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Weekend di trekking e relax: dove (e come) trovare il connubio perfetto

Un cammino lungo all’incirca 130 km che unisce, come un filo rosso, Bologna e Firenze, percorrendo l’appennino Tosco-Emiliano: si tratta della Via degli Dei. Un percorso eccezionale da godersi durante un weekend di trekking che può coniugare meraviglie storiche, paesaggi tipici da ammirare e… relax, ovviamente, se si sceglie di soggiornare in un luogo suggestivo e accogliente come l’Albergo Ristorante Poli, che oltre a offrire uno spaccato naturale senza pari propone gustosi piatti tipici da degustare.

Sulla Via degli Dei fra trekking e relax

Ma andiamo per ordine: l’Albergo Ristorante Poli ha delle straordinarie camere che si affacciano proprio sulla Via degli Dei, che ripercorre un’antichissima strada denominata Flaminia Militare. Risalente al 187 a.C, veniva utilizzata dagli antichi Romani ed è stata voluta dal console romano Caio Flaminio, ma ancora oggi conserva tratti di selciato romano e regala un viaggio imperdibile fra paesaggi, natura incontaminata e storia.

Non è un caso che gli appassionati di trekking la adorino: si può percorrere a piedi, con un percorso che dura dai 2 ai 5 giorni, suddiviso in tappe in base al livello di preparazione e alle singole esigenze. La peculiarità è che le tappe sono varie e permettono di organizzare anche un weekend, che permette contestualmente di assaporare il fascino di questi luoghi e goderne appieno. Lungo il tragitto d’altronde sono disponibili diversi mezzi pubblici che permettono di alternare le camminate con spostamenti più veloci da un punto all’altro.

Ciò che rende davvero unica la Via degli Dei, come dicevamo, è anche la sua capacità di unire idealmente due città di straordinaria bellezza: Bologna e Firenze. Da una parte troviamo la meravigliosa Bologna, una città dalle mille sfaccettature. La Dotta, che accoglie l’Università più antica al mondo, La Grassa, con le sue osterie e le botteghe in cui assaporare la cucina tradizionale, e la Rossa, caratterizzata dagli edifici medievali in mattoni rossi e dai portici.

Dall’altra parte svetta Firenze, fiera e stupenda. Una città simbolo del Rinascimento e culla dell’Umanesimo, con palazzi signorili e chiese che custodiscono opere d’arte e immensi tesori. Fra le due città si estende un territorio tutto da scoprire: l’Appennino Tosco-Emiliano con le sue riserve naturali, le fortezze, i castelli e i santuari pronti ad accogliere i visitatori che intraprendono il cammino. E nel mezzo? Non manca uno straordinario luogo di ristoro, l’Albergo Ristorante Poli, che permette di assaporare la cucina locale, rilassarsi e vivere la vita lenta, lontano dal traffico e dal caos cittadino.

Cosa fare un weekend sulla Via degli Dei

Sì, l’Albergo Ristorante Poli è un luogo stupendo, immerso nella natura e in una posizione strategica, a soli 12 km dall’autostrada Bologna-Firenze. È il rifugio perfetto per chi vuole andare alla scoperta dell’appennino Tosco-Emiliano, nonché la meta ideale per tutti gli escursionisti che scelgono di percorrere questo antico tracciato. Dispone infatti di camere spaziose, alcune delle quali con ampie balconate, sauna per 4 persone e doccia idromassaggio nell’area comune, ideali per chi vuole rilassarsi dopo il trekking.

La struttura è poi dotata di un rigoglioso giardino e di un ampio parcheggio privato per i clienti, un’area sosta per campeggiatori con doccia e servizi annessi completamente gratuiti dove la pulizia è impeccabile. Inoltre è arredato in modo moderno e ha cura anche del palato degli avventori: il ristorante è il suo fiore all’occhiello. Il posto giusto in cui lasciarsi conquistare da sapori autentici e genuini, con piatti che sanno di casa, di tradizione e di autenticità. Come le tagliatelle con il ragù bolognese o gli gnocchi freschi ai funghi, ma anche i tortelloni e i tortellini rigorosamente fatti a mano. Per non parlare delle specialità al tartufo: piatti da assaporare dopo una lunga passeggiata, che scaldano il cuore e conquistano, un boccone dopo l’altro, regalando un momento magico in una vacanza semplicemente perfetta.

Itinerario sulla Via degli Dei: natura, buon cibo e bellezza

Sfruttando l’Albergo Ristorante Poli come punto arrivo e ristoro, si possono percorrere diversi itinerari speciali. In un weekend è possibile scegliere una o due tappe della Via degli Dei, per godersi al massimo la bellezza di una vacanza fatta di natura, storia e buon cibo. Qui proponiamo un percorso ottimo anche per chi è poco esperto, in un tratto che va da Bologna al Passo della Futa, particolarmente ricco di luoghi da scoprire, sapori, profumi e colori unici. Un viaggio da dividere in due o tre giorni, per godersi un weekend senza pensieri, decisamente slow e rilassante.

Il percorso parte da Piazza Maggiore, nel cuore di Bologna, in direzione del Santuario della Beata Vergine di San Luca. Un cammino che porta alla scoperta del celebre portico di San Luca con ben 600 arcate e una lunghezza di 4 km. Arrivati a San Luca il panorama vi lascerà senza fiato e dopo una breve pausa sarà già il momento di ripartire verso Casalecchio di Reno, lungo il fiume Reno. A poca distanza si trova l’Oasi Naturalistica di San Gherardo, in cui lasciarsi conquistare dalla bellezza incontaminata della natura e da paesaggi che riempiono gli occhi e accarezzano l’anima. Da qui si prosegue per Badolo, verso Brento, sino ad arrivare al Centro di Fauna Esotica e Selvatica del Monte Adone.

Si tratta di un luogo unico nel suo genere. Non è infatti uno zoo e neppure di un parco faunistico, bensì di un centro di recupero in cui vengono ricoverati animali abbandonati o feriti, di provenienza selvatica, ma anche esotica. Il cammino poi prosegue attraverso lo spettacolare crinale del Monte Adone. Raggiungendo la sua vetta è possibile ammirare le torri plasmate dal vento e dalla pioggia, ammirando uno spettacolo grandioso e scattando una foto che conserverà per sempre il ricordo di quell’emozione.

Scendendo in direzione di Brento si prosegue verso la Madonna dei Fornelli. Già dal nome possiamo capire quanto particolare sia questo luogo. Esso deriva infatti dal santuario della Madonna della Neve e dalla presenza di diversi carbonai in passato che accendevano dei piccoli fuochi nei boschi. E da qui? Si fa uno stop e si riposa proprio all’Albergo Poli. L’ideale, no?

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Nel cuore del deserto: il monastero incantato di San Giorgio di Choziba

Nascosto tra le pareti rocciose del canyon del Wadi Qelt, nel cuore del deserto di Giuda, in Cisgiordania, a circa 9 km da Gerico e a circa 20 km da Gerusalemme, il Monastero di Choziba – detto anche Monastero di San Giorgio – rappresenta un luogo di profonda spiritualità e bellezza architettonica. Questo monastero greco-ortodosso – situato in un’area desertica in territorio israeliano – è uno dei più antichi e suggestivi luoghi di culto della Terra Santa che attira tantissimi pellegrini che cercano, durante il loro viaggio, il senso della vita e puntano a ritrovare sé stessi. Ma anche molti visitatori amanti del trekking e della natura di tutto il mondo giungono da queste parti per meravigliarsi e entrare in contemplazione con un luogo come questo. Come un miraggio nella polvere le cupole azzurre di questo monastero appaiono infatti dal nulla dopo distese di sassi color ocra e roccia rossa del deserto. Una meraviglia per il cuore e l’anima.

Storia millenaria tra fede e resilienza

Il Monastero di San Giorgio di Choziba fu originariamente costruito intorno a una grotta nel 420 d.C. da cinque eremiti. Questi scelsero questo luogo in quanto situato vicino alla grotta dove il profeta Elia si fermò in fuga dal Sinai venendo nutrito per mesi dai corvi.
Tantissimi monaci vennero attratti da questo luogo così spirituale e questo complesso monastico venne dedicato a San Giorgio il Chozibita.

Nel VI secolo d.C. i persiani giunsero poi nella valle e massacrarono i monaci che abitavano lì. Da quel preciso momento il monastero rimase in stato di completo abbandono per ben 500 anni. Successivamente i crociati, nel 1179 d.C., si insediarono in questo spazio e tentarono di restaurarlo fino alla loro cacciata. Nel 1878 venne costruito l’attuale edificio a cura dalla Chiesa Greco-Ortodossa. Oggi il monastero di San Giorgio di Choziba è abitato da pochi monaci che continuano a vivere secondo l’antica tradizione e aprono le porte a pellegrini e turisti.

Architettura e luoghi sacri

Il Monastero di San Giorgio di Choziba è una straordinaria costruzione in pietra bianca sospesa e immersa nell’arida roccia desertica. Si tratta di un’architettura meravigliosa e desolata qui dove vivono solo i monaci accompagnati dal silenzio e dalla fede. Il Monastero di Choziba, che ospita anche un ossario con i resti dei 14 monaci martirizzati dai persiani, è composto da tre livelli che includono:

  • la chiesa principale dedicata alla Vergine Maria, presenta una cupola e mosaici bizantini, tra cui l’aquila bicefala simbolo dell’Impero Bizantino,
  • la cappella di San Giovanni e San Giorgio che contiene un pavimento a mosaico risalente al VI secolo e le reliquie di San Giovanni di Choziba,
  • la grotta del Profeta Elia dove, secondo la tradizione, il profeta trovò rifugio e fu nutrito dai corvi per tre anni e sei mesi. La grotta è decorata con affreschi antichi assolutamente da vedere.
cosa vedere nel monastero di san giorgio nel deserto di giuda

Fonte: iStock

Monastero di San Giorgio di Choziba

Come raggiungere il Monastero di San Giorgio di Choziba

Il monastero si trova a circa 9 km da Gerico e 20 km da Gerusalemme. Un tempo questo luogo era accessibile solo a piedi attraverso una strada dissestata. Bisognava calarsi nel profondo canyon roccioso camminando lungo un sentiero soleggiato facendosi aiutare solo eventualmente dai muli. Oggi però le cose sono cambiate e il monastero è accessibile anche attraverso una nuova strada.

  • In auto: nel 2010 è stata costruita una strada. Dalla Highway 1, che collega Gerusalemme a Gerico – nell’itinerario che scende verso il Mar Morto – bisogna seguire le indicazioni per Mitzpeh Yeriho e prendere quindi la strada che conduce al Canyon di Nahal Prat. Da qui, dopo aver parcheggiato, bisogna percorrere un pezzetto a piedi,
  • in autobus  – n. 486, 487 –  percorrendo sempre l’autostrada 1 da Gerusalemme e uscendo a Mizpe Yericho,
  • a piedi percorrendo sentieri panoramici da Gerico o Mizpe Yericho attraverso il Wadi Qelt, con un livello di difficoltà medio-difficile.

Orari di visita e consigli utili

La visita al Monastero di San Giorgio di Choziba è da inserire in programma durante un viaggio on the road in questa zona. Questo monastero è anche citato nelle scritture come luogo di ritiro spirituale di Gioacchino – padre di Maria di Narareth – che proprio qui ricevette la visita di un angelo che gli preannunziava la gravidanza di sua moglie Anna. Ecco alcune informazioni e consigli utili per visitare questo luogo:

  • orari di apertura: tutti i giorni dalle 8 alle 11 e dalle 15 alle 17. Il sabato l’orario di visita è invece dalle 9 alle 12,
  • ingresso libero,
  • abbigliamento: essendo un monastero è richiesto un abbigliamento rispettoso e consono per il luogo,
  • attrezzatura: si consiglia di indossare scarpe da trekking e portare acqua e protezione solare, data la posizione desertica del sito.

Eventi e celebrazioni

Il 20 gennaio di ogni anno si celebra la festa di San Giorgio, patrono del monastero. In questa data molti pellegrini e religiosi ortodossi giungono qui da ogni parte di mondo per festeggiare insieme con cerimonie religiose e momenti conviviali aperti a tutti.
Inoltre, in ogni periodo dell’anno, sono invece tante le donne che lo raggiungono per chiedere la grazia della maternità vista la citazione del luogo nei vangeli.

In alternativa inserire questa tappa del Monastero di Choziba in un itinerario di viaggio in Israele, sarà sicuramente non deludente. Un luogo spirituale, bello e indimenticabile come altrettanto lo è il deserto di Giuda soprattutto se visitato alle prime luci dell’alba.

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Cosa vedere in Tunisia, l’incanto del Nord Africa

Affacciata sul Mediterraneo e custode di secoli di storia, la Tunisia è una destinazione sorprendente, che fonde l’anima araba con le influenze berbere, ottomane e francesi in un mosaico affascinante di colori, profumi e paesaggi. Dai souk animati di Tunisi alle dune dorate del Sahara, passando per oasi, villaggi trogloditi e antiche rovine romane, questo Paese nordafricano offre un viaggio autentico tra cultura, natura e ospitalità.
Che si scelga una fuga romantica, un’avventura tra le sabbie del deserto o una vacanza culturale tra siti UNESCO e tradizioni locali, la Tunisia sa come stupire il visitatore con la sua varietà di esperienze. In questo articolo, andiamo alla scoperta delle località più conosciute, degli angoli ancora poco battuti, e di tutto ciò che c’è da sapere per organizzare al meglio il proprio viaggio in questo splendido Paese.

Le 10 cose da vedere in Tunisia

1. Tunisi, la capitale tra storia e modernità

Capitale vivace e dinamica, Tunisi rappresenta un perfetto equilibrio tra passato e presente. Il cuore antico della città è la medina, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, un labirinto di vicoli affollati, souk animati, moschee storiche e caffè dal fascino retrò. Imperdibile per gli appassionati di storia è il Museo del Bardo, che custodisce una delle più importanti collezioni di mosaici d’epoca romana al mondo. Tunisi, però, non è solo passato: la città sorprende con locali alla moda, una vivace vita notturna e quartieri dallo spirito contemporaneo.

2. Cartagine, un tuffo nella storia

A pochi chilometri dalla capitale, le rovine di Cartagine raccontano la grandezza di una delle più potenti città dell’antichità. Il sito archeologico, affacciato sul Mediterraneo, regala panorami spettacolari e un viaggio emozionante tra le civiltà fenicia e romana. Passeggiare tra le rovine della collina di Byrsa, il cuore dell’antica Cartagine, è come sfogliare un libro di storia a cielo aperto.
Da non perdere le Terme Antonine, un complesso termale del II secolo con pavimenti a mosaico e pilastri colossali. Da vedere anche le rovine del teatro romano, la Villa des Volieres, l’enorme anfiteatro, mentre al Museo di Cartagine si possono ammirare antichi manufatti come maschere e ornamenti.

3. Sidi Bou Said, l’incantevole villaggio bianco e blu

Abbarbicato su una collina che domina il mare, Sidi Bou Said, con le sue case bianche dalle porte blu, è uno dei luoghi più iconici della Tunisia. A breve distanza da Cartagine, è la meta ideale per una passeggiata romantica, immersi nella quiete di stradine acciottolate e muri imbiancati a calce ravvivati dalle fioriture delle bouganville, che creano un’atmosfera sospesa nel tempo, richiamo irresistibile per schiere di artisti, fotografi e sognatori. Da non perdere una sosta al celebre Café des Nattes per sorseggiare un tè alla menta con vista spettacolare sul Mediterraneo.

4. Djerba, l’isola più esotica del Mediterraneo

Spiagge dorate, mare turchese e un’atmosfera rilassata fanno di Djerba una delle mete balneari più amate della Tunisia. Ma l’isola non è solo mare: a Houmt Souk, il principale centro abitato, si tiene ogni giorno un vivace mercato di ceramiche colorate, gioielli artigianali e tessuti tradizionali. L’isola ospita anche una delle sinagoghe più antiche del mondo, El Ghriba, punto di riferimento della comunità ebraica locale. Particolarmente suggestiva è la visita durante il pellegrinaggio annuale, tra fine aprile e maggio.

5. El Djem, il Colosseo d’Africa

Nel cuore della Tunisia, a un paio di ore d’auto da Tunisi, si erge il maestoso Anfiteatro di El Djem del III secolo, che sembra una copia del Colosseo di Roma. Costruito in stile corinzio, nel suo periodo di massimo splendore poteva ospitare fino a 35.000 spettatori, ed era pertanto il più grande del Nord Africa. Un tempo teatro di combattimenti tra gladiatori e spettacoli pubblici, il monumento è in ottimo stato di conservazione e aperto al pubblico, che può accedere sia agli spalti sia ai passaggi sotterranei dove sembra di sentire risuonare l’eco della storia.

6. Dougga, il gioiello romano nascosto

Immerso nella campagna tunisina, Dougga è uno dei siti romani più importanti del Nord Africa. Patrimonio dell’Umanità UNESCO, conserva numerosi monumenti in un sorprendente stato di conservazione, tra cui spiccano il Teatro Romano, il Foro e numerosi templi con i pilastri ancora innalzati, oltre ad alcuni complessi termali e resti di ville. Oltre alle rovine di epoca romana, il sito di quella che era un tempo una città fiorente, insediata per la prima volta nel VI secolo a.C., oggi contiene resti di tutte le principali epoche storiche, da quella berbera e punica, a quella bizantina.

7. Hammamet, la città-resort

Una delle più popolari località turistiche tunisine, che pullula di resort di lusso e ampie spiagge di sabbia fine, custodisce una Medina gioiello circondata da mura del XV secolo. Nel labirinto del suggestivo quartiere storico, tra stretti vicoli, tranquilli cortili, boutique e vivaci mercati, sorgono la Grande Moschea e la Moschea di Sidi Abdel Kader, gli edifici religiosi più importanti della città. Sebbene ai non musulmani non sia consentito entrarvi, vale la pena ammirare le loro architetture arabo-islamiche e i magnifici minareti dall’esterno.

8. Kairouan, il centro spirituale della Tunisia

Una delle città più sacre dell’Islam, Kairouan è considerata la capitale religiosa della Tunisia, oltre che una vera meraviglia architettonica. Fondata nel VII secolo, ospita la Grande Moschea, la più antica del Nord Africa e uno dei capolavori del mondo islamico. La medina di Kairouan è un labirinto di vicoli fiancheggiati da edifici di varie epoche, da esplorare senza fretta, sostando in caffè locali e botteghe artigiane di tessitura. La regione è infatti il maggiore centro di produzione di tappeti fatti a mano della Tunisia e vale la pena soffermarsi nei tanti negozi per ammirare le splendide creazioni locali.

9. Tozeur, l’oasi tra i palmeti e il deserto

Situata nella parte sud-occidentale della Tunisia, Tozeur è la porta d’ingresso al Sahara, una città-oasi che incanta con la sua particolare architettura in mattoni e gli scenografici palmeti. L’oasi di Tozeur è infatti un vasto giardino nel deserto con migliaia di palme, dove fare rilassanti giri in carrozze trainate da cavalli. Edifici tradizionali che esibiscono elaborate facciate geometriche in mattoni impreziosiscono la medina, dove si può trascorrere la giornata girovagando per i vicoli e curiosando nei souk che sono un tripudio di datteri, spezie e artigianato.

10. Matmata, il villaggio di Star Wars

Questa cittadina nel deserto, nota soprattutto per le sue grotte sotterranee, deve la sua notorietà al fato di essere stata utilizzata come location per il film Star Wars del 1977. Non c’è da stupirsi che questo luogo surreale abbia affascinato persino Hollywood, così come oggi attira frotte di visitatori con le abitazioni troglodite scavate nella roccia, abitate per secoli dai berberi, che oggi aprono le porte a chi desidera conoscere il loro stile di vita ed esplorare la vasta rete di camere e passaggi sotterranei.

Anfiteatro El Djem, Tunisia

Fonte: iStock

L’imponente anfiteatro romano di El Djem in Tunisia

Le 5 cose da fare in Tunisia

  1. Esplorare il deserto del Sahara
    Una visita in Tunisia non può dirsi completa senza un’esperienza nel deserto del Sahara. Il Grand Erg Orientale, con le sue dune modellate dal vento che si perdono all’orizzonte, è uno dei paesaggi più spettacolari del Paese. Questo mare di sabbia poetico e surreale affascina con le sue onde dorate, che al tramonto si tingono d’oro. Il punto di partenza ideale per esplorare il deserto è Douz, cittadina sahariana da cui si organizzano escursioni in cammello, trekking, tour in fuoristrada e avventure di più giorni, tutte attività soggette a regolamentazione governativa, che impone di avvalersi esclusivamente di tour operator autorizzati.
  2. Un’escursione al Chott el Djerid, il grande lago di sale
    Facilmente raggiungibile da Tozeur con un’escursione in giornata, il Chott el Djerid è uno di quei luoghi che sfidano l’immaginazione. Un paesaggio che sembra uscito da un film di fantascienza: il Chott el Djerid, il più grande lago salato del Sahara, si estende per oltre 7.000 km². A seconda della stagione, questa distesa abbagliante offre scenari mutevoli: d’estate, il sole lo trasforma in una candida tavolozza di miraggi; d’inverno, le piogge lo riempiono, creando un surreale specchio d’acqua nel cuore del deserto.
  3. Un’esperienza multisensoriale nella Medina di Tunisi
    Dominata dalla Moschea Al-Zaytuna, la medina di Tunisi è una città nella città, un groviglio di souk, moschee, vicoli e palazzi nascosti. Qui si può respirare l’anima più autentica della capitale, e vivere una vera esperienza multisensoriale, tra i profumi speziati del souk dei profumieri, i colori dei tappeti berberi e gli artigiani del souk delle chechias all’opera. Tra un acquisto e l’altro, da non perdere la vista dal tetto della Moschea dell’Olivo o una cena suggestiva nel cortile di un antico caravanserraglio.
  4. Dormire in una casa troglodita
    Nel sud della Tunisia, Matmata offre un’esperienza unica: dormire in una casa troglodita scavata nella roccia. Queste abitazioni berbere, create per proteggersi dal caldo torrido del deserto, sono costruite attorno a un cortile scavato nella terra, da cui si diramano le stanze ricavate nelle pareti. Alcune sono ancora abitate, altre sono state trasformate in strutture ricettive dove si può vivere l’esperienza del “cave living” nei luoghi diventati celebri per aver ospitato le riprese di Star Wars.
  5. Fare una lezione di cucina tradizionale
    Per assaporare davvero l’anima della Tunisia, non c’è niente di meglio che mettere le mani in pasta con una lezione di cucina tradizionale. In diverse città, da Tunisi a Djerba fino a Sousse e Kairouan, chef locali e famiglie ospitali aprono le loro cucine ai viaggiatori curiosi. Un’occasione da non farsi sfuggire per imparare a preparare piatti tipici come il couscous, lo shakshuka o il brik croccante ripieno di uovo, tonno e prezzemolo. Tra spezie profumate, pentole fumanti e racconti di vita, si impara non solo a cucinare, ma a comprendere davvero la cultura locale.
Deserto del Sahara in Tunisia

Fonte: istock

Douz, escursione in cammello nel deserto del Sahara

Visitare la Tunisia: tutti i consigli utili

Documenti
Dal 1 gennaio 2025, per entrare in Tunisia è necessario il Passaporto, con validità residua di almeno 3 mesi. Non è richiesto il visto per soggiorni fino a 90 giorni.

Come arrivare in Tunisia

Aereo
La Tunisia è facilmente raggiungibile con voli diretti annuali o stagionali da diverse città italiane. Partendo da Roma o Milano, in un paio d’ore si arriva a destinazione. Il Paese conta otto aeroporti, cinque dei quali internazionali a Tunisi, Monastir, Djerba, Tozeur e Tabarka.

Traghetto
Un’alternativa all’aereo è rappresentata dai traghetti, che effettuano collegamenti dai maggiori porti italiani, offrendo anche la possibilità di portare il proprio veicolo al seguito, dietro rilascio di un permesso di circolazione con validità trimestrale. Questa autorizzazione può essere rinnovata per tre volte consecutive, previo pagamento del bollo di circolazione dopo il primo rinnovo. In caso di ingresso per via marittima tramite il porto de “La Goulette”, si consiglia di essere muniti di passaporto in corso di validità, biglietto a/r, voucher alberghiero e informazioni dettagliate sull’itinerario del viaggio.

Quando andare
Con un clima tipicamente mediterraneo, la Tunisia regala estati torride e inverni miti. Per un viaggio che prevede escursioni, visite culturali e giornate all’aperto, meglio evitare i mesi di luglio e agosto, quando il caldo può diventare opprimente, soprattutto nell’interno e nel sud del paese. I periodi ideali vanno da aprile a giugno e da settembre a novembre, quando le temperature sono piacevoli e il sole accompagna senza sfiancare. Anche dicembre e gennaio possono sorprendere: con temperature attorno ai 15-20°C, sono perfetti per visitare siti storici o fare trekking nel deserto, lontano dal turismo di massa.

Come muoversi in Tunisia
In Tunisia sono disponibili numerose opzioni di trasporto, da scegliere in base alle proprie esigenze e al tempo a disposizione. Per spostarsi rapidamente tra le principali città, si può contare sui comodi voli interni di Tunisair.

Treno
I treni tunisini, disponibili in tre classi (Seconda, Prima e Comfort), rappresentano una soluzione economica, soprattutto per chi viaggia lungo la costa. I treni Express, più moderni, offrono solo la Comfort class. Per orari e tratte, è meglio informarsi direttamente in stazione o tramite i portali ufficiali.

Autobus
Un’alternativa molto utilizzata è l’autobus, che grazie a una fitta rete di collegamenti, con partenze frequenti da Tunisi, consente di raggiungere quasi ogni angolo del paese. Conviene però prenotare il biglietto in anticipo, soprattutto in alta stagione, per non rischiare di non trovare posto.

Taxi
I taxi gialli sono il mezzo più consigliato per spostarsi in città. Prima di salire, è buona norma assicurarsi che abbiano il tassametro attivo o, in alternativa, concordare il prezzo della corsa.

Taxi collettivi
Per spostamenti lungo percorsi più lunghi o al di fuori delle città, si possono provare i louage, ovvero taxi collettivi, che partono solo quando sono pieni, ma in compenso offrono trasferimenti rapidi a tariffe contenute. Per chi preferisce spostarsi in libertà, l’opzione migliore è il noleggio di un’auto, che si può prenotare anche online presso le maggiori compagnie di autonoleggio internazionali.

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Alla scoperta delle Painted Hills, il deserto che si colora di mistero

Nel cuore dell’Oregon orientale, dove la natura sembra essersi divertita a dipingere con pennellate nei secoli, si nasconde uno dei tesori più affascinanti e inaspettati degli Stati Uniti: le Painted Hills, spettacolari colline dalle sfumature intense di rosso, ocra, giallo e verde.

Non è un caso che siano considerate una delle sette meraviglie dello stato dell’Oregon, e chiunque abbia avuto il privilegio di ammirarle dal vivo sa bene quanto questo riconoscimento sia meritato.

Nel cuore del John Day Fossil Beds National Monument

Le Painted Hills sono una delle tre sezioni del John Day Fossil Beds National Monument, un’area protetta che racconta milioni di anni di storia geologica e biologica. Oltre a esse, il monumento include anche le zone di Sheep Rock e Clarno, distanti tra loro ma unite da un filo conduttore invisibile: l’evoluzione della Terra.

Sheep Rock si estende tra le cittadine di Kimberly e Dayville, una terra scolpita da canyon profondi e pareti rocciose che custodiscono fossili di una biodiversità antica. Clarno, invece, si sviluppa lungo la Highway 218, tra le località di Fossil e Antelope, ed è famosa per le torri di roccia vulcanica e i resti vegetali incastonati nelle scogliere.

Ma è alle Painted Hills, a circa 16 chilometri a nord-ovest di Mitchell, che tocca il compito di lasciare i visitatori senza parole.

Un paesaggio alieno modellato dal tempo

Le Painted Hills colpiscono fin dal primo sguardo. I loro profili arrotondati emergono dalla pianura con un’eleganza antica, come se fossero onde pietrificate di un oceano di sabbia e polvere. Ma ciò che le rende davvero uniche sono gli strati di colore che le ricoprono: ogni tonalità è il risultato di ere geologiche differenti, segnate da variazioni climatiche, depositi minerali e trasformazioni ambientali che si sono stratificate come pagine di un libro di storia.

Il rosso intenso proviene da antichi suoli ricchi di ossidi di ferro, formatisi in epoche di clima umido e tropicale. Il giallo e l’oro raccontano momenti di siccità e desertificazione, mentre le sfumature di verde indicano la presenza di minerali come la celadonite. Ogni collina è quindi un “archivio naturale” che narra il passato del pianeta, ma lo fa in modo spettacolare, quasi onirico.

Come raggiungere le Painted Hills: la strada della meraviglia

Le spettacolari Painted Hills

Fonte: iStock

Panorama delle Painted Hills in Oregon

Visitare le Painted Hills è un’esperienza che comincia molto prima di arrivare a destinazione. Il viaggio stesso, infatti, contribuisce a creare l’attesa e l’incanto. Una delle opzioni più comode è partire dalla cittadina di Redmond, a circa un’ora e mezza di auto dalla sezione del parco. La strada panoramica che conduce alle colline, la Bridge Creek Road, segue il corso dell’omonimo fiume e regala scorci già degni di nota.

Una volta giunti al loro cospetto, si viene accolti da un silenzio quasi irreale, rotto soltanto dal fruscio del vento tra le rocce. Non vi sono barriere, biglietti d’ingresso o orari restrittivi: il parco è aperto tutti i giorni dell’anno, dall’alba al tramonto, e l’accesso è gratuito.

Tra le colline dipinte: i trail da non perdere

Esplorare le Painted Hills significa prendersi il tempo per camminare, osservare, respirare. I sentieri disponibili sono cinque, ognuno con caratteristiche e punti di vista diversi, ma due in particolare meritano attenzione anche se il tempo è limitato.

Il Carroll Rim Trail è forse il più spettacolare: lungo circa due chilometri e mezzo tra andata e ritorno, si snoda su un crinale da cui è possibile abbracciare con lo sguardo l’intero anfiteatro colorato delle Painted Hills. Non è un cammino difficile, ma richiede almeno 40 minuti per essere percorso con calma. Le soste per fotografare, contemplare o riposarsi sono parte integrante dell’esperienza. Il punto di partenza è il parcheggio dell’Overlook Trail, un altro sentiero più breve (meno di un chilometro in totale) che offre un’angolazione differente, ma altrettanto suggestiva, sulle colline.

Se invece si cerca qualcosa di più accessibile ma pur sempre emozionante, il Painted Cove Trail è la scelta ideale: itinerario di circa 500 metri, permette di camminare proprio accanto alle colline, attraversando passerelle in legno e tratti di sentiero sterrato che conducono nel cuore stesso del paesaggio. È consigliato affrontarlo al tramonto, quando la luce radente del sole esalta ogni sfumatura e trasforma le Painted Hills in un capolavoro vivente.

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Cosa vedere nella Carolina del Nord, il cuore selvaggio e autentico dell’America

Da quando è possibile viaggiare anche oltreoceano, gli Stati Uniti sono mete ambitissime dai viaggiatori di tutto il mondo. Molto spesso, nell’immaginario comune, ci sono la Statua della Libertà, il lungomare infinito di Miami e i parchi incredibili che impreziosiscono la costa ovest di questa zona del mondo, ma niente (o quasi) di autentico.

Quando si decide di partire alla volta degli USA, infatti, difficilmente si pensa al Nord Carolina (North Carolina), uno Stato ricco di montagne, spiagge selvagge, piccole città che sembrano ferme nel tempo e una cultura che sa di barbecue e musica bluegrass.

Ed è un peccato perché questo Stato, decisamente più sottovalutato rispetto ad altri, nei fatti rappresenta l’America pura, quella senza filtri. Scopriamo insieme cosa fare e vedere nella Carolina del Nord.

Dove si trova e come arrivare nella Carolina del Nord

Il North Carolina vanta una posizione privilegiata: sorge sulla costa est degli Stati Uniti, a metà strada tra New York e la Florida. Confina a nord con la Virginia, a ovest con il Tennessee, a sud con la South Carolina e a est si affaccia sull’Oceano Atlantico. Pur avendo Nord nel nome, nei fatti è il centro nevralgico del Sud.

Dal nostro Paese non esistono voli diretti per i due scali principali:

  • Charlotte Douglas International Airport (CLT): uno dei più trafficati, molto utilizzato da American Airlines;
  • Raleigh-Durham International Airport (RDU): più piccolo ma ben collegato con le principali città americane.

Il modo più comodo per i viaggiatori provenienti dall’Italia è volare su New York, Atlanta o Philadelphia, e poi prendere una coincidenza interna. In alternativa, si può atterrare in una città vicina e guidare fino al North Carolina: il paesaggio vale il viaggio.

Una volta lì, l’auto a noleggio è obbligatoria, anche perché il trasporto pubblico è poco sviluppato e le distanze sono notevoli.

Cosa vedere nella Carolina del Nord

Il Nord Carolina, a differenza di molti altri Stati USA, è da vivere con lentezza, a caccia dell’essenza americana con tutte le sue contraddizioni, la bellezza ruvida e un’accoglienza che non ha bisogno di frasi fatte. Tantissime sono le cose da vedere, ma noi abbiamo selezionato le migliori in assoluto.

Outer Banks

Ci è voluta una serie Tv (omonima) di successo per accendere davvero i riflettori sulle Outer Banks, meravigliose isole di sabbia della Carolina del Nord che possono essere tranquillamente paragonate a un paradiso in Terra. Chiamate OBX dai residenti, rappresentano una specie di barriera naturale tra l’oceano Atlantico e il continente. Da una parte c’è il mare aperto, spesso pieno di onde (sì, ci sono moltissime persone che praticano surf), mentre dall’altra si fanno spazio le acque calme delle Pamlico e Albemarle Sounds. In mezzo: strade dritte, fari storici, villaggi lenti e una natura che si fa rispettare.

Outer Banks, North Carolina

Fonte: iStock

Classico paesaggio delle Outer Banks

Qui, l’America dei grattacieli che sembrano infiniti non esiste e nemmeno quella patinata di Hollywood: non ci sono palazzoni che svettano all’orizzonte, niente palme finte e nemmeno villaggi turistici all inclusive. Da queste parti è tutto più grezzo, spartano, reale. Le spiagge sono vuote e i cieli infiniti.

Tra le attrazioni da non perdere vi suggeriamo:

  • Cape Hatteras National Seashore: parco nazionale che protegge una buona fetta delle isole. Chilometri di sabbia, dune, mare mosso e zero cemento. Romantico e simbolico è il Cape Hatteras, con un faro a strisce bianche e nere, il più alto degli Stati Uniti;
  • Jockey’s Ridge State Park: enorme sistema di dune mobili, le più alte della costa est degli USA. Sembra quasi un deserto, ma con l’oceano a due passi;
  • Ocracoke Island: raggiungibile solo in traghetto, è piccola, selvaggia e con una storia piratesca alle spalle (Blackbeard ci è morto). L’atmosfera è diversa, quasi caraibica, ma con l’anima del Sud:
  • Wild Horses a Corolla: a bordo di un 4×4, si possono ammirare cavalli selvatici che vivono sulla spiaggia, discendenti di quelli portati qui dai conquistatori spagnoli.

Great Smoky Mountains

Al confine con il Tennessee, Great Smoky Mountains National Park è uno dei parchi più visitati d’America grazie alla sua natura potente e viva. Il nome, “Smoky”, proviene dalla nebbia (o meglio, foschia naturale) che avvolge le montagne e dà quell’aspetto da luogo sospeso nel tempo.

La parte nordcaroliniana è meno turistica rispetto al lato del Tennessee, ma proprio per questo più selvaggia e autentica: è popolata da montagne ondulate, fiumi impetuosi, sentieri immersi nel verde e una quantità imbarazzante di cascate e fauna selvatica. Tra le attrazioni da non perdere assolutamente ci sono:

  • Clingmans Dome: punto più elevato del parco con i suoi 2.025 metri di altezza. La cima si può raggiungere in auto, poi breve camminata (ripida ma asfaltata) fino all’osservatorio circolare;
  • Cascate: torrenti, rapide e scroscianti flussi d’acqua impreziosiscono tutto il territorio, alcuni sono a bordo strada, altri richiedono escursioni;
  • Great Smoky Mountains Railroad: treno panoramico storico che attraversa valli, fiumi e ponti (parte però dal lato del Tennessee).

“Research Triangle”: Raleigh, Durham e Chapel Hill

Raleigh, Durham e Chapel Hill formano quello che è conosciuto come il “Research Triangle”, ovvero tre città vicine tra loro e collegate da università prestigiose e una cultura che mescola tecnologia, arte e tradizione del Sud in un modo tutto loro.

Raleigh è la capitale dello Stato, ma che quasi nulla ha a che vedere con le metropoli americane: il centro non è enorme e il traffico è più o meno contenuto. Qui, infatti, è tutto ben calibrato, con quartieri con palazzi governativi, musei seri e un’atmosfera rilassata. Durham, dal canto suo, è la città più “vissuta” del trio, e per questo anche più creativa e più interessante se si desidera sperimentare vibrazioni autentiche.

Chapel Hill è la città universitaria per eccellenza per via della presenza della prestigiosa University of North Carolina, una delle più antiche e rispettate università pubbliche USA. Chapel Hill è quel tipo di città da film americano: campus grande, strade alberate, caffè dove studiano ragazzi con i libri ovunque e una vita culturale che ruota attorno all’università.

Wilmington e le spiagge del Sud

Un’altra delle cose da vedere nel North Carolina è Wilmington, piccola città portuale con un’anima semplice ma genuina. Vanta un grazioso centro storico con belle case antiche, strade acciottolate e qualche bar e ristorante dove si mangia davvero bene, senza troppi fronzoli. Le attrazioni da non perdere assolutamente sono:

  • Downtown Historic District: quartiere che sembra rimasto fermo nel tempo, con negozi indipendenti, caffè all’aperto e un mix di vecchio e nuovo che funziona;
  • Battleship North Carolina: corazzata della Seconda Guerra Mondiale trasformata in museo galleggiante;
  • Riverwalk: una passeggiata lungo il fiume con bar e ristoranti.

E poi ci sono le spiagge vicine alla cittadina, che consentono di staccare dal caos e rilassarsi tra sabbia, vento e un’atmosfera semplice. La Carolina Beach è  la più “vintage”, con un piccolo lungomare, giostre, e ristorantini di pesce. Poi c’è Wrightsville Beach, più cara rispetto all’altra ma con onde buone per surfare e un’atmosfera da local. Infine Kure Beach, meno turistica e più tranquilla. Una piccola curiosità: più di 100 episodi di Dawson’s Creek sono stati girati proprio a Wilmington e nel suo bellissimo territorio.

Charlotte

La città di Charlotte rappresenta un volto completamente diverso rispetto al Nord Carolina di cui abbiamo parlato fino a questo momento. Oltre a essere la città più grande dello Stato, è uno dei principali centri finanziari degli Stati Uniti, con una forte presenza di banche importanti, seconda solo a New York in alcuni ambiti bancari. Qui l’aria è quella di un Sud che ha mollato la scorza rurale per indossare giacca e cravatta, grattacieli e traffico.

Charlotte è dominata da moderni palazzi che sembrano voler toccare il cielo con i loro tetti, quartier generali di grandi banche e società. È una metropoli in crescita e in quanto tale non mancano il traffico e il ritmo frenetico.

Gli amanti dei motori devono assolutamente fare un salto al NASCAR Hall of Fame, luogo in cui nacque il mito delle corse automobilistiche americane. Si tratta infatti di un museo che è un perfetto mix di storia, tecnologia e passione per la velocità. Molto interessante è anche Uptown, quartiere centrale con ristoranti, bar e qualche museo.

9 cose da fare nel North Carolina

Tra montagne nebbiose, spiagge selvagge lambite dall’Atlantico, città universitarie piene di vita e centri finanziari moderni, nel Nord Carolina è possibile fare delle esperienze davvero uniche nel loro genere:

  1. Guidare sulla Blue Ridge Parkway: strada di 750 km che si sviluppa tra Virginia e North Carolina, seguendo il crinale delle Blue Ridge Mountains. È però la parte nordcaroliniana a essere più spettacolare, specialmente tra Blowing Rock e Cherokee. Parliamo infatti di una delle autostrade panoramiche più lunghe e spettacolari degli Stati Uniti, dove il paesaggio cambia con le stagioni;
  2. Mangiare il vero barbecue del Sud: da queste parti, il barbecue è una religione. Non si tratta quindi di cucina gourmet, ma di cibo di sostanza, fatto di sapori decisi e tradizione;
  3. Visitare le miniere di gemme di Hiddenite: lo Stato è uno dei pochi al mondo dove si può scavare e trovare gemme vere, come lo smeraldo di Hiddenite. A disposizione per i visitatori ci sono quindi escursioni nelle miniere, attraverso le quali portarsi a casa un ricordo autentico (non di certo una cianfrusaglia);
  4. Partecipare a un festival della musica bluegrass o country: il North Carolina è uno dei cuori pulsanti di questi generi, al punto che ci sono diversi appuntamenti a cui prendere parte, sia nei piccoli paesini di montagna sia in grandi località come Raleigh o Asheville;
  5. Esplorare le Linville Gorge: sono conosciute come il “Grand Canyon del Sud” e vi si possono fare trekking estremi e vivere avventure fuori dal comune. No, non è un posto per turisti che amano le comodità e che difficilmente praticano escursioni;
  6. Fare kayak o paddleboard sui fiumi e laghi interni: grazie ai numerosi corsi d’acqua presenti, ci si può immergere completamente nella natura, tra foreste e animali selvatici;
  7. Passeggiare tra le piantagioni storiche: raccontano la complessa storia del sud, tra schiavitù, guerra civile e ricostruzione. È importante sapere, però, che non è turismo leggero;
  8. Fare una degustazione di whisky artigianale: il Nord Carolina sta vivendo una piccola rivoluzione nella produzione di whisky, con distillerie artigