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St. Olav Ways, il cammino spirituale segreto che inizia in Norvegia

Tra le sperdute foreste di conifere e il paesaggio naturale incontaminato del nord della Scandinavia si stende un sentiero lungo seicento chilometri, che attraversa la Norvegia.

Falesie maestose a picco sul mare e un entroterra tra montagne, colline verdeggianti e vaste campagne, che accolgono città e borghi medievali ricchi di storia. Stiamo parlando del Saint Olav Ways (o St. Olavsleden), uno dei più suggestivi cammini che si possono affrontare durante la propria vita, in alternativa al Cammino di Santiago: una perfetta coniugazione tra la tranquillità della natura più incontaminata e la spiritualità che questo percorso può infondere.

Chiamati anche Cammini di Sant’Olav, in realtà non sono formati da un unico sentiero, bensì da un insieme di otto percorsi collegati tra loro da una meta comune: la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim.

I Cammini di Sant’Olav: tra storia e religione

Quella dei Saint Olav Ways è una rete di itinerari che percorrono Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia, con molteplici sentieri tra i quali scegliere, che variano in lunghezza e difficoltà: si passa dai più brevi (una sola giornata), a quelli più impegnativi che possono durare anche più settimane.

Riconosciuto dal Consiglio d’Europa, nel 2010, come Grande Itinerario culturale, l’insieme dei cammini di Sant’Olav è un’ottima alternativa ai più celebri cammini di pellegrinaggio della Via Francigena e di Santiago di Compostela.

La via venne concepita come tributo a Re Olav (o Re Olaf), dal quale prende il nome. Si tratta del sovrano norvegese rimasto ucciso nel 1.030 nel corso della battaglia di Stiklestad. Era un personaggio molto importante in Norvegia, tanto da essere considerato un eroe per l’indipendenza nazionale, colui che ha ideato e fondato il Regno.

Olav fu colui che impose il culto della fede cristiana e, dopo la morte, la sua fama aumentò in maniera esponenziale tra i credenti, anche perché si credeva che fosse stato in grado di compiere miracoli. I suoi resti si trovano nel punto in cui venne successivamente eretta la Cattedrale di Trondheim. Per rendere omaggio a questo mito della storia scandinava, i cristiani intrapresero costantemente questa via, ed essa rimase una delle tratte più percorse sino al periodo della Riforma.

Ecco allora che sono nati i St. Olav Ways, i cammini che portano gli amanti del trekking in un pellegrinaggio alla ricerca di se stessi.

Cattedrale di Nidaros, a Trondheim lungo i Cammini di Sant'Olav

Fonte: iStock

Cattedrale di Nidaros, Trondheim

Gli 8 percorsi delle St. Olav Ways

La meta dei Cammini di Sant’Olav in Norvegia è la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim, ma i percorsi per arrivarci sono molteplici e tutti differenti, attraversando la parte più autentica del paese, tra natura incontaminata, borghi medievali, paesaggi spettacolari e città ricche di storie da raccontare.

La leggenda vuole che sia necessario fare tre volte il giro della Cattedrale di Nidaros prima di entrare. È l’atto finale di un viaggio tra pianure e valli, tra boschi e rovine, a cavallo dei fiordi scandinavi.

Il percorso più scelto dai pellegrini è quello che parte da Oslo, il Sentiero Gudbrandsdalen (che è anche il più lungo). In tale percorso, St. Hallvard è l’alfa di questa via verso il ricongiungimento con il proprio io interiore. Dell’antica cattedrale di Oslo, oggi, restano solamente le rovine, ma rappresentano ancora oggi una meta fondamentale per turisti provenienti da ogni parte del mondo. Da qui, il percorso si sviluppa verso nord, sino alle rovine della cattedrale di Hamar, e sino a giungere, dopo un percorso lungo seicento chilometri, ad un altro antico luogo di culto: Nidaros. Questa è la meta, l’omega, il luogo più mistico e, forse, più misterioso.

Vediamo quali sono tutti gli 8 percorsi che seguono le tracce dei cammini di Sant’Olav e le loro caratteristiche principali.

Sentiero Gudbrandsdalen

Come descritto in precedenza, è il percorso di Sant’Olav più popolare e battuto, oltre che il più lungo, con ben 643 chilometri e un totale di 32 tappe. Collega Oslo a Nidaros (oggi Trondheim). Per percorrerlo interamente servono circa 4 settimane intere di cammino: un vero e proprio pellegrinaggio da dedicare al trekking nella natura e alla meditazione. È il percorso lungo il quale riconoscersi e ritrovarsi.

St. Olavsleden

Inizia in Svezia, a Selånger e passa in Norvegia a Stiklestad, per 580 chilometri complessivi suddivisi in 30 tappe. Questo è un percorso particolarmente simbolico, poiché rappresenta il tragitto dell’ultimo viaggio di Olav Haraldson prima della storica battaglia di Stiklestad, nel 1.030, quando perse la vita.

Østerdalsleden

Natura incontaminata e selvaggia per 320 chilometri di camminata suddivisa in 21 tappe. Consigliato agli escursionisti con più esperienza, è meglio seguirlo nel periodo estivo.

Nordleden

135 chilometri di cammino, diviso in 7 tappe, che ha inizio nel nord del Paese, alla chiesa di Gloshaug, ridiscende e attraversa Stiklestad prima di arrivare a Trondheim.

Romboleden

Anche questo tragitto, il più antico, è consigliato agli appassionati di trekking più esperti. Composto da 7 tappe, attraversa montagne e boschi per un totale di 150 chilometri lungo quella che una volta era un’importante strada commerciale.

Sentiero Borg

Colline e campi per 176 chilometri di strada, percorribile a piedi o in bicicletta, che attraversa in 9 tappe il sud-est del Paese e sale fino a Oslo, dove confluisce nel lungo percorso Gudbrandsdalen.

Valldalsleden

Partenza a Valldal per un cammino di 150 chilometri che partono dai maestosi fiordi norvegesi. Suddivisibile in 7/8 tappe, una volta arrivato al Monte Dovre il percorso si unisce al sentiero Gudbrandsdalen, il più battuto.

Tunsbergleden

Da sud, in particolare dal fiordo di Oslo, a Larvik si risale verso la Capitale, ricongiungendosi, anche in questo caso, con il sentiero Gudbrandsdalen. Sono 9 tappe per 190 chilometri di camminata attraverso la campagna e i caratteristici piccoli centri abitati.

Cammino di Sant'Olav, Gudbrandsdalen, in Norvegia

Fonte: iStock

Segnaletica del Sentiero Gudbrandsdalen

Informazioni utili

I percorsi delle St. Olav Ways sono ben segnalati lungo tutto il tragitto con il logo del pellegrinaggio, ossia la croce rossa di Sant’Olav. È possibile scaricare le mappe di tutti i percorsi tramite il National Pilgrim Center, che le tiene costantemente aggiornate.

Non tutti i percorsi sono adatti ai principianti e per intraprendere quest’esperienza di trekking è opportuno esserne allenati (questo vale per qualsiasi pellegrinaggio). È bene, inoltre, partire attrezzati con tutto l’occorrente e con un abbigliamento comodo e adeguato.

Vi state chiedendo quale sia il periodo migliore per percorrere il Cammino di Sant’Olav? L’ideale è farlo nei mesi più caldi, visto il clima rigido della Norvegia, quindi da maggio a fine agosto.

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Il Castello del Catajo svela nuovi segreti rimasti celati finora

Sono otto anni che il sontuoso Castello del Catajo di Battaglia Terme (Padova), una delle grandi regge europee che fu residenza di villeggiatura imperiale degli Asburgo, si mostra al pubblico in tutta la sua magnificenza: fino a oggi, infatti, i visitatori hanno potuto ammirare il monumentale Cortile dei Giganti, il romantico parco secolare e, soprattutto, il Piano Nobile con gli spettacolari affreschi di Giovan Battista Zelotti che raccontano l’epopea della famiglia Obizzi, capitani di ventura che costruirono il monumentale Castello nel XVI secolo.

Ma da sabato 13 aprile 2024, il Catajo svelerà, per la prima volta, un segreto: un intero piano, finora rimasto chiuso, che ospita le stanze private dove gli Asburgo-Este vivevano la quotidianità.
Eleganti ambienti neoclassici, sala da pranzo, camere da letto, sala da gioco affrescati con paesaggi e marine nell’Ottocento dal veneziano Marino Urbani, sono stati restituiti, dopo anni di restauro, ai loro fasti passati.

Il Castello del Catajo come non lo si è mai visto: le stanze private degli Asburgo Este

Sala da musica del Castello del Catajo, Battaglia Terme

Fonte: Ph Filippo Molena – Ufficio Stampa

Particolare della Sala da musica del Castello del Catajo

Edificato tra il 1570 e il 1573 alle pendici del Montenuovo su volontà di Pio Enea I degli Obizzi, condottiero della Repubblica di Venezia, il Castello del Catajo dal 13 aprile raddoppierà il numero di ambienti interni visitabili: sono dieci i nuovi saloni che compongono il piano ritrovato.

Da sempre a uso privato, le sale “inedite” furono realizzate nel Cinquecento dagli Obizzi e vennero poi ristrutturate durante gli anni Venti dell’Ottocento dai successivi proprietari, la famiglia Asburgo Este, arciduchi di Modena.

Da aprile, quindi, sarà possibile scoprire non soltanto due interi livelli, ma anche due epoche e due dimensioni a confronto: il Cinquecento di rappresentanza al piano nobile, e le nuove stanze private dalle delicate decorazioni ad affresco neoclassiche al piano superiore, a opera del pittore veneziano Marino Urbani con vedute di pittoreschi paesaggi, marine con velieri e scene di vita agreste.

Le nuove stanze conservano tuttora intatta l’atmosfera e l’intimità degli spazi per la famiglia: sala da pranzo con il servizio da tavola di antiche ceramiche, sala della musica con un fortepiano di metà Ottocento, sala da gioco e camere da letto, tutte appaiono ancora vissute dai loro antichi proprietari.

E sono proprio questi gli ambienti in cui hanno abitato Francesco IV duca di Modena e la moglie Maria Beatrice di Savoia che amavano particolarmente il Catajo e vi soggiornavano per sei mesi l’anno. Ma sono anche le stanze dove l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono d’Austria, trascorse la sua ultima vacanza prima di recarsi a Sarajevo, luogo del noto attentato che scatenò l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Egli stesso fece “ammodernare” alcune delle stanze negli anni Ottanta dell’Ottocento.

Gli affreschi ritrovati

Affreschi ritrovati del Castello del Catajo, Battaglia Terme

Fonte: Ph Filippo Molena – Ufficio Stampa

Particolare degli affreschi ritrovati del Castello del Catajo

Ma c’è di più: nel corso dello scrupoloso restauro degli ultimi due anni, il Catajo di Battaglia Terme ha fatto un altro regalo del tutto inaspettato, una scoperta che ha il sapore dell’eccezionalità.

In seguito ai saggi stratigrafici condotti in tutti gli ambienti, una prima stanza ha svelato la presenza di affreschi più antichi, poi coperti da un successivo strato di intonaco nell’Ottocento: sono state, così, riportate alla luce magnifiche scene a soggetto mitologico dipinte nel Cinquecento da Giovanni Battista Zelotti (autore dell’importante ciclo di affreschi del piano nobile).

Inoltre, sono tornati alla luce affreschi successivi, risalenti al Seicento, di un secondo autore ancora ignoto. In questo modo, le pareti della stanza (che fino a due anni fa erano dipinte di verde)
oggi mostrano raffinate pitture che ritraggono Apollo e le muse, le tre Grazie, Venere e Sileno.

Il secondo ambiente interessato dai ritrovamenti è stato l’elegante scala a chiocciola che collega i due piani del castello, ridipinta grossolanamente a fine Ottocento e che invece nascondeva al di sotto, in perfetto stato di conservazione, affreschi più importanti sempre a opera dello Zelotti, che riproducono marmi, balaustre e festoni floreali.

Negli ultimi decenni, in Veneto sono stati molto rari i ritrovamenti di affreschi coperti di tale pregio e in così vasta superficie: ciò rende le scoperte del Catajo davvero eccezionali e di grande importanza storico-artistica.

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Torna a nuova vita il giardino segreto cinquecentesco italiano

Il giardino di cui vi stiamo per parlare è uno dei più suggestivi e amati del nostro Paese e anzi, del pianeta intero: persino il New York Times lo ha definito “il più bello e il più romantico del mondo”. Famoso ed emozionante, custodisce nelle sue immediate vicinanze una piccola perla antica, che purtroppo è rimasta per molto tempo dimenticata. Si tratta di un meraviglioso giardino cinquecentesco, che a breve tornerà a nuova vita.

L’Hortus Conclusus a due passi dal Giardino di Ninfa

Ci troviamo presso il fiabesco Giardino di Ninfa, un vero e proprio monumento naturale della Repubblica Italiana che sorge a Cisterna di Latina. Iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medievale di Ninfa, di cui oggi rimangono diversi ruderi, è uno splendido esempio di poesia e architettura medievale con oltre 1300 specie di piante, tra cui 19 varietà di magnolia, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi.

Riaperto quest’anno il giorno 16 marzo, attualmente le visite sono in programma nei fine settimana e nelle festività del 1 maggio, 2 giugno e 15 agosto, fino al 3 novembre; dal 19 luglio all’11 agosto – quando l’apertura comprenderà anche il venerdì –  previste soltanto al tramonto.

Nelle immediate vicinanze di Ninfa la famiglia Caetani fece realizzare l’Hortus Conclusus, un magnifica area verde decorata con una fontana ottagonale al centro e da vasche e ninfei. In principio venne utilizzato come orto, poi vi vennero piantati degli agrumi fino a diventare inaccessibile ai visitatori, e purtroppo per molto tempo. Ma le cose oggi stanno per cambiare, tanto che si punta ad aprirlo alle visite a partire dall’anno prossimo.

Il restauro

Come riporta La Repubblica, l’Hortus Conclusus di Ninfa subirà un profondo restauro grazie ai fondi del Pnrr e della Fondazione Roffredo Caetani che gestisce il bene. Ma non solo, perché sempre nel 2025 anche altri beni, che si fanno spazio nei pressi del Giardino storico, verranno resi fruibili tramite un raddoppio del percorso di visita.

Il progetto, chiamato “Giardino di Ninfa: dalla memoria del passato alla nuova resilienza e sostenibilità”, prevede l’utilizzo di due milioni di euro di fondi Pnrr, più 200mila euro messi a disposizione dalla Fondazione.

I lavori sono già iniziati e non riguardano il Giardino che, anche durante questa primavera, può essere visitato in tutto il suo splendore e senza eventualmente incontrare cantieri aperti.

Verrà sottoposta a un grande restauro anche “Francis”, la vecchia turbina dell’azienda tedesca Voith, in funzione dal 1908 fino a pochi anni fa, che sorge vicina agli antichi mulini. Al contempo, verrà realizzata anche una nuova centrale per alimentare Ninfa con l’energia prodotta dal suo fiume.

Ma non solo, perché questi lavori faranno sì che l’area diventi persino più sostenibile: l’Hortus Conclusus verrà dotato di un impianto di irrigazione intelligente, che sarà perfettamente in grado di fornire ad ogni pianta l’acqua necessaria nei tempi e nei modi più opportuni.

Verrà poi installato un piezometro e realizzato un sistema di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee, con lo scopo di dare vita a un centro studi internazionale sulle acque.

Insomma, molto probabilmente nel 2025 il prezioso Hortus Conclusus diventerà una meravigliosa attrazione (e anche sostenibile) per tutti i visitatori.

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Dal borgo fantasma riemerge un’antichissima chiesa: la scoperta

La Tuscia è un territorio ricco di storia e bellezze naturalistiche e paesaggistiche che non finisce mai di stupire: l’ultima sorpresa è arrivata da uno dei suoi affascinanti borghi fantasma, a una ventina di minuti da Civita di Bagnoregio e a mezz’ora da Viterbo.

A Celleno, infatti, durante il lavoro di messa in sicurezza della Chiesa di San Donato, è tornato alla luce un antichissimo spazio sacro, quello della Chiesa di San Michele Arcangelo, di cui finora esistevano soltanto notizie frammentarie grazie a documenti di archivio che indicavano la presenza di una cripta, annessa alla chiesa attualmente oggetto di restauri.

Un altro prezioso tassello del patrimonio della Tuscia

Durante i lavori di consolidamento della Chiesa di San Donato, architetti e archeologi si sono ritrovati, inaspettatamente, dinanzi a una chiesa inferiore alta almeno 5 metri che, secondo i documenti e gli esperti, presentava un ingresso separato dal versante nord.

Tuttavia, alla fine dell’Ottocento, il vescovo ne ordinò la chiusura, sia perché di difficile accesso e sia perché destinato a usi impropri. Ma fu nel 1944 che se ne persero le tracce: la chiesa madre crollò, seguita dopo pochi anni dall’intero abitato, e il borgo di Celleno cadde in un periodo di oblio funestato da saccheggi.

Negli ultimi anni, invece, l’amministrazione comunale ha intrapreso azioni di recupero e valorizzazione della Chiesa di San Donato che hanno portato alla sorprendente scoperta.

Siamo sorpresi e felici di questa scoperta” ha commentato il sindaco Bianchi. “Stiamo continuando con i lavori sperando di rendere fruibile questo spazio ai visitatori, in assoluta sicurezza. Purtroppo decenni di abbandono, gli eventi sismici e le particolari condizioni orografiche non hanno aiutato a salvare la chiesa ma stiamo facendo tutto il possibile, con le risorse a disposizione, per completare i lavori e incrementare le dotazioni del borgo fantasma“.

Lo scavo archeologico prosegue sotto la direzione dalla società di ingegneria Alma Civita Studio insieme all’Università della Tuscia. “Negli ultimi tre mesi” ha affermato il primo cittadino “il lavoro è stato incessante, in particolare del professor Giuseppe Romagnoli, instancabile studioso di questo sito“.

E siamo appena all’inizio. Oltre alla chiesa inferiore, gli archeologici hanno rinvenuto materiali lapidei di pregevole fattura scultorea, alcuni dei quali risalenti al periodo longobardo. “Attestano” ha concluso Bianchi, “senza ombra di dubbio, che su questa rocca c’è stata continuità di vita a partire dal periodo etrusco fino ai nostri giorni“.

Il fascino del borgo fantasma di Celleno

Il vecchio borgo di Celleno, che sorge su uno sperone di tufo, fu un insediamento etrusco sull’antica via tra Bagnoregio e Orvieto: sconvolto da sempre da terremoti e smottamenti, ha iniziato a crollare in maniera inesorabile durante gli Anni Trenta fino a diventare un “borgo fantasma”.

Oggi resiste una piccola area, con suggestivi vicoli, botteghe, la maestosa presenza del fortilizio Castello Orsini con fossato, costruito tra il X e il XI secolo, la già citata Chiesa di San Donato, la Chiesa di San Carlo custode di una collezione di grammofoni, e case recuperate dove scoprire come erano gli ambienti a inizio Novecento: la cucina, le celle per la conservazione del vino, la bottega del calzolaio, l’antico forno.

Inoltre, il Museo raccoglie preziose ceramiche medievali e rinascimentali ritrovate durante le campagne di scavo.

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In Irlanda come veri archeologi per scoprire i segreti dell’isola verde

Oltre ai suoi suggestivi panorami naturali, l’Irlanda è famosa anche per l’importante patrimonio archeologico che custodisce sul suo territorio. E se un semplice tour guidato alla scoperta di queste bellezze non vi basta più, potete approfittare dell’occasione per diventare dei provetti Indiana Jones e contribuire ai lavori archeologici sull’Isola di Smeraldo. In che modo? Ecco alcune delle esperienze più affascinanti da provare.

Irlanda, i tour di Ancient Odysseys

Avete mai sentito parlare della Wild Atlantic Way? Si tratta di uno degli itinerari panoramici più suggestivi al mondo, ben 2.500 km che si dipanano in nove contee e tre province, offrendo una grandissima varietà di paesaggi naturali e di incantevoli villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Quest’anno ricorre il decimo anniversario dalla sua inaugurazione: alcune delle sue tappe affascinanti consistono in preziosissimi siti archeologici che meritano sicuramente una visita. Con Ancient Odysseys potete vivere un’esperienza davvero unica e sentirvi dei veri archeologi.

La prima proposta è una vacanza presso la desolata distesa calcarea del Burren, dove nei prossimi mesi si lavorerà per riportare alla luce un importante complesso fortificato. I più avventurosi avranno la possibilità di partecipare agli scavi, diventando così testimoni diretti delle scoperte che potrebbero avvenire in questo antichissimo sito archeologico. Il viaggio verrà organizzato nel mese di luglio 2024 e avrà una durata di 5 giorni: prevede l’opportunità di fare esperienza delle metodologie di lavoro in ambito archeologico, durante le operazioni che contribuiranno a far riemergere l’insediamento di Caherconnel e gli antichi reperti rimasti sotto terra per millenni.

Un’altra proposta interessante, sempre offerta da Ancient Odysseys, consiste in un viaggio di 5 giorni alla scoperta dei più suggestivi siti archeologici della Wild Atlantic Way. Spicca, in particolar modo, il misterioso Dun Aonghasa: si tratta di una fortificazione in pietra risalente all’età del ferro, costruita su una scogliera a picco sull’oceano sulla più grande delle tre isole Aran. Ci sarà anche la possibilità di visitare l’abbazia di Kylemore e di fare un tour della città di Galway, per immergersi nelle sue meraviglie.

L’esperienza su Achill Island

Se queste incredibili avventure non bastano a soddisfare la vostra voglia di esplorare l’Irlanda, c’è ancora un’altra proposta che potreste trovare davvero interessante. Si tratta del viaggio promosso dall’Achill Archaeological Field School, che nel mese di agosto 2024 organizzerà una settimana di vacanza dedicata al mondo dell’archeologia irlandese. I partecipanti potranno così assaporare quelli che sono i metodi di lavoro sul campo e, ovviamente, apprendere tante curiosità anche sull’antropologia e sulla storia locale.

L’esperienza avrà luogo sempre lungo il percorso della Wild Atlantic Way, in una location d’eccezione: si tratta di Achill Island, suggestiva isola situata al largo della costa della contea di Mayo. Collegata alla terraferma da un ponte girevole, è spesso meta di turisti durante l’estate per via delle sue spiagge da sogno e delle onde che fanno la gioia di tutti gli amanti del surf. Inoltre, da un po’ di tempo a questa parte è finita nel mirino di tutti quei viaggiatori che organizzano le loro vacanze sulla base dei loro film preferiti: Achill Island ha infatti avuto un ruolo chiave nelle riprese de Gli spiriti dell’isola, il capolavoro con Colin Farrell.

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Questi giardini stanno per fiorire: l’appuntamento magico

Profumi inebrianti, colori sgargianti e paesaggi che si riempiono d’incanto: con l’arrivo della primavera la natura riprende a vivere e prosperare.

Lo vediamo ad ogni passo, dai giardini in fiore, alle piante che riprendono vigore, ai frutti che iniziano a maturare. E anche noi ritorniamo a vivere e a meravigliarci davanti allo spettacolo della natura.

C’è un luogo, in particolare, dove l’esperienza della fioritura primaverile rappresenta un vero e proprio incanto: i Giardini di Castel Trauttmansdorff, a Merano. Come ogni anno, anche nel 2024 questo splendido parco è pronto a riaprire le porte in una veste nuova, con visite guidate alle installazioni, eventi e tanto altro.

I Giardini di Castel Trauttmansdorff

Ad ospitare questi meravigliosi giardini è il Castel Trauttmansdorff di Merano, in Alto Adige. Questa è la dimora in cui l’Imperatrice Elisabetta, Sissi, ha trascorso diversi periodi di vacanza nel corso della sua vita ed è in suo onore che il parco annesso è noto anche come “Giardini di Sissi“.

Oggi sede del Touriseum (il Museo del Turismo), il castello e l’intera tenuta sono un luogo dal fascino unico in cui natura, storia e cultura si fondono armoniosamente in un tripudio di colori e profumi, di  antico e contemporaneo.

Aperti per la prima volta nel 2001, gli splendidi Giardini di Castel Trauttmansdorff sono uno spettacolo da ammirare almeno una volta nella vita o, ancor meglio, in ogni nuova stagione primaverile.

Con un’estensione di ben 12 ettari e più di 80 aree botaniche di estrema bellezza, disposte a formare un grazioso anfiteatro naturale, i Giardini di Sissi aprono lo sguardo al paesaggio circostante: da qui si possono ammirare la città di Merano e le imponenti montagne che la circondano in un abbraccio.

Il tema botanico 2024

La natura cambia costantemente, giorno dopo giorno, un po’ come noi. E cambia anche la composizione dei Giardini di Sissi che, anno dopo anno, danno luce a piante e fiori provenienti da tutto il mondo, seguendo una tematica, un racconto che guida i visitatori alla scoperta delle bellezze naturali che vivono il nostro pianeta.

Dopo il tema botanico delle “Piante carnivore“, a quello sulle “Piante profumate ed aromatiche”, per citarne alcuni,  il 2024 è dedicato alle splendide succulente: “Succu…cosa?”.

Il nome curioso dato alla nuova tematica riflette la natura resiliente delle specie che la compongono.  Sì, perché queste piante, dalle forme e dai colori più disparati, sono capaci di immagazzinare acqua per poi utilizzarla nei momenti di siccità. Un esempio di come la natura sappia adattarsi e sopravvivere nelle diverse condizioni climatiche, anche le più estreme.

Nel corso della visita ai giardini potremo ammirare un vasto numero di esemplari di succulente: dai più famosi cactus, ananas ed aloe, fino ai meno conosciuti e provenienti da luoghi remoti. Sono tante le curiosità da scoprire quest’anno. Per esempio, sapevate che anche la vaniglia appartiene a questa categoria di piante?

Giardini di Castel Trauttmansdorff, succulente

Fonte: Karlheinz Sollbauer

Succulente ai Giardini di Castel Trauttmansdorff

Quando e come vivere l’esperienza dei giardini in fiore

Appuntamento al 29 marzo 2024 per la nuova stagione dei Giardini di Castel Trauttmansdorff, che si concluderà il 15 novembre.

Sarà possibile vivere un’esperienza immersiva a contatto con la meraviglia della natura tutti i giorni, dalle 9 alle 19. Nei mesi estivi di giugno, luglio e agosto il venerdì vedrà un orario esteso fino alle 23: l’occasione perfetta per godere di uno spettacolo incantevole anche nella quiete e nella frescura delle serata, quando il sole si mette a riposo e la luna illumina di magia tutto ciò che la circonda.

Giardini di Castel Trauttmansdorff: le succulente

Fonte: Karlheinz Sollbauer

Piante dei Giardini di Castel Trauttmansdorff
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Fare un aperitivo all’interno di un palazzo monumentale: succede a Roma

Esistono luoghi dove il tempo si è fermato e tutto lo splendore del passato riecheggia in un’atmosfera magica e suggestiva. Dove arte e storia si incontrano non possono che esserci fascino e bellezza, testimonianze del nostro passato e del genio umano che si uniscono a formare posti dall’inestimabile valore artistico e architettonico.

Uno di questi si trova a Roma, città dallo charme unico al mondo che non ha bisogno di presentazioni. Qui, tra le strade lastricate nel centro storico, spicca una magnifica struttura nobiliare che ospita una vasta e importantissima collezione artistica: il magnifico Palazzo Doria Pamphili.

Nel cortile interno di questa maestosa dimora c’è un luogo suggestivo in cui potersi rilassare, con un drink in mano e lo sguardo rivolto alle bellissime arcate rinascimentali del cortile interno, immersi nell’arte e nella storia della Città Eterna in un equilibrio perfetto tra classico e contemporaneo.

Un aperitivo suggestivo immersi nell’arte

Sorseggiare un aperitivo con vista sull’arte e sui luoghi che hanno scritto una storia lunga 500 anni è un sogno ad occhi aperti. Nel Palazzo Doria Pamphili questo è possibile grazie alla presenza di un suggestivo bistrot e cocktail bar ospitato in quelle che un tempo erano le scuderie del palazzo.

Stiamo parlando del Caffè Doria, all’interno del quale è rimasta ancora intatta l’antica fontana monumentale dove i cavalli dei nobili bevevano. Sotto le arcate affacciate al Chiostro del Bramante, poi, i tavolini del bar accolgono chiunque voglia vivere un momento di tranquillità con un aperitivo o un pasto sfizioso. Una pausa dalla vita rumorosa e movimentata della città in un’oasi di pace e bellezza.

Fontana Palazzo Doria Pamphili

Fonte: Sabina Petrazzuolo

Fontana dell’ex scuderia nel Palazzo Doria Pamphili

Il Palazzo Doria Pamphili: tra storia e arte

Ci troviamo in Via del Corso, una delle arterie principali del centro storico romano che collega Piazza Venezia, con l’imponente Vittoriano (l’Altare della Patria), a Piazza del Popolo con il suo Obelisco Flaminio.

Il Palazzo Doria Pamphili, così come lo conosciamo oggi, è il risultato di secoli di allargamenti strutturali, con miglioramenti ed evoluzioni realizzati per mano di alcuni dei più grandi architetti e scultori d’Italia: Carlo Maderno, Antonio del Grande, Carlo Fontana e Gabriele Valvassori, per citarne alcuni.

Per la città di Roma, senza contare le numerose strutture in cui sono presenti ambasciate e altre istituzioni pubbliche, il Doria Pamphili è il palazzo storico tuttora abitato più grande. Tra queste mura ricche di opere d’arte, infatti, risiede ancora oggi la famiglia nobiliare omonima, i Doria Pamphili.

Nata nei primi anni del Cinquecento, questa sontuosa dimora nobiliare ha visto il susseguirsi di alcune delle famiglie più importanti d’Italia. Tra le più influenti troviamo le famiglie Della Rovere, Aldobrandini, Savoia, Borgese, Pamphilj e Doria, intrecciate tra loro da unioni familiari e politiche che hanno fatto la storia della nobiltà romana per più di cinquecento anni, fino ad oggi.

La Galleria Doria Pamphili

Un connubio tra storia, arte, poteri e nobiltà, che per 500 anni ha raccontato la vita del centro storico della città più bella del mondo, Roma. Il Palazzo Doria Pamphili è questo e molto altro. Nella sua Galleria sono custoditi i capolavori di Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Bernini, Memling e molti altri. E tra tutte le opere contenute spicca la più conosciuta: il magnifico ritratto di Innocenzo X realizzato da Velázquez.

Nei cosiddetti Quattro Bracci della Galleria troviamo il cuore espositivo della collezione, ricco di dipinti, sculture e altri oggetti d’arte dal valore unico. Si tratta dei quattro lati del palazzo che si chiudono in un quadrilatero affacciato nello splendido cortile interno, il Chiostro del Bramante, impreziosito da magnifiche arcate rinascimentali.

Ma il vasto Palazzo Doria Pamphili non finisce qui, perché è arricchito da altre grandi sale (tra queste troviamo la sala Aldobrandini, la Sala dei Velluti e la Sala da Ballo), dagli appartamenti privati dei nobili, dove principi e principesse hanno vissuto fin dal Seicento, da una Cappella di pregio e dall’Archivio storico che custodisce migliaia di documenti dal valore inestimabile.

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Puoi vincere un viaggio verso una destinazione misteriosa: ecco come

Viaggiare è scoprire posti nuovi, è poter vivere un’avventura indimenticabile, collezionare esperienze e ricordi. C’è chi ama pianificare tutto nel dettaglio e chi, invece, preferisce lasciarsi trasportare dagli eventi e mettersi alla prova. Se si è particolarmente coraggiosi, poi, si può provare a vincere un viaggio, che è sì il sogno di tutti, ma in questo caso verso una destinazione sconosciuta e misteriosa.

Farlo è molto semplice, la campagna è stata ideata dalla compagnia di voli Wizz Air, è destinata a chi risiede in UK e chi vince ha diritto a un accompagnatore. Tutto quello che c’è da sapere.

Come vincere un viaggio per una destinazione misteriosa

Ci vuole un po’ di spirito d’avventura, tanta voglia di viaggiare e scoprire luoghi nuovi, oltre a questo chi vince (ma anche l’eventuale accompagnatore) deve essere residente in UK: il concorso promosso da Wizz Air farà la gioia di chi ha voglia di esplorare il mondo e di farlo anche con un pizzico di coraggio, quello che serve per mettersi alla prova viaggiando verso una destinazione che non si conosce.

Ma come partecipare? L’iniziava è della compagnia di viaggio low cost Wizz Air che ha condiviso un reel sul proprio profilo Instagram, ed è sul social che si deve interagire per provare a vincere questa opportunità.

Viene definita “un’impresa verso l’ignoto”, perché si conosce da dove si parte, ma non dove si arriva. Il concorso si chiama Let’s Get Lost London, e il fortunato vincitore partirà da Londra Gatwick per una destinazione sconosciuta. Per partecipare si deve mettere mi piace al post, taggare un amico e provare a indovinare la destinazione. C’è tempo sino al 22 febbraio.

Nella documentazione del concorso viene specificato che il premio è aperto solo ai residenti in UK, con almeno 18 anni. E chi partecipa deve avere il profilo Instagram pubblico.

Destinazione misteriosa, il viaggio gratis

L’adrenalina di partire per una destinazione non nota, ma anche quella di non pianificare nulla lasciando che siano gli eventi e gli altri a decidere per noi. Del resto, viaggiare è anche mettere alla prova sé stessi e i propri limiti, è scoprire posti nuovi, lasciarsi affascinare da culture diverse dalla nostra.

E lo sa bene Wizz Air, la compagnia di viaggi low cost che ha promosso questa iniziativa. I fortunati vincitori (a quanto pare 35 più i loro accompagnatori) partiranno tra il 7 e il 10 marzo per quella che si preannuncia come una vacanza all’insegna del divertimento e della scoperta.

Non è la prima volta che la compagnia aerea promuove iniziative di questo tipo e il successo è stato grande. Proprio lo scorso anno aveva fatto la stessa cosa per i viaggiatori italiani e nella nota pubblicata sul sito ufficiale avevano scritto che il concorso “incoraggia i viaggiatori a cogliere l’attimo, a vivere appieno la vita e a creare ricordi indimenticabili in una destinazione misteriosa della vasta rete in espansione di Wizz Air”.

Avventura ma con un minimo di programmazione, perché ovviamente ogni luogo ha bisogno di un bagaglio specifico che verrà eventualmente comunicato qualche giorno prima della partenza, giusto per non farsi trovare completamente impreparati.

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Londra nasconde un pub segreto ed esclusivo, ecco dove

Ci sono luoghi che sanno raccontare la storia di una città e di un’intera nazione anche solo attraverso la vista. Posti in cui le tradizioni sono preservate perché la loro missione è proprio quella di tramandarle alle generazioni future.

Ci troviamo a Londra e più precisamente nella Tower of London, la magnifica fortezza dalla storia quasi millenaria che ancora oggi rappresenta uno dei simboli della città. Tra le viuzze antiche che si snodano tra le sue mura, esiste un luogo dove storia e tradizioni si intrecciano e vengono custodite gelosamente. Stiamo parlando di The Keys, un pub segreto ed esclusivo dove si viene serviti da baristi insoliti e nel quale ogni angolo parla con fierezza della storia inglese.

The Keys: il pub più esclusivo di Londra

Nel cuore della Tower of London, la celebre Torre di Londra che custodisce i preziosi gioielli della corona reale, si nasconde un pub molto suggestivo: The Keys.

Divanetti in pelle rossa, tavoli e bancone in legno e numerose testimonianze della sua storia incredibile appese lungo i muri, fanno di questo locale un luogo suggestivo in cui recarsi per assaporare l’essenza della storia inglese. Qui si trova esposta, tra i tanti cimeli storici, anche un’ascia cerimoniale del XVI secolo.

Anche se a prima vista potrebbe sembrare normale, The Keys non è un pub come tutti gli altri. Sì, perché qui non verrete serviti da gente comune, ma dagli Yeomen Warder, ossia le Guardie della Torre di Londra, che gestiscono questo locale davvero insolito (oltre all’intera fortezza).

Comunemente chiamate “Beefeater” per il pasto di carne che veniva loro assegnato in passato, sono 35 le guardie che quotidianamente aprono le porte di questo gioiello storico per servire agli avventori esclusive bevande dai nomi orgogliosamente personalizzati: Beefeater Bitter, Treason e Yeoman 1485 sono solo alcune delle bevande che vengono proposte agli ospiti. Ma attenzione: non tutti possono entrarvi, solo chi ha ricevuto l’invito da parte delle Guardie.

Tra le curiosità che fanno di The Keys un luogo unico merita di essere menzionato anche il tradizionale e bizzarro brindisi dei “Beefeater” nel momento in cui alzano i calici al cielo: “May you never die a Yeoman Warder“, che tradotto significa “Che tu non possa mai morire come Yeoman Warder”.

The Keys pub

Fonte: Paula Joyce / Alamy / IPA

Entrata dell’esclusivo pub The Keys

La Torre di Londra tra storia e superstizioni

Nata come fortezza per la difesa, trasformata in prigione durante la dinastia dei Tudor e poi utilizzata come zecca reale e anche come zoo che ospitava animali esotici, la Torre di Londra ha più di 900 anni e una storia incredibile da raccontare. In queste mura sono passate, oltre a numerose famiglie reali, anche figure storiche che tutti noi conosciamo bene, come Anna Bolena, la prima regina inglese ad essere condannata a morte e che qui vi era stata imprigionata.

Oggi la Tower of London è una delle attrazioni turistiche più importanti, con più di 3 milioni di visitatori annuali, e oltre a custodire gelosamente i gioielli della corona reale è anche il luogo dove tradizione e superstizioni sono ancora vivi e vengono tramandati di generazione in generazione dagli Yeomen Warder. Sono loro a risiedere nell’orgogliosa comunità che popola le mura della fortezza, con tanto di studio medico e una cappella: un vero e proprio villaggio che vive di storia e tradizioni antiche, ma anche di superstizioni. Una di queste è davvero curiosa e riguarda i sei corvi che da numerosi anni sono tenuti nei terreni della Torre di Londra: la leggenda dice che se i corvi scappassero, la Torre di Londra si sbriciolerebbe in polvere portando a gravi conseguenze per l’intero Regno inglese.

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Anche l’Argentina ha il suo mostro che si nasconde nel lago

Misteri, avvistamenti strani, leggende che si tramandano di bocca in bocca: ci sono luoghi del mondo ammantati da un fascino sinistro, perché celano segreti, perché si raccontano storie, perché trasmettono sin dal principio la sensazione di essere in un posto in cui la fantasia e la leggenda si incontrano.

Tra i più celebri c’è Loch Ness, in Scozia, nel cui lago si racconta viva un mostro. Ma non è l’unico, infatti anche l’Argentina ha il suo che si nasconde tra le acque. Lì sarebbe stato avvistato un animale imponente, chi lo ha notato lo avrebbe descritto come simile a un plesiosauro. La leggenda ha un’origine antica e, come tutte le migliori storie, è affascinante e lascia moltissime domande aperte, che spingono a voler verificare con i propri occhi. Per farlo bisogna andare in Argentina e visitare il lago Nahuel Huapi.

Il mostro del lago Nahuel Huapi: dove si trova Nahuelito

Le testimonianze raccontano di un animale le cui dimensioni potrebbero aggirarsi tra i 10 e i 15 metri, con un lungo collo, una testa piccola e alcune gobbe. A immaginarlo ricorda molto Nessie, il celebre mostro che si racconti viva nelle acque di Loch Ness. Proprio come Nahuelito, che si racconta si aggiri nel lago Nahuel Huapi.

Questo è un luogo dal grande fascino, non solo per le leggende ma perché immerso in una natura che toglie il fiato. Si trova in Argentina nella regione della Patagonia, diviso tra due province: quella di Neuquén e quella di Rio Negro.

Una destinazione davvero amata, perché immersa in un contesto bellissimo: il lago si estende su una superficie molto vasta di 550 chilometri quadrati e si suddivide in sette rami, si trova – inoltre – a circa 700 metri sopra il livello del mare.

Un posto che regala agli occhi un’immersione nella bellezza e nelle tante sfumature che offre la natura, ma anche un posto che accoglie i turisti con i suoi tanti servizi. Tra le location che vale la pena visitare vi è la città di San Carlos de Bariloche, alle pendici delle Ande e affacciata sulle sponde del lago, è una meta imperdibile con le sue offerte per tutti: da quelle per gli amanti dello sci, a chi apprezza tour e gite immersi in uno scenario meraviglioso.

E con la sua leggenda, come quella di Nahuelito, il mostro del lago Nahuel Huapi.

Tutto sulla leggenda di Nahuelito

Si pensa che la leggenda di Nahuelito abbia radici antichissime e che sia stata tramandata nelle storie degli abitanti nel posto che raccontavano del mostro senza gambe e braccia, che sembra abiti nelle acque di questo lago bellissimo. La prima volta che l’avvistamento del mostro è stato reso noto era il 1922 e la risonanza mediatica fu tale da spingere a dare il via a una prima spedizione per trovarlo.

Diverse le testimonianze, ma non mancano neppure delle foto datate 1988 che si presume ritraggano il mostro. E altre, più recenti, del 2006. E, come la leggenda della sua esistenza, non mancano le teorie che cercano di spiegarla. Ma che non hanno ricevuto riscontro, si pensa che si tratti di un animale preistorico, che sia il risultato di una mutazione o che sia un sottomarino.

Resta il fascino di una storia, di un mistero, di un animale che potrebbe nascondersi nello specchio acquatico del lago Nahuel Huapi. E le leggende, con il loro fascino e le loro domande irrisolte, spesso, sono più appassionanti della verità.