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L’Amerigo Vespucci approda a Reggio Calabria: come visitarla gratis

Dopo aver attraversato mari e oceani e toccato i cinque continenti, l’Amerigo Vespucci (emblema galleggiante della tradizione navale italiana) torna ad attraccare in Calabria per la seconda volta nel corso del suo attuale tour. La nave scuola della Marina Militare, famosa per l’inconfondibile silhouette a tre alberi e per la lunga storia al servizio della formazione marittima, sarà ormeggiata nel porto di Reggio Calabria dal 5 al 7 maggio 2025. La tappa reggina rappresenta una delle più attese del viaggio italiano, che ha già toccato porti come Trieste, Venezia, Brindisi e Taranto, e che si concluderà a Genova il 10 giugno.

Per i cittadini e i turisti che si troveranno in città in quelle date, l’appuntamento con il Vespucci rappresenta un’occasione irripetibile: quella di ammirare da vicino non solo una nave d’epoca perfettamente conservata, ma anche un cimelio vivente di storia nazionale, simbolo di eccellenza marinara e ambasciatrice del Made in Italy nel mondo.

L’Amerigo Vespucci a Reggio Calabria

Costruita nei primi anni Trenta del Novecento e varata ufficialmente il 22 febbraio 1931, l’Amerigo Vespucci è oggi il più antico veliero ancora in servizio nella Marina Militare Italiana. Ma la sua età anagrafica non ne scalfisce il fascino: al contrario, ogni dettaglio della nave, dalle finiture in ottone alle vele spiegate, racconta un patrimonio ricco di competenze tecniche, passione per il mare e disciplina militare.

Dopo la sosta a La Valletta e a Porto Empedocle, il veliero approderà nel porto di Reggio Calabria, dove resterà attraccato dal 5 al 7 maggio, così da consentire l’accesso gratuito ai visitatori che avranno prenotato per tempo. Non è prevista una visita guidata formale, ma l’equipaggio (composto in buona parte da allievi dell’Accademia Navale e da personale esperto) sarà disponibile per rispondere alle domande e condividere curiosità e aneddoti legati alla vita di bordo.

Per motivi di sicurezza e tutela della nave, vanno rispettate alcune regole: è consigliato l’uso di scarpe chiuse e comode, mentre sono vietate scarpe aperte, con il tacco, così come passeggini, carrozzine e animali domestici. L’unica eccezione è prevista per i cani di piccola taglia, ammessi soltanto se tenuti in braccio.

Come visitare la nave scuola più antica della Marina Militare

Visitare l’Amerigo Vespucci è un vero e proprio tuffo nella cultura marittima italiana, tra tradizione e innovazione. Durante il tour a bordo, sarà possibile attraversare i ponti in legno levigato, esplorare le cabine ufficiali e avvicinarsi agli antichi strumenti di navigazione conservati con cura. La nave, che da decenni svolge una funzione centrale nell’addestramento degli allievi ufficiali della Marina, è anche impegnata in progetti di sostenibilità ambientale e tutela del patrimonio marino, grazie a collaborazioni consolidate con enti come l’UNICEF e il WWF.

Ogni angolo della nave racconta una storia: dalla routine quotidiana dell’equipaggio alle missioni di rappresentanza in giro per il mondo, fino ai lunghi periodi in mare aperto durante i quali giovani cadetti imparano non solo a manovrare vele e timoni, ma anche a convivere, collaborare e rispettare le gerarchie.

Prenotazioni gratuite e Villaggio IN Italia: come partecipare

Per accedere alla visita dell’Amerigo Vespucci a Reggio Calabria è indispensabile prenotare con anticipo. L’ingresso è gratuito, ma i posti disponibili si esauriscono in tempi brevissimi non appena viene aperta la piattaforma di prenotazione sul sito ufficiale della nave.

Chi riuscirà ad assicurarsi un posto avrà anche accesso al Villaggio IN Italia, spazio espositivo itinerante allestito in prossimità del veliero in ogni città ospitante. Il villaggio è pensato per offrire un’esperienza complementare alla visita della nave, con mostre interattive, laboratori educativi e installazioni multimediali dedicate alla cultura del mare, alla tecnologia navale e alle attività della Marina Militare nel mondo. Per la tappa reggina, il Villaggio sarà aperto il 5 maggio dalle 10:30 alle 19:00 e il giorno successivo dalle 09:30 alle 20:30.

Dopo Reggio Calabria, la nave proseguirà il viaggio verso sud e poi risalirà la penisola, facendo scalo a Palermo (8–11 maggio), Napoli (13–16 maggio), Cagliari (19–22 maggio), Gaeta (24–27 maggio), Civitavecchia (28 maggio–3 giugno), Livorno (4–8 giugno), per poi approdare a Genova il 10 giugno, dove si concluderà il tour.

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La maestosa Amerigo Vespucci fa tappa a Crotone (ma le prenotazioni sono sold out)

L’Amerigo Vespucci, la “nave più bella del mondo”, fa tappa a Crotone, dove arriverà il 23 e il 24 aprile 2025. C’è grande attesa per il veliero a motore e nave scuola più antica della Marina Militare Italiana attualmente in tour nelle diverse città nostrane: è già approdata a Trieste, Venezia, Ancona, Ortona, Brindisi e Taranto. Dopo Crotone, salperà per i porti di Porto Empedocle, Reggio Calabria, Palermo, Napoli, Cagliari, Gaeta, Civitavecchia e Livorno, terminando il suo viaggio a Genova.

È una nave maestosa che, in occasione del tour, può essere visitata gratuitamente dai fortunati che riescono a prenotarsi in tempo. La tappa di Crotone, infatti, è andata subito sold out in poche ore.

L’Amerigo Vespucci a Crotone

La Nave Scuola Amerigo Vespucci è il più antico veliero in servizio della Marina Militare Italiana, inaugurata il 22 febbraio 1931. Dopo la tappa di Taranto, arriverà nel porto di Crotone il 23 e il 24 aprile 2025 e, chi è riuscito a prenotarsi, potrà salire a bordo gratuitamente, scattare delle foto e visitarla in autonomia. Le visite al pubblico sono previste in data 23 aprile, dalle 15:00 alle 20:00, per le quali è consigliato indossare scarpe comode, mentre non sono ammesse scarpe aperte o con il tacco.

Non sono consentiti passeggini o carrozzine, anche gli animali non sono permessi, mentre i cani di piccola taglia possono essere portati solo in braccio. Crotone non è l’unica tappa calabrese, in quanto la nave approderà il 5, 6 e 7 maggio anche a Reggio Calabria, mentre a Scilla sosterà al largo e potrà essere ammirata solamente in mare.

Cosa aspettarsi durante le visite dell’Amerigo Vespucci

Non è la prima volta che l’Amerigo Vespucci arriva a Crotone: in passato, approdò in questo porto nel 1996. Durante le visite del Tour Mediterraneo, avrete l’opportunità unica di scoprire da vicino il veliero che si occupa dell’addestramento e della formazione degli allievi dell’Accademia Navale e altre scuole della Marina, oltre che della salvaguardia e tutela del patrimonio naturale e dell’ambiente marino. Non a caso collabora con l’UNICEF e con il WWF.

Una volta saliti a bordo, esplorerete l’interno della nave, scoprendo le cabine degli ufficiali, i ponti e gli strumenti di navigazione storici. Potrete approfondire la storia e le missioni dell’Amerigo Vespucci e ammirare l’artigianato navale che rende questo veliero un simbolo di eccellenza italiana nel mondo. La visita della Vespucci non è guidata, ma i membri dell’equipaggio saranno felici di rispondere a tutte le domande lungo il percorso.

Come prenotare e visitare gratis l’Amerigo Vespucci

Come scritto anche in precedenza, le visite a bordo dell’Amerigo Vespucci sono gratuite, ma è necessario prenotare con anticipo e velocemente perché vanno subito sold out. L’unico sito dal quale prenotare il proprio posto, per un massimo di quattro persone, è quello ufficiale della nave. Se siete interessati alle prossime tappe, consigliamo di seguire i canali social per conoscere l’apertura delle prenotazioni e le altre novità.

Oltre a poter accedere alla nave, il biglietto vi permetterà di entrare nel Villaggio IN Italia allestito in ogni tappa, che completa l’offerta culturale con esposizioni tematiche e laboratori interattivi.

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A Reggio Calabria sta per nascere un incredibile Museo del Mare

Il 22 febbraio 2025 è stata una giornata storica per la città di Reggio Calabria perché ha visto l’avvio ufficiale dei lavori del Centro delle Culture del Mediterraneo, noto anche come Museo del Mediterraneo. La posa della stele, la prima pietra simbolica, segna l’inizio di un’opera strategica per la crescita economica e culturale del territorio.

Il progetto, firmato da Zaha Hadid Architects, è stato ideato nel 2007 e adesso aggiornato per rispondere agli attuali standard di sostenibilità e innovazione. La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione di numerose autorità locali e nazionali, l’obiettivo dichiarato è quello di valorizzare la vocazione turistica e culturale della città, attraverso una struttura d’avanguardia che connetta il territorio con il mare e con la sua storia millenaria.

Un museo innovativo per raccontare il Mediterraneo

Il Museo del Mediterraneo di Reggio Calabria sorgerà nel cuore del Regium Waterfront, contribuendo alla riqualificazione della costa calabrese e alla creazione di un nuovo polo di attrazione per cittadini e turisti. La struttura, così attesa, avrà una superficie complessiva di 24.000 metri quadrati e ospiterà:

  • Un acquario di 4.500 mq, che riprodurrà gli ecosistemi dello Stretto di Messina.
  • Spazi museali di 7.000 mq, con mostre permanenti e temporanee sulla storia marittima e le civiltà mediterranee.
  • Un auditorium multifunzionale, pensato per eventi, conferenze e spettacoli.
  • Pannelli fotovoltaici per 2.500 mq, per garantire un’alta efficienza energetica.
  • Aree educative per attività didattiche rivolte a scuole e istituzioni.
  • Spazi per il tempo libero, tra cui un ristorante panoramico e una libreria specializzata.
Museo del Mare di Reggio Calabria

Fonte: Ufficio Stampa

Progetto e render interno del Museo del Mare di Reggio Calabria

L’obiettivo del Museo del Mediterraneo è proprio quello di creare un polo culturale e scientifico capace di attrarre un pubblico eterogeneo, includendo studenti, ricercatori, famiglie e turisti, contribuendo così allo sviluppo economico e turistico della regione, oggi bisognosa di stimoli come questo.

Architettura sostenibile per il nuovo museo di Reggio Calabria

Il progetto, già riconosciuto dal Ministero della Cultura tra i 14 grandi attrattori culturali italiani, si distingue con la firma dello studio dell’archistar per un’architettura fluida e organica ispirata alla simmetria delle stelle marine. L’edificio avrà una forma sinuosa a mezzaluna, visibile anche dal mare, per integrarsi armoniosamente con il paesaggio costiero.

Dal punto di vista della sostenibilità, il Museo del Mediterraneo adotterà tecnologie all’avanguardia per ridurre l’impatto ambientale:

  • Facciata in alluminio marino, con il 90% di opacità per minimizzare il calore solare.
  • Ventilazione naturale e sistemi di raffreddamento passivi, per ottimizzare il comfort interno.
  • Utilizzo di materiali locali e riciclabili, per ridurre le emissioni legate alla costruzione.
  • Aree verdi con oltre 60 specie di piante autoctone, per migliorare la biodiversità e limitare il consumo idrico.
  • Raccolta e riutilizzo delle acque piovane, sia per l’irrigazione che per il fabbisogno dell’edificio.

Il PN Metro Plus, inoltre, ha stanziato 120,9 milioni di euro per la realizzazione del progetto, con 60 milioni provenienti dalla priorità 7 del Programma di Rigenerazione Urbana e il restante finanziamento assicurato dal Ministero della Cultura attraverso il Piano Nazionale Complementare al PNRR.

Il Museo del Mediterraneo rappresenta dunque un’opportunità unica per Reggio Calabria, non solo in termini di turismo e cultura, ma anche per la creazione di nuove sinergie economiche e sociali. Il progetto si inserisce infine in un più ampio intervento di riqualificazione della costa, puntando proprio a migliorare la connessione tra la città e il mare.

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Le migliori province italiane per qualità della vita: la classifica

È dal 1990 che il Sole 24 Ore pubblica ogni anno la classifica dedicata alle province italiane dove si vive meglio tenendo in considerazione diversi parametri. Analizzando fattori quali ricchezza, consumi, ambiente, servizi, salute o cultura, la provincia che ha primeggiato è stata Bergamo, seguita da Trento e da Bolzano. Rispetto all’anno passato, invece, perdono posizioni Bologna, Milano, Firenze e Roma, mente il Sud rimane fanalino di coda con il punteggio peggiore raggiunto da Reggio Calabria, seppur siano stati evidenziati dei segnali positivi per il futuro.

La top 10 delle migliori province italiane

È Bergamo che per la prima volta ottiene il riconoscimento come città più vivibile d’Italia, dimostrando un’incredibile capacità di ripresa soprattutto dopo il periodo buio attraversato durante il Covid. Il secondo e terzo posto è occupato dalle province di Trento e Bolzano, storicamente presenti nelle classifiche dedicate alla qualità della vita. Trento, infatti, è stata prima per ben tre volte e nelle prime tre posizioni per 14 volte, mentre Bolzano ha primeggiato per 5 volte, occupando il podio per 18 volte in tutto.

Nella top 10 compare al quarto posto Monza e Brianza, seguita da Cremona e da Udine, vincitrice dell’edizione 2023 e che, secondo il report del Sole 24 Ore, ha registrato performance positive anche quest’anno. Al settimo e all’ottavo posto troviamo Verona e Vicenza, al nono Bologna, l’unica grande area metropolitana presente nella top 10 e, infine, Ascoli Piceno.

Qui la classifica completa:

  • Bergamo
  • Trento
  • Bolzano
  • Monza e Brianza
  • Cremona
  • Udine
  • Verona
  • Vicenza
  • Bologna
  • Ascoli Piceno

Il metodo usato per l’indagine

Per realizzare questa classifica relativa alle migliori province italiane per qualità della vita, il Sole 24 Ore ha utilizzato 90 indicatori, divisi a loro volta in 6 grandi categorie tematiche: “ricchezza e consumi”, “affari e lavoro”, “ambiente e servizi”, “demografia, salute e società”, “giustizia e sicurezza” e “cultura e tempo libero”.

Per ogni indicatore viene dato un punteggio da 0 a 1000: più la provincia è vivibile, più punti ottiene. Per ottenere la classifica generale, il punteggio per le altre province si distribuisce in funzione della distanza rispetto agli estremi (1000 e 0). Successivamente, per ciascuna delle sei categorie, si individua una graduatoria determinata dal punteggio medio riportato nei 15 indicatori, ciascuno pesato in modo uguale all’altro (1/90). Infine, la classifica finale è costruita in base alla media aritmetica semplice delle sei graduatorie di settore.

La città migliore e quella peggiore per qualità della vita

Quali sono gli indicatori che hanno permesso a Bergamo di ottenere il primo posto? Dopo il Covid, la città si è rimboccata le maniche per migliorare in tanti settori, in particolare quello relativo alla salute. Nell’indicatore riguardante l’emigrazione ospedaliera si è dimostrata autosufficiente: da una parte non esiste emigrazione sanitaria, dall’altra il sistema sanitario è considerato altamente attrattivo anche dai pazienti provenienti dalle altre regioni italiane.

Inoltre ha raggiunto ottimi punteggi nelle categorie “ambiente e servizi” e “demografia e società”, primeggiando nell’indice di “sportività”, calcolato in base al numero di atleti tesserati e società sportive. I punteggi peggiori, invece, li ha ottenuti nella categoria “ricchezza e consumi”, posizionandosi 98esima per crescita del PIL procapite.

