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Quest’isola è quel che resta di una principessa-drago

Avete mai sentito parlare di un’isola nata da una principessa, o meglio ancora da una principessa-drago? Probabilmente no: si tratta di un’antica leggenda che narra dell’origine di Tioman, considerata una vera e propria oasi paradisiaca. Non a caso, in molti la ritengono una delle isole più belle al mondo, un luogo dove la natura è ancora incontaminata e le spiagge sono un sogno. Andiamo alla sua scoperta.

L’isola di Tioman, un’antica leggenda

Situata al largo delle coste della Malesia, nello stato di Pahang, la splendida isola di Tioman è un gioiello lambito dalle acque del Mar Cinese Meridionale, a poco meno di 40 km dalla terraferma. Secondo la leggenda, sarebbe nient’altro che ciò che resta di una bellissima principessa-drago: si narra che questa creatura fantastica, mentre stava sorvolando il mare dalla Cina verso Singapore per andare a trovare il suo amato principe, decise di tuffarsi nelle acque cristalline sotto di lei per trovare un po’ di ristoro dal lungo viaggio.

La principessa restò completamente incantata dalla bellezza del luogo, tanto da decidere di porre fine al suo viaggio verso l’uomo che la stava aspettando. Si trasformò così in un’isola, pronta ad offrire riparo e accoglienza ai visitatori che fossero giunti sulle sue spiagge, regalando loro quel panorama meraviglioso da cui essa stessa era rimasta stregata. Si tratta ovviamente di una semplice leggenda, che si tramanda di padre in figlio per cercare di spiegare, con un pizzico di fantasia, un tale splendore come l’isola di Tioman.

Cosa vedere sull’isola di Tioman

Nonostante sia considerata una delle isole più belle al mondo, Tioman resiste ancora al turismo di massa e la sua è una natura pressoché incontaminata. Questo perché la maggior parte delle attività ricettive presenti sul territorio sono gestite da famiglie locali, offrendo così un’esperienza autentica ai visitatori. I pochi hotel di caratura internazionale non sono riusciti a snaturare questo ambiente intimo e riservato – almeno per il momento. Ci sono infatti in ballo diversi progetti per rendere l’isola più appetibile dal punto di vista turistico, tra cui la realizzazione di un nuovo aeroporto che inevitabilmente distruggerà un ampio tratto di barriera corallina.

Finora, però, Tioman resta un gioiello di indubbia bellezza. L’isola, lunga circa 20 km e larga 11, può essere raggiunta in traghetto o a bordo di un piccolo quadrimotore a elica che atterra presso il minuscolo aeroporto locale. Da qui, si dipana l’unica strada asfaltata di Tioman: per il resto, ci sono solo sentieri sterrati adatti a fuoristrada. Sull’isola ci sono 8 villaggi di medie dimensioni, tra cui il vivace centro abitato di Kampung Tekek. Il versante settentrionale è quello più turistico, con la cittadina di Kampung Salang che offre diversi ristorantini sulla spiaggia, splendidi negozi di souvenir e alcuni diving center.

Ad eccezione di questi villaggi un po’ più grandi, il resto dell’isola è disabitato e ricoperto da una fitta foresta pluviale, la meta ideale per gli amanti dell’avventura e del trekking. Ci sono numerosi itinerari che si addentrano nella giungla, alla scoperta di scroscianti cascate – come l’Asah Waterfall – e di vette montuose bellissime, tra cui i Dragon Horns (due grandi monoliti di roccia che si stagliano verso il cielo). Per chi preferisce rilassarsi al sole, c’è un’ampia scelta di spiagge da favola: tra le più famose ci sono Mango Bay e Paya, perfette per fare snorkeling e ammirare il prezioso monto sottomarino.

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Puoi nuotare nel lago che ha rubato i colori al mare

A guardarlo potrebbe sembrare uno specchio marino, ma la verità è che non lo è: si tratta di un lago artificiale immerso in un luogo dal grande fascino.

Un posto favoloso, in cui è possibile nuotare e immergersi nelle sue acque che sembrano aver rubato i colori al mare: vi sono piccole spiagge in cui sostare e godersi momenti di relax oltre alla bellezza del paesaggio circostante, ma vi è anche la possibilità di esplorare il territorio con giri in barca, oppure lasciandosi affascinare dai borghi e dalla natura circostante.

Siamo al Lago del Turano, un bacino che si trova in provincia di Rieti, meta perfetta per scoprire il Lazio e alcune delle sue bellezze più suggestive.

Questo lago ha rubato i colori del mare: si trova in Italia ed è balneabile

A osservare le sue acque sembra davvero che abbiano sottratto i colori del mare, con le sue tante sfumature di azzurro e di blu, e che le abbiano riprodotte qui, per creare una location che lascia senza fiato. Il posto da favola è il Lago del Turano che si trova nel Lazio, in provincia di Rieti.

Il luogo ideale da raggiungere per scoprire il territorio, per lasciarsi affascinare dalla bellezza della natura e per gustare una gastronomia di altissima qualità.

Le sponde del lago sono punteggiate di spiagge: vi sono sia quelle libere, sia quelle attrezzate con lettini e sdraio, inoltre vi è la possibilità di affittare pedalò e canoe per un’esplorazione delle sue acque molto più divertente e attiva. Ma si può anche semplicemente ammirare la bellezza del paesaggio e rilassarsi tra un bagno e l’altro.

La natura circostante e i borghi sono davvero spettacolari: osservarli con calma e senza fretta anche dalle spiagge può essere un’esperienza indimenticabile; infatti, questa location regala scorci che levano il fiato per la loro bellezza.

Il lago è di origine artificiale e dista circa un’ora e mezza di viaggio da Roma. Oltre alle spiagge, che si possono visitare in ogni periodo dell’anno, e ai tanti servizi offerti, vi sono anche borghi e natura che rendono quest’area una zona imperdibile.

Lago del Turano: i borghi e la natura tolgono il fiato

Oltre al relax ci si può dedicare a passeggiate ed escursioni alla scoperta dei tanti luoghi che impreziosiscono questa zona del Lazio. Vale la pena visitare Castel di Tora, che fa parte della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia e dei Borghi più belli d’Italia. Da lì partono le escursioni per raggiungere e scoprire il borgo fantasma di Antuni grazie ad apposite visite guidate e all’Eremo di San Salvatore, un luogo di riflessione e preghiera, con affreschi e una vista impareggiabile. È un posto in cui si respira la storia e la si può vedere con i propri occhi.

E, poi, Colle di Tora che si allunga sulle acque del lago e con le sue caratteristiche case di colore bianco.

Vale la pena visitare la Cascata delle Vallocchie, che si trova all’interno della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia: per ammirarla in tutta la sua bellezza si deve camminare per circa mezz’ora, con partenza da Castel di Tora. Il percorso è immerso nella natura e permette di godere del fascino di questi luoghi, fino a raggiungere la cascata le cui acque compiono un salto di circa 30 metri.

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Isola di Saona, un luogo dalle spiagge immacolate

Se per voi il paradiso ha l’immagine di candide e soffici spiagge immacolate, orlate da palme, accarezzate da onde di un colore intenso che va dal verde smeraldo al turchese e immerse in una natura ancora selvaggia, esiste un luogo che lo rappresenta appieno: è l’Isola di Saona, una delle più apprezzate delle Antille, in Repubblica Dominicana.

Nella zona di Bayahibe, a metà strada tra Punta Cana e Santo Domingo, conta soltanto un piccolo villaggio con circa 500 residenti e nessuna struttura ricettiva: ciò le ha permesso di conservare intatta la sua bellezza che non può fare a meno di incantare durante un’emozionante escursione di una giornata.

Isola di Saona, l’Eden è qui

Chiamata in origine Andamay dagli indiani Taino che la colonizzarono, venne raggiunta nel 1494 da Cristoforo Colombo che la ribattezzò “Bella Savonese” per rendere omaggio al grande navigatore e amico Michele da Cuneo che, in viaggio con lui durante la seconda esplorazione alla volta del Nuovo Mondo, consigliò di ripararsi sulle ancora misteriose sponde dell’isola per fuggire a una forte tempesta.

Il nome deriva, quindi, dalla città ligure di Savona (con cui è gemellata) per poi trasformarsi più tardi in “Saona”.

Parte del Parco Nazionale dell’Est, è zona protetta dal 1975, un santuario per numerose specie di uccelli, di pesci e per le tartarughe marine (è presente un centro di accoglienza dove incontrare i piccoli che nascono sull’isola).

Saona è la meta perfetta per godersi ogni attimo: una visita al bosco di mangrovie, lo snorkeling per ammirare gli incantevoli e bassissimi fondali del mare tropicale, il sapore della frutta esotica e poi, certo, le lunghe e spettacolari spiagge che sono vere e proprie piscine naturali come Playa del Gato e Canto de La Playa, quest’ultima così abbagliante da assomigliare a un dipinto.

Ma non è tutto.

L’Isola di Saona ospita anche il grazioso villaggio di Mano Juan, abitato da pescatori, l’unico centro vero e proprio, con le case in legno color pastello e un’atmosfera fuori dal tempo, che si può sperimentare soltanto qui: oltre a un mercatino tipico di prodotti artigianali, piccoli negozi e bar da cui si diffonde musica caraibica, spicca la spiaggia più estesa di tutte con fondali talmente trasparenti che consentono di scorgere delicati esemplari di stelle marine con grandi bande rossastre.

Come arrivare a Saona e quando andare

Saona è una meraviglia raggiungibile via mare grazie a moltissimi tour organizzati da Punta Cana, Bayahibe, Juan Dolio, Boca Chica e Bavaro.

