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Scoperto un tunnel segreto nella piramide di Cheope

L’Egitto, terra di misteri millenari e di straordinarie meraviglie archeologiche, torna al centro dell’attenzione mondiale. Una nuova e stupefacente scoperta all’interno della Grande Piramide di Giza potrebbe presto cambiare ciò che sappiamo dell’antica civiltà dei faraoni.

Secondo l’egittologo Zahi Hawass, l’annuncio ufficiale previsto per il 2026 svelerà al mondo un segreto capace di “riscrivere la storia”.

La scoperta nella Grande Piramide di Giza

La notizia che sta facendo dialogare il mondo dell’archeologia riguarda l’individuazione di un corridoio lungo circa 30 metri nascosto all’interno della Piramide di Cheope. A rivelarlo è stato il celebre archeologo ed ex ministro dell’archeologia il dottor Zahi Hawass, durante un intervento alla 44a Fiera Internazionale del Libro di Sharjah.

Grazie all’uso di tecnologie di scansione avanzate e robot esploratori, i ricercatori hanno potuto penetrare in zone finora inaccessibili della piramide, scoprendo un passaggio che conduce a una porta sigillata dentro alla piramide. Secondo Hawass, ciò che si trova oltre quella soglia potrebbe rappresentare una delle scoperte più importanti della storia moderna dell’archeologia.

Le prime analisi radar hanno confermato la presenza del corridoio, ma i dettagli sul suo contenuto restano avvolti nel mistero fino all’annuncio ufficiale che ci dovrebbe essere nel 2026.

Questa scoperta”, ha dichiarato Hawass, “riscriverà un capitolo nella storia dei faraoni e ci permetterà di comprendere meglio i segreti della costruzione della Grande Piramide”.

Durante la conferenza, l’archeologo ha ricordato come la sua carriera, nata quasi per caso, sia diventata una missione di vita dedicata alla riscoperta del passato dell’Egitto. L’impiego della tecnologia moderna — radar, sensori 3D e robot miniaturizzati — ha permesso di superare i tantissimi limiti delle esplorazioni tradizionali, aprendo nuove prospettive nello studio dei monumenti più iconici del mondo antico.

Nuova scoperta in Egitto

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Le piramidi e la sfinge di Giza in Egitto

I sogni di Zahi Hawass

Zahi Hawass non ha mai nascosto i suoi due più grandi obiettivi: ritrovare la tomba di Imhotep, il leggendario architetto e medico dell’antico Egitto, e scoprire la sepoltura perduta di Nefertiti, la celebre regina della XVIII dinastia. Secondo le sue dichiarazioni, la nuova scoperta di Giza potrebbe essere collegata proprio a uno di questi due nomi.

Imhotep, genio del periodo dell’Antico Regno, è considerato un genio dell’architettura dell’antico Egitto e l’ideatore della piramide a gradoni di Djoser. Hawass ha definito la possibile scoperta della sua tomba “più importante persino di quella di Tutankhamon”, poiché svelerebbe le origini stesse dell’ingegneria faraonica.

Oltre alla sua attività di ricerca, l’egittologo continua a promuovere il rimpatrio delle antichità egizie conservate all’estero, definendolo “un diritto storico e culturale del popolo egiziano”.

In parallelo, ha ricordato il Grand Egyptian Museum, situato nei pressi della piana di Giza. Una struttura monumentale da poco aperta che ospita oltre 5.000 reperti del tesoro del re Tutankhamon, esposti integralmente per la prima volta.

Con le nuove scoperte e il nuovissimo museo, l’Egitto si conferma una delle mete più affascinanti al mondo, pronta a svelare ancora una volta i suoi segreti millenari. Nel 2026, tutti gli occhi saranno puntati su Giza: là dove un semplice corridoio di pietra potrebbe davvero riscrivere la storia.

Scoperto un misterioso corridoio nella Grande Piramide di Giza

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Le grandi Piramidi di Giza in Egitto
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Castello di Stirling, dove aleggia il misterioso fantasma della Dama Verde

C’è un luogo, nel cuore delle Highlands scozzesi, dove la storia si intreccia con la leggenda, dove ogni pietra racconta di re e regine, banchetti e battaglie, sogni e potere. È il Castello di Stirling, una delle fortezze più maestose d’Europa, sospesa tra cielo e terra su uno sperone vulcanico da cui domina la valle circostante.

Da quassù, lo sguardo abbraccia il campo di Bannockburn, teatro delle gesta di William Wallace, e lo Stirling Bridge, dove è nata la leggenda di “Braveheart”, raccontata nel celebre film del 1995.

Una reggia fiabesca nel cuore della Scozia

Il meraviglioso Castello di Stirling è una delle più grandi fortezze in pietra della Scozia. La cittadina omonima sottostante, un tempo la capitale del regno, fu la residenza prediletta dei sovrani Stewart (o Stuart), che qui celebravano incoronazioni, battesimi e fastosi banchetti. Tra queste mura crebbe Maria Stuarda (Mary, Queen of Scots), che divenne regina di Scozia a soli sei giorni di vita, incoronata nella Cappella Reale nel 1543.

Castello di Stirling, in Scozia

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L’entrata del Castello di Stirling, in Scozia

Passeggiare oggi tra le sale del castello significa entrare in un racconto storico vivente: attori in costume interpretano dame, cavalieri e servitori, ricreando l’atmosfera del XVI secolo e facendo rivivere i fasti della corte.

A dominare è il Palazzo Reale, primo esempio di architettura rinascimentale nelle isole britanniche, un luogo dove arte italiana, potere e leggende scozzesi si intrecciano tra affreschi e statue monumentali. Da ammirare durante la visita al castello sono le Stirling Heads, i ritratti scolpiti nel legno che raffigurano re, regine e divinità, simbolo del potere e delle ambizioni europee di Giacomo V, ma anche gli Arazzi dell’Unicorno: sette capolavori intrecciati a mano che raccontano la caccia all’unicorno, simbolo eterno della Scozia.

Il castello custodisce anche la Cappella Reale, costruita in soli sette mesi per il battesimo di un erede al trono. Conserva tutt’oggi un’atmosfera solenne che riporta ai fasti (e ai segreti) della corte scozzese. Da non perdere anche le cucine del castello, dove prendevano vita i migliori banchetti delle grandi feste di corte.

Ci sono poi le Volte del Palazzo, i laboratori dei maestri d’arte dove nascevano le sculture e gli abiti dei sovrani, e il Museo del Reggimento che racconta storie di eroi e battaglie scozzesi.

Anche all’esterno, il Castello di Stirling regala emozioni: i Queen Anne Gardens sono un’oasi di pace affacciata sulle mura meridionali, mentre il King’s Knot, un antico giardino ispirato alla Tavola Rotonda, custodisce il mito di Re Artù.

Affacciandosi dal castello, poi, si aprono panorami sulla città e sulle Highlands scozzesi tra i più suggestivi e memorabili. Oltre alla cittadina di Stirling e i suoi cimiteri monumentali, si scorge in lontananza il mausoleo di Wallace, il campo di battaglia di Bannockburn e lo Stirling Bridge, dove iniziò la leggenda di William Wallace, che proprio in questo luogo sconfisse l’esercito inglese di Edoardo I d’Inghilterra. La sua storia è raccontata nel celebre film “Braveheart, cuore impavido” con Mel Gibson.

La leggenda della Dama Verde

Non solo storia e testimonianze del passato. Il Castello di Stirling è profondamente legato a una leggenda di fantasmi: tra le mura del castello sembra che aleggi lo spettro più famoso della Scozia, ovvero la “Dama Verde”.

Si racconta che fosse una serva della regina Maria Stuarda che, una notte, salvò la sovrana da un incendio nella sua camera. Lei perse la vita tra le fiamme, ma da allora appare ancora vestita di verde, scivolando lungo le scale del castello o sorvegliando tutti da lontano. Le sue apparizioni sono considerate presagi, tanto che negli anni è stata collegata a presunti incendi o eventi drammatici.

Visitare Stirling è come entrare in una fiaba scolpita nella pietra: un luogo dove passato e presente convivono, tra arte, leggenda e orgoglio nazionale.

Dove si trova e come raggiungerlo

Castello di Stirling è un monumento antico protetto gestito da Historic Environment Scotland. Si può visitare con una visita guidata, in molti casi in veste dei personaggi storici (c’è anche la possibilità di acquistare lo Stirling city pass che permette di visitare molte delle principali attrazioni). Anche i bambini si divertiranno: potranno vestirsi con costumi d’epoca e suonare strumenti medievali.

Raggiungere il Castello di Stirling è facile: in auto, si segue la A9 o la M9 fino al centro città. Qui si trova un parcheggio alternativo a quello del castello, che ha un numero limitato di posti.

In autobus, diverse linee collegano Stirling alle città vicine e al centro storico, con fermate a pochi minuti a piedi dal castello. In treno, la stazione di Stirling è servita da collegamenti frequenti da Edimburgo e Glasgow: dal centro della stazione, una passeggiata di circa 15 minuti porta direttamente all’imponente fortezza.

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I luoghi reali di Fantaghirò, dove è stata girata la fiaba cult degli Anni ’90

Negli Anni ’90 Fantaghirò ha conquistato intere generazioni con le avventure di una principessa coraggiosa, tra magie, nemici terrificanti e storie d’amore impossibili. La miniserie italiana, ispirata alla fiaba popolare toscana “Fanta-Ghirò, persona bella”, ha saputo creare un mondo fantastico unico grazie non solo alla sceneggiatura e ai personaggi, ma anche alle location mozzafiato in cui è stata girata.

Dalla Repubblica Ceca alla Slovacchia, passando per Cuba e Thailandia, ogni set ha contribuito a costruire l’atmosfera fiabesca che ha reso celebre la saga.

Di cosa parla Fantaghirò

La serie prende spunto dalla fiaba tradizionale toscana, in cui una giovane principessa dimostra coraggio e intelligenza affrontando prove impossibili e conquistando l’amore di un re nemico, portando pace tra due regni. Nella trasposizione di Lamberto Bava del 1991, Fantaghirò diventa una guerriera moderna: indipendente, audace e capace di innamorarsi di Romualdo a prescindere dal suo genere.

I film raccontano le sue battaglie contro forze oscure, streghe malvagie e creature fantastiche, in un mondo che mescola magia, romanticismo e avventura.

Fantaghirò Remo girone

ANSA

Alessandra Martinez e Remo Girone in Fantaghirò

Dove è stato girato

Sebbene gran parte delle riprese siano avvenute all’estero, la produzione, i costumi e la scenografia sono interamente italiane. Grazie alla combinazione di set naturali, castelli fiabeschi e scenografie esotiche, Fantaghirò è riuscita a creare un mondo suggestivo e senza tempo, capace di affascinare ancora oggi chi l’ha amata negli Anni ’90.

Thailandia

Per Fantaghirò 4, alcune scene sono state girate in Thailandia. In particolare nell’antica città museo di Samut Prakan (Mueang Boran), a circa 30km a sud-est di Bangkok. I templi e le architetture orientali hanno contribuito a ricreare il regno di Re Tohor, dove Fantaghirò si reca per fermare il male. Le atmosfere esotiche dei paesaggi tropicali e delle costruzioni storiche hanno fornito uno sfondo perfetto per un racconto fantasy dai toni avventurosi e misteriosi, dando agli spettatori la sensazione di entrare in un mondo lontano e incantato.

Templi dell'antica città di Samut Prakan in Thailandia

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Templi dell’antica città di Samut Prakan

Cuba

Il quinto film della saga, Fantaghirò 5, ha avuto come set principale Cuba, scelto per la sua bellezza naturale e i suoi paesaggi tropicali, ma anche per motivi economici. A raccontarlo fu il regista Lamberto Bava: «Abbiamo scelto Cuba per contenere i costi e dare alla serie un’ambientazione completamente diversa. Qui c’è una scuola di cinema straordinaria, con tecnici preparati e manodopera qualificata. Certo, la burocrazia rallenta un po’ tutto, ma a Cuba non si compra nulla solo con il denaro».

Qui approda il galeone volante del cattivissimo Senzanome e della sua ciurma di arcimboldi vegetali. Tra spiagge, grotte e il Parco forestale metropolitano de L’Avana, sono state girate le scene più spettacolari, incluso il galeone dell’orco mangiabambini. In questo capitolo, Fantaghirò incontra le Memosughe, creature che succhiano i suoi sentimenti, e deve ricostruire la propria vita in un mondo parallelo, lontano dall’amore per Romualdo e dalla sua famiglia.

Parco Avana

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Parco metropolitano dell’Avana a Cuba

Nelle foreste dell’Avana, dove un tempo fu girato il primo Tarzan con Johnny Weissmuller, è stato costruito il galeone pirata in scala reale, mentre gli studi televisivi della Riv, ricavati negli ex locali della Fox, sono stati trasformati in un mondo di magie, streghe e fumi colorati grazie agli effetti speciali di Sergio Stivaletti.

I castelli della Repubblica Ceca

Nonostante le ambientazioni esotiche, i castelli dell’Est Europa restano il cuore della saga. Il castello di Bouzov, in Repubblica Ceca, è stato scelto come dimora di Fantaghirò. La sua architettura gotico-rinascimentale ha regalato alle scene un’atmosfera fiabesca, impreziosita dal celebre pozzo in cui la principessa viene isolata dalle sorelle.

Il castello di Pernstejn ha invece rappresentato la residenza di Romualdo, con torri slanciate e boschi incantati che hanno fatto da sfondo ai momenti romantici della serie. In Slovacchia, il castello di Bojnice ha ospitato le scene del palazzo della Strega Nera, con le sue torri, le mura ricoperte di edera e i giardini incantati. I fiumi, i laghi e le foreste circostanti hanno completato il quadro, rendendo ogni avventura visivamente memorabile.

Castello di Pernstejn

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Castello di Pernstejn
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Tra le strade di Gessopalena Vecchia: un viaggio tra passato e silenzio

Gessopalena Vecchia, in provincia di Chieti, è un borgo abbandonato costruito su una collina di gesso, materiale che ha permesso di ricavare nicchie e ambienti direttamente nella roccia. Le case in rovina e i vicoli stretti mostrano i segni della vita medievale, mentre tra le mura emergono tracce più antiche di insediamenti preromani e romani.

Il silenzio domina ogni spazio vuoto, ma questi non sono di certo privi di storie. Il paese appare fragile, sospeso tra memoria e tempo, con ogni pietra e ogni scorcio che suggeriscono la vita di chi lo ha abitato, lasciando alla fantasia il compito di completare ciò che è scomparso.

Radici e pietre: la storia del borgo

Costruito su una collina di gesso nel cuore d’Abruzzo, Gessopalena Vecchia si sviluppò nel Medioevo, sfruttando la particolare conformazione del suo prezioso terreno. I resti di insediamenti preromani e romani rinvenuti nei dintorni testimoniano che le colline circostanti erano abitate già secoli prima, mentre le mura in pietra e le strade strette raccontano la vita medievale che dominava la valle circostante.

L’abbandono si completò definitivamente nel 1959, quando la popolazione si spostò in direzione della nuova Gessopalena. Le case, oggi, cadono a pezzi, mentre i vicoli restano vuoti e la natura riconquista lentamente gli spazi, insinuandosi tra mura e nicchie crollate.

Gessopalena Vecchia, città fantasma

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Tra i vicoli della città fantasma di Gessopalena Vecchia

Architettura e paesaggi

Le case si stringono lungo vicoli stretti e tortuosi, disegnando un reticolo quasi improvvisato che segue le curve dello sperone di gesso su cui è sorto il paese, a circa 654 metri di altitudine. Alcuni edifici emergono quasi per fusione con la roccia: nicchie scavate nel gesso sono diventate cantine, stalle o depositi, mentre le facciate in pietra calcarea raccontano un’architettura medievale sobria ma resistente.

Nel cuore del centro si scorgono ancora tratti delle antiche mura difensive, come la cinta che in epoca medievale cingeva lo sperone roccioso.

In via Castello si erge la Chiesa di Sant’Egidio, oggi rudere, che conserva un portale cinquecentesco in pietra calcarea incorniciato nel gesso. Le porte, spesso ancora intatte, e le finestre basse lasciano intravedere cortili interni un tempo animati: botteghe artigiane, case di famiglie contadine e stanze che sopportavano il ritmo della vita quotidiana. Porte ad arco, una torre residua e diversi pozzi circolari completano la visita.

Il gesso ha senza ombra di dubbio influenzato profondamente la costruzione e la vita della località per via della sua morbidezza, ma al tempo stesso la friabilità ha reso necessari frequenti restauri, che divennero sempre più difficili da sostenere. Non a caso le cavità, la natura friabile del materiale e le difficoltà di manutenzione hanno giocato un ruolo nell’abbandono graduale e nel lento declino del borgo.

Sul piano paesaggistico l’effetto è impressionante: dalla collina si domina il panorama della Valle dell’Aventino e, nelle giornate limpide, si scorge anche il mare Adriatico all’orizzonte. La luce del tramonto attraversa i vicoli e accarezza le pietre sbiadite e tra balconi ormai divelti, imposte penzolanti e un vento che attraversa stanze spoglie, si coglie una quiete profonda. Le viti un tempo coltivate lungo i pendii sono diventate rovi, gli ulivi silenzio, e la natura riconquista gli spazi con ramificazioni sottili e determinazione lenta.

Nonostante questo, ci sono ancora tracce del tessuto quotidiano: l’arte del tombolo che un tempo facevano le donne del borgo, strumenti, utensili e ambienti che ospitavano mestieri semplici ma vitali.

Il fascino archeologico e poetico

Nel vasto agro che circonda Gessopalena Vecchia emergono tracce di insediamenti abitativi anteriori al Medioevo: il ritrovamento di reperti archeologici indica che l’area fu frequentata in epoca preromana, e successivamente integrata nel sistema romano.

Seppure non numerosi o sistematicamente esposti come in grandi siti archeologici, questi resti assumono grande valore per comprendere la lunga continuità dell’abitare in questo territorio.

In termini materiali, non sono pubblicizzate rovine facilmente visibili, ma lo stesso toponimo “Gypsum” (dal latino per la roccia di gesso) nei documenti antichi riflette il radicamento romano del territorio e l’importanza storica della zona.

Si può dunque immaginare che tratti di muri, canalizzazioni o fondazioni di epoca romana (o tardo‑romana) si trovino tra i sedimenti del borgo, magari inglobati nelle strutture medievali sovrastanti. Il risultato è una città ormai fantasma che porta impresse le stratificazioni: la roccia di gesso, gli ambienti scavati, le “case‑mura” medievali e sotto di esse, idealmente, la traccia di un mondo più antico.

Come visitare Gessopalena Vecchia

Per visitare Gessopalena Vecchia occorre attenzione. I vicoli sono stretti, le pietre dei gradini consumate dai secoli e alcune strutture instabili. Del resto, è pur sempre un luogo abbandonato e in cui non si può affatto escludere il rischio di crolli. Per questo motivo, è consigliabile seguire i sentieri principali, indossare scarpe robuste e rispettare i ruderi, evitando di calpestare nicchie o pareti che ancora raccontano storie antiche.

L’esperienza è tanto visiva quanto tattile e sonora: il contrasto tra il bianco lucente del gesso e la pietra calcarea delle facciate, i raggi del sole che attraversano i vicoli e illuminano archi e portali, il vento che porta con sé il silenzio della valle e il fruscio di ulivi e rovi danno vita a un paesaggio sensoriale unico.

Eventi culturali come le “Giornate FAI di Primavera” consentono occasionalmente al pubblico di approfittare di visite guidate e laboratori dedicati alla storia, all’architettura e al paesaggio circostante. In queste circostanze, è possibile percepire in modo più concreto l’integrazione tra il passato medievale, tracce romane e preromane e natura circostante.

Dove si trova e come arrivare

Gessopalena Vecchia sorge in provincia di Chieti e domina la Valle dell’Aventino, mettendo a disposizione una vista davvero in grado di emozionare. Per raggiungerlo, il punto di partenza più semplice è la nuova Gessopalena: da qui è facile arrivare a piedi al nucleo antico seguendo i sentieri indicati, immersi nel paesaggio di ulivi, boschi e colline.

Il percorso è agevole per chi ha un minimo di esperienza escursionistica, ma richiede attenzione in caso di pioggia o terreno scivoloso. Chi proviene da fuori regione può raggiungere la nuova Gessopalena in auto e da lì proseguire camminando verso il vecchio villaggio. C’è anche l’opportunità di arrivare al paese abbandonato con mezzi pubblici fino a Gessopalena, per poi proseguire sempre a piedi.

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Castello di Dunnottar, dove gli intrighi medievali incontrano la magia del cinema

Ci sono luoghi che sembrano creati apposta per diventare le location perfette di film epici, con le loro atmosfere sospese tra mistero e leggende antiche. Il Castello di Dunnottar, arroccato su impressionanti scogliere a picco sul Mare del Nord lungo la costa orientale della Scozia, è sicuramente uno di questi.

Questa antica fortezza medievale ha stregato registi, fotografi e viaggiatori di tutto il mondo con il suo fascino drammatico e i suoi panorami mozzafiato. Proprio come Franco Zeffirelli, che l’ha scelta come location per la sua trasposizione cinematografica dell’Amleto.

Lo spettacolare castello da film di Dunnottar

Costruito nel XV secolo, il castello ha visto tra le sue mura intrighi politici, assedi e leggende di fantasmi. Ma è nel cinema che Dunnottar ha mostrato il meglio di sé, diventando set di film iconici come “Amleto” di Franco Zeffirelli (1990), con Mel Gibson e Glenn Close: le scogliere e le rovine delle mura hanno dato forma a uno Shakespeare gotico e tempestoso.

Altre produzioni come “Victor Frankenstein” (2015), con James McAvoy e Daniel Radcliffe, “The Eagle” (2011), con Channing Tatum e Jamie Bell, e “Maria regina di Scozia” (2018), con Saoirse Ronan e Margot Robbie, hanno sfruttato l’aura drammatica del castello, trasformando la Scozia più selvaggia e romantica in scenari di mistero ed eroismo.

Passeggiando tra le sue rovine, tra torri semi-crollate e mura accarezzate dal vento, si percepisce ancora la stessa atmosfera che ha fatto da sfondo alle grandi storie del cinema: il senso di isolamento, potere e bellezza primordiale che solo una fortezza come questa sa regalare.

Un’altra curiosità? Anche Disney Pixar si sarebbe ispirata al Castello di Dunnottar per disegnare la casa della famiglia DunBroch nel film “Ribelle“.

Vista unica sul Castello di Dunnottar

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Vista spettacolare sul Castello di Dunnottar

Visitare il castello

Questa fortezza risalente all’alto Medioevo fu visitata da personaggi storici leggendari, tra cui William Wallace, Maria Stuarda e Oliver Cromwell. Le attuali rovine, risalenti ai secoli XV e XVI, erano un tempo una fortezza inespugnabile dei Conti Marischal, una delle famiglie più potenti della Scozia.

Per oltre 1.000 anni ha svolto un ruolo cruciale nella storia di questo territorio. In particolare, il castello è famoso per il suo ruolo nel salvataggio degli Onori di Scozia (i gioielli della corona scozzese) dall’esercito di Oliver Cromwell negli Anni ’50 del ‘600.

Raggiungere la fortezza è già un viaggio spettacolare di per sé: un sentiero panoramico si snoda lungo il promontorio che conduce al castello, con scorci magnifici tra mare e scogliere.

Una volta varcata la porta-torre, si esplorano mura antiche e ambienti ricchi di storia, dove le voci dei secoli passati sembrano ancora riecheggiare. Un’esperienza immersiva che unisce storia, mito e cinema, in un luogo dove le torri di pietra raccontano storie di coraggio, amore e tradimento, proprio come in un grande film.

Per visitarlo consigliamo di controllare il sito ufficiale del castello, verificando orari e ticket di ingresso e prenotando direttamente online la vostra avventura.

Dove si trova

Il magnifico Castello di Dunnottar sorge a 7 km a sud della storica città portuale di Stonehaven, lungo l’Aberdeenshire Coastal Trail, e a 33 km a sud dell’aeroporto internazionale di Aberdeen. Si tratta dello stesso territorio che custodisce anche il Castello di Balmoral, l’amato rifugio scozzese della famiglia reale che è stato set del film “The Queen” del 2006.

Si trova su una piccola penisola composta da alte scogliere a picco sul Mare del Nord, collegata alla terraferma soltanto da un istmo. In auto, si può raggiungere percorrendo la A92 e seguendo le indicazioni per Stonehaven/Dunnottar. A poca distanza dal castello si trova un parcheggio (ma con posti limitati).

Si può raggiungere anche prendendo un treno fino a Stonehaven e seguendo poi un percorso panoramico a piedi fino a destinazione.

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Il Castello di Arco è una meraviglia con 365 finestre, leggende e viste mozzafiato

Ci sono luoghi che sembrano appartenere più al sogno che alla realtà, e il Castello di Arco, in Trentino-Alto Adige, è esattamente uno di questi.

Abbarbicato su uno sperone di roccia che domina il borgo omonimo, l’Alto Garda e il suo splendido lago, appare come un nido di pietra sospeso tra cielo e terra, un simbolo di eleganza antica che incanta per la sua posizione spettacolare, i tesori che custodisce e le leggende di fantasmi che aleggiano tra le sue mura.

Visitare lo spettacolare Castello di Arco

Dall’alto dello sperone roccioso su cui è stato costruito nell’XI secolo, il Castello di Arco domina l’intera piana dell’Alto Garda e il borgo di Arco, allungando lo sguardo fino al Lago di Garda.

Salire fino a questo gioiello medievale, a 260 metri sul livello del mare, significa immergersi lentamente nell’anima del luogo, camminando tra ulivi secolari e mura antiche per godere infine di uno più spettacolari panorami di questo territorio: ai piedi si stendono verdeggianti vigneti, il borgo di Arco e la città di Riva del Garda, poco più in là, mentre tutt’attorno si innalzano imponenti montagne che si tuffano nel blu profondo del lago.

Ed è qui che la storia prende forma. Le prime testimonianze del castello vedono come proprietari i Conti di Arco, una delle famiglie più influenti del Trentino medievale. Tra assedi, incendi e ricostruzioni, il maniero ha attraversato i secoli mantenendo intatto il suo fascino misterioso. Passato in mano a diverse famiglie nel corso dei secoli, l’ultima proprietaria fu la contessa Giovanna d’Arco, marchesa di Bagno, fino al 1982. Nello stesso anno il castello è passato al Comune di Arco, che grazie a un’attenta ristrutturazione lo ha reso fruibile al pubblico.

Oggi, varcare la sua porta significa entrare in un tempo sospeso, dove immaginarsi ancora le voci dei cavalieri e delle dame di corte che lo vivevano.

Nella Torre Grande, gli affreschi del Trecento raccontano una storia di amore, eleganza e cavalleria: dame dai volti delicati, tornei e cavalieri, scene di vita di corte che sembrano danzare alla luce del giorno. Sono tra i cicli pittorici più raffinati del Trentino e bastano da soli a giustificare la visita.

La Torre Renghera è invece quella più alta e antica, dove la guarnigione poteva controllare il territorio.

Il borgo di Arco con vista sul suo castello meraviglioso

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Il borgo di Arco con vista sul suo castello

Leggende e misteri del Castello di Arco

Secondo alcune ricostruzioni storiche che si mescolano con le leggende, il castello originariamente contava oltre cento stanze e 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno. Un simbolismo che unisce numerologia, mito e architettura, e che ha contribuito ad alimentare il suo fascino leggendario, che colpì anche il pittore tedesco Albrecht Dürer: nel 1495 lo ritrasse in un acquerello (“Fenedier Klausen”) oggi custodito al Louvre.

Tra le antiche mura del Castello di Arco non si respira solo la storia, ma anche mistero e leggenda. Si dice che questo luogo sia uno dei più infestati del Lago di Garda: il fantasma del crudele Antonio d’Arco, ucciso nel 1389, vagherebbe ancora tra le sale, mentre il brigante Ottavio Avogadro veglierebbe sui tesori nascosti nella rocca. Ma la storia più inquietante racconta che fu il Diavolo stesso a costruire il castello in una sola notte.

Dove si trova e come raggiungerlo

Il Castello di Arco si trova nell’omonimo comune che costeggia il fiume Sacra, in provincia di Trento, a 15 minuti di auto a Nord di Riva del Garda. Percorrendo l’Autostrada del Brennero A22 si esce a Rovereto Sud e si prosegue verso Riva del Garda – Arco.

Ci sono diversi parcheggi in cui poter lasciare l’auto per poi proseguire a piedi dal cuore di Arco verso il sentiero panoramico che porta al castello: il più vicino (e gratuito, ma piccolo) è quello che si trova lungo via Al Calvario. In alternativa ci sono i parcheggi di via Paolina Caproni Maini, l’ex Carmellini (nella stessa via) e il Foro Boario in via della Cinta.

Si può raggiungere anche in bicicletta percorrendo la pista ciclabile Valle dei Laghi che parte dalla località Linfano e si collega con la ciclabile Riva-Torbole-Mori.

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San Bernardino alle Ossa, la chiesa segreta (e più inquietante) di Milano

San Bernardino alle Ossa a Milano, di primo impatto, potrebbe sembrare una chiesa qualunque. Varcando la sua sontuosa soglia, però, ci si rende subito conto che non è affatto così. La sua fama nasce infatti da ciò che si trova oltre la navata principale: una cappella interamente decorata con ossa umane, organizzate in motivi geometrici e figure complesse, un ossario unico in città.

L’ambiente resta silenzioso e raccolto, e la precisione con cui le ossa sono disposte colpisce più di qualsiasi decorazione tradizionale. È un luogo segreto nel centro della metropoli, sorprendente per chi lo scopre e capace di lasciare una sensazione di quasi inquietudine che persiste ben oltre l’uscita.

La storia di San Bernardino alle Ossa

Tutto iniziò a metà del XIII secolo, quando i religiosi dell’ospedale del Brolo si trovarono a corto di spazio nel piccolo cimitero dello stesso istituto. Serviva un posto nuovo in cui raccogliere i resti dei defunti senza disperdere nulla e continuare a celebrare messe per chi lavorava o era malato. Fu così che venne costruita una chiesa dalla struttura semplice, con una sola navata, travi di legno e muri di mattoni, proprio come si faceva allora. Accanto ad essa, si decise di erigere anche un particolare ossario.

Secoli dopo, nel 1679, venne effettuato un restauro significativo della struttura. La ricostruzione rafforzò muri e travi, portando anche un totale rinnovamento e ampliamento della cappella dell’ossario. Le ossa del cimitero furono quindi sistemate sulle pareti in schemi geometrici, così tanto precisi da sembrare studiati come decorazioni. Da quel momento in poi, il luogo prese il nome di San Bernardino alle Ossa, cominciando a diventare quello che è ancora oggi: un edificio religioso raccolto, ordinato, e con un segreto che lascia senza parole quando lo si scopre.

La navata e gli interni principali del santuario

La navata principale del Santuario di San Bernardino alle Ossa è raccolta ma incredibilmente ricca di dettagli. Stucchi barocchi del Settecento corrono lungo le pareti, incorniciando piccoli dipinti votivi. Nelle nicchie si trovano statue di santi, tra cui San Francesco di Paola e Sant’Antonio da Padova, entrambe del XVIII secolo. Sopra l’altare maggiore, un affresco attribuito a Francesco Monti ritrae scene della vita di San Bernardino, con colori sbiaditi dal tempo ma ancora intensi nei panneggi e nei volti.

Il pavimento in marmo chiaro riflette la luce che entra dalle finestre alte, creando fasci netti che illuminano i dettagli dei capitelli e dei candelabri in ferro battuto del XVII secolo, segnati dalla ruggine e dal contatto con le mani di chi ha attraversato la chiesa nei secoli. L’aria ha odore di cera, legno e pietra antica, e il silenzio è interrotto solo dai passi dei fedeli. I rilievi vegetali delle colonne, le cornici dei quadri e i piccoli intarsi mostrano crepe, tracce del tempo e di manutenzione, e il contrasto tra la luce e le zone d’ombra mette in scena un senso di profondità e mistero, come se il posto trattenesse i segreti dei secoli passati.

La cappella dell’ossario di San Bernardino alle Ossa

Una porta laterale si apre su uno spazio raccolto e straniante. Il visitatore alza lo sguardo e nota enormi pareti interamente ricoperte di ossa, teschi e tibie, tutte sistemate con una precisione quasi ossessiva. Il ritmo delle ossa, infatti, non è casuale: qualsiasi elemento sembra scelto e posizionato per un motivo preciso, e insieme formano un disegno che somiglia più a un’architettura che a un ossario.

Nessun’altra chiesa di Milano ha qualcosa di simile, al punto che la stanza pare quasi respirare con una calma propria, indipendente dal resto della città. La luce che entra da una finestra alta taglia fasci stretti sulle pareti, illuminando alcuni teschi mentre altri restano in penombra, creando contrasti che disturbano lo sguardo e invitano a fermarsi.

Il pavimento scricchiola sotto i passi, i muri sembrano vibrare leggermente se ci si muove vicino, e le ossa emanano una fredda concretezza anche se non si possono toccare. Lo spazio è stretto, e quando si cammina tra le pareti aumenta la sensazione di essere circondati: le forme perfette dei teschi, le simmetrie delle tibie, la profondità delle ombre, tutto concorre a creare un senso di tensione silenziosa.

Cappella dell’ossario, San Bernardino alle Ossa

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Un angolo della cappella dell’ossario

Curiosità e aneddoti

Nei registri del Settecento i confratelli annotavano ogni spostamento dei resti e i piccoli lavori di manutenzione. Sfogliandoli, infatti, si percepisce ancora oggi quanto la vita intorno alla chiesa fosse fatta di gesti ripetuti e attenzione ai dettagli. Artisti e architetti passavano spesso da qui per osservare le geometrie delle ossa, segnando appunti su motivi e schemi, e tra le pagine dei documenti compaiono nomi di nobili milanesi che si fermavano a pregare o a curiosare tra le navate.

Durante le epidemie, la cappella dell’ossario serviva per conservare temporaneamente i resti, e si racconta che qualcuno, restando da solo nella navata, abbia percepito passi silenziosi o rumori leggeri che si diffondevano tra le pareti.

C’è poi una curiosa leggenda che narra che ogni 2 novembre, giorno dei Morti, una bambina le cui ossa riposano vicino all’altare torna in vita e trascina gli altri scheletri in una danza macabra. Non è chiaro chi abbia inventato questa storia, ma la domanda resta: chi avrebbe il coraggio di entrare qui proprio quel giorno?

Tutto ciò ha contribuito a costruire la singolarità di San Bernardino alle Ossa: un luogo che resta quasi nascosto tra le vie della città, ma che porta con sé centinaia di anni di storie, gesti e curiosità.

Come visitarla oggi

San Bernardino alle Ossa si trova in Piazza Santo Stefano, a pochi passi dal Duomo di Milano, nascosta tra le vie del centro. L’accesso è semplice: dalla metropolitana si scende alla fermata Duomo (linee M1 e M3), oppure si può arrivare con i tram 12, 15, 23 e 27, camminando qualche minuto tra le strade storiche del capoluogo lombardo.

Gli orari di apertura vanno, generalmente, dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 18:00, il sabato dalle 9:30 alle 18:00 e la domenica dalle 9:30 alle 12:00. L’ossario è visitabile negli stessi momenti, tranne la domenica perché resta chiuso. L’ingresso è gratuito, ma essendo un luogo di culto ogni movimento va fatto con rispetto: la quiete e l’ordine consentono di osservare meglio le pareti, le opere e gli affreschi senza distrazioni.

Per chi vuole scoprire la storia più nel dettaglio, esistono tour guidati che durano circa 90 minuti. Chi sceglie questa opzione, però, deve assolutamente ricordarsi di effettuare una prenotazione.

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Tra storia e maledizioni: viaggio nelle case infestate dai fantasmi d’Italia

Spesso in campagna e in luoghi isolati, altre volte in piena città: l’Italia ha tantissime case infestate dai fantasmi. Mistero, suggestione e atmosfere da brivido caratterizzano questi luoghi, oggi meta degli appassionati di “urbex“, la tendenza dell’esplorazione urbana di edifici abbandonati sempre più diffusa.

Ville dimenticate, monasteri, ex manicomi e case di cura: ecco le 5 dimore infestate più misteriose d’Italia.

Palazzo Carmagnola a Milano

In pieno centro a Milano, tra vetrine luccicanti e strade sempre in movimento, si nasconde un edificio che sembra appartenere a un’altra epoca: Palazzo Carmagnola. Costruito nel XIV secolo e oggi sede della Consob e del Piccolo Teatro, il palazzo custodisce da secoli due ospiti… decisamente fuori orario. Il primo è il Conte di Carmagnola, Francesco Bussone, valoroso condottiero decapitato dopo un processo lampo. Il secondo è un volto immortale: Cecilia Gallerani, la celebre “Dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci e amante di Ludovico il Moro.

Si dice che, durante la notte dei morti, il 2 novembre, la bella Cecilia appaia a una finestra, lo sguardo malinconico perso nel vuoto. Qualcuno giura di aver sentito passi nella galleria e il fruscio di un abito d’altri tempi. Forse lei attende ancora il suo duca, o forse è solo curiosa di sapere se, là fuori, Milano si ricorda ancora di lei.

Villa Cerri a Lomello (PV)

Sulla provinciale di Pavia che attraversa Lomello, tra pioppi e campi di grano, si nasconde una villa liberty che il tempo ha trasformato in un racconto di passioni e sangue.

Villa Cerri, conosciuta anche come la villa degli amanti maledetti, deve il suo nome a una tragedia: il proprietario sorprese la moglie con lo stalliere al rientro da una battuta di caccia. Impazzito di rabbia, uccise entrambi prima di suicidarsi. Da allora si dice che le anime dei tre non abbiano mai lasciato la villa. Negli anni ’50 un’intera famiglia morì in circostanze misteriose, rafforzando la credenza sull’infestazione.

Castello di Montebello a Poggio Torriana (RN)

Tra le colline della Valmarecchia, dove la nebbia si stende come un velo sottile e il vento porta echi lontani, si erge il Castello di Montebello: il luogo in provincia di Rimini che, più di ogni altro, profuma di leggenda. Qui, tra mura medievali e silenzi che sanno di passato, vive, o forse sopravvive, lo spirito più celebre d’Italia: quello di Azzurrina.

La sua storia risale al 1370 circa. Figlia di Ugolinuccio di Montebello, la piccola nacque con una particolarità che, in quell’epoca superstiziosa, fu vista come un segno inquietante: era albina. Per proteggerla dalle dicerie e dagli sguardi diffidenti, la madre cercò di mascherare il colore dei suoi capelli con un pigmento naturale che, però, li rese di un riflesso azzurro come i suoi occhi. Il 21 giugno 1375 la bambina durante un temporale notturno è sparita e non è mai più stata ritrovata. Si dice che ogni solstizio d’estate, ogni cinque anni, la sua voce risuoni ancora tra le pietre fredde del castello. I tecnici che hanno registrato i suoni durante le indagini giurano di aver udito un pianto, un respiro, o un sussurro infantile che nessuno ha saputo spiegare.

Ca’ Dario a Venezia

Tra i palazzi che si specchiano malinconici sul Canal Grande, Ca’ Dario è quello che nessun veneziano vorrebbe ereditare. La facciata è splendida, ma la fama è sinistra. Da secoli si dice che chiunque ne diventi proprietario sia destinato a una fine tragica: suicidi, incidenti, rovine economiche. La maledizione iniziò con il suo primo proprietario, Giovanni Dario, segretario del Senato veneziano, e da allora nessuno è riuscito a spezzarla. C’è chi sostiene che la casa sui canali di Venezia sorga sopra un antico cimitero templare, altri parlano di un talismano maledetto nascosto nel portone d’acqua. Ma le coincidenze sono troppe per ignorarle: ogni nuovo inquilino ha conosciuto una fine drammatica.

Villa Caboto a Mondello (PA)

A pochi passi dal mare di Mondello, tra palme e silenzi improvvisi, si erge Villa Caboto, una casa anni Quaranta che il tempo ha inghiottito. È stata ufficialmente abbandonata negli anni ’80 e su di lei si raccontano davvero tante storie: c’è chi giura di aver visto una vecchia signora davanti all’ingresso, chi ha sentito pugni invisibili e chi ha notato luci che si accendono e spengono da sole, come se la casa respirasse. Ma c’è anche chi parla di una ragazza assassinata da un padre geloso, e chi di una strage di soldati tedeschi dopo la fine della guerra.

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I castelli dove si svolge The Traitors, il reality psicologico con Alessia Marcuzzi

Alessia Marcuzzi torna a condurre e lo fa con un programma attesissimo: The Traitors. Il reality mistery con un tocco di atmosfera da romanzo giallo porta il cast a sfidarsi per indovinare il traditore.

Ma c’è un altro protagonista che ruba la scena: i castelli in cui si svolge il gioco. Autentici gioielli simbolo della Val di Non… ecco dove si svolge il reality The Traitors.

I castelli del Trentino nel reality The Traitors

Il reality show The Traitors Italia condotto da Alessia Marcuzzi sceglie la Val di Non come luogo principale grazie ai suoi tanti castelli. Ma quali sono quelli utilizzati?

Castel Valer

Castel Valer, con la sua torre ottagonale alta più di quaranta metri, domina il paesaggio come un guardiano silenzioso. Qui i “Fedeli” si sono riuniti per indagare, discutere e cercare di smascherare i “Traditori”. Le stanze eleganti, i corridoi affrescati e i saloni rinascimentali hanno ospitato secoli di storia nobiliare e, per l’occasione, nuove trame moderne fatte di strategie e bugie. Passeggiare oggi tra le sue sale è come entrare in una partita ancora in corso: ogni angolo sembra sussurrare segreti e sguardi sospetti.

Se dovessimo eleggere uno dei castelli più eleganti della Val di Non il titolo lo vincerebbe Castel Valer che con la sua posizione panoramica e il panorama attorniato di meleti fa battere il cuore. Conta più di 1.000 anni di storia alle spalle ed è possibile visitarlo con l’aiuto di guide esperte che ne raccontano storia e curiosità. Chi desidera visitarlo può raggiungerlo facilmente da piazza Carlo Antonio Pilati a Tassullo dove è anche presente un parcheggio.

Castel Nanno

A pochi chilometri di distanza, Castel Nanno offre un’atmosfera completamente diversa: più spettrale, più enigmatica. Qui, nel corso del reality, i concorrenti hanno affrontato prove immerse in un’energia quasi magica. Il maniero, avvolto da leggende e racconti di antichi fantasmi, è considerato uno dei più misteriosi della Val di Non. Dicono che le sue mura abbiano assistito a storie di amori proibiti e vendette, e guardandolo da vicino è impossibile non sentire un brivido.

Visitandolo, ci si ritrova catapultati in un’altra epoca: quella in cui la paura e la curiosità camminavano di pari passo. Dall’anima elegante e austera, ma con un giardino curatissimo e dall’atmosfera magica, incanta i visitatori. È tra i castelli più suggestivi del territorio e da qui si possono scoprire leggende come quelle degli innamorati Melisenda e Ludovico, oppure apprendere leggende legate a streghe arse vive.

E se pensate che questi due castelli siano gli unici scenari degni di un reality psicologico, vi sbagliate di grosso: la valle del Trentino Alto-Adige è una costellazione di manieri, torri e residenze nobiliari che meritano di essere scoperte una a una.

Dove vedere il reality the Traitors

Il reality, nato nei Paesi Bassi con il titolo De Verraders e diventato un successo internazionale premiato ai BAFTA e agli Emmy, è arrivato in Italia in grande stile. Dal 30 ottobre su Prime Video potrete immergervi nei primi quattro episodi, mentre il gran finale andrà in onda il 6 novembre.

Sei puntate per scoprire chi sono i veri traditori…e fin dove si può spingere l’animo umano pur di vincere.

The Traitors Italia con Alessia Marcuzzi

ANSA

The Traitors Italia, il nuovo reality con Alessia Marcuzzi
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Halloween in castello: eventi e attrazioni da non perdere quest’anno

Quest’anno lasciatevi trasportare nel mondo di mistero e brividi racchiuso nei castelli più suggestivi d’Italia. Dalla Rocca Sanvitale di Fontanellato al Castello di Susans a Majano, passando per Roccascalegna e l’affascinante Grazzano Visconti, ogni dimora storica si trasforma in un teatro di atmosfere spettrali e magie inquietanti.

Passeggiate tra corridoi avvolti nel buio, giardini che sembrano usciti da un racconto gotico e stanze animate da proiezioni e suoni sinistri. Forse vi imbatterete in apparizioni leggendarie o in storie che fanno gelare il sangue e, dopo l’emozione dei brividi e delle avventure, concedetevi una pausa con dolcetti e prelibatezze a tema Halloween, perfetti per ricaricare le energie prima di scoprire nuovi segreti dei castelli.

Quali sono gli eventi da non perdere? Ecco i nostri consigli per trascorrere Halloween in un castello!

Halloween alla Rocca Sanvitale di Fontanellato

La Rocca Sanvitale di Fontanellato, tra i castelli più incantevoli dell’Emilia Romagna, apre le sue porte per tre appuntamenti speciali ad Halloween. Venerdì 31 ottobre, alle 19:00 e alle 21:00, il mentalista emiliano Francesco Busani guiderà famiglie, bambini e ragazzi in un percorso tra le sale storiche del castello, per poi incantarli con illusioni ispirate a fiabe e saghe fantasy.

Sabato 1° novembre, spazio al ‘Patto delle Streghe’: visite guidate animate da figure stregonesche accompagneranno le famiglie in un’avventura interattiva tra gli spazi della Rocca, con indovinelli e incantesimi da svelare. Sempre sabato, ma alle 21:00, Busani torna con uno spettacolo per adulti e ragazzi dai 14 anni alla scoperta del proprio potere interiore tra suspense e suggestione. I posti per questi eventi sono limitati e la prenotazione è obbligatoria.

Festa di Halloween al Castello di Susans a Majano

Al Castello di Susans, a Majano, Halloween diventa una notte di magia e divertimento tra atmosfere incantate e brividi da favola. Musica, luci suggestive e sorprese misteriose trasformano il castello in un luogo dove grandi e piccoli possono vivere emozioni uniche. Preparatevi a spaventi divertenti, spettacoli magici e momenti di pura fantasia, perfetti per una serata indimenticabile.

Spettacoli e visite a Grazzano Visconti

Venerdì 31 ottobre, il borgo di Grazzano Visconti si trasforma in un palcoscenico di spettacoli, balli e musica, con visite speciali al Castello e al parco tra sedute spiritiche, medium e apparizioni spettrali. Gli stand gastronomici della Pro Loco diffondono i profumi caldi dell’autunno, mentre travestimenti e maschere completano l’atmosfera magica e inquietante della serata.

Il weekend prosegue con l’AfterHalloween, sabato 1 e domenica 2 novembre: animazioni nel borgo, bancherelle artigianali, mostra fotografica e laboratori per bambini come “Decoriamo le zucche”. Non mancheranno danze e musica celtica, la magia di Mago Vincent e spettacoli itineranti, oltre a visite guidate animate al Castello.

Notte al Castello di Monticello d’Alba

Dal 31 ottobre al 2 novembre 2025, il Castello di Monticello d’Alba apre le sue porte per vivere Halloween tra mistero e divertimento. Venerdì 31 ottobre, adulti e ragazzi dai 6 anni in su potranno partecipare a visite serali guidate al buio, per un’esperienza suggestiva e avvolta nell’ombra. Sabato 1 e domenica 2 novembre, l’Halloween Family Tour trasforma il castello in un’avventura per bambini: con un kit di gioco alla mano, i piccoli esploratori cercheranno indizi nascosti tra le sale, fino a scoprire una dolce sorpresa finale.

Halloween al Castello di Roccascalegna

Venerdì 31 ottobre 2025, il Castello di Roccascalegna, tra i castelli più belli d’Abruzzo, si anima per Halloween con magia, mistero e brividi. Dalle 19:00, illusionisti, streghe, cartomanti e fantasmi guideranno i visitatori in un percorso immersivo tra sale storiche, corridoi gotici e luci suggestive. ABA The Illusionist stupirà il pubblico con due spettacoli serali, mentre costumi, musica, zucche illuminate ed effetti scenici renderanno la notte indimenticabile. Un’esperienza unica tra storia, mito e fantasia, da vivere con coraggio…e costume a tema obbligatorio!

A scuola con Val Helsing al Castello di Agazzano

Infine, al Castello di Agazzano di Piacenza, dal 31 ottobre al 2 novembre 2025, il celebre Van Helsing guiderà i giovani aspiranti cacciatori di vampiri in un’avventura unica tra cunicoli e segrete del castello. I bambini dai 6 anni in su, accompagnati da un adulto, affronteranno enigmi e misteri per individuare entità maligne da sconfiggere e, al termine del percorso di circa 45 minuti, riceveranno il diploma di cacciatore di vampiri. La manifestazione si svolge anche in caso di maltempo e la prenotazione è obbligatoria.