In fondo alla classifica, invece, troviamo Reggio Calabria, dove hanno inciso fattori come la bassa aspettativa di vita, il divario nella parità salariale tra uomini e donne, il numero delle imprese in fallimento, i livelli di criminalità e la disoccupazione. In generale, però, il Sole 24 Ore ha evidenziato una maggiore crescita economica al Sud dove si stanno registrando tassi di crescita del Pil più elevati.

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Etna, tutte le leggende sul vulcano siciliano

L’Etna è un famoso complesso vulcanico siciliano ancora attivo, noto anche come Mongibello. Questo vulcano si trova sulla costa orientale dell’isola della Sicilia ed è uno dei vulcani più attivi del mondo, con un’altezza che supera addirittura i 3300 metri, che lo rende anche il più alto di tutto il continente europeo.

L’Etna, infatti, domina sulla vallata e sul golfo di Catania ed è visibile anche dalla città di Reggio Calabria e dai monti delle Madonie, che si trovano nella parte settentrionale della Sicilia. Il vulcano ha caratterizzato molto il paesaggio circostante, a causa del suo fuoco e della sua lava che hanno modificato continuamente il paesaggio, anche negli ultimi anni, creando non poche preoccupazioni nella popolazione vicina.

Le sue eruzioni, spesso spettacolari, hanno catturato l’immaginazione di molte persone, sin dai tempi antichi, e ciò ha portato alla nascita di numerose leggende legate alla sua grandezza ed alla sua enorme potenza. Tutto ciò ha reso l’Etna un simbolo culturale e mitologico conosciuto in tutto il mondo.

Ma quali sono le leggende legate al vulcano siciliano? Ce ne sono diverse: di epoca greca e romana, ma anche legate alla religione cristiana e alle tradizioni popolari siciliane.

La mitologia greca e l’Etna

Il dio del fuoco Efesto e la sua fucina

Una delle leggende più antiche legate all’Etna deriva dalla mitologia greca e riguarda storie legate al dio del fuoco e della metallurgia Efesto. Secondo questa leggenda, Efesto era noto per la sua abilità nel creare armi ed armature per gli dei dell’Olimpo e, secondo i greci, si diceva che la lava ed il fuoco che scaturivano, appunto, dall’Etna fossero una conseguenza dell’incessante lavoro di questo deo dell’Olimpo antico e della sua fucina sotterranea.

Tifone, il gigante ribelle a cento teste

Sempre nell’antica Grecia, si racconta di questo mostruoso gigante, dotato di cento teste di drago, chiamato Tifone. Questo essere, secondo questa leggende, venne sconfitto da Zeus ed imprigionato sotto il vulcano Etna. Proprio per questo, a causa di continui tentativi di liberarsi dalla prigione sotterranea, Tifone causò continui terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Vista dalla città di Taormina dell'Etna innevato, con in primo piano le antiche rovine risalenti all'epoca degli Antichi Greci

Fonte: iStock

Vista dell’Etna dalle rovine greche della città di Taormina

Le leggende degli antichi romani

Anche in epoca romana nacquero delle leggende sul vulcano siciliano Etna, storie che non si discostano molto dalle loro versioni greche.

Encelado, uno dei titani ribelli sepolto sotto l’Etna

Una di queste leggende dell’epoca romana riguarda Encelado, ovvero uno dei titani che si ribellò contro gli dei dell’Olimpo. Un essere spaventoso, che possedeva mani enormi, una barba folta ed incolta, come pure le sopracciglia, e che al posto delle gambe aveva due squamose code di serpente. Questo spaventoso essere, dopo aver subito una sconfitta da Zeus, venne sepolto sotto l’Etna. I Romani credevano che i movimenti e le eruzioni del vulcano fossero causati dai tentativi di Encelado di liberarsi, come i greci pensavano che Tifone fosse la causa degli stessi avvenimenti.

La fucina di Vulcano e dei suoi ciclopi

Per il popolo romano, il vulcano siciliano era anche considerato come la fucina di Vulcano, considerato, come Efesto, il dio del fuoco. Come per i greci, anche in questo caso le eruzioni vulcaniche erano viste come il fumo e le scintille provenienti dalla fucina divina, dove Vulcano ed i ciclopi, ovvero i suoi aiutanti, forgiavano le armi sacre per gli dei.

Le leggende cristiane del Mongibello

Sono altre e diverse le leggende, invece, che provengono dal mondo cristiano. Infatti, con l’avvento del Cristianesimo, le leggende sul vulcano siciliano si trasformarono ed alle stesse vennero aggiunti elementi riconducenti alla religione.

La patrona della città di Catania: Sant’Agata

Una delle leggende più conosciute sarebbe quella legata a Sant’Agata, che è la patrona della città di Catania, che sorge proprio alle pendici dell’Etna. Si racconta che in passato ci fu un’eruzione molto violenta, che portò i cittadini catanesi a muoversi in massa verso il vulcano portando in processione il sacro velo di Sant’Agata, per chiedere ed implorando un suo intervento per fermare l’imminente catastrofe. Dopo questo gesto, l’eruzione si fermò, salvando così la vita alla popolazione siciliana e alla città di Catania. Da allora, la patrona Sant’Agata viene venerata come protettrice contro le eruzioni vulcaniche dell’Etna.

San Giorgio contro il drago Tifone

Quest’altra leggenda, invece, riporta all’antica Grecia. Si tratta nuovamente di Tifone, il dio ribelle che si mostrò ostile al volere degli dei grechi. Infatti, secondo il racconto di quest’epoca, San Giorgio avrebbe sconfitto un drago, spesso identificato con il nome di Tifone, che tentò di scappare alla prigionia sotto l’Etna, scatenando le eruzioni del vulcano e mettendo in pericolo la popolazione circostante.

Eruzione vulcanica dell'Etna, durante la quale è visibile anche la lava che fuoriesce dal cratere

Fonte: iStock

Eruzione dell’Etna, Sicilia

Le leggende popolari siciliane e dei popoli del nord

Nel corso dei secoli, storie e leggende relative a questo vulcano siciliano, hanno subito delle modifiche, con interferenze religiose e culturali. Sono nate sia leggende del popolo siciliano, ma anche da popolazioni del nord Europa.

La montagna e la luna e la sposa dell’Etna

La prima leggenda di stampo popolare siciliana, se così si può definire, è una delle più affascinanti. In questa leggenda si racconta come l’Etna fosse innamorato della luna e che ogni notte cercasse di raggiungerla, sfruttando il suo fuoco e le sue fiamme. Allora, la luna, commossa dall’amore della montagna, ovvero l’Etna, brillava sempre più luminosa, creando così uno spettacolo unico.

Questa leggenda riflette il fascino romantico che l’Etna riesce ad esercitare sugli abitanti della regione. Proprio da qui nasce un’altra leggenda popolare, ovvero la storia di una giovane donna, promessa sposa di un uomo considerato malvagio, la quale preferì gettarsi nell’Etna piuttosto che sposarlo. Da quel giorno, ogni volta che il vulcano siciliano erutta, si dice che ad uscire dal cratere siano le lacrime di questa sposa infelice.

Il mondo dei morti e la Regina Elisabetta I

Infine, una leggenda proveniente dai territori del Nord Europa e che riguarda un personaggio molto famoso della storia inglese: la Regina Elisabetta I. Questa leggenda, infatti, racconta che l’anima errante della Regina riposi nell’Etna, che era riconosciuto anche come il mondo dei morti, a causa di un patto che essa fece con il diavolo, in cambio del trono d’Inghilterra.

Come si è visto, l’Etna è ed è stato fonte inesauribile di leggende popolari e che hanno accompagnato le diverse popolazioni che hanno abitato la Sicilia. Queste leggende arricchiscono la cultura e la storia della Sicilia, ed aprono una finestra sul come gli esseri umani cerchino di comprendere, in qualsiasi modo, la forza di questo vulcano siciliano, il più attivo del pianeta terra.

Allo stesso tempo, queste leggende ne arricchiscono anche il fascino. Per chi visita l’Etna, il fatto di conoscere queste leggende, renderà l’esperienza ancora più profonda e significativa, ammirando probabilmente con occhi diversi una delle più belle meraviglie naturali della regione Sicilia e di tutto il territorio italiano.