Il viaggio avviene con catamarani che possono accogliere dalle 40 alle 50 persone e che arrivano a destinazione in circa mezz’ora: le escursioni sono prenotabili presso tutti i tour operator e gli alberghi della zona e di solito partono al mattino presto per sfruttare il più possibile la giornata a disposizione.

Per quanto riguarda, invece, il periodo migliore per intraprendere questo “viaggio della vita”, consideriamo che il tempo in Repubblica Dominicana è buono in particolare nei mesi di febbraio, marzo e aprile senza escludere anche gennaio, novembre e dicembre.

Da evitare i mesi più piovosi ovvero maggio, luglio e agosto.

In fatto di temperature, rimangono piuttosto elevate durante tutto l’anno anche se la carezza dei venti nordorientali dona un piacevole refrigerio.

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Le Seychelles sono il vero paradiso terrestre moderno

Quello delle Seychelles è uno degli arcipelaghi più belli al mondo e se non ci siete ancora stati vi convinceremo che è il momento giusto per organizzare un viaggio in una delle splendide isole.

Le Seychelles sono isole che vivono di turismo e i loro punti di forza sono l’ambiente incontaminato e le meravigliose spiagge. Gli italiani le amano, tanto che quest’anno sono aumentati del 5 per cento i nostri connazionali che ci sono andati.

Sostenibili Seychelles

E, proprio per mantenere intatto il paesaggio, di recente è stato avviato un progetto intitolato “Sustainable Seychelles” che ha l’obiettivo di garantire che le Seychelles rimangano una destinazione incontaminata ed ecologicamente consapevole, promuovendo la cooperazione e il coinvolgimento attivo di tutti, al fine di preservare questo paradiso per le generazioni future.

La Digue, l’isola car free

Uno dei più importanti esempi di sostenibilità delle Seychelles è l’isola di La Digue, da anni ormai car free e dove ci si muove solo in bicicletta. Un piccolo paradiso in Terra, dove non esiste inquinamento e “dove trascorrere una vacanza rigenerante”, ha spiegato Bernadette Willemin, Direttrice Generale Marketing di Tourism Seychelles in occasione della fiera TTG del turismo che si è tenuta a Rimini lo scorso ottobre.

L’esempio di Denis Island

Altro esempio virtuoso è Denis Island, che incarna la straordinaria fusione tra la natura incontaminata e un impegno verso la sostenibilità. Situata a 90 chilometri a Nord-Est di Mahé, questa gemma delle Seychelles è un paradiso terrestre di bellezze naturali senza pari. E per mantenere il suo aspetto, da qualche mese ha completato l’espansione fotovoltaica, che ha visto il parco solare dell’isola più che triplicato in dimensioni e capacità.

L’isola oggi è in grado di generare circa 720.000 KWh di elettricità all’anno e funziona quasi esclusivamente con energia verde. Questa iniziativa non solo ha notevolmente ridotto l’impronta di carbonio dell’isola, ma l’ha anche trasformata in un modello per il turismo sostenibile.

È spuntata una nuova isola

E un altro segnale che il governo delle Seychelles sta andando nella direzione giusta è arrivato da una notizia che ha fatto il giro del mondo a proposito della scoperta di una nuova isola che sarebbe emersa dopo un ciclone tropicale avvenuto nel 2016 nell’atollo di Farquhar e che starebbe continuando a crescere. A comunicarlo è stata la Island Conservation Society (ICS) mentre la Islands Development Company (IDC) ha chiamato questa nuova formazione Derrick’s Sandbank, prendendo spunto dal nome di una gru da carico proveniente da una nave naufragata nelle vicinanze.

Isole fuori rotta

Bernadette Willemin ha voluto ricordare però che, oltre alle isole più famose, come La Digue, Mahé, Praslin, ce ne sono molte altre che dovrebbero essere visitate perché non sono tutte uguali, ma ognuna con le proprie caratteristiche e particolarità. “Ci sono molti scorci poco conosciuti che meritano di essere scoperti”, ha raccontato “io consiglio vivamente di fare una crociera tra le isole interne e andare all’avventura.

Alcune isole sono paradisi dell’ornitologia, come Île St. Pierre, per esempio, una delle tante piccole isole al largo della baia di Côte d’Or e che fa parte dell’Area Marina Protetta del Curieuse Marine National Park. Le rocce di granito che emergono dal mare con la loro piccola corona di palme incarnano bene l’essenza di una tipica isola delle Seychelles”.

Gli atolli delle Seychelles

Ma non tutte le isole dell’arcipelago hanno lo stesso aspetto. “Meritano di essere scoperti anche gli atolli piatti, completamente diversi dall’immagine che si ha delle Seychelles, come Aldabra, Providence, Cosmoledo e altri ancora. Qui si ha proprio la sensazione di essere un moderno Robinson Crusoe. E non è necessario soggiornare in hotel di lusso, che certamente non mancano, anzi, ci sono molti cinque stelle, ma esistono alloggi per tutte le tasche, immersi nella natura e molto semplici”.

Non solo isole

Sostenibilità e autenticità sono quindi i mantra in questo splendido Paese circondato dall’Oceano Indiano, e in un viaggio alle Seychelles non deve mancare un’altra componente molto importante: “Consiglio vivamente di venire in contatto con la popolazione locale, con la sua cultura, visitando per esempio i mercati per scoprire spezie e manufatti, e di provare la gastronomia, di conoscere le ricette delle nonne che sono le più autentiche, specie nella Capitale Mahé”.

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Similan Islands, paradiso orientale tutto da scoprire

L’ambiente subacqueo più bello e la vita marina più eclettica della barriera corallina della Thailandia sono di casa alle Similan Islands, considerate uno dei migliori paradisi al mondo per gli appassionati delle immersioni. Perle di granito, caratterizzate da candide spiagge, acque cristalline ricche di meraviglie e fitte foreste tropicali, dove ogni luogo è rimasto incontaminato. Scopriamole più da vicino.

Similan Islands, paradisi per le immersioni

Le Similan Islands sono state istituite come Parco Nazionale nel 1982. ‘Similan’ è una parola Yawi (un dialetto malese) che significa ‘nove’. Il parco, infatti, aveva originariamente nove isole numerate da 1 a 9, ma nel 1998 è stato ampliato per includere altre due gioielli remoti: Ko Tachai e Ko Bon. Sebbene ognuna abbia un nome, viene indicata solitamente con dei numeri. La maggior parte sono disabitate, ad eccezione di Koh Similan e Koh Miang.

L’arcipelago si trova nel Mare delle Andamane, a 60 km dal punto più vicino alla terraferma, che si trova a Khao Lak, nella provincia di Phang Nga. L’acqua limpidissima dell’Oceano Indiano bagna questi piccoli eden, donando loro le più belle spiagge e attrazioni sottomarine della Thailandia.

La grande varietà di fauna marina, Il fascino indescrivibile dei coralli, delle alcionarie e delle gorgonie a ventaglio, il tutto ben protetto dal parco nazionale, rende l’area uno tra i 10 siti di immersione più belli al mondo.

E lo sottolinea una delle attrazioni imperdibili, l’Elephant Head Rock, popolare tra gli appassionati di diving e snorkeling e tra i fotografi subacquei. Tre grandi massi emergono dal mare, regalando una straordinaria ricchezza di vita sottomarina, dalle foreste variopinte di coralli molli alle gorgonie che raggiungono proporzioni gigantesche, agli squali leopardo, tartarughe e banchi di pesci tropicali che hanno trovato casa negli anfratti delle barriere. Tuttavia, le correnti possono essere molto forti e spesso imprevedibili intorno alle rocce, il che rende il sito un luogo riservato ai subacquei esperti.

Gli spiriti più avventurosi che vogliono vedere da vicino lo squalo balena e il suo habitat naturale, non devono farsi sfuggire, invece, i centri snorkeling delle isole Bon e Tachai.

Come e quando visitare le Similan Islands

Il Parco Nazionale delle Isole Similan è chiuso da maggio a novembre, mentre il periodo ideale per visitarle va da dicembre ad aprile, quando non sono soggette ai monsoni che arrivano da circa metà maggio e durano fino a ottobre, portando mare mosso, nuvole, pioggia e umidità.

Purtroppo, dal 2018 non è più possibile alloggiare alle Similan, ma si può soggiornare nelle vicine Isole Surin, anch’esse annoverate tra le migliori mete per lo snorkeling in tutta la Thailandia. Potete comunque optare per una splendida crociera in barca, che vi darà l’occasione di esplorare meglio questo incredibile arcipelago. Tuttavia, è bene sapere che l’accesso è interdetto alle isole n° 1,2 e 3 per via delle tartarughe che vi depongono le uova.

L’accesso migliore è da Khao Lak, situata nella parte ovest della Baia di Phang Nga. Da qui vengono organizzate uscite giornaliere al parco con imbarcazioni veloci. Uno dei modi meno costosi per raggiungere le isole è raggiungendo Tap Lamu e qui noleggiare una barca dal molo.

Oltre allo snorkeling, le Isole Similan offrono anche avventurosi percorsi di trekking, come il Viewpoint Trail e il Sunset Point a Ko Miang – a tratti difficili da attraversare – che conducono a eccezionali punti panoramici. Diversi percorsi di trekking si possono trovare anche a Ko Similan: il più lungo è di circa 2,5 chilometri e percorre quasi interamente la foresta incontaminata dell’isola.

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Nassau, la pittoresca e colorata Capitale delle Bahamas

Nell’immaginario comune le Bahamas sono un insieme di isole che si rivelano dei vari paradisi tropicali: spiagge bianche, mare da sogno e natura scintillate. Ma la verità è che questo arcipelago corallino costituito di 700 isole e isolette ha tantissima storia alle sue spalle, e in più possiede anche una città che è una vera e propria metropoli caraibica.

