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Il borgo dove sorge una suggestiva chiesa-tempio

Un piccolo borgo di montagna con pochissimi abitanti, circondato da paesaggi meravigliosi, ma anche da un alone di esoterismo: si tratta di Rosazza, antico paesino piemontese che sorge in una posizione piuttosto isolata e che deve la sua fama ai misteri che lo caratterizzano. Per la gran parte, gli edifici che vi sono stati costruiti nel corso dell’800 hanno infatti un aspetto abbastanza inquietante e sono legati all’occultismo e alla massoneria. Scopriamo qualcosa in più.

Rosazza, un paesino ricco di misteri

Situato in provincia di Biella, il paesino di Rosazza conta meno di 100 abitanti ed è un minuscolo agglomerato di casette abbarbicate ai piedi delle Alpi Pennine, nell’alta Valle Cervo. Il paesaggio è strepitoso: la natura è ancora incontaminata e offre moltissime opportunità per chi ama la vita all’aria aperta, tra itinerari di montagna e trekking impegnativi. Ma torniamo al piccolo borgo che ci affascina per il suo aspetto esoterico. A cosa è dovuto questo alone di mistero che vi aleggia? Dobbiamo fare un tuffo indietro nel tempo.

Il merito è di Federico Rosazza Pistolet, che in questa vallata nacque e visse per quasi tutta la sua vita: è stato un politico italiano, nonché senatore del Regno d’Italia a partire dal 1892, ed è conosciuto soprattutto per aver realizzato numerose opere a favore della popolazione della Valle del Cervo. In particolare, gran parte delle sue costruzioni si trova proprio a Rosazza, ed in questo modo contribuì allo sviluppo economico di questa piccola comunità montana. La parte “misteriosa” riguarda il fatto che il senatore apparteneva alla massoneria e aveva interessi per il mondo esoterico e per l’alchimia, tutti elementi che si riflettono nelle sue opere.

La chiesa-tempio e gli altri edifici esoterici

La chiesa-tempio di Rosazza

Fonte: ANSA Foto

La chiesa-tempio di Rosazza

Uno degli edifici più celebri di Rosazza, dovuti al senatore, è la chiesa-tempo che sorge nel cuore del paese. Per realizzarla, sul finire dell’800, venne fatta demolire l’antica chiesa cristiana e venne spostato il vicino cimitero. Nelle sue intenzioni, qui doveva essere costruito un tempio adibito formalmente anche al culto cristiano. Il risultato è stupefacente: vi si ritrovano tantissimi spunti che richiamano l’esoterismo e la tradizione della società iniziatica dei massoni. In particolare, spiccano il pavimento del sagrato a scacchiera, le numerose rose disseminate in tutta la chiesa e la croce a svastica sulla parete principale: si tratta di un simbolo della fertilità femminile, legato ad un antico culto gallico.

Un’altra particolarità della chiesa-tempio è la realizzazione di un sentiero che permetteva di collegarla alla Valle Cervo, al Santuario di San Giovanni e al Santuario della Vergine Nera di Oropa. Se siete a Rosazza, potete poi ammirare il magnifico castello costruito dal senatore negli ultimi due decenni dell’800: anche qui ci sono chiari riferimenti esoterici, come le false murature sbrecciate, i finti colonnati e il maestoso arco d’accesso dove svettano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli.

La stella a cinque punte è un elemento ricorrente, a Rosazza: la si trova, assieme alla rosa, in diverse fontane che sono disseminate per tutto il paese. Infine, merita una visita anche il Palazzo Comunale, realizzato attorno alla fine dell’800 per ospitare la sede del municipio. I suoi dettagli decorativi sono impressionanti, come la torre ornata da merlature ghibelline e la scala di marmo bianco che permette di accedere ai piani superiori. Si dice che qui Federico Rosazza tenesse le sue riunioni massoniche.

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Questo gioiello architettonico è un santuario dedicato alla meditazione

Nel vasto e variegato mosaico di luoghi sacri che adornano il nostro pianeta, esistono gioielli nascosti che sembrano usciti direttamente dalle pagine di una fiaba. Luoghi di fede che, oltre a essere immersi in scenari naturali mozzafiato, racchiudono in sé storie ricche di fascino e mistero. Tra boschi incantati, scogliere a strapiombo sul mare, ombre di eremi silenziosi, ogni angolo di questo mondo nasconde un santuario, una chiesa, un luogo di preghiera che custodisce un pezzo di storia della nostra umanità.

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in un luogo meraviglioso, carico di significato e di una bellezza straordinaria, dove l’ingegno umano si unisce alla grandezza della natura.  Questo luogo speciale si trova nascosto nella pittoresca località di Sea Ranch, sulla costa della California.

Qui, tra il blu intenso del mare e il verde lussureggiante della vegetazione costiera, emerge una cappella unica nel suo genere. È la Sea Ranch Chapel che, con le sue forme sinuose ed eleganti, sembra quasi fondersi con l’ambiente circostante, in un’armonia perfetta. Un luogo che parla al cuore, invita alla riflessione e ti avvolge con il suo fascino semplice e disarmante.

Sea Ranch Chapel: un monumento all’amore senza tempo

Sea Chapel

Fonte: iStock

Sea Ranch Chapel, California

Incastonata nel panorama selvaggio della California, la Sea Ranch Chapel emerge come un’oasi di pace e riflessione.

