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Horseshoe Bend, dove il Colorado dipinge un sogno in smeraldo e arenaria

L’altopiano dell’Arizona custodisce scenari che sembrano usciti da un’epoca remota, di quelli che è difficile persino immaginare. A pochi chilometri da Page, il deserto si distende in una sequenza di ondulazioni sabbiose, arbusti radi e lastre di arenaria che riflettono la luce. L’aria vibra mentre l’orizzonte resta fermo, immobile, esteso fino alle terre della Navajo Nation. Poi, senza preavviso, il terreno si apre su un abisso rotondo, una sorta di arco roccioso modellato con una precisione che lascia interdetti.

Il Colorado appare in fondo al canyon, verde brillante, incastonato tra pareti verticali che toccano trecento metri d’altezza. Si è arrivati di fronte a un vero e proprio capolavoro della natura, di quelli che non si vedono tutti i giorni: l’Horseshoe Bend.

A prima vista sembra un dipinto. L’acqua curva in un’ansa perfetta, una grande U che racchiude un blocco di arenaria scolpito dal tempo. Le pareti rosea-ramate disegnano linee e venature intricate, mettendo in evidenza la storia geologica della regione. Ogni gradazione cromatica racconta processi profondi, antichi, stratificati attraverso ere quasi inconcepibili. L’impatto emotivo è immediato: il vuoto centrale crea un richiamo irresistibile e la vastità della scena travolge qualsiasi riferimento quotidiano.

Origine e dinamiche geologiche dell’Horseshoe Bend

Per spiegare l’evoluzione dell’Horseshoe Bend (ovvero un meandro dalla forma di un ferro di cavallo) bisogna tornare a sei milioni di anni fa. All’epoca la regione era caratterizzata da basse quote e il Colorado scorreva in modo placido su una pianura alluvionale quasi piatta. Il corso disegnava curve morbide che seguivano le microvariazioni del terreno.

Poi tutto cambiò perché l’altopiano iniziò ad alzarsi. Non a caso, le cause di questo sollevamento vengono studiate ancora oggi. Questa risalita della superficie terrestre intrappolò il fiume. La corrente iniziò a incidere verso il basso con un’energia straordinaria, scavando un canyon sempre più profondo. Sedimento dopo sedimento, si aprì un solco enorme che portò alla rimozione di un intero miglio di rocce sovrastanti. In questo modo emerse l’arenaria Navajo, roccia dominante dell’attuale paesaggio.

Page, Horseshoe Bend

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I colori dell’Horseshoe Bend

La curva del Colorado ha assunto una geometria netta grazie a questo lavoro incessante. La U si è modellata lentamente, con il fiume che ha seguito il suo antico tracciato ma scavando sempre più in profondità. L’evoluzione, nel corso del tempo, non si è di certo fermata. Gli esperti, infatti, prevedono che in futuro l’acqua taglierà la base dell’ansa e originerà un arco naturale, per poi abbandonare il meandro lasciando un bacino isolato (un processo già osservabile nel tratto dello Utah chiamato Rincon).

Il punto panoramico oggi raggiunge 1300 metri di altitudine, mentre il Colorado scivola a quota mille.

Escursioni e cosa vedere

L’accesso avviene attraverso un sentiero che parte dal parcheggio collocato lungo la US-89. All’inizio la pista presenta un tratto in salita moderata con sabbia e pochi arbusti resistenti alla siccità. La prima parte conduce a una struttura ombreggiata che funge da punto informativo. Qui, alcuni pannelli illustrano in sintesi la storia geologica della regione.

Proseguendo, il terreno scende gradualmente verso il canyon. La sabbia diventa più fine, quasi polvere, e ogni passo solleva piccole nuvole dorate. Il silenzio è rotto soltanto dal vento che corre lungo la superficie dell’altopiano. Procedendo verso il bordo, la linea dell’orizzonte si spacca e appare il vuoto assoluto.

La scena che emerge è sconvolgente. La curva del fiume si impone con una pulizia grafica che sfiora l’incredibile. L’acqua sembra incastonata nella roccia, e la tonalità verde crea un contrasto netto con il rosso delle pareti. Il blocco centrale di arenaria, modellato dal tempo, assume la forma di una piattaforma arcuata sospesa sopra il corso d’acqua.

Una parte del bordo dispone di una barriera metallica installata per contenere gli eccessi dei visitatori. Il resto del crinale resta privo di protezioni e richiede attenzione estrema. L’assenza di ombre e la luce intensa rendono tutto più netto, accentuando le sensazioni fisiche: l’altezza appare sconfinata, il vento fa vibrare l’aria e la gravità sembra tirare verso il basso con una forza più percettibile del solito.

Le prospettive cambiano spostandosi lateralmente. Da alcuni punti si osservano meglio le venature della roccia. Da altri si percepisce la profondità dell’acqua che scorre placida sotto il massiccio centrale. In fondo al canyon compaiono spesso piccole zattere che sembrano punti mobili in un enorme scenario immutabile. Sono imbarcazioni che partono dalla Glen Canyon Dam, pochi chilometri più a nord. Chi scende al livello del fiume vive una lettura del paesaggio completamente diversa, perché le pareti si alzano come mura gigantesche e il Colorado appare più silenzioso, pronto a raccontare il proprio passato sedimentato tra curve e solchi.

Per chi desidera un punto di vista ancor più emozionante, da Page partono voli panoramici con elicotteri o aerei leggeri. L’altura consente di cogliere l’intera struttura dell’ansa in un unico sguardo e di apprezzare la geometria esatta delle linee incise nella roccia.

Come arrivare e info utili

Horseshoe Bend si trova all’interno della Glen Canyon National Recreation Area, a breve distanza da Page. Il terreno a sud appartiene alla Navajo Nation.

  • Dalla Monument Valley: si percorre la AZ-98 verso ovest fino a Page. Una volta raggiunta la US-89, si svolta a sinistra e si procede per circa due chilometri e mezzo.
  • Dal Grand Canyon: l’itinerario procede verso nord lungo la US-89 fino alle indicazioni per l’Overlook Trail.
  • Da Las Vegas o Kanab: dopo la Glen Canyon Dam si continua verso sud per otto chilometri fino al bivio per il parcheggio.

Tariffe

L’area panoramica resta a ingresso libero. Il parcheggio prevede un contributo:

  • 10 dollari per auto e camper;
  • 5 dollari per moto.

Questo servizio non rientra nel pass dei parchi nazionali poiché l’area ricade sotto gestione locale e su terreno parzialmente tribale.

Il momento migliore della giornata

Il periodo più luminoso va dalla tarda mattina al primo pomeriggio. In queste ore la luce raggiunge sia il canyon sia il fiume con intensità uniforme, valorizzando ogni dettaglio. Chi preferisce temperature più sopportabili punta all’alba. Le prime ore del giorno regalano tonalità morbide e un’atmosfera più tranquilla. La roccia assume sfumature dorate che esaltano i contrasti con l’acqua, e il silenzio amplifica la grandezza dello scenario. Il tramonto crea un quadro diverso: la luce cala dietro l’ansa e le pareti entrano gradualmente in ombra. Il cielo passa da arancio a viola e gli ultimi minuti prima del buio donano colori intensi.

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Il Parco di Erawan e il fiume Kwai nella foresta: la Thailandia fuori rotta

C’è una Thailandia un po’ inaspettata e ancora non troppo conosciuta, fatta di fiumi nella foresta, di cascate balneabili, di case galleggianti, sport e animali tropicali. È la Thailandia di Kanchanaburi, a ovest di Bangkok, quasi al confine con il Myanmar, dove la natura si fonde con la storia. Destinazione per un viaggio meno scontato? Il fiume Kwai e il Parco Nazionale di Erawan per un relax immersivo e silenzioso.

Tra storia e natura: la provincia di Kanchanaburi

A circa due ore e mezza da Bangkok, Kanchanaburi è un mondo a parte: una distesa di montagne, fiumi e foreste pluviali che si estende fino al confine con il Myanmar.

Nei dintorni della cittadina si può visitare la celebre Ferrovia della Morte, costruita durante la Seconda guerra mondiale dai prigionieri di guerra per collegare Bangkok a Rangoon: un’opera durissima, costata la vita a più di centomila uomini, e oggi divenuta simbolo di pace e memoria. Si può attraversare in treno un tratto della ferrovia, visitare l’iconico ponte sul fiume Kwai, i cimiteri e musei che ricostruiscono eventi e dolori di quegli anni; ma la regione vanta anche una delle aree naturali più spettacolari della Thailandia occidentale.

Le sette cascate di Erawan

Il Parco Nazionale di Erawan, fondato nel 1975 e oggi uno dei più visitati del Paese, è un piccolo paradiso di foresta tropicale, grotte e piscine naturali che si fanno spazio in mezzo al verde. Il suo nome deriva dall’elefante mitologico a tre teste della religione induista: le sette cascate che scendono lungo il versante della montagna ricordano proprio la sua forma maestosa.

Parco Nazionale di Erawan

AS

Una delle sette cascate del Parco Nazionale di Erawan

L’acqua è di un azzurro lattiginoso quasi surreale, dovuto alla presenza di calcare e minerali (diventa un po’ più torbida solo dopo la pioggia che smuove il terreno). Ogni livello ha la sua personalità: le prime cascate sono più accessibili, ideali per chi vuole rilassarsi, mentre le ultime richiedono un po’ di trekking e non sono proprio per tutti. Si cammina lungo un sentiero immerso nella vegetazione, ma ben attrezzato e segnalato, tra alberi di teak e ficus giganti, punti per la pausa e servizi. Camminando, se si presta attenzione, non è raro incontrare farfalle tropicali e scimmie curiose.

Prima di entrare, nel parcheggio, ci sono negozi e ristoranti, ma anche nel parco si trovano bar per snack e bibite. Poco dopo l’ingresso, prima delle cascate, c’è un punto per ritirare i giubbotti di salvataggio (20 Baht per l’intera giornata), che sono obbligatori per fare il bagno. Tutte le piscine naturali sono balneabili; dalla seconda alla quarta senza particolari difficoltà. Chi arriva al settimo livello può tuffarsi in piscine naturali dove l’acqua è fresca e trasparente, tra piccole grotte e rocce levigate, quasi in solitudine perché in pochi arrivano fino a sopra. Un consiglio: non fatevi impressionare dai pesci grandi, e neanche dai pescetti piccolini che sembrano pizzicare i piedi proprio vicino alla roccia; una volta in acqua vi lasceranno stare e ci si potrà godere uno dei più bei bagni di sempre.

thailandia Parco di Erawan

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Le piscine naturali del Parco di Erawan

Dormire sul fiume Kwai

Oltre alle cascate, una delle esperienze più magiche è quella di dormire sul fiume Kwai, nelle tradizionali raft houses o nei lodge galleggianti immersi nella giungla. Le Jungle Rafts, per esempio, sono eco-lodge galleggianti costruiti in legno di bambù, privi di elettricità, illuminati solo da lanterne e candele. Alcune strutture sono semplici e romantiche, altre offrono tutti i comfort di un resort, ma tutte condividono la stessa vista: il fiume che scorre lento, i rumori della foresta, le luci che si riflettono sull’acqua. I “villaggi” si raggiungono con barchette che partono dal porticciolo di Phutakien Pier. Ovviamente non ci si deve stupire per l’incontro ravvicinato con qualche animale tropicale, come scimmie, varani o serpenti, e al mattino potrebbe esserci un elefante che si bagna nel fiume a dare il buongiorno. Al tramonto, quando la foresta si tinge d’oro, si capisce davvero cosa significhi “fuori rotta”: non ci sono suoni artificiali, solo il respiro del fiume e i richiami degli uccelli.

fiume Kwai thailandia

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Un elefante nelle acque del fiume Kwai

Cosa fare: escursioni e sport

Dai resort partono diverse esperienze fluviali più o meno avventurose, per tutti i gusti e per ogni età: dal bamboo rafting, la discesa del fiume su una zattera di bambù, alle gite in kayak o in barca fino alle cascate di Sai Yok Yai, nel vicino Sai Yok National Park. In barca si può risalire anche fino alla Lawa Cave, una grotta profonda e misteriosa.  All’interno, stalattiti e stalagmiti formano colonne naturali che brillano alla luce delle torce: secondo le leggende locali, la grotta era abitata da spiriti e animali sacri.

thailandia fiume Kwai

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bamboo rafting, la discesa del fiume su una zattera di bambù

Tra le attività più amate c’è la zipline del Tree Top Adventure Park, un percorso sospeso tra gli alberi con passerelle, ponti e funi che offrono panorami mozzafiato sulla giungla. Oppure si può pedalare lungo i sentieri che costeggiano il fiume con un tour in mountain bike, fermandosi nei piccoli villaggi dove il tempo sembra essersi fermato.

Molti resort propongono anche esperienze più lente e tradizionali, come la pesca al tramonto, le passeggiate a dorso d’elefante nei centri etici o i laboratori di cucina thailandese con ingredienti locali. Per i più audaci, il kayak notturno è tra cielo e acqua.

fiume Kwai

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Navigazione sul fiume Kwai

Quando andare e come arrivare

Il periodo migliore per visitare il Parco di Erawan e il fiume Kwai va da novembre a marzo, quando il clima in Thailandia è generalmente secco e piacevole. Ma anche durante la stagione delle piogge, da giugno a ottobre, il paesaggio si trasforma: la foresta è più verde, le cascate sono al massimo della loro portata e i rovesci durano spesso solo poche ore.

Da Bangkok, Kanchanaburi si raggiunge facilmente in treno, bus o auto privata in circa due ore e mezza. Da qui partono le escursioni giornaliere per Erawan National Park, Sai Yok, Lawa Cave e per i resort lungo il fiume.

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Perché gli americani amano sposarsi in Italia e vivere un sogno

Il fascino dell’Italia continua a esercitare una forza magnetica sugli Stati Uniti, soprattutto quando si parla di matrimoni e viaggi romantici. Secondo una recente indagine, il Belpaese risulta infatti al secondo posto al mondo come meta preferita dagli americani per celebrare le nozze e figura tra le destinazioni predilette anche per la luna di miele.

Gastronomia, arte, paesaggi, storia e un patrimonio culturale unico al mondo creano lo scenario ideale per chi desidera vivere un’esperienza indimenticabile.

Trasformare il “sogno italiano” in esperienza

Questa tendenza è stata confermata dal recente tour americano organizzato da ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, che ha fatto tappa a New York, Boston e Miami, con il coinvolgimento di operatori travel, stampa specializzata e agenzie incoming. Tra le protagoniste, Angelica Ferri Personali, proprietaria del resort storico Villa La Personala di Mirandola, dimora di famiglia trasformata in una raffinata struttura ricettiva e promotrice di VLP Events. La missione aveva un obiettivo preciso: dimostrare che l’immaginario romantico legato all’Italia può tradursi in soggiorni su misura, non più soltanto di breve durata, ma capaci di offrire esperienze immersive.

Per Ferri Personali, l’interesse degli americani per il nostro Paese è indiscutibile e radicato in un immaginario collettivo che vede l’Italia come sinonimo di bellezza senza tempo, cultura e piaceri gastronomici. La vera sfida, tuttavia, non è catturare l’attenzione, già presente nel loro immaginario, ma creare percorsi personalizzati che li incentivino a rimanere più giorni, trasformando il viaggio da semplice visita a esperienza costruita sui loro desideri.

La nuova frontiera del wedding tourism

Scorcio di Piazza Grande a Modena

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La bellissima Piazza Grande a Modena

Il fenomeno riguarda l’intera penisola, ma anche territori meno associati al turismo luxury stanno guadagnando terreno. Tra questi emerge l’Emilia-Romagna, regione da sempre legata alla tradizione motoristica, gastronomica e culturale. Secondo Ferri Personali, la sua forza risiede nella posizione strategica: da Modena è possibile raggiungere in poco tempo città simbolo come Milano, Venezia, Firenze e Bologna, senza percepire distanze proibitive. Per il viaggiatore americano, abituato a spostamenti ben più lunghi, un transfer di un paio d’ore non costituisce un ostacolo ma è parte dell’esperienza.

Accanto alla logistica favorevole, il territorio propone un insieme di elementi allineati alle aspirazioni del turismo romantico di fascia alta: sapori autentici e tutelati, come il Parmigiano Reggiano e l’aceto balsamico tradizionale, esperienze immersive nel mondo dei motori con brand d’eccellenza come Ferrari, Lamborghini, Maserati e Ducati, senza dimenticare il patrimonio teatrale, museale e naturalistico che arricchisce la permanenza.

Il valore dell’accoglienza personalizzata

Uno dei punti centrali emersi dal road-show riguarda l’importanza del contatto diretto con gli operatori internazionali. La presenza personale della proprietà, anziché la mediazione di un dipartimento marketing, ha rappresentato per i professionisti americani un segnale di autenticità e affidabilità. Ferri Personali sottolinea che la formula vincente di Villa La Personala risiede proprio nella capacità di coinvolgersi in prima persona, offrendo a chi organizza un unico referente capace di seguire ogni fase della pianificazione. Un modello che incontra le aspettative dei viaggiatori statunitensi, inclini a prediligere esperienze tailor made e servizi esclusivi.

Gli incontri negli Stati Uniti hanno evidenziato inoltre quanto il cliente americano debba essere conquistato tramite la relazione diretta, non con semplici attività promozionali digitali. Ogni città toccata dal tour ha mostrato sfumature differenti: Boston risulta più orientata all’offerta culturale e storica, mentre Miami manifesta una predilezione per il comfort, l’intrattenimento e l’idea di vacanza spettacolare. Il fil rouge rimane tuttavia il lifestyle italiano, percepito come ideale assoluto di qualità di vita.

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Le piste di pattinaggio più belle a Natale 2025: tra magia e ghiaccio

Il Natale porta con sé un’atmosfera da fiaba, ricca di luci scintillanti, profumi speziati e tradizioni che riscaldano il cuore. Tra queste, pattinare sul ghiaccio è un’esperienza che unisce grandi e piccoli, e regala momenti di puro divertimento e magia. Che si tratti di una romantica passeggiata sul ghiaccio o di una giornata spensierata con la famiglia, le piste di pattinaggio diventano veri e propri centri di attrazione natalizia.

In tutta Italia, molte città allestiscono piste in occasione dei mercatini di Natale, con scenari incantati che combinano sport, arte e gastronomia. Scopriamo insieme alcune delle destinazioni più suggestive per il Natale 2025, senza dimenticare le mete europee per chi desidera una vacanza all’insegna del ghiaccio e della magia.

Piste di pattinaggio ad Aosta

Per il Natale 2025, Aosta ospita la pista di pattinaggio per la prima volta in Piazza Narbonne, fino all’11 gennaio 2026. Qui grandi e piccini possono divertirsi sul ghiaccio naturale, a pochi passi dal mercatino natalizio, e approfittare di ausili per i neofiti.

Le dimensioni della pista, 10×30 metri, garantiscono ampio spazio per muoversi in libertà, mentre l’offerta include noleggio pattini, sconti per gruppi e la possibilità di sottoscrivere abbonamenti per le visite più frequenti. Durante tutto il periodo festivo, la pista è animata da eventi e attività dedicate ai bambini, per un momento di gioia per tutta la famiglia.

Piste di pattinaggio a Torino

Torino, splendida in ogni stagione, diventa durante il Natale un vero e proprio villaggio festivo. Tra le attrazioni più amate spicca la pista di pattinaggio in Piazza Solferino, cuore pulsante del Mercatino di Natale torinese: tra bancarelle di prodotti artigianali e prelibatezze piemontesi, grandi e piccoli possono godere di momenti di svago in un’atmosfera unica. La pista si estende nell’area tra la Fontana Angelica e la statua equestre di Ferdinando di Savoia, in uno sfondo storico e suggestivo che rende l’esperienza ancora più magica.

Per gli appassionati di pattinaggio su ghiaccio, anche il Palavela on Ice rappresenta una meta imperdibile. Aperta al pubblico fino al 19 aprile 2026, la pista olimpica è tra le più belle d’Italia e permette di trascorrere ore di divertimento in compagnia di familiari e amici, in un contesto ampio e confortevole.

Piste di pattinaggio a Bolzano

Mercatino di Natale a Bolzano

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Il suggestivo Mercatino di Natale a Bolzano

Bolzano è una delle capitali del Natale in Italia, grazie ai mercatini famosi in tutto il mondo. La pista di pattinaggio in Piazza del Municipio è diventata un simbolo delle festività, immersa tra luci, decorazioni e le tipiche casette in legno.

Ampia e ben attrezzata, offre anche il servizio di noleggio pattini, per rendere accessibile il divertimento a chiunque voglia vivere l’emozione di scivolare sul ghiaccio in pieno centro.

Piste di pattinaggio a Milano

Anche Milano regala esperienze natalizie di grande fascino. Fino al 6 gennaio 2026, è possibile godersi il Villaggio delle Meraviglie di Porta Venezia, dove giochi, spettacoli e attrazioni a tema regaleranno giornate all’insegna dell’allegria. Non manca una pista di pattinaggio lunga 80 metri e con un’ampiezza di 1.000 mq, in parte coperta e riscaldata e in parte all’aperto, adatta a tutti i livelli di esperienza.

Il villaggio prevede inoltre una pista Baby coperta, pensata per i più piccoli che vogliono muovere i primi passi sul ghiaccio in totale sicurezza.

Piste di pattinaggio a Verona e dintorni

A Verona, a partire dal 25 novembre 2025, si apre la possibilità di vivere il Natale su ghiaccio in contesti davvero originali. La pista di pattinaggio allestita nella grande vasca dei giardini di Piazza Arsenale dona un’esperienza unica, ideale per le famiglie e per chi desidera mettere alla prova le proprie abilità. Scivolare tra le luci e l’atmosfera festiva dei giardini diventa così un’avventura indimenticabile, capace di unire sport, divertimento e magia natalizia.

Nei dintorni, Bosco Chiesanuova, un pittoresco borgo della Lessinia, vanta una pista di pattinaggio immersa nella natura. Nell’abbraccio di boschi e paesaggi montani, i visitatori possono trascorrere ore di svago all’insegna del ghiaccio e del Natale, respirando l’aria pura della montagna. La pista rimarrà aperta dal 7 dicembre 2025 al 9 febbraio 2026, in un contesto suggestivo e facilmente raggiungibile dall’Hotel Veronesi La Torre, a circa un’ora di auto.

Infine, per chi desidera combinare pattinaggio e panorami che lasciano il segno, la pista del Ghiaccio di Sirmione, in via Montemurro a Colombare, disegna un’esperienza natalizia davvero speciale. Aperta da inizio dicembre a inizio gennaio, è accessibile a tutti e permette di trascorrere momenti magici con amici o familiari, ammirando al contempo le acque scintillanti del Lago di Garda e l’incantevole scenario che lo caratterizza.

Piste di pattinaggio a Roma

Anche la Città Eterna celebra il Natale con piste che sanno conquistare residenti e turisti. I villaggi IcePark offrono un ventaglio di opportunità per chi desidera divertirsi, con appuntamenti sparsi in varie zone della capitale. Tra queste, Piazza Smart Area Rambla accoglierà visitatori dal 22 novembre 2025 al 1 febbraio 2026 a Largo Beltramelli, mentre Piazza Cavour proporrà la sua pista dal 1 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026.

Non mancano le occasioni anche in Piazza Re di Roma, aperta dall’8 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026, e a Ladispoli, con pista disponibile dal 22 novembre 2025 al 1 febbraio 2026 in Piazza Rossellini. In ogni location, la combinazione tra pista di ghiaccio e atmosfera natalizia crea scenari di grande fascino, ideali per vivere giornate di spensieratezza.

Le piste più belle in Europa

Persone pattinano sulla pista di pattinaggio a Budapest, di fronte al castello Vajdahunyad

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La divertente pista di pattinaggio a Budapest

Anche chi desidera una vacanza natalizia oltre confine, troverà in Europa numerose mete dove il ghiaccio diventa protagonista. Qualche esempio?

A Londra, nel cuore di Hyde Park, si apre il Magico Regno di Ghiaccio dove oltre 500 tonnellate di ghiaccio e neve danno vita a sculture uniche, tra troll giganti, una fenice infuocata, un grifone alto cinque metri e un mostro marino. Oltre a pattinare, qui è possibile lanciarsi lungo uno scivolo di ghiaccio a forma di onda e scattare foto memorabili davanti al Palazzo delle Nuvole, per un’esperienza davvero immersiva.

A Budapest, il Városliget ospita una delle più grandi piste d’Europa, tra Piazza degli Eroi e il Castello di Vajdahunyad. La pista, che apre la settimana del 24 novembre 2025, offre anche noleggio pattini e lezioni di pattinaggio.

Infine, Berlino si trasforma in un paradiso invernale con la pista di Potsdamer Platz, nota anche come Center am Potsdamer Platz. Aperta dal 28 novembre 2025 fino al 31 gennaio 2026, la pista di 600 metri quadrati è un luogo ideale per famiglie, amici e amanti dello sport, che vogliono godere dell’atmosfera natalizia della capitale tedesca scivolando sul ghiaccio tra luci e decorazioni.

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Le Isole di Luce fanno brillare il Lago Maggiore: magiche trame d’acqua

C’è un’atmosfera che ogni inverno torna ad accendersi come una scintilla di magia tra le tranquille acque del Lago Maggiore, e che quest’anno sembra destinata a risplendere con ancora più intensità. La terza edizione di Isole di Luce è pronta a trasformare l’Isola dei Pescatori in un teatro suggestivo, sospeso tra riflessi, storia e poesia.

Dal 5 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026, ogni sera dalle 17:00 fino oltre la mezzanotte, il cuore del Golfo Borromeo si illuminerà di una festa che non è soltanto visiva, ma emozionale, immersiva, capace di fondere tradizione e immaginazione in un racconto che fluttua sull’acqua.

Un borgo antico diventa narrazione luminosa

L’Isola dei Pescatori, l’unica a essere abitata stabilmente nell’arcipelago Borromeo, porta con sé un’identità antica, legata alla quotidianità del lavoro sul lago, al ritmo delle stagioni e alle mani sapienti di uomini che conoscono ogni corrente, ogni silenzio, ogni attesa. Il progetto Isole di Luce non si limita a illuminare edifici e scorci caratteristici: li trasforma in voci, trame, ricordi. Quest’anno il tema scelto, Trame d’acqua sul Lago Maggiore, rende omaggio proprio alla tradizione della pesca, alle reti che diventano fili narrativi, ai gesti che si tramandano come preghiere, alla vita che scorre oltre il tempo.

I visitatori non si troveranno dinanzi a semplici giochi luminosi, ma avranno la sensazione di essere parte di una storia viva, intessuta di riflessi e di memoria. Le luci non sono decorazioni, ma parole, e raccontano l’identità profonda di un luogo che non ha perso la sua anima nemmeno davanti al fascino turistico. Camminare tra i vicoli, osservare le sagome delle case riflesse sull’acqua, respirare il profumo dell’inverno e del lago: tutto diviene esperienza.

Il Golfo Borromeo come palcoscenico del Natale

Isole Borromee illuminate a festa per Natale

Archivio DTL_Foto Marco Benedetto Cerini

Tutta la magia dell’Isola di Luce sul Lago Maggiore

E la magia non rimarrà confinata all’isola. Tutto il Golfo Borromeo entrerà in dialogo con l’evento, trasformandosi in un percorso diffuso di atmosfere, culture e incanti natalizi. Verbania, Stresa e Baveno uniranno la loro identità con quella dell’isola, contribuendo così a un racconto corale di luci, arte, musica e immaginazione.

A Verbania, il Natale si tinge del sogno senza tempo dello Schiaccianoci. Le facciate daranno vita ai protagonisti della fiaba, mentre uno spettacolare schermo d’acqua di oltre trenta metri permetterà agli spettatori di immergersi in un sogno fatto di zucchero filato, meraviglia e note di Čajkovskij, come se le atmosfere del balletto più amato dell’inverno potessero sfiorare chi guarda.

Stresa, elegante e raffinata come sempre, accompagnerà le illuminazioni artistiche con un calendario fitto di momenti dedicati alla tradizione e alla comunità. Le frazioni diventeranno scrigni di spiritualità grazie ai presepi allestiti lungo le vie, un percorso prezioso che toccherà anche l’Isola dei Pescatori, a sottolineare ancora una volta quanto il legame tra i luoghi e la loro narrazione sia parte della magia.

Infine, a Baveno, Villa Fedora si trasformerà nella scintillante Casa d’Oro di Natale. Il parco, già spettacolare durante l’anno, si trasformerà in un giardino incantato dove luci, spettacoli e musica saranno capaci di accogliere famiglie e viaggiatori in cerca di stupore. La Vigilia di Natale riserverà poi un momento indimenticabile: l’arrivo di Babbo Natale dal lago, come una figura mitica che emerge dal silenzio per ricordare che la fantasia non appartiene solo ai bambini.

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A bordo del Treno dei Presepi: date e itinerario di Natale

Il Treno dei Presepi è una delle iniziative più caratteristiche del periodo natalizio in Friuli Venezia Giulia, un’esperienza suggestiva che unisce la scoperta di luoghi ricchi di fascino alla magia delle tradizioni invernali.

Il convoglio storico parte da Gemona e raggiunge Sacile seguendo un itinerario d’altri tempi, immerso nel paesaggio montano e collinare, con una tappa dedicata all’incantevole borgo di Poffabro, famoso per i presepi artigianali.

L’evento si svolge l’8 dicembre e richiama ogni anno viaggiatori, famiglie e appassionati di storia ferroviaria che desiderano vivere il Natale in modo autentico.

Storia, atmosfere alpine e tradizioni popolari

Il viaggio inizia alla stazione di Gemona del Friuli alle 08:15, quando il treno storico rimette in moto il fascino delle carrozze d’epoca e percorre un paesaggio che, con l’arrivo dell’inverno, sembra rallentare e riflettere lo spirito delle festività. L’arrivo a Maniago è previsto per le 09:59 e, da qui, i passeggeri possono raggiungere Poffabro, dove il treno si ferma per quasi tre ore, fino alle 12:53. Il convoglio riparte quindi verso Budoia Polcenigo alle 13:46 e conclude la sua corsa a Sacile alle 14:07, dove si apre la seconda parte dell’esperienza.

Il ritorno è programmato nel tardo pomeriggio: si riparte da Sacile alle 17:38, si attraversano nuovamente le stazioni di Budoia Polcenigo e Maniago, e si fa rientro a Gemona del Friuli alle 20:53, chiudendo così una giornata scandita da luci, mercatini e profumi di festa.

Poffabro, il borgo che diventa un presepe vivente

Presepe a Poffabro, Friuli Venezia Giulia

Ph Luciano Gaudenzio – PromoTurismoFVG

Suggestivo Presepe a Poffabro

Il cuore più poetico dell’esperienza è senza dubbio Poffabro, uno dei borghi più affascinanti del Friuli, dove la tradizione del presepe è radicata e condivisa da tutta la comunità. Nel periodo natalizio il centro abitato si trasforma in un museo a cielo aperto, con centinaia di presepi realizzati a mano dagli abitanti e collocati in ogni angolo: balconi, finestre, scale, cortili, portici e vecchie stalle. I materiali utilizzati sono quelli della tradizione locale, capaci di armonizzarsi con le architetture in pietra e legno che caratterizzano il borgo.

Passeggiare tra le vie di Poffabro significa vivere un percorso esperienziale che evoca l’infanzia, le radici rurali e il silenzio delle piccole comunità di montagna. Durante l’inverno, la possibile presenza di neve contribuisce a rendere il paesaggio ancora più fiabesco, mentre le luci e la cura delle scenografie rendono la visita un appuntamento imperdibile per chi ama il Natale artigianale.

Sacile, scenografia urbana delle feste

Nel pomeriggio il viaggio conduce a Sacile, elegante cittadina lungo il Livenza e conosciuta come “il giardino della Serenissima” per l’estetica armoniosa, ispirata all’architettura veneziana. Durante le festività, si veste di luci, decorazioni e installazioni che trasformano le piazze e le vie dello shopping in un percorso incantato, dove storia e atmosfera convivono in modo equilibrato.

L’appuntamento natalizio comprende allestimenti diffusi, eventi, musica e iniziative dedicate a famiglie e bambini, come la celebre Piazza dei Balocchi in Piazza Manin. Nei pressi di Corte Palazzo Ragazzoni sono inoltre presenti le Casette del Gusto, uno spazio enogastronomico dove degustare specialità tipiche, prodotti locali e sapori legati alla tradizione invernale.

Informazioni utili e costi dei biglietti

Treno storico Centoporte

Ph Fabrice Gallina – PromoTurismoFVG

Il meraviglioso Treno storico Centoporte

L’iniziativa prevede tariffe accessibili per tutti, con particolare attenzione alle famiglie. Il costo del biglietto è di 15 euro per gli adulti e 7,50 euro per i ragazzi dai 4 ai 12 anni non compiuti. I bambini fino ai 4 anni viaggiano gratis, senza assegnazione del posto a sedere, secondo la consueta modalità delle iniziative ferroviarie storiche.

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Castello d’If, il luogo reale dove nasce la leggenda del Conte di Montecristo

Nel cuore del golfo di Marsiglia, su una minuscola isola sferzata dal vento e lambita da acque turchesi, sorge il celebre Castello d’If, una fortezza strategica costruita per proteggere la costa provenzale e controllare le rotte del Mediterraneo.

La sua fama planetaria esplode con il romanzo “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas padre, che trasforma le sue celle in un palcoscenico di vendetta e redenzione. Tra misteri, leggende e segrete che ancora sembrano custodire antichi sussurri, il Castello d’If è una delle tappe più suggestive di un viaggio in Provenza.

Immergersi nel leggendario Castello di Dumas

È soprannominato la “sentinella di Marsiglia“, il castello che fa parte dell’arcipelago delle Frioul. Il Castello d’If (in francese château d’If, in provenzale castèu d’It) è sorto tra il 1527 e il 1529 per volontà di Francesco I, desideroso di rafforzare la difesa del più importante porto francese dell’epoca.

La sua posizione, dominante e inespugnabile, si rivelò decisiva: nel 1536 la fortezza respinse l’attacco di Carlo V, dimostrando la sua potenza. Ma la storia prese presto un’altra direzione: divenne una prigione speciale, destinata a ospitare detenuti scomodi e personaggi illustri. I primi prigionieri arrivarono nel 1540, gli ultimi durante la Prima Guerra Mondiale.

Castello d'If a Marsiglia, leggendario e unico

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Il Castello d’If nel Golfo di Marsiglia

A caratterizzare la prigione sono due livelli che possiamo definire “mondi” opposti: al piano terra, buio e senza finestre, le condizioni igieniche erano drammatiche e l’aspettativa di vita bassissima, mentre al primo piano, luminoso e dotato di camino, venivano ospitati i detenuti che potevano permettersi un “affitto mensile” per avere condizioni più umane.

Nel corso dei secoli furono rinchiusi qui personaggi come Jean-Baptiste Chataud, accusato di aver introdotto la peste nel 1720, Mirabeau, la nobildonna Fanny Dillon, il rivoluzionario Auguste Blanqui, oltre a più di 120 incarcerati nel 1848 e più di 300 detenuti politici dopo il colpo di Stato del 1851. Perfino il corpo del generale Kléber, morto in Egitto, fu custodito qui per ordine di Napoleone.

I prigionieri, qui, hanno lasciato un’impronta indelebile con i loro graffiti, realizzati da operai incarcerati per le rivolte contro la chiusura delle Officine Nazionali e ben visibili ancora oggi. Questi segni sui muri raccontano le dure condizioni di detenzione e, al tempo stesso, trasmettono un messaggio di speranza che supera i secoli.

Ma il Castello d’If deve la sua fama mondiale al capolavoro di Dumas, “Il Conte di Montecristo”: qui prende forma la leggenda di Edmond Dantès e dell’Abbé Faria, rendendo l’isola un’icona letteraria raggiunta quotidianamente da appassionati e curiosi (che amano seguire tutte le location del celebre romanzo).

Perché l’autore de “I tre moschettieri” scelse proprio il Castello d’If? In precedenza, ebbe occasione di circumnavigare l’isola, percependo la sua aura cupa e affascinante. Decise così di trasformare quel luogo reale in un mito immortale grazie a uno dei capolavori più letti nella storia della letteratura mondiale.

Dove si trova e come raggiungerlo

Il Castello d’If si trova su una piccola isola dell’arcipelago del Frioul, proprio di fronte a Marsiglia, in Provenza, nel sud della Francia. È a circa 1,5 km dalla costa, nel golfo della città, e fa parte del Parco Nazionale delle Calanques. Si raggiunge in 20 minuti esclusivamente via mare con traghetti e navette turistiche che effettuano corse regolari dalla terraferma e partono dal Vieux-Port di Marsiglia.

Dall’Italia, si raggiunge Marsiglia in aereo o in auto. Nel primo caso, alcune città italiane come Milano, Roma, Torino e Bologna effettuano voli verso l’aeroporto marsigliese, mentre in auto si arriva comodamente percorrendo l’autostrada A10/E80 verso Ventimiglia, per poi proseguire verso la Francia lungo l’autostrada A8 (La Provençale), in direzione di Marsiglia.

Chi preferisce viaggiare in treno, può partire dalle principali città italiane (come Milano, Torino, Genova e Roma) collegate a Marsiglia Saint-Charles con treni diretti o con cambio a Nizza o Ventimiglia.

Visitarlo è un’esperienza suggestiva: il biglietto costa 7 euro per adulti ed è gratis sotto i 18 anni, e sono disponibili visite guidate e audioguide in diverse lingue. Vi consigliamo di reperire tutte le informazioni aggiornate sul sito ufficiale del castello Chateau-if.fr.

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Il gusto in volo: i segreti di Turkish Airlines, premiata per il cibo a bordo

Servire un buon pasto a 10.000 metri d’altezza non è semplice; ma ci sono piccoli accorgimenti, segreti dietro ai fornelli, iniziative speciali e coccole al palato che possono rendere il cibo in alta quota di qualità.

Turkish Airlines, ad esempio, ha messo in campo ricette e servizi già riconosciuti con premi internazionali: nel 2025 è stata eletta per la decima volta “Best Airline in Europe” agli Skytrax World Airline Awards e ha ricevuto da APEX il riconoscimento come “Best in Class in the World Class Food & Beverage Executions Category”, oltre al titolo di “World’s Most Sustainable Flag Carrier” ai World Finance Sustainability Awards.

Ma qual è il segreto? Per Turkish Airlines la ristorazione non è un semplice servizio di bordo, ma una forma di ospitalità culturale. L’obiettivo è offrire un’esperienza che rifletta l’identità gastronomica della Turchia, fondendo piatti della tradizione con ispirazioni moderne e internazionali. A bordo, piatti preparati da chef professionisti, menù ispirati alla cucina turca e mediterranea e un servizio curato nei dettagli trasformano il pasto in un’esperienza di viaggio a sé.

Il gusto a 10.000 metri

Dietro ogni portata servita in volo c’è un lungo lavoro di progettazione, sperimentazione e controllo qualità. I menù sono ideati da chef turchi e internazionali di Turkish DO & CO, la società di catering del gruppo, e includono – a rispecchiare il ricco patrimonio geografico e culturale della Turchia – piatti della cucina anatolica, mediterranea e internazionale con influenze francesi, italiane, ma anche indiane e cinesi.

Gli ingredienti scelti sono freschi e genuini, nel pieno rispetto degli standard igienici internazionali, con olio d’oliva, erbe aromatiche, verdure di stagione, frutti di mare e cereali che incarnano l’essenza della dieta mediterranea.

Ogni ricetta viene adattata alle condizioni del volo: a 10.000 metri, infatti, gusto e olfatto cambiano. Gli chef regolano di conseguenza condimenti, texture e temperature per offrire un equilibrio di sapori perfetto anche in quota. Degustazioni giornaliere e valutazioni della qualità garantiscono coerenza ed eccellenza, consentendo ai team culinari di perfezionare continuamente le ricette e offrire un’esperienza eccezionale a ogni volo.

La preparazione dei piatti

La ristorazione in volo presenta sfide tecniche uniche: i pasti vengono inizialmente cucinati a terra, poi refrigerati, suddivisi in porzioni e finalizzati dal personale a bordo.

La preparazione vera e propria dei piatti avviene nelle nove cucine gourmet del gruppo dislocate in TurchiaIstanbul, Sabiha Gökçen, Ankara, Antalya, Izmir, Bodrum, Trabzon, Dalaman e Adana — per garantire una produzione sempre fresca, stagionale e locale. Gli chef cucinano e preparano i piatti pronti per essere solo completati a bordo. Un processo complesso, che può influire sia sulla consistenza che sul sapore. Per questo gli chef adottano un “approccio boutique“, selezionando attentamente i menu e adattando i metodi di preparazione per preservare la freschezza e il sapore in ogni fase.

Ovviamente non possono essere dimenticate esigenze speciali, intolleranze e allergie, per questo la compagnia propone oltre 15 tipi di pasti speciali, adatti a esigenze religiose, etiche o salutistiche: halal, kosher, vegetariani, vegani, senza glutine, ipocalorici, a basso contenuto di colesterolo o per bambini. Tutti i pasti sono preparati secondo rigorosi standard igienici, con ingredienti freschi e controlli costanti in ogni fase. I passeggeri possono richiedere pasti speciali per motivi religiosi, medici o nutrizionali al momento della prenotazione o fino a 24 ore prima del volo.

I Flying Chefs, ambasciatori del gusto

Ma c’è un’esperienza davvero incredibile. Sui voli di lungo raggio e in Business Class, Turkish Airlines presenta i Flying Chefs, cuochi professionisti che fanno parte dell’equipaggio. La loro presenza, con il cappello a la divisa, aggiunge un tocco umano all’esperienza food in volo: collaborano con il personale di bordo, consigliano i passeggeri nella scelta dei piatti, curano l’impiattamento e aggiungono le ultime rifiniture ai piatti preparati a terra.

Il programma Flying Chefs rimane parte integrante della filosofia di servizio della compagnia: la loro missione è offrire ai passeggeri un’esperienza culinaria di lusso sopra le nuvole, dimostrando il meglio dell’ospitalità turca. I Flying Chefs sono responsabili della perfetta presentazione dei piatti in Business Class, assistono alla preparazione dei pasti nella cucina di bordo, ma soprattutto interagiscono con i passeggeri, fornendo consigli sui piatti e appuntando richieste o esigenze particolari. Effettivamente ci si sente coccolati in volo.

chef Turkish

AS

I Flying Chefs sono cuochi professionisti che fanno parte dell’equipaggio

I piatti preferiti

Ma cosa si mangia in volo? E perché piace così tanto? Il menu di Turkish Airlines è un ponte tra Oriente e Occidente e vuole soddisfare tutti i gusti. Accanto ai grandi classici della cucina turcameze, kebab, börek, baklava e lokum– trovano spazio piatti di ispirazione internazionale come ricette francesi, italiane, indiane e cinesi.

Tra le specialità più amate: il lahmacun (focaccia turca con carne macinata e spezie); l’agnello brasato con purè di sedano rapa e salsa al timo; la zuppa di polpette agrodolci e i dolci turchi con gelato di Kahramanmaraş o helva al tahina. Apprezzatissimo anche il meze, una selezione di piccoli piatti serviti come antipasti, servito con pane caldo e olio d’oliva turco. Il tè turco, simbolo nazionale iconico, viene servito da una versione modernizzata del tradizionale semaver.

Il pane più antico del mondo

A bordo di Turkish Airlines si mangia il “pane più antico del mondo”, un prodotto realizzato con grani Einkorn ed Emmer, considerati i più antichi dell’Anatolia, culla di civiltà millenarie.  Il progetto, denominato The Oldest Bread, è stato presentato per la prima volta il 22 settembre 2024 sul volo TK3 da Istanbul a New York.

Preparato fresco da Turkish DO & CO con la consulenza dello storico della cucina turca Ömür Akkor e dell’accademico Çetin Şenkul, il pane nasce come omaggio all’agricoltura anatolica, le cui radici risalgono a circa 12.000 anni fa nella regione di Taş Tepeler. Qui, secondo gli studiosi, l’uomo passò da cacciatore-raccoglitore a coltivatore, “addomesticando” il grano e dando origine alle prime forme di agricoltura. Servito caldo in un sacchetto speciale insieme a burro e olio d’oliva, questo pane è ora disponibile per tutti i passeggeri di Business Class sui voli intercontinentali.

pasti in aereo

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A bordo di Turkish Airlines si mangia il “pane più antico del mondo”

Economy e Business, la qualità non ha classe

Un menù che cambia a seconda delle destinazioni e delle stagioni; con livelli di qualità impeccabili sia in Economy che in Business Class.

In Business Class l’esperienza è più immersiva: oltre agli chef, si trovano tovagliato, posate in acciaio, calici in vetro e un servizio che ricorda quello di un ristorante di terra. Un’esperienza che continua o parte già dalla bellissima Lounge di Istanbul, parte in tutto e per tutto del viaggio, con le varie postazioni di cibo tradizionale preparato al momento, buffet per tutti i gusti, bevande calde e fredde.

In Economy, invece, si privilegia la praticità senza rinunciare alla qualità: stoviglie in melamina resistente al calore, piatti curati e la stessa attenzione agli ingredienti freschi e di stagione. In entrambe le classi, la filosofia resta la stessa: offrire un pasto che parli di accoglienza, cultura e gusto, qualunque sia il posto a bordo.

mangiare in aereo

AS

Un pasto servito in Business Class

La sfida della sostenibilità

La sostenibilità è parte integrante della filosofia di Turkish Airlines, anche nel catering. La compagnia lavora con fornitori locali per ridurre le emissioni legate alla logistica, promuove la produzione stagionale e controlla ogni fase del ciclo produttivo per minimizzare gli sprechi. Il sistema di pianificazione giornaliera consente di monitorare la preparazione dei pasti e di adattare le quantità in base ai voli effettivi, garantendo così efficienza e qualità con il minor impatto ambientale possibile.

Inoltre, Turkish Airlines sta progressivamente eliminando la plastica monouso, introducendo imballaggi sostenibili e materiali riciclabili, e riducendo al minimo le eccedenze alimentari.

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Il Borgo di Babbo Natale illumina di magia il Ricetto di Candelo

Il Borgo di Babbo Natale torna a incantare il Ricetto di Candelo, e trasforma il borgo medievale in un luogo dove la magia prende vita e ogni angolo racconta una storia di festa.

L’atmosfera è unica: luci calde che scintillano sulle pietre antiche, profumo di dolci e vin brulé che si diffonde tra i vicoli, sorrisi di grandi e piccoli che si incontrano tra le bancarelle. L’attesissimo appuntamento si svolgerà nei weekend dal 22 novembre al 14 dicembre 2025, e regalerà la possibilità di vivere un Natale autentico, ricco di emozione e meraviglia.

Candelo, un borgo medievale sospeso nel tempo

Albero natalizio illuminato nel Ricetto di Candelo

Ufficio Stampa

Suggestivo albero natalizio nel Ricetto di Candelo

Nel cuore del Piemonte, tra le colline del Biellese, sorge il Ricetto di Candelo, un luogo dove la storia e la magia si incontrano. Costruito tra il XIII e il XIV secolo, il borgo nasce come struttura collettiva di difesa e deposito: un rifugio comunitario dove gli abitanti custodivano derrate, vino, granaglie e oggetti preziosi nei periodi di instabilità. Ogni famiglia candelese contribuiva con una porzione di muro, pietra su pietra, a creare un fortilizio unitario e solidale, capace di proteggere l’intera comunità.

Oggi, dopo più di sette secoli, questo straordinario complesso urbano mantiene intatta la sua struttura originaria. Le oltre duecento cellule in pietra, le torri di guardia e le rue lastricate raccontano la storia di un borgo che ha saputo resistere al tempo, diventando uno dei borghi fortificati meglio conservati d’Europa. Inserito tra I Borghi più belli d’Italia e riconosciuto come esempio unico di architettura rurale medievale comunitaria, il Ricetto è un raro caso in cui l’impianto originale è rimasto pressoché intatto, a custodire la memoria di un’epoca in cui il lavoro e la cooperazione scandivano la vita.

Luci, profumi e magia natalizia

Con l’arrivo dell’inverno, il Ricetto si trasforma in uno scrigno incantato. Le mura di pietra si illuminano di mille luci, le rue si riempiono di suoni e profumi che richiamano la festa e la convivialità, e il borgo diventa un palcoscenico dove il Natale prende vita. Candelo, infatti, propone un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, e riporta alla memoria l’incanto dei Natali di un tempo.

Tra le vie del borgo trovano spazio mercatini artigianali e botteghe natalizie, dove espositori e produttori locali presentano creazioni uniche, frutto di passione e fantasia. Dalle decorazioni alle ceramiche, dai prodotti gastronomici alle idee regalo, le bancarelle mettono in mostra la storia di mani e cuori che lavorano con dedizione.

Nel centro del Ricetto non può poi mancare la Casa di Babbo Natale, meta irrinunciabile per i più piccoli che hanno l’occasione di consegnare di persona la loro letterina dei desideri e vivere l’emozione di un incontro favoloso. Babbo Natale ascolta ogni piccolo desiderio con attenzione, mentre la tradizionale cassetta rossa della posta custodisce i messaggi pronti per essere esauditi.

Casa di Babbo Natale nel Ricetto di Candelo

Ufficio Stampa

Magica Casa di Babbo Natale nel Ricetto

Laboratori e attività per i più piccoli

Il Borgo di Babbo Natale non si limita a incantare con luci e colori: è un luogo di partecipazione attiva, soprattutto per i bambini. I laboratori creativi li coinvolgono in giochi, attività artistiche e scoperte legate alla storia del borgo, permettendo loro di diventare protagonisti di un’esperienza che unisce divertimento, curiosità e conoscenza. Tra un gioco e un laboratorio, imparano a osservare, creare e vivere il Ricetto in prima persona, così che ogni visita diventi una piccola avventura dentro una fiaba reale.

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Dream of the Desert, itinerari e prezzi del lussuoso treno del deserto

L’annuncio dell’apertura ufficiale delle pre-reservation per “Dream of the Desert” segna un momento chiave per l’evoluzione del turismo di lusso in Arabia Saudita. Arsenale S.p.A., azienda italiana specializzata nella creazione di esperienze ferroviarie di alta gamma, presenta al pubblico internazionale il suo primo progetto extra-europeo completamente realizzato in Italia, destinato a rivoluzionare il concetto di viaggio su rotaia nell’intero Golfo.

A partire dalla fine del 2026, il treno ultra-lusso attraverserà il cuore della penisola arabica, per offrire ai passeggeri un itinerario immersivo tra paesaggi desertici, siti archeologici millenari e ospitalità d’élite.

La collaborazione tra Italia e Arabia Saudita

La presentazione ufficiale è avvenuta durante Tourise, appuntamento internazionale dedicato al turismo di alta gamma, dove Arsenale ha siglato due accordi fondamentali con la Saudi Tourism Authority e il Tourism Development Fund.

Si tratta di un doppio Memorandum of Understanding che consolida l’alleanza tra il know-how italiano e la visione strategica saudita, e pone le basi per un progetto sostenuto sia in termini di finanziamento sia di promozione globale.

L’obiettivo condiviso è quello di dare vita a un nuovo modello di turismo esperienziale che unisca lusso, cultura e sostenibilità, contribuendo al percorso di trasformazione del Regno avviato con la Vision 2030.

Un treno Made in Italy pensato per il deserto saudita

L'elegante interno del treno Dream of the Desert

Credits Stephan Juillard Ufficio Stampa

L’elegante interno del treno Dream of the Desert

Il valore simbolico e culturale del progetto si riflette nella sua intera realizzazione, affidata a maestranze italiane negli hub di Brindisi e Bergamo.

Le quattordici carrozze compongono un ambiente che fonde precisione tecnologica, comfort contemporaneo e estetica ricercata, dando vita a 31 suite e due suite Reali per un totale di 66 ospiti. Gli interni, progettati dall’architetta Aline Asmar d’Amman e dal suo studio Culture in Architecture, reinterpretano il design italiano con riferimenti all’ospitalità saudita, in un dialogo costante tra due mondi culturali. Ogni vagone diventa così una galleria viaggiante, dove materiali, decorazioni e geometrie rimandano alle tradizioni del Regno e alle linee pulite del lusso italiano.

Cinque itinerari per scoprire il Regno

La proposta di viaggio è articolata in cinque itinerari tematici che permettono di esplorare altrettante sfaccettature del paesaggio saudita e della sua identità culturale.

Il percorso “The Northern Sands” accompagna i passeggeri per tre giorni da Riyadh ad Al Jouf, tra antiche fortezze e formazioni rocciose ricoperte di incisioni preistoriche, fino a una notte immersiva tra le dune sotto un cielo stellato; “A Taste of AlUla” mette invece in dialogo la modernità della capitale con il patrimonio millenario della regione di AlUla, proponendo un viaggio che culmina in esperienze su misura ideate in collaborazione con AlUla Destination. “Whispers of Jubbah” concentra in due giorni il sito archeologico di Jubbah e la visita di Diriyah, culla storica della nazione.

Dream of the Desert propone anche occasioni pensate per momenti dell’anno significativi: con “Ramadan Nights”, l’esperienza di bordo si trasforma in un momento di raccoglimento e convivialità raffinata, con iftar e suhoor serviti nel silenzio del deserto e una sessione di osservazione delle stelle dopo il pasto serale. Durante l’estate, l’itinerario “Summer Mirage” disegna un breve percorso da e per Riyadh che valorizza il fascino delle atmosfere desertiche nei mesi più caldi, con eventi dedicati, cucina gourmet e un’accoglienza concepita per garantire massimo comfort.

Un lussuoso viaggio di 1.300 chilometri

L'elegante interno del treno Dream of the Desert

Credits Stephan Juillard Ufficio Stampa

Sontuoso salotto del treno Dream of the Desert

Il progetto nasce anche da una solida partnership con Saudi Arabia Railways e coinvolge il Ministero della Cultura, la Saudi Tourism Authority e altre istituzioni nazionali.

L’obiettivo è integrare in ogni dettaglio il patrimonio culturale saudita, e trasformare il tragitto ferroviario in una narrazione itinerante lunga circa 1.300 chilometri. Come ha dichiarato Paolo Barletta, CEO di Arsenale, il treno rappresenta un ponte tra Italia e Arabia Saudita basato su innovazione, artigianalità e valorizzazione del territorio. È un’iniziativa che intende aprire la strada a nuovi progetti condivisi e consolidare la presenza italiana nella mobilità di lusso del futuro.

Pre-reservation, prezzi e modalità di partecipazione

Per accedere alla fase di pre-reservation, già attiva, è sufficiente collegarsi al sito ufficiale e versare un deposito di 3.000 SAR, che garantisce una priorità assoluta nel momento dell’apertura delle prenotazioni definitive. L’importo sarà poi scalato dal prezzo finale del viaggio e consentirà ai partecipanti di ricevere un invito all’esclusivo evento inaugurale che si terrà in Arabia Saudita.

I biglietti partiranno da 30.000 SAR per cabina a notte, con tariffe variabili in base alla durata dell’itinerario e alla data di partenza. Un costo che posiziona “Dream of the Desert” tra le esperienze ferroviarie di lusso più esclusive al mondo, pensata per un pubblico internazionale alla ricerca di un viaggio spettacolare e legato alla scoperta delle terre ancora poco esplorate del Regno.