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Cosa vedere a Cordoba in un giorno: alla scoperta della città dei fiori dal fascino moresco

Cordoba, la città dei fiori dal fascino moresco, rappresenta una delle mete più belle da visitare durante un viaggio in Andalusia. Seppur la vicinanza con le più gettonate Siviglia, Malaga e Granada l’abbia relegata per molto tempo a breve sosta di passaggio, oggi sta attirando sempre più l’attenzione su di sé grazie alla sua storia affascinante e ad architetture suggestive, uniche nel loro genere.

Questa meravigliosa città, con le sue case imbiancate a calce, le antiche cattedrali e i cortili che profumano di fiori d’arancio, è famosa soprattutto per il suo festival annuale chiamato la Fiesta de los Patios. Nel mese di maggio, i cortili delle case (patios) vengono decorati con grandiose esposizioni floreali e aperti al pubblico per competere e aggiudicarsi il primo premio.

Tuttavia, è una città che può essere visitata tutto l’anno perché ci sono molte altre cose fantastiche da fare e da vedere. Qui tutti i nostri consigli su cosa vedere a Cordoba in un giorno!

Tappa 1: la Mezquita, la moschea-cattedrale Patrimonio UNESCO

Visitare la Mezquita di mattina come vostra prima tappa è un’ottima idea, sia per evitare il caldo eccessivo che per anticipare l’arrivo della maggior parte dei visitatori. In più, in questo modo avrete tutto il tempo necessario per esplorare l’edificio con calma ammirandone ogni splendido dettaglio: se viene considerato il monumento più amato della Spagna c’è sicuramente una ragione.

Ora una cattedrale, in realtà questo sito religioso rappresenta una delle eredità più belle risalenti al periodo in cui la città fu governata, per oltre 500 anni, dai musulmani. Fu durante il periodo della Reconquista (XIII secolo), che la moschea fu convertita in cattedrale. È un monumento unico che unisce due delle principali religioni del mondo, Patrimonio UNESCO dal 1984: scopritelo passeggiando tra le colonne di marmo e granito all’interno, uniche con il loro binomio rosso e bianco, e tra gli aranci, le palme e i cipressi del Patio de Naranjos.

Interni della Mezquita a Cordoba

Fonte: iStock

Gli interni della Mezquita a Cordoba

Tappa 2: Puerta del Puente e Puente Romano

Una volta usciti dalla Mezquita, continuate la vostra scoperta di Cordoba tra i luoghi simbolici del suo centro storico. Il primo è una porta rinascimentale risalente al XVI secolo, il cui nome significa “Porta del Ponte”, perché conduce al secondo luogo simbolo: il Puente Romano, ossia il Ponte Romano. Risalente al I secolo e ricostruito più volte nel corso dei secoli, è stato usato anche come location nella quinta stagione de Il Trono di Spade.

Se volete ammirarlo immerso in un’atmosfera davvero suggestiva, con le sue 16 splendide arcate che attraversano il Rio Guadalquivir, vi consigliamo di tornarci a fine giornata, all’ora del tramonto, aspettando che la sera cali sulla città e tutto si illumini creando uno scenario particolarmente romantico.

Tappa 3: il quartiere ebraico, il più suggestivo della città

Dopo pranzo, raggiungete uno dei quartieri più belli della città: quello ebraico. È un vero piacere camminare tra le sue vie perché, nel corso del tempo, ha mantenuto intatta la sua estetica tradizionale tra strade acciottolate, case imbiancate a calce, statue e archi. Da qui potete raggiungere facilmente anche Calleja de Los Flores, probabilmente una delle vie più famose e fotografate della città!

Qui troverete le classiche casette bianche decorate con tanti vasi fioriti e i famosi cortili che, ogni anno, partecipano alla competizione. Molti di questi patios sono visitabili gratuitamente: vi basterà consultare gli orari forniti dall’ufficio del turismo. Se volete fotografare quelli più spettacolari, raggiungete Calle San Basilio, nel popolare quartiere di Alcázar Viejo.

Patios tipico di Cordoba

Fonte: iStock

Uno dei patios tipici di Cordoba

Tappa 4: Palacio de Viana, il magico palazzo dei giardini

Cordoba è sinonimo di giardini e, se non ne avete visti abbastanza durante la vostra passeggiata nel centro storico, potreste entrare nel famoso Palacio de Viana. Passeggiate tra i 12 cortili del palazzo, seguendo il percorso circolare segnalato, tra splendide colonne, alberi d’arancio e un’architettura regale.

Durante la vostra visita, noterete una vasta gamma di stili architettonici: questo perché il palazzo fu costruito centinaia di anni fa e, con il mutare dei tempi, cambiò anche l’architettura, creando questo fantastico crogiolo di stili. All’interno del palazzo, invece, potrete ammirare dipinti, arazzi e ceramiche.

Cosa vedere nei dintorni di Cordoba

Uno dei luoghi più belli da vedere nei dintorni di Cordoba è il Parque Natural Sierras Subbéticas, 320 chilometri di colline calcaree ricoperte di vegetazione e disseminate di grotte, sorgenti e corsi d’acqua. Qui potrete fare diverse escursioni a piedi, raggiungendo anche la vetta La Tiñosa, alta 1570 metri, oppure visitare i caratteristici centri abitati di Zuheros e Priego de Córdoba.

Se volete provare un po’ di adrenalina, invece, prenotate l’escursione al Caminito del Rey: un tempo considerata tra le più pericolose al mondo, oggi è un’esperienza resa sicura da barriere di sicurezza e caschi. Qui, camminando lungo apposite passerelle, godrete di una vista mozzafiato sul canyon, sui laghi e sui paesaggi circostanti.

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Un giorno a Pilsen, cosa vedere mentre si va a spasso per le vie del centro (e non solo)

Il nome Pilsen può sembrare familiare a molti, soprattutto a coloro che amano bere bene: è la città in cui è nata e si produce la birra eponima, una località dal carattere autentico, vibrante e sorprendentemente sottovalutata. Il luogo in cui, nell’ormai lontano 1842, venne al mondo questa gustosa bevanda che ha cambiato per sempre il mondo della birra. Ma Pilsen non è solo luppolo e malto: è un mix perfetto di architettura gotica, street art, locali alternativi e storia industriale. Scopriamo insieme cosa vedere in città in un giorno.

Dove si trova e come arrivare a Pilsen

Pilsen, il cui nome in ceco è Plzeň, sorge nella parte occidentale della Repubblica Ceca, a circa 90 km a sud-ovest di Praga. È la quarta città più grande del Paese ed è capoluogo della regione omonima. Arrivarci, per fortuna, è piuttosto semplice:

  • In treno: da Praga ci sono collegamenti frequenti dalla stazione centrale (Praha hlavní nádraží). Il viaggio dura circa 1 ora e trenta minuti e i prezzi sono piuttosto economici rispetto agli standard italiani:
  • In autobus: diverse compagnie operano la tratta (sempre da Praga). La durata del viaggio è simile al treno, mentre i costi spesso ancora più bassi;
  • In auto: si raggiunge in circa 1 ora tramite l’autostrada D5 (direzione Germania).

Cosa vedere a Pilsen in una mattinata

Passeggiando tra le ampie piazze, torri gotiche e spazi industriali riconvertiti, non si può che rimanere sorpresi: la città sfoggia un mix unico di storia, cultura e atmosfere autentiche. In un solo giorno è davvero possibile immergersi nell’essenza di una località che ha saputo reinventarsi senza perdere il suo carattere, regalando sorprese in ogni angolo.

Piazza della Repubblica (Náměstí Republiky)

La mattinata può iniziare dalla sontuosa Piazza della Repubblica, cuore pulsante della città e una delle più grandi e scenografiche della Repubblica Ceca. Si distingue per essere ampia e ariosa, ma anche perché abbracciata da edifici antichi che raccontano secoli di storia, dal Medioevo al Rinascimento fino all’epoca barocca.

Le sue dimensioni sono davvero generose – si estende su quasi 11.000 metri quadrati – e le permettono di essere quasi costantemente illuminata, condizione rara per una città con radici medievali.  Intorno alla piazza si trovano strutture che risalgono al XV e XVI secolo, alcune delle quali adornate successivamente con affreschi e stucchi barocchi. In passato ospitavano nobili famiglie, mercanti prosperi e botteghe artigiane, mentre oggi sono la sede di negozi, caffè e ristoranti.

