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La Porta dell’Inferno, l’incredibile storia della voragine di fuoco nel deserto

Lontano dalle rotte più battute esiste un luogo che sembra appartenere a un altro mondo, dove la terra respira fiamme e il cielo è costantemente illuminato da un bagliore “infernale”. Si chiama Darvaza Gas Crater, ed è conosciuto dai pochi che ne parlano come la Porta dell’Inferno. Un nome che evoca immagini spettrali e anche spaventose, ma che nei fatti rappresenta un mistero geologico e umano che brucia senza sosta.

Che cos’è la Porta dell’Inferno

Con le parole Porta dell’Inferno si fa riferimento a un enorme cratere di gas situato nel deserto del Karakum, in Turkmenistan. Un posto misteriosissimo e dalle dimensioni notevoli poiché possiede circa 60-70 metri di diametro e una profondità di 20-30 metri. Qui fiamme ardenti bruciano senza sosta da decenni e la colpa è soprattutto dell’uomo: nel 1971, un gruppo di geologi sovietici stava perforando il suolo per estrarre gas naturale, ma la piattaforma su cui stavano lavorando crollò in una cavità sotterranea piena di gas metano.

Per evitare che il gas nocivo si diffondesse nell’atmosfera e causasse danni, i geologi decisero di incendiare il cratere, pensando che il fuoco avrebbe consumato il gas in pochi giorni. Ma non fu affatto così. Le fiamme continuano a bruciare ancora adesso, trasformando il sito in un’attrazione unica al mondo, visibile da chilometri di distanza, soprattutto di notte.

Oggi la Porta dell’Inferno è sì un luogo spettacolare, ma anche un simbolo delle conseguenze impreviste delle attività umane e della potenza incontrollabile della natura.

Darvaza Gas Crater, Turkmenistan

Fonte: iStock

Veduta del Darvaza Gas Crater di notte

Dove si trova la Porta dell’Inferno?

Come accennato, la Porta dell’Inferno si trova in Turkmenistan e, più precisamente, nel deserto del Karakum, a circa 260 km a nord della capitale Aşgabat. Per essere ancor più accurati, il cratere è situato vicino al villaggio di Darvaza, in una zona remota e scarsamente popolata, che lo rende difficile da raggiungere.

Sorge quindi in posizione piuttosto isolata, al punto che parliamo di un territorio accessibile solo tramite una strada non segnalata. In sostanza, chi vuole visitarla deve essere preparato ad affrontare il viaggio in condizioni abbastanza estreme.

Perché continua a bruciare

La Porta dell’Inferno continua emettere fiamme “eterne” perché il gas naturale nel sottosuolo del cratere non è mai stato completamente consumato. Il gas metano sotterraneo è ben più abbondante di quanto i geologi si aspettassero, e per questo non smette di fuoriuscire dal terreno, alimentando il fuoco in modo costante da ormai più di 50 anni dall’incendio originale.

Ma non è l’unico motivo: il cratere è alimentato da un’ulteriore riserva di gas che è difficile da esaurire a causa della sua vasta estensione nel sottosuolo. Questa continua combustione del gas, tra le altre cose, ha un impatto significativo sull’ambiente poiché il metano, che alimenta il fuoco, è un potente gas serra, molto più dannoso per il nostro pianeta rispetto all’anidride carbonica. Ciò vuol dire che la sua combustione contribuisce al riscaldamento globale, e per questo motivo nel corso degli anni il cratere è diventato un simbolo delle problematiche legate all’uso irresponsabile delle risorse naturali.

Turkmenistan, la Porta dell'Inferno

Fonte: iStock

La Porta dell’Inferno di giorno

Non vi sorprenderà sapere che, nel 2022, il presidente del Turkmenistan, Gurbanguly Berdimuhamedow, ha annunciato piani per spegnere la Porta dell’Inferno. Un’idea che è stata discussa soprattutto con lo scopo di riuscire ridurre l’inquinamento, e conseguentemente favorire uno sviluppo economico sostenibile. Eppure, fino a oggi, non è stato ancora realizzato nulla di concreto. I motivi? Probabilmente anche l’impatto turistico, poiché la Porta dell’Inferno è raggiunta ogni anno da migliaia di visitatori, sia locali che internazionali, che si avventurano nel deserto per ammirare le fiamme e scattare fotografie spettacolari. Nelle sue vicinanze, infatti, sono stati anche installati dei campi tendati per potervi soggiornare.

Come visitarla in sicurezza

Il posto è remoto e decisamente particolare, e per questo per visitarlo in sicurezza è necessario essere adeguatamente preparati:

  • Pianificazione del viaggio: bisogna informarsi bene sulla zona prima di partire, perché non ci sono strade ben segnate. È quindi di fondamentale importanza avere una mappa dettagliata o un GPS;
  • Guida locale: è altamente consigliato assumere una guida locale esperta, che conosce l’area e in grado di muoversi nel deserto con maggiore sicurezza;
  • Preparazione del veicolo: è indispensabile un’auto 4×4 a causa di strade sterrate, sabbie mobili e terreni irregolari;
  • Controllo del veicolo: deve necessariamente essere in buone condizioni, con abbastanza carburante, gomme in ottimo stato e attrezzi di emergenza;
  • Abbigliamento e attrezzatura: si suggerisce di indossare abiti leggeri ma coprenti per proteggersi dal sole e di mettere un cappello per evitare scottature. Vale la pena portare anche abiti caldi per la notte;
  • Protezione solare: possibilmente ad alta protezione, insieme a occhiali da sole per difendersi dai raggi UV intensi del deserto;
  • Scarpe robuste: devono essere adatte per camminare su terreni accidentati e sabbiosi;
  • Acqua e cibo: occorre avere con sé una quantità abbondante di acqua potabile, poiché le temperature nel deserto possono superare i 50°C durante il giorno. Il cibo deve essere non deperibile, come barrette energetiche o snack, poiché le risorse nelle vicinanze sono piuttosto limitate;
  • Sicurezza e precauzioni: evitare di avvicinarsi troppo al cratere, sia per le temperature estremamente elevate, sia per i gas che fuoriescono che sono pericolosi;
  • Non andare di notte senza una guida: la visibilità è scarsa nelle ore buie, e le temperature possono scendere drasticamente;
  • Comunicazioni: se possibile portare un telefono satellitare o altre forme di comunicazione per emergenze. È fondamentale anche informare qualcuno che ci si trova proprio lì e quando si prevede di tornare;
  • Campeggio: alcuni tour organizzano campeggi nelle vicinanze del cratere, ma le condizioni sono molto spartane. Meglio portare tutto il necessario per la notte;
  • Assicurazione sanitaria e di viaggio: che copra eventuali incidenti o emergenze sanitarie.
Gate of Hell, Turkmenistan

Fonte: iStock

Pazzesca veduta dall’alto della Porta dell’Inferno

Misteri e folklore

Un posto così particolare e atipico non poteva di certo essere esente da misteri e folklore. È vero che è un danno provocato dall’uomo, ma il suo continuo bruciare è anche (e certamente) un fenomeno geologico straordinario, al punto da aver affascinato la fantasia e l’immaginazione di molti.

In diverse culture locali, per esempio, la Porta dell’Inferno è stata interpretata come un passaggio verso il mondo dei morti, un portale che collega la Terra a un altro piano di esistenza, quello dell’aldilà. Le fiamme sono quindi simili a quelle che si pensa alimentino gli inferi nelle tradizioni religiose e mitologiche. Per questo motivo, esistono storie secondo cui chi si avventurava troppo vicino al cratere possa essere in qualche modo risucchiato in un altro mondo, come se fosse un “varco” tra la vita e la morte.

Per la mitologia turkmena qui abitano esseri mitologici simili a guardiani infernali, che proteggono il confine tra il mondo terreno e quello sotterraneo. Il fuoco eterno che arde nel cratere potrebbe rappresentare una sorta di “guardiano” che impedisce il passaggio tra i due mondi.

Altre storie popolari narranoo di anime perdute che giacciono sotto la terra, imprigionate dalle fiamme, incapaci di sfuggire al fuoco eterno. Poi c’è chi è convinto che alcune anime siano rimaste intrappolate nel cratere, vittime di un destino che le lega a quel luogo infernale.

C’è poi la leggenda dei “diavoli”, che sostiene che un tempo il cratere fosse la dimora di demoni o creature malvagie, conosciuti come “diavoli del deserto”. Stando ai racconti, questi esseri, in grado di generare il fuoco eterno, avrebbero usato la Porta dell’Inferno come una prigione, sigillata dalle fiamme, per evitare che le loro energie oscure si disperdessero nel mondo che conosciamo oggi. Si dice che chi si avvicina al cratere possa sentire delle voci inquietanti o vedere ombre strane che si muovono tra le fiamme.

Non manca chi lo considera un luogo maledetto, da evitare a tutti i costi, mentre altri lo vedono come una sorta di luogo sacro, in cui il fuoco eterno rappresenta una forza cosmica che regola l’ordine dell’universo.

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Il Sahara ha un occhio, un enigma visibile anche dallo spazio

Se c’è un paesaggio che gli astronauti amano fotografare è quello surreale offerto da “l’Occhio del Sahara” o Struttura di Richat. Si tratta di una incredibile formazione geologica situata nel cuore del deserto del Sahara, caratterizzata da un’ampiezza di circa 40 chilometri di diametro, visibile dallo spazio e che ricorda un occhio di bue o un bersaglio.

Questo cerchio nel deserto ha affascinato per anni scienziati e viaggiatori e, seppur in molti credano che si sia formato a causa dell’impatto di un meteorite, in realtà la sua origine è legata a un complesso fenomeno geologico. Secondo gli studiosi, infatti, la Struttura di Richat si è formata milioni di anni fa, quando una cupola di roccia fusa si sollevò dal sottosuolo, creando una formazione geologica circolare.

Successivamente, l’erosione causata dall’acqua e dal vento ha scolpito vari anelli concentrici, esponendo strati di roccia di differenti età e composizioni. Ma dove si trova, di preciso, l’Occhio del Sahara, e perché è così speciale?

Dove si trova l’Occhio del Sahara

La Struttura di Richat si trova vicino alla città di Ouadane, nella regione di Adrar, in Mauritania. La popolazione locale la conosce da secoli, ma fu solo negli anni ’30 del Novecento che i primi geologi occidentali cominciarono a scoprirla. A quel tempo, a causa del suo bordo esterno rialzato e del centro affossato, si credeva fosse stata generata dall’impatto di un cratere. Una tesi che, per anni, venne avvalorata dalla presenza di altre irregolarità crateriformi o circolari che, secondo i naturalisti del tempo, si formarono proprio a seguito dell’impatto di un asteroide o di una meteora.

Ulteriori studi, invece, hanno rivelato che l’Occhio del Sahara è il risultato di una combinazione di diversi processi geologici, vulcanici e meteorologici.

Come si è formato l’Occhio del Sahara

Per raccontarvi come si è formato il coloratissimo Occhio del Sahara, uno dei luoghi più incredibili del mondo, dovete prima essere consapevoli del fatto che, sotto i vostri piedi, si trovano strati su strati di roccia sedimentaria. Ora, nel caso dell’Occhio del Sahara o Struttura di Richat, a entrare in questi strati c’è il magma vulcanico che ha spinto gli strati verso l’alto, creando una forma a cupola.

La cupola, soggetta all’erosione del vento e a un’elevata quantità di sabbia (siamo nel Sahara dopotutto!), è stata esposta in punti diversi, facendo sì che alcune rocce si erodessero più velocemente di altre, mentre quelle più resistenti rimanessero più alte, formando dei cerchi concentrici di diverse altezze. Visti dall’alto, questi cerchi assomigliano proprio a un’occhio!

Perché è importante scientificamente

La Struttura di Richat non è solamente bella da vedere, soprattutto dallo spazio, ma anche estremamente importante dal punto di vista scientifico. Per gli scienziati e gli studiosi del settore, infatti, riveste un’importanza cruciale per la comprensione dei processi geologici terrestri, mostrando chiaramente gli effetti delle forze tettoniche che modellano la crosta terrestre, l’azione erosiva del vento e della sabbia nel plasmare il paesaggio e i fenomeni legati alla risalita del magma dalle profondità.

Inoltre, gli strati di roccia sedimentaria presenti offrono preziose informazioni sugli ambienti del passato e potenzialmente sulla presenza dei primi insediamenti umani.

Come visitare l’Occhio del Sahara

Per raggiungere la Struttura di Richat dovete imbarcarvi in una vera e propria avventura! Una volta atterrati a Nouakchott, la capitale della Mauritania, servita da voli internazionali, avete a disposizione due opzioni: potete noleggiare un’auto e guidare per circa 3-4 ore, a seconda delle condizioni stradali e della velocità di guida, oppure partecipare a un tour guidato. Quest’ultimo è il modo più semplice per arrivare all’Occhio del Sahara senza troppi problemi, oltre che per scoprirne la storia insieme a una guida locale.

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Simpson, il deserto dalle dune rosse che affascina con il suo mistero

A prima vista potrebbe sembrare un luogo ostile, un territorio inospitale plasmato da silenzi assoluti e distese infinite. Ma il Simpson Desert sa sorprendere chi osa avventurarsi tra le sue dune rosseggianti e regalare scorci inattesi di vita, colore e bellezza. È uno di quei posti che potrebbero benissimo appartenere a un altro mondo, dove la sabbia brucia sotto il sole cocente ma si lascia attraversare da fiotti di vita che sbocciano non appena piove.

In primavera, la superficie arida del deserto si trasforma in un caleidoscopio naturale grazie alla fioritura dei fiori selvatici. Spuntano come per incanto e tingono le dune di colori inaspettati. A fare da contraltare alla fioritura spettacolare, si innalzano abeti rarissimi e, tra la sabbia rossa, si muove una fauna endemica che ha imparato a sopravvivere in condizioni estreme, adattandosi con grazia a un ambiente apparentemente inospitale.

Il cuore remoto dell’Australia

Il Simpson Desert occupa un’enorme porzione del territorio australiano centrale e abbraccia tre stati: si estende a sud-est del Northern Territory, per poi sconfinare nel South Australia e nel Queensland. Le sue dune, che si perdono all’orizzonte come onde pietrificate, si muovono a ritmi impercettibili ma costanti, e creano un paesaggio ipnotico, dove il tempo sembra sospeso.

Da Alice Springs, l’avamposto urbano più vicino, si possono raggiungere alcune località del deserto anche in giornata, purché si disponga di un mezzo fuoristrada adatto a percorsi impegnativi. In alternativa, ci si può affidare ai tour organizzati, che guidano i viaggiatori al cospetto delle meraviglie più remote del Simpson, accompagnandoli in un’avventura che profuma di sabbia, vento e leggenda.

Tra le meraviglie più suggestive, la Rainbow Valley è una visione che lascia senza fiato: uno sperone di arenaria che all’alba e al tramonto si accende di sfumature spettacolari, come se il sole stesso volesse dipingere la roccia con pennellate di luce. Pochi chilometri più in là, Chambers Pillar si erge solitario nel mezzo del nulla, straordinaria colonna di arenaria alta cinquanta metri e levigata dal vento e dagli elementi in 350 milioni di anni.

Altrettanto affascinante è l’Ewaninga Rock Carvings Conservation Reserve dove si possono ammirare antiche incisioni rupestri realizzate dal popolo aborigeno Arrernte. Non sono semplici decorazioni su pietra: ogni simbolo incide una storia, un significato, una tradizione ancora viva, che continua a parlare con le forme scolpite nella roccia.

L’adrenalina di guidare fra le dune

Il Simpson non è solo contemplazione, è anche avventura. Le sue piste fuoristrada sono considerate tra le migliori di tutta l’Australia per chi ama mettere alla prova la propria abilità di guida. Il Binns Track, ad esempio, corre parallelo alla Stuart Highway e attraversa territori selvaggi dal South Australia fino al Northern Territory, per poi spingersi verso il Western Australia.

L’Old Andado Track, invece, costeggia il confine occidentale del deserto fino a Finke: occorre preparazione, esperienza, rispetto per l’ambiente e per i suoi pericoli. Ma la ricompensa è grande: sentirsi soli in un oceano di sabbia, guidati solo dal rumore del vento.

L’arte aborigena, viva nel cuore del deserto

Il Simpson Desert è anche terra di cultura e spiritualità. Chi desidera avvicinarsi alla realtà degli aborigeni può visitare alcuni centri artistici gestiti dalle comunità locali. A sud-est di Alice Springs, il centro di Santa Theresa è celebre per le opere dai colori intensi, in cui la tradizione prende forma in quadri vibranti, ispirati alla terra e alle storie ancestrali.

A Titjikala, invece, vive una vivace comunità di oltre trenta artisti: pittura, scultura e incisioni raccontano la visione del mondo degli abitanti del deserto, mescolando simbolismo e vita quotidiana. L’accesso a tali comunità richiede un tour guidato o specifici permessi, ma l’esperienza è preziosa e autentica: entrare in contatto con chi abita da secoli il territorio permette di vedere il Simpson con occhi nuovi.

Un ecosistema sorprendente tra sabbia e saline

Il Simpson non è un deserto “morto”. Al contrario, ospita una biodiversità sorprendente. I suoi paesaggi cambiano sempre, alternando dune a vasti salini, tratti sabbiosi a conche che si colmano d’acqua dopo le piogge.

Tra i suoi abitanti spiccano rettili come il drago barbuto centrale e la lucertola a gonnellina, mammiferi notturni come il dunnart a coda grassa e predatori come i dingo, oltre ai cammelli e alle volpi selvatiche che hanno trovato qui un habitat favorevole. E poi ci sono gli uccelli: quasi duecento specie che si radunano nei laghi effimeri e nei tratti umidi.

Tra parchi nazionali e viaggi leggendari

Fiori tra le dune del Deserto Simpson

Fonte: iStock

Tutto il fascino del deserto fiorito

Il deserto del Simpson si estende su oltre 170.000 chilometri quadrati, guadagnandosi così il titolo di quarto deserto più grande dell’Australia e di più vasto sistema di dune di sabbia al mondo. Una vastità difficile da immaginare, che diventa un vero e proprio banco di prova per chi sogna di attraversarlo.

Per farlo in sicurezza, servono mezzi adatti: fuoristrada attrezzati con bandiere fluorescenti, radio CB sintonizzate sul Canale 10, telefoni satellitari, radio ad alta frequenza e tutto il necessario per affrontare eventuali emergenze. Non è un viaggio da prendere alla leggera, ma un’impresa da pianificare con cura.

L’accesso è regolato attraverso un Desert Parks Pass, un permesso annuale che consente l’ingresso e il campeggio nei parchi nazionali della zona. Oltre al pass, vengono fornite mappe dettagliate, manuali di sicurezza e informazioni pratiche.

Va ricordato che i parchi sono generalmente chiusi nei mesi più caldi, dal 1° dicembre al 15 marzo, quando le temperature possono superare i 50 °C. Il periodo migliore per visitare il deserto va da maggio a ottobre, quando il clima è più mite e la natura regala il meglio di sé.

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Il deserto di Atacama è il regno del silenzio estremo e del cielo infinito

Visitare il deserto di Atacama è come mettere piede su un altro pianeta e, in un certo senso, lo è per davvero perché è considerato il luogo con il suolo più simile a quello di Marte. In lontananza si intravedono le vette delle Ande e, tutt’intorno a voi, avete a vostra disposizione una distesa vasta e arida che si estende fino all’orizzonte, ma tutt’altro che inospitale, dove vivere un viaggio unico nel suo genere tra paesaggi mozzafiato e cieli notturni infiniti che esplodono di stelle.

Dove si trova il deserto di Atacama

Il deserto di Atacama si trova in Sud America e si estende per circa 1.600 chilometri, tra il Perù meridionale e il Cile settentrionale. Dall’Italia, il modo ideale per raggiungerlo è volare prima verso Santiago del Cile e poi verso El Loa di Calama. Da qui vi basterà salire su un bus con destinazione San Pedro de Atacama, solitamente gestito dagli hotel.

Perché il deserto di Atacama è uno dei luoghi più incredibili del mondo

Il deserto di Atacama possiede alcune aree dove, si dice, non piove da cent’anni, ed è una delle zone del Cile più significative per diverse ragioni. Non solo è vecchia di milioni di anni, conservando rovine risalenti a circa 10.000 anni fa ma, grazie all’assenza di inquinamento luminoso, è considerato uno dei migliori luoghi al mondo dove andare a caccia di stelle e osservare il cielo notturno. Non a caso, qui si trova il telescopio più potente della Terra, il Giant Magellan Telescope.

Inoltre, seppur si tratti del deserto non polare più arido del mondo, è costellato di oasi dove esplode la vita, sia nelle fertili valli fluviali che a migliaia di metri di altitudine. Se a questo aggiungete i vulcani, i geyser e la cultura locale…avete ottenuto il mix perfetto per un’avventura indimenticabile.

Cielo stellato deserto Atacama

Fonte: iStock

Il cielo stellato nel deserto di Atacama

Cosa vedere e cosa fare nel deserto di Atacama

Con i suoi paesaggi indicibilmente selvaggi, il deserto di Atacama in Cile ha tutto ciò che serve per garantirvi un viaggio unico che sarà veramente difficile da dimenticare. Dai vulcani ai paesaggi lunari, dall’osservazione delle stelle alla mummia più antica del mondo: qui i nostri consigli su cosa fare e cosa vedere.

Valle della Luna

Potete facilmente immaginare perché venga chiamata Valle della Luna, un luogo dove l’energia che si percepisce è indescrivibile. Per viverla potete percorrere diversi trekking: Duna Mayor Viewpoint, Amphitheater, Victoria Mine, Tres Marías e Ckari Viewpoint.

Dopo una giornata di camminate, regalatevi un tramonto: dalla cima di una gigantesca duna di sabbia potrete godervi i paesaggi mentre il sole scivola sotto l’orizzonte e la lontana catena di vulcani, le Cordillera de la Sal e la valle vengono improvvisamente inondati di nuovi colori che cambiano dal viola, al rosa e oro.

Valle della luna deserto Atacama

Fonte: iStock

Formazioni rocciose nella Valle della Luna

Tour astronomici

Le escursioni astronomiche sono una delle attività più popolari da fare nel deserto di Atacama. Sebbene si possa semplicemente alzare lo sguardo e vedere il cielo in qualsiasi momento, è meglio partecipare a un tour con un astronomo esperto per godersi al meglio questa esperienza.

Laguna Chaxa

Una delle incredibili peculiarità del deserto di Atacama è che, seppur sia vero che non piove granché e i suoi paesaggi appaiono rocciosi e duri, ci sono anche oasi di vita dove poter ammirare alcune specie di animali immerse in panorami estremamente suggestivi. Una di queste è la Laguna Chaxa, situata a circa 25 chilometri a sud-ovest di Toconao e 65 chilometri da San Pedro. In questo lago salato potrete ammirare tre delle cinque specie conosciute di fenicotteri (James, Cileno e Andino), oltre che altri uccelli.

I petroglifi di Yerbas Buenas

Le valli che circondano San Pedro de Atacama sono decorate da petroglifi, ossia incisioni su roccia lasciate 2.500 anni fa dai pastori-esploratori che che conducevano le proprie carovane dalle Ande fino alle coste del Pacifico. Se osservati con cura, sulle grezze linee incise sulla roccia si possono riconoscere diverse figure umane e animalesche, lasciate qui come segno di protezione.

La Mano del Desierto

Non una bellezza naturale, ma un’opera che si sposa perfettamente con gli scenari circostanti. Stiamo parlando della Mano del Desierto, una scultura realizzata dall’artista cileno Mario Irarrázabal situata a 1100 metri sopra il livello del mare. L’opera è stata inaugurata nel 1992 per ricordare alcuni eventi tragici della storia che hanno visto protagonista il deserto di Atacama e il regime di Pinochet. Tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, infatti, il dittatore cileno trasformò le vecchie miniere di salnitro abbandonate in campi di concentramento dove rinchiudeva i suoi connazionali contrari al regime.

Per fortuna, al giorno d’oggi, l’unica cosa che regna sovrana nel deserto di Atacama è un silenzio estremo che ci permette di diventare tutt’uno con il paesaggio, magico e surreale.

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Fughe di primavera con i bambini: 10 idee per organizzare un viaggio durante i ponti primaverili

La primavera porta vita e molta voglia di uscire di casa e partire. Con i bambini poi è il momento ideale dell’anno per viaggiare: non fa più freddo ma neanche ancora troppo caldo; le destinazioni non sono affollate; i prezzi sono ancora accessibili (cosa non da poco se si viaggia in tanti) e con pochi giorni di assenza e ferie ci si riesce a ritagliare un bel periodo di vacanza. Insomma, approfittare dei ponti di primavera, tra Pasqua, 25 aprile e 1 maggio è un must per i viaggiatori in famiglia. Ecco 10 idee per una fuga primaverile coi bambini, cercando di non andare eccessivamente lontano senza rinunciare alla sensazione di  vacanza e scoperta.

Marocco, il Nord o il deserto

Il Marocco è una meta piuttosto facile dall’Italia, anche per chi viaggia con bambini. I servizi sono all’altezza di quelli europei, e i principali aeroporti internazionali (Tangeri, Marrakech o Casablanca) si raggiungono in poche ore dalle principali città italiane con voli diretti, di compagnia di bandiera o  low cost. A seconda dei giorni a disposizione si può costruire un itinerario in Marocco baby friendly, fattibile e non stressante anche per i piccoli viaggiatori. Il Nord è ancora poco turistico: dopo un paio di giorni a Tangeri, ci si può affacciare sul  punto di unione tra Mediterraneo e Atlantico; o ancora visitare la città blu di Chefchaouen; Asilah con i suoi murales artistici e la città bianca di Tétouan. Per chi preferisce andare sul classico, Marrakech con escursione nel deserto è una garanzia se si viaggia con i bambini, notte nel deserto e escursione su dromedario inclusi.

marocco bambini

Fonte: AS

Il Marocco è un’ottima destinazione per una vacanza con bambini

Valencia, la citta baby friendly

Valencia è una delle città più a portata di famiglie d’Europa. I grandi Giardini del Turia sono la prima tappa, con la Città delle Arti e delle Scienze, simbolo indiscusso della città, che ospita l’Oceanogràfic, il più grande acquario d’Europa, che offre un’esperienza immersiva sul mondo marino, con 45.000 esemplari appartenenti ad oltre 500 specie marine, e il Museo delle Scienze, con curiosità scentifiche, esposizioni e attività pratiche. Lungo il lungo parco si incontrano diverse aree gioco: imperdibile il Gulliver, l’area gioco di scivoli e corde ispirata alla celebre storia di Gulliver’s Travels, dove arrampicarsi come piccoli lillipuziani. Il centro di Valencia si visita in una giornata e sono organizzati diversi tour a misura di bambini. Da non perdere, una tappa nelle grandi spiagge Las Arenas e Malvarosa con i giochi direttamente sulla sabbia e, per chi ama il genere, il Bioparc che ospita oltre 150 specie diverse e più di 4.000 animali. Con più tempo a disposizione, il Parco Naturale dell’Albufera è un grande lago d’acqua dolce, circondato da paludi e canneti. Qui si può partecipare a giri su barche tradizionali con pranzo a base di paella. Cosa non perdere? Una merenda a base di churros e horchata!

valencia family friendly

Fonte: AS

La Città delle Arti e delle Scienze, uno dei complessi architettonici e culturali più affascinanti e innovativi d’Europa

Parigi e Disneyland

Un weekend lungo a Parigi con tappa a Disneyland è perfetto per un ponte primaverile con i bambini. Il primo giorno si può dedicare al parco, che si trova a soli  30 km dal centro, arrivando presto per godersi le attrazioni principali come il Castello della Bella Addormentata, It’s a Small World e Pirates of the Caribbean. La parata e lo spettacolo serale chiudono la giornata in magia. Il secondo e il terzo giorno sono da dedicare alla città, a cominciare dalla iconica Torre Eiffel, magari con un picnic nei giardini sottostanti, e dal Sacro Cuore. Una crociera sulla Senna è un’opzione per vedere i monumenti senza troppa fatica. Tra i musei più amati dai bambini a Parigi spiccano il Muséum National d’Histoire Naturelle, con la spettacolare parata di animali nella Grande Galerie de l’Évolution; il Musée en Herbe, pensato per avvicinare i più piccoli all’arte attraverso il gioco; il Centre Pompidou, dove la Galerie des Enfants propone attività creative coinvolgenti; e la Cité des Sciences et de l’Industrie, che offre un modo interattivo e stimolante per esplorare il mondo della scienza e della tecnologia.

In Slovenia, tra natura e relax

Raggiungibile anche in automobile, per una partenza last minute, la Slovenia vanta diverse proposte per tutta la famiglia. Tra le tante, Bohinj è certamente una destinazione a misura di  bambini. Qui, immerso nel Parco Nazionale del Triglav, il Zlatorog Fairy Trail conduce i bambini in un percorso fiabesco tra boschi e leggende locali; mentre il Museo dell’Arte Casearia Alpina racconta la tradizione del formaggio di montagna con esposizioni interattive. Per chi ama l’avventura, il lago di Bohinj è il luogo ideale per provare il kayak e il canottaggio, oppure cimentarsi nell’arrampicata, con pareti adatte anche ai principianti. Per una pausa di puro relax e divertimento, le Terme Čatež, sono il più grande parco termale per famiglie dell’Europa centrale, e propongono attrazioni irresistibili come l’Isola dei Pirati e lo Gnomo di Čatež, oltre a un’ampia scelta di piscine, scivoli e giochi d’acqua adatti a tutte le età.

Un’opzione conveniente per visitare la regione è la Julian Alps Card, che offre numerosi vantaggi per le famiglie: per ogni card acquistata da un adulto, un minore di 14 anni ne riceve una gratuitamente (per i bambini sotto i 6 anni è sempre gratis).

Azzorre, nel cuore dell’Atlantico

Se si cerca una destinazione europea, con tutte le garanzie igienico sanitarie del caso, a poca distanza dall’Italia ma completamente diversa come paesaggi, le Azzorre sono la destinazione giusta. Le isole più comode sono certamente São Miguel, la principale, e Terceira, raggiungibili con volo diretto da Milano. L’ideale sarebbe dedicare almeno 5 giorni a ognuna, e con più tempo a disposizione si possono raggiungere altre isole con voli interni o traghetti. Le isole sono diverse tra loro ma tutte molto attive. Qui è possibile avvistare balene e nuotare con i delfini in escursioni guidate adatte anche ai più piccoli. Le spiagge di sabbia nera e le piscine naturali nella roccia lavica garantiscono un bagno sicuro anche in pieno oceano, mentre le fonti termali di São Miguel sono un’esperienza rilassante tutto l’anno, anche per i bambini. Gli amanti della natura possono esplorare sentieri panoramici e crateri vulcanici con trekking adatti a ogni età. Per una pausa golosa, le fattorie di formaggi permettono di conoscere da vicino le mucche al pascolo e assaggiare prodotti tipici.

azzorre coi bambini

Fonte: Visit Azores

Delfini che fanno il bagno nelle acque delle Azzorre

Lanzarote, l’isola nera

Nelle isole Canarie, Lanzarote è un’isola perfetta per i bambini, con paesaggi vulcanici unici. Pur essendo Spagna, le Canarie si trovano molto a Sud, all’altezza del Sahara Occidentale, e questo garantisce un clima piacevole e primaverile tutto l’anno. L’isola si raggiunge con voli diretti anche low cost da diverse città italiane ed è relativamente piccola, per cui noleggiando un’auto si può visitare anche in pochi giorni. Da non perdere con i bambini: il Parco Nazionale di Timanfaya permette di vedere da vicino i vulcani e assistere a esperimenti e dimostrazioni con il calore della terra (il giro in bus all’interno del parco è una buona proposta). Il Giardino dei Cactus ospita oltre 1.200 specie di piante grasse; mentre il  Jameos del Agua è un complesso unico di grotte e tunnel vulcanici assolutamente da visitare. Per il bagno, le piscine naturali di Punta Mujeres e Los Cocoteros che si riempiono di acqua oceanica durante l’alta marea, garantiscono quando la marea si abbassa acque calme e sicure. Per chi preferisce la sabbia, le spiagge di Arrieta e Playa Blanca sono ideali per i più piccoli. Il lago verde di El Golfo è uno spettacolo naturale e di colori e, infine, un’escursione a La Graciosa è un must per vivere un’avventura in una natura incontaminata.

lanzarote

Fonte: 123RF

Lanzarote, meta ideale tutto l’anno

Egitto, in crociera

L’Egitto è una meta affascinante anche per le famiglie, e relativamente vicina e accessibile anche economicamente per i diversi pacchetti proposti tutto l’anno. Una crociera sul Nilo è il modo ideale per scoprirlo senza stress, a bordo di grandi navi super accessoriate per un viaggio tra storia e avventura, e per esplorare da vicino i templi millenari evitando lunghi trasferimenti via terra. Dai vari porti, le escursioni sono pensate per tutte le età, e includono la visita alle maestose piramidi di Giza e ai templi di Luxor e Karnak. Il fascino dell’Aswan High Dam e la navigazione sulle tradizionali feluche sono particolarmente suggestive. A bordo durante il viaggio non mancano spazi e momenti per il relax, l’animazione e il divertimento in piscina. Per rendere il viaggio ancora più speciale, si può concludere con qualche giorno di mare sul Mar Rosso, tra spiagge di sabbia fine e fondali ricchi di pesci colorati, perfetti anche per i piccoli amanti dello snorkeling.

Alsazia, come in una favola

E che dire di qualche giorno nel nord-est della Francia? In Alsazia (ci si arriva in auto o volando su Strasburgo), a Colmar, le case a graticcio colorate e i canali della “Piccola Venezia” sembrano usciti da una favola; il Musée du Jouet invece entusiasma i più piccoli con una collezione di giocattoli d’epoca e trenini in miniatura. Da non perdere, Eguisheim è un pittoresco borgo alsaziano, con le stradine acciottolate, case colorate e mulini, che offrono ai bambini un’esperienza affascinante e divertente.

Da segnare anche: il Parco delle Cicogne di Hunawihr, dove i bambini possono scoprire l’animale simbolo dell’Alsazia; e il Castello di Haut-Koenigsbourg, con le sue torri e i passaggi segreti, perfetto per sentirsi piccoli reali. Per un’esperienza più avventurosa, il Parco del Piccolo Principe, ispirato al celebre racconto, ospita giostre, labirinti e mongolfiere che volano sulla campagna alsaziana. Ai più golosi, consigliamo le pasticcerie locali che propongono bretzel e kougelhopf, dolci che conquistano grandi e piccini.

Eguisheim, Alsazia

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Il villaggio di Eguisheim in Alsazia

Comacchio, al delta del Po

Se si preferisce optare per qualcosa di meno impegnativo, Comacchio e il Delta del Po sono una meta perfetta per una gita primaverile con i bambini, tra natura, avventura e sport. Qui si può esplorare la laguna a bordo di piccole imbarcazioni, osservando da vicino fenicotteri rosa e aironi che popolano il Parco del Delta. Il Museo del Delta Antico racconta con un linguaggio semplice e coinvolgente la storia della zona, tra antichi relitti e tesori sommersi. Per i più piccoli, il Parco del Capanno di Garibaldi propone passeggiate facili tra boschi e canali; per i più sportivi le Valli di Comacchio sono perfette da esplorare in bicicletta, con percorsi e ciclabili be segnalati, pianeggianti e immersi nella natura. Dopo una giornata all’aria aperta, una pausa sulle spiagge di Lido di Spina o Porto Garibaldi è la meritata conclusione, per rilassarsi e giocare sulla sabbia già tiepida sotto il sole primaverile.

Valli di Comacchio

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Le Valli di Comacchio

Puglia, in Valle d’Itria

Per un mix perfetto di cultura e natura, la Valle d’Itria in Puglia rappresenta una meta ideale, specialmente in primavera, quando il clima è mite e piacevole, lontano dal caldo afoso e dalla folla tipica della stagione estiva. Questa zona è famosa per i suoi paesaggi mozzafiato, dominati dai trulli di Alberobello, simbolo dell’architettura tradizionale pugliese, che offrono uno scenario fiabesco per con i bambini. La Valle d’Itria è anche una zona ricca di borghi incantevoli che sembrano usciti da una cartolina, come Locorotondo, con le sue stradine strette e case imbiancate a calce, e Cisternino, noto per il suo centro storico intatto e le piazzette d’altri tempi. Fuori dai centri storici, s possono percorrere sentieri che si snodano tra gli uliveti secolari, da abbinare magari alla visita di qualche masseria o frantoio alla scoperta dei segreti della produzione dell’olio. E proprio la gastronomia è un altro punto di forza: le gastronomie e le trattorie locali offrono piatti tipici della cucina pugliese, con menù ricchi di sapori che piacciono tanto ai grandi quanto ai più piccoli.

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Antelope Canyon, labirinto di rocce dove la luce crea magie nel deserto

Nel cuore del deserto dell’Arizona, vicino alla cittadina di Page, si nasconde un capolavoro scolpito dal tempo: l’Antelope Canyon.

Spettacolare slot canyon, appartenente alla riserva Navajo, è uno dei luoghi più fotografati del Nord America, grazie alle sue vertiginose pareti di arenaria che, levigate dall’acqua e dal vento, regalano uno spettacolo cromatico unico al mondo. I giochi di luce che filtrano dall’alto trasformano le pareti in tele viventi, sulle quali si dipingono sfumature vibranti che vanno dall’arancione al viola e danno vita a un’atmosfera surreale.

E ciò che rende ancora più affascinante tale meraviglia naturale è la sua conformazione: l’Antelope Canyon si divide in due sezioni distinte, l’Upper e il Lower, ognuna con caratteristiche inconfondibili che attraggono visitatori da tutto il mondo.

A differenza di molti altri parchi naturali americani, l’accesso è regolato esclusivamente da tour guidati, un aspetto da tenere in considerazione per organizzare al meglio la visita.

Le caratteristiche principali

Upper Antelope Canyon: la magia dei raggi di luce

Spettacolare Antelope Canyon

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Il fascino sorprendente dell’Antelope Canyon

Chiamato dai Navajo “il luogo dove l’acqua scorre attraverso le rocce”, l’Upper Antelope Canyon è senza dubbio la sezione più celebre e visitata. La sua fama è legata a due fattori determinanti: la facilità di accesso e la grandiosità del fenomeno luminoso.

L’ingresso al canyon avviene senza scalinate o discese impegnative, ed è adatto a tutti. La sua conformazione a “V” lo rende piuttosto largo nella parte superiore e più stretto alla base, così che i raggi solari possano filtrare con precisione nelle ore centrali della giornata e creare i famosi fasci di luce che sembrano scendere dal cielo come fari divini.

Il percorso si sviluppa per circa 400 metri, con andata e ritorno nello stesso stretto corridoio di roccia. A causa della grande affluenza, spesso è necessario fermarsi per lasciar passare gli altri gruppi in direzione opposta, il che può risultare un po’ caotico nei momenti di punta. Tuttavia, il fascino delle pareti levigate e la danza luminosa dei riflessi rendono ogni attesa più che giustificata.

Se da un lato la visita all’Upper Antelope Canyon è una delle esperienze più affascinanti del Southwest americano, dall’altro è bene tenere a mente che l’elevata affluenza può ridurre la sensazione di “ritrovarsi immersi nella natura selvaggia”. Per chi cerca un’alternativa meno affollata, il Lower Antelope Canyon potrebbe essere la scelta giusta.

Lower Antelope Canyon: un percorso più avventuroso

Se l’Upper Antelope Canyon colpisce per la sua accessibilità e per la magia della luce, il Lower Antelope Canyon affascina con il suo percorso più articolato e immersivo. Pur essendo meno profondo, regala scorci altrettanto spettacolari e, grazie alla minor affluenza, permette di godere dell’esperienza con maggiore tranquillità.

Qui il percorso è unidirezionale e si sviluppa per circa 407 metri tra curve sinuose e passaggi più stretti rispetto all’Upper. Per accedervi, occorre affrontare alcune scalette di ferro piuttosto ripide, che conducono all’interno del canyon. Lungo il tragitto, si incontrano cinque diverse discese di varia difficoltà, che possono rappresentare un piccolo ostacolo per chi soffre di vertigini o claustrofobia. Tuttavia, per chi ama l’avventura, il Lower Antelope Canyon dona un’esperienza più intima e coinvolgente, con la possibilità di trattenersi più a lungo se il flusso di visitatori lo permette.

A livello scenografico, il canyon presenta gli stessi spettacolari colori dell’Upper, con la differenza che la luce entra in modo più diffuso e dà vita a un effetto di sfumature morbide e avvolgenti sulle pareti.

Antelope Canyon X: l’alternativa più esclusiva

Giochi di luce all'Antelope Canyon X

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Sorprendente Antelope Canyon X

Per chi desidera un’esperienza all’insegna della tranquillità, allora l’Antelope Canyon X è la scelta perfetta. A circa 7 chilometri a sud dell’Upper Antelope Canyon, si tratta di una sezione ancora poco conosciuta rispetto alle altre due, ma destinata a diventare sempre più popolare.

L’Antelope Canyon X si compone di due slot canyon distinti, North e South, entrambi inclusi nel tour. Qui, l’esperienza si avvicina molto a un connubio tra le caratteristiche dell’Upper e del Lower: la luce entra in modo spettacolare, ma senza la folla che caratterizza l’area più turistica. L’accesso avviene tramite un trasferimento in jeep su un percorso sterrato di circa 4,8 chilometri, e aggiunge un pizzico di avventura all’escursione.

Rispetto agli altri due, il Canyon X offre anche un vantaggio economico, con prezzi più contenuti per i tour. Sebbene l’area di Page sia in rapida espansione turistica, per ora questa sezione rimane un piccolo angolo di paradiso per chi vuole vivere il fascino dell’Antelope Canyon con calma.

Informazioni utili

Orari e prenotazioni

L’Antelope Canyon è aperto tutto l’anno, con orari che variano a seconda della stagione. Nei mesi primaverili ed estivi, i tour operano di solito tra le 7:00 e le 16:00, mentre nel resto dell’anno gli orari sono più ridotti, dalle 8:00 alle 14:00.

La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata online o direttamente in loco, a Page. Tuttavia, è altamente consigliato prenotare con largo anticipo, soprattutto nei periodi di alta stagione, per evitare di trovare i tour già al completo.

Durata della visita

La maggior parte delle escursioni ha una durata di circa 1 ora e 30 minuti, incluso il trasferimento in jeep dal punto di partenza. Il tour del Lower Antelope Canyon, invece, è più breve e si completa in circa un’ora.

Il periodo migliore per visitarlo

Se l’obiettivo è assistere ai magici giochi di luce, il periodo ideale va dal 15 marzo al 7 ottobre, quando il sole è più alto e i raggi penetrano con maggiore intensità. I mesi di agosto e settembre, tuttavia, possono essere soggetti a piogge improvvise, che potrebbero portare alla chiusura temporanea del canyon per motivi di sicurezza.

L’orario perfetto per fotografarlo

L’orario migliore per fotografare l’Antelope Canyon (Upper, Lower e X) dipende dal tipo di fotografia che si vuol fare, tuttavia è consigliabile prenotare la visita guidata delle 11:00, in modo da essere dentro alle 11:30, il momento migliore per godersi al meglio la straordinaria illuminazione.

L’Antelope Canyon è uno dei gioielli più straordinari dell’Ovest americano, un luogo dove la natura ha dato vita a un’opera d’arte che cambia aspetto a seconda della luce e delle stagioni. Una visita da queste parti diventa un vero e proprio viaggio sensoriale nel cuore pulsante del deserto americano.

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The Electric State, le location del film sci-fi con Millie Bobby Brown

Quando si parla di film di fantascienza che già dal trailer sembrano essere stati realizzati interamente con la CGI ed effetti speciali di ultima generazione, l’argomento location suona quasi utopico. Ma qualche volta il cinema ci stupisce, come per The Electric State, il nuovo film dei fratelli Russo disponibile su Netflix dal 14 marzo 2025, le cui riprese si sono svolte nel 2024 in diverse location del mondo reale. Prima di essere nuovamente inghiottiti dal wormhole Marvel con Avengers: Doomsday, Joe e Anthony Russo regalano al pubblico un nuovo film d’azione ad alto budget targato Netflix. L’ambientazione del film dà vita alla storia e i paesaggi infiniti sottolineano la solitudine della protagonista che si muove in luoghi un tempo fiorenti che sembrano abbandonati e inghiottiti da una tecnologia dimenticata con robot arrugginiti, reliquie di un sogno infranto e un mondo che sta crollando sotto il peso del passato.

