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La Via Vandelli: un viaggio tra storia e natura

La Via Vandelli è un affascinante percorso escursionistico di circa 170 chilometri che collega la città di Modena (in Emilia-Romagna) con Massa (in Toscana), attraversando paesaggi suggestivi, borghi storici, valli selvagge e passi montani di rara bellezza. Questo itinerario, oggi molto apprezzato dagli appassionati di trekking, non rappresenta soltanto un viaggio nella natura, ma è anche un vero e proprio tuffo nella storia italiana, alla scoperta di una delle più antiche vie carrozzabili del paese.

Attraversare la Via Vandelli significa ripercorrere un tracciato che un tempo fu di primaria importanza economica e politica, calpestando pietre che raccontano storie di commerci, matrimoni nobiliari, ambizioni politiche e sfide ingegneristiche.

Origini storiche della Via Vandelli

La nascita della Via Vandelli risale alla metà del XVIII secolo, un periodo in cui le grandi famiglie nobili italiane investivano ingenti risorse per migliorare le infrastrutture viarie e favorire il commercio tra i territori da loro controllati. In questo contesto, il duca Francesco III d’Este, signore del Ducato di Modena e Reggio, sentì l’esigenza di realizzare una strada moderna, sicura e carrozzabile che collegasse il proprio ducato con il Mar Tirreno, aprendo un fondamentale sbocco commerciale e strategico sul mare.

L’occasione arrivò con il matrimonio del figlio Ercole Rinaldo con Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede del Ducato di Massa e Carrara, che rese necessaria una via di comunicazione tra le due casate. Il progetto fu affidato a Domenico Vandelli, matematico e ingegnere, che ideò una strada all’avanguardia, larga e solida, adatta al traffico di carrozze e merci. I lavori iniziarono nel 1738 e si conclusero nel 1751, segnando una svolta nella viabilità montana italiana.

Il tracciato originale della Via Vandelli

Il percorso originario della Via Vandelli misurava circa 150 chilometri, partendo dal centro storico di Modena e giungendo fino al porto di Massa, superando l’Appennino Tosco-Emiliano e le impervie Alpi Apuane. Il tracciato attraversava territori difficili e selvaggi, e per renderlo agevole fu necessario ricorrere a soluzioni ingegneristiche innovative, come ponti, muraglioni di contenimento, e numerosi tornanti per rendere meno gravosi i dislivelli.

Il percorso moderno di trekking

Dopo quasi tre secoli dalla sua inaugurazione. Questo antico tracciato è stato recuperato e valorizzato, trasformandosi in  un itinerario escursionistico, che attrae ogni anno centinaia di

La Via Vandelli moderna si sviluppa lungo circa 170 chilometri, un po’ più del percorso storico originario, considerando alcune deviazioni rese necessarie dalla situazione odierna del territorio.

Le tappe della Via Vandelli

La Via Vandelli è strutturata in diverse tappe ufficiali, ognuna tra i 13 e i 25 km. Il cammino può essere intrapreso partendo da Modena o da Sassuolo, con le due varianti che si ricongiungono a Pavullo nel Frignano.

Tappa M1: Modena – Puianello (27,2 km, 410D+, 10D-)

Il percorso ha inizio dal cuore di Modena, davanti alla reggia estense. Da qui, la Via Vandelli prende forma seguendo un tracciato pianeggiante e scorrevole che costeggia il torrente Tiepido, su una comoda pista ciclo-pedonale immersa nel verde.

La prima parte è adatta a chiunque e consente di lasciarsi gradualmente alle spalle la città. Dopo il paese di Torre Maina, una breve ma ripida salita introduce all’ultima parte della tappa, che termina al Santuario di Puianello. In media, questa giornata richiede circa sette ore e mezza di cammino.

Tappa M2: Puianello – Pavullo nel Frignano (24,4 km, 830D+, 595D-)

Da Puianello il cammino continua tra i rilievi delle colline modenesi, alternando campi coltivati, boschi e piccoli centri rurali. Il percorso presenta una difficoltà moderata, con tratti con un dislivello maggiore che si alternano a tratti con dislivello minore.

L’arrivo a Pavullo nel Frignano, dopo circa sette ore di cammino, è segnato dalla presenza del Palazzo Ducale, testimonianza del passato estense di questa zona. Qui si ricongiungono i due rami iniziali della Via Vandelli, quello che parte da Modena e quello che arriva da Sassuolo.

Tappa S1: Sassuolo – Serramazzoni (19,9 km, 895D+, 230D-)

In alternativa alla partenza da Modena, è possibile iniziare la Via Vandelli dalla reggia ducale di Sassuolo, antica residenza estiva degli Este. Fin dai primi chilometri si affronta una salita costante, che attraversa calanchi argillosi, boschi e zone collinari di grande fascino.

La tappa si conclude a Serramazzoni, dopo circa sei ore di cammino. Questo tratto, costruito circa dieci anni dopo il ramo principale, è più impegnativo, ma molto suggestivo.

Tappa S2: Serramazzoni – Pavullo nel Frignano (12,9 km, 285D+, 400D-)

Da Serramazzoni si prosegue con una tappa più breve, prevalentemente in discesa, che attraversa campi coltivati, crinali aperti e piccoli borghi. Il percorso è adatto anche ai camminatori meno esperti o a chi desidera un giorno più leggero. Dopo circa tre ore e mezza si raggiunge Pavullo nel Frignano, dove si unisce al tracciato proveniente da Modena per proseguire verso l’interno.

Tappa 3: Pavullo nel Frignano – La Santona (25 km, 960D+, 475D-)

Dal centro di Pavullo il cammino si inoltra nel cuore del Frignano, tra boschi, antichi borghi e tracce evidenti della storia della Via Vandelli. Si attraversano luoghi di grande interesse, come il castello medievale di Montecuccolo e il Ponte del Diavolo.

L’itinerario è di media difficoltà, con dislivelli ben distribuiti, e richiede circa sette ore e mezza di cammino. L’arrivo a La Santona, immersa in una splendida abetaia, segna la conclusione della giornata di cammino.

Tappa 4: La Santona – San Pellegrino in Alpe (25,8 km, 895D+, 540D-)

Questa è una delle tappe più spettacolari dell’intero cammino. Si segue per intero il tracciato originario del Settecento, camminando in quota lungo crinali che offrono viste straordinarie sul Monte Cimone e sull’Appennino circostante.

Lungo il percorso si incontrano luoghi simbolici come la Capanna celtica di Cà Guerri, la stazione settecentesca de La Fabbrica e il tratto selciato della selva Romanesca. Dopo aver superato il passo del Lagadello, a 1.620 metri, si arriva al celebre borgo di San Pellegrino in Alpe. La tappa richiede circa otto ore di percorrenza.

Tappa 5: San Pellegrino in Alpe – Poggio (25,8 km, 395D+, 1455D-)

Con una lunga discesa si entra in Garfagnana, attraversando boschi, piccoli borghi e la città medievale di Castelnuovo di Garfagnana, dominata dalla Rocca Ariostesca. Il cammino, anche se lungo, è scorrevole e ricco di scorci suggestivi.

Si costeggia il fiume Serchio, si raggiunge il lago di Pontecosi e si attraversa il caratteristico ponte ferroviario-pedonale della Villetta. Dopo circa otto ore di cammino, si giunge a Poggio, in un contesto tranquillo e immerso nel verde.

Tappa 6: Poggio – Campaniletti (18,3 km, 1380D+, 390D-)

Questa è senza dubbio la tappa più impegnativa dell’intero percorso. Il sentiero risale le Alpi Apuane, seguendo il corso del torrente Edron fino al lago di Vagli. Da qui, la salita diventa più ripida e suggestiva, attraversando paesaggi segnati dalle cave di marmo e dai pendii rocciosi, fino a raggiungere il Passo della Tambura, a 1.620 metri, da cui si può intravedere il mare. Il cammino si conclude al rifugio Nello Conti, unica struttura presente nella zona di Campaniletti, dopo circa sei ore e mezza di marcia.

Tappa 7: Campaniletti – Massa – Marina di Massa (18,3 km, 500D+, 1875D-)

L’ultima tappa è un’emozionante discesa verso il mare. Si percorrono antichi tornanti in pietra a secco, si attraversano borghi come Resceto e si cammina lungo i torrenti Renara e Frigido, tra mulattiere storiche e paesaggi sempre più aperti.

L’ingresso a Massa è segnato dalla presenza del Palazzo Ducale Cybo-Malaspina, simbolo del legame tra le due famiglie nobili che diedero origine alla strada. Per completare simbolicamente il viaggio, si può proseguire fino a Marina di Massa e raggiungere la costa tirrenica per un tuffo al mare, a conclusione di un cammino durato circa sei ore.