Il nostro consiglio è di prendervi del tempo per ammirare le colorate facciate dei palazzi, in modo da riuscire a rendervi conto quanto questa città abbia saputo conservare la sua anima medievale, pur adattandola alle esigenze moderne. Piazza della Repubblica, tra le altre cose, è un luogo di eventi culturali, mercati tradizionali e festival durante tutto l’anno.

Cattedrale di San Bartolomeo (Katedrála svatého Bartoloměje)

Uno degli edifici più degni di nota di Piazza della Repubblica è la Cattedrale di San Bartolomeo, vero e proprio gioiello architettonico e, contemporaneamente, una delle chiese gotiche più imponenti della Repubblica Ceca. La sue origini risalgono al XIII secolo, mentre la struttura attuale si consolidò solo tra il XIV e il XV secolo, diventando un simbolo di potere e fede per la città.

L’elemento più spettacolare dell’edificio religioso è la sua torre campanaria, che con ben 102,6 metri è la più alta del Paese e una delle più slanciate d’Europa. Sì, si può salire sulla sua cima, ma bisogna dotarsi di un po’ di fiato e pazienza perché ci sono circa 300 gradini da fare. Non una passeggiata, quindi, ma ciò che vi possiamo assicurare è che la fatica viene ampiamente ricompensata con la presenza di una terrazza panoramica da cui approfittare di una vista a 360 gradi, che spazia dall’affascinante centro storico fino alla campagna circostante, le colline dei Balcani e, nelle giornate più limpide, persino le cime delle Alpi.

All’interno la cattedrale colpisce per le sue proporzioni imponenti e la luce che filtra attraverso le vetrate colorate, creando un’atmosfera quasi mistica. Le navate, le cappelle laterali decorate e gli altari barocchi raccontano la storia religiosa e artistica della città. Di particolare interesse è anche l’organo a canne, uno dei più grandi della Repubblica Ceca.

Tre fontane dorate (Tři zlaté fontány)

Tra i punti di interesse più suggestivi della ci sono anche le Tre fontane dorate, le quali rappresentano un perfetto esempio di come tradizione e modernità possano convivere in modo armonioso. Realizzate nel 2010 dall’artista ceco Ondřej Císler, vantano uno stile contemporaneo e soggetti piuttosto insoliti: un angelo, un cammello e un levriero. Tre animali che, a essere del tutto onesti, non sono casuali, in quanto il loro significato è storico e simbolico, profondo e derivato dallo stemma cittadino di Pilsen, risalente al XIII secolo.

L’angelo simboleggia la protezione divina sulla città, mentre il cammello rappresenta il commercio e i mercanti che, nel Medioevo, portarono ricchezza e sviluppo economico, richiamando le antiche rotte commerciali e l’apertura di Pilsen al mondo. Il levriero, dal canto suo, è simbolo di nobiltà, agilità e fedeltà, qualità apprezzate e diffuse nella società medievale locale.

Le fontane sono realizzate in bronzo dorato e si ergono su piedistalli che catturano la luce del sole, creando giochi di riflessi e un effetto quasi magico nel cuore della piazza. L’acqua zampilla dalle bocche degli animali, attirando l’attenzione di passanti e visitatori. Nel corso del tempo, le Tre fontane dorate si sono anche trasformate in un punto di ritrovo popolare e oggi rappresentano un piccolo capolavoro che fonde arte, storia e vita quotidiana.

Tre fontane dorate, Pilsen

Fonte: iStock

Una delle Tre fontane dorate

Grande Sinagoga di Pilsen (Velká synagoga)

Dalla piazza vale la pena camminare per qualche minuto e raggiungere la Grande Sinagoga di Pilsen, uno dei monumenti più sorprendenti in assoluto. Questa sinagoga, infatti, non è solo un importante luogo di culto e memoria, ma anche un capolavoro architettonico unico nel suo genere.

È la più grande della Repubblica Ceca, la seconda in Europa (dopo quella di Budapest) e la terza più estesa del mondo. Parliamo perciò di un qualcosa di mastodontico, dimensioni scelte e volute per testimoniare la rilevanza e la prosperità della comunità ebraica di Pilsen alla fine del XIX secolo.

Costruita tra il 1888 e il 1893, si presenta come un mix affascinante di stili: principalmente moresco con elementi neoromanici e neogotici. Le due torri gemelle sulla facciata e la grande cupola centrale catturano subito l’attenzione. L’uso di mattoni rossi, decorazioni geometriche e arabeschi ricorda le architetture nordafricane e mediorientali, rendendola visivamente diversa da qualsiasi altro edificio della città.

L’interno è quasi una contraddizione, perché è maestoso e al tempo stesso raccolto. Ci sono archi ogivali, colonne ornate, decorazioni dipinte e una straordinaria acustica. Al giorno d’oggi l’edificio è utilizzato regolarmente per concerti, mostre e eventi culturali, ma una visita consente certamente di poter onorare la memoria, grazie anche alle mostre permanenti e temporanee sulla vita ebraica in Boemia.

Città sotterranea di Pilsen (Plzeňské historické podzemí)

Ci vogliono circa 50 minuti per visitare la Città sotterranea di Pilsen, un’attività che consigliamo assolutamente ma che deve essere inserita con furbizia nel propio itinerario di un giorno. Un’esperienza da fare poiché si tratta di un esteso sistema di corridoi, cantine e pozzi scavati sotto il centro storico.

Parliamo quindi di un intricato labirinto di oltre 20 km di gallerie che si snodano sotto le strade della città vecchia. Scavate a partire dal XIV secolo, queste strutture venivano utilizzate per conservare birra, cibo, armi e beni preziosi, e in tempi di guerra fungevano anche da rifugi.

Solo una parte è aperta al pubblico, ma bastano circa 800 metri di percorso guidato per immergersi in un’atmosfera affascinante fatta di umidità, buio e storia medievale. Qui si ha l’opportunità di scoprire antichi pozzi per l’acqua potabile, grotte di fermentazione per la birra, strumenti e utensili del passato e ricostruzioni storiche e oggetti originali. Un piccolo consiglio: le temperature sono di circa 6-8°C durante tutto l’anno, quindi è consigliabile avere una giacca anche in estate. I biglietti sono invece acquistabili presso il Museo della Birra.

Cosa vedere a Pilsen in un pomeriggio

Se la mattina si può dedicare al passato, alla storia e a ciò che ha plasmato l’anima di Pilsen, il pomeriggio è perfetto per andare alla scoperta del suo volto più underground, della sua storia industriale e di altrettante caratteristiche che la rendono unica nel suo genere.

Museo della Birra (Pivovarské muzeum)

Dopo aver visitato i sotterranei che aiutano a comprendere meglio come vivevano i cittadini di Pilsen nel Medioevo, come conservavano cibo e birra, e come usavano il sottosuolo in tempo di guerra o pestilenze, vale la pena recarsi al Museo della Birra. Si trova all’interno di un autentico edificio del XV secolo e offre un’esperienza coinvolgente che permette di “viaggiare” tra secoli di tradizione birraria.

Tra una malteria gotica completa di pavimenti per la germinazione, forno per l’essiccazione e rulli per la lavorazione del malto, cantine medievali utilizzate per la fermentazione e la conservazione della birra, una collezione di boccali e bottiglie provenienti da tutto il mondo e molto altro ancora,  è possibile partecipare anche a delle degustazioni che includono l’assaggio di 8 birre diverse accompagnate da snack leggeri.

Birrificio Pilsner Urquell (Plzeňský Prazdroj)

Avete presenti quei luoghi che occorre visitare obbligatoriamente altrimenti non si può in nessun modo dire di esserci veramente stati? Bene, è il caso del Birrificio Pilsner Urquell, il posto in cui, nel 1842, nacque la prima birra pilsner chiara della storia. A disposizione dei viaggiatori c’è un tour guidato (anche in italiano su prenotazione o con audioguida) che, passo dopo passo, conduce dentro l’anima del birrificio, ancora oggi in attività. L’esperienza è divisa in diverse tappe:

  1. Sala di cottura storica: enormi caldaie in rame originali permettono di scoprire la combinazione tra malto chiaro, luppolo di Žatec, acqua purissima e lievito, ciò che ha dato vita a un prodotto rivoluzionario;
  2. Ghiacciaie e cantine sotterranee: labirinto di tunnel scavati nella roccia, freddi e umidi, dove la birra fermentava a basse temperature già nell’Ottocento. Qui avviene il momento clou, ovvero la degustazione direttamente da botti in legno, di birra non pastorizzata e non filtrata;
  3. Impianto moderno e imbottigliamento: con un impressionante sistema di imbottigliamento automatizzato (capace di gestire 120.000 bottiglie all’ora).

