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In Gran Bretagna c’è un trekking che segue il muro dell’Antica Roma

Avete sempre pensato che la costruzione più spettacolare della Gran Bretagna fosse il The Shard di Londra? Vi state sbagliando. Ne esiste una decisamente più grandiosa, e la sua origine è antichissima.

Stiamo parlando del Vallo di Adriano, una fortificazione d’epoca romana che corre lungo tre contee inglesi: Tyne and Wear, Northumberland e Cumbria. Inizia alla foce del fiume Tyne (sul Mare del Nord) e termina laddove si trova il Solway Firth, un estuario del fiume Solway, sul Mare d’Irlanda. Voluto dall’omonimo imperatore romano, il muro di Adriano è il protagonista del favoloso percorso di trekking che lo costeggia.

Dedicato agli appassionati delle camminate e a chi ama respirare tutta la bellezza del patrimonio naturalistico, storico e artistico che rende meraviglioso il nostro pianeta. Vediamo cos’è il Vallo di Adriano e tutte le tappe dello splendido cammino che costeggia il muro dell’Antica Roma.

Cos’è il Vallo di Adriano: origini e storia

Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, il Vallo di Adriano è la fortezza che venne fatta costruire dall’imperatore Adriano per segnare il confine con la parte settentrionale dell’Impero Romano, mettendo così al sicuro i villaggi della Britannia dai Pitti, il popolo che abitava quella che – oggi – è la Scozia.

I lavori iniziarono nel 122 d.C., e terminarono alcuni anni dopo. La volontà di Adriano era quella di costruire un muro imponente che rappresentasse la grandezza della potenza romana, in Britannia come a Roma. Ancora oggi, dopo secoli di storia, il muro di Adriano è uno straordinario capolavoro di edilizia militare, di urbanizzazione e organizzazione civile.

Costruito con una larghezza di 3 metri e un’altezza di circa 5 metri, lungo il Vallo di Adriano erano stati posizionati quattordici forti ausiliari e ottanta fortini (ossia i castelli miliari), uno per ogni miglio romano. Si racconta che per terminare l’opera ci vollero 6 anni e la manodopera di ben 15.000 uomini.

Con il declino dell’Impero Romano, il muro venne man mano abbandonato, cadendo in disuso. Una buona parte delle pietre che lo componevano vennero prelevate e riutilizzate per la realizzazione degli edifici vicini. Un fenomeno che continuò fino al XX secolo, quando la fortezza venne riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, nel 1987.

Trekking lungo il Vallo di Adriano, il muro dell’antica Roma

Oggi, il muro di Andriano disegna un percorso di trekking che è tra i più belli e suggestivi d’Inghilterra, l’Adrian’s Wall Path. Per 135 chilometri, a sud rispetto al confine con la Scozia, l’itinerario attraversa un paesaggio rurale che rende l’esperienza autentica e indimenticabile.

Il cammino che attraversa la storia dell’Antica Roma è percorribile in 6 tappe (che possono variare a seconda del punto di partenza o della quantità di strada percorsa ogni giorno) costeggiando per buona parte del tragitto il fiume Tyne e attraversando inizialmente il centro di Newcastle. Il sentiero si immerge in un paradiso terrestre: la campagna fatta di giardini, campi coltivati, villette in perfetto stile inglese, fattorie, pascoli pieni di pecore e la brughiera più selvatica, soffiata dai venti che provengono da nord.

Vallo di Adriano, Gran Bretagna

Fonte: iStock

Resti del Vallo di Adriano, il muro dell’Antica Roma

Le 6 tappe del sentiero lungo il muro di Andriano

Zaino in spalla e si comincia. Il percorso parte da Wallsend (l’antica Segedumum), borgo alla periferia di Newcastle upon Tyne e si conclude al villaggio di Bowness-on-Solway. Un itinerario che attraversa l’isola da est a ovest, percorrendo un pezzo di storia e andando alla scoperta dell’Inghilterra più selvaggia.

Da Wallsend a Heddon-on-the-Wall

Da Wallsend, facilmente raggiungibile in metro partendo dalla vicina città di Newcastle, si parte dal muro che anticamente scendeva dal forte fino al fiume Tyne e si segue il corso d’acqua verso l’entroterra. Lungo il cammino si costeggia un’antica ferrovia in disuso attraverso Newcastle, addentrandosi nel paesaggio urbano per terminare poi nella meravigliosa campagna ricca di prati verdi costellati di fiori selvatici e di terreni agricoli coltivati, sopra a Tynedale. Dopo circa 21 chilometri di camminata si raggiunge il caratteristico villaggio di Heddon-on-the-Wall, dove è possibile fermarsi per una notte per recuperare le energie.

Da Heddon-on-the-Wall a Cholleford

L’itinerario prosegue costeggiando sempre il muro di Adriano e addentrandosi nel cuore della campagna inglese, con terreni agricoli, animali al pascolo e creature selvagge come lepri, conigli, uccelli, con la possibilità di ammirare numerosi reperti archeologici romani. Ci si può fermare alla seconda tappa, Cholleford, dove potrete riposare.

Da Cholleford a Once Brewed

Il trekking lungo il Vallo di Andriano riparte costeggiando i tratti meglio conservati del muro dell’antica Roma e uno dei suoi forti nel punto più a nord della fortezza, con suggestivi panorami sul paesaggio circostante che lasciano a bocca aperta. La terza tappa, dopo un camminata di  circa 20 chilometri, può essere fissata nel paese di Once Brewed.

Da Once Brewed a Banks

Si riparte per il cammino lungo il celebre muro romano attraversando il distretto di Northumberland per raggiungere la contea di Cumbria. Lungo il tragitto lo scenario si evolve, dalle brughiere e i dirupi battuti dal vento, alle dolci colline verdeggianti dell’estremo nord-ovest dell’Inghilterra. Ci troviamo nel punto più alto del percorso di trekking lungo il muro di Andriano e qui si possono ammirare gli antichi resti di un ponte romano, torrette e castelli miliari, per un tuffo nella storia antica. Superando Gilsland, infatti, si raggiunge il forte romano di Birdoswald. Dopo circa 24 chilometri di camminata si raggiunge il villaggio di Banks, la quarta tappa.

Da Banks a Carlisle

Da Banks si torna lungo i sentieri che costeggiano il Vallo di Adriano immersi nella brughiera inglese e nel paesaggio agricolo attraversato dal fiume Eden. Dopo circa 24 chilometri di percorso a piedi, lo scenario naturale lascia spazio a quello urbano di Carlisle, una città ricca di storia e monumenti medievali di pregio. Qui si trova il Castello di Carlisle, risalente al 1093, e la splendida Cattedrale, che meritano sicuramente una visita.

Castello di Carlisle, Gran Bretagna

Fonte: iStock

Castello di Carlisle, lungo il cammino che costeggia il Vallo di Adriano

Da Carlisle a Bowness-on-Solway

Zaino in spalla per la sesta e ultima tappa dell’emozionante cammino lungo il muro di Adriano. Seguendo il fiume Eden si esce da Carlisle e, tornando per 24 chilometri in un paesaggio naturale di straordinaria bellezza, si attraversano Burgh by Sands, Port Carlisle e infine Bowness-on-Solway, affacciata sul Mare d’Irlanda.