Il posto in questione è Nassau, Capitale del Paese, che si distingue per essere una città brulicante di vita, dove prendersi calde pause in graziosi caffè, locali e ristoranti per poi andare a divertirsi grazie a una vita notturna eccitante. Ma non solo, perché qui ci sono anche la storia, l’arte e la cultura, tutte incorniciate da incantevoli spiagge che sono esattamente come abbiamo sempre sognato.

Dove si trova Nassau

Nassau è una colorata realtà di circa 250.000 abitanti che le valgono il titolo di città più popolosa delle Bahamas. Si trova sull’isola di New Providence ed è una località che colpisce sin dal primo istante per via del suo paesaggio colorato e ricco di architetture di epoca coloniale.

A rendere il tutto ancor più speciale è il suo clima tropicale che regala estati praticamente perenni, stagioni ideali per scoprire la pressoché infinite bellezze naturali di questo arcipelago che pare esser caduto in terra direttamente dal paradiso.

Cosa vedere in città

Mare e spiagge sicuramente, ma Nassau vale la pena visitarla anche per le altre bellezze che possiede. Uno dei suoi punti più pieni di vita è Bay Street, la via dello shopping e anche una delle più antiche strade transitabili dell’arcipelago delle Bahamas. Sarà come camminare in un sogno: in questa strada si affacciano le tipiche casette locali dai colori pastello, che trasmettono la sensazione di fare una passeggiata dentro un arcobaleno.

Un passo dopo l’altro si arriva allo Straw Market, dove poter ammirare (e comprare) curiosi oggetti di paglia. Tra palazzi con colonnati palladiani e chiese inglesi in stile gotico, si ha l’occasione di visitare l’Ardastra Garden, un giardino popolato di ben 300 specie di animali che dimorano in una natura lussureggiante.

Per fare un vero e proprio tuffo nella cultura e nella storia della città, il posto ideale è il  Museo dei Pirati di Nassau che è ricco di ricostruzioni di battaglie, armi e suppellettili della vita quotidiana dei pirati. Altri musei interessanti sono il Pompey Museum, dove conoscere più a fondo la storia degli schiavi e della loro liberazione; il National Art Gallery, dedicato agli artisti del luogo e l’Historical Library Museum.

Poi alzate gli occhi al cielo per ammirare le vette del Colle Bennet: vedrete svettare nell’azzurro il Fort Fincastle, costruito nel 1793 in pietra calcarea. La struttura è eccezionale, e in più permette di inebriarsi di una vista magnifica che spazia sul centro storico e sul porto della città.

Per arrivarci dovrete superare la Queen’s Staircase, vale a dire la Scala della Regina, costruita nella roccia tra il 1793 e il 1974 dagli schiavi e composta di 66 gradini. Infine, ricordatevi di fare visita al Parco Nazionale Retreat, il posto più verde della città, dove sopravvive una delle più ampie collezioni al mondo di palme rare ed esotiche insieme a tantissimi fiori tropicali multicolore.

Mare e spiagge

Non si può fare un viaggio a Nassau senza scoprire la bellezza del suo mare e la grandiosità delle sue spiagge. Purtroppo ci è impossibile raccontarvele tutte, ma tra le più belle c’è senza ombra di dubbio Cabbage Beach, un paradiso di sabbia bianca lambito da limpide acque turchesi.

Vale la pena fare un salto anche a Cable Beach che sorge nella zona dedicata al divertimento: casinò, parchi acquatici, boutique, bar e ristoranti sono il ritrovo dei locali e dei turisti provenienti da tutto il mondo.

La spiaggia migliore per le famiglie è Jaws Beach, perché offre acque poco profonde che si rivelano il top per far giocare in sicurezza i più piccoli.

Infine una spiaggia che possiede un nome che è tutto un programma: Love Beach, perfetto nido d’amore per tutte le coppie in viaggio a Nassau perché si trova fuori dal centro cittadino, rivelandosi particolarmente tranquilla e non troppo affollata.

Quel che è certo, è che qualsiasi spiaggia sceglierete vi permetterà di rilassarvi sotto l’ombrellone, prendere il sole, fare il bagno, snorkeling, andare al largo per le immersioni e persino nuotare con i delfini.

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Anche New York, adesso, ha la sua spiaggia

Quando si pensa a New York, i grattacieli imponenti, le luci scintillanti di Times Square e l’incessante frenesia di Manhattan sono le prime immagini che balzano alla mente. Difficilmente si associa la Grande Mela a un’oasi di sabbia bianca e acque cristalline. Eppure, la città dalle mille luci, è sempre pronta a stupirci.

Recentemente, infatti, ha aggiunto al suo skyline una nuova e sorprendente attrazione: la Gansevoort Peninsula. Quest’area di oltre due ettari, affacciata direttamente sul fiume Hudson, rappresenta una novità assoluta per Manhattan, essendo la prima spiaggia pubblica della metropoli.

La Gansevoort Peninsula non è soltanto un luogo di svago, ma anche un esempio tangibile dell’impegno nel riqualificare lo spazio urbano e creare aree verdi accessibili a tutti. Un progetto che armonizza in modo perfetto elementi naturali e architettonici, che offre ai cittadini un luogo in cui rilassarsi e ammirare la bellezza del paesaggio fluviale, regalando una nuova prospettiva sulla città che non dorme mai.

Gansevoort Peninsula: l’oasi urbana di Manhattan

Gansevoort Peninsula Manhattan

Fonte: Getty Images

Gansevoort Peninsula, Manhattan, New York

Nascosta nel cuore del sud-ovest di Manhattan e accarezzata dalle onde del fiume Hudson, questa affascinante area verde urbana si è rapidamente conquistata un posto d’onore nella lista delle attrazioni della città. Con la sua vista mozzafiato sulla Statua della Libertà e sui grattacieli di New York, ogni dettaglio sembra disegnato per incantare lo sguardo, offrendo un rifugio perfetto per lasciarsi alle spalle lo stress della vita quotidiana e immergersi in un’esperienza unica ed emozionante.

A pochi passi dal celebre Whitney Museum, è un vero paradiso per gli amanti del fitness e del relax. Qui sono disponibili attrezzature all’avanguardia per allenarsi e un parco per cani dove i nostri amici a quattro zampe possono correre, giocare e divertirsi senza vincoli. Nonostante ci sia il divieto di balneazione per motivi di sicurezza, è possibile esplorare le acque circostanti con un kayak, scoprendo un volto inusuale di Manhattan.

La Gansevoort Peninsula è un autentico tesoro urbano che permette di connettersi con questa città tanto amata in modo davvero unico e diverso.

Una soluzione per contrastare l’innalzamento delle acque

Il progetto per il nuovo lungomare di Manhattan, inclusa la spiaggia artificiale della Gansevoort Peninsula, è stato guidato dal rinomato studio Field Operations. Questo ambizioso piano urbanistico non solo offre un nuovo spazio ricreativo per i residenti e i visitatori, ma è stato anche concepito come un importante dispositivo di resilienza contro l’innalzamento del livello delle acque.

La progettazione del parco, infatti, ha tenuto conto dei cambiamenti climatici attuali e futuri, con l’obiettivo di creare un ambiente naturale sostenibile.

La Gansevoort Peninsula rappresenta un’importante iniziativa voluta per trasformare aree industriali precedentemente abbandonate in vivaci parchi pubblici e aree di conservazione ecologica, contribuendo alla tutela dell’ambiente e all’arricchimento della vita comunitaria.

Questo terreno, un tempo inutilizzato e inospitale, è stato trasformato in un ampio spazio pubblico di 5,5 acri, dimostrando come sia possibile ridare vita a vecchie aree industriali attraverso un progetto studiato attentamente. Inoltre, sono state introdotte importanti migliorie alla costa. Tra queste, la creazione di una palude salata e un habitat per le ostriche che contribuiscono alla biodiversità della zona e fornscono un prezioso ecosistema per la fauna locale.

Gansevoort Peninsula

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Gansevoort Peninsula, Manhattan, New York
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L’isola col faro che galleggia sul Mar Ionio

Il Salento è una destinazione incantevole che attira ogni anno i turisti di tutto il mondo per le sue coste mozzafiato, il mare cristallino e le spiagge sabbiose, il luogo l’ideale per gli amanti del sole e del mare.

Un vero scrigno di storia e cultura, tra uliveti secolari e masserie tradizionali, che nasconde tesori incredibili che aspettano solo di essere scoperti.

Le isole che costellano il territorio sono poche, ma tutte meritano senza dubbio di essere visitate. Il viaggio di oggi ci conduce sull’Isola di Sant’Andrea, una terra caratterizzata da una bellezza selvaggia e incontaminata. Qui è impossibile non rimanere incantati di fronte alle scogliere a picco sul mare, le acque turchesi e le grotte suggestive, una meta imperdibile per coloro che desiderano immergersi nella natura e scoprire la magia del Salento.

L’Isola di Sant’Andrea: un paradiso mediterraneo

L’Isola di Sant’Andrea, conosciuta anche come Isola di Gallipoli, sorge appena sopra il livello del mare, raggiungendo un’altitudine di poco più di tre metri, una caratteristica che la rende estremamente vulnerabile all’impeto delle onde e dei venti.

Quest’area protetta si estende per circa 50 ettari ed è una testimonianza della straordinaria ricchezza della biodiversità mediterranea.

Infatti, l’intera area fa parte del Parco Naturale Regionale Isola di Sant’Andrea e Litorale di Punta della Suina, un luogo di grande rilevanza per la fauna, soprattutto per la nidificazione del Gabbiano Corso. Nonostante attualmente sia disabitata, l’isola è aperta alle visite e regala uno spettacolo mozzafiato da ogni prospettiva.

Una delle attrazioni più affascinanti è il suo imponente faro, un edificio che si erge maestoso e si lascia ammirare anche da lontano. Con la sua architettura distintiva e la sua storia secolare, rappresenta non solo un punto di riferimento, ma anche una testimonianza silenziosa del passato dell’isola.

Nel 1997, il Ministero della Difesa propose l’inserimento dell’Isola di Sant’Andrea nella lista dei beni da vendere a privati. Tuttavia, nel 2000, grazie alle azioni intraprese da associazioni e partiti politici, il Tribunale di Lecce emise una sospensione che ne vietava qualsiasi forma di vendita. Questo provvedimento legale sottolineò la consapevolezza del valore intrinseco e dell’importanza di conservare questo luogo unico. L’Isola di Sant’Andrea è diventato un bene invendibile, garantendo così la preservazione nel tempo e la sua bellezza naturale per le generazioni future.

Spiaggia Punta Pizzo Gallipoli

Fonte: iStock

Spiaggia Punta Pizzo, Parco Naturale Regionale Isola di Sant’Andrea, Gallipoli

Cosa fare sull’Isola di Sant’Andrea

L’Isola di Sant’Andrea offre una vasta gamma di attività e attrazioni per i visitatori che desiderano vivere un’esperienza all’insegna del relax, immersi completamente nella natura. Il suggerimento è quello di dedicare del tempo alle passeggiate lungo i sentieri panoramici alla scoperta della sua bellezza brulla e selvaggia.

Imperdibile è la salita fino alla cima del faro che permette di ammirare panorami emozionanti e godere di una vista privilegiata sulla bellezza dell’isola e delle sue acque cristalline.

Questa destinazione è anche un vero paradiso per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni. Il mare limpido invita, infatti, all’esplorazione della meravigliosa e variegata vita marina che anima questi fondali. Inoltre, è possibile sperimentare diverse attività acquatiche, come il kayak, il paddleboard e numerose escursioni in barca.

L’Isola di Sant’Andrea è un tesoro che merita di essere custodito e valorizzato, un luogo magico che lascia un’impronta indelebile nel cuore di chiunque lo visiti.

Isola Sant'Andrea al tramonto

Fonte: Getty Images

Isola di Sant’Andrea al tramonto, Gallipoli, Puglia
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Le spiagge italiane che rischiano di scomparire entro il 2050

C’è una regione del nostro Paese che vanta ben 361 chilometri di litorale, spesso sabbioso e in alcuni tratti bagnato da un limpido Mar Tirreno, che purtroppo è in pericolo. Secondo un recentissimo studio, infatti, la metà delle spiagge di questa regione rischia di scomparire entro una data non troppo lontana: il 2050, e nei 50 anni successivi gli scenari si preannunnciano persino peggiori.

Lo studio

Lo studio riportato da La Repubblica è stato condotto dal professor Filippo Celata, geografo della Sapienza di Roma e membro del direttivo della Società geografica italiana, elaborando le stime di una ricerca effettuata sull’argomento e pubblicata sulla rivista scientifica Nature climate change. Sono delle analisi che prendono in considerazione due urgenti variabili, ovvero l’innalzamento del livello del mare e i processi erosivi che purtroppo sono già in corso da decenni.

La regione italiana che è stata oggetto di indagine è il Lazio, e gli scenari che emergono, sfortunatamente, non sono affatto rassicuranti: tra meno di 30 anni, e per la precisione nel 2050, fino al 50% delle spiagge della regione del Centro Italia rischia di sparire, arretrando di ben tre quarti rispetto all’arenile di cui godiamo oggi. Nella peggiore delle ipotesi possibili, quindi, la metà delle spiagge laziali diventerà solo un ricordo, mentre nella migliore sarà il 10% dei litorali a dissolversi praticamente del tutto.

Non solo il Lazio

Il Lazio, però, non è l’unica regione italiana a dover combattere con questo fenomeno. Come sottolinea lo studio, la superficie di spiagge a rischio scomparsa è in linea con la media nazionale (che comunque è un dato estremamente preoccupate). Il vero problema sarà nel nel 2100, quando la situazione peggiorerà sensibilmente.

Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, i dati sull’erosione costiera e sul consumo di suolo sono allarmanti in tutto lo Stivale, isole comprese: tra il 2006 e il 2019 sono stati modificati 1.771 km di costa naturale bassa su 4.706 km in totale, pari al 37,6%.

I motivi sono da ricondurre al fatto che in Italia si continua ad intervenire con opere come pennelli e barriere frangiflutti, arrivando in totale a ben 10.500 opere rigide lungo le coste italiane, quasi 3 ogni 2 chilometri costieri, che rendono artificiale la linea del litorale e che vanno a modificare le correnti marine. Facendo in questa maniera il problema non scompare, ma si sposta semplicemente su altri tratti di coste.

Inoltre, il consumo di suolo nei comuni costieri è pari ad oltre 420mila ettari al 2021, che corrisponde al 27% del totale di suolo consumato in Italia, con un incremento vicino al 6% rispetto al 2006. Poi ci sono le inondazioni, e nel nostro Paese sono 40 le aree a maggior rischio, così come l’abusivismo edilizio. Senza dimenticare gli eventi meteo estremi che, dal 2010 al giugno 2023, solo nel nostro Paese sono stati 712 e di questi il 37,3% è avvenuto nei comuni costieri.

In sostanza, entro il 2100 e con il livello del mare cresciuto di 50 centimetri, il Lazio potrebbe raccogliere i frutti peggiori di questa situazione assieme a Sardegna e Campania con un terzo di spiagge a rischio scomparsa nello scenario migliore, l’80% in quello più drammatico.

Cosa possiamo fare

Ciò che in questo momento occorre fare, come si può leggere sempre sul quotidiano, è analizzare le variabili che se risolte possono rendere anche la meno rassicurante delle previsioni uno scenario più sostenibile.

Per evitare il peggio bisognerebbe perciò puntare a interventi di mitigazione rinaturalizzando i litorali, e non artificializzandoli come in realtà si sta facendo ormai da anni.

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L’isola europea dove la pista dell’aeroporto è una spiaggia

Entrare in aeroporto è quasi come affacciarsi su un girone infernale: code infinite, lunghissimi controlli e bagagli da consegnare (che vanno poi recuperati in altre interminabili file). E, in fondo, ogni scalo si assomiglia – a prescindere da pochissime eccezioni in tutto il mondo. È il caso di quello che si trova sull’isola di Barra, al largo delle coste scozzesi. Qui non solo la burocrazia è ridotta ai minimi termini, ma si può anche ammirare un panorama incantevole. Gli aerei, infatti, decollano e atterrano… sulla spiaggia. Scopriamo questo paradiso.

L’isola di Barra e il suo aeroporto

Appena 60 km quadrati di superficie e poco più di 1.000 persone ad abitarla: l’isola di Barra è un gioiello fatto di spiagge candide e acque trasparenti (ma gelide!), che negli anni ha conquistato il cuore di tantissimi turisti. Si trova al largo della Scozia, nell’arcipelago delle isole Ebridi Esterne, ed è separata dalla vicina Vatersay da una diga. Raggiungerla può rivelarsi una vera impresa: è infatti possibile arrivare in traghetto, con una lunga traversata che – a causa dei venti e delle correnti oceaniche – spesso diventa alquanto “movimentata”.

Oppure si può arrivare in aereo: se state pensando al classico jumbo jet pronto ad atterrare su lunghe piste d’asfalto, vi sbagliate però di grosso. Qui gli aerei di linea sono piccoli e decisamente in balia del vento, offrendo ai passeggeri un’esperienza da brivido. E l’aeroporto dell’isola di Barra non è altro che una lingua di sabbia dorata, a due passi dal mare. Ebbene sì, non esiste una vera e propria pista d’atterraggio, tanto che i voli non hanno orari fissi, bensì seguono quelli della bassa marea. Per questo, si è guadagnato il titolo di aeroporto più panoramico al mondo.

La spiaggia in questione si chiama Traigh Mhor (ovvero “spiaggia grande”), ma è anche soprannominata Cockle Strand perché – quando non ci sono voli in arrivo o in partenza – è spesso affollata di persone che si aggirano cercando telline e altri molluschi. Si snoda per circa 3 km nell’area a nord dell’isola, ed è ovviamente diventata un’attrazione turistica. Per i passeggeri, inoltre, la bella sorpresa è che non ci sono mai file: un’unica piccola struttura affacciata sul mare ospita il check in e il bar, mentre all’esterno c’è una pensilina sotto cui vengono sistemati i bagagli prima dell’imbarco e dopo lo sbarco. Prendere un aereo non è mai stato così facile e veloce.

Cosa vedere sull’isola di Barra

Se la vostra curiosità è ormai alle stelle e volete visitare l’isola di Barra, ci sono molte bellezze ad attendervi. Naturalmente, le sue spiagge sono l’attrazione principale: oltre a quella adibita ad aeroporto, le coste nord-occidentali vantano molti altri arenili sabbiosi lambiti da acque cristalline. Mentre le coste sud-orientali sono prevalentemente rocciose, caratterizzate anche da alte scogliere bianche. In ogni caso, fare il bagno è quasi impossibile: l’Atlantico è davvero freddissimo, e solo pochi coraggiosi osano tuffarsi, anche in estate.

Il centro abitato più importante è Castlebay, che deve il suo nome al Castello di Kisimul, situato su un piccolo isolotto all’interno della baia su cui si affaccia la città. Nell’entroterra, per gli amanti della natura, c’è la cima più elevata dell’isola, Heavel: è un’ottima meta per fare trekking, e dall’alto – dove spunta una statua in marmo bianco che raffigura la Madonna con il bambino Gesù – si gode di un panorama meraviglioso. La scultura è chiaramente visibile da chi arriva a Castlebay via mare, ed è molto suggestiva.