Zona DEPO2015

L’ultima tappa che vi consigliamo di fare durante una visita di un giorno a Pilsen è la zona DEPO2015, uno degli spazi più dinamici e sorprendenti della città. Nato come ex deposito di tram e autobus, è stato completamente riconvertito in occasione del titolo di Capitale Europea della Cultura 2015. Oggi è un centro culturale multifunzionale dedicato alla creatività urbana, all’innovazione e all’arte contemporanea.

L’intero complesso è decorato con murales e graffiti di artisti cechi e internazionali. Le pareti, i cortili e perfino i vecchi tram sono stati trasformati in tele urbane che cambiano nel tempo. Vi sono inoltre ospitate esposizioni su design, fotografia, sostenibilità, arte interattiva e temi sociali contemporanei, e sono anche presenti degli spazi condivisi dove creare prototipi, lavorare con stampanti 3D, legno, metallo e molto altro ancora.

Ma non è finita qui, perché durante l’anno si tengono persino festival creativi, mercati vintage, swap party, eventi gastronomici e fiere del design indipendente.

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Un biglietto, mille avventure: ora a Gardaland si arriva anche in treno

Gardaland è senza dubbio uno dei parchi di divertimento più amati dagli italiani. L’arrivo della bella stagione porta bambini, ragazzi e famiglie a trascorrere qui un giorno all’insegna del divertimento. Nasce così l’iniziativa in collaborazione con Trenord e Discovera per raggiungere il parco in treno con un unico biglietto. L’iniziativa “Direzione Gardaland” è caratterizzata da un biglietto combinato che promuove l’arrivo in treno fino a Peschiera del Garda e comprende l’accesso a Gardaland Park.

Arrivare a Gardaland in treno con un biglietto unico

Dire addio allo stress del traffico e ridurre l’impatto sull’ambiente: queste le mission che rientrano nella gamma “Gite in treno” di cui oggi fa parte anche il progetto “Direzione Gardaland”. L’obiettivo è ridurre il numero di auto, favorendo alternative di mobilità più comode ed efficienti. La collaborazione tra Trenord e Discovera fa sì che il Lago di Garda entri con più facilità negli itinerari turistici di chi vuole evitare la macchina.

Il biglietto speciale permette di raggiungere il parco dei divertimenti di Gardaland in modo diretto e senza complicazioni. La formula include il trasferimento ferroviario fino a Peschiera del Garda e l’ingresso al parco che si trova a pochi minuti.

La proposta rientra nella filosofia di Trenord e Discovera di offrire esperienze di viaggio che combinano spostamenti e intrattenimento. Oltre a Gardaland, l’offerta “Gite in treno” comprende anche itinerari che spaziano dalla navigazione sui laghi lombardi, all’esplorazione di città d’arte, fino ad attività outdoor dedicate agli amanti dell’adrenalina.

Le novità di Gardaland Park per il 2025

Chi sceglierà questa modalità di viaggio potrà scoprire le nuove attrazioni di Gardaland, che per la stagione 2025 in cui festeggia il 50° anniversario promette emozioni ancora più coinvolgenti. Una delle principali novità è “Animal Treasure Island”, un’avventura immersiva che condurrà i visitatori alla scoperta di un tesoro nascosto in uno scenario esotico.

Il parco ha rinnovato l’area “Dragon Empire” tematizzandola a pieno e legandola al mondo orientale. Lo stupore, per grandi e piccoli, non mancherà e le ambientazioni suggestive si uniscono a spettacoli dal vivo e alle immancabili attrazioni adrenaliniche. A tutto ciò si unisce un concorso intitolato “Direzione Gardaland”. L’operazione promozionale premia i viaggiatori che scelgono il treno anche nel tempo libero. Per partecipare basta registrarsi sul sito entro il 31 luglio e scoprire subito se è avvenuta la vincita di uno dei cento ingressi giornalieri a Gardaland Park comprensivi di viaggio ferroviario.

Acquistando un biglietto “Gite in treno” entro il 31 agosto sui siti ufficiali di Trenord o Discovera, si potrà partecipare anche all’estrazione finale di due soggiorni esclusivi. I fortunati si aggiudicheranno un pernottamento per due persone presso il Gardaland Resort, con ingresso al parco e visita al Gardaland SEA LIFE Aquarium.

Insomma, grazie a questa iniziativa ci si potrà godere a pieno il parco dei divertimenti evitando di rimanere imbottigliati nel traffico e di avere difficoltà con il parcheggio. Ci si muove in modo più ecosostenibile e si dice addio allo stress dell’auto, godendosi a pieno la compagnia di chi è con noi per la gita al parco dei divertimenti.

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Souvenir da Orvieto: cosa comprare in una delle più belle città dell’Umbria

Arroccata su una rupe di tufo nel cuore dell’Umbria, Orvieto è una delle città d’arte più affascinanti del centro Italia. A metà strada tra Roma e Firenze, si raggiunge facilmente anche in treno ed è una meta ideale per una gita di un giorno o un weekend lento, tra panorami collinari, vicoli medievali e capolavori architettonici come il suo celebre Duomo. La città conserva un forte legame con le tradizioni locali: i piatti della tavola, le botteghe artigiane e i prodotti del territorio ne sono testimonianza.

E allora per chi cerca un ricordo da portare a casa, passeggiando per il centro storico, ecco cosa conviene comprare a Orvieto e cosa si trova solo qui o quasi.

Ceramiche artistiche dipinte a mano

Orvieto vanta una tradizione ceramica millenaria, risalente al periodo etrusco e sviluppatasi nel Medioevo. Le botteghe del centro storico vendono piatti, brocche e mattonelle decorati a mano, spesso ispirati a motivi medievali e rinascimentali. Questi manufatti, realizzati con tecniche tramandate da generazioni, rappresentano l’espressione più autentica dell’artigianato locale.

Orvieto

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Vicoli di Orvieto

Tessuti umbri in lino e cotone

L’artigianato tessile umbro è rinomato per la produzione di tovaglie, asciugamani e runner in lino e cotone. Diversi laboratori della zona realizzano tessuti con motivi tradizionali e tecniche jacquard. Questi prodotti, eleganti e alla moda, sono degli evergreen perfetti per un souvenir o un regalo pratico e raffinato.

Il vino DOC di Orvieto

Il vino Orvieto Classico DOC è un bianco secco prodotto principalmente da uve Grechetto e Procanico. Caratterizzato da un colore giallo paglierino e un gusto fresco e leggermente amarognolo, è ideale per accompagnare antipasti e piatti di pesce. Acquistarlo direttamente nelle enoteche locali, magari dopo una degustazione, permette di chiedere consigli e scoprire anche etichette meno famose. Se non si hanno problemi per il trasporto di liquidi e bagagli fragili, una bottiglia di vino è un ottimo prodotto da portare a casa.

Olio extravergine di oliva dei Colli Orvietani

Le colline intorno a Orvieto sono note anche per la produzione di olio extravergine di oliva di alta qualità. I frantoi della zona producono oli dal gusto fruttato e equilibrato, spesso prodotti con metodi tradizionali. Le botteghe vendono confezioni regalo molto particolari, anche da regalo.

Dolci tradizionali: tozzetti e panpepato

Tra le specialità dolciarie di Orvieto spiccano i tozzetti alle nocciole e il panpepato. I tozzetti, biscotti secchi ideali da accompagnare con il vino, sono preparati con ingredienti semplici e genuini. Il panpepato, dolce natalizio a base di frutta secca, miele e spezie, è legato alle forti tradizioni locali. Regali non impegnativi o assaggi da condividere con gli ospiti al ritorno a casa.

prodotti tipici Orvieto

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Tozzetti

Prodotti alla cipolla di Cannara

La cipolla di Cannara, prodotto agroalimentare tradizionale dell’Umbria, è apprezzata per il suo sapore dolce e delicato. In zona si trovano confetture, sottoli e condimenti a base di questa cipolla, ideali per accompagnare formaggi e piatti tipici.

Composta di cipolla

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Composta di cipolla

Artigianato in legno e ferro battuto

Tornando all’artigianato, Orvieto è famosa per la lavorazione del legno e del ferro battuto. Nel caratteristico Vicolo degli Artigiani si trovano botteghe che realizzano oggetti d’arredo, lampade e utensili, combinando funzionalità e design. Questi manufatti, spesso realizzati su misura, sono un bellissimo regalo per dare un tocco unico agli ambienti di casa.

Libri e stampe su Orvieto

Le librerie e i bookshop di Orvieto propongono una selezione di pubblicazioni dedicate alla storia, all’arte e alle tradizioni della città. Guide, monografie e stampe artistiche sono utili per approfondire la conoscenza del territorio durante la visita, ma possono essere un bel ricordo culturale del viaggio.

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Cosa vedere a Monza, la splendida cittadina simbolo della Brianza

Non lontana da Milano e spesso non presa in considerazione, in realtà la città di provincia di Monza ha tanto da offrire per una gita in giornata o magari un bel pomeriggio all’insegna di arte e cultura. Sorprende con eleganza, storia nobiliare e tanto verde. A pochi chilometri dal caos meneghino, offre un mix di tante attività e luoghi da vedere: dalla maestosità di villa Reale che molti paragonano ad una piccola Versailles, all’incredibile parco senza contare il richiamo importante all’autodromo che ha fatto la storia della Formula 1.

5 cose da vedere a Monza

Monza è una città dalle molte sfaccettature, camminando per le sue vie si trova il contrasto tra la società aristocratica del passato, i fasti della Formula 1 e ovviamente il desiderio di fuggire dal caos di Milano a pochi passi. La cittadina di provincia in Brianza ha tanto da offrire, ecco 5 cose da vedere assolutamente a Monza in un giorno o in un weekend.

1. Duomo di Monza

Primo monumento da non perdere? Il duomo di Monza. Certo, non imponente come quello di Milano ma resta comunque un gioiello architettonico capace di mixare lo stile gotico a quello rinascimentale. Ha una facciata bianca, simbolo di purezza, con righe verdi in alternanza arricchiti dalla presenza di Teodolinda e del marito Agilulfo; al suo interno custodisce alcuni tesori.

Da non perdere il museo del tesoro, qui viene conservata la celebre corona ferrea. Ne hai mai sentito parlare? Si tratta di una reliquia sacra, simbolo del potere imperiale che secondo tradizione ha incoronato alcuni imperatori come Carlo Magno e Napoleone. Il museo espone anche paramenti sacri, croci preziose e antichi manoscritti, rendendo la visita un viaggio affascinante nel tempo.

2. Villa reale di Monza

Imponente ed elegante, è forse il motivo che spinge molti a visitare Monza: stiamo parlando di villa Reale, una piccola Versailles in stile neoclassico. A commissionarla è stata Maria Teresa d’Austria nel Settecento per renderla la residenza estiva. Al suo interno è possibile ancora oggi visitare gli appartamenti reali, arredati con sfarzo e attenzione ai dettagli ed è possibile anche partecipare a percorsi guidati con esperti che raccontano la storia del luogo.  La villa ha ospitato dagli Asburgo ai Savoia diventando spesso teatro di eventi aristocratici importanti.

Visitare villa reale a Monza

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Cosa vedere a Monza partendo dalla villa Reale, la piccola Versailles della Brianza

3. Passeggiare per il centro storico

Il centro storico di Monza è un vero e proprio concentrato di fascino e storia; vorrei infatti consigliare di dedicare almeno un paio d’ore per scoprire le varie viette allontanandosi dalla sola piazza Trento e Trieste e dalla via Italia, dove comunque suggerisco di passare. Chi ha una buona camminata può raggiungere i ponti sul Lambro dove godersi una vista suggestiva. Oltre al duomo, da non perdere l’Arengario un edificio gotico prima sede del comune e oggi utilizzato per mostre ed eventi culturali.

4. Orto botanico e roseto Niso Fumagalli

Monza è una città molto verde, tra i luoghi simbolo ha sicuramente il parco attorno alla villa ma non è l’unica zona fiorita da scoprire. L’orto botanico e il roseto Niso Fumagalli sono una chicca. L’ultimo, in particolare, in primavera dà il meglio di sé grazie al tripudio di colori e profumi. Ogni anno attira tantissimi appassionati e curiosi confermandosi un gioiello didattico dove scoprire specie autoctone e piante officinali.

5. Autodromo nazionale

Se pensiamo a Monza, uno dei luoghi cult non può che essere l’autodromo nazionale. Inaugurato nel 1922 è tra i circuiti più amati al mondo, tanto da aver ottenuto il soprannome di tempio della velocità. Ogni anno qui si disputa una gara del Gran Premio attirando tifosi da tutto il mondo. Durante l’anno, però, ospita anche altri eventi automobilistici alcuni dei quali con vetture storiche.

Autodromo di Monza

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Scoprire l’Autodromo di Monza tappa importante per la Formula Uno

3 cose da fare a Monza

Ma cosa fare a Monza oltre a vedere i monumenti che abbiamo segnalato poc’anzi? Ecco 3 attività originali per poter entrare meglio nell’anima della cittadina brianzola e capirne la tradizione e la sua quotidianità.

1. Visitare le mostre temporanee ospitate nella villa reale

Oltre ad essere un esempio di architettura neoclassica, la villa Reale di Monza ospita numerose mostre temporanee durante l’anno. La rassegna si rinnova e oltre a poter visitare gli antichi appartamenti, molti visitatori si concedono un ticket per poter visitare le numerose esposizioni (fotografiche e non solo) che attirano l’attenzione.

Negli ultimi anni sono state ospitate collezioni che hanno omaggiato Klimt, hanno ripercorso le tracce della caccia alle streghe e tantissimi eventi. Ogni esposizione viene curata nei minimi dettagli; per il calendario aggiornato è consigliato consultare il sito ufficiale della reggia di Monza dove vengono indicate le iniziative.

2. Godersi una passeggiata o un giro in bici nel parco della villa

Un’altra attività da non perdere quando si visita Monza è l’opportunità di esplorare il parco della villa. Si tratta di un’estensione di circa 700 ettari: uno spazio incredibilmente enorme fatto di prati, boschi, sentieri ombreggiati e corsi d’acqua.

Su due ruote è molto più semplice esplorarlo ed è un’attività che piace anche ai bambini; all’interno del parco poi si possono scoprire piccole meraviglie antiche che raccontano il passato glorioso della residenza.

3. Degustare i piatti tipici brianzoli

Nonostante l’incredibile vicinanza a Milano non bisogna farsi cogliere in inganno, la cucina di Monza ha delle specialità tipiche del territorio della Brianza. Tra i piatti più rappresentativi? La cassoeula, piatto ricco a base di verze e carne di maiale, perfetto nelle giornate più fredde. Ma non mancano salumi artigianali, risotti, formaggi locali e dolci caserecci che raccontano secoli di storia gastronomica.

Come arrivare a Monza

Monza è ben collegata con varie città della Lombardia ma sicuramente il metodo più pratico è partendo da Milano. Dalla stazione centrale, così come da Lambrate e Porta Garibaldi si trovano numerosi collegamenti; più lenti anche i bus che comunque potrebbero essere un’opzione per chi desidera fare un’esperienza di turismo lento. La proposta più comoda è usare la propria auto, arrivando all’interno del parcheggio di villa Reale: è a pagamento ma i posti sono così tanti che è sicuramente una delle opzioni più pratiche e fuori dal rischio ZTL del centro.

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Cosa vedere a Bergamo, la città dei mille tra antiche mura e scorci che sembrano dipinti

Da non perdere tra le città lombarde è Bergamo: conosciuta come “la città dei mille” per aver fornito un numero elevato di partecipanti a Garibaldi, è anche stata capitale della cultura e nel suo centro storico che si divide tra città bassa e alta ha davvero molto da raccontare. La cosa migliore? Dedicare almeno un giorno intero a città alta se la si desidera esplorare con calma. Scopriamo insieme cosa vedere a Bergamo e cosa fare in città.

7 cose da vedere a Bergamo

Bergamo è una città che incanta a ogni passo. Divisa tra la parte alta, storica e suggestiva, e quella bassa, moderna e dinamica, racchiude tesori d’arte, scorci panoramici e luoghi carichi di storia; i suoi monumenti più rappresentativi raccontano di mecenati, artisti, viaggiatori e musicisti che hanno lasciato un’impronta indelebile. Ecco alcune delle tappe imperdibili per chi vuole scoprire l’anima più autentica della città lombarda.

1. Città alta e piazza vecchia

Cuore pulsante di Bergamo è la Città Alta, un gioiello medievale cinto da possenti mura veneziane, Patrimonio UNESCO. Camminare tra le sue vie lastricate è come fare un salto indietro nel tempo; il centro nevralgico è piazza Vecchia, considerata da Le Corbusier una delle piazze più belle d’Europa. Al centro, la fontana Contarini, circondata da edifici storici come palazzo della ragione, la torre civica (Campanone) e la biblioteca Angelo Mai, definiscono un’atmosfera sospesa tra eleganza e fascino antico.

I caffè con i tavolini all’aperto, i portici e le prospettive uniche rendono la piazza un luogo dove sostare e assaporare il ritmo lento di Bergamo Alta, prima di proseguire l’esplorazione verso basiliche, musei e panorami mozzafiato.

Visitare Bergamo alta

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La meravigliosa porta d’ingresso a Bergamo Alta

2. Cappella Colleoni

La Cappella Colleoni è un monumento che lascia senza fiato già dall’esterno e rappresenta pienamente un esempio di rinascimento lombardo. Il nome è un omaggio al condottiero che lo ha richiesto come mausoleo e sorge proprio accanto alla basilica di Santa Maria Maggiore. A colpire è la sua facciata in marmo policromo decorata con geometrie e motivi simbolici. Al suo interno ci sono affreschi di Tiepolo e il monumento funebri di Colleoni.

3. Basilica di Santa Maria Maggiore e duomo di Bergamo

A dominare la zona del centro e a pochi passi dalla piazza si trovano due edifici religiosi importantissimi: la basilica di Santa Maria maggiore e il duomo. La prima colpisce per l’ingresso laterale, quasi come se non avesse una vera e propria facciata e vanta un interno barocco con un tripudio di stucchi, affreschi e ispirazioni fiamminghe.

Il duomo, invece, è dedicato a sant’Alessandro patrono della città. Seppur risulti meno sfarzoso del primo, conserva un’eleganza neoclassica senza paragoni e al suo interno ha reliquie importanti legate alla storia religiosa della città.

4. Le mura venete

I più temerari che scelgono di non usare la funicolare ma arrivare a piedi a città alta le iniziano a scorgere da lontano: la fortificazione della città, oggi riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ha in realtà origini venete. Costruite nel XVI secolo durante il dominio di Venezia, sono lunghe oltre 6 chilometri e circondano tutta la zona alta racchiudendo secoli di storia. Da non perdere le quattro porte dedicate a San Giacomo, Sant’Agostino, San Lorenzo e Sant’Alessandro che segnano l’ingresso verso il centro storico vero e proprio.

5. Teatro Donizetti

Nella Città Bassa, il Teatro Donizetti è un punto di riferimento culturale e musicale, intitolato al grande compositore bergamasco Gaetano Donizetti. È stato inaugurato nel Settecento e ristrutturato più volte ma oggi ospita una programmazione variegata che spazia dall’opera alla prosa, dal balletto ai concerti. A conquistare da subito è la facciata neoclassica ma all’interno tutti restano a bocca aperta per gli interni sontuosi.

Bergamo Alta e piazza vecchia

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La splendida piazza vecchia di Bergamo Alta

6. Rocca di Bergamo

Su uno dei punti più alti della città alta, la rocca di Bergamo è da non perdere. Si tratta di una fortezza medievale che offre una delle viste più spettacolari sulla città e sulle Prealpi; è stata costruita nel XIV secolo e più volte ampliata per ospitare oggi il museo dedicato alla storia risorgimentale della città e al suo ruolo nella formazione dell’Italia unita. Attorno ad essa un parco in cui passeggiare e un camminamento da cui si gode una splendida vista sui dintorni.

7. Torre del Gombito

Tra gli edifici medievali imperdibili di Bergamo c’è anche la torre del Gombito, una vera chicca che svetta con i suoi 52 metri d’altezza. Dalla cima si gode una vista a 360 gradi sulla città e nei giorni più limpidi l’effetto cartolina è incredibile. Costruita nel XII secolo, è stata per molto tempo un punto nevralgico di difesa.

Cosa fare a Bergamo

Bergamo è una città che si vive lentamente, passo dopo passo, sapore dopo sapore. Le sue due anime, la Città Bassa, moderna e vivace, e la Città Alta, storica e incantata, si fondono in un’esperienza unica. Oltre a ciò che si può ammirare, Bergamo è fatta di gesti da compiere: salire una funicolare centenaria, gustare una polenta cremosa, scoprire capolavori artistici e piccoli musei insoliti. Ecco cosa fare a Bergamo per un solo giorno in città o magari un weekend.

Assaggia la cucina tipica

Un viaggio a Bergamo non è completo senza sedersi a tavola; la cucina bergamasca è una dichiarazione d’amore per la tradizione, la terra e i sapori autentici. Tra i protagonisti, spiccano i nove formaggi DOP della provincia, tra cui Taleggio, Gorgonzola e Formai de Mut, ognuno con la sua identità decisa e profonda.

Non può mancare un assaggio di polenta, vera regina della tavola: servita morbida con formaggi fusi, concia, oppure accanto a carni brasate. E poi ci sono i celebri casoncelli alla bergamasca, una pasta ripiena rustica e saporita, condita con burro, pancetta e salvia: un piatto che racconta l’anima contadina e creativa della città. Un’altra specialità? Sembra sia stato inventato qui il gusto stracciatella: assolutamente da non perdere nelle numerose gelaterie in centro.

Cosa mangiare a Bergamo: gli scarpinocc

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Deliziosi scarpinocc, un piatto tipico di Bergamo

Prendere la funicolare da città bassa per scoprire città alta

Una delle esperienze più caratteristiche da fare è salire sulla funicolare storica che collega la città bassa con quella alta; non solo è molto particolare come esperienza ma è anche il modo più comodo ed economico per raggiungere il centro, senza preoccuparsi del parcheggio limitato. Sale lentamente e regala un panorama da favola. Una volta giunti in cima, si apre un mondo fatto di stradine acciottolate, torri medievali, piazze eleganti e vedute spettacolari. È il cuore più antico e affascinante di Bergamo, dove ogni angolo nasconde una storia, un sapore, un dettaglio da osservare con occhi curiosi.

Scoprire tutti i musei della città

Oltre ai monumenti e al centro storico a Bergamo non mancano i musei; dopotutto è stata premiata con Brescia come capitale della cultura. Tra le tappe da non perdere c’è la pinacoteca accademia Carrara dove ammirare opere di Botticelli, Raffaello e Bellini ma altrettanto top la GAMeC dove si trovano esposizioni più moderne e contemporanee per chi ama sperimentare.

Chi ama la musica non può perdere il museo Donizettiano dedicato all’omonimo compositore bergamasco; storia e scienza si possono invece approfondire presso il museo civico archeologico. Altrettanto suggestivo? Il museo del tesoro della cattedrale che custodisce oggetti liturgici preziosi e testimonianze religiose di grande valore. E per i più piccoli? Inserite in agenda il museo del burattino, un’esposizione che riporta al teatro popolare fatto di marionette.

Godersi lo shopping al Sentierone

Chi ha detto che in città bassa non c’è niente da fare? Proprio qui prende vita quello che i local chiamano “sentierone”, ovvero un viale frequentatissimo, dall’anima elegante e arricchito da alberi ma dove si susseguono alcuni dei negozi più amati. È la via dello struscio o dello shopping, tra vetrine curate, botteghe e catene c’è davvero tanto da acquistare per chi cerca un souvenir o qualcosa di unico e particolare da portare con sé.

Come arrivare a Bergamo

Chi non vive in Lombardia potrebbe trovare pratico il collegamento aereo con Orio al Serio per raggiungere Bergamo: dopotutto qui atterrano molti voli low cost ed è anche un buon punto di partenza per esplorare altre città d’Italia o magari d’Europa. Sono molti, infatti, che sostano a Bergamo per un giorno prima di spostarsi verso Milano oppure prima di partire per altre città con voli economici.

In città bassa è anche presente una stazione dei treni: le più grandi città lombarde, e non solo, sono ben collegate a Bergamo con una frequenza piuttosto alta favorita dai collegamenti con l’aeroporto. Per lo stesso motivo da grandi stazioni come Milano sono previsti anche collegamenti bus economici e altrettanto comodi. In auto c’è grande libertà ma attenzione a documentarvi sui parcheggi: in città bassa è semplice trovare aree di sosta, in città alta meglio affidarsi ai parcheggi multipiano ufficiali così da evitare ZTL e multe.

Sono tantissime le cose da fare a Bergamo e da vedere in città, potrebbe bastare un giorno ma in un weekend sicuramente si ha modo di esplorarla in tutte le sue sfaccettature magari concedendosi anche un giro in uno dei castelli nei dintorni.

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Roma, un itinerario urbano per scoprire l’EUR

Tra le zone di Roma un po’ più distanti dal clamore del Giubileo c’è sicuramente l’EUR, la cui storia è strettamente legata agli anni ‘30 del nostro paese e al fascismo, sebbene il XXXII quartiere della città si sia poi sviluppato – in epoca contemporanea – su binari ben diversi. La zona risale infatti agli anni in cui Giuseppe Bottai – allora governatore della Capitale – propose a Mussolini la candidatura della città per l’Esposizione Universale del 1942. Lo stesso acronimo E.U.R. – di fatto – sta per Esposizione Universale di Roma (ora il quartiere mantiene l’acronimo ma è denominato Europa), che non ebbe mai luogo a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Per questo motivo, sebbene l’EUR si ispiri alla classica urbanistica romana – di cui il Colosseo Quadrato è il massimo rappresentante – i lavori si interruppero nel 1942 e, negli anni successivi, il quartiere vivrà di vita propria, formandosi intorno ai pochi edifici già avviati. Dato ancor più importante, in parte l’EUR sarà simbolo della ricostruzione del dopoguerra, sfuggendo ideologicamente alla sua missione originale. Quello che vi proponiamo è dunque un itinerario urbano alla scoperta di quest’area di Roma relativamente recente, ma sempre ricca di storia.

Palazzo della Civiltà Italiana

Partiamo dal simbolo dell’EUR: il Palazzo della Civiltà Italiana, ormai noto in realtà come Colosseo Quadrato. Impossibile non notarlo nella sua statuarietà e, infatti, è una delle strutture progettate nel 1937 e addirittura inaugurate – anche se incompleta – nel 1940. È ricoperto in travertino e fu ideato da Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano. Sulle quattro facciate potete leggere la frase Un popolo di poeti di artisti di eroi, di Santi di pensatori di scienziati, di navigatori di trasmigratori: era parte di un discorso di Mussolini tenutosi il 2 ottobre 1935. Il piano terreno accoglie invece 28 statue, ognuna delle quali rappresenta una virtù del popolo italiano.

Se le premesse di costruzione indicano chiaramente un approccio al regime dell’epoca, già dal 1943 il palazzo ospitò in realtà le truppe tedesche e poi quelle alleate. Dopo la guerra, la sua funzione fu invece quella di alloggio per gli sfollati. La sua ricostruzione riparte di fatto solo nel 1951 e, nel 1953, ospitò l’Esposizione Internazionale dell’Agricoltura. Attualmente (e fino al 2028) il Palazzo è concesso in affitto al gruppo Fendi.

Il Palazzo della Civiltà Italiana a Roma, EUR

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Palazzo della Civiltà Italiana a Roma

Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi

Camminate ora per circa dieci minuti lungo Viale della Civiltà del Lavoro fino a Piazza John Kennedy: qui sorge il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, anche questo progettato già nel 1938 da Adalberto Libera e concluso nel 1954. Il progetto di Libera è già di per sé estremamente interessante, più libero dai vincoli architettonici dell’epoca fascista. Di fatto, il palazzo – per quanto ricoperto in travertino e dunque decisamente appariscente – rivela la sua origine cronologica solo con il colonnato frontale.

Tra gli eventi ospitati nell’edificio durante il periodo post-bellico vanno sicuramente citate le gare di scherma per i Giochi Olimpici di Roma del 1960. Nel 1962, ospitò invece il Congresso del Partito Comunista, mentre nel ‘64, ‘69 e ‘73 accolse i congressi della Democrazia Cristiana. Dal 2002 al 2016 qui si sono tenute invece le annuali edizioni di Più libri più liberi.

Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi a Roma, EUR

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Roma EUR, il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi

Obelisco di Marconi

Ora affacciatevi a Piazza Marconi – senza camminare troppo – per guardare l’Obelisco che dà il nome alla Piazza. È l’Obelisco di Marconi – noto ai romani semplicemente come Obelisco dell’EUR – che nulla o poco ha a che vedere con gli obelischi storici e millenari della Capitale. Data la modernità del quartiere, del resto, non potrebbe essere altrimenti: è opera dello scultore Arturo Dazzi, è intitolato al fisico italiano Guglielmo Marconi e fu commissionato nel 1939. Anche questa scultura rientra dunque nel piano di costruzione del progetto dell’Esposizione Universale di Roma del 1942, ma – come tutti gli edifici – fu poi terminato in seconda battuta e, più precisamente, nel 1959 (anno della sua inaugurazione).

L’obelisco è rivestito con 92 lastre di marmo di Carrara e ricoperto da altorilievi: si staglia al centro della Piazza con la sua forma a tronco di piramide, al centro di un’aiuola.

Obelisco di Marconi in Piazza Marconi, Roma EUR

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L’Obelisco di Marconi nel quartiere EUR

Museo delle Civiltà

Ora che siete già in Piazza Marconi, vi basterà volgere lo sguardo verso il Museo delle Civiltà che si affaccia sulla medesima Piazza e, se volete, approfittarne per fare un giro tra i suoi tesori. Nato nel 2016, contiene le collezioni di quattro musei nazionali (il Museo nazionale preistorico etnografico, il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari, il Museo nazionale dell’Alto Medioevo e il Museo nazionale d’arte orientale). Ha poi aggiunto anche le collezioni del Museo africano e del Museo geologico nazionale. Gli edifici risalgono invece sempre al progetto dell’EUR del 1942: tra questi spicca il Palazzo delle tradizioni popolari, progettato dagli architetti Massimo Castellazzi, Pietro Morresi e Annibale Vitellozzi e realizzato tra il 1938 e il 1942. Accanto ad esso, sorge il Palazzo delle Scienze, che – per EUR42 – doveva ospitare la Mostra della scienza universale.

Museo della civiltà romana e la Nuvola di Fuksas

Percorrete Viale Asia e poi Viale Rembrandt fino al Museo della civiltà romana in Piazza Giovanni Agnelli. In seguito al successo della mostra augustea della romanità del 1937, organizzata dall’archeologo e deputato Giulio Quirino Giglioli, nel 1939 si pensò di realizzare un edificio nel neonato quartiere EUR per ospitare in modo permanente gli oggetti esposti. Il progetto porta la firma degli architetti Pietro Aschieri, Gino Peressutti, Domenico Bernardini e dall’ingegnere Cesare Pascoletti, ma la commissione in sé era della FIAT. La storia di questi edifici ormai la sapete: i lavori si interruppero e ripresero nel ‘52 con l’inaugurazione ufficiale nel 1955. Il Museo è temporaneamente chiuso, quindi ammiratelo dall’esterno e proseguite fino alla Nuvola di Fuksas.

Vi trovate ora di fronte a un edificio recente, noto comunemente con il nome La Nuvola: il Nuovo Centro Congressi – come dice anche il nome – è stato progettato dallo studio Fuksas nel 2008 ed è un capolavoro di architettura contemporanea, tanto da guadagnarsi – nel 2021 – il premio Best Building Site del Royal Institute of British Architects. La struttura – così chiamata perché al suo interno è ben visibile una nuvola bianca – è stata inaugurata ufficialmente nel 2016 e, da allora, i suoi utilizzi sono stati molteplici. Durante la pandemia, è stato ad esempio utilizzato come luogo per la somministrazione dei vaccini, ma ha ospitato anche il vertice del G20 nel 2021 oltre ad accogliere gli avventori dell’ormai consolidata fiera di arte contemporanea Roma Arte in Nuvola.

La Nuvola di Fuksas all'EUR

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La Nuvola di Fuksas nel quartiere EUR di Roma

Giardino delle Cascate

Da qui percorrete Via Cristoforo Colombo per circa 10 minuti fino ad arrivare al Giardino delle Cascate. Vi troverete l’ormai celeberrima Passeggiata del Giappone, dove in primavera è possibile praticare l’hanami, ossia l’ammirazione della fioritura dei ciliegi proprio come in terra nipponica. Anche se non in primavera, è chiaro che il giardino dà il suo meglio nei mesi più caldi dell’anno, ma anche d’inverno è uno dei Parchi più apprezzati della Capitale. Progettato dall’architetto Raffaele De Vico e realizzato nel 1961, questo polmone verde regala all’EUR circa 42mila mq di natura tra cascate (come da nome, del resto), fontane e piante.

Giardino delle Cascate a Roma EUR

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Giardino delle Cascate nel quartiere EUR a Roma

Basilica dei Santi Pietro e Paolo

L’ultima tappa di questo nostro breve itinerario urbano vi porta fino alla Basilica: sono circa 20 minuti di camminata attraversando il Parco dell’EUR, estremamente piacevole. La Basilica dei Santi Pietro e Paolo sorge nel punto più alto del quartiere ed è un progetto iniziato nel 1939: qui tuttavia la guerra arrivò nella sua piena e distruttiva forza.

Nel 1943 – mentre l’edificio era ancora in costruzione – si registrarono scontri tra soldati italiani e paracadutisti tedeschi. Per forza di cose, dunque, i lavori ripresero nel 1953, ma il conflitto non fece sconti, tra furti di materiale e distruzione. La Basilica fu dunque aperta al culto solo nel 1955, nel 1966 fu dedicata dal cardinale titolare Franjo Šeper e nel 1967 fu elevata alla dignità di basilica minore.

Basilica dei Santi Pietro e Paolo

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La Basilica dei Santi Pietro e Paolo all’EUR
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Il Lago Nero: un luogo tra natura e leggenda alle porte di San Pietroburgo

Un luogo capace di fondere la magia della leggenda con la bellezza reale che gli ha regalato la natura: si tratta del Lago Nero – in russo Chyornoye Ozero – una meta perfetta per trascorre un giorno appena fuori San Pietroburgo e godere dell’ambiente naturale tipico dei luoghi che si trovano in area baltica. Betulle e laghi sono di casa da quelle parti. Cosa fare una volta lì?

Dove si trova il Lago Nero e come raggiungerlo

La distanza tra il Lago Nero e il centro di San Pietroburgo è di circa quaranta chilometri, facilmente affrontabili anche con i mezzi pubblici che partono copiosi dall’antica e importante città russa. Arrivare al Lago Nero è, quindi, molto facile.

Se scegli il trasporto pubblico, puoi prendere un treno suburbano che parte dalle principali stazioni di San Pietroburgo. La fermata di riferimento è quella vicina al Palazzo di Garchina, che si trova proprio nei pressi del lago. Da lì, si prosegue solitamente a piedi e si raggiunge il lago in circa 20 minuti di passeggiata in mezzo alla natura.

Il Lago Nero è il Lago dei Cigni?

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Cigni sul Lago Nero

Il nome e la leggenda: cosa rende affascinante il Lago Nero

Perché si chiama Lago Nero? Un nome simile fa subito pensare a chissà che storie a tinte gotiche o horror. Nulla di tutto questo all’origine di questo lago alle porte di San Pietroburgo: è chiamato Lago Nero per via della massiccia presenza di torba nel terreno circostante e in quello sul fondo del lago. Questo rende le acque particolarmente scure, benché il lago non sia proprio molto profondo.

Molte persone sono anche convinte che il Lago Nero sia, a tutti gli effetti, il famoso Lago dei Cigni rappresentato nella composizione (da cui deriva il relativo balletto) di Pëtr Il’ič Čajkovskij, dove si parla di Odette e della sua trasformazione in un bellissimo cigno bianco. Perché si crede questo? Perché cigni e laghi sono ben presenti nelle leggende e nella letteratura russa, proprio per via della loro grande presenza reale in natura. I laghi di area baltica sono tra i luoghi preferiti di molti stormi di cigni. Non mancherai di avvistarli, se ti recherai nell’area di San Pietroburgo in estate.

Lago Nero: il Palazzo di Gatchina

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Il Palazzo di Gatchina

Cosa vedere al Lago Nero: il Palazzo di Gatchina

Il Palazzo di Gatchina è uno dei motivi per chi molti turisti escono dal centro di San Pietroburgo e arrivano nei pressi del Lago Nero. Questo edificio è una delle residenze imperiali più affascinanti della Russia. Costruito nel XVIII secolo per il conte Grigorij Orlov, amato da Caterina la Grande, il palazzo unisce l’eleganza dell’architettura neoclassica, tanto apprezzata in Russia in quel periodo, con l’aspetto austero di una fortezza medievale.

Successivamente trasformato dai Romanov in una residenza di campagna, il palazzo di Gatchina si fa apprezzare per il suo enorme parco dall’aspetto molto romantico. Al suo interno, tutto è sontuoso e sfarzoso. Si dice sia pieno di passaggi segreti: questo non fa altro che aggiungere leggendario fascino a questo luogo.

Durante l’epoca della URSS, venne diviso e utilizzato come residenza per la gente comune. Oggi, è stato in gran parte restaurato e rappresenta un luogo interessante per chi ama la storia del passato imperiale della Russia.

Il Palazzo di Gatchina è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18, con l’ultimo ingresso alle 17. È chiuso solamente i primi lunedì e martedì di ogni mese. Il biglietto, per un adulto, è di 650 rubli (attualmente, circa 7€).

Il Palazzo del Priorato sul Lago Nero

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Il Palazzo del Priorato sul Lago Nero

Il Palazzo del Priorato, altra meraviglia del Lago Nero

C’è un secondo palazzo importante e unico da ammirare nell’area del Lago Nero, appena fuori San Pietroburgo. Si tratta del Palazzo del Priorato, che rappresenta un monumento architettonico e storico unico e che ci riporta alla fine del XVIII secolo. Questo è il secondo motivo per cui i viaggiatori si recano al Lago Nero.

La sua unicità è data da due elementi: il primo è il suo aspetto architettonico. Richiama il medioevo in un modo potente. Il suo architetto fu Nikolay Lvov, definito dai suoi contemporanei “il Leonardo russo”. La seconda particolarità sta nella sua posizione: si trova esattamente sul terrapieno che divide due laghi.

Fu donato dai Cavalieri di Malta e questo rappresenta un fatto storico importante per la Russia perché l’imperatore russo (ortodosso) divenne capo di un ordine cattolico. Non successe mai più, dopo quella volta. Al suo interno, il palazzo è un trionfo di legno e mostra quanto magistralmente questo materiale possa essere lavorato e reso un pezzo d’arte. Particolarmente pregiati sono i soffitti a cassettoni, dipinti.

Anche questo palazzo ha il suo parco, dove vale la pena di fermarsi a passeggiare. L’aspetto è molto curato ma l’immagine è molto più naturale rispetto ai giardini studiati e progettati del parco del Palazzo di Gatchina. Due modi diversi di concepire, umanamente, uno spazio naturale.

Anche per il Palazzo del Priorato si paga un biglietto ed esiste un ingresso combinato con il Palazzo di Gatchina. Il costo per l’ingresso singolo è di 300 rubli (poco più di 3€) mentre quello combinato costa 800 rubli (circa 8,50€). Le visite guidate per entrambi i palazzi sono a pagamento e sono disponibili in inglese, francese e tedesco, oltre che in russo.

Il parco del Palazzo del Priorato, infine, è usato spesso per eventi: in agosto, solitamente, si tiene un festival dedicato alle luci, un evento che richiama davvero molti visitatori.

La Natura: la vera regina del Lago Nero

Il terzo motivo, a parimerito con gli altri, per cui molte persone si recano al Lago Nero fuori San Pietroburgo, è la natura. Se il tuo viaggio in Russia corrisponde con l’estate, ti renderai conto di quanto possa essere bello magnifico godere delle lunghissime giornate piene di luce.

Alberi e fiori, qui, sono padroni di ogni centimetro e non ti sarà difficile lasciarti conquistare dall’ambiente che circonda il Lago Nero. Sentieri e percorsi segnalati sono ovunque e seguirli è il modo migliore per lasciarsi guidare alla scoperta del lato green della Russia.

Attenzione solo agli insetti: si pensa spesso – erroneamente – che nella parte settentrionale dell’Europa non ci siano moscerini o zanzare ma qui regnano sovrane. È sufficiente, per fortuna, un buon repellente per camminare tranquilli e felici e godersi solo la parte più bella dell’ambiente offerto dal Lago Nero e la sua natura.

