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Viaggi di Nozze di Carlo Verdone: scopri i luoghi iconici del film cult

“Iva, ‘o famo strano!” è solo una delle battute diventate iconiche di questo film di Carlo Verdone. Viaggi di Nozze è una commedia italiana del 1995, diretta e interpretata dal regista e attore romano, affiancato da Claudia Gerini e Asia Argento.

Il film racconta, con il tipico umorismo malinconico di Verdone, le vicende di quattro coppie che partono per un viaggio di nozze che si trasforma in un’occasione per scoprire i loro difetti, le loro paure e le dinamiche dei rapporti sentimentali.

La storia segue diverse coppie alle prese con situazioni comiche e a volte imbarazzanti: dalla gelosia morbosa all’insicurezza, passando per le difficoltà di comunicazione e le aspettative disilluse. Un film che mescola ironia e sentimento, diventato un cult della commedia italiana degli anni ’90.

Dove è stato girato

Uno degli aspetti più affascinanti di Viaggi di Nozze è sicuramente il suo viaggio attraverso luoghi suggestivi, che fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti. Le scene sono state girate in diverse località, tra cui alcune davvero iconiche, che contribuiscono a creare l’atmosfera unica del film.

Viaggi di nozze cast

Ansa

Il cast di Viaggi di Nozze

Si parte da Roma per esplorare l’Italia

Come molte pellicole di Carlo Verdone, anche Viaggi di Nozze parte dalla capitale italiana. Roma, con i suoi quartieri caratteristici, offre il punto di partenza per le storie dei protagonisti e rappresenta l’Italia da cui partono i sogni (e le paure) delle coppie in viaggio.

Dopo il matrimonio con la riservata Fosca (Veronica Pivetti) nella suggestiva Chiesa di Santa Caterina da Siena, situata in via Giulia a Roma, riconoscibile dagli interni, Raniero (Carlo Verdone) accompagna la sua giovane sposa a rendere omaggio alla sua prima moglie Scilla, sepolta nel Cimitero Acattolico, all’ombra della Piramide Cestia nella Capitale.

Piazza Maggiore Bologna

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Piazza Maggiore a Bologna

La loro meta è l’Hotel Danieli, affacciato sul Riva degli Schiavoni a Venezia. Tuttavia, Fosca comincia a manifestare segnali di disagio, che Raniero interpreta come problemi di salute. Di conseguenza, si fermano a Bologna dove Raniero visita un amico medico, il cui studio si trova in via Clavature; inquadrature mostrano sullo sfondo Palazzo d’Accursio in piazza Maggiore.

Proseguono quindi verso Padova per una TAC, con la Basilica di Sant’Antonio ben visibile durante una scena in taxi.
A Venezia, la gondola che li conduce verso l’hotel scivola lungo il Rio di San Severo, mentre Raniero fotografa con disinteresse gli scorci, snobbando il consiglio di Fosca di immortalare piazza San Marco e la sua celebre basilica. La scena finale in cui Raniero e i portantini escono dall’ospedale (in realtà Palazzo Ca’ Zenobio degli Armeni nel sestiere di Dorsoduro) segna un momento chiave del film.

L’insolito matrimonio tra Ivano (Verdone) e Jessica (Claudia Gerini) si svolge nella Chiesa di San Giuseppe Cottolengo, in viale Valle Aurelia a Roma, con i festeggiamenti nel ristorante Paradiso Terrestre di via di Capannelle. La luna di miele inizia all’Aquapiper di Guidonia (RM), dove i due tentano un’esperienza sott’acqua, per poi spostarsi a Firenze. La terrazza del fittizio hotel dove soggiornano si affaccia su un panorama mozzafiato dal lungarno Guicciardini, dove Ivano cerca invano di scorgere lo stadio.

Forte dei Marmi

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Forte dei Marmi

A Forte dei Marmi (LU), su un pontile, Jessica e Ivano affrontano una discussione su un imprevisto “malfunzionamento” di lui, decidendo di ripartire da zero, corteggiandosi come se fossero degli estranei, per spezzare la monotonia. Tornati a Roma, i neo-sposi, già annoiati, si trasferiscono a vivere in un palazzo nel quartiere Eur.

La terza coppia, composta da Giovannino (Verdone) e Valeriana (Cinzia Mascoli), si sposa nella Chiesa dei Santi Ippolito e Lucia, a Fiumicino, e parte per la luna di miele dal porto di Genova. Tuttavia, numerosi imprevisti familiari compromettono la loro vacanza.

Giovannino, in difficoltà con il padre, cerca il sostegno del fratello, impiegato in un ufficio postale di via Marmorata a Roma, e della sorella, titolare di un negozio in via San Giacomo. Anche Valeriana affronta problemi familiari con la sorella, residente nel complesso “Le Petunie”, ovvero il Pamphili Park residence in via Cardinale Domenico Ferrata, sempre nella Capitale.

 

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Tutto quello che c’è da sapere per un viaggio in Sri Lanka

L’isola di Sri Lanka è conosciuta soprattutto per essere un meta prediletta dei viaggi di nozze. In effetti, tra villaggi di pescatori, foreste pluviali e antiche rovine, la ‘lacrima dell’India’ (chiamata così per la sua vicinanza al Paese) offre il mix perfetto per chi desidera trascorrere una vacanza completa, tanto più che spesso allo Sri Lanka si abbina una vacanza relax su un atollo delle Maldive.

Preparatevi ad una terra che saprà regalarvi emozioni intense. Un viaggio all’interno di una cultura millenaria, con templi e fortezze che affiorano dalla roccia e dal verde delle foreste. Bagnata dall’Oceano Indiano, è caratterizzata da spiagge incantevoli, ombreggiate dalle palme da cocco e contornate dalle colline lussureggianti, per un totale di 1300 km di costa.

Viaggio in Sri Lanka: clima e quando andare

Lo Sri Lanka grazie alla sua posizione nell’Oceano Indiano può essere visitato durante tutte le stagioni, basta scegliere la parte meno piovosa dell’isola. Le zone balneari più frequentate dai turisti si trovano a Sud, ma attenzione al periodo dell’anno in cui programmare la vostra vacanza: in particolare per lo Sri Lanka, meglio evitare il periodo dei monsoni che potrebbero rovinare il vostro soggiorno.

Il clima dello Sri Lanka è sempre caldo umido e le temperature sono elevate per tutto l’anno. La presenza dell’altopiano al centro dell’isola influisce molto sul corso dei monsoni e sulle condizioni climatiche dell’isola: per questo motivo il periodo migliore per visitare l’isola cambia a seconda della zona che visiterete. I mesi più adatti in generale sono quelli da gennaio a marzo, quando i monsoni sono rari e le precipitazioni scarse. Se volete visitare solo la costa orientale fatelo nel periodo tra maggio e settembre.

Come raggiungere lo Sri Lanka

L’unico modo per raggiungere lo Sri Lanka è in aereo. Le compagnie che volano in Sri Lanka sono numerose e dall’Italia sarà necessario effettuare almeno uno scalo per arrivare a destinazione. Voli diretti partono dagli aeroporti di Dubai o Monaco. Una delle compagnie più utilizzate è quella di bandiera cingalese, la Sri Lankan Airlines.

Una volta atterrati all’aeroporto di Colombo, la capitale dello Sri Lanka, il modo migliore per muoversi è utilizzare i trasporti pubblici. Le strade dell’isola sono strette e piene di curve e può essere difficile guidare in alcune circostanze: per questo motivo è consigliabile affidarsi alla ferrovia e alla fitta rete di autobus che collegano tutte le località principali dello Sri Lanka.

Visto turistico per lo Sri Lanka

Per rilanciare il turismo e supportare la ripresa economica, lo Sri Lanka ha esteso il programma di visto all’arrivo (VOA) gratuito a ben 33 nazioni, includendo l’Italia. Questa iniziativa, che mira a incentivare gli arrivi, si aggiunge ai sette Paesi già precedentemente beneficiari. Tra le nazioni che ora potranno usufruire del VOA gratuito per 30 giorni figurano anche Germania, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito, Australia, Francia, Stati Uniti, Canada, Svizzera, Israele, Corea del Sud, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Nonostante la gratuità, i viaggiatori dovranno comunque ottenere un’autorizzazione di viaggio elettronica (ETA) online prima della partenza. Il turismo rappresenta una fonte vitale di entrate per lo Sri Lanka, che nel 2024 ha registrato incassi per circa 3,16 miliardi di dollari, segnando un notevole aumento del 53% rispetto all’anno precedente.

Cosa vedere in Sri Lanka

Oltre alle spiagge di sabbia bianca, l’isola dello Sri Lanka offre paesaggi mozzafiato e località incredibili da visitare. Da non perdere è la ex capitale, Anuradhapura: qui si trova l’albero più antico del mondo, sotto cui si crede che Buddha abbia avuto l’illuminazione.

Merita certamente una visita anche l’attuale capitale dello Sri Lanka. La città di Colombo è la più grande e vivace di tutta l’isola: visitate il quartiere coloniale, Cinnamon Gardens, per poi spingersi fino al centro ed esplorare il mercato di Pettah bazaar.

Una delle destinazioni più amate dai turisti è Sigiriya, un sito archeologico, Patrimonio dell’Umanità. Si tratta di una spettacolare formazione naturale, dominata da una massiccia colonna rocciosa dell’altezza di quasi 200 metri. Viene anche chiamata Roccia del Leone per via della somiglianza dell’entrata alla cittadella con le fauci del felino. Un panorama incredibile per godervi un angolo di Paradiso dell’isola.

Sigiriya in Sri Lanka

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Roccia di Sigiriya

Le spiagge più belle dello Sri Lanka

Tra le spiagge più famose, quelle di Tangalle, sono molto ambite da chi pratica immersioni, proprio per la presenza di relitti sommersi nei fondali. Di notte, le spiagge vengono animate dalle tartarughe marine che vengono a deporre le uova.

Altro luogo da sogno è la spiaggia di Mirissa dove si possono ammirare balene e delfini che solcano l’Oceano Indiano. Sulla costa ad est, vicino alla città di Batticaloa, ci sono le spiagge di Pasikuda e Kalkuda, con una sabbia bianca e morbidissima. Per ora sono luoghi ancora poco frequentati dal turismo di massa.

Tra le spiagge più frequentate ci sono invece Nilaveli Beach e Uppuveli. Uppuveli, a 6 km da Trincomalee, è un piccolo e suggestivo centro costiero costituito da una meravigliosa spiaggia di sabbia dorata, qualche centinaio di abitanti e alcune strutture turistiche. Consigliata anche la cucina a base di pesce freschissimo appena pescato. Per molti viaggiatori Uppuveli è la località più bella di tutto l’est dello Sri Lanka.

Nella zona a nord dell’isola ci sono altre spiagge incontaminate e immerse nella natura. Tra queste, le spiagge dell’isolotto di Mannar, pieno di numerose palme da cocco. Un isolotto, che si può raggiungere tranquillamente dall’isola principale attraverso il Ponte di Adamo, un sottile lembo di terra che in parte affiora dalle acque e in parte ne rimane appena sommerso formando una lunga striscia di secche calcaree, uno spettacolo per gli occhi!

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Viaggi di nozze, l’esperienza ora conta più della meta

C’è qualcuno che si sposa ancora? E tra questi, chi parte ancora per la vera Luna di miele? Ebbene sì, i matrimoni sono ancora trendy, in particolare a sposarsi sono i Millennials. Con un’età media di circa 38 anni, rappresentano il 70% degli sposi e sono quindi i protagonisti assoluti. Aumenta però il desiderio di sposarsi anche tra i giovani della Generazione Z, quelli nati tra la fine degli Anni ’90 e il 2010 che rappresentano l’8% dei matrimoni, ma aumentano pure i Boomer e la Generazione X, non più giovincelli che forse si sono decisi finalmente a convolare va nozze o che sono al secondo/terzo o più matrimonio e che rappresentano ben il 22%, quasi un quarto degli sposalizi.

Detto questo, nessuno, o quasi, rinuncia al viaggio di nozze, benché non si debba aspettare il fatidico “sì” per partire. Ma questo non è uno dei tanti viaggi, è il Viaggio con “V” maiuscola, ancora oggi. Quali sono i nuovi trend e quali le mete? Secondo l’Osservatorio Viaggi di Nozze di CartOrange che ha analizzato i dati delle prenotazioni del 2024, ecco quali sono le esperienze più ricercate in Luna di miele e la mappa delle destinazioni.

Viaggio di nozze: l’esperienza conta più della meta

In particolare, è la Gen Z a prediligere il viaggio di nozze costruito su misura. La nuova tendenza, infatti, è quella dell’iper-personalizzazione della Luna di miele. Inoltre, gli honeymooner più giovani cercano itinerari dinamici ed esperienziali, sono sensibili al budget e scelgono la lista nozze digitale. Altra novità rispetto alla tradizione Luna di miele, oggi il viaggio viene allargato a famiglia e amici: secondo l’Osservatorio, sono +10% i viaggi di nozze con figli al seguito, +6% i buddymoon ovvero i viaggi con amici e parenti, e così la Luna di miele diventa sempre più condivisa e non è soltanto un’esperienza a due (evitando, in tal modo, la terribile serata foto-del-viaggio-di-nozze, incubo di intere generazioni di testimoni e amici degli sposi).