The Electric State è una commedia fantascientifica-avventurosa con Millie Bobby Brown e Chris Pratt protagonisti attraverso un’America degli anni 90 rivisitata. In questa distopia alternativa, i robot hanno rifiutato la schiavitù e si sono ribellati all’umanità, solo per essere banditi in una prigione nel deserto, l’Electric State. Liberamente ispirato alla graphic novel dell’artista svedese Simon Stålenhag, questo paesaggio futuristico è impolverato come un gioco di Fallout e radiosamente incute timore reverenziale come una fantascienza di Spielberg. Pertanto i paesaggi ampi e polverosi dello Utah e del New Mexico hanno ospitato diverse scene. Ma vediamo nel dettaglio i luoghi scelti dai fratelli Russo per questo film spassoso e coinvolgente.

The Electric State Netflix

Fonte: Netflix

Una scena del film The Electric State

Dove è stato girato

Il team di produzione ha attraversato più location nel mondo, scelte per migliorare il tono visivo e atmosferico del film. Le riprese si sono svolte principalmente ad Atlanta, nella contea di Cobb in Georgia e in California, e in piccola parte anche Brasile e India. La produzione ha dovuto affrontare un arresto inaspettato e tragico il 4 novembre 2022, quando un membro della troupe ha perso la vita in un incidente automobilistico fuori dal set. Quest’ultimo ha momentaneamente interrotto le operazioni, ma la troupe ha continuato, completando le riprese principali entro il 9 febbraio 2023. Anche dopo la conclusione, il lavoro era tutt’altro che finito. A febbraio 2024 sono state effettuate riprese aggiuntive, assicurando che ogni fotogramma soddisfacesse l’ambiziosa visione del film.

Gli scenografi Dennis Gassner e Richard L Johnson hanno cercato di riproporre uno stile retrofuturistico nostalgico. The Electric State si allontana dai design più cupi di Stålenhag e costruisce un mondo fluido e caleidoscopico che offre un robot Mr. Peanut, Ke Huy Quan che combatte contro i droni in un carnevale di case infestate e metaversi che ricordano gli sfondi di Windows XP. Nonostante la sua natura CGI, The Electric State ha fatto uso di location del mondo reale, anche se con un po’ di magia cinematografica. Il pubblico viene invitato a salire sul furgone Volkswagen vintage di Chris Pratt e mettere un po’ di musica anni 90 per godersi il viaggio sotto la guida dei Russo.

Atlanta, Georgia

Atlanta ha fatto da sfondo alla maggior parte delle ambientazioni suburbane del film, riflettendo un mondo realistico occasionalmente adornato da luci e torri cyberpunk. I fratelli Russo non sono estranei alla città della Georgia, avendo precedentemente girato Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame ai Pinewood Studios di Atlanta e nel centro città. Un punto di riferimento degno di nota nel film è un parco a tema pulp, completo di una villa infestata, bobine di Tesla e altoparlanti che diffondono le Good Vibrations di Marky Mark. Questo lunapark si trasforma in un campo di battaglia quando il criminale militarista interpretato da Giancarlo Esposito guida soldati androidi controllati dagli umani contro gli eroi umani. Gassner rivela che il parco abbandonato è stato “progettato e costruito in un parcheggio di Atlanta“.

Atlanta

Fonte: iStock

Vista su Atlanta

Lago Acworth, Georgia

Mentre Atlanta fornisce le fondamenta suburbane, il lago Acworth offre un contrasto naturale per i flashback emotivi del film. La spiaggia artificiale ospita una spiaggia di sabbia bianca che appare in tragiche sequenze di flashback. L’eroina adolescente di Millie Bobby Brown, Michelle, ricorda di aver corso sulla sabbia con il fratello defunto Christopher (l’esordiente Woody Norman) ed è sulla riva del lago Ackworth che i fratelli si sono divertiti un po’ all’aria aperta. Almeno, fino a tutta la faccenda della conquista dei robot. Il Lago Acworth è un lago artificiale all’estremo nord ovest della contea di Cobb e a sud ovest della città di Acworth. Si è formato da una diga di cemento costruita dal Corpo degli Ingegneri dell’Esercito degli Stati Uniti nel 1950, durante la costruzione del lago Allatoona.

North DeKalb Mall, Georgia

Michelle fa squadra con Keats, un soldato dai capelli lunghi trasformatosi in vagabondo interpretato da Chris Pratt. I due si imbattono in una colonia di robot in Georgia, più precisamente al North DeKalb Mall di North Decatur, un centro commerciale a un piano del 1965 che un tempo ospitava 85 negozi. Con la maggior parte del centro commerciale demolito poco dopo le riprese nell’estate del 2024, ora rimangono solo un grande magazzino a basso costo e un multisala AMC. Le riprese di The Electric State hanno avuto luogo appena prima della demolizione del centro commerciale, tempistica che Gassner descrive come un “dono degli dei del cinema”. “Il fatto che lo avrebbero demolito comunque ci ha dato un’enorme libertà”, nota.

Il centro commerciale funge anche da rifugio robotico sicuro in The Electric State quando Mr. Peanut, doppiato da Woody Harrelson, unisce i sopravvissuti arrugginiti della guerra tra umani e robot. Mentre il centro commerciale offre alcuni momenti di pace ed è testimone di un’altra battaglia ad alto rischio tra i robot e i loro oppressori umani. Anche prima della sua demolizione, l’atmosfera morta e desolata del North DeKalb era ideale per molti scenari apocalittici. Zombieland 2, Loki e Cobra Kai sono alcuni dei progetti di serie A girati in questo luogo.

Utah

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Lo stato dello Utah in USA

Utah e New Mexico, USA

Alcune delle scene nel deserto incorporavano anche filmati delle valli e delle montagne baciate dal sole dello Utah e del New Mexico, che sono state successivamente messe insieme a location di Atlanta come il North DeKalb Mall. Molti altri punti nel film sono stati realizzati in modo simile con un approccio ibrido: combinando set con location del mondo reale e fondendo più elementi di sfondo in un’ambientazione unica. Ad esempio, Keats di Chris Pratt e il suo amico robot Herman (doppiato da Anthony Mackie) immagazzinano i beni della loro dubbia attività simile a eBay in una tana sotterranea. Questo nascondiglio è dove i personaggi di Pratt e Brown si incontrano per la prima volta, mentre corrono oltre gli scaffali di giochi da tavolo, saltano su un carrello da miniera arrugginito e poi saltano fuori nella vasta distesa di un deserto. “Questa tana era una cava ad Atlanta che abbiamo interfacciato con un set interno” spiega Gassner. “Per l’esterno, ci siamo affidati alla stessa cava ma l’abbiamo anche collegata alle location dello Utah e del New Mexico. I set erano come tessuti di collegamento”.

Seattle, Washington

Il trailer di The Electric State si apre con una ripresa aerea dello Space Needle, un punto di riferimento futuristico sinonimo di Seattle. Si tratta di una torre nel Seattle Center che è anche il principale simbolo della città dell’area nord occidentale degli Stati Uniti. Fu costruita per l’Expo del 1962, è alta 184 metri  e può resistere a raffiche di vento fino a 450 km/h e terremoti fino a 9.8 di magnitudo. Il pontile d’osservazione a 160 metri di altezza offre un negozio di souvenir e un ristorante ruotante da provare; da lì si vede lo skyline di Downtown Seattle, le Montagne Olympic, il Monte Rainier, la baia di Elliot e le isole circostanti. Ciò ha naturalmente sollevato speculazioni sulla città di Washington come potenziale location del film. E mentre i nostri eroi si preparano per una battaglia culminante nel terzo atto su un campo a Seattle, Gassner punta ancora una volta il dito contro Atlanta. Seattle è comunque entrata nel film. Le riprese d’archivio mostrano una guerra tra umani e robot all’Arco di Trionfo di Parigi, mentre torri di controllo delle macchine si ergono accanto al Cristo Redentore in Brasile e alla Porta dell’India di Mumbai.

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Dubai, i laghi nel deserto a forma di cuore parlano la lingua dell’amore

Esiste un posto, immerso nella sconfinata sabbia dorata del deserto, che sembra un sogno a occhi aperti. Non uno qualsiasi, ma il più romantico, quello da vivere e da condividere con la propria dolce metà, o anche in solitaria per chi non smette di credere nell’amore. Il suo nome è Love Lake e fa da preludio all’esperienza che si andrà a vivere una volta giunti fin qui.