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Parte Expo 2025 Osaka: il padiglione italiano è un sogno immersivo che racconta il Belpaese

Con il tema “Progettare la società futura per le nostre vite” si dà ufficialmente il via a Expo 2025 a Osaka, che porta in Giappone tanti padiglioni da non perdere per l’Esposizione Universale. Sono 153 i Paesi coinvolti e sono attesi 28,2 milioni di visitatori. Chi ha in programma un viaggio in Giappone deve mettere in programma almeno un giorno per esplorare questa meraviglia partendo proprio dal padiglione italiano, che è pronto ad incantare con un viaggio immersivo tra arte, cultura, scienza e tanto altro.

Expo 2025 Osaka tema e date

Dal 13 aprile al 13 ottobre 2025 la città di Osaka, in Giappone, ospita la nuova Expo 2025. Con 153 Paesi partecipanti e un numero atteso di visitatori che supera i 28milioni sceglie come tema Progettare la società futura per le nostre vite ed elegge come mascotte “myaku myaku”, un mutaforma con caratteristici cerchi rossi che rappresentano le cellule viventi e il legame con l’acqua.

Il padiglione italiano ad Expo 2025 Osaka

Il padiglione italiano ad Expo 2025 Osaka mixa futuro, creatività e sostenibilità in un progetto unico che porta la firma di MCA, Mario Cucinella Architects. Costruito interamente in legno modulare, avvolto da una pelle tessile traspirante che respira con l’ambiente, si comporta come un organismo naturale: genera energia, conserva risorse, favorisce biodiversità. Battezzato Hangar del Sapere sarà un laboratorio a cielo aperto, un luogo di scoperte continue, pensato per stimolare i sensi e la mente. Qui, l’arte, la scienza, l’artigianato e la tecnologia si intrecciano in un racconto vibrante, capace di accendere emozioni e creare connessioni profonde.

il padiglione italiano da visitare ad Expo 2025

Fonte: Ufficio Stampa

L’interno del padiglione italiano ad Expo 2025

Tutto parte dal “fare con le mani” dove il visitatore sarà accolto da piccoli atelier che mostrano l’eccellenza del made in Italy che non rinuncia all’artigianalità ma lo fa con un occhio all’innovazione strizzando l’occhio alle radici ma con uno sguardo al domani. Il cuore pulsante è il grande Hangar espositivo, sormontato da una terrazza giardino mozzafiato: qui ci si ispira ai giardini all’italiana con uno spazio verde contemporaneo bello da vedere e da vivere.

Tra gli spazi da non perdere all’interno del padiglione italiano all’Expo 2025:

  • Fare con le mani. L’area d’ingresso in cui si entra in contatto con gli atelier della creatività made in Italy vedendo da vicino come l’artigianato possa andare a braccetto con l’innovazione;
  • Il teatro. Uno spazio immersivo dedicato a spettacoli con scenografie digitali e performance live per rivivere la storia del teatro rinascimentale italiano con alcune influenze giapponesi in un dialogo unico nel suo genere;
  • La città ideale. Il concetto di città viene rielaborato in questo spazio urbano e multidisciplinare dove cultura, salute, benessere, arte, tecnologia e infrastrutture sembrano convivere. Tra le opere visibili ci sono l’Atlante Farnese e le Torce Olimpiche di Milano Cortina 2026;
  • Padiglione della Santa Sede. Uno spazio intenso dedicato proprio al vaticano e più precisamente all’esposizione di alcune opere in prestito dai Musei Vaticani come La Deposizione di Caravaggio;
  • Giardino all’italiana. Come accennato è tra i luoghi top da visitare con una terrazza immersa nel verde che racconta una nuova versione degli spazi outdoor attraverso un labirinto organico di 900 metri tra siepi e altre piante.
Padiglione italiano Expo 2025 design

Fonte: Ufficio Stampa

Il design del padiglione italiano ad Expo 2025 colpisce tutti

Expo 2025 Osaka: info utili

Per raggiungere la location di Expo 2025 Osaka bisogna arrivare all’isola artificiale sulla baia conosciuta come Yumeshima dove sono previsti due ingressi proprio in concomitanza della stazione della metro. Per chi atterra a Tokyo servono circa 2 ore e mezzo di treno proiettile ad alta velocità. Per accedere è possibile acquistare un biglietto scegliendo tra giornaliero, feriale, a data aperta o con ingresso serale direttamente sul posto o sul sito ufficiale.

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Tra nuvole e leggenda, il Monastero di Montserrat sembra sospeso nel cielo

A poco più di un’ora da Barcellona, esiste un luogo dove la natura si è trasformata in scultura, la spiritualità risuona nell’aria e ogni sasso sembra raccontare una leggenda. È il Monastero di Montserrat, incastonato come un gioiello mistico tra le rocce frastagliate della montagna che porta lo stesso nome. Montserrat, che in catalano significa “monte seghettato”, è la catena montuosa più esemplare della Catalogna, un luogo che da secoli incanta pellegrini, viaggiatori, amanti dell’arte e della natura.

Ma Montserrat non è solo un monastero: è un’esperienza di viaggio a tutto tondo. Si può camminare tra panorami spettacolari, ascoltare il famoso coro dei bambini, ammirare opere di artisti come Dalí e Picasso, oppure semplicemente respirare la pace che avvolge questa cima sacra. Un mix unico di natura, cultura e spiritualità che regala emozioni indimenticabili. E sì, è la meta perfetta per una gita in giornata da Barcellona!

Il Monastero di Santa Maria di Montserrat, fede, storia e mistero

Il cuore pulsante di Montserrat è senza dubbio il suo monastero benedettino, fondato nel IX secolo. Ma ciò che rende questo luogo davvero straordinario è la leggenda che lo avvolge, nel cuore della Catalogna. Si narra che, in una grotta della montagna, alcuni bambini abbiano avvistato una luce misteriosa. Accompagnati dagli adulti del villaggio, scoprirono l’immagine della Vergine Maria. Quando il vescovo cercò di trasportarla, la statua divenne inspiegabilmente pesante: un chiaro segno che quel luogo era destinato a diventare sacro.

Nacque così il Monastero di Santa Maria di Montserrat, oggi uno dei centri spirituali più importanti della Spagna. Al suo interno si custodisce la famosa “Mare de Déu de Montserrat”, una statua romanica in legno scuro, oggetto di pellegrinaggi e profonda devozione. E non finisce qui: la basilica ospita anche il celebre coro dei bambini, l’Escolania de Montserrat, tra i più antichi d’Europa. Le loro voci angeliche riempiono la navata ogni giorno, creando un’atmosfera magica che rapisce l’anima.

Il complesso monastico comprende anche il chiostro progettato dal modernista Josep Puig i Cadafalch, ristoranti, negozi e persino un albergo, per chi volesse prolungare il soggiorno. È un luogo dove sacro e accoglienza convivono con armonia.

Monastero di Montserrat, Spagna

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Vista panoramica del Monastero di Montserrat in Spagna

Oltre il monastero: natura, arte e panorami mozzafiato

Raggiungere Montserrat da Barcellona è semplice e panoramico. Chi viaggia in auto può prendere l’autostrada A-2 in direzione di Lleida e poi seguire le indicazioni per Montserrat: in circa un’ora si arriva a destinazione. Perfetto per chi ama la libertà on the road, magari inserendo Montserrat come prima tappa di un tour più ampio in Catalunya.

Ma chi si avventura alla volta di Montserrat, deve soprattutto sapere che è molto più di un semplice monastero. La montagna stessa è una meraviglia naturale, scolpita nei secoli dal vento e dall’acqua, con forme bizzarre e affascinanti che sembrano uscite dalla fantasia di Gaudí. Le vette più alte, come Sant Jeroni (1.236 m), offrono percorsi di trekking spettacolari e punti panoramici da cui si domina tutta la Catalunya.

Per chi preferisce l’arte alla fatica, il Museo di Montserrat è una tappa obbligata: al suo interno si trovano opere di artisti del calibro di Caravaggio, Dalí, El Greco e Picasso. Non manca poi una sezione archeologica e una collezione d’arte religiosa di pregio.

E per un’esperienza ancora più suggestiva? Si può prendere una delle due funicolari: quella di Sant Joan, che porta ancora più in alto tra le vette, e quella della Santa Cova, che conduce al luogo dove si dice sia stata trovata la statua della Madonna. Entrambe regalano scorci mozzafiato e un tocco d’avventura alla visita.