Luna di miele: quali sono le mete di tendenza

Sempre secondo i dati dell’Osservatorio CartOrange, le mete preferite dagli italiani cambiano da Nord a Sud. Spopolano le grandi metropoli come New York City e Dubai tra le coppie del Sud Italia; nel Nord-Est, invece, si preferiscono i viaggi nell’area scandinava; nel Nord-Ovest torna il fascino del Sudamerica, con l’Argentina nella top 10 delle mete prenotate. Ma a battere tutte le mete per i viaggi di nozze è il Giappone, la meta più amata (24% degli sposi), davanti a Stati Uniti (11%) e Indonesia (8%). Seguono Sudafrica (6%), Thailandia (4%), Maldive e Australia (3%) e, infine, Perù, Namibia e Tanzania (2%). A cui spesso si affianca l’estensione mare. Si tratta di Paesi a forte vocazione esplorativa, scelti per la possibilità di esperienze autentiche, ma anche e soprattutto per l’impatto degli straordinari paesaggi. Anche i voli diretti verso alcune destinazioni giocano un ruolo importante, ovviamente. E queste tendenze sono allineate all’andamento del 2025.

Cambia il periodo della luna di miele

Tra i nuovi trend c’è anche questo. Premesso che le partenze continuano a essere concentrate fra i classici mesi di agosto e settembre – scelta motivata in Italia dal tradizionale calendario delle ferie lavorative, ma anche dalle condizioni ambientali favorevoli delle mete scelte – quest’anno c’è una grande novità che riguarda il periodo di partenza per la Luna di miele. La curva comincia a dare qualche segno di cedimento (2/3%, secondo CartOrange) a favore della bassa stagione, con un picco nel mese di ottobre dell’11%, giustificabile, in parte, per la maggior attenzione al rapporto qualità/prezzo, ma anche per i benefici legati al viaggiare nei periodi meno affollati.

Non a caso, il nuovo trend lascia emergere un format di viaggio più compatto – nel 22% dei casi fra i sette e gli undici giorni anziché le due settimane canoniche – condizionato da budget contenuti e ferie limitate, senza trascurare i vantaggi alternativi della bassa stagione. In questo caso cambiano anche le mete dei viaggi di nozze, perché conta in questo caso la vicinanza territoriale delle destinazioni. ecco allora che si sceglie più Europa, mentre il Medioriente è penalizzato dai regionali in corso.

Quanto si spende per un viaggio di nozze

Per questo viaggio si è disposti a sborsare cifre ragguardevoli, tanto più che spesso il Viaggio di nozze è parte della lista nozze degli sposi, pertanto, sono gli invitati a regalarlo e non i protagonisti a doverlo pagare. Detto questo, secondo i dati dell’Osservatorio, il budget medio nel 2024 era di 5.062 euro a persona (+5,3%) per un pacchetto di 15 giorni orientato al solo tour (55% dei casi, a fronte di un 30% che include un soggiorno relax a fine itinerario). Solitamente, infatti, la coppia – specie i Millennials che rappresentano la grossa fetta di chi si sposa – è già abituata a viaggiare, pertanto, per questo viaggio è molto attenta a ogni dettaglio della propria Luna di miele. D’altra parte, c’è la volontà di vivere un’esperienza memorabile, senza lesinare in fatto di comfort, servizi personalizzati e momenti esclusivi.

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Chichén Itzá, il sito archeologico Maya è tra le sette meraviglie del mondo

Le meraviglie del mondo? Sono sette. Tra queste c’è Chichén Itzá, il sito archeologico che viene persino inserito tra da molte coppie gli itinerari dei viaggi di nozze in Messico. Alle sue spalle ha una storia affascinante, a tratti cupa, ma davvero unica nel suo genere.

La storia di Chichén Itzá

Il Messico è ricco di luoghi suggestivi ma Chichén Itzá li batte tutti. La città Maya sorge nello Yucatán ed è ad oggi uno dei siti archeologici più visitati al mondo. Rientra tra le sette meraviglie ed è anche un patrimonio UNESCO dal 1988. Tutti questi titoli sottolineano quanto sia speciale. Dopo essere stata scoperta dai conquistadores, è finita nel dimenticatoio della giungla finché Lloyd Stephens e Frederick Catherwood non l’hanno riportata alla luce.

Cosa vedere a Chichén Itzá

Tante le cose da vedere a Chichén Itzá ma la prima che spicca tra tutte è la piramide di Kukulkán soprannominata anche el castillo. Spicca con i suoi 24 metri d’altezza e una scalinata su ciascuno dei quattro lati. Non solo un prezioso edificio scolpito in pietra ma un calendario scolpito. 91 i gradini per lato che con quello in cima arrivano a 365, ovvero il numero di giorni dell’anno solare. Ma la vera chicca si manifesta durante gli equinozi: al tramonto le ombre creano l’illusione di un serpente piumato che si snoda lungo i gradini; si tratta di Kukulkán, la divinità Maya della fertilità e della rinascita, che torna sulla Terra due volte l’anno.

Chichén Itzá piramide di Kukulkán

Fonte: iStock

La piramide di Kukulkán è tra le cose più belle da scoprire nel sito archeologico di Chichén Itzá

Altrettanto da non perdere il Cenote Sagrado: per i Maya rappresentava un portale verso l’aldilà. È proprio qui che venivano compiuti i rituali per comunicare con le divinità; nel fondale sono stati trovati resti di bambini e oggetti preziosi offerti agli dei, segnale che i sacrifici (anche umani) facevano parte della tradizione. Non meno importante il campo del gioco della palla di Chichén Itzá; si tratta di uno dei più grandi di tutta la Mesoamerica ed è proprio qui che è nato il calcio, seppur con una motivazione ben diversa da quello del gioco di squadra di oggi.

Che i Maya fossero appassionati di stelle è più che evidente: oltre al calendario è possibile scoprire da vicino El Caracol, l’osservatorio astronomico con una particolare forma circolare e finestre strategicamente orientate per studiare i movimenti celesti. Tra i luoghi cult di Chichén Itzá si aggiunge il tempio dei guerrieri in cui due colonne scolpite a forma di serpente fiancheggiano l’ingresso, simboli di forza e sacralità. A renderlo ancora più suggestivo ci pensa la sala delle mille colonne dove numerosi pilastri rivelano quello che un tempo poteva essere un centro cerimoniale o un mercato coperto.

Dove si trova e come arrivare a Chichén Itzá

Chichén Itzá è un’antica città Maya nello Yucatan. Il sito archeologico del Messico si trova a circa 30 minuti di strada da Valladolid. Come puoi raggiungerla? Con la tua auto a noleggio, oppure aggregandoti ai tour organizzati dalla città di Valladolid o ancora sfruttando i collegamenti dati dai mezzi pubblici.

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80 anni di libertà: viaggio nei luoghi che raccontano il 25 aprile

Il 25 aprile 2025 ricorre l’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo: una data simbolica, carica di memoria, che invita a riflettere sui valori fondanti della nostra Repubblica. In occasione di questa importante data, riscoprire i luoghi legati alla Resistenza diventa un’occasione unica non solo per ricordare il passato, ma anche per vivere un viaggio carico di significato storico e culturale. Dalle città protagoniste dell’insurrezione ai piccoli borghi segnati da tragedie e atti di coraggio, ogni tappa rappresenta un invito a conoscere da vicino le radici della libertà conquistata.

Visitare questi luoghi il 25 aprile vuol dire percorrere un itinerario della memoria tra paesaggi suggestivi, musei della Resistenza, monumenti e testimonianze dirette di un’Italia che non si arrese. Un viaggio che ci ricorda quanto la storia sia ancora viva e quanto sia importante custodirla con amore, raccontarla, tramandarla alle generazioni successive.

Il Cammino dei Ribelli in Val Borbera in Piemonte

Questo suggestivo itinerario di sette tappe, che parte e arriva ad Arquata Scrivia, attraversa una delle aree più attive della Resistenza nell’Appennino piemontese. Visitare la Val Borbera il 25 aprile significa ripercorrere i passi dei partigiani che trovarono rifugio in questa zona, organizzarono azioni di sabotaggio e si opposero con coraggio all’occupazione nazista. Camminare lungo i sentieri è un modo autentico per commemorare la forza e la tenacia di chi ha lottato un tempo per la libertà.
Per percorrerlo in sicurezza è necessario scaricare le tracce GPS dal sito ufficiale.

Sacrario della Benedicta a Bosio in Piemonte

Qui avvenne uno dei più tragici stermini della Resistenza: nel 1944 oltre 180 partigiani furono fucilati e centinaia deportati. Il 25 aprile è il giorno più significativo per visitare questo Sacrario situato nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo nelle colline del Gavi. La memoria diventa viva tra i resti dell’antico monastero e i monumenti commemorativi, in un silenzio ricco di significato. Questo è un luogo per riflettere, ricordare e trasmettere alle nuove generazioni che senso abbia avuto la Resistenza.

Cuneo, una città partigiana

Cuneo fu una delle capitali della Resistenza piemontese. Il museo della Resistenza e il centro storico raccontano il coraggio dei partigiani. Percorrere le vie di Cuneo il 25 aprile, partecipando alle cerimonie e visitando i luoghi simbolo, permette di ripercorrere le tappe fondamentali della lotta per la Liberazione. Un viaggio che unisce cultura, storia e orgoglio civile.

Milano: da piazza Duomo al monumento alla Resistenza

Milano fu una delle città protagoniste della Liberazione. Il 25 aprile del 1945 fu proprio da qui che partì l’insurrezione generale. Oggi, il monumento alla Resistenza in piazza della Repubblica e il museo del Risorgimento sono tappe ideali per un percorso della memoria. Milano, con la sua energia e la sua storia, è una città simbolica per celebrare l’anniversario della libertà italiana.

Varzi: la Resistenza nelle valli dell’Oltrepò Pavese

Tra le colline dell’Oltrepò Pavese, Varzi fu un importante centro della lotta partigiana. Il museo della Resistenza, situato nell’ex convento dei Cappuccini, racconta la storia dei combattenti locali attraverso oggetti, documenti e fotografie. Un viaggio a Varzi il 25 aprile significa riscoprire il volto rurale della Resistenza e addentrarsi in un paesaggio autentico e suggestivo.

Varzi, borgo importante durante la resistenza

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Vista panoramica del borgo di Varzi, Pavia

Museo della Risiera di San Sabba a Trieste in Friuli-Venezia Giulia

Ex campo di concentramento nazista – unico in Italia con forno crematorio – la Risiera è oggi un museo nazionale e simbolo della repressione contro ebrei, partigiani e oppositori politici. Il 25 aprile, questo luogo si carica di un significato ancora più importante. Camminare tra le sue celle e i suoi corridoi permette un’esperienza toccante e educativa per comprendere che prezzo abbia pagato chi ha resistito.

Sentiero della Libertà in Abruzzo

Questo percorso, da Sulmona a Casoli, ripercorre le vie di fuga utilizzate dai prigionieri alleati e dai partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Visitare il sentiero il 25 aprile è un modo per entrare in connessione con le storie che spesso vengono dimenticate. Le storie di chi, con tanto coraggio e solidarietà, aiutò altri a fuggire rischiando anche la propria vita. Questo è decisamente un viaggio nella memoria tra natura e storia.

Barbagelata e Monte Caucaso in Liguria

Zona strategica durante la Resistenza ligure, Barbagelata fu teatro di azioni partigiane importanti. Il cammino, parte dell’Alta Via dei Monti Liguri, fino al Monte Caucaso, il 25 aprile, diventa un atto emblematico che unisce il paesaggio montano alla memoria di una lotta che ha cambiato la nostra storia. Tra boschi silenziosi si cammina sulle tracce di chi ha scelto di combattere per la libertà.

Museo della Resistenza di Carpasio in Liguria

Situato in un antico casone partigiano, questo museo conserva oggetti, fotografie e testimonianze della Resistenza nella Valle Argentina. Visitare Carpasio il 25 aprile significa entrare in contatto diretto con le storie di chi ha vissuto in clandestinità, sfidando le forze fasciste. È un luogo dove il passato prende vita e ci regala insegnamenti ancora oggi.

Cammino della Memoria: da Sant’Anna di Stazzema a Monte Sole

Questi due luoghi simbolo dell’orrore nazifascista – entrambi teatri di stragi civili – sono uniti da un cammino lungo 180 km. Percorrerlo per intero, o visitarne anche solo una parte durante la giornata del 25 aprile, ha un forte valore commemorativo. Significa rendere omaggio alle vittime innocenti e affermare, con la propria presenza, il rifiuto della violenza e l’importanza della memoria.
Questo percorso conduce dalla Toscana all’Emilia-Romagna, da Sant’Anna di Stazzema, dove si trova il parco nazionale della Pace con un museo storico e un sacrario che custodisce la memoria delle centinaia di civili massacrati, al memoriale di Monte Sole a Marzabotto, uno dei luoghi più emblematici della memoria resistenziale.

memoriale monte sole

Fonte: Getty Images

Il memoriale di Monte Sole

Casone del Partigiano a San Pietro in Casale in Emilia-Romagna

Questo rifugio, immerso nella natura, fu un punto decisivo per l’organizzazione della Resistenza locale. Il 25 aprile è il giorno perfetto per raggiungere questo luogo, spesso teatro di commemorazioni, e riflettere sull’importanza della solidarietà tra contadini e partigiani nella lotta antifascista.

Cammino Resistente: da Terni ai Monti Sibillini in Umbria

Questo cammino collega luoghi dove si formarono le prime brigate partigiane umbre – come la base operativa della prima formazione partigiana della Valnerina. Il 25 aprile diventa occasione per esplorare un paesaggio ancora poco battuto ma carico di storia. Il cammino è un atto di resistenza simbolica, un modo per celebrare chi ha costruito, passo dopo passo, un’Italia libera.

Isola di Lipari: i percorsi del confino in Sicilia

Durante il fascismo, Lipari fu luogo di confino per numerosi intellettuali e antifascisti. Camminare il 25 aprile lungo i sentieri dell’isola è un gesto di rispetto verso chi fu esiliato per le proprie idee. È anche l’occasione perfetta per capire che la Resistenza non fu solo armata, ma anche intellettuale e civile.

isola di Lipari, luogo perfetto per ricordare il 25 aprile

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Isola di Lipari
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Cammino di Sant’Antonio: un percorso di fede e natura

Il Cammino di Sant’Antonio è un pellegrinaggio che ripercorre i “passi” di una importante figura religiosa, ossia collega i principali luoghi del padovano legati alla figura di Sant’Antonio da Padova.

Questo itinerario, quindi, è molto adatto a chi vuole esplorare una dimensione religiosa, ma non solo, dato che offre una combinazione di spiritualità, storia, bellezze naturali e opportunità per gustare le eccellenze enogastronomiche del Veneto e dell’Emilia Romagna.

Dove si trova e perché sceglierlo

Il Cammino di Sant’Antonio è un pellegrinaggio che si sviluppa lungo un tracciato ricco di spiritualità e storia, nato nel 2010 grazie all’iniziativa dei frati minori conventuali, con l’obiettivo di collegare i luoghi antoniani più significativi.

Il cammino si estende da Camposampiero, città natale di Sant’Antonio, e attraversa luoghi di grande devozione come il Santuario dell’Arcella e la Basilica del Santo a Padova, fino a raggiungere il Santuario di La Verna in Toscana, passando per l’Eremo di Montepaolo, toccando così i luoghi simbolo della vita e della predicazione del Santo.

Il cosiddetto “Lungo Cammino”, che si sviluppa per circa 436 km, è diviso in più tratti che possono essere percorsi singolarmente, ciascuno in più tappe. La parte iniziale, che attraversa la pianura, porta il pellegrino attraverso città popolate e ricche di storia, mentre il tratto finale da La Verna a Bologna si fa più naturalistico, entrando nel cuore di parchi naturali e riserve, per circa 109 km di paesaggi mozzafiato e incontaminati.

Nel 2021, il cammino è stato arricchito da un nuovo tratto che unisce Gemona del Friuli a Padova, collegando la città friulana, sede della chiesa più antica dedicata a Sant’Antonio, con Padova. Un altro importante sviluppo è avvenuto nel 2022, con l’apertura di due nuovi tratti che collegano Cassino a Rieti sul Cammino di San Benedetto, e da Rieti a La Verna, un percorso che si interseca con le orme di San Francesco. Inoltre, una recente convenzione con il Santuario di Sant’Antonio di Padova in Anzino, pone le basi per lo sviluppo di un ulteriore tratto verso il Piemonte.

Le tappe del Cammino di Sant’Antonio

Il cammino complessivo è lungo e impegnativo, sebbene non presenti alcuna difficoltà tecnica, quindi sicuramente adatto a persone allenate, in forma e motivate. In alternativa, si può scegliere di coprire solo uno o più tratti dell’itinerario totale, definendo un chilometraggio giornaliero sostenibile a seconda delle proprie capacità.

Le tappe che indichiamo sono 22 e comprendono il percorso canonico, da Camposampiero a La Verna.

Da Camposampiero a Padova (23,5 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

La prima tappa del Cammino conduce da Camposampiero a Padova, ripercorrendo simbolicamente gli ultimi giorni terreni di Sant’Antonio. A Camposampiero si possono visitare il Santuario del Noce, dove il Santo predicava all’aperto sotto un grande albero, e il Santuario della Visione, edificato sul luogo in cui il frate ebbe una mistica esperienza. Il percorso attraversa la pianura veneta e si conclude nel cuore di Padova, città dove il Santo visse e morì, con l’arrivo alla maestosa Basilica di Sant’Antonio, che custodisce le sue reliquie. Meritano una sosta anche l’Oratorio di San Giorgio e il Battistero del Duomo, capolavori artistici del Trecento.

Da Padova a Monselice (22,2 km – dislivello: 50m – circa 5h)

Partendo da Padova, si lascia alle spalle il centro storico, ricco di testimonianze medievali come la Chiesa degli Eremitani e la Cappella degli Scrovegni, celebre per gli affreschi di Giotto, per dirigersi verso la tranquilla cittadina di Monselice. Il tragitto si snoda tra canali e campagne, in un contesto rurale sereno e pianeggiante. A Monselice si viene accolti dal suggestivo Santuario delle Sette Chiesette, costruito lungo la salita al colle della Rocca, e si può visitare anche il Castello Cini, uno dei meglio conservati del Veneto. La vista sui Colli Euganei, che fanno da sfondo al borgo, accompagna piacevolmente il cammino.

Da Monselice a Rovigo (32 km – dislivello: pianeggiante – circa 7h)

Tappa lunga ma scorrevole, questa giornata di cammino attraversa il cuore della pianura veneta, passando per zone agricole, piccoli centri rurali e vie secondarie, con rare ombreggiature. Poco fuori dal tracciato principale, è possibile effettuare una deviazione per visitare il Castello di Arquà Polesine, esempio di fortificazione medievale. Un’altra deviazione consigliata è quella verso Villa Badoer a Fratta Polesine, splendida villa palladiana e sito UNESCO. L’arrivo a Rovigo consente di esplorare il centro storico, dove spiccano le due Torri medievali e la Cattedrale dell’Assunta, simboli di una città che conserva ancora un’anima antica e raccolta.

Da Rovigo a Polesella (21,3 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

Dal centro di Rovigo si procede verso sud-est, lungo strade tranquille immerse nel verde, in direzione del fiume Po. La destinazione è Polesella, piccolo centro affacciato sul grande fiume. Qui si possono ammirare la Chiesa di San Sebastiano Martire, caratterizzata da una facciata sobria e armoniosa, e il rinascimentale Palazzo Grimani, residenza nobiliare che conserva ancora l’eleganza dell’epoca estense. L’ingresso in paese è reso suggestivo dalla presenza del ponte ferroviario che attraversa il Po, capolavoro di ingegneria e testimonianza storica.

Da Polesella a Ferrara (22,6 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

Questa tappa segue il corso del fiume Po, che in questa zona funge da confine naturale tra Veneto ed Emilia-Romagna. Si cammina lungo argini e stradine rurali fino ad arrivare a Ferrara, città rinascimentale di grande bellezza. Il centro storico di Ferrara è Patrimonio dell’Umanità UNESCO e offre numerosi luoghi da scoprire: il maestoso Castello Estense, con le sue torri merlate e il fossato, la splendida Cattedrale di San Giorgio, che unisce stili romanico e gotico, e il celebre Palazzo dei Diamanti, noto per la particolare bugnatura esterna. Passeggiando per la medievale Via delle Volte, si può cogliere l’anima autentica e silenziosa di questa città d’arte.

Da Ferrara a Malalbergo (21,7 km – dislivello: pianeggiante – circa 5h)

Abbandonata Ferrara, il cammino segue il vecchio alveo del Po di Primaro, antico ramo del fiume che in epoca medievale attraversava la città. Si attraversano paesaggi campestri e piccoli borghi, fino a raggiungere Malalbergo, comune rurale dal nome curioso e dall’atmosfera placida. L’itinerario, benché privo di attrazioni turistiche di rilievo, invita alla contemplazione e alla lentezza, preludio ideale per le tappe più impegnative che attendono nei giorni successivi.

Da Malalbergo a Castel Maggiore (25,8 km – dislivello: 30m – circa 6h)

Questa tappa si svolge per lo più su tratti asfaltati e strade a basso traffico, attraversando la pianura bolognese. Si passa per Argelato, località che ospita un quartiere intitolato a Sant’Antonio, testimonianza della devozione locale. L’arrivo a Castel Maggiore è segnato dalla presenza dell’antica Chiesa di San Bartolomeo, semplice ma significativa, e da scorci di vita di provincia immersa nel verde, con campi coltivati e canali d’irrigazione che accompagnano i passi.

Da Castel Maggiore a Bologna (21,2 km – dislivello: 30m – circa 5h)

Il cammino conduce progressivamente verso il capoluogo emiliano, attraversando inizialmente l’area naturalistica dell’ex-risaia di Bentivoglio, ora trasformata in un parco umido popolato da aironi e canneti. Entrando a Bologna, si viene accolti da un centro storico vivace e ricco di testimonianze artistiche. Tra i luoghi da non perdere ci sono la scenografica Fontana del Nettuno, le Torri Asinelli e Garisenda, la vasta Piazza Maggiore con la Basilica di San Petronio, e il complesso delle Sette Chiese di Santo Stefano. Meritano una visita anche la Basilica di San Francesco e la Basilica di San Domenico, dove riposano le spoglie del fondatore dell’Ordine domenicano.

Da Bologna a Settefonti (19,1 km – dislivello: 790m – circa 6h)

Lasciando alle spalle Bologna, il percorso si inoltra verso i primi rilievi dell’Appennino, attraversando l’Oasi dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, un’area protetta che custodisce formazioni geologiche spettacolari, come grotte nascoste, rupi calcaree e dorsali calanchive. Il sentiero è ben segnato ma richiede attenzione, soprattutto dopo le recenti alluvioni che hanno modificato alcuni tratti. La salita culmina a Settefonti, piccolo borgo immerso nel verde, ideale per ritemprarsi in un contesto naturale di grande quiete.

Da Settefonti a San Martino in Pedriolo (18 km – dislivello: 520m – circa 5h)

Questa tappa è caratterizzata da un continuo saliscendi che, se da un lato rappresenta una sfida fisica, dall’altro regala paesaggi vari e sempre suggestivi. Dopo aver attraversato la rigogliosa Valle del Quaderna, si sale verso la vetta del Monte Calderaro, uno dei punti più panoramici della zona. Si toccano piccole frazioni come Vedriano, con i resti della sua antica chiesa, per poi scendere fino a San Martino in Pedriolo, porta d’accesso alla valle del Sillaro, tra colline coltivate e boschi silenziosi.

Da Rocca San Casciano a Portico di Romagna (11,7 km – dislivello: 790m – circa 4h)

Questa tappa, benché più breve, si distingue per la bellezza paesaggistica e la qualità dei luoghi attraversati. Si sale e si scende lungo sentieri panoramici tra colline verdi e boschi densi, respirando un’atmosfera di pace. L’arrivo a Portico di Romagna, incantevole borgo distribuito su tre livelli, offre uno straordinario esempio di architettura medievale ben conservata. Il centro storico è attraversato dal Ponte della Maestà, struttura in pietra a schiena d’asino, e custodisce la Chiesa di Santa Maria in Girone, affacciata sul fiume Montone. Qui è possibile assaporare anche la ricca tradizione gastronomica della Romagna appenninica.

Da Portico di Romagna a San Benedetto in Alpe (16,3 km – dislivello: 1.050m – circa 6h)

Questa tappa, immersa nei paesaggi dell’alta valle del Montone, porta il pellegrino nel cuore dell’Appennino, tra salite impegnative e antichi sentieri boschivi. L’arrivo a San Benedetto in Alpe è carico di suggestione: qui, secondo la tradizione, Dante Alighieri soggiornò nel suo viaggio verso l’esilio, ispirato dalla bellezza selvaggia dei luoghi. Nelle vicinanze si trova l’Eremo di San Benedetto, antico cenobio benedettino, e soprattutto l’Acquacheta, una maestosa cascata citata nel XVI Canto dell’Inferno dantesco, che rappresenta uno dei simboli naturalistici più celebri del cammino.

Da San Benedetto in Alpe a Castagno d’Andrea (21,6 km – dislivello: 1.170m – circa 7h)

È una tappa di grande respiro e grande fatica, che penetra nel cuore selvaggio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, tra boschi secolari, sentieri stretti e ampie vallate. Si cammina lungo creste boscose e torrenti, in un ambiente che alterna tratti aspri a momenti di quiete assoluta. L’arrivo a Castagno d’Andrea, borgo montano legato alla memoria del pittore rinascimentale Andrea del Castagno, rappresenta l’ultimo avamposto abitato prima delle grandi salite verso le vette del crinale tosco-romagnolo.

Da Castagno d’Andrea a Prati alla Burraia (12,7 km – dislivello: 1.050m – circa 5h)

Breve ma intensa, questa tappa rappresenta uno dei tratti più montani del Cammino. Si sale rapidamente verso le cime più alte dell’Appennino settentrionale, toccando il Monte Falterona e il Monte Falco, rispettivamente la seconda e la prima vetta del crinale tosco-emiliano. L’ambiente è caratterizzato da praterie d’altitudine, boschi radi e panorami spettacolari che si aprono su entrambe le vallate. I Prati della Burraia, distesa erbosa incastonata tra le vette, costituiscono un luogo ideale per riposare e contemplare il silenzio della montagna.

Da Prati alla Burraia a Camaldoli (13,4 km – dislivello: 340m – circa 4h)

La tappa successiva si svolge in un ambiente molto più dolce e accogliente, seguendo sentieri forestali che scendono gradualmente verso Camaldoli. Questo piccolo centro spirituale è uno dei luoghi più iconici del cammino francescano e antoniano. Qui si trova l’Eremo di Camaldoli, fondato da San Romualdo nel XI secolo, immerso in una delle foreste più antiche d’Europa. Poco più in basso si incontra il Monastero di Camaldoli, sede di una comunità benedettina ancora attiva, che conserva al suo interno una farmacia storica con arredi e strumenti originali del Settecento.

Da Camaldoli a Badia Prataglia (16 km – dislivello: 550m – circa 5h)

Proseguendo all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi, questa tappa è un inno alla natura incontaminata. I boschi che si attraversano, composti in gran parte da faggi e abeti bianchi, sono tra i meglio conservati d’Europa. Il cammino si snoda tra silenzi profondi e profumi di sottobosco, accompagnato solo dai canti degli uccelli e dallo scroscio dei ruscelli. L’arrivo a Badia Prataglia, villaggio di montagna noto per la sua storica Abbazia benedettina, rappresenta una fusione perfetta tra spiritualità, natura e semplicità.

Da Badia Prataglia al Santuario della Verna (20,9 km – dislivello: 1.070m – circa 6h)

L’ultima tappa del Cammino di Sant’Antonio è anche una delle più emozionanti. Dopo giorni di fatica e contemplazione, il pellegrino si avvicina al Santuario della Verna, luogo caro a San Francesco, che ricevette qui le stimmate nel 1224. Il sentiero, immerso nella foresta, alterna salite ripide e tratti più pianeggianti, culminando nella spettacolare vista del monte della Verna che appare all’improvviso, isolato e maestoso. Il complesso del Santuario, ricco di cappelle, chiostri e grotte, merita una lunga sosta: si consiglia di dedicare almeno mezza giornata alla visita per lasciarsi avvolgere dalla potenza spirituale e artistica di questo luogo unico.

La credenziale del Cammino di Sant’Antonio

Prima di intraprendere il Cammino di Sant’Antonio, ogni pellegrino deve compilare un modulo online per richiedere la cosiddetta “credenziale”, e poi ritirarla presso uno dei punti di emissione indicati durante la registrazione, presentandosi di persona durante gli orari di apertura.

La credenziale, che è unica e numerata, autentica il pellegrinaggio e consente di accedere alle strutture di accoglienza convenzionate lungo il percorso. Inoltre, permette di ottenere il Testimonium, il certificato che attesta il completamento del cammino, rilasciato dall’autorità ecclesiastica competente.

Qui i punti di ritiro possibili:

  • Ufficio Informazioni – Basilica del Santo, Padova
  • Casa di spiritualità – Oasi Sant’Antonio, Camposampiero
  • Negozio articoli religiosi – Santuari antoniani, Camposampiero
  • Convento San Francesco, Brescia
  • Monselice – Associazione Triveneta Amici di Santiago

Dove dormire e dove mangiare lungo il Cammino di Sant’Antonio

Lungo il percorso ci sono numerosi ostelli, alberghi e strutture religiose che accolgono i viandanti. Le città principali, come Padova, Bologna e Ferrara, offrono ampie opzioni di alloggio tra hotel e B&B, mentre nelle zone più rurali si trovano strutture più semplici, ma altrettanto accoglienti, come locande e agriturismi.

Ogni tappa del cammino offre anche numerosi punti dove i pellegrini possono gustare la cucina tipica delle diverse Regioni. La gastronomia veneta, emiliana e toscana sono ricche di piatti tradizionali, dal risotto al radicchio alle grigliate di carne, dalla pasta fatta in casa allo gnocco fritto con salumi e formaggi locali. Lungo il percorso, sono presenti numerose trattorie e ristoranti, dove è possibile assaporare piatti artigianali, freschi e genuini, benché economici.

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Viaggio di nozze col pancione, si parte!

Organizzare un viaggio di nozze è sempre emozionante, ma quando si è in dolce attesa è importante scegliere con cura la meta e pianificare ogni dettaglio per viaggiare in sicurezza e serenità. Ogni gravidanza è diversa e, prima di partire, è fondamentale consultare il proprio medico. Ecco alcuni consigli pratici e le migliori destinazioni per una luna di miele indimenticabile anche in gravidanza.

Consigli per viaggiare in gravidanza

  1. Scegliere il momento giustoIl secondo trimestre è generalmente il periodo migliore per viaggiare: i fastidi iniziali sono attenuati e il pancione non è ancora troppo ingombrante. Nel primo trimestre, invece, si è molto stanche e le nausee potrebbero rendere il viaggio meno piacevole, quindi meglio evitare destinazioni con cucine e profumi molto intensi.
  2. Certificati medici e regole delle compagnie di trasportoTour operator, crociere e agenzie richiedono sempre una certificazione di buona salute prima di accettare una prenotazione per una viaggiatrice in gravidanza. Anche se si organizza il viaggio in autonomia, le compagnie aeree e di navigazione chiedono un certificato medico a partire dalla 32ª settimana. Questo deve essere rilasciato dal ginecologo o dall’ostetrica e attestare che la donna può viaggiare senza controindicazioni. È importante verificare con la compagnia scelta le specifiche richieste prima di partire.
  3. Preferire mete sicure e con buone strutture sanitarieMeglio evitare destinazioni con alto rischio di malattie tropicali o dove l’assistenza medica è limitata. Optare per luoghi con ospedali attrezzati e senza particolari rischi sanitari.
  4. Assicurazione viaggioUna polizza che copra eventuali complicazioni legate alla gravidanza è essenziale. Meglio scegliere un’assicurazione ad hoc, ne esistono diverse sul mercato, che copra anche visite mediche in loco, cancellazioni e rientro anticipato in caso di necessità.
  5. Voli e trasporti: cosa sapereLe compagnie aeree impongono restrizioni dopo la 28ª settimana, quindi è bene verificare le regole. In volo, è consigliato muoversi spesso, indossare calze a compressione e bere molta acqua per prevenire la disidratazione. Per chi viaggia in nave, è importante informarsi sulla presenza di un medico di bordo e sulla possibilità di ricevere assistenza in caso di necessità.
  6. Sistemazioni comode e itinerari rilassantiIl viaggio di nozze in gravidanza dovrebbe essere un’esperienza rilassante e rigenerante prima del grande evento e dello stravolgimento (in bello!) della vita. Meglio preferire destinazioni che non richiedano spostamenti continui e che garantiscano un po’ comfort e tranquillità; perchè no un All Inclusive per non dover pensare proprio a nulla. Evitare zone con altitudini elevate o climi estremi, che potrebbero affaticare di più.
Viaggio di nozze col pancione

Fonte: iStock

Momento di relax con il pancione

Le migliori mete per un viaggio di nozze in gravidanza

La scelta ideale ricade su destinazioni simbolo di relax, natura e un pizzico di romanticismo; mettendo un po’ da parte lo spirito d’avventura e l’amore per  l rischio. Ecco cinque mete perfette per una luna di miele speciale in dolce attesa.

1. Maldive: relax totale tra mare cristallino e resort di lusso

Le Maldive sono la destinazione perfetta per una luna di miele all’insegna del relax, lontano dallo stress e immersi in un paradiso tropicale. I pacchetti di solito includono tutto, dal volo agli spostamenti interni, con pernottamento in resort con bungalow sull’acqua, spiagge private e servizi pensati in ogni minimo dettaglio. Le attività proposte, ideali per la giovane coppia, possono includere passeggiate al tramonto sulla sabbia bianca, cene romantiche sotto le stelle e spettacoli o visite alla scoperta della cultura locale. Una meta ideale per riposarsi prima del lieto evento.

2. Seychelles: natura incontaminata e spiagge tranquille

Le Seychelles sono un’altra meta perfetta per una luna di miele in gravidanza. Le spiagge di Anse Lazio e Anse Source d’Argent sono paesaggi da cartolina con un mare turchese che si ricorderà per tutta la vita. Rispetto ad altre destinazioni tropicali, qui il clima è mite e i trasferimenti tra le isole sono brevi e comodi. A seconda dello stato di salute e della stanchezza, si possono prevedere attività ed escursioni più o meno impegnative, ma comunque da sogno.

3. Giappone: cultura, natura e relax nelle città giapponesi

Il Giappone può sembrare una meta più difficile, ma in realtà è un Paese molto ben organizzato, pulito, impeccabile sotto tanti punti di vista. Sono tantissimi gli itinerari possibili. Le città come Kyoto e Tokyo sono affascinanti e super servite, per un giusto mix di cultura e comodità. Passeggiare all’interno dei giardini zen, come il Kiyomizu-dera a Kyoto, o esplorare i parchi, come il Parco di Ueno a Tokyo, all’ombra di alberi secolari può essere un momento di riconnessione unico. Le visite ai vari templi e santuari, come per esempio il famoso Santuario Meiji, sono momenti di pura pace. Un po’ di attenzione per le terme giapponesi, i famosi onsen, perché non sempre l’ingresso è concesso alle donne in gravidanza. E non dimentichiamo la cucina giapponese: sebbene sia consigliato evitare il pesce crudo, piatti come il ramen, il tempura e le zuppe a base di tofu sono un viaggio nel viaggio. Meglio evitare l’estate, troppo afosa e calda.

Tokyo Giappone

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Tokyo, Giappone

4. Bali: spiritualità e benessere nel cuore dell’Indonesia

Per chi ama le atmosfere esotiche ma cerca una destinazione adatta alla gravidanza, Bali è un’ottima scelta. La zona di Ubud, circondata da risaie e templi, propone pacchetti ad hoc con ritiri benessere, yoga prenatale e trattamenti olistici per il relax. Le spiagge di Sanur e Jimbaran sono più tranquille rispetto ad altre zone, per godersi il mare senza affollamenti. Non meno importante, la cucina balinese, con ingredienti freschi e naturali, è ideale per chi cerca un’alimentazione equilibrata durante la gravidanza.

Bali, Indonesia

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Paradisiaca spiaggia a Bali

5. Crociera: lusso e comodità a bordo

Anche la crociera è un’opzione perfetta per un viaggio di nozze in gravidanza, in quanto offre la possibilità di visitare più destinazioni senza lo stress dei lunghi spostamenti. Nelle navi da crociera, dotate di ogni comfort, durante la navigazione ci si possono concedere momenti rilassanti nelle piscine, al ristorante, a teatro; in attesa di una nuova escursione. Tra gli itinerari più apprezzati in crociera, a seconda della stagione, ci sono quelli nel Mediterraneo o nei Caraibi, nel Nord Europa o lungo il Nilo.

Donna in gravidanza

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Partire in gravidanza si può!

Viaggio già prenotato: partire o rimandare?

Se il viaggio era stato prenotato prima della gravidanza, la decisione di partire o posticipare dipende da diversi fattori. Prima di tutto, è importante consultare il medico rispetto allo stato di salute e a come procede la gravidanza. Bisogna inoltre valutare eventuali rischi legati alla destinazione, alla durata del volo e alle attività previste. Come abbiamo detto, in generale, il secondo trimestre è il periodo più adatto per viaggiare, mentre il primo e l’ultimo richiedono maggiore attenzione.

Ovviamente, la meta gioca un ruolo fondamentale: destinazioni con un buon sistema sanitario, collegamenti efficienti e condizioni climatiche favorevoli sono preferibili a luoghi con strutture mediche limitate o climi estremi. Se il viaggio prevede molte tappe o spostamenti faticosi, potrebbe essere utile modificarne l’itinerario o optare per soluzioni più rilassanti. un viaggio pensato totalmente fai da te può essere rimodulato, provando a inserire driver, escursioni organizzate, soste più lunghe.  In caso di dubbi, verificare la possibilità di modificare le date o di ottenere un rimborso, controllando le politiche di cancellazione della compagnia aerea e della struttura prenotata.