Caratteristiche del trekking lungo il muro di Adriano

Il percorso dell’Adrian’s Wall Path non è troppo impegnativo ed è adatto a molti appassionati di trekking e camminate, con tragitti di circa 20/25 chilometri e dislivelli di massimo 200 metri. L’esperienza è davvero magica e si torna a casa con la consapevolezza d’aver camminato lungo la storia. Ed è anche decisamente agevole: il percorso è ben tenuto, ottimamente segnalato (col simbolo della ghianda) e ricco di interessanti musei. 

Tipicamente il percorso segue l’ordine delle tappe indicate, da est a ovest, ma nulla toglie che sia possibile seguire il senso opposto, partendo quindi da Bowness-on-Solway e terminando a Wallsend.

È bene tenere a mente che questa zona è soggetta alle piogge, soprattutto nei mesi autunnali e invernali. Si consiglia quindi un abbigliamento comodo e di attrezzarsi al meglio per superare senza ostacoli eventuali intemperie.

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Poggio Scali, un’escursione di primavera nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi

Il confine fra Toscana ed Emilia Romagna corre lungo la dorsale dell’Appennino, eppure quelle montagne non conoscono linee tracciate sulle carte geografiche, tant’è che è possibile ammirare splendidi panorami naturali su ognuno dei due versanti.

Si prenda ad esempio Poggio Scali, una vera e propria terrazza immersa nel Parco delle Foreste Casentinesi, posta esattamente sul confine tra le due regioni. La vista dei boschi e dei colli che lo contornano da una parte e dell’altra del confine regionale lo rendono un luogo speciale, senza la necessità che nessuna linea di demarcazione artificiale gli doni particolarità.

Poggio Scali è infatti una splendida radura che si apre tra i boschi che coprono questa porzione di Appennino Tosco-romagnolo, con ampi prati sui quali stendersi ad ammirare la natura circostante. Ci si arriva percorrendo un tranquillo sentiero escursionistico che non richiede particolare preparazione fisica e tecnica, costeggiando una riserva naturale integrale.

Si tratta di un percorso di trekking ideale per una giornata primaverile, quando il verde tenue dei faggi denota l’avviarsi della natura verso la bella stagione, e tutt’intorno ci si accorge della rinascita dopo il letargo invernale.

Come arrivare a Poggio Scali

Vari sentieri conducono a Poggio Scali e al suo prato a 1520 metri di altitudine, una delle vette più alte dell’Appennino Tosco-romagnolo, secondo solo al Monte Falco e al Monte Falterona. Per una escursione di bassa difficoltà, con una lunghezza di circa 12 chilometri fra andata e ritorno e una durata stimata di percorrenza intorno alle 4 ore, partite dall’Eremo di Camaldoli, un monastero nelle vicinanze di Poppi (AR) risalente all’XI secolo.

Per raggiungerlo recatevi a Ponte a Poppi, la zona bassa della succitata e caratteristica cittadina che sorge in cima a un colle ed è uno dei borghi più belli del Casentino, una delle vallate che separa Firenze da Arezzo. Da qui l’evidente cartellonistica vi aiuterà a salire, in circa 25 minuti di auto, all’Eremo.

Secondo la tradizione l’Eremo di Camaldoli sarebbe stato fondato da San Romualdo intorno al 1012, e la regola che regge il monachesimo ivi praticato è tratta proprio dagli insegnamenti del fondatore, monaco benedettino che dette origine alla Congregazione camaldolese. Oggi l’Eremo è diviso fra una parte dove alcuni monaci praticano ancora l’eremitismo e una parte visitabile, tra cui l’antica cella di San Romualdo, una chiesa con opere d’arte di stile barocco e un emporio con i prodotti del monastero, come profumi e liquori.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una splendida escursione con il verde della primavera che torna a colorare i fusti degli alberi

Il sentiero che collega Camaldoli a Poggio Scali è peraltro parte della Viae Sancti Romualdi, un cammino da Sant’Apollinare in Classe, in provincia di Ravenna, fino a Fabriano in 30 tappe sulle orme del santo.

Una volta giunti di fronte all’edificio religioso basterà lasciare l’auto in uno dei tanti posteggi allestiti all’esterno. Il luogo è molto conosciuto, facilmente raggiungibile e particolarmente prediletto dalle famiglie per una gita domenicale, per cui, se possibile, preferite giorni feriali e arrivi in mattinata per trovare comodamente il vostro posto auto.

Nei pressi del cimitero dell’Eremo si trovano le indicazioni per Poggio Scali, manutenute dal CAI.

L’escursione

Le difficoltà principali di questa escursione si trovano subito all’inizio del percorso. Poggio Scali, come detto, si trova sul crinale che divide la Toscana dall’Emilia Romagna, e il sentiero 00 è il Sentiero di spartiacque appenninico, per definizione quel sentiero che percorre appunto il crinale della catena montuosa.

Per raggiungerlo si deve affrontare un tratto iniziale con discreta pendenza in salita che potrebbe tagliarvi immediatamente le gambe. Prendetela con filosofia, mettete le marce ridotte e andate su del vostro passo: la parte più dura è lunga poco più di un chilometro ed è totalmente immersa in uno splendido bosco di larici, che vi delizieranno le narici con il loro profumo balsamico.

Dopo l’attacco del sentiero, il resto dell’escursione è molto tranquillo: si attraversa una lunga parte di brevi saliscendi, mentre i larici lasciano il posto ai faggi e alle betulle, con occasionali radure di splendidi prati dal colore verde acceso.

Camminando lungo il crinale, però, sono quasi nulle le opportunità di affacciarsi oltre la coltre alberata che circonda il sentiero. Diventa poi impossibile nell’ultima parte del sentiero, quando questo è costeggiato dal territorio della Riserva naturale integrale di Sasso Fratino, la prima in Italia, istituita nel 1959.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle poche radure sul percorso che permettono di affacciarsi verso la Romagna

Una riserva naturale integrale è un’area nella quale non sono ammesse attività dell’uomo che non siano  la ricerca scientifica, quindi nemmeno l’attraversamento della medesima. Quella di Sasso Fratino è particolarmente importante perché conserva uno dei pochi tratti di foresta ancora intatti, con la presenza di aspri pendii rocciosi e nessun accesso che l’hanno così riparata dall’intervento della mano umana. Dal 2007 la Riserva di Sasso Fratino fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO come parte del sito seriale “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa“.

Niente paura, però: la vostra fame di panorama sarà esaudita poco dopo. Una bacheca in legno con informazioni sulla affascinante fioritura del botton d’oro è il segnale per svoltare a destra e salire la breve rampa in salita che porta sulla vetta di Poggio Scali, a 1520 metri sul livello del mare.

Da qui lo sguardo può spaziare dai monti sopra Firenze in lontananza, verso sinistra, alla strada che sale al Passo della Calla, frontiera fra Toscana ed Emilia Romagna, fino alle colline del forlivese, al Lago di Ridracoli e alle valli che declinano verso Cesena.

Fonte: Lorenzo Calamai

Poggio Scali è la terza vetta dell’Appennino Tosco-romagnolo

Il prato che si stende tutto intorno il cocuzzolo della collina è l’ideale per apprezzare un bel picnic e riposare le gambe prima di rimettersi in cammino, ma attenzione: è qui che tra la fine di aprile e i primi di maggio si può assistere alla splendida fioritura del botton d’oro, nome scientifico Trollius Europaeus, un fiore tipico degli ambienti montani ma non particolarmente diffuso, specie in Italia. Nel Parco delle Foreste Casentinesi è presente solo a Poggio Scali. La sua forma particolarmente elegante rende la sua fioritura affascinante.

Ritorno all’Eremo di Camaldoli e dintorni

Per il ritorno ci sono alcune opzioni alternative al compiere lo stesso percorso dell’andata, ma prevedono tutte almeno un paio di chilometri di strada asfaltata prima di tornare presso l’Eremo di Camaldoli, per cui il suggerimento è di rimanere nella natura e tornare per la stessa via dell’andata.

Dopo la discesa, una fermata ideale prima di riprendere l’auto è al piccolo emporio dell’Eremo, dove potrete trovare una ampia selezione di prodotti dei monaci camaldolesi.

Scendendo di nuovo a valle verso il Casentino, non dimenticate di effettuare una visita ai tanti bei borghi che punteggiano la vallata, a cominciare da Poppi, uno dei più caratteristici del territorio.

Cittadina che fa parte del club de I Borghi più belli d’Italia, Poppi ha un retaggio medievale che si intuisce a prima vista grazie alla slanciata torre del castello che rappresenta il simbolo e il centro del paese.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il castello dei Conti Guidi a Poppi

Si tratta del Castello dei Conti Guidi, la famiglia nobile che per tre secoli comandò su Poppi e dintorni. Nella piana di fronte a queste mura si combatté nel 1289 la Battaglia di Campaldino, una delle decisive battaglie del Medioevo con cui Firenze divenne egemone sulle altre città toscane. Vi partecipò notoriamente Dante Alighieri, nelle fila dei guelfi fiorentini che risultarono vittorioso, come avrebbe poi raccontato nel canto V del Purgatorio.

La somiglianza con il Palazzo Vecchio di Firenze ha portato a supporre che anche questa costruzione sia attribuibile ad Arnolfo di Cambio, mentre altre attribuzioni ne hanno conferito la paternità a Lapo di Cambio, suo padre. Oggi il castello è visitabile ed ospita una cappella notevolmente affrescata, una sala museale dedicata alla Battaglia di Campaldino con un minuzioso plastico che ricostruisce lo scontro armato e una prestigiosa biblioteca.

Fuori dal castello un’ampia piazza alberata offre una splendida visuale a 360 gradi sulla vallata casentinese, che si tinge di diversi colori a seconda delle stagioni. Il chiosco adiacente al castello è il luogo ideale per chiudere con un degno finale una memorabile giornata di primavera.

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Dolomiti montagna trekking vacanze avventura Vacanze natura Viaggi

I più bei trekking da fare sulle Dolomiti

Le Dolomiti sono il fiore all’occhiello dell’Italia. Patrimonio Unesco dal 2009, questa iconica catena montuosa modellata da vento, aria e acqua nel corso dei secoli, si estende su tre regioni del nostro arco alpino: Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

Sono anche chiamate “monti pallidi” per via del loro colore chiaro dovuto ai coralli e ai fossili marini emersi dal mare primordiale 250 milioni di anni fa. Al tramonto, si colorano di rosa dando origine al fenomeno dell’Enrosadira.

Le Dolomiti sono le montagne più monumentali di qualsiasi altro rilievo, uno spettacolo della natura. Possiamo tranquillamente dire che sono le più belle montagne del mondo.

Le cime delle Dolomiti sfiorano i tremila metri di altitudine e tra i gruppi montani più famosi e spettacolari come le Tre Cime di Lavaredo, la Marmolada, il Catinaccio, il Rosengarten-Latemar, le Pale di San Martino e le Dolomiti di Brenta, si trovano alcune delle più belle località turistiche, note per le piste da sci, ma anche per i sentieri che si possono percorrere nella bella stagione.

La nostra guida scaricabile comprende alcuni dei sentieri più famosi adatti a ogni livello di preparazione atletica da percorrere.

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Croazia Europa vacanze avventura Viaggi

Croazia, un paradiso per le arrampicate

Presa d’assalto nei mesi estivi per le sue acque cristalline, le numerose spiagge, la buona cucina e il perfetto clima mediterraneo, la Croazia è anche un paradiso per appassionati di arrampicate e free-climbing. Il merito è tutto della montagne a picco sul mare (non a caso il 60% delle spiagge croate è composto da sassi o ciottoli) e delle numerose formazioni rocciose presenti nelle aree interne del Paese, che ogni anno attirano scalatori da tutta Europa e dal resto del mondo.

In un’epoca nella quale il turismo adventure sta prendendo sempre più piede, la costa croata è in grado di offrire numerose location in cui cimentarsi nell’arrampicata immersi nella natura incontaminata di questo Paese. C’è soltanto l’imbarazzo della scelta: da nord a sud, dai percorsi più semplici per principianti a quelli più complessi destinati ai più esperti e temerari, i luoghi con pareti rocciose, spesso a picco sul mare, in Croazia sono uno più spettacolare dell’altro e tutti da scoprire.
Vediamo quali sono i siti migliori, dai più famosi a quelli meno noti, in questo splendido paradiso delle arrampicate.

Istria, tra mare e avventura

Per combinare una vacanza al mare e un’esperienza avventurosa, in molti scelgono la Istria. In quest’area situata a nord della Croazia si trovano nove pareti rocciose e ben 270 vie attrezzate per l’arrampicata, di diversi livelli di difficoltà. Tra le località più frequentate per quest’attività ci sono Buzet, con la salita della Raspadalica, Vintijana (nei pressi della città di Pula) e Zlatni Rt, da cui è possibile ammirare la favolosa città costiera di Rovinj. La parete di Zlatni Rt si trova a poca distanza dal mare e da qui la vista sull’arcipelago Rovignese è spettacolare, soprattutto al tramonto, quando il sole si immerge nel mare donando uno spettacolo di luci mozzafiato.

Penisola di Zlatni Rt

Fonte: iStock

Penisola di Zlatni Rt, Istria

Il Velebit centrale e Pag

Muovendoci poco più a sud lungo la Croazia troviamo il Parco nazionale del Velebit, nel quale svetta anche il massiccio del Velebit centrale, nel cuore delle Alpi Bebie. Distante dalle rotte turistiche, è consigliato a chi ha un minimo di preparazione in materia, visto che le pareti rocciose della località Ravni Dabar sono tutte classificate come difficoltà media.

In quest’area della Croazia si trova anche un’isola che, oltre a essere meta perfetta per una vacanza di mare e relax, è anche un ottimo sito per interessanti arrampicate. Stiamo parlando di Pag, una delle isole più rocciose, nella cui parte settentrionale si trova la parete di Stogaj, raggiungibile in barca e ottima per le scalate.

Parco nazionale di Paklenica

Decisamente più conosciute le arrampicate del Parco nazionale di Paklenica, meta imperdibile per gli appassionati scalatori di tutto il mondo. In quest’area a pochi chilometri dalla città di Stari Grad (in italiano chiamata Città Vecchia) ci sono oltre 300 vie di arrampicata lunga e 90 di arrampicata sportiva, con un’ampia possibilità di scelta sia per esperti che per principianti. Un luogo reso unico dalle pareti rocciose a strapiombo sul mare e dalla possibilità di avvistare la fauna locale, tra nidi di aquile e grifoni (ovviamente tenendosi a debita distanza e rispettando gli animali e l’ambiente).

All’interno del parco troviamo anche due canyon, il Velika e il Mala Paklenica, che sono tra i più battuti tra gli appassionati dell’arrampicata. Lungo un percorso di 10 ore attraverso le maestose gole è possibile arrampicarsi e ammirare il paesaggio in cui è immerso, tra natura, villaggi abbandonati e torrenti. Ma il sito che più di tutti spicca all’interno di questo paesaggio spettacolare è l’Anića kuk, la parete più celebre della Croazia.

Parco nazionale di Paklenica arrampicata

Fonte: 123rf

Arrampicata al Parco nazionale di Paklenica

Spalato, nella Croazia meridionale

Scendendo ulteriormente verso sud, si trova l’area di Spalato. Qui è possibile cimentarsi in una delle arrampicate vicinissime al centro della città, come Marjan o Kozjak, oppure quella di Trogir, molto particolare per la colorazione rossa delle sue pietre. In particolare, Marjan conta più di 80 percorsi di arrampicata su rocce calcaree che salgono fino a ospitare, sulla cima, antiche e affascinanti chiese. È questo un ottimo punto di partenza per i più inesperti, con la possibilità di farsi guidare da scalatori esperti.

Altri punti d’interesse perfetti per le scalate nell’area spalatina solo le isole di Hvar (Lèsina), Brač (Brazza) e Vis (Lissa). In particolare, l’isola di Brač custodisce percorsi adatti a tutta la famiglia, anche i più piccini, partendo dal villaggio di Lovišće. Inoltre, le spettacolari falesie di Hvar permettono di cimentarsi in questo sport, soprattutto nella zona meridionale dell’isola vicino al paese di Sveta Nedjelja.

Per gli amanti del deep water solo, invece, il luogo perfetto è Sustipan, a Spalato, con falesie a picco sul mare raggiungibili con una barca. Un mix perfetto tra arrampicata e tuffi in mare.

Markezina Greda, per i più esperti

Non molto distante da Spalato (a soli 10 chilometri), si trova il paradiso per le arrampicate più difficili, dedicato a tutti coloro che hanno maggiore esperienza in questo sport. La lunga parete scalabile di Markezina Greda, lunga diversi chilometri, ha altezze che variano dai 15 ai 150 metri. Dedicata ai più temerari, negli ultimi anni ha raggiunto una grande popolarità.

Omiš, tra le più spettacolari

Una delle scalate più spettacolari al mondo si trova infine a Omiš, città alla foce del fiume Cetina. Qui ci sono 40 vie brevi e cinque più lunghe che partono a due passi dal centro abitato, con percorsi che hanno un’altezza variabile dai 10 ai 30 metri. Durante l’arrampicata si può godere una vista spettacolare sul fiume, che offre numerose attività anche per gli amanti degli sport acquatici. Omiš è infatti la meta perfetta per coloro che vogliono alternare l’adrenalina dello sport al relax di una vacanza al mare.

Il periodo migliore per arrampicare in Croazia

Anche se in realtà questo sport è praticabile durante tutto l’anno, esistono dei periodi in cui è più confortevole scalare. Le due stagioni migliori sono sicuramente la primavera (tra marzo e aprile) e l’autunno (tra ottobre e novembre), mentre in estate è importante scegliere giorni non particolarmente caldi. Oltre al migliore periodo dell’anno, prima di iniziare una scalata è sempre bene accertarsi delle buone condizioni meteorologiche e che ci sia una bassa umidità.

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A piedi tra le Ande: è questo il trekking più bello del mondo

Camminare nella natura e ammirare splendidi paesaggi è sempre un’avventura meravigliosa, un’esperienza che ci riavvicina alle radici della terra e ci permette di connetterci con la bellezza selvaggia del nostro pianeta.

Ma c’è un viaggio che va fatto almeno una volta nella vita, un percorso che tocca il cuore e l’anima con la sua grandiosità e la sua purezza. È il circuito della Cordillera Huayhuash, un gioiello nascosto nelle imponenti Ande del Perù.

In questo paradiso terrestre, ci troviamo immersi in scenari andini di straordinaria bellezza, in cui le vette delle montagne si ergono maestose, vigilando silenziose sulle meraviglie che si svelano ad ogni passo. Le cime, coperte di neve e ghiaccio, risplendono sotto la luce del sole, mentre i laghi di montagna riflettono la loro limpida e cristallina bellezza. Ciò che conferisce a questo trekking un carattere veramente unico è la sensazione di essere completamente immersi in uno scenario eccezionale, in cui il passare del tempo sembra essersi fermato e la modernità è solo un lontano ricordo.

Un’avventura epica tra le vette delle Ande peruviane

Cordillera Huayhuash

Fonte: iStock

Cordillera Huayhuash, Ande Peruviane

Nella zona centro-occidentale del Perù, poco a sud della più famosa Cordillera Blanca, si estende un regno di meraviglia e mistero: la Cordillera Huayhuash. Questa catena montuosa, spesso trascurata dal turismo di massa, è un gioiello nascosto che attende di essere scoperto da coloro che vogliono vivere un’avventura unica e indimenticabile.

Una zona selvaggia e remota, priva di punti di appoggio lungo il percorso. Le tappe all’interno di questa catena montuosa possono risultare lunghe e impegnative ma, lo assicuriamo, la ricompensa è straordinaria. Mentre ci si avventura in queste terre incontaminate, ci si trova circondati da paesaggi spettacolari, caratterizzati da dislivelli moderati che permettono di apprezzare appieno la bellezza naturale di questa regione.

A oltre 6000 metri sul livello del mare, ci si sente veramente in cima al mondo. Le sei vette principali della Cordillera Huayhuash sembrano letteralmente toccare le nuvole, e camminare tra di esse è un’esperienza che rimane impressa nell’anima. In particolare, la montagna Yerupajá rappresenta la sfida più ardua, e al contempo avvincente, per ogni scalatore. Un’autentica epopea che mette alla prova la determinazione e la forza di chi si avventura sulle sue spettacolari pendici. Con la sua mole imponente e le condizioni climatiche imprevedibili, questa montagna sfida i limiti umani, trasformando ogni salita in una vera e propria battaglia contro la natura stessa. Ma non è l’unico gioiello di questa regione.

La Siula Grande e il Rondoy, con le loro pareti maestose e il loro magnetismo selvaggio, non sono da meno. Queste vette, infatti, sfidano letteralmente il cielo, un richiamo irresistibile per gli animi più impavidi e avventurosi.

Cordillera Huayhuash: alla scoperta delle meraviglie andine

Questi percorso ad anello, che dura circa 10 giorni, ti porterà in un viaggio attraverso panorami mozzafiato, mettendo alla prova la tua resistenza e il tuo coraggio. L’itinerario si snoda per circa 115/120 chilometri attraverso montagne imponenti, valli remote e laghi cristallini. Ogni giorno ti attende una camminata di 6-8 ore, un impegno fisico notevole ma incredibilmente gratificante.

Le temperature, in questo angolo remoto delle Ande, possono raggiungere persino i -15 gradi durante le notti più fredde. Questo significa che dovrai essere ben preparato, indossare un abbigliamento adatto ed essere equipaggiato con un sacco a pelo che ti protegga dal gelo. Eppure, la sensazione di dover affrontare la natura selvaggia e indomabile delle Ande ti farà sentire vivo come mai prima d’ora. Ogni passo ti condurrà alla scoperta di valli remote, dove potrai fare incontri unici con la fauna selvatica locale. Sarai testimone di tramonti che dipingono il cielo con colori indescrivibili e di notti stellate così luminose da lasciarti senza parole.

Cordillera Huayhuash

Fonte: iStock

Cordillera Huayhuash, Ande Peruviane
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Senza acqua né corrente: l’alloggio selvaggio in mezzo alla natura

Un luogo fuori dal tempo, dove sperimentare una vacanza lontani da tutto, immersi nella natura e a stretto contatto con lei. Ci troviamo al Kolarbyn Eco Lodge in Svezia, dove vi sono alloggi selvaggi in mezzo al nulla, dove vivere un’avventura senza i comfort ai quali siamo abituati, come acqua e corrente. Un modo per riconnettersi con sé stessi, per apprezzare la bellezza di ciò che ci circonda, ma anche per vedere il paesaggio in tutto il suo fascino straordinario.

In questo alloggio, considerato l’hotel più primitivo della Svezia, si può provare a vivere diversamente, si possono testare i propri limiti e lasciarsi avvolgere dalla foresta, dove si trovano le piccole “cabine” che compongono il Kolarbyn Eco Lodge.

L’alloggio selvaggio nel cuore della natura: il Kolarbyn Eco Lodge

C’è un luogo in Svezia in cui vivere una vera e propria avventura nel mezzo della natura. Si tratta del Kolarbyn Eco Lodge, un hotel composto da diversi alloggi mimetizzati alla perfezione dentro una foresta. Si tratta di piccole capanne, coperte di fango ed erba, sui cui tetti crescono mirtilli e funghi, come viene spiegato sul sito ufficiale.

Un modo per staccare dalla quotidianità e per assaporare il contatto più profondo con la natura. Qui non ci sono docce, non c’è acqua e neppure elettricità. Nell’alloggio si dorme davanti a un camino e la sveglia la danno i suoni della natura. Vi sono letti, materassi gonfiabili e tappeti di pelle di pecora.

Mentre si vive questa avventura si sperimenta un contatto reale con la natura: si taglia la legna per il camino, si raccolgono mirtilli. Vengono forniti candele e lumi, fiammiferi e legna, tutto il necessario per cucinare. Vi è un bagno (compostabile), ma non c’è la doccia. Per lavarsi vi sono il lago e il ruscello, per l’acqua potabile c’è una sorgente nella foresta. Inoltre, vi è una sauna che viene riscaldata dagli ospiti.

Insomma, una vera e propria avventura indimenticabile: le capanne sono 12, per due persone con la possibilità di aggiunta di un letto. Una può ospitare fino a sei adulti. Se si prova a prenotare una notte di un venerdì di aprile il costo è di circa 167 euro. E la location è davvero spettacolare, una bellissima radura nella foresta di Bergslagen, sulle rive del lago Skärsjön.

Svezia, l'interno dell'alloggio selvaggio

Fonte: Jam Press/Kolarbyn Eco Lodge / IPA

L’interno dell’alloggio selvaggio immerso nella natura

Dove si trova l’alloggio selvaggio e cosa portare con sé

Gli alloggi selvaggi del Kolarbyn Eco Lodge si trovano a circa 2 ore e mezza dalla capitale della Svezia: Stoccolma, in genere si devono utilizzare due tipologie di trasporto pubblico differenti, come viene specificato sul sito ufficiale, prima si prende il treno da Stoccolma a Köping, poi si prosegue con l’autobus fino a Skinnskatteberg. Da lì ci sono 4 chilometri di distanza per arrivare a Kolarbyn. Ovviamente si può raggiungere anche in automobile.

Cosa portare con sé? Oltre alla voglia di sperimentare, di mettersi in gioco e di provare a vivere una vera e propria avventura, il sito ufficiale dedicato a questa struttura suggerisce di portare abbigliamento e scarpe adatti a stare nel mezzo della natura, che siano caldi e che possano essere utilizzati anche per la notte. E poi una torcia, binocolo, costumi per il bagno, asciugamani, borraccia e qualche snack. Ovviamente non può mancare una macchina fotografica per imprimere i ricordi di questo viaggio, che è un ottimo modo per staccare e per connettersi con sé stessi e con ciò che abbiamo intorno.

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Askja, tra le mete più suggestive d’Islanda

L’Islanda è una terra dalla natura rigida ma altamente sorprendente. Un Paese che sa emozionare, così pregno di meraviglie che lo stupore che si prova ammirandole fa persino non sentire il freddo che la caratterizza. Un’isola straordinaria e che riserva anche dei luoghi che sono del tutto inospitali, ma ciò non toglie che siano comunque attrazioni turistiche che inevitabilmente si fanno amare. È il caso di Askja, una delle tappe da fare se si vuole davvero conoscere il cuore e l’anima della Terra del Ghiaccio e del Fuoco.

Askja: informazioni utili

Non è un caso che l’Islanda sia chiamata anche la Terra del Ghiaccio e del Fuoco: i suoi immensi ghiacciai si mescolano con mastodontici vulcani, alcuni dei quali ancora attivi. È il caso di Askja, uno stratovulcano che sorge a Nord del ghiacciaio Vatnajökull e che, a causa della sua posizione in corrispondenza della faglia che separa le placche tettoniche del Nordamerica e dell’Eurasia, è uno dei vulcani più attivi di tutto il Paese.

Si tratta di una caldera di ben 50 chilometri quadrati che è venuta al mondo anche in tempi piuttosto recenti: era il 1875, e il vulcano eruttò 2 chilometri cubi di tefrite causando alterazioni all’ecosistema in tutta Europa. A seguito di questo gigantesco evento naturale si verificarono dei crolli, che portarono alla nascita del suo lago color zaffiro, Öskjuvatn, che oggi con i suoi 220 metri è il più profondo di tutta l’Islanda.

Ma non solo, perché questa potente eruzione scatenò anche la formazione del cratere di tefrite Víti, che attualmente è ancora la culla di acqua geotermale, una piscina color turchese in cui fare un bel bagno rigenerante, se il tempo lo permette (attenzione, la temperatura massima è di 30 gradi centigradi).

L’ultima eruzione dell’Askja è avvenuta nel 1961 e ora, pur essendo ancora attivo, l’attività vulcanica è molto limitata. Per questo motivo, al giorno d’oggi è uno dei luoghi più ricercati delle Alte Terre, insieme a Landmannalaugar, nonostante vi si possa accedere solo durante l’estate.

Askja, Islanda

Fonte: iStock

Veduta dell’Askja, meraviglia d’Islanda

Come visitarlo

La caldera dell’Askja è fredda, ventosa e desolatissima, ma nonostante ciò è uno di quei posti che occorre raggiungere almeno una volta nella vita. Non è facile giungervi e, anzi, si tratta di quel tipo di attrazione che ti fa persino pensare: “Ma non si arriva mai!?”. Eppure, una volta che ci si ritrova di fronte ad essa, la fatica e il gelo passano in secondo piano, merito di questo Paese dove nulla è come sembra: sotto a questi placidi laghi si nasconde uno dei vulcani più attivi d’Europa.

Per arrivarci occorre avere una propria auto a noleggio o partecipare un’escursione organizzata. Qualsiasi sia la vostra scelta, sappiate che potrete vivere un’avventura incredibile, perché i paesaggi che attraverserete saranno surreali.

In caso di macchina a noleggio, è fondamentale che questa sia un fuoristrada: il tragitto dura ore ed è molto impegnativo, perché bisogna addirittura attraversare dei fiumi.

Una volta arrivati presso il rifugio di Drekagil, dominato dal profilo di questo imponente vulcano, dovrete intraprendere un sentiero che conduce verso il cratere di Askja. Passo dopo passo, in mezzo a veri e propri campi di lava, percorrerete circa 2,5 chilometri per arrivare al cospetto della caldera del vulcano e dei suoi due laghi principali.

Sarete circondati da rocce laviche di ogni forma, da terra rossa, gialla e nera, scenari che vi faranno pensare di aver intrapreso la strada per un altro pianeta.

Escursioni per l'Askja

Fonte: iStock

Il paesaggio intorno all’Askja

Alcune curiosità

Un posto così particolare, unico ed emozionante non poteva che essere avvolto da una serie di misteri. Uno di questi avvenne nel 1907, anno in cui due ricercatori tedeschi, Max Rudloff e Walther von Knebel, decisero di esplorare il lago con una barca a remi.

Il risultato fu la loro scomparsa improvvisa e misteriosa, tanto che i corpi non furono mai ritrovati. Secondo alcuni, il lago Öskjuvatn possiede delle specifiche caratteristiche morfologiche che portano alla formazione di strane correnti o vortici che risucchiarono i due studiosi.

Tuttavia, è molto più probabile che le cause di questa enigmatica scomparsa siano da imputare alle non ottime condizioni della barchetta utilizzata e all’acqua gelida del lago. In ricordo di questo drammatico evento, sul bordo della caldera è possibile ammirare un cumulo di pietre e un monumento in loro memoria.

Al giorno d’oggi è consuetudine, per tutti coloro che si avventurano in questo luogo, porre un sasso sul monumento e scrivere il proprio nome in un registro custodito in una cassetta metallica alla sua base.

Per quanto riguarda l’attività sismica dell’Askja, è stato registrato un aumento a partire dal 2010, a pochi mesi di distanza dalla spettacolare eruzione dell‘Eyjafjallajökull (il vulcano che paralizzò il traffico aereo di mezza Europa).

Sono in molti a credere che un’eruzione dell’Askja possa avvenire a breve: nel novembre 2019 è stato osservato un forte incremento dell’attività sismica, con oltre 700 terremoti registrati nell’area del vulcano a profondità molto superficiali.

L’area del vulcano Askja è una delle zone più affascinanti e senza tempo di tutto il pianeta. Non sorprende perciò sapere che la NASA stia di nuovo pensando di far esercitare i suoi astronauti in queste zone, in modo da avere un approccio più veritiero con il pianeta Marte, in attesa di una vera e propria missione.

Infatti, alcuni astronauti qui sono già passati, e lo testimonia il Museo dell’Esplorazione presso la località di Húsavík. In più, nel 2015, diversi astronauti sono tornati a far visita a queste zone ed hanno tutti affermato che “è stato bello riassaporare la sensazione di camminare di nuovo sulla Luna”.

Askja, visto dalla spazio, sembra l’occhio di un ciclope.

I nomi dei due laghi principali (in realtà sono tre) hanno un significato specifico: Öskjuvatn vuol dire il “lago dell’Askja”, e Víti, o Helvíti, si traduce in inferno. È molto importante, inoltre, non confondere quest’ultimo con Vìti, un lago che si trova presso il vulcano Krafla, nel Nord del Paese.

Infine un’informazione che è essenziale non dimenticare: l’Askja sorge tra le sperdute highlands islandesi, nel centro dell’isola, per questo motivo è raggiungibile esclusivamente durante la stagione estiva. In altri periodi dell’anno, infatti, le strade per arrivarci chiudono in quanto le condizioni meteo non permettono di percorrerle in sicurezza.

Per il resto, preparatevi ad una delle avventure più sorprendenti della vostra vita.

Askja, cosa sapere

Fonte: iStock

Un’ulteriore e bellissima veduta dell’Askja
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Lago Albano, per una perfetta gita fuori porta

C’è sempre tempo per fare una gita fuori porta, ma spesso non si sa quale direzione prendere. Noi di SiViaggia abbiamo scelto di consigliare un posto ideale a chi si trova nel Lazio, un bacino d’acqua spettacolare e anche ricco di interessanti testimonianze storiche: il Lago Albano.

Lago Albano, info utili

Il bellissimo Lago Albano è di origine vulcanica e sorge in provincia di Roma nell’area dei Castelli Romani, sui Colli Albani. Dalla curiosa forma di un ovale allungato, viene spesso erroneamente chiamato Lago di Castel Gandolfo e colpisce per le sue acque all’apparenza scure e tetre, date anche della sua impressionante profondità massima di ben 168 metri.

Originatosi dall’unione di due crateri, è alimentato esclusivamente da piogge, falde acquifere e sorgenti sotterranee e caratterizzato da ripide coste in cui soggiornano diversi uccelli acquatici e fauna ittica. Anzi, sui suoi costoni rocciosi nidifica uno dei predatori alati più spettacolari che ci siano: il Falco Pellegrino.

Le sue affascinanti coste, tra le altre cose, sono popolate sin dall’età del bronzo, e per questo sono ricche di interessanti resti archeologici, sia preistorici che romani. Ne sono un esempio il Villaggio delle Macine, l’antico emissario artificiale del lago considerato, finora, il più grande sito archeologico palafitticolo d’Italia, e il ninfeo detto del Bergantino, che sorge nel più ampio complesso della Villa di Domiziano.

Lago Albano, provincia di Roma

Fonte: iStock

Una bellissima veduta del Lago Albano

Cosa fare

Al Lago Albano non ci si annoia mai, perché qui le cose da fare sono davvero tantissime. Innanzitutto, è una delle mete preferite dei pescatori locali (e non solo) perché le sue acque sono popolate da una variegata fauna ittica. Allo stesso tempo, è il luogo perfetto per passare qualche ora in pace e relax, mentre si è circondati da una natura raggiante e dall’allegria contagiosa di chi vive in zona.

Soddisfazioni le possono ottenere anche coloro che vogliono dedicarsi a una camminata dolce, perché il lago è impreziosito da una sorta di “passeggiata” che conduce a scoprire scorci pittoreschi che entrano dritti nel cuore.

Non mancano i ristoranti con vista per gustare la tipica (e buonissima) cucina romana, come anche un piccolo e grazioso porticciolo da cui ammirare tutta la bellezza circostante e scattare qualche bella foto ricordo.

Il Lago Albano è anche perfetto per fare sport: vi si può praticare la vela, grazie anche alla presenza di circoli velici sul lungolago, e la canoa. In più, è qui che sorge il circolo federale della FICK (Federazione Italiana Canoa e Kayak), dove si allena la nazionale italiana. Ma del resto presso questo lago si tennero le gare di canottaggio delle Olimpiadi di Roma del 1960.

Sul lungolago di Castel Gandolfo e la strada sterrata con cui esso prosegue poco dopo l’emissario romano, capita molto spesso di incontrare gruppi di podisti e ciclisti. Inoltre, c’è anche la possibilità di praticare mountain bike, grazie alla presenza di sentieri e strade sterrate che portano dinnanzi a spettacoli naturali e storici.

I borghi che si affacciano sul lago

Se si decide di fare una gita fuori porta verso il Lago Albano, il consiglio è anche quello di visitare gli antichi borghi che si affacciano sulle sue placide sponde. Uno di questi è Albano Laziale, dal quale il lago prende il nome, mentre l’altro è Castel Gandolfo, che regala un panorama su questo bacino davvero unico nel suo genere.

Albano Laziale, cosa vedere

Fonte: iStock – Ph: Manuela Finetti

Un angolo di Albano Laziale

Albano Laziale possiede origini antichissime: si pensa che il suo nome derivi da Albalonga, la mitica città fondata da Ascanio, figlio di Enea, e narrata nell’Eneide di Virgilio. È un borgo sempre animato anche grazie alle tante manifestazioni di interesse turistico, legate soprattutto alla tradizione del territorio, che si svolgono durante tutto l’anno.

Con una piacevole passeggiata è possibile scoprire il suo grazioso centro storico, pregno di monumenti dai diversi stili, come quello medievale, barocco e fino ad arrivare ai resti e alle rovine antiche.

Tra i punti di interesse da non perdere, vale senza ombra di dubbio dedicare il proprio tempo alla chiesa seicentesca di Santa Maria della Stella e ella celebre Tomba degli Orazi e Curiazi, situate l’una di fronte all’altra sotto alla trafficata Via Appia Nuova.

Immerso nel verde, offre anche tanti buonissimi prodotti tipici come il broccolo capoccione, una varietà di broccolo che presenta un’infiorescenza molto grande e che è l’ingrediente dei broccoli attufati, uno dei piatti più rinomati della tradizione gastronomica locale.

Castel Gandolfo è forse il borgo più famoso tra i due, anche perché qui è presente la residenza estiva dei Pontefici, ma la verità è che è pieno di ville e altre residenze d’epoca che lasciano senza fiato. Tra queste vanno necessariamente citate la Villa di Domiziano e la Fattoria Vaticana.

Degni di nota sono anche il Palazzo Papale, la splendida chiesa di San Tommaso di Villanova e la fontana, entrambe progettate dal Bernini, e la più antica buca della posta d’Italia. Non mancano di certo gli emozionati punti panoramici per ammirare il Lago Albano e i boschi da cui è incorniciato.

Le leggende del lago

I laghi, specialmente quelli vulcanici, sono sempre avvolti da un particolare alone di mistero. Anche il Lago Albano lo è, tanto che sulla sua nascita ed evoluzione aleggiano ben due leggende diverse. La prima narra che nel lontanissimo 396 a.C., prima della caduta di Veio, gli indovini pronosticarono che nel momento in cui l’acqua del Lago Albano avesse seguito un percorso insolito, i romani sarebbero riusciti a conquistare Veio.

Si dice che fu proprio per questo motivo che gli antichi romani iniziarono lo scavo dell‘Emissario del Lago Albano, un cunicolo lungo 1800 metri che faceva seguire alle acque di questo bacino un percorso diverso dal normale. In seguito, Marco Furio Camillo riuscì ad espugnare Veio.

Un’altra leggenda narra invece che un’anziana signora, accusata di stregoneria, si sia suicidata gettandosi da un precipizio che si affaccia ancora oggi sul Lago Albano. Secondo molte persone, anche adesso si riesce ad udire la sua voce chiamare dal basso, intenta ad invitare i visitatori a buttarsi a loro volta, ma la verità è che è solo un luogo che pare incantato e dai profili misteriosi.

Insomma, il Lago Albano è pregno di meraviglie da visitare, ma anche di quel pizzico di mistero che gli dona un fascino unico nel suo genere.

Castel Gandolfo, cosa vedere

Fonte: Getty Images – Ph: DEA / U. COLNAGO

Una magica veduta di Castel Gandolfo
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Le gite fuori porta da fare il primo giorno del nuovo anno

Se siete stanchi di cenoni e pranzi infiniti e preferite iniziare l’anno nuovo con una mini-vacanza rigenerante, una gita fuori porta è quello che ci vuole per ricaricare le pile prima di dire addio alle feste e tornare alla routine quotidiana. Il modo perfetto per cominciare a fare subito il pieno di ricordi speciali, andando alla scoperta di luoghi che riservano sorprese a ogni angolo.

Gite fuori porta a Capodanno, tra borghi e terme

In provincia di Piacenza, è possibile immergersi in una splendida atmosfera medievale visitando il borgo di Grazzano Visconti, il suggestivo villaggio riconosciuto “Città d’arte” dalla Regione Emilia-Romagna nel 1986, dove il tempo sembra essersi fermato. Oltre a perdersi tra le stradine bianche, le casette dalle facciate affrescate, i portici e i suggestivi musei, fino al 7 gennaio i visitatori possono ancora godere delle iniziative natalizie, come la pista di ghiaccio, l’area spettacoli con jumping e tanto altro.

Se, invece, desiderate ancora immergervi nell’arte presepiale, il borgo di Ossana vi aspetta con un suggestivo percorso di oltre 1600 presepi. Si trova all’imbocco della Val di Peio, ai piedi delle cime del gruppo della Presanella. Siamo in provincia di Trento, in uno dei Borghi più Belli d’Italia, dove in questo periodo dell’anno si può intraprendere un suggestivo percorso che guida i visitatori lungo le corti del paese, fino al cuore pulsante della rassegna, il Castello di San Michele. Quisi può ammirare un grande presepe realizzato all’interno delle sue mura, in cui sono narrati episodi realmente accaduti in una notte di Natale durante la Prima Guerra Mondiale.

A circa un’ora e mezza da Firenze, si trova Calamecca, il borgo ritrovato nel comune di San Marcello Piteglio, in provincia di Pistoia. Grazie anche alla sua posizione un po’ defilata nel cuore della montagna pistoiese, ha conservato il fascino e la lentezza di un tempo lontano. Intorno al paese c’è la Macchia Antonini, un’area naturale protetta a 962 metri s.l.m, raggiungibile in auto ma anche a piedi attraverso il bosco.

Trascorrere il primo giorno dell’anno tra i gioielli lambiti dalle acque dei laghi Maggiore e d’Orta può regalare emozioni indelebili. Merito del progetto “Isole di Luce” che mira fortemente a promuovere e a valorizzare il patrimonio turistico e culturale dell’Isola dei Pescatori, che si affaccia sul Lago Maggiore, e dell’Isola di San Giulio, unico fazzoletto di terra “galleggiante” del Lago d’Orta, perla della provincia di Novara. Uno spettacolo che proseguirà fino all’Epifania, creando un’atmosfera di fiaba attorno a questi luoghi d’antica bellezza.

Anche il Capodanno alle Terme è una valida alternativa per iniziare come si deve l’anno nuovo e rilassarsi dopo pranzi e cenoni in famiglia. Immersa nel meraviglioso Parco Nazionale dello Stelvio, Bormio è un vero e proprio paradiso per chi cerca relax e benessere, grazie alle sue rinomate terme ad alta quota, richiamo turistico molto importante al pari dei moderni impianti sciistici.

Gite fuori porta a Capodanno: ciaspolate ed escursioni

Se siete amanti delle escursioni e desiderate trascorrere il primo giorno dell’anno a contatto con la natura, regalatevi una salita sul Monte Comer, nelle Prealpi Bresciane e Gardesane. Il percorso si sviluppa lungo le mulattiere e attraversa boschi e piccoli borghi. Lungo il sentiero è d’obbligo una tappa al bellissimo Eremo di San Valentino, a picco sul lago, che sembra incastonato nella roccia. Una volta in cima, potrete ammirare panorami stupendi sul Lago di Garda e sul Monte Baldo.

Se invece desiderate vivere l’esperienza di una escursione con le ciaspole adatta a tutta la famiglia, le Dolomiti, con le distese candide attorno al Catinaccio e al Latemar, sono una destinazione perfetta. Tanti i percorsi in mezzo alla natura, facili, pianeggianti, ideali per le vacanze sulla neve anche con bambini.

Il Lago di Barrea, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, è invece la cornice ideale per fantastiche escursioni o passeggiate in bicicletta, circondati dalle vette dell’Appennino. Se, infine, siete in Sicilia, le escursioni nei dintorni di Petralia Sottana, nel cuore del massiccio centrale del Parco delle Madonie. sono uno dei modi migliori per vivere intensamente la natura fin dal primo giorno dell’anno.

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Le mete low cost di Natale per viaggi last minute

Se non avete ancora organizzato un viaggio o una gita fuori porta per le vacanze di Natale, il modo migliore e più pratico di viaggiare è salire su un treno che vi porterà a destinazione.

E, se pensate che ormai sia troppo tardi per prenotare perché non ci sarà più posto, vi sbagliate di grosso. Trainline ha pubblicato il report delle tratte ferroviarie più prenotate per le vacanze natalizie e anche di quelle dove c’è ancora disponibilità di posti a sedere.

L’Italia risulta essere il Paese dove si effettuano più prenotazioni last minute. Secondo i dati di Trainline, infatti, nel 2022 gli italiani hanno prenotato in media solo cinque giorni prima della partenza al contrario dei francesi che sono più pianificatori (dieci giorni prima), degli spagnoli (12 giorni prima) e dei tedeschi (15 giorni prima).

Le tratte ferroviarie dove trovare ancora posto

Tra le destinazioni dove si può ancora andare ci sono Venezia e Bologna, se si parte da Milano, e Napoli, se si parte da Bologna o da Firenze.

Visitare Venezia in giornata

Prima che scatti il ticket d’ingresso per entrare a Venezia, un viaggio in questa splendida città unica al mondo è d’obbligo. Partendo da Milano, in due ore e mezza si arriva alla stazione di Santa Lucia e, dopo aver attraversato il Ponte della Costituzione o Ponte di Calatrava, si è giunti in città. Eletta migliore città d’Europa del 2023 dal Daily Telegraph, la nostra intramontabile e romantica Venezia è unica per il suo patrimonio artistico, culturale, architettonico e paesaggistico. Un vero e proprio scrigno che racchiude autentici tesori dell’arte mondiale.

È l’unica città dove le strade quasi non esistono, sostituite dall’acqua che prende la forma di canali e lagune, tanto che ci si muove quasi solo a piedi o con i vaporetti. Venezia è Patrimonio dell’Unesco dal 1987, non solo per il valore storico, culturale e artistico che rappresenta, ma anche per il paesaggio naturale che offre a chi ha la fortuna di visitarla.

In una giornata si può passare da piazza San Marco alla Basilica, da Palazzo Ducale al celeberrimo Caffè Florian, con una gita in gondola sul Canal Grande, passando sotto il Ponte di Rialto e visitando sia le Gallerie dell’Accademia sia la Collezione di Peggy Guggenheim. Qui trovate altre cose da fare in 24 ore a Venezia.

Bologna in un giorno

Proprio quest’anno, Bologna ha ricevuto l’Urban Award come città più sostenibile d’Italia. Da Milano in un’ora si arriva a Bologna Centrale dove si può noleggiare una bicicletta ed esplorarla in lungo e in largo attraverso i suoi mille chilometri di Bicipolitana, un’unica ciclabile, la più lunga d’Italia, con percorsi sicuri e continui che servono sia ai cittadini sia ai turisti e che, spesso immersi nella natura, portano anche fuori città.

Il Capoluogo emiliano è un concentrato di storia medievale e rinascimentale e nasconde ancora molti angoli segreti. Molti sono i motivi per cui Bologna dovrebbe assolutamente finire nella whislist delle prossime destinazioni da visitare. La sua cucina è senza dubbio al vertice dell’interesse dei turisti, vista l’importanza dell’enogastronomia nell’era moderna dei viaggi. Ed è a questo proposito che, tra le tappe consigliate per chi arriva in città, ci sono i suoi mercati all’aperto e, ovviamente, FICO Eataly World, un parco a tema dedicato interamente alle prelibatezze italiane.

Ma Bologna è molto di più: il suo complesso di portici, lungo ben 62 km, è riconosciuto Patrimonio Unesco ed è uno dei suoi simboli distintivi. Così come anche le 24 torri medievali di pietra, che svettano nello skyline.

Napoli in 24 ore

Con tre ore di treno da Firenze e tre e mezza da Bologna si arriva a Napoli. Il viaggio è fattibile anche in giornata, ma se si riesce a fermarsi almeno una notte il weekend diventa meno frenetico e si possono visitare molti più luoghi. Certo, non tutti.

Se non ci siete mai stati, concentratevi sulle tappe più turistiche: il centro storico, la Cappella San Severo, la Cappella di San Gennaro, San Gregorio Armeno, che nel periodo natalizio con i suoi presepi è il top, Palazzo Reale, piazza del Plebiscito, il Teatro San Carlo e il lungomare di Mergellina.

Se avete già visitato queste meraviglie napoletane, allora potete dedicare più tempo per esplorare Spaccanapoli, i Quartieri Spagnoli, i sotterranei di Napoli (ci sono diversi accessi, il più noto è quello in via dei Tribunali) e visitare con tutta calma il Museo archeologico dove sono custoditi reperti degli scavi di Pompei.