Livello di difficoltà della Via Vandelli

Dal punto di vista tecnico, la Via Vandelli si presenta come un percorso trekking di difficoltà medio-alta. Sebbene non richieda particolari competenze tecniche o alpinistiche, il suo dislivello cumulativo di circa 5.400 metri e le sue tappe impegnative dal punto di vista fisico la rendono adatta soprattutto a escursionisti ben allenati e preparati ad affrontare lunghe camminate quotidiane.

Il percorso alterna tratti di sentiero sterrato, mulattiere, antiche strade lastricate ancora visibili, e occasionali attraversamenti di centri abitati. In alcuni punti chiave, come il celebre Passo della Tambura nelle Alpi Apuane, la vista panoramica lascia senza fiato, permettendo di ammirare simultaneamente il Mar Tirreno, la costa della Versilia, le vette circostanti e le vallate dell’entroterra lunigianese.

Durante le prime tappe, il paesaggio è prevalentemente collinare e caratterizzato da ampie vedute sulla pianura padana, mentre superando il confine tra Emilia e Toscana, si incontra una natura più aspra e selvaggia. In Garfagnana e sulle Apuane, infatti, il percorso diventa più impegnativo, attraversando scenari incontaminati e luoghi remoti, ideali per chi cerca un’esperienza autentica e avventurosa.

Consigli utili per affrontare il trekking sulla Via Vandelli

Per affrontare al meglio la Via Vandelli è importante seguire alcuni consigli pratici:

  • Equipaggiamento: porta scarpe da trekking impermeabili, abbigliamento tecnico a strati, bastoncini telescopici e zaino leggero ma capiente, con spazio sufficiente per acqua, cibo, kit medico, torcia e mappe.
  • Alloggi e ristoro: lungo il cammino sono presenti rifugi alpini, agriturismi e strutture ricettive che offrono servizi specifici per escursionisti. È consigliato prenotare in anticipo, soprattutto nei periodi di alta stagione (maggio-settembre).
  • Orientamento e sicurezza: utilizza sempre una mappa cartacea dettagliata del percorso, supportata da una traccia GPS aggiornata. Il percorso è ben segnalato dal CAI, ma alcune zone possono risultare isolate e meno evidenti.

Segnaletica e orientamento

La Via Vandelli è segnalata con segnavia bianco-rossi in collaborazione con il Club Alpino Italiano (CAI). Nonostante la buona segnaletica, è raccomandato l’utilizzo di mappe dettagliate o tracce GPS, disponibili sui principali siti dedicati al trekking, per evitare deviazioni accidentali e affrontare il percorso in sicurezza.

Alloggi, fonti d’acqua e punti ristoro lungo il percorso

Durante il cammino si trovano diverse strutture ricettive come agriturismi, bed & breakfast, alberghi e rifugi alpini che permettono di pernottare comodamente e ristorarsi. L’unica tappa nella quale occorre prestare attenzione è la numero 4 da La Santona a San Pellegrino in Alpe, in quanto non si attraversano paesi. Questi sono comunque a pochi km di distanza, per cui è possibile comunque fare delle deviazioni per raggiungerli in caso di necessità.

Anche tra la tappa 6 e la tappa 7, tra Vagli Sopra e Resceto, occorre tener conto che l’unica struttura ricettiva è il rifugio Nello Conti, non raggiungibile con mezzi a motore.

Quando percorrere la Via Vandelli

I periodi migliori per percorrere la Via Vandelli sono la primavera avanzata (da maggio a giugno) e l’inizio dell’autunno (settembre-ottobre), quando il clima è più stabile e le temperature piacevoli.

Durante l’estate è necessario valutare bene la disponibilità di acqua, mentre in inverno il percorso può presentare neve e ghiaccio, rendendolo difficilmente praticabile.

Perché scegliere la Via Vandelli?

Scegliere questo percorso significa immergersi in un’avventura che coniuga storia, natura e cultura. È un viaggio unico che consente di ripercorrere le orme degli antichi viaggiatori attraverso un’Italia autentica e sorprendente. Questo percorso è ideale per chi desidera vivere un’esperienza escursionistica appagante sotto ogni punto di vista, unendo la sfida personale alla bellezza straordinaria dei paesaggi appenninici e apuani. Inoltre, la Via Vandelli è percorribile anche in bicicletta per gli appassionati: insomma, è perfetta per tutti gli amanti della natura!