Questo capolavoro architettonico, aperto al pubblico tutti i giorni dell’anno, dalle prime luci dell’alba fino al calar del sole, offre un rifugio inaspettato a coloro che cercano un momento di tranquillità o un’improvvisa ispirazione. La sua struttura unica invita a distaccarsi dalla frenesia quotidiana e a immergersi in un’atmosfera di contemplazione e rinnovamento spirituale.

L’opera d’arte è il risultato della generosità straordinaria di due residenti della zona, Robert e Betty Buffum, che hanno dato vita a un luogo unico pensato per la meditazione e la preghiera, un vero rifugio dove la comunità potesse riunirsi e trovare conforto. Completata nel dicembre del 1985, questa cappella è un tributo alla memoria di Kirk Ditzler, un aviatore della marina, zoologo e artista, il cui spirito vive ancora in ogni angolo di questa chiesetta fiabesca.

Sea Ranch Chapel: un capolavoro che unisce arte e natura

La Sea Ranch Chapel è un esempio straordinario di come l’arte, l’artigianato e l’architettura possano fondersi in un’unica, affascinante sinfonia.

L’essenza dell’edificio risiede al suo interno, dove il lavoro di Bruce Johnson, un rinomato scultore e falegname, si manifesta in tutta la sua maestria. L’artista, infatti,  ha progettato con cura i sedili in legno di sequoia e pali intagliati, così come le mensole sul muro circostante, che sembrano quasi crescere organicamente dai pavimenti e dalle pareti, creando un ambiente avvolgente e accogliente.

Questi dettagli raffinati non hanno solo uno scopo funzionale, ma rendono ogni angolo della cappella un tributo vivente all’artigianato tradizionale e all’architettura innovativa.

Il cuore pulsante di questo ambiente risiede indiscutibilmente nel soffitto in gesso. Si tratta di un intricato disegno floreale, abilmente scolpito, che conferisce allo spazio una sensazione di leggerezza e libertà. I petali adornati da suggestivi elementi marini, conciglie e ricci di mare, creano un’atmosfera coinvolgente che cattura l’attenzione al primo sguardo.

Questi preziosi tesori oceanici non solo arricchiscono l’intero edificio con un tocco di realismo, ma sono anche potenti simboli di connessione tra il paesaggio e il mondo esterno. Un autentico tributo alla bellezza della natura e al suo potere di ispirare, commuovere e unire le persone in modo profondo e significativo.

Sea Ranch

Fonte: 123RF

Sea Ranch Chapel, California
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Il santuario che sorge in mezzo alla baia è un sogno a occhi aperti

Quello in cui vogliamo portarti oggi è un luogo che non ha bisogno di presentazioni, immortalato in innumerevoli fotografie, dipinti e racconti. È una meta che, nonostante sia conosciuta in tutto il mondo, mantiene ancora il suo mistero e la sua bellezza incontaminata.

Stiamo parlando del Santuario Itsukushima, o Itsukushima-jinja, un autentico gioiello che sorge maestoso dalle acque dell’omonima isola, nella prefettura di Hiroshima. Questo luogo mistico rappresenta davvero l’anima stessa del Giappone, incantando i turisti di tutto il pianeta con la sua bellezza senza tempo.

Immerso in un paesaggio di straordinario fascino, il santuario ti accoglie con la sua torii galleggiante, che durante l’alta marea sembra sospesa sull’acqua in un perfetto equilibrio tra natura e arte. È uno spettacolo che toglie il fiato, un momento di pura meraviglia che ti farà sentire in sintonia con l’intero universo.

Il Santuario Itsukushima: la bellezza sacra del Giappone

Santuario di Itukushima

Fonte: iStock

Santuario di Itsukushima, Isola di Miyajima

Immerso tra gli incantevoli paesaggi dell’isola di Miyajima, il Santuario di Itsukushima emerge come un capolavoro architettonico, risplendendo con una grazia divina che appare quasi irreale.

Questo tempio, che sembra fluttuare sulle acque durante l’alta marea, è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, sottolineando la sua importanza culturale e storica. Con la sua struttura laccata in rosso vermiglio, offre un contrasto stridente, e al contempo affascinante, con il blu intenso dell’acque e il verde lussureggiante dell’isola, creando un’immagine enigmatica che incanta e ispira.

Le sue origini risalgono all’anno 593, un’epoca in cui il divino permeava ogni aspetto dell’esistenza. Tuttavia, la maestosità che ammiriamo oggi è frutto della visione di un solo uomo, il condottiero Tairano Kiyomori. Nel 1168, mosso da una passione ardente e una fede incondizionata, decise di dargli una nuova vita, trasformando quella che era una struttura semplice in un vero capolavoro architettonico. Un luogo sacro dedicato agli dèi che proteggono il popolo dalle calamità marine e dalle guerre.

Durante l’alta marea, il celebre portale diventa un’isola solitaria in mezzo all’acqua, accessibile solo in barca. Si staglia contro il cielo come un guardiano silenzioso che sembra sospeso tra cielo e terra, testimone immutabile del passare del tempo. Con la bassa marea, invece, il torii si trasforma, rivelando i suoi pilastri robusti che emergono dall’acqua come giganti di legno. In quel momento, è possibile raggiungerlo a piedi, camminando su un sentiero di sabbia e conchiglie che sembra condurre direttamente al cuore dell’universo.

E quando la marea si ritira, gli abitanti del luogo si riuniscono per raccogliere i crostacei che si attaccano alla base del santuario. Un rituale che celebra la vita e la comunità, un momento di condivisione che sottolinea il legame indissolubile tra l’uomo e la natura.

Il complesso templare di Itsukushima: una magia di colori e forme

Circondato da affascinanti edifici legati allo shintoismo e al buddismo, il Santuario di Itsukushima è un affascinante patchwork di stili architettonici che raccontano storie di secoli passati. Tra questi, spiccano la pagoda a cinque piani, un vertiginoso capolavoro di equilibrio e simmetria, e la pagoda a due piani, espressione di una semplicità elegante.

Eppure, nonostante la sua bellezza eterea, il tempio ha affrontato molteplici sfide nel corso dei secoli. Violente tempeste hanno danneggiato la sua struttura, mettendo a dura prova la resistenza di questo luogo sacro.

Il 5 settembre 2004, infatti, è stato colpito duramente da un tifone che ha distrutto parzialmente i tetti e i camminamenti, costringendo alla chiusura del complesso per i lavori di ricostruzione. Oggi, ha aperto nuovamente le porte ai visitatori che possono facilmente raggiungere il santuario con un traghetto, avvicinandosi così a un luogo dove la storia, la cultura e la natura si fondono in un’esperienza indimenticabile.

Santuario di Itukushima

Fonte: iStock

Santuario di Itsukushima, Isola di Miyajima
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Sulle orme dei Re Magi: le tappe del loro viaggio biblico

Da oltre duemila anni, i Re Magi giungono alla grotta di Betlemme, in Palestina, dove è nato Gesù per depositare oro, argento e mirra davanti alla mangiatoia. Puntualmente, ogni anno, il 6 gennaio si celebra l’Epifania, la festa che commemora la visita dei tre Magi, Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, al bambino nella culla.

Tuttavia, dei Re Magi poco si sa: chi erano, da dove venivano e il viaggio che hanno fatto per giungere da chissà dove fino a qui. Alcuni studiosi sono risaliti alla loro storia e ne hanno ricostruito il percorso, un itinerario che è possibile ripercorrere anche ai giorni nostri.

Secondo la tradizione, alcuni (tre ma anche 12, le ipotesi sono tante) nobili uomini provenienti da lontano giunsero nella Giudea ebraica dominata dai Romani, per rendere omaggio al “figlio della luce”, guidati da una stella rivelatrice.

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Fonte: @prof. Marcello Fidanzio, Facoltà Teologica di Lugano, Università della Svizzera Italiana

Cielo stellato nel deserto della Giudea, vicino a Qumran

Lo studioso della Bibbia, Brent Landau, ritiene di aver trovato almeno una risposta a queste antiche domande. Uno dei testi da lui tradotti è la cosiddetta “Rivelazione dei Magi”, un racconto apocrifo della tradizionale storia di Natale che si presume sia stata scritta dagli stessi Magi.

La storia dei Magi appare solo una volta, nel Vangelo di Matteo (2,1-12), dove sono descritti come misteriosi visitatori che giungono a Gerusalemme in cerca del bambino di cui hanno osservato la stella “al suo sorgere”. Non si dice, invece, che i Magi erano tre né che erano Re (forse erano degli astronomi) né tanto meno si fanno i loro nomi.

Il viaggio dei Re Magi: l’itinerario

Pellegrini per eccellenza, simbolo dell’incontro tra Oriente ed Occidente, i Re Magi sono stati tra i primi a percorrere una via di pellegrinaggio, religioso ma anche semplicemente turistico.

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Fonte: 123rf

La Chiesa della Natività a Betlemme

I Re Magi arrivavano molto probabilmente da una località non ben definita della Persia, oggi Iran, e, secondo alcuni studiosi, per giungere fino a Gerusalemme a dorso di dromedario, il viaggio sarebbe durato 13 giorni (c’è chi parla anche di nove mesi), motivo per cui si sente spesso dire che arrivavano dal “lontano Oriente”.

Oggi, in linea retta, Google Maps ci dice che ci vogliono tre settimane a piedi, mentre in auto poco più di un giorno, ma ai tempi dei Magi non c’erano strade asfaltate né gallerie che attraversavano montagne né ponti sui fiumi.

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Fonte: 123rf

Il sito archeologico di Pasargade, Patrimonio Unesco dell’Iran

L’itinerario verso Occidente parte quindi dall’Iran, presumibilmente dalla Capitale Teheran, e attraversa l’Iraq, la Siria e la Giordania per concludersi in Israele. Circa 2.000 chilometri attraverso catene montuose, deserti, città e diversi interessantissimi siti archeologici.

Le tappe più significative sono: l’antica città persiana di Pasargade, la città di Ciro il Grande, Patrimonio Unesco; Bagdad, culla della civiltà, immortalata per il suo fascino e splendore nei racconti di “Le Mille e una Notte”; Persepoli, in Iran, le cui rovine sono oggi uno dei siti archeologici più importanti del Paese, e il vicino sito di Naksh’e Rostam dove, su una parete rocciosa, sono state scavate le tombe dei Re Dario I, Serse I, Artaserse I, Dario II e dario III, sconfitto da Alessandro Magno nella celebre battaglia avvenuta tra 40.000 fanti macedoni e 400.000 persiani tra il fiume Tigri e i monti Zagros, nell’Iraq Nord-orientale; Damasco, una delle più antiche città del mondo, fondata, secondo gli storici, nel terzo millennio prima della nascita di Cristo e il cui centro storico è Patrimonio dell’Umanità, e, infine, prima di arrivare a Gerusalemme, Amman, la Capitale giordana sorta su sette colli come Roma, una città che conta ben 5.000 anni di storia.

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Fonte: 123rf

Le tombe dei Re persiani nel sito archeologico di Naksh’e Rostam in Iran

Arrivati a Gerusalemme, i Re Magi chiesero ai Giudei il luogo della nascita di Gesù poiché, secondo la profezia, “essi conoscevano il tempo ma non il luogo”. Dopo l’incontro con Re Erode il Grande, che finse di voler adorare il bambino appena nato, ma che, in realtà, progettava di eliminarlo, i tre seguirono ancora la stella che li condusse alla grotta di Betlemme, circa due ore a piedi da Gerusalemme, dove trovarono Gesù insieme a Giuseppe e Maria.

Lì, si inginocchiarono e lo adorarono, presentandogli i loro doni. Poi, senza fare rapporto a Erode il Grande, chiuso nel Palazzo d’inverno, in Giudea, ripartirono verso casa, prendendo, però, una strada diversa.

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Fonte: @Noam Chen – IMOT

Modello della Gerusalemme erodiana conservato nel Museo d’Israele di Gerusalemme

I Magi, da Gerusalemme a Milano e Colonia

Il viaggio dei tre Re Magi non si sarebbe interrotto con il ritorno al loro Paese d’origine “per un’altra strada”, come scrive Matteo. Sarebbe, invece, proseguito anche dopo la loro morte, avvenuta, secondo una leggenda, a Gerusalemme, dove sarebbero tornati per testimoniare la fede.

Le loro spoglie sarebbero poi state ritrovate da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, trasportate a Costantinopoli, l’attuale Istanbul, nella chiesa di S. Sofia e, in seguito, donate a Eustorgio, vescovo di Milano dal 343 al 355 circa, che le fece traslare nella sua città. In loro onore, il vescovo fece erigere una basilica (Sant’Eustorgio, appunto) dove fece deporre le loro reliquie nella Cappella dei Magi nella Basilica milanese di Sant’Eustorgio, aperta tutto l’anno, ma particolarmente significativo è visitarla il giorno dell’Epifania.

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Fonte: 123rf

La Basilica di Sant’Eustorgio a Milano

Vi rimasero fino al 1164, quando Federico Barbarossa, dopo aver sconfitto i milanesi, se le portò a Colonia, in Germania, nella cui cattedrale, dietro l’altare maggiore, sono tuttora custodite, lasciando a Sant’Eustorgio solo il sarcofago con cui le spoglie dei Magi sarebbero state traslate.

Durante la Seconda guerra mondiale, però, il reliquiario fu danneggiato e venne restaurato nel 1973. Fu proprio in quell’anno che l’arcivescovo di Colonia restituì un frammento dei Magi alla chiesa di Sant’Eustorgio di Milano.

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Fonte: 123rf

Colonia e la sua Cattedrale dove sono custodite le reliquie dei Re Magi
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Capri Chiese Idee di Viaggio turismo religioso Viaggi

Si trova in Italia la chiesa col pavimento più bello del mondo

A guardarlo sembra di camminare nel Paradiso terrestre, perché le scene che sono state riprodotte sul pavimento della chiesa hanno proprio come obiettivo quello di riprodurre l’immagine di quel luogo e la cacciata di Adamo ed Eva dopo il peccato originale.

È il pavimento più bello del mondo, che colma gli occhi di stupore e meraviglia: non potrebbe essere diversamente, perché è inaspettato, un vero e proprio gioiello artistico che racchiude alcune delle tipicità della zona.

Per poterlo ammirare bisogna programmare una visita a Capri, isola amatissima del Golfo di Napoli, luogo elegante, ricco di bellezze da scoprire: naturali, ma anche frutto della mano sapiente dell’uomo.

È a Capri la chiesa col pavimento più bello

La chiesa monumentale di San Michele Arcangelo è una delle mete imperdibili se si programma una vacanza a Capri: il suo pavimento realizzato in maioliche dipinte a mano, infatti, non solo è particolarmente suggestivo alla vista, ma è anche un perfetto e importante esempio della scuola napoletana del Settecento.

Per poterlo ammirare in tutto il suo splendore bisogna prendersi un po’ di tempo: osservare le scene e le figure, apprezzarne la bellezza e il valore artistico.

Sul pavimento è stato raffigurato il Paradiso terrestre e il peccato originale quindi si possono notare molti elementi significativi come l’Albero della conoscenza del Bene e del Male su cui si può riconoscere il serpente. Poi l’Arcangelo Gabriele, Eva che viene scacciata e Adamo che fugge. Vi sono molti animali, alcuni tipici della vita contadina, altri che invece hanno un significato più profondo. Come l’unicorno che rappresenta la purezza, il cervo che si contrappone al male, oppure il coccodrillo che rappresenta le tentazioni del diavolo.

Anche il contorno del pavimento è stato realizzato con maioliche, in questo caso di colore giallo e nero. E la veduta d’insieme è spettacolare, lascia senza fiato e si apprezza molto di più se ci si concede il tempo di coglierne i dettagli e i significati più profondi.

Realizzato da Leonardo Chianese, sono state avanzate delle ipotesi su chi possa aver lavorato al cartone preparatorio e, tra le supposizioni, c’è quella che sia stato Francesco Solimena.

Dove si trova la chiesa monumentale di San Michele Arcangelo

Per ammirare questo pavimento che, senza dubbio, si può annoverare tra i più belli al mondo, bisogna andare a Capri. La stupenda isola del Golfo di Napoli, infatti, ospita la chiesa monumentale di San Michele Arcangelo ad Anacapri. Si trova in piazza San Nicola ed è stata realizzata tra il 1698 e il 1719. La pavimentazione, invece, è databile a circa 40 anni dopo.

Ovviamente non si tratta dell’unica meraviglia che impreziosisce l’isola, luogo ricco di fascino e di dettagli da scoprire. Proprio in questa zona, ad esempio, si possono scoprire la Grotta Azzurra o il Monte Solaro. Poco distante anche la celebre Piazzetta (piazza Umberto I) e le strade ricche di negozi alla moda.

Vale la pena pensare anche a un tour in barca per poter cogliere la bellezza e il fascino dell’isola nella sua interezza: meraviglie naturali e nate dalle sapienti mani dell’uomo a Capri si intrecciano per restituirci un luogo indimenticabile.

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Castello Molina di Fiemme: il borgo con una chiesa posta su una collina

A circa 1000 metri sul livello del mare sorge un comune sparso italiano di poco più di 2000 abitanti che prende il nome dai suoi due abitati principali. È il primo paese che si incontra arrivando in Val di Fiemme, una delle principali e fiabesche valli delle Dolomiti. Dalle origini antiche, è un borgo raccolto in un’ampia e soleggiata conca che vale davvero la pena esplorare: benvenuti a Castello Molina di Fiemme.

Cosa aspettarsi

Come vi accennavamo in precedenza, il nome di questa località del Nord Italia deriva dalla presenza di due bellissime frazioni principali che si trovano a soli due chilometri di distanza l’una dall’altra: Castello di Fiemme e Molina di Fiemme.

Il paesaggio in cui sorge è altamente suggestivo, puntellato dai tipici profili da fiaba che solo le Dolomiti possono regalare. Non a caso, si tratta di una località dove le attività da fare sono tantissime e in qualsiasi stagione: si può sciare, divertirsi con lo snowboard o slittare, fare romantiche passeggiate nella neve, oppure, passeggiare lungo suggestivi sentieri, fare escursioni o andare in bicicletta.

Cosa vedere a Molina di Fiemme

Molina di Fiemme, fino alla metà del Novecento, era una specie di dimora per le segherie veneziane e i mulini. Nel 1966, purtroppo, ci fu un’alluvione che spazzò via tutto, ma oggi è sede di fiorenti attività di trasformazione e commercio del legname proveniente dalle vicine foreste della Val Cadino.

Da queste parti è molto interessante la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Antonio da Padova. Costruita nell’anno 1852, sorge nella parte alta del paese rivelandosi altamente suggestiva.

Ma a colpire il visitatore sono anche le sue graziose casette che sono state innalzate in stile fiemmese e che presentano dei curiosi tetti ricoperti da tavolette a squame di ceramica, prodotti nelle fornaci della zona.

È la meta ideale per chi vuole dedicarsi ad attività da fare nella natura: in inverno è il top per lo sci di fondo, in estate offre una miriade di sentieri e percorsi escursionistici. Da non sottovalutare è anche il fatto che Molina di Fiemme è il punto di partenza della pista ciclabile delle Dolomiti, che lascia a bocca aperta chiunque decida di farci una pedalata.

Cosa vedere a Castello di Fiemme

Castello di Fiemme non è di certo da meno: anche qui svettano una serie di antichi edifici ben conservati, risalenti al XVI secolo, noti come “case romane”. Molto interessanti sono anche le vecchie case rustico-signorili, le scale lignee esterne e i diversi affreschi sacri.

Anche da queste parti ci sono tantissime attività da fare sia in estate che in inverno, tra campi da tennis, bocce, campi sportivi, piste da sci di fondo e una natura decisamente raggiante.

Da non perdere assolutamente è la Chiesa di San Giorgio che è stata edificata sul dosso di Santa Lucia: da lassù riesce a dominare tutto l’abitato. Accanto ad essa si fanno spazio una sontuosa torre campanaria e la piccola chiesa dell’Immacolata di Lourdes.

L’interno si presenta invece con tre navate, due cappelle laterali simmetriche, una copia dell’Ultima Cena di Cristoforo Unterperger e la Cena di Emmaus di Antonio Longo. Bellissimi sono anche il fonte battesimale in marmo risalente al 1857, l’organo a canne del Novecento e la pregevole scultura lignea di Rudy Printh.

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Convento do Carmo, uno dei luoghi più affascinanti di Lisbona

Famoso come ‘la chiesa senza tetto’, il Convento do Carmo è tra i più antichi complessi monastici di Lisbona. Ridotto a un affascinante scheletro di rovine dal terribile terremoto del 1775, non è mai più stato restaurato, sebbene parliamo della più bella e imponente chiesa gotica della capitale portoghese. Le sue arcate slanciate, che oggi sembrano sorreggere il cielo, sono diventate la memoria tangibile di quella tragedia, tanto da trasformare questo luogo ricco di storia in un’attrazione senza eguali.

La storia del Convento do Carmo, ‘la chiesa senza tetto’

La costruzione della chiesa (Igreja do Carmo) risale al 1389 e fu intrapresa grazie alla devozione religiosa del suo fondatore, il Conestabile del Regno, D. Nuno Álvares Pereira. Eretta sulla collina che costeggia il Castelo de São Jorg, rivaleggiava per grandezza e monumentalità con la Cattedrale di Lisbona e il Convento di S. Francisco.

Fin dalla sua origine, questo luogo religioso fu considerato un simbolo della città e della stessa identità nazionale, in quanto associato al nome di uno dei più famosi eroi portoghesi del Medioevo. Scegliendolo come luogo di sepoltura, Nuno Álvares Pereira segnò in modo ancora più decisivo l’intera storia del monumento gotico.

Il Convento do Carmo, di fondamenta gotica, venne sottoposto a varie aggiunte e modifiche nel corso del tempo, adattandosi ai nuovi gusti e stili architettonici e decorativi, così da diventare uno degli edifici più importanti di Lisbona. Nel 1755, il terremoto che scosse violentemente la città causò gravi danni all’edificio, aggravati dal successivo incendio che distrusse la quasi totalità della mobilia.

Poco dopo, nel 1756, iniziò la ricostruzione, definitivamente interrotta nel 1834 a causa dell’estinzione degli Ordini religiosi in Portogallo. Risalgono a questo periodo i pilastri e gli archi delle navate, una autentica testimonianza di architettura neogotica sperimentale di aspetto scenografico.

A metà del XIX secolo, con l’imporsi del gusto romantico per le rovine e gli antichi monumenti medievali, si decise di non proseguire con la ricostruzione dell’edificio, lasciando il corpo delle navate della chiesa a cielo aperto. Si creò così un magico scenario di rovine che tanto incantò gli esteti dell’Ottocento e che ancora oggi incanta chi si ritrova dinanzi a questo incredibile monumento, diventato il memoriale di quel tragico terremoto.

Museu Arqueológico do Carmo

Situato nei pressi del quartiere del Chiado e del quartiere Baixa, praticamente nella zona più centrale di Lisbona, il Convento do Carmo ospita il Museu Arqueológico do Carmo (MAC), a cui si accede in fondo alla navata dove un tempo si trovava l’altare.

Fu fondato nel 1864 dal primo presidente dell’Associazione degli Archeologi Portoghesi, Joaquim Possidónio Narciso da Silva, e fu il primo museo d’arte e archeologia del Paese, nato con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio nazionale, che si stava dilapidando e deteriorando in seguito all’estinzione degli Ordini religiosi e agli innumerevoli danni inflitti durante le invasioni francesi e le guerre liberali.

Nei primi anni della sua esistenza, raccolse una collezione composta da innumerevoli frammenti di architettura e scultura, oltre a monumenti funerari di grande valore, pannelli di tegole, blasoni e molti altri oggetti di interesse storico, artistico e archeologico. Poiché era destinato a essere “un museo vivente”, dove si avesse l’opportunità di conoscere le tecniche architettoniche e artistiche, potè presto contare su una biblioteca, conservata fino a oggi.

Alla fine del XIX secolo, il conte di São Januário donò al museo parte della sua collezione di ceramiche precolombiane e due mummie dello stesso periodo, che costituiscono oggi un unicum nel mondo museale portoghese, rendedolo anche uno dei pochi d’Europa a possedere due mummie nella sua esposizione permanente.

Nel periodo che va dall’ultimo quarto del XIX secolo al terzo quarto del XX, sono entrati a far parte del museo importanti collezioni di archeologia della preistoria e protostoria, provenienti da diversi scavi, tra cui spicca la collezione di Vila Nova de São Pedro Castro ad Azambuja (Calcolitico, 3500-2500 a.C.), che attualmente conta circa un migliaio di reperti.

Riaperto al pubblico nel 2001 – dopo la chiusura durata sette anni, a causa dei danni provocati dai lavori di costruzione dei due tunnel della metropolitana nel sottosuolo della collina del Carmo – il Museu Arqueológico do Carmo è oggi meta di circa 60 mila visitatori all’anno.

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Esiste una chiesa popolata da fantasmi: hai il coraggio di entrare?

Esiste un Paese, incastonato nell’Europa Centrale, che tutti dovremmo raggiungere almeno una volta nella vita. Un territorio estremamente affascinante e suggestivo che ospita un patrimonio storico, culturale e artistico davvero incredibile. Stiamo parlando della Repubblica Ceca, la nazione conosciuta per i suoi castelli, per le testimonianze antiche, e per la birra locale.

Praga, la sua capitale, è diventata con gli anni una delle mete imprescindibili dei viaggiatori che raggiungono il Paese. Del resto la città delle cento torri è un concentrato di meraviglie che incantato e sorprendono a ogni passo compiuto. Eppure, all’ombra dei sentieri più battuti dal turismo di massa, esiste una cittadina che, forse, vale davvero la pena di raggiungere a patto che il vostro cuore sia forte e coraggioso.

Il suo nome è Luková, e anche se non l’avete mai sentita nominare siamo certi che una volta giunti fin qui non vi dimenticherete più di lei. Il motivo? La città ospita una chiesa popolata da fantasmi. Sono ovunque: seduti tra i banchi della chiesa e tra i corridoi della navata e sono davvero terrificanti. Chi ha il coraggio di entrare?

Luková, una tappa imprescindibile del ghost tourism

C’è chi è disposto a girare il mondo in lungo e in largo per raggiungere i luoghi del terrore, quelli spettrali o infestati, quelli che nei secoli sono diventati teatro di leggende e misteri inquietanti e chi, dall’altra parte, si tiene a debita distanza da posti come questi. Eppure, la città della Repubblica Ceca, potrebbe far cambiare idea anche ai più timorosi.

Guardando le foto di quella che è stata considerata all’unanimità la chiesa più terrificante del mondo, è chiaro che Luková diventa automaticamente una tappa imprescindibile del ghost tourism.

Ci troviamo nel distretto di Ústí nad Orlicí, a circa 200 chilometri dalla capitale Praga e a un’ora di auto dall’aeroporto di Pardubice. Non ci sono molte cose da fare e da vedere qui, ma la Chiesa Medievale della città vale da sola un’intero viaggio.

La chiesa dedicata a San Giorgio – Kostel Svatý Jiří in ceco – affonda le sue origini nel XIV secolo. La sua storia è mutata drasticamente lo scorso secolo, e più precisamente sul finire degli anni ’60, quando il tetto dell’edificio è crollato in occasione di una messa funebre. Drastico destino o nefasta premonizione?

Da quel momento in poi, e per decenni, la popolazione ceca si è tenuta a debita distanza dalla chiesa, arrivando a considerarla maledetta. Leggende popolari, misteri e superstizioni l’hanno avvolta da quel momento, fino a farla sprofondare in uno stato d’abbandono irreversibile.

Tutto è cambiato nel 2014 quando, all’interno della chiesa, sono apparse sagome inquietanti tra i banchi e la navata. Fantasmi, senz’altro, che però visti da vicino non fanno poi così paura. Il motivo? La Chiesa di San Giorgio non è davvero infestata.

Luková

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Luková, la Chiesa di San Giorgio

I fantasmi della Chiesa di San Giorgio

È proprio vero che ciò che lo sguardo ci restituisce, a prima vista, non corrisponde sempre alla realtà. Nella chiesa di Luková i fantasmi ci sono, e le fotografie non fanno che confermarlo. Non si tratta, però, di presenze spettrali, ma di un’installazione artistica.

Per fermare il declino che aveva investito la chiesa cittadina, l’amministrazione comunale nel 2014 ha incaricato lo scultore e artista Jakub Hadrava di realizzare un’installazione per far rinascere l’edificio, e per racimolare così il denaro necessario ai lavori di ristrutturazione.

Hadrava ha deciso di lasciarsi ispirare proprio dalle leggende popolari che ormai avevano travolto l’edificio, creando così delle sculture spettrali. Si tratta di statue in gesso, alcune sedute tra i banchi e altre in piedi tra i corridoi, che imitano i fedeli mentre ascoltano le celebrazioni sacre.

Inquietanti sì, ma anche estremamente suggestivi e affascinanti. La missione di Hadrava e dell’amministrazione comunale è stata compiuta, al punto tale che la Chiesa di San Giorgio è diventata una popolare attrazioni turistica.

I fantasmi di Jakub Hadrava

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I fantasmi di Jakub Hadrava
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La chiesa solitaria che sorge tra le dune di sabbia

La Danimarca è una destinazione imperdibile per tutti gli amanti della cultura e delle atmosfere scandinave. Il Paese, che comprende la splendida penisola dello Jutland e tante altre isole da scoprire, è un concentrato di meraviglie che incantano e sorprendono a ogni passo compiuto.

Le cose da fare e da vedere sono tantissime, e tutte si adattano alle differenze esigenze dei viaggiatori. Odense, città natale dello scrittore Hans Christian Andersen, è ad esempio la destinazione perfetta per chi vuole immergersi in scenari fiabeschi, mentre Copenaghen, la capitale, offre tutta una serie di esperienze davvero uniche che passano per i palazzi reali, per le case colorate del porto e per il parco divertimenti Tivoli.

All’ombra delle destinazioni più conosciute e frequentate del Paese scandinavo, però, si nascondono dei luoghi estremamente affascinanti che vale la pena di raggiungere. Tra questi segnaliamo Den Tilsandede Kirke, una chiesa solitaria e suggestiva che sorge tra le dune di sabbia. È qui che potete scattare la cartolina più bella del vostro viaggio in Danimarca.

Skagen, una cartolina di viaggio

Il nostro viaggio di oggi ci porta a Skagen, un piccolo centro abitato situato nella regione dello Jutland settentrionale nel punto più a nord dell’isola di Vendsyssel-Thy. Ancora estranea al turismo di massa, questa cittadina conserva un fascino senza eguali consentendo ai viaggiatori che giungono fin qui di perdersi e immergersi in un’atmosfera sospesa e senza tempo.

Conosciuta soprattutto per Grenen, una lingua di sabbia che consente di ammirare l’incontro dei due mari Skagerrak e Kattegat, la cittadina ospita numerosi musei e gallerie d’arte tutti da scoprire. Tappa imprescindibile per chi arriva qui è anche il vecchio faro Vippefyr, il primo del suo genere. Quel che resta oggi, in realtà, è una ricostruzione dopo che nel XV secolo la struttura fu distrutta.

E poi c’è lei, la chiesa insabbiata. Un luogo di estremo fascino che in pochi conoscono, ma che vale davvero la pena di raggiungere. Un tempo dedicata a San Lorenzo, la chiesa nei secoli è stata seppellita dalla sabbia che ha lasciato visibile solo l’imponente campanile. Oggi l’edificio si è trasformato in un’attrazione turistica imperdibile, almeno per chi ne ha sentito parlare. Sono tantissime, infatti, le persone che giungono fin qui per ammirare questo paesaggio solitario e affascinante e scattare fotografie di immensa bellezza.

Come raggiungere la chiesa insabbiata

Conosciuta in origine come Chiesa di San Lorenzo, in onore del patrono dei marinai, l’edificio sacro costruito nel XIV secolo ha visto cambiare il suo destino quando a causa dei forti venti la sabbia ha cominciato a sotterrarlo. Nel 1975, a causa della sua inagibilità, la chiesa fu completamente abbandonata.

L’edificio fu poi demolito, almeno in parte, ma sotto le dune di sabbia si trovano ancora alcuni ambienti dell’antica chiesa di Skagen. Ben visibile invece è il campanile, divenuto monumento storico nel 1937, che si erge solitario e maestoso campeggiando in mezzo a un deserto di sabbia: la visione è mozzafiato.

La struttura ha catturato l’attenzione di tantissime persone negli anni, compresi artisti e scrittori. Anche Christian Andersen restò stregato dalla chiesa insabbiata, al punto tale da utilizzarla come ambientazione del suo racconto Una storia dalle dune.

Per visitare Den Tilsandede Kirke, e contemplare quel paesaggio drammatico unico e straordinario, dovete recarvi a sud di Skagen, ad appena 5 chilometri dal centro abitato. Una volta parcheggiata l’auto passeggiate tra le dune fino a raggiungere la chiesa.

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A Budapest c’è una chiesa spettacolare scavata nella roccia

Pochi luoghi sono suggestivi come le chiese scavate nella roccia, e a Budapest ce n’è una davvero imperdibile. Questo gioiello rupestre si fonde con la bellezza naturale della collina di Gellért, e nelle sue vicinanze si può ammirare anche un affascinante monastero.

La storia della Chiesa nella Roccia di Budapest

Per risalire alle origini della Chiesa nella Roccia di Budapest (in ungherese: Magyarok Nagyasszonya Sziklatemplom) non bisogna andare troppo indietro nel tempo. La sua storia, infatti, è piuttosto recente. È stata edificata nel 1926 per volere dei frati allora ospitati dal convento dell’ordine di San Paolo primo eremita, i quali affidarono a Kálmán Lux il compito di costruire una piccola cappella privata che ricordasse la Grotta di Lourdes, affinché ospitasse i Monaci Paolini. Si racconta che durante le costruzioni della galleria, la roccia crollava praticamente da sola, in modo “miracoloso”, creando locali a cupola. La navata centrale della chiesa odierna fu terminata nel 1930.

Nel 1934, 150 anni dopo che Giuseppe II forzò la scomparsa dell’ordine in Ungheria, quindici monaci ritornati dall’esilio in Polonia si stabilirono all’interno della chiesa, rimanendovi per circa vent’anni, finché non furono accusati di tradimento dal regime comunista, che ne proibì il culto e murò l’ingresso dell’edificio. La chiesa e il suo monastero rimasero inaccessibili dagli anni Cinquanta fino al 27 agosto 1989, quando, in occasione della riapertura della piccola cappella, Papa Giovanni Paolo II ha benedetto il nuovo altare realizzato interamente in granito, opera di Győző Sikot.

Una chiesa che unisce Polonia e Ungheria

All’interno della chiesa scavata nel ventre della collina si possono ancora scorgere elementi che testimoniano il forte legame con la Polonia. Chi oggi visita questa gemma rupestre nella capitale ungherese non può che rimanere incantato davanti alla copia della nota Vergine Nera di Czestochowa, e alle varie opere pittoriche custodite all’interno della cappella, tra cui un dipinto dell’aquila nera polacca e uno altro raffigurante San Massimiliano Kolbe, francescano polacco che morì per aiutare i compagni di prigionia ad Auschwitz.

Nella chiesa si può inoltre ammirare una targa commemorativa su cui sono incisi i nomi dei campi di concentramento in cui furono recluse centinaia di migliaia di persone nella seconda guerra mondiale, insieme a quelli di città e scuole che diedero asilo ai rifugiati polacchi nel periodo compreso tra il 1939 ed il 1945. L’edificio sacro ospita anche una mostra speciale che comprende esempi molto rari e antichi di icone del cristianesimo orientale, unica in tutta Europa.

Dall’esterno, la chiesa si presenta come una grotta con ingresso ad arco, chiuso da una cancellata di ferro. Davanti all’entrata, una statua di Santo Stefano, realizzata in un particolare stile naïf. Dal lato opposto della roccia, si affaccia invece il monastero, sovrastato da una guglia conica, ben visibile dal Danubio. L’intero complesso è situato sulle pendici della collina  di Gellért e domina il Ponte della Libertà, situato proprio sotto di esso, visibile dal terrazzo che regala un panorama fantastico sulla città di Budapest, con una splendida sul ponte e sul fiume da un’angolazione davvero suggestiva. L’atmosfera mistica che emana questo particolare luogo di culto, unita alla bellissima veduta, offre un’eccezionale e imperdibile esperienza.