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Il Lago Tekapo è il paradiso dei lupini: la fioritura fiabesca della Nuova Zelanda

Esistono luoghi nel mondo talmente incantevoli da non sembrare reali. Posti in cui la natura usa tavolozze di colori speciali e dipinge un panorama unico al mondo: uno di questi, in un particolare periodo dell’anno, si trasforma in un paesaggio mozzafiato che sembra sia stato pensato appositamente per raccontare la fiaba perfetta.

Montagne glaciali sullo sfondo, calme acque turchesi e cieli spettacolari che con il calare del sole infuocano l’orizzonte. Tutt’intorno una distesa infinita di fiori viola, lilla e rosa che creano sfumature meravigliose. Siamo in Nuova Zelanda, sulle sponde del Lago Tekapo, dove verso la fine di novembre la fioritura dei lupini mette in scena uno spettacolo meraviglioso.

L’esplosione di colori che conquista occhi e cuore

Conosciamo i lupini per essere presenti nel celebre romanzo “I Malavoglia” di Verga, ma tanti non hanno mai avuto la fortuna di assistere allo spettacolo della loro fioritura.

Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, ogni anno, per alcune settimane sulle sponde del Lago Tekapo torna la magia: il paesaggio si trasforma in un mosaico vivente di sfumature che vanno dal rosa al lilla e al giallo. Così, i lupini selvatici (Lupinus polyphyllus) invadono ogni angolo: colline, rive, sentieri. In quei giorni, il Lago Tekapo diventa un dipinto impressionista firmato dalla natura.

La fioritura mozzafiato dei lupini al Lago Tekapo

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La fioritura dei lupini al Lago Tekapo

È lo scatto perfetto che tutti vorremmo fare e il quadro che nessun artista potrebbe mai replicare: il contrasto tra le tonalità accese dei lupini, l’acqua turchese del lago, la neve residua sulle montagne e la natura incontaminata, creano uno scenario da sogno per chi ama la natura e vuole vivere un’esperienza visivamente indimenticabile.

Come ammirare la magia della fioritura

Il luogo migliore da cui ammirare le distese di lupini? Uno dei punti panoramici più amati è una suggestiva chiesetta in pietra affacciata al lago, la Church of the Good Shepherd. Ma non è l’unico: lungo la Godley Peaks Road si susseguono scorci perfetti per immergersi nella bellezza dei campi di lupini, magari partecipando a un’escursione guidata che porta nei luoghi più nascosti.

L’alba e il tramonto sono i momenti migliori per vivere questa magia, quando la luce si riflette sull’acqua, i fiori sembrano accendersi e il cielo si tinge d’oro. È in questo momento che il Lago Tekapo invita a riscoprire il legame tra uomo e natura in uno dei luoghi più puri e incontaminati del pianeta, e mostra la sua anima più poetica: quella che fa innamorare ogni viaggiatore.

Dove si trova

Il Lago Tekapo si trova nel cuore dellIsola del Sud della Nuova Zelanda, nella splendida regione del Mackenzie, circondata dalle Alpi Meridionali. Vi si arriva in auto in circa 3 ore da Christchurch e 3 ore e mezza da Queenstown, lungo una delle strade panoramiche più suggestive del Paese.

Un ultimo consiglio? Raggiungete anche il Mount John Observatory, da cui si gode una vista mozzafiato sul lago e sui cieli stellati che rendono questa zona una delle più limpide al mondo.

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Overtourism in Val d’Orcia: la bellezza minacciata tra colline e cipressi

La Val d’Orcia, uno degli angoli più suggestivi della Toscana, è da sempre meta di viaggiatori in cerca di paesaggi da cartolina. Tra dolci colline, filari di cipressi e borghi incantevoli, questa zona ha saputo conquistare il cuore di chi ama la fotografia, la natura e la lentezza.

Tuttavia, quella che un tempo era una destinazione riservata a pochi è oggi presa d’assalto ogni giorno da migliaia di turisti. Il fenomeno, noto come overtourism, ha trasformato la Val d’Orcia da luogo da sogno a scenario spesso troppo caotico, mettendo a rischio anche la sicurezza e la quotidianità di chi ci vive e lavora.

Val d’Orcia sotto assedio

Icone come la Cappella della Madonna di Vitaleta, i Cipressini di San Quirico e il viale che conduce al Podere Poggio Covili sono diventate ormai tappe obbligatorie per fotografi e visitatori di tutto il mondo.

Problema del turismo di massa in Val d'Orcia

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La strada dei cipressi e l’agriturismo Poggio Covili al tramonto

Auto, moto e pullman turistici si fermano ovunque, spesso anche in mezzo alla strada, per catturare il tramonto o il famoso filare di cipressi. Il risultato è un traffico congestionato e pericoloso, con mezzi che ostacolano la circolazione di pendolari, residenti e lavoratori.

Un esempio emblematico si trova lungo la Statale Cassia, al km 177 nel Comune di Castiglione d’Orcia, di fronte al Podere Poggio Covili. Nei weekend, il caos diventa ingestibile: autobus che si fermano in curva, turisti che camminano sulla carreggiata e veicoli parcheggiati senza rispetto delle norme stradali.

La situazione è aggravata anche dai tour organizzati, spesso provenienti dall’Asia, con gruppi accompagnati da NCC o autobus turistici che invadono uno dei tratti più suggestivi della Val d’Orcia. Ciò comporta un rischio davvero concreto di incidenti e rende la circolazione quotidiana un vero inferno per chi abita o lavora nella zona.

L’impatto devastante sul territorio

Non sono solo gli automobilisti e i residenti a subire le conseguenze dell’overtourism. Anche gli agricoltori della Val d’Orcia denunciano i danni provocati dai turisti che entrano nei campi coltivati, calpestando filari di grano e prati di erba medica.

L'overtourism in Val d'Orcia minaccia residenti e agricoltura

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La Cappella della Madonna di Vitaleta

Questi spazi, lontani dall’essere semplici scenografie da immortalare, rappresentano il lavoro di alcune famiglie della zona. Ogni passo incauto sui raccolti significa mesi di fatica rovinati, evidenziando un problema di inciviltà e disattenzione verso la vita locale.

L’Unesco, che nel 2004 ha inserito la Val d’Orcia nella lista del Patrimonio Mondiale per “l’eccezionale bellezza del suo paesaggio culturale”, oggi si troverebbe di fronte a una realtà molto diversa, in cui l’armonia degli scenari è minacciata dal problema del turismo di massa.

Questo fenomeno solleva una domanda fondamentale: come poter conciliare l’interesse dei visitatori con la tutela del territorio e la sicurezza dei residenti?

Mentre campagne promozionali e slogan pubblicitari continuano a richiamare tanti visitatori, diventa evidente che servono subito strategie concrete per gestire i flussi turistici.

La Val d’Orcia ha bisogno di essere vissuta con rispetto, non consumata in fretta per un selfie o uno scatto perfetto da condividere via social. Solo così sarà possibile preservare la sua vera essenza e garantire che il fascino di questa zona della Toscana non venga soffocato dal turismo incontrollato e irrispettoso.

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Dove andare per il ponte dell’1 novembre in Italia: le destinazioni perfette per una fuga d’autunno

Il ponte di Ognissanti, che quest’anno cade nel weekend, è il momento ideale per concedersi una pausa: un break che segna il passaggio dall’estate ormai lontana al lungo inverno che ci aspetta. Questa è l’occasione perfetta per una fuga d’autunno all’insegna della cultura, del buon cibo e dei paesaggi che in questa stagione si trasformano.

Che sia una gita fuoriporta dai ritmi lenti, un weekend tra borghi pittoreschi o una mini-vacanza alla scoperta di città d’arte, in Italia non mancano le mete capaci di rendere speciale anche una breve pausa. Questi i nostri consigli su dove andare per il ponte dell’1 novembre!

Langhe, Piemonte

Si cercano i tartufi nei boschi, si assaporano ottimi vini e si passeggia tra borghi medievali circondati da colline dipinte nei colori del foliage: un weekend d’autunno nelle Langhe è sempre un’ottima idea, anche per il ponte dell’1 novembre. A fine ottobre e inizio novembre, i paesaggi si colorano di sfumature dorate, mentre l’aria si riempie del profumo intenso del tartufo bianco, celebrato con la famosa Fiera Internazionale di Alba.

Camminare tra borghi come Barolo, La Morra o Monforte d’Alba significa immergersi in un paesaggio da cartolina, tra vigneti e castelli medievali. Essendo terre pregiate di vigne, le Langhe sono ideali anche per degustare i grandi vini piemontesi, come Barolo e Barbaresco, accompagnati da piatti tipici ricchi e avvolgenti. Se cercate un weekend che unisca natura, enogastronomia e tradizioni, questa è la meta in Italia perfetta per voi.

Langhe in autunno

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Le Langhe in autunno sembrano un dipinto

Val di Cembra, Trentino-Alto Adige

La Val di Cembra, con i suoi vigneti, sentieri escursionistici e bellezze naturali, una su tutte le piramidi di Segonzano, rappresenta un tesoro italiano ancora poco conosciuto. Se per il ponte dell’1 novembre desiderate una meta lontana dal turismo di massa, questa è l’ideale. I vigneti terrazzati, inoltre, che si arrampicano ordinati sulle montagne, in autunno diventano un mosaico di rosso, arancio e giallo.

Cosa fare durante il weekend? Il territorio è famoso per il Müller Thurgau, un vino bianco elegante che racconta la storia e la vocazione vitivinicola locale. Di conseguenza, se amate il vino, regalarsi un’esperienza enogastronomica, qui, è un must. Oltre al vino, la valle offre sentieri perfetti per trekking e passeggiate immerse nei boschi di larici e abeti. Il foliage in questa zona è tra i più spettacolari delle Alpi!

Ferrara, Emilia-Romagna

Dal fascino unico, Ferrara, Patrimonio UNESCO, è la meta perfetta per un weekend autunnale all’insegna dell’arte e della storia. In un territorio dominato da abbazie ed edifici splendidi, Ferrara si distingue per il suo imponente Castello Estense e per le strade rinascimentali, offrendo ai visitatori un’atmosfera raccolta e suggestiva. Il modo ideale per scoprirla? Con sostenibilità, in sella a una bicicletta, facendo tappa non solo al castello, ma anche al Palazzo dei Diamanti, meravigliosa residenza progettata nel 1493 da Biagio Rossetti, o alla Pinacoteca Nazionale.

Una visita a Ferrara non è completa senza aver provato la gastronomia locale. D’altronde siamo in Emilia-Romagna!

Val d’Orcia, Toscana

Non è facile immaginare l’immensità delle onde infinite di verde e oro che si vedono a occhio nudo in Val d’Orcia: bisogna ammirarle dal vivo. Soprattutto in autunno, questa zona della Toscana regala scenari che sembrano usciti da un dipinto, con le sue colline morbide, i cipressi solitari e i borghi medievali come Pienza, San Quirico d’Orcia e Montalcino. Questi diventano ancora più suggestivi con le prime nebbie mattutine e i colori caldi della stagione.

È il momento del vino novello e dell’olio nuovo, due eccellenze da scoprire tra degustazioni e visite in frantoio. I panorami autunnali della valle invitano a passeggiate lente o a soste rilassanti nelle terme naturali di Bagno Vignoni. Se scegliete la Val d’Orcia come meta dove andare per il ponte dell’1 novembre in Italia, godrete di un’esperienza che unisce benessere e natura.

Perugia, Umbria

Anche il cuore dell’Umbria è la meta perfetta per il weekend di Ognissanti. Perugia, con i suoi vicoli medievali e le piazze animate, è l’ideale se cercate una città d’arte dall’immenso patrimonio culturale e artistico. Perdetevi nel suo centro storico, scoprite la Rocca Paolina, fortezza fatta erigere da Papa Paolo III nel 1540, e provate le sue prelibatezze, una su tutte il cioccolato.

Se volete vedere anche i dintorni, in questo periodo i borghi umbri circostanti, come Spello, Montefalco e Bevagna, offrono scenari da cartolina grazie al foliage che trasforma boschi e colline. Questa è anche la stagione delle sagre dell’olio nuovo e del vino, momenti ideali per entrare in contatto con la cultura enogastronomica locale.

Perugia

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L’autunno a Perugia

Cilento, Campania

Il Cilento è una delle zone più ricche di storia e cultura in Italia, da scoprire non solo d’estate, ma anche in autunno. Dai templi di Paestum ai suggestivi borghi affacciati sul Tirreno, rappresenta una destinazione sorprendente capace di unire mare e montagna in un unico territorio. Le spiagge, ormai libere dalla folla estiva, offrono ancora giornate miti e piacevoli, mentre le colline e i boschi circostanti si vestono di colori caldi.

Staccate la spina e avventuratevi alla scoperta di borghi come Castellabate, Perdifumo e Acciaroli, perfetti per passeggiate rilassate, alla scoperta di piazze tranquille e tradizioni. La cucina locale in questo periodo esprime il meglio con castagne, fichi bianchi del Cilento e l’Aglianico.

Etna e Catania, Sicilia

L’Etna in autunno regala uno spettacolo unico: i boschi alle pendici del vulcano si accendono di rosso e giallo, mentre più in alto si intravede la prima neve, creando un contrasto affascinante. È il momento perfetto per escursioni tra sentieri naturali e crateri, immersi in paesaggi che sembrano lunari.

A pochi chilometri, Catania accoglie con il suo centro storico barocco, vivace e pieno di energia. Fate tappa in Piazza del Duomo, alla Pescheria, il famoso mercato del pesce cittadino, al Teatro Massimo e a Villa Bellini, con i suoi splendidi giardini. In questo periodo non mancano le delizie stagionali: dalle castagne arrostite alle paste di mandorla, fino ai vini dell’Etna, che rappresentano una delle eccellenze più apprezzate della Sicilia.

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Calabria: profumi e luci dei boschi antichi della Sila

Tradizioni contadine, paesaggi naturali intatti, un’atmosfera che sembra resistere al tempo: la Sila è un luogo così, a maggior ragione nel pieno dell’autunno, quando natura, colori e sapori sono esaltati dal passaggio dalla bella stagione al freddo inverno.

La Sila è un altopiano verde che si estende tra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, in Calabria. È punteggiato da laghi scenografici, piccoli e pittoreschi borghi di montagna, boschi e foreste che profumano di resina e funghi.

Visitarla in autunno significa scoprire una Calabria diversa, lontana dal seducente mare così popolato durante la stagione estiva. Una Calabria forse anche più autentica, dove scoprire silenzi e luci, sapori e panorami.

Un viaggio di scoperta e una esplorazione che trovano una ulteriore bellezza nel camminare: una escursione autunnale sulla Sila equivale a un’immersione subacquea, ma invece che tuffarsi nel profondo blu del mare aperto, ci si immerge nel verde, nell’ocra e nel bruno di boschi autunnali intatti e remoti.

Qui la presenza dell’uomo è visibile, ma le comunità locali hanno saputo integrare il turismo senza stravolgere l’anima del territorio: l’antropizzazione è stata per certi versi garbata, rispettosa dei ritmi della montagna e delle sue necessità. E così gli amanti del trekking possono percorrere i tanti sentieri che si snodano tra radure e corsi d’acqua, scoprendo scorci inaspettati e panorami che si aprono all’improvviso.

I laghi della Sila e i relativi borghi

Sila Calabria autunno

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Il Lago Cecita

Cuore dell’altopiano silano sono i suoi laghi. Ognuno ha il proprio carattere distinto e regala esperienze diverse.

Il Lago Cecita è forse il più autentico: pur essendo artificiale, si tratta di uno specchio d’acqua ancora incontaminato, dove la natura è la sola padrona. Sulle sue rive tranquille ci si può godere pienamente un momento di relax a contatto con l’ambiente circostante, mentre i boschi si specchiano nel largo bacino e la fitta popolazione di uccelli, migratori e non, volano bassi cercando cibo e riparo nei dintorni.

Il bacino è il luogo perfetto per chi ama contemplare la natura e ritrovare un contatto puro con l’ambiente, specie nel periodo autunnale, con i suoi profumi e il colpo d’occhio sulle chiome multicolore degli alberi che lo circondano.

È il lago più esteso tra quelli della Sila e si trova oltre i 1100 metri di altitudine. Si trova in provincia di Cosenza, non lontano da Camigliatello Silano, una delle località a maggiore vocazione turistica della zona. Il borgo ha meno di mille abitanti ed è contornato da selve di pini larici (varietà simbolo della Calabria), faggi e abeti bianchi.

Già di per sé quartier generale piuttosto gettonato per le attività outdoor della Sila e della Calabria in generale, in autunno Camigliatello diventa la base ideale per avventurarsi tra i tantissimi sentieri e le escursioni che attraversano la meravigliosa tavolozza di colori dipinta dalle chiome degli alberi nelle circostanti foreste.

Non è lontana San Giovanni in Fiore, con la sua duecentesca Abbazia Florense, l’Arco Normanno e le altre piccole gemme architettoniche di un centro storico davvero da non perdere.

Il Lago Arvo, invece, ha un’anima più smaccatamente turistica. Lungo le sue rive si possono vivere esperienze che uniscono sport e natura: dalle escursioni a cavallo alle gite in battello, fino alle particolari idrobike, biciclette d’acqua che permettono di pedalare direttamente sulla superficie del lago.

In mezzo al bacino sorge una piccola isola: è ciò che resta al di sopra del livello delle acque di una bassa montagna, rimasta in parte emersa dopo il riempimento negli anni Trenta. Il Lago Arvo, peraltro, nasce dalla costruzione di una diga in argilla e terra compatta che costituiva la più lunga e grande diga costruita in Italia fino a quel momento.

Sulle rive del lago nasce Lorica, pittoresca cittadina soprannominata la Perla della Sila. Qui ha sede il Parco Nazionale della Sila e si respira un’atmosfera da villeggiatura di un tempo, con le terrazze dei bar affacciate sullo specchio d’acqua, i tetti spioventi, i tavoli da picnic al riparo dei pini larici sulle rive del lago.

Lorica sorge nelle immediate vicinanze del Monte Botte Donato, la vetta più alta dell’altopiano silano. In inverno è una meta per gli appassionati di sci, ma in autunno dà il meglio di sé con una delle escursioni più belle del territorio, attraversando boschi silenziosi e atmosfere da sogno.

Più piccolo ma ugualmente suggestivo è anche il vicino Lago Ampollino, il più vecchio dei laghi artificiali della Sila. Si trova esattamente a metà tra la Sila Grande e la Sila Piccola, due dei tre lembi in cui si suddivide l’altopiano della Calabria. È particolarmente amato dai cicloturisti, che possono sfruttare un tratto di pista ciclabile per compiere il periplo del bacino, regalandosi panorami spettacolari sui grandi boschi che lo circondano.

Sapori di Sila

Se la natura è la grande protagonista della Sila, la cucina non è certo da meno. In questa porzione di Calabria a tavola ci sono ancora i prodotti di una volta: ingredienti semplici, tipici del territorio e cucinati secondo tradizione.

In Sila, le patate sono un’istituzione, tanto da avere il riconoscimento di prodotto tipico: la patata della Sila viene coltivata in altitudine, ha una consistenza e un sapore caratteristici. Viene servita in mille modi, dalle ricette più povere alle elaborazioni moderne, ma mantiene sempre la sua impronta rustica.

Sila Calabria autunno

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Il caciocavallo è uno dei grandi protagonisti della tavola silana

L’autunno è la grande stagione dei funghi, capaci di arricchire zuppe, sughi e secondi piatti, portando in tavola l’aroma intenso dei boschi silani.

Il panorama di sapori decisi della cucina silana è completato dai salumi e dai formaggi dall’aroma robusto, capaci di raccontare la montagna da cui provengono fin dal primo assaggio. In piccoli paesi come Parenti, nella cosiddetta Presila cosentina, queste tradizioni culinarie vivono ancora in case e trattorie, mantenendo vivo un patrimonio di sapori che altrove rischia di andare perduto.

Escursioni d’autunno sulla Sila

L’esperienza più vera, autentica, appassionante e di connubio con la natura da fare in autunno sulla Sila è esplorarla passo dopo passo.

Una escursione d’autunno permette a chi vi si avventura di scoprire i profumi dei boschi, i riflessi della luce calda sui laghi, grandiose vedute sulle chiome degli alberi, brunite dal cambio di stagione, e sugli ampi spazi che si aprono sull’altopiano.

Si esplora, dunque, una Calabria che non si affaccia sul mare, ma che custodisce una bellezza ugualmente travolgente attraverso alcuni dei 123 sentieri attualmente in essere nel Parco Nazionale della Sila.

A Cupone, piccola località nei pressi del Lago Cecita dove si trova uno dei Centri Visite del Parco Nazionale della Sila, si trova un itinerario adatto a tutti, perfetto per le famiglie e immerso nei boschi di tipici pini larici del luogo, a cui si alternano splendidi punti panoramici. L’anello, lungo circa 10 chilometri ma con un dislivello in salita piuttosto modesto, è ideale per chi vuole avvicinarsi alla bellezza dell’autunno della Sila senza troppa fatica, scoprendo al contempo tantissime informazioni e peculiarità del territorio che si attraversa grazie alla presenza di numerosi pannelli didattici.

Sila Calabria autunno

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Boschi secolari sulla Sila

Un percorso un po’ più difficile è quello che collega il paese di Camigliatello al Monte Curcio. Dal paese si sale lungo il cosiddetto Vallone delle Sette Acque, camminando a fianco di un piccolo torrente in un silenzioso e profumato bosco di pini larici. Il percorso poi si impenna per arrivare fino in cresta e a raggiungere poi la sommità del Monte Curcio, a 1768 metri di altitudine, da cui si aprono fantastici panorami su tutto il territorio circostante. La salita regala l’esplorazione della flora dei boschi silani, alternando il pino laricio alle chiome ingiallite dei faggi, e, se si è fortunati, anche della loro fauna: lupi, caprioli, cervi e tassi abitano queste zone.

L’ascesa al Monte Botte Donato da Lorica è impegnativa, ma non impossibile, e permette di fregiarsi del merito di aver scalato la cima più alta della Sila, a 1928 metri sul livello del mare. La fatica è ripagata dalla vista spettacolare sull’intero altopiano, a cavallo tra il Lago Arvo e il Lago Cecita, fino a scorgere, nelle giornate limpide, lo Ionio, il Tirreno e l’Etna, il vulcano siciliano.

Autunno Sila Calabria

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Faggeta in autunno sulla Sila

Gli amanti del foliage autunnale non possono perdersi l’escursione alla Pietra d’Altare. Vuole una leggenda che Carlo Magno abbia celebrato una messa per un drappello di cavalieri di ritorno dalle crociate, improvvisando un altare su una grossa pietra in questi boschi. Il percorso, segnalato con il segnavia 2A del Parco Nazionale della Sila, si trova nei pressi di Silvana Mansio, una piccola frazione immersa nella tranquillità.

È un percorso adatto a tutti, lungo 6 chilometri e senza nessuna asperità che porta alla scoperta di uno splendido bosco tipicamente silano, che in autunno si tinge di giallo, ocra, arancio e rame per celebrare il passaggio della stagione.

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10 scenari incantati dove ammirare il foliage in Umbria

È conosciuta come “il cuore verde d’Italia”, ma in autunno assume tonalità dal giallo oro al rosso porpora, passando per l’arancione e il marrone, trasformandosi in un vero e proprio dipinto a cielo aperto. È l’Umbria, con i suoi paesaggi intatti e panorami mozzafiato tra boschi, colline, borghi e cascate che, in questo periodo dell’anno, si tingono di tonalità calde attirando viaggiatori, fotografi e appassionati di natura.

Ma dove andare per vivere al meglio la magia del foliage in Umbria? Abbiamo selezionato 10 luoghi in grado di offrire scorci unici, passeggiate indimenticabili e atmosfere suggestive.

Lago Trasimeno (PG)

Il Trasimeno, con le sue isole e i borghi che vi si affacciano, è un classico intramontabile. In autunno, però, regala un’emozione particolare: gli alberi lungo le rive si tingono di giallo e rosso e i colori si specchiano nelle acque tranquille del lago. L’effetto è quasi pittorico, perfetto anche per chi ama la fotografia. Passeggiare sul lungolago, magari al tramonto, significa assistere a un tripudio di riflessi caldi e avvolgenti.

Consigliamo anche di raggiungere Isola Polvese, dove i boschi diventano protagonisti di uno spettacolo unico, silenzioso e poetico. Agli amanti del turismo attivo e delle due ruote, suggeriamo inoltre la “Ciclovia del Trasimeno”, un anello pianeggiante che costeggia il lago per oltre 58 chilometri.

Parco del Monte Cucco (PG)

Il Parco del Monte Cucco è un’oasi naturale perfetta dove ammirare il foliage in Umbria. Di grande valore botanico e paesaggistico, le sue pendici sono ricoperte da faggete, querce, aceri e altri alberi che in autunno si accendono di colori caldi offrendo spettacolari contrasti cromatici. Vi consigliamo questa meta anche per la particolare disposizione del suo territorio: qui potrete ammirare valli profonde, dorsali boscose, grotte e boschi fitti.

I sentieri sono ben tracciati, adatti per chi vuole passeggiare con calma, ma anche per escursioni un po’ più impegnative. In particolare, le vedute dal crinale sono magnifiche, soprattutto nei giorni limpidi d’autunno.

Cascata delle Marmore (TR)

Tra i luoghi più belli dove ammirare il foliage in Umbria non può mancare la Cascata delle Marmore, una delle più alte d’Europa. In autunno, l’imponenza dell’acqua che scende fragorosa si accompagna al foliage dei boschi circostanti, creando un contrasto spettacolare. I sentieri che circondano la cascata attraversano aree ricche di vegetazione: in questa stagione le foglie cadute tappezzano il terreno, regalando un’esperienza sensoriale completa. Il rumore dell’acqua, il profumo del bosco e i colori accesi rendono la visita indimenticabile.

Monteluco di Spoleto (PG)

Il Monteluco, collina sacra che domina Spoleto, è ricoperto da un fitto bosco di lecci e querce. In autunno, questo luogo mistico si accende di toni caldi che accompagnano la sua aura spirituale. Passeggiare tra gli alberi secolari significa rivivere un’atmosfera antica, legata agli eremiti e ai monaci che qui trovarono rifugio. Le piccole chiesette e i sentieri silenziosi rendono il Monteluco ideale per chi cerca un foliage più intimo, legato non solo alla bellezza della natura, ma anche a un senso di raccoglimento.

Valnerina (TR)

La Valnerina, cuore verde del Ternano, è un’area selvaggia e poetica dove il fiume Nera si snoda tra monti e boschi. In autunno le faggete e i castagneti che rivestono le pendici si tingono di mille sfumature: dal giallo tenue al rosso acceso. I piccoli borghi come Scheggino, Arrone e Ferentillo aggiungono fascino al paesaggio, con le loro pietre grigie che contrastano con i colori del foliage. È la meta perfetta per chi ama unire escursioni naturalistiche e soste in borghi autentici.

Castelluccio di Norcia (PG)

Castelluccio è famoso per la fioritura primaverile, ma anche in autunno questo altopiano sa come stupire. Le ampie distese erbose si alternano ai boschi circostanti, che in questo periodo si colorano di arancio, ocra e rosso. Il contrasto con il cielo limpido e le cime che circondano la piana regala paesaggi da fiaba! È un luogo perfetto per chi ama la fotografia di paesaggio e per chi desidera vivere il foliage in spazi aperti e grandiosi, diversi dalla tipica immersione nel bosco.

Bosco di San Francesco (PG)

Ai piedi della Basilica di San Francesco, ad Assisi, c’è un luogo che unisce spiritualità e natura: è il Bosco di San Francesco, custodito dal FAI. In autunno questo spazio diventa un rifugio incantato, dove il foliage colora i sentieri tra carpini, aceri, lecci e ulivi secolari. Il bosco è perfetto per chi cerca un foliage intimo e meditativo, lontano dalle mete affollate: un’esperienza che unisce la bellezza della natura alla profondità del luogo.

Amelia (TR)

Anche Amelia, una delle città più antiche dell’Umbria, è circondata da dolci colline e boschi che in autunno diventano un mosaico di colori caldi. Nei dintorni si trovano castagneti secolari, perfetti per passeggiate lente immerse nella natura. Il borgo, con le sue mura ciclopiche e il centro storico intatto, diventa ancora più suggestivo quando il foliage lo avvolge con sfumature dorate e rossastre. Una meta ideale per chi cerca il connubio tra storia, paesaggio e sapori autunnali.

Bevagna (PG)

Bevagna, incastonata nel cuore della Valle Umbra, è conosciuta come uno dei borghi medievali più belli d’Italia, ma in autunno svela un fascino ancora più intenso. I vigneti che circondano il paese si accendono di rosso e oro, mentre le colline e i campi danno vita a un paesaggio che sembra un quadro impressionista.

Passeggiare tra le sue stradine lastricate significa immergersi in un’atmosfera senza tempo, arricchita dai colori caldi della stagione. Bevagna è perfetta per chi ama unire natura, enogastronomia e storia: dopo una camminata tra i vigneti, ci si può concedere una degustazione di vini locali e piatti tipici umbri, vivendo l’autunno con tutti i sensi.

Fonti del Clitunno (PG)

Le Fonti del Clitunno, vicino a Campello sul Clitunno, sono un piccolo gioiello naturalistico, un parco verdeggiante che custodisce un laghetto dalle acque limpidissime e smeraldine, alimentato da sorgenti sotterranee. In autunno, questo luogo diventa ancora più suggestivo: i pioppi, i salici e gli alberi che si specchiano nell’acqua si tingono di giallo, arancio e rosso, creando un effetto cromatico che raddoppia grazie ai riflessi.

È un luogo ideale per chi ama la fotografia e per chi cerca un’esperienza intima e rilassante, lontano dai circuiti più battuti. Passeggiare lungo i vialetti, respirare il silenzio interrotto solo dal fruscio delle foglie e ammirare i giochi di luce sull’acqua significa vivere il foliage in chiave poetica, quasi sospesa nel tempo.

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Autunno nelle Langhe: 7 luoghi per vivere il foliage

Il periodo del foliage trasforma le Langhe in un vero e proprio dipinto: tra metà ottobre e fine novembre, le colline si tingono di giallo oro, arancio fiammeggiante e rosso intenso, e donano scenari degni della tavolozza di un artista.

Le giornate soleggiate accendono i colori di una luminosità calda e vibrante, mentre quelle più grigie disegnano un’atmosfera intima e avvolgente, con tonalità soffuse che velano i vigneti come in un sogno.

È questo il momento in cui vale la pena lasciarsi guidare dai sentieri, dalle torri e dai belvedere, per vivere lo spettacolo dell’autunno nelle Langhe.

Barbaresco

Barbaresco accoglie con l’imponente torre medievale che veglia sull’abitato e sui vigneti tutt’intorno: la più grande del Piemonte, è da sempre il simbolo del borgo e oggi, dopo un accurato restauro, è di nuovo accessibile. Salendo fino alla sommità si ha la sensazione di abbracciare con lo sguardo l’intero territorio: il fiume Tanaro che scorre a valle, le colline delle Langhe che si rincorrono fino al Roero e all’Astigiano, e più lontano ancora le cime innevate delle Alpi.

In autunno, il panorama si tinge di infinite sfumature, con i filari di Nebbiolo che passano dal verde al giallo e al rosso. Ammirare il foliage da quassù significa vivere una prospettiva privilegiata, sospesi tra cielo e terra, immersi nella storia e nella bellezza senza tempo.

Il cammino Barolo – La Morra

Uno dei modi più suggestivi per entrare nel cuore delle Langhe autunnali è percorrere il sentiero che collega Barolo a La Morra. È un cammino di media difficoltà, ma ogni passo è ripagato da vedute che si aprono improvvise sui vigneti: i filari assumono toni dorati e rossastri e punteggiano le colline come fossero onde di colore che si rincorrono.

Camminando lungo il percorso si incontrano antiche torri medievali che vegliano sui borghi, mentre l’aria profuma di mosto fresco e di legna bruciata nei camini. E la bellezza del foliage è anche culturale e sensoriale: ci si può fermare in una cantina per sorseggiare un calice di Barolo o Nebbiolo, lasciando che il gusto dei vini si intrecci con i paesaggi che li hanno generati.

Colline e vigneti durante la stagione autunnale che circondano il villaggio di La Morra, Langhe

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Colline e vigneti durante la stagione autunnale a La Morra

La collina e il Castello di Grinzane di Cavour

Il Castello di Grinzane di Cavour si erge fiero su una collina abbracciata dai vigneti, punto panoramico privilegiato per ammirare il foliage, nonché un tassello fondamentale della storia piemontese. Qui visse Camillo Benso Conte di Cavour, figura di spicco del Risorgimento italiano, e oggi il castello ospita la prima Enoteca Regionale del Piemonte, oltre a un museo etnografico che racconta le radici vitivinicole della regione.

Ai piedi della collina si distende un vigneto unico nel suo genere, un centro di ricerca che custodisce una delle collezioni di vitigni più ampie d’Europa. Durante l’autunno, si trasforma in una distesa di colori brillanti, e unisce sapere agricolo e paesaggio in una cornice disegnata per emozionare.

Belvedere di Verduno

Il Belvedere di Verduno è una delle terrazze panoramiche più suggestive delle Langhe: spicca accanto alla Chiesa di San Michele e da qui la vista spazia fino all’Alta Langa, abbracciando colline, borghi e vigneti che in autunno si accendono come fiamme. Quando il cielo è terso, lo sguardo arriva a distinguere le cime di Serravalle e Roddino, in un dialogo continuo tra i colori della terra e quelli del cielo.

Si tratta di una meta ideale per chi cerca un momento di pace, lontano dal ritmo frenetico delle città. Sedersi su una panchina, osservare il paesaggio e lasciarsi avvolgere dalla quiete è un’esperienza che rimane impressa nel cuore, perché nelle Langhe il foliage è sì uno spettacolo visivo, ma altresì un invito a rallentare e a riconnettersi con la natura.

La Strada Romantica delle Langhe e del Roero

Tra i percorsi più amati per ammirare il foliage in Piemonte, la Strada Romantica delle Langhe e del Roero è un viaggio lento che si snoda in dieci tappe, ognuna capace di regalare vedute difficile da descrivere a parole. Da Neive a Barolo, le colline si susseguono come pagine di un libro da leggere una dopo l’altra, e rivelano paesaggi sempre differenti.

In autunno, l’itinerario diventa un inno al foliage: i vigneti si trasformano in campi di luce cangiante, i borghi storici emergono tra le colline come gemme incastonate, e i boschi si tingono di tonalità calde.

Fermarsi lungo la strada vuol dire concedersi il lusso di vivere appieno ogni dettaglio: il silenzio dei sentieri, il fascino delle piazzette antiche, l’armonia perfetta tra uomo e natura che qui ha trovato la sua massima espressione.

Paesaggio autunnale con il Castello della Volta

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Suggestivo paesaggio autunnale con il Castello della Volta

Serralunga d’Alba

Quando l’autunno abbraccia le colline di Serralunga d’Alba, il paesaggio diviene una tavolozza di colori vibranti che si accendono sotto la luce di ottobre e novembre. I vigneti che ricoprono le pendici assumono tonalità che spaziano dal giallo dorato al rosso intenso, mentre i boschi della zona completano lo scenario con sfumature verdi che, con lentezza, si dissolvono nell’arancio e nel marrone. È uno spettacolo che ricorda un quadro impressionista, mutevole a seconda delle ore del giorno e della luce che lo illumina.

Accanto ai filari, il bosco preservato di Serralunga diventa protagonista assoluto: platani e roverelle regalano un foliage cangiante, ed è quasi un obbligo concedersi passeggiate che sanno di calma e di vero incontro con la natura.

Il foliage è un’esperienza immersiva, contraddistinta da profumi di legna, silenzi interrotti soltanto dal fruscio delle foglie e dal vento che accarezza le colline.

Sinio

Infine, merita una sosta il borgo medievale di Sinio, raccolto e autentico, nonché custode di una preziosa testimonianza architettonica: il castello. Costruito in epoca medievale all’apice del concentrico, venne trasformato nel Quattrocento in casaforte dalla potente famiglia Del Carretto, diventando così una dimora fortificata che ancora domina il centro storico.

Passeggiando lungo i sentieri che partono dal paese, si cammina davvero nella storia: infatti, molti di essi ricalcano le vie di comunicazione di epoca romana e attraversano borgate silenziose, sopravvissute al tempo come piccoli custodi di memoria.

Il foliage accompagna il cammino con colori che mutano a ogni passo, fino a spingere i viaggiatori verso Serralunga d’Alba, dove il paesaggio si apre di nuovo e il castello trecentesco, tra i più suggestivi delle Langhe, si erge con fierezza.

È un itinerario che unisce natura e storia, e permette di vivere la magia del foliage non solo con gli occhi, ma con l’anima.

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Dove è stato girato C’era una volta il West: le location leggendarie del capolavoro di Sergio Leone

Quando si parla di grandi film western, è impossibile non citare C’era una volta il West, il capolavoro di Sergio Leone uscito nel 1968. Un film epico, dal ritmo lento e ipnotico, con un’estetica inconfondibile e una colonna sonora firmata da Ennio Morricone che è diventata immortale.

Ma oltre al cast straordinario e alla regia impeccabile, c’è un elemento che ha inciso profondamente nel fascino del film: le location. I paesaggi sconfinati, le stazioni polverose, le montagne bruciate dal sole e i deserti immensi non sono solo sfondi, ma personaggi veri e propri.

Scopriamo allora dove è stato girato C’era una volta il West e perché quei luoghi sono ancora oggi meta di pellegrinaggio per i cinefili di tutto il mondo.

Di cosa parla

Ambientato nella fittizia cittadina di Sweetwater, l’unico punto del territorio dotato di una sorgente d’acqua, la trama ruota attorno alla costruzione di una linea ferroviaria destinata a cambiare il volto del West. Il proprietario della terra, Brett McBain (interpretato da Frank Wolff), sogna di vedere passare proprio lì la ferrovia a vapore, ma i suoi piani vengono contrastati dal potente e spietato magnate Morton (Gabriele Ferzetti), deciso a impossessarsi della zona.

Per fermarlo, Morton manda il killer Frank (Henry Fonda), che però non si limita a “convincere” McBain: lo elimina insieme ai suoi figli, cercando poi di attribuire il massacro al fuorilegge Cheyenne (Jason Robards). A complicare la situazione arriva Jill (Claudia Cardinale), un’ex prostituta giunta da New Orleans, che si rivela essere la vedova di McBain e rivendica i suoi diritti su Sweetwater.

Intanto, un misterioso pistolero chiamato Armonica (Charles Bronson), mosso da una vendetta personale, è sulle tracce di Frank, responsabile della morte di suo fratello. Quando Frank decide di eliminare anche Jill, unica erede legittima del territorio, Armonica e Cheyenne si uniscono per proteggerla. Ma il sicario la rapisce e tenta di costringerla a cedere i terreni all’asta.

A sorpresa, saranno proprio Armonica e Cheyenne ad acquistare la proprietà, grazie alla taglia riscossa da Armonica su Cheyenne stesso. Da quel momento in poi, si scatena una corsa senza ritorno: Morton, Frank, Cheyenne e Armonica si muovono verso uno scontro finale, dove ogni conto in sospeso verrà saldato.

Sergio Leone

Ansa Foto

Sergio Leone sul set di C’era una volta il West

Dove è stato girato

Una delle forze di C’era una volta il West sta proprio nella combinazione tra luoghi autentici e scenografie costruite con estrema cura. Il film è stato girato in più Paesi, con location selezionate per evocare l’autenticità del West americano, pur essendo in parte girato in Europa.

Monument Valley, Utah (USA)

Nel corso del suo viaggio verso Sweetwater, Jill affitta una carrozza per raggiungere quella che sarà la sua nuova casa. A condurla è Sam e il percorso attraversa scenari spettacolari, e uno dei momenti visivamente più intensi del film è proprio quando la carrozza si inoltra nella Monument Valley, tra maestose formazioni rocciose rosse, pianure sconfinate e cieli immensi.

Sergio Leone cattura tutto questo con le sue inconfondibili inquadrature ampie e solenni, trasformando il paesaggio in un protagonista silenzioso della storia. Le immagini delle butte e dei mesa che emergono dall’orizzonte creano un’atmosfera epica, quasi sospesa nel tempo.

Uno dei punti panoramici più suggestivi della zona è John Ford Point, chiamato così in onore del regista americano che rese celebre la Monument Valley in ben nove dei suoi film, girati tra il 1939 e il 1964. Per il popolo Navajo, questo luogo è sacro, ma è anche diventato simbolo visivo di tutto l’immaginario western che conosciamo oggi.

Nel momento clou del film, quando Frank e Armonica si fronteggiano a pochi passi l’uno dall’altro, pronti a risolvere tutto con un duello, il passato torna a galla. Al centro della scena, un arco in mattoni con una campana appesa che si trova realmente nei pressi della Monument Valley, nello Utah.

Non lontano da lì si trova uno dei simboli naturali più noti dello Utah: Delicate Arch, spettacolare formazione rocciosa all’interno dell’Arches National Park, tanto iconica da comparire sulle targhe automobilistiche dello stato e persino su un francobollo celebrativo per il centenario dell’ingresso dello Utah negli Stati Uniti nel 1996.

Monument Valley tramonto

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Monument Valley al tramonto

Navajo Cliff

Una delle sequenze più intense di C’era una volta il West si svolge presso la suggestiva Navajo Cliff, nel cuore della Monument Valley, nello Utah. Questa vallata mozzafiato, con i suoi paesaggi scolpiti nel tempo, è da decenni uno dei luoghi simbolo del cinema western, utilizzata come sfondo naturale in numerosi film di Hollywood.

Chi desidera esplorare dal vivo questo angolo leggendario della Monument Valley può farlo tramite tour accompagnati. Raggiungere la Navajo Cliff richiede un’escursione a piedi di circa 8 km (andata e ritorno), partendo dalla cittadina più vicina, Kayenta, in Arizona.

La zona fa parte della Mystery Valley, un’area sacra e ricca di storia che si può visitare solo accompagnati da una guida Navajo autorizzata. Durante il tour si attraversano siti archeologici antichi e si possono scorgere ancora oggi le abitazioni delle famiglie Navajo che vivono nella regione.

Navajo Cliff

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Navajo Cliff

Cinecittà, Roma (Italia)

Non possiamo tuttavia dimenticare gli interni, girati negli storici studi di Cinecittà a Roma. Uno dei momenti memorabili ambientati in studio è la scena nella taverna, dove la bellezza di Claudia Cardinale attira le attenzioni indesiderate del burbero barista, interpretato da Lionel Stander.

Gli studi di Cinecittà, costruiti durante il regime fascista con l’intento di rilanciare il cinema italiano, sono diventati nel tempo il cuore pulsante della produzione cinematografica nazionale e internazionale. Da La Dolce Vita di Fellini a Gangs of New York di Scorsese, qui sono stati girati alcuni dei più grandi capolavori della settima arte.

Deserto di Tabernas

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Deserto di Tabernass

Andalusia

Siamo alla resa dei conti finale: la fattoria dei McBain è lo scenario scelto per il duello tanto atteso tra Frank e Armonica. I due si affrontano a viso aperto, pistole alla mano. Questa scena, tra le più iconiche dell’intero film, è stata girata in quello che oggi è conosciuto come Western Leone, un vero e proprio parco tematico dedicato al cinema western, preservato sin dai tempi delle riprese.

Si trova in Andalusia, nella provincia di Almería, e conserva ancora gli edifici originali utilizzati durante le riprese, come la grande casa rossa, fulcro di molte delle scene del film.

I visitatori possono esplorare gli spazi del set, immergendosi nell’atmosfera del film, e per chi desidera un’esperienza più approfondita, sono disponibili anche tour privati per scoprire tutti i segreti delle location. Parte delle riprese furono realizzate nel Deserto di Tabernas, una zona arida che somiglia incredibilmente ai deserti del West americano, è stata utilizzata per decine di spaghetti western.

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L’eroica, il percorso permanente in bici che attraversa le colline toscane

Nel cuore delle Terre di Siena, attraverso il Chianti, le Crete Senesi e la Val D’Orcia, passando anche per Montalcino, si snoda un percorso fatto di strade bianche che abbracciano borghi, colline e paesaggi meravigliosi: si chiama Eroica ed è il viaggio in bicicletta avventuroso da fare almeno una volta nella vita.

Per 209 km e un dislivello totale di 3.023 metri, l’Eroica è uno tra i percorsi ciclistici più spettacolari d’Italia, un circuito ad anello suddiviso in 12 tappe da percorrere in due o tre giorni a seconda del proprio grado di preparazione e del tempo a disposizione.

Il viaggio dell’Eroica

Non esiste solo la gara ciclistica vintage, che ogni anno richiama tantissimi appassionati e curiosi, ma anche un percorso permanente dell’Eroica che permette di fare un viaggio lento immersi nei paesaggi straordinari e senza tempo della Toscana, assaporando anche l’enogastronomia locale e scoprendone le tradizioni.

Potrete ammirare il Castello di Brolio tra cipressi secolari e leggende sul barone Ricasoli, nell’antico borgo di Gaiole in Chianti, vivere tutta l’atmosfera medievale di Siena e le sue bellezze, assaporare il celebre Brunello a Montalcino e farvi conquistare dalle delizie della gastronomia toscana.

Montalcino

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Il borgo di Montalcino

Sono 12 le tappe che possono essere percorse, oltre alle quali esistono anche delle varianti che danno l’opportunità di esplorare tratti inediti del territorio.

Tra i tragitti più suggestivi, c’è quello che parte da Gaiole in Chianti (luogo in cui è nata l’Eroica) e in 17 km raggiunge Pianella. Una strada suggestiva immersa tra valli vellutate e boschi di querce. Da Pianella si raggiunge in circa 11 km il cuore di Siena, tra il Duomo e l’intramontabile Piazza del Campo per un’altra tappa suggestiva.

Altro tragitto da non perdere è quello che collega Torrenieri e Buonconvento, passando per Cosona e attraversando i borghi di Lucignano d’Asso e Pieve a Salti, tra dolci colline toscane e tradizioni agricole. C’è spazio anche per una meritata pausa ristoratrice nelle botteghe locali prima di arrivare a Buonconvento, uno dei Borghi più belli d’Italia.

Partendo da Radda in Chianti, un’altra tappa dell’Eroica conduce nel cosiddetto “Bosco del Chianti” che si distingue per numerose specie di alberi presenti, passando per San Donato in Perano e per il borgo di Vertine, e infine lungo la discesa che conduce a Gaiole in Chianti.

Seguendo le strade dell’Eroica, ci si regalano degustazioni nelle cantine, visite ai borghi e ai castelli, pause golose a base di pane toscano, olio extravergine d’oliva e salumi straordinari. Esperienze che trasformano queste tratte in un percorso non solo cicloturistico, ma anche enogastronomico.

Le 12 tappe dell’Eroica

Di seguito le tappe del percorso:

  1. Gaiole in Chianti – Pianella
  2. Pianella – Siena
  3. Siena – Murlo
  4. Murlo – Montalcino
  5. Montalcino – Torrenieri
  6. Torrenieri – Buonconvento
  7. Buonconvento – Asciano
  8. Asciano – Radda in Chianti
  9. Radda in Chianti – Gaiole in Chianti
  10. Gaiole in Chianti – Castelnuovo Berardenga
  11. Castelnuovo Berardenga – Pianella
  12. Pianella – Gaiole in Chianti
L'Eroica, la gara di bici vintage della Toscana

Ufficio Stampa

L’eroica, la famosa gara di bici vintage

Il libretto di viaggio dell’Eroica

I cicloturisti possono raccogliere il ricordo del viaggio lungo l’Eroica attraverso i timbri apposti sul libretto di viaggio dedicato ad ogni tappa raggiunta. Timbri unici e speciali che certificano la determinazione con cui si conclude il percorso e che rappresentano segni indelebili di ogni momento ed emozione vissuti. Il libretto può essere acquistato negli Eroica Point ufficiali di Siena, Gaiole in Chianti, Montalcino.

Il viaggio può cominciare da un qualsiasi punto del percorso dal momento che ogni esercizio convenzionato è riconosciuto come punto di partenza e di arrivo e abilitato a rilasciare i timbri. Si possono trovare tutti i luoghi convenzionati per apporre i timbri sul sito ufficiale del percorso, dove può essere scaricato anche l’itinerario completo, con tutte le coordinate necessarie ad orientarsi.

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Norcia tra castagne, vallate e silenzi che rendono ogni passo un’esperienza unica

Uno dei momenti migliori per visitare l’Umbria? Sicuramente l’autunno. Il territorio conosciuto per la produzione di olio e vino, ma anche per le eccellenti castagne e i tartufi senza paragoni, vanta paesaggi variopinti durante i mesi di settembre, ottobre e novembre.

Tra i borghi da non perdere? Norcia che in autunno è una vera meraviglia: passeggiare tra i vicoli medievali, osservare i paesaggi che si tingono di giallo, rosso e arancio e gustare le specialità tipiche sono un’occasione imperdibile.

Escursioni tra i colori della Valnerina

Una delle attività da non perdere in autunno a Norcia? Un’escursione nei sentieri del parco nazionale dei Monti Sibillini, dove i colori autunnali accompagnano i visitatori regalando scenari mozzafiato con boschi che sembrano dipinti.

Non solo paesaggi difficili ed escursioni da esperti: esistono percorsi leggeri lungo il fiume Nera per chi cerca qualcosa di praticabile in famiglia, anche con i bambini. I trekker esperti possono invece salire fino ai piani di Castelluccio aumentando la difficoltà e l’intensità dell’attività.

Scoprire i sapori autunnali di Norcia e dell’Umbria

Tra le cose da vedere in Umbria ci sono i borghi e spesso chi fa turismo qui lo fa con uno scopo: scoprire l’enogastronomia del territorio. Norcia, oltre al celebre prosciutto, ha molto da offrire e in ristoranti e locali è possibile gustare piatti della tradizione preparati a regola d’arte. Settembre e ottobre segnano il tempo del tartufo nero pregiato, dei funghi e delle castagne, ingredienti protagonisti nei ristoranti e nelle botteghe del centro storico.

Prosciutto di Norcia e i sapori tipici del territorio

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Cosa mangiare a Norcia in autunno: tra prosciutto e altre leccornie

Immergersi nella storia e nell’arte

Norcia non è solo food, ma anche storia e cultura. Il borgo tra i più belli dell’Umbria vanta un centro storico lastricato in stile medievale da esplorare, andando a contatto con botteghe, musei che raccontano il luogo e la tradizione ma soprattutto norcinerie. Piazza San Benedetto è il fulcro del paese ed è dedicato all’omonimo patrono e, nonostante i momenti difficili vissuti dalla località, è riuscita a sopravvivere, è stata valorizzata e rappresenta una convivialità significativa.

Perché è San Benedetto il patrono? Perché il suo legame con Norcia è molto forte e proprio per questo è stata eretta una basilica a lui dedicata, simbolo della cittadina e assolutamente da non perdere. Nonostante i danni subiti dai terremoti, la facciata e la piazza risultano un simbolo di resilienza da non perdere.

Attività outdoor e trekking

Per gli amanti della natura e dell’avventura, Norcia è il punto di partenza ideale per esplorare il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Sentieri per ogni livello conducono tra boschi, gole e panorami spettacolari. Tra gli itinerari più noti ci sono quello delle Gole dell’Infernaccio e il percorso che porta al Monte Vettore, la vetta più alta della catena.

A caccia di tartufo

Un viaggio a Norcia in autunno non è solo fatto di paesaggi e cibo: è fatto di esperienze. Puoi partecipare a passeggiate guidate alla ricerca del tartufo, accompagnato da esperti e cani addestrati, un’attività che ti farà sentire un vero esploratore del gusto. Molte aziende agricole aprono le porte ai visitatori, offrendo degustazioni e laboratori di cucina tradizionale.

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Il meraviglioso lago smeraldo, una delle attrazioni top della Cina

Esistono luoghi che sembrano essere nati per farci dubitare dei nostri occhi, paesaggi che appaiono come dipinti e tra questi c’è il lago Feicui conosciuto anche come Mangya Emerald Lake in Cina. Una tavolozza di sfumature da batticuore che rendono il posto tra i più visitati del territorio.

Il lago smeraldo della Cina

Il Feicui Emerald Lake prende il nome dal colore particolare delle acque che sfumano dal verde smeraldo più intenso ad altre tonalità più chiare. Una vera e propria gemma che lascia i visitatori a bocca aperta; a renderlo così speciale è la composizione minerale che trasforma ogni riflesso in un gioco di colori. In autunno questo luogo è ancora più fotogenico e le tonalità di verde e bianco sfumano fino al blu intenso.

Con un’estensione di 26 chilometri quadrati, attira l’attenzione grazie ai bacini di acqua salata che lo rendono particolare. In passato qui c’era un’area mineraria ma ora i social lo hanno reso famoso andando contro il soprannome di “città solitaria” per Mangya, vedendo sempre più curiosi esploratori sul luogo.

Camminando lungo le rive ci si rende conto di come cambi il paesaggio passo dopo passo: le acque si muovono come tessuti preziosi e mutevoli e tutto intorno le distese di saline e i paesaggi creano un contrasto che lascia senza fiato.

Ancora più straordinario è il silenzio che avvolge il lago e che penetra nell’anima di chi sceglie di visitarlo. Il rumore di sottofondo viene cancellato e si vive un vero e proprio invito a fermarsi, respirare profondamente e riconnettersi con una parte più autentica di sé.

Non sorprende che questo luogo sia così popolare sui social e che sia diventato un paradiso per gli amanti delle fotografie. Ogni scatto riesce a catturare un riflesso o una sfumatura ma qualsiasi immagine immortalata non riuscirà mai a dare la stessa sensazione che si ottiene vedendo il luogo dal vivo.

Il verdissimo lago di Feicui

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Feicui, il lago smeraldo da visitare in Cina

Dove si trova il lago smeraldo della Cina e come arrivarci

Il Feicui Emerald Lake si trova nella città di Mangya, all’interno del vasto bacino del Qaidam, nella parte nord-occidentale della provincia di Qinghai.

La regione è una delle più remote della Cina e proprio questa caratteristica rende il lago salato una delle attrazioni più magiche del territorio. Per arrivarci si deve intraprendere un viaggio vero e proprio con questa destinazione specifica, e proprio per questo sono pochi gli europei che lo raggiungono.

La città di Mangya funge da punto di riferimento principale. A quel punto si scelgono mezzi privati o tour organizzati per arrivare fino alle sponde del lago attraversando deserti punteggiati da saline, montagne e l’ampio bacino del Quaidam che sembra infinito.

Per chi parte da più lontano, le città principali di Qinghai, come Xining, offrono collegamenti ferroviari e aerei. Da Xining a Mangya il tragitto richiede tempo, ma è proprio la distanza a rendere speciale questa meta. Non si tratta di una gita veloce, ma di un viaggio in Cina che vi porta in una dimensione diversa, lontana dalla frenesia delle grandi città.