Percorrere la Via Vandelli significa riscoprire un pezzo di storia italiana, camminando lentamente tra boschi, montagne e borghi dal fascino senza tempo. Un’esperienza indimenticabile, capace di lasciare un segno indelebile in chiunque decida di intraprendere questo suggestivo cammino.

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Cosa vedere a Modena: un viaggio tra bellezza e gusto

Modena è una città che sorprende al primo sguardo e conquista al primo assaggio. In equilibrio perfetto tra eleganza e sapori intensi, tra passato millenario e slanci futuristici, sa incantare con la maestosità del Duomo e con la semplicità irresistibile dello gnocco fritto. È un luogo dove l’arte e il gusto si rincorrono tra vicoli antichi e mercati storici, dove la passione per i motori si fonde con una tradizione culturale profonda e autentica.

Visitare Modena significa aprire una porta su bellezze che resistono al tempo. Dalle piazze Patrimonio dell’Umanità alle acetaie secolari, dai musei ai portici, ogni angolo custodisce un racconto in attesa di essere scoperto.

Tra torri, piazze e capolavori: la bellezza si svela a Modena

Le ragioni per visitare Modena lasciano un’impronta profonda. L’arte che incanta, il cibo che coccola e i motori che ruggiscono. E proprio dall’arte comincia il nostro viaggio nel cuore pulsante dell’Emilia Romagna.

Piazza Grande

Piazza Grande è la scenografia di secoli di vita pubblica e privata, di feste e mercati, di proteste e annunci ufficiali. Non a caso, nel 1997 l’UNESCO ha voluto tutelarla come Patrimonio dell’Umanità, riconoscendone non soltanto la bellezza architettonica ma anche il valore simbolico e culturale che racchiude.

Qui, infatti, svettano il Duomo, la Ghirlandina e il Palazzo Comunale, che formano un disegno potente e ricco di armonia, in cui ogni elemento restituisce una parte della storia di Modena. All’angolo del Palazzo, quasi nascosta ma carica di significato, si erge la Bonissima, statua medievale avvolta dalla leggenda, una donna semplice ma misteriosa, forse ricca e generosa, forse Matilde di Canossa, oppure simbolo di un’antica istituzione cittadina: il fascino risiede proprio in queste domande.

Ai piedi del Palazzo Comunale, un grosso masso rettangolare attira l’attenzione: è la Prera Ringadora, la pietra da cui, nel Medioevo, si arringava la folla. Oggi è muta, ma a saperla ascoltare rievoca voci di mercanti, predicatori, oratori e ribelli.

Il Duomo

Il Duomo a Modena

Fonte: iStock

Bellissimo Duomo di Modena

Quando nel 1099 Lanfranco mise mano al progetto della Cattedrale, probabilmente non immaginava che avrebbe lasciato una delle eredità più importanti della storia dell’architettura europea. Il Duomo di Modena è infatti una delle massime espressioni dell’arte romanica e un punto di riferimento per tutte le chiese che seguiranno.

Ciò che colpisce è l’armonia tra la struttura e la scultura. La facciata è un racconto scolpito nella pietra: merito del maestro Wiligelmo, che affida alle decorazioni il compito di dare voce alla spiritualità dell’uomo medievale. Mostri, alberi, viti, animali e figure bibliche si intrecciano in un forte simbolismo, che accompagna il fedele nel cammino verso la salvezza.

All’interno, la navata centrale custodisce tesori come il pulpito del 1322 e le lastre con i Rilievi della Genesi: tre scene che narrano la creazione, la colpa e la redenzione. Nella cripta, tra silenzi e penombra, riposa San Geminiano, patrono della città. Poco distante, un gruppo in terracotta di Guido Mazzoni, la Madonna della pappa, commuove con la semplicità realistica e la bellezza viva.

L’Orto Botanico

In città esiste poi un luogo inaspettato, ovvero l’Orto Botanico. Fondato nel 1758 per volontà del Duca Francesco III d’Este, è uno dei più antichi d’Italia e ancora oggi rappresenta un prezioso archivio verde della biodiversità mondiale.

Nato come giardino delle piante medicinali, si è via via arricchito grazie a esploratori, studiosi e mecenati come il Conte Cattaneo e il Generale Vaccari, che hanno donato campioni rari e affascinanti provenienti anche da Africa e Asia. Camminare tra le serre e i vialetti è un’esperienza immersiva e sorprendente, un viaggio nella scienza e nella meraviglia.

La Torre Ghirlandina

Alta, elegante, slanciata come una dama in festa: la Torre Ghirlandina è il simbolo indiscusso di Modena. Accanto al Duomo, ne condivide la storia e la funzione. Nata come campanile, ha avuto un ruolo centrale nella vita pubblica della città: le sue campane scandivano le ore, davano l’allarme, segnalavano eventi fondamentali.

Ma era anche una fortezza simbolica: al suo interno venivano custoditi i documenti più importanti del Comune, insieme a oggetti preziosi e simbolici, come la famigerata “Secchia rapita”, semplice secchio ma potente emblema di orgoglio modenese. All’interno, salendo fino alla Stanza dei Torresani, si possono ammirare capitelli scolpiti che narrano miti e leggende.

E se volete approfondire ancora di più, una tappa al Museo del Duomo e al Lapidario, in largo Porta Sant’Agostino, propone uno sguardo ancora più profondo su ciò che si nasconde sotto e dentro tali pietre millenarie.

Il Mercato Albinelli

Lo storico mercato degli Albinelli, Modena

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Lo storico mercato degli Albinelli

Varcare la soglia del Mercato Albinelli è come fare un balzo nel tempo, senza rinunciare al presente. Costruito nei primi anni del Novecento, è rimasto fedele alla sua forma originale: banchi in marmo, acqua corrente, igiene e qualità. Era una rivoluzione all’epoca, e oggi è un punto fermo per chi cerca autenticità e sapori veri.

In 1200 metri quadrati si concentrano 62 bancarelle, ognuna specializzata in una delizia. Tra frutta, formaggi, salumi e pane, si respira il profumo di una tradizione che resiste. Non mancano tavoli dove fermarsi a mangiare, per un pranzo informale ma straordinario, immersi nel cuore gastronomico di Modena.

Museo Enzo Ferrari

A Modena, il rombo dei motori non è solo un suono: è un’eco dell’anima. La passione per le auto da corsa è palpabile ovunque, ma trova la sua celebrazione più intensa nel Museo Enzo Ferrari, dedicato all’uomo che trasformò un sogno in leggenda.

Qui, in un padiglione futuristico che richiama il cofano di una Ferrari, si vive un’esperienza entusiasmante tra auto storiche, racconti biografici e installazioni audiovisive. Ogni cinquanta minuti parte uno spettacolo multimediale che ripercorre la vita di Enzo Ferrari, con immagini, suoni e atmosfere che emozionano anche chi non è un appassionato di motori.

Accanto al padiglione moderno, la casa natale di Enzo è stata restaurata e accoglie oggi il Museo dei Motori: un viaggio tecnico e affascinante tra ingranaggi e cilindri, tra officine e sogni meccanici. E per chi volesse proseguire, la visita continua a Maranello, dove batte forte il cuore della Formula 1.

La Galleria Estense

Non esiste visita a Modena che possa dirsi completa senza dedicare qualche ora alla Galleria Estense. Custodita nel Palazzo dei Musei, è una delle collezioni d’arte più importanti d’Italia, e riflette lo splendore di una delle corti rinascimentali più raffinate d’Europa.

Passeggiando tra le sale si incontrano capolavori di Piero della Francesca, Giovanni Bellini, Tiziano, Mantegna. Ma anche ceramiche, sculture, arazzi e arredi che raccontano la vita, il gusto e le ambizioni della famiglia d’Este.

Museo Civico d’Arte

Il Museo Civico d’Arte è una piccola enciclopedia visiva della storia di Modena e del mondo. Nato nel 1871, ha raccolto nel tempo donazioni, ritrovamenti e collezioni che oggi formano un patrimonio eclettico e affascinante. Reperti archeologici, opere medievali, strumenti musicali, tessuti, armi: ogni oggetto ha una storia e una voce.

Nel Palazzo dei Musei, è uno scrigno che merita tempo e attenzione, per scoprire non solo il passato di Modena, ma anche quello di tante civiltà lontane, grazie all’impegno di collezionisti illuminati come il conte Gandini e il marchese Coccapani Imperiale.

Tra sapori che scaldano il cuore e sentieri che raccontano la Storia

Modena centro storico

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Suggestivo scorcio del centro storico

C’è chi arriva a Modena per la bellezza delle sue chiese e chi per l’eleganza delle sue gallerie. Ma è quando ci si siede a tavola che la città emiliana rivela tutto il suo carattere: generoso, autentico, appassionato.

Non a caso, qui e in provincia sono nate alcune delle specialità italiane più conosciute al mondo. E non si tratta solo di tortellini (anche se questi piccoli capolavori di pasta ripiena meritano da soli il viaggio) ma anche di tortelloni, passatelli, lasagne con il ragù denso e ricco, del brodo che profuma la casa e scalda il cuore, delle tigelle che si aprono come scrigni per salumi saporiti.

Poi c’è il già citato gnocco fritto da gustare bollente, appena tolto dall’olio, magari con un velo di lardo o una fetta di prosciutto di Modena DOP. E ancora lo zampone e il cotechino, con i fagioli a completare un quadro che sa di casa, di inverni pieni e tavole lunghe.

In ogni pasto, il Parmigiano Reggiano accompagna con discrezione e forza, mentre il Lambrusco (quello autentico, DOC) aggiunge brio con le bollicine scure e il carattere deciso.

Ma se c’è un prodotto che più di tutti racchiude l’anima profonda di questa terra, è l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Un tesoro nero, denso, profumatissimo, che nasce da un lento, lentissimo processo di invecchiamento e da un sapere tramandato di generazione in generazione. Si può conoscere meglio nel sottotetto del Palazzo Comunale, tra travi antiche e luci soffuse, nell’Acetaia Comunale, dove si può compiere un viaggio sensoriale e culturale tra botti di legni diversi, profumi intensi e storie familiari. La visita guidata permette di conoscere la differenza tra l’IGP e il DOP, di capire come si ottiene quella densità quasi magica e di vedere da vicino gli strumenti e i tempi, lunghissimi, che fanno del condimento un’eccellenza assoluta.

Ancora, per chi desidera uscire dai confini cittadini e vivere l’anima verde di Modena, la Via Vandelli è un invito irresistibile. Non si tratta solo di un sentiero, ma di un vero e proprio viaggio attraverso i secoli, che unisce Modena a Massa passando per le Alpi Apuane. Furono le ambizioni del Duca di Modena a volerne la costruzione nel Settecento, affidandone la realizzazione all’architetto Domenico Vandelli da cui prese il nome.

Oggi è un percorso affascinante, da affrontare a piedi o in bicicletta, che regala panorami straordinari e il contatto con una natura ancora autentica. La prima tappa parte dal cuore stesso della città: si attraversa Piazza Roma con il Palazzo Ducale Estense, si saluta la Ghirlandina, si costeggia il percorso natura del Tiepido fino a Torre Maina. Da qui, la salita comincia e accompagna verso le prime colline, fino al Santuario di Puianello, dove termina la prima tappa, lunga 27 chilometri. Faticosa, certo, ma indimenticabile.

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Alla scoperta di ville e castelli tra Bologna e Modena, gli appuntamenti da non perdere

Nel 2025 un’iniziativa turistico-culturale offre l’occasione di immergersi nelle bellezze architettoniche e nell’arte delle province di Modena e Bologna. Si tratta della rassegna “Alla scoperta di ville e castelli tra Bologna e Modena“, promossa dal Territorio turistico Bologna-Modena, formato da Provincia di Modena e dalla Città metropolitana di Bologna con il Comune di Bologna, in collaborazione con il Comune di Modena. Per l’occasione saranno aperti al pubblico in esclusiva castelli, ville, palazzi storici, torri e monumenti per circa 60 appuntamenti previsti nel corso dell’anno. A partire dal 1° febbraio, tutte le domeniche e un sabato al mese sarà possibile partecipare e fare un viaggio nel tempo.

Siamo certi che questa formula innovativa sarà accolta con entusiasmo dai visitatori – ha detto Mattia Santori, presidente del Territorio Turistico – Bologna e Modena insieme vantano un patrimonio unico e la rassegna vuole aprire le porte di questo tesoro comune a un pubblico sempre più ampio. È un’iniziativa che coniuga tradizione e innovazione, mettendo a disposizione esperienze autentiche e inedite per promuovere il territorio in modo originale“.

Modena

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Centro di Modena

Weekend a Modena, quali ville e castelli visitare

Questa iniziativa propone ai visitatori un viaggio emozionante attraverso i secoli per vivere in prima persona luoghi affascinanti che custodiscono una storia. Ville, palazzi nobiliari, castelli e ville maestose presenti nei territori tra Modena e Bologna sono ideali per approfondire epoche come il Medioevo e il Rinascimento, apprezzandone l’architettura e gli ambienti, nonché lo stile e leggende tramandate. A Modena gli appuntamenti da non perdere sono i seguenti:

  • 1 febbraio: Palazzo Coccapani d’Aragona a Modena. Sede dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti, questo palazzo ha origine nel 600 ed è noto per uno scalone imperiale imponente a tre rampe decorato on affreschi e stucchi preziosi. Ora: 14.30 e 16.00
  • 2 febbraio: Castello di Spezzano – Fiorano Modenese. All’interno lasciano senza parole alcuni affreschi storici che rappresentano i borghi e castelli della zona e si può visitare la mostra sulla produzione di piastrelle nel distretto tra il 1889 e il 1939. Ora: 15.00
  • 8 marzo: Palazzo dei Pio di Carpi – Carpi. Visitare questo palazzo è un’esperienza speciale poichè è considerato uno dei monumenti rinascimentali dell’Emilia Romagna più importanti. Per questa rassegna saranno aperti al pubblico anche aree che di solito non lo sono, come la Salita alla Torre del Passeggino e il Guerriero. Ora: 15.00
  • 9 marzo: Villa San Donnino – Modena. Questa villa liberty è bellissima da ammirare, e gli appassionati di cinema potrebbero riconoscere gli ambienti che sono apparsi nel famoso film di Bertolucci, Novecento. Questa visita prevista per il 2025 include l’acetata di produzione di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Ora: 15.00

Bologna, le visite dei weekend in ville e castelli

Guide turistiche specializzate sono a disposizione dei visitatori per queste aperture eccezionali nei vari weekend di febbraio e marzo 2025. Nel territorio bolognese le date da segnarsi sono queste per intraprendere un viaggio nella storia e scoprire le trasformazioni del territorio e della società, ammirare capolavori artistici e architettonici del nostro paese.

  • 9 febbraio: Torrioni di Castel Guelfo –  Castel Guelfo. Questo sito ha una storia millenaria e presenta torrioni difensivi che testimoniano un passato segnato da numerosi conflitti tra famiglie del territorio. Ora: 10.30
  • 16 febbraio: Rocchetta Mattei – Grizzana Morandi. Immerso tra le colline bolognesi sopra Riola, questo edificio voluto da Cesare Mattei è un castello fiabesco che incanta per la sua architettura moresca, medievale e liberty. Ora: 10.30
  • 23 febbraio: Castello di Galeazza – Crevalcore. Un antico castello intorno a una torre del 300 voluto da Galeanno Pepoli è stato trasformato nel 1870 in una villa neomedievale con un grande giardino dove godersi il contatto con la natura. Ora: 10.30
  • 2 marzo: Chiesa di Riviera – Casalfiumanese. Nella Valle del Santerno, questo santuario è un gioiello architettonico in sasso che custodisce la storia antica di un luogo di culto mariano della zona. Ora: 10.30
  • 16 marzo: Paciu Maison – Ponte Rizzoli. Questa residenza ideata dall’artista Harry Baldissera, presenta all’interno moltissime stanze diverse tra loro, ma connesse attraverso l’arte in qualche modo. Uno spettacolo unico, da vivere. Ora: 10.00
  • 23 marzo: Palazzo Comunale di San Giovanni in Persiceto. Questo gioiello del XV secolo è ricco di affreschi e decorazioni che vanno dal Rinascimento al Novecento, e offre ai visitatori l’opportunità di scoprire la storia e l’arte del borgo di San Giovanni in Persiceto. Ora: 10.30

Info utili

Il prezzo del biglietto intero è di 15 euro, mentre il ridotto per bambini dai 6 ai 12 anni è di 6 euro. I possessori di card cultura e i soci FAI pagano 12 euro, e i bambini fino ai 5 anni entrano gratis. Le visite sono su prenotazione, basta visitare il sito ufficiale visitmodena.it o extrabo.com/it oppure chiedere agli uffici turistici di Modena e Bologna. Si può approfittare di questa iniziativa fino a esaurimento posti e iniziare l’anno con un’esperienza culturale davvero unica. “La forza di questa iniziativa risiede nella collaborazione tra istituzioni e operatori pubblici e privati. Offriamo un calendario strutturato per un intero anno e tour garantiti anche senza numero minimo di adesioni” ha precisato Santori.