo la tradizione, il percorso attuale del Sentiero di San Vili segue i passi del Santo durante i suoi spostamenti tra le valli trentine.

Il cammino fu inaugurato nel 1988 dalla Società Alpinisti Tridentini (S.A.T.) e, sebbene non sia nato con un’intenzione religiosa, molti lo considerano un cammino spirituale grazie al legame con la figura del santo. Le numerose chiese e cappelle dedicate a San Vigilio sparse lungo il tragitto, tra cui la splendida Cattedrale di Trento, testimoniano la profonda devozione popolare.

Come raggiungere il Sentiero di San Vili

Il Sentiero di San Vili è facilmente raggiungibile sia da Trento che da Madonna di Campiglio. Trento è ben collegata via treno e autobus, mentre Madonna di Campiglio è servita da numerosi trasporti pubblici e servizi navetta. Se si parte da Trento, l’accesso al cammino inizia dal quartiere di Vela, a breve distanza dal centro della città.

Per chi arriva in auto, ci sono parcheggi disponibili sia a Trento che a Madonna di Campiglio, rendendo facile l’organizzazione del viaggio.

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Queste sono le isole della Croazia vicine all’Italia da non perdere

La costa della Croazia negli ultimi anni ha visto un aumento dell’affluenza turistica, soprattutto dall’Italia. Non è difficile capire il motivo, considerando che qui ci sono più di 1000 isole: certo, molte sono delle isolette selvagge e incontaminate, ma troviamo anche delle perle dove trascorrere delle vacanze perfette tra storia, cultura e naturalmente movida. Ma quali sono le isole della Croazia vicine all’Italia e come raggiungerle? Scopriamo tutto per un’estate al top, a due passi dall’Italia e in una destinazione da sogno.

Lussinpiccolo

Tra le isole della Croazia vicine all’Italia, con la possibilità di prendere il traghetto comodamente dal nostro Paese, troviamo Lussinpiccolo, che si trova sulla costa meridionale dell’isola. Lussino è tra le mete più apprezzate dove fare una vacanza in Croazia: la costa frastagliata, la possibilità di visitare le baie e persino di incontrare i delfini… potremmo forse chiedere di meglio?

Lussinpiccolo, nello specifico, si trova nella parte meridionale: con i traghetti che partono da Venezia, si può raggiungere questa parte idilliaca della Croazia, dove scoprire la storia e l’arte e lasciarsi conquistare dal porticciolo. Diverse le spiagge da non perdere: tra rocce, ghiaie, ciottoli e sabbia, consigliamo la spiaggia di Kadin, di Borik e Cikat.

Pag

Pag in Croazia, come raggiungerla

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Pag in Croazia

È difficile non innamorarsi di Pag (o Pago): siamo nelle coste nord del Mar Adriatico, e la sua bellezza naturale è ormai rinomata in tutto il mondo, ma non solo. Una volta preso il traghetto, ci attende una meta in cui trascorrere delle meravigliose giornate al mare e al contempo senza annoiarci di notte, vista la presenza di discoteche e club. Qui inoltre vengono organizzati molti festival musicali.

Oltre alla movida, in realtà c’è molto di più: tra spiagge di sassi e ghiaia, dall’identità quasi selvatica, è impossibile non lasciarsi affascinare da Ručica e Beritnica, o magari Šimunj e Čista. Ci sono dei tratti di costa più turistici, come per esempio la spiaggia di Planjka a Stara Novalja. Per i giovani, il punto di riferimento è invece la spiaggia di Zrće Beach. E per chi alla movida preferisce il contatto con la natura, l’idea di viaggio perfetta è fare trekking per le saline di Pag, che si estendono per circa 5 km. Il traghetto parte da Ancona e Pesaro, ma anche dal Nord Italia.

Isole Brioni

Una volta raggiunto Fasana, paese che si trova sulla costa istriana, possiamo raggiungere facilmente le Isole Brioni in appena 15 minuti di navigazione. La prima cosa da sapere: siamo di fronte a un arcipelago che si compone di 14 isole e vari isolotti. Viene descritto come un paradiso in terra, non solo per la bellezza delle sue spiagge ma anche e soprattutto per la biodiversità.

Oggi le Isole Brioni sono un parco nazionale protetto, dove poter scoprire una parte importante di storia tra antichi insediamenti veneziani e rovine romane. Non mancano le calette nascoste, così come le spiagge di sabbia dorata e acque chiarissime: una delle più famose della zona è Saluga Beach, mentre Zitna Beach è apprezzata non solo per il mare turchese, ma anche per immergersi a contatto con la natura incontaminata. Estremamente particolare è invece Verige Bay, un litorale dove sono presenti i resti di un’antica villa romana.

Rab (Arbe)

Isole Croazia

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Rab in Croazia

In italiano la conosciamo come Arbe: l’isola di Rab si raggiunge con il traghetto da Stinica (appena 15 minuti), o da Valbiska, da cui invece dista un po’ di più, e il traghetto dura 80 minuti. Dall’Italia, in alternativa, possiamo partire in traghetto da Cesenatico, ma l’itinerario è settimanale.

Ci vuole un po’ di più rispetto alle altre mete, ne vale la pena? Assolutamente sì. È famosa per essere “l’isola felice”: è vero che la maggior parte delle isole della Croazia sono meravigliose, ma Rab ha tutto, dalla storia alla cultura, fino all’arte, così come una fitta rete di sentieri che possiamo esplorare sia a piedi che in bici. Il suo patrimonio artistico e culturale è tra i più importanti in Croazia, e passeggiare per le vie del suo centro è un’autentica meraviglia, magari assaggiando la torta di Rab, tipica del territorio.

Veglia (Krk)

Veglia (Krk) in Croazia

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Le spiagge di Veglia (Krk) in Croazia

Possiamo organizzare il nostro viaggio nell’isola di Veglia (Krk) prendendo il traghetto da Fiume (da raggiungere in auto o in bus, a scelta: è una zona ben servita). E se Rab è l’Isola Felice, Veglia è l’Isola d’Oro insula aurea della Croazia. Diversi i motivi per cui è conosciuta con questo soprannome: non solo per la posizione geografica, ma anche per il patrimonio culturale.

Al di là della bellezza delle spiagge e della possibilità di fare un tuffo dove il mare è più blu, qui c’è l’opportunità di arricchire l’itinerario alla scoperta dei paesaggi e della storia. Prepariamoci a passeggiare per le sue vie, ma non solo: vengono organizzate diverse attività, come la possibilità di scoprire il sottosuolo visitando la grotta Biserujka, o magari prendere una barca per andare all’isola monastero di Košljun. Consigliamo di non perdere una visita guidata privata con una guida locale, per scoprire tutte le chicche e gli angoli nascosti di questa magnifica isola che, tra l’altro, mette a disposizione tante spiagge nascoste da raggiungere proprio in barca. L’appuntamento imperdibile? L’8, il 9 e il 19 agosto si tengono i tradizionali festeggiamenti per San Lorenzo, tra giochi medievali e spettacoli pirotecnici.

Vis

Non ci sono traghetti diretti in partenza dall’Italia, ma da Ancona si parte per Spalato, e poi si prende il traghetto per Vis… e, sì, ora conosciamo la cosiddetta Isola dei Sogni. Qui troviamo davvero tutto quello che possiamo sognare per le nostre vacanze in estate: il mare è meraviglioso, non mancano attività rilassanti e la possibilità di strutturare un itinerario andando alla scoperta della sua storia. Estremamente particolare il centro antico dell’isola, che si trova proprio a nord-est: è una cittadina assolutamente tranquilla che si può visitare a piedi, e dove fermarsi tra la chiesa di Gospa od Spilica, in stile veneziano, e il Museo Archeologico.

Uno dei punti più famosi dell’isola è la Grotta Azzurra, al largo della costa meridionale. L’orario migliore per visitare questo luogo è tra le 11 e le 12 del mattino: i riflessi del sole creano una sorta di luce azzurra che viene descritta quasi come misteriosa e soprannaturale. Komiža è invece l’antico villaggio di pescatori.

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Il segreto di Dracula a Napoli: forse è sepolto qui

Nel cuore di Napoli, tra le antiche pietre del complesso monumentale di Santa Maria la Nova, si nasconde forse uno dei segreti più affascinanti d’Europa: la possibile sepoltura del vero Dracula.

Secondo nuove ricerche storiche e la recente decifrazione di un’enigmatica iscrizione, le spoglie del Principe Vlad III di Valacchia, passato alla leggenda come l’impalatore, potrebbero trovarsi proprio nella città partenopea, dando una svolta sorprendente a uno dei misteri più inquietanti della storia medievale.

Vlad l’Impalatore: tra storia e leggenda

Vlad III di Valacchia, nato nel 1431 e morto nel 1477, è ricordato come un sovrano crudele ma anche determinato difensore del proprio regno contro l’avanzata ottomana. Il suo soprannome, “l’impalatore“, deriva dal metodo brutale con cui puniva i suoi nemici.

Ma è stato poi lo scrittore irlandese Bram Stoker, nel 1897, a trasformarlo nel celebre Conte Dracula, simbolo immortale dell’orrore gotico, a cui si ispirò per il suo famoso romanzo.

Nonostante la fama, il luogo esatto della sua sepoltura è sempre rimasto un mistero. Alcune teorie lo volevano morto in battaglia e sepolto in patria, ma da oltre un decennio una teoria alternativa ha preso piede: Dracula potrebbe essere stato sepolto a Napoli.

La tomba nella cappella Turbolo e la misteriosa iscrizione

Nel 2014, alcuni studiosi italiani, con il supporto di esperti dell’Università di Tallinn, hanno ipotizzato che le spoglie di Vlad III si trovino nella cappella Turbolo, all’interno del complesso monumentale angioino-aragonese di Santa Maria la Nova a Napoli. La tomba in questione presenta decorazioni singolari, tra cui un drago e simboli di origine egizia, elementi inusuali per una sepoltura rinascimentale napoletana.

Il vero colpo di scena arriva poi quest’anno nel 2025, quando una misteriosa iscrizione funeraria, forse risalente intorno al Cinquecento, incisa proprio su quella tomba, viene finalmente decifrata. Secondo quanto riportato dal direttore del complesso, professor Giuseppe Reale, si tratterebbe di un elogio funebre dedicato proprio a Vlad l’impalatore. Questa scoperta potrebbe confermare definitivamente la presenza del Principe di Valacchia a Napoli.

Maria Balsa: la figlia che salvò Dracula

Uno degli aspetti più suggestivi della teoria è il ruolo di Maria Balsa, presunta figlia di Vlad III. Secondo la ricostruzione degli studiosi, la giovane sarebbe stata adottata da una nobile famiglia napoletana mentre il conte sarebbe stato fatto prigioniero dai turchi. In seguito Maria Balsa avrebbe riscattato il padre, tenuto prigioniero, e lo avrebbe condotto con sé a Napoli.

Alla morte del padre, Maria lo avrebbe fatto seppellire nella tomba del suo suocero, Matteo Ferrillo, situata proprio nella cappella Turbolo. Un legame familiare che giustificherebbe la presenza di Vlad in un luogo tanto lontano dalla sua patria natia.

Una scoperta che cambia (forse) la storia

Se confermata, la sepoltura di Dracula a Napoli riscriverebbe non solo la storia del personaggio, ma anche il legame tra l’Italia e l’Europa orientale nel tardo Medioevo. Il sito di Santa Maria la Nova, già ricco di storia, diventerebbe un punto di riferimento per appassionati di storia, turisti e studiosi di tutto il mondo.

Il mistero è ancora aperto, ma gli indizi sembrano convergere verso una verità straordinaria: Dracula potrebbe davvero riposare sotto il sole di Napoli, ben lontano dalle nebbie dei Carpazi.

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Peyto, il lago a forma di lupo che brilla d’azzurro glaciale

Tra i fantastici gioielli naturali del Canada, nel cuore delle maestose Montagne Rocciose, si nasconde una meraviglia dal fascino selvaggio e incontaminato: il Lago Peyto, alimentato dai ghiacciai. Questo bacino glaciale, famoso per la sua forma che ricorda la testa di un lupo e per le sue acque dal colore turchese brillante, attira ogni anno migliaia di visitatori, turisti e fotografi da tutto il mondo.

Situato nel Parco Nazionale di Banff (il primo parco canadese istituito nel 1885), in Alberta, rappresenta uno dei paesaggi più iconici e spettacolari del Nord America. Chi lo visita ne resta incantato, non solo per la sua bellezza, ma anche per l’atmosfera di silenzio e solennità che avvolge l’intera area naturale.

Dove si trova il Lago Peyto: un angolo di paradiso tra le vette canadesi

Il Lago Peyto si trova lungo la celebre Icefields Parkway – Highway 93 – considerata una delle strade panoramiche più suggestive al mondo, a circa 40 chilometri a nord del noto Lago Louise. Immerso nella catena montuosa Waputik, a circa 1880 metri di altezza, questo lago glaciale è circondato da alte vette, foreste alpine e ghiacciai secolari.

Deve il suo nome a Bill Peyto, una delle prime guide escursionistiche e cacciatori di pellicce della zona di Banff, figura leggendaria della storia canadese. La sua posizione remota e sopraelevata regala viste mozzafiato e un senso di immersione totale nella natura più autentica, rendendolo una tappa imperdibile per ogni viaggiatore.

Il colore e la forma: un lupo scolpito nell’acqua

Ciò che rende davvero unico il Lago Peyto è il colore straordinario delle sue acque, che variano tra il turchese e l’azzurro glaciale a seconda della luce e della stagione. Questo fenomeno è causato dalla presenza delle polveri rocciose, finissime particelle minerali trasportate dai ghiacciai, che rifrangono la luce solare creando tonalità quasi irreali.

Osservato dall’alto, il lago assume una forma sorprendentemente simile alla sagoma di un lupo col muso e le orecchie dritte, un dettaglio che ha ispirato racconti e interpretazioni artistiche.

Punto panoramico Bow Summit

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Punto panoramico a Bow Summit

Il punto panoramico Peyto Lake Viewpoint a Bow Summit, facilmente raggiungibile con un breve sentiero asfaltato offre la vista migliore per cogliere questa straordinaria somiglianza. Da qui si può godere del paesaggio a 360°: cime innevate, valli, boschi e ovviamente il lago. In alta stagione è consigliato giungere qui la mattina presto o nel tardo pomeriggio.

Quando visitarlo e cosa fare nei dintorni

Il momento ideale per visitare il Lago Peyto in Canada è durante l’estate, da giugno a settembre, quando le temperature sono più miti e le acque del lago mostrano tutta la loro intensità cromatica. In autunno, il paesaggio si arricchisce di colori caldi grazie ai larici che si tingono d’oro, regalando un’atmosfera ancora più suggestiva. In inverno, invece, il lago gela e il territorio intorno è coperto da una fitta coperta di neve, come nelle favole.

quando andare al Lago Peyto

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Lago Peyto ghiacciato

Oltre al famoso punto panoramico, gli escursionisti possono cimentarsi in diversi sentieri immersi nella natura selvaggia, come il Bow Summit Lookout Trail, che regala viste ancora più ampie e tranquille.

La zona è anche perfetta per gli amanti della fotografia naturalistica e del birdwatching, con la possibilità di avvistare marmotte, stambecchi, aquile e persino orsi. Inoltre, le recenti migliorie infrastrutturali hanno reso l’area più accessibile anche per chi ha mobilità ridotta, rendendo l’esperienza ancora più inclusiva e appagante per tutti.