Ci troviamo nell’arido deserto di Dubai e più precisamente nella zona dei laghi Qudra a Saih Al Salam. È qui, che agli occhi di chi arriva, che si apre una visione onirica e surreale: due laghi a forma di cuore che si intrecciano tra loro e che si stagliano sullo sconfinato deserto dorato. Noi non abbiamo dubbi: è questa la destinazione più romantica da visitare in coppia e non solo.

Love Lake: la destinazione romantica nel deserto di Dubai

Così grandi che possono essere visti dallo spazio, così belli e romantici da conquistare anche i cuori dei più cinici: i due laghi a forma di cuore, immersi nel deserto di Dubai, sono da considerarsi uno dei luoghi più belli e romantici del Paese e del mondo intero.

Tappa imprescindibile delle coppie, e non solo, che arrivano nella città futuristica e ultramoderna degli Emirati Arabi uniti, i due laghi sono stati creati dall’uomo che ha scelto per loro una cornice d’eccezione, quella della natura arida e selvaggia del deserto.

Le sue origini sono piuttosto recenti: Al Qudra Lake, questo il suo nome ufficiale, è stato creato nel 2018 nell’area di Al Marmoum (deserto di Bab Al Shams) e, successivamente, ribattezzato Love Lake dal grande pubblico e dalle stesse istituzioni.

Tutto, qui, parla d’amore: i 16 alberi piantati intorno ai laghi artificiali formano la scritta Love creando uno spettacolo senza eguali che trova la sua massima bellezza con la vista dall’alto, mentre i sentieri labirintici che si snodano sulla sponda orientale ricreano in maniera suggestiva l’immagine di due amanti che si abbracciano. Completano il disegno begonie, arbusti e alberi a forma di cuore che rendono questo luogo il più romantico e originale di Dubai.

Un’oasi nel deserto che colpisce, sicuramente, per la sua suggestione, ma che si configura anche come una tappa imprescindibile per gli amanti della natura. Questo piccolo eden, infatti, è diventata la casa di moltissimi esemplari autoctoni. passeggiando tra i sentieri che circondano i laghi è possibile fare birdwatching e osservare numerosi pesci di diverse specie, come quelli arancioni e rossi giapponesi che fanno capolino tra le acque limpide dei bacini.

Love Lake di Dubai

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Le sculture che sorgono nel parco che circonda il Love Lake di Dubai

Come raggiungere i due laghi a forma di cuore

Il sito di Love Lake è situato fuori la città, nel cuore del deserto di Dubai. Per raggiungere questo luogo così romantico, dunque, è imprescindibile spostarsi in automobile. Partendo dalla città, dalla quale l’area dista circa 50 km, è possibile percorrere due strade: la Emirates Road (E611) o la Dubai-Al Ain Road (E66). Entrambe conducono ai laghi di Al Qudra. Il tempo di percorrenza è di circa 50 minuti.

In alternativa, per chi si sposta con i mezzi pubblici, è disponibile la linea 67 con fermata a Nakheel Stables (gli orari sono consultabili sul sito ufficiale di Roads & Transport Authority, la l’agenzia di trasporti pubblici di Dubai), da lì è necessario proseguire in taxi. È possibile raggiungere i due laghi a forma di cuore anche prenotando un transfer privato o prendendo parte ai numerosi tour che partono da Dubai e che conducono in questo popolare sito d0interesse turistico.

Cosa fare nei dintorni

Quello che un tempo era un vero e proprio tesoro nascosto, oggi è diventato un’attrazione turistica, una tappa imprescindibile per tutte le persone che visitano Dubai e il suo deserto. Tantissime le esperienze romantiche da vivere qui, come quella di sorvolare il sito dall’alto per avere una visione totale e completa dei due cuori che si intrecciano, o di pernottare all’interno dei lussuosi resort, o delle Desert Pool Villas, per vivere il deserto dell’emirato a tutto tondo.

Le dimensioni dell’oasi del deserto, che si sviluppa su una superficie di oltre 5000 metri quadrati, sono davvero straordinarie al punto tale che l’area è ben visibile anche dallo spazio. Se provate a digitare su Google Hearts le parole Heart Lake Dubai  potrete rendervi conto da soli della magnificenza di questa meraviglia artificiale.

Ma cosa fare una volta giunti fin qui? Sicuramente godersi lo spettacolo: la grande distesa di sabbia a perdita d’occhio incornicia i due cuori che sono diventati, per tutti, il simbolo dell’amore. Ma non è tutto perché l’area che si snoda intorno ai due bacini è stata trasformata in un romantico parco dedicato agli innamorati che accogliere i visitatori con una serie di sculture di legno a forma di cuore che si snodano lungo l’area e che accompagnano i visitatori fino all’anima del sito.

I viaggiatori che arrivano fin qui possono fermarsi a contemplare il tramonto nel deserto, fare passeggiate tra le sculture e organizzare dei picnic, oppure dedicarsi alla ricerca delle oltre 100 specie di animali, fiori e piante che hanno fatto di questo luogo la loro casa. Per i più sportivi, invece, è possibile addentrarsi nei sentieri che circondano i due bacini per passeggiate e corse (anche in bicicletta) con vista memorabile.

Quando andare? Il Love Lake Dubai è aperto tutti i giorni dell’anno 24 ore su 24. È possibile visitarlo in ogni momento, anche a San Valentino, e trascorrere l’intera giornata qui. Tuttavia vi consigliamo di dedicarvi all’osservazione del panorama durante un momento preciso della giornata: quello del tramonto. È proprio quando il sole si prepara a dare il suo ultimo saluto, infuocando la terra con i suoi raggi più belli, che tutto si colora di infinite sfumature di oro, arancione e rosso dando vita a uno spettacolo sublime e magico.

Love Lake Dubai

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Il laghi a forma di cuore di Dubai al tramonto
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Australia, il villaggio sotterraneo di Coober Pedy

È famosa in tutto il mondo per essere la capitale mondiale dell’opale e per la sua estrazione da Guinness, ma è anche una tappa turistica in quanto è una città dall’incredibile vita sotterranea. Coober Pedy si trova nell’Australia meridionale, in un’area totalmente desertica a circa 850 chilometri a Nord di Adelaide, e conta circa 2.500 abitanti provenienti da 45 diverse nazioni. Un meltin pot di razze e colori per uno dei poli principali al mondo dell’industria estrattiva dell’opale. Quando si arriva, sembra un deserto, invece c’è vita, ma è tutta sottoterra.

Vivere nella città sotterranea nel deserto australiano

La maggior parte dei residenti  di Coober Pady vive nel sottosuolo e lavora nelle miniere della zona, che oggi sono arrivate a ben 70. Le case sotterranee, anche dette “dugouts”, raggiungono una temperatura costante tutto l’anno, mentre vivere sulla superficie sarebbe molto più difficile per il clima arido e torrido di giorno (si toccano anche i 50°C) e molto rigido di notte. Nell’underground della città si affollano case, aziende, chiese. Persino hotel: i viaggiatori sono sempre curiosi di sperimentare la vita da “talpa” che si può sperimentare qui, nel bel mezzo del nulla.

La storia di Coober Pady

Per migliaia di anni, popolazioni nomadi hanno attraversato questo territorio desertico, lasciandolo però anche in poco tempo, a causa del clima infame e della carenza di acqua. Solo recentemente il problema idrico è stato risolto, con la costruzione di una fonte sotterranea posta 24 km a Nord della città che ha cambiato tutto. Il primo insediamento risale al 1915, quando Jim Hutchison e il figlio arrivarono fin qui alla ricerca dell’oro. Ricerca vana, ma in compenso trovarono l’opale. E la città conobbe una nuova vita. Anche se sotterranea. Il boom vero e proprio fu quando venne completata la ferrovia trans-continentale nel 1917, che favorì lo sviluppo della cittadina e l’insediamento di un gran numero di reduci della Prima guerra mondiale. Oggi, questo tratto ferroviario viene percorso anche da uno dei treni più famosi e panoramici del mondo, The Ghan, che attraversa il continente australiano da Darwin, nel Northern Territory, fino ad Adelaide, percorrendo 2.979 chilometri in tre giorni.

Cosa vedere a Coober Pady

Tra le attrazioni da non perdere a Coober Pady ci sono sicuramente la Catacomb Underground Church, la chiesa anglicana scavata nel sottosuolo durante la metà del 1970, e la Faye’s Underground Home, una casa sotterranea situata in un giardino deserto, abitata regolarmente da inquilini che mostrano ai turisti curiosi i vantaggi di vivere sottoterra. E poi musei sotterranei, negozi, la galleria d’arte e, naturalmente, le miniere di opale. Di notevole importanza simbolica, infine, è l’unico albero della città.

Soggiornare in un hotel sotterraneo

In città si può soggiornare in suggestivi hotel scavati nella roccia, come il Desert Cave Hotel, un 4 stelle con sole quattro deliziose camere ricavate nel sottosuolo, o anche in strutture più tradizionali come il The Opal Inn Hotel, Motel e Caravan Park nel centro di Coober Pedy.

Il periodo migliore per andare a Coober Pedy

Il periodo migliore per soggiornarvi è quello che va da aprile a ottobre, quando il clima è migliore. Da novembre a marzo, nel periodo estivo per l’Australia, le temperature possono variare da 35°C a 45 °C e le tempeste di sabbia sono occasionali.

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Cosa vedere e cosa fare sull’Atlante Marocchino, tra piste da sci e deserto

L’Atlante Marocchino è una delle catene montuose più affascinanti del Nord Africa, che si estende per oltre 2.500 chilometri, attraversando il cuore del Marocco e regalando una varietà di paesaggi straordinari.

Questo massiccio montuoso, che separa la costa mediterranea dal deserto del Sahara, offre ai visitatori un’incredibile gamma di esperienze, dalle piste da sci invernali alle oasi sperdute, dai villaggi berberi tradizionali alle vette innevate che contrastano con le dune sabbiose.

La diversità delle attività e dei panorami lo rende una destinazione unica, in grado di soddisfare i desideri degli amanti della natura, dell’avventura e della cultura.

Le stazioni sciistiche dell’Atlante Marocchino

Anche se il Marocco è più noto per il suo clima caldo e il deserto, le montagne dell’Atlante offrono una sorpresa inaspettata: le stazioni sciistiche. La località più famosa è Oukaïmeden, situata a circa 80 chilometri da Marrakech. Con una pista che arriva a 3.200 metri di altitudine, Oukaïmeden è il luogo ideale per gli appassionati di sport invernali che desiderano sciare sotto il sole africano.

Nonostante non si tratti di una stazione sciistica di fama internazionale come le Alpi o le Rocky Mountains, Oukaïmeden offre un’esperienza unica, con una vista spettacolare sulle valli e sulle vette circostanti. Durante l’inverno, i visitatori possono praticare sci, snowboard e slittino, mentre d’estate la zona è ideale per trekking ed escursioni.

Oukaïmeden

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Le piste da sci di Oukaïmeden

Escursioni e trekking tra le vette dell’Atlante

Un percorso imperdibile in questo territorio senz’altro è il trekking fino alla vetta del Toubkal, la montagna più alta del Marocco (4.167 metri), che attira alpinisti da tutto il mondo. Il Toubkal è un’impresa anche per escursionisti meno esperti, grazie ai sentieri ben segnati che conducono fino alla cima, dove si apre un panorama spettacolare sulla catena montuosa e sulle vallate sottostanti.

Per chi preferisce escursioni meno impegnative, la Valle di Ourika, a soli 30 chilometri da Marrakech, è una destinazione popolare. Qui, i visitatori possono camminare tra i giardini terrazzati, i piccoli villaggi berberi e le cascate di Setti Fatma, immergendosi nella cultura locale e nel paesaggio verdeggiante.

L’Atlante Marocchino non è solo una meta per gli escursionisti e gli amanti dello sci. La catena montuosa è un luogo ideale per chi cerca attività all’aria aperta. Il mountain biking è molto popolare, grazie ai sentieri che attraversano paesaggi mozzafiato, dalle foreste di pini alle valli aride. Il canyoning e l’arrampicata sportiva sono altre attività da praticare sulle pareti rocciose dell’Atlante. Inoltre, i fiumi che scorrono attraverso la regione offrono opportunità per il rafting e il kayak, rendendo le montagne dell’Atlante un vero e proprio parco giochi per gli amanti dell’avventura.

Un altro esempio straordinario di escursione imperdibile è Skoura, un’affascinante oasi situata ai piedi dell’Alto Atlante. Skoura è celebre per il suo paesaggio di palme e kasbahs, con valli verdi e piccoli villaggi tradizionali che si estendono tra le palme. È un posto perfetto per chi cerca un’esperienza più tranquilla e panoramica, lontano dalle strade affollate.

Un’altra meraviglia da non perdere nell’Atlante sono la Cascate di Ouzoud, situate a circa 150 km a nord di Marrakech. Le cascate sono tra le più alte e spettacolari del Marocco, con una serie di salti d’acqua che si tuffano in un laghetto cristallino circondato da vegetazione lussureggiante.

Cascate di Ouzoud

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Le bellissime Cascate di Ouzoud

Le Gole di Todra e del Dades

Le Gole di Todra, situate a pochi chilometri dal villaggio di Tinghir, sono famose per le loro alte pareti rocciose che si ergono a picco, creando uno stretto e suggestivo canyon. La strada che percorre la gola è incastonata tra queste imponenti pareti, alte fino a 300 metri, e offre uno scenario drammatico, particolarmente apprezzato dai fotografi e dagli amanti dell’escursionismo. La gola è anche un punto di riferimento per gli amanti dell’arrampicata, grazie alle sue pareti verticali che attirano alpinisti di tutto il mondo.

Non lontano, la Gola del Dades è un altro punto imperdibile, famosa per i suoi panorami mozzafiato e le curiose formazioni rocciose. La gola del Dades, che si estende per oltre 25 km, è celebre per le sue formazioni rocciose chiamate “torri di roccia”, che ricordano scenari alieni. I visitatori possono percorrere la strada che attraversa la gola, ammirando il contrasto tra le pareti rosse delle montagne e i verdi giardini di palme da dattero. È una zona ideale per il trekking, le escursioni a piedi e la fotografia paesaggistica.

Tizi n’Tichka, il passo delle montagne

Il Tizi n’Tichka è uno dei passi di montagna più alti e panoramici del Marocco, che collega Marrakech e Ouarzazate, attraversando l’Alto Atlante. Situato a un’altitudine di oltre 2.260 metri, questo passo offre panorami spettacolari e una vista mozzafiato sulle vette dell’Atlante. Il Tizi n’Tichka è famoso per le sue numerose curve e i tornanti che rendono il viaggio una vera e propria avventura.

Lungo il percorso, i viaggiatori possono ammirare la diversità dei paesaggi, passando da verdi vallate a terre aride e rocciose, e visitare alcuni dei villaggi berberi che punteggiano la regione. È un luogo ideale per chi desidera esplorare l’architettura tradizionale delle kasbah berbere e scoprire i segreti della vita rurale in montagna. Il passo è anche la porta d’ingresso a luoghi iconici come la Kasbah Ait Benhaddou e le valli del Draa.

Villaggi Berberi, tradizioni e cultura del Marocco

Un altro aspetto affascinante delle montagne dell’Atlante è la possibilità di visitare i villaggi berberi. Questi villaggi, spesso situati in luoghi remoti, conservano ancora intatte tradizioni millenarie e un’atmosfera rurale che sembra fuori dal tempo. In questi villaggi, i visitatori possono scoprire l’artigianato locale, come la tessitura di tappeti, la produzione di olio d’argan e la lavorazione del rame. Le escursioni guidate permettono di conoscere la storia e la cultura di queste popolazioni, mentre gli ospiti possono pernottare in riad tradizionali, gustando piatti tipici come il tagine e il cous cous.

Imlil è un pittoresco villaggio berbero situato a circa 1.800 metri di altitudine, ai piedi della montagna più alta del Marocco, il Toubkal (4.167 metri). Questo villaggio è diventato una delle destinazioni preferite per gli escursionisti che desiderano scalare il Toubkal o semplicemente esplorare le meraviglie naturali dell’Alto Atlante. Imlil è il punto di partenza per numerosi itinerari di trekking che attraversano valli, gole e villaggi tradizionali berberi.

La sua posizione incantevole, circondata da colline verdi, terrazze agricole e villaggi di pietra che si arrampicano sulle montagne, offre uno spettacolo mozzafiato, particolarmente suggestivo durante il tramonto. Imlil è anche famosa per le sue case tradizionali costruite in pietra e argilla, che si integrano perfettamente con il paesaggio circostante.

Il deserto del Sahara, tra dune e oasi

L’Atlante Marocchino è un’area incredibilmente ricca di paesaggi ed esperienze, ma non è mai troppo lontano dal deserto del Sahara, che gioca un ruolo fondamentale nell’incanto di questa regione. Un viaggio nell’Atlante sarebbe incompleto senza una visita alle sue vicine dune dorate, simbolo per eccellenza del deserto. Le dune di Merzouga, situate ai confini orientali dell’Atlante, sono tra le più iconiche e rappresentano un punto di partenza ideale per vivere l’emozione di un’escursione in camello tra le imponenti ondulazioni di sabbia. Qui, i visitatori possono godere di un’esperienza autentica passando la notte in accampamenti beduini sotto un cielo stellato, circondati dalla pace assoluta e dalla bellezza del deserto.

Oltre a Merzouga, ci sono altre oasi e punti di accesso al deserto che offrono esperienze altrettanto affascinanti. Zagora e Mhamid sono due destinazioni imperdibili per chi desidera un’avventura nel Sahara. Queste località sono ottime per chi cerca di esplorare le distese sabbiose attraverso il campeggio o il trekking tra le dune, vivendo un’esperienza in cui il deserto rivela tutto il suo fascino selvaggio e incontaminato. Ogni tramonto e ogni alba sulle dune di sabbia regalano emozioni uniche, mentre il silenzio e la vastità del paesaggio desertico creano un’atmosfera magica, lontano dalla frenesia della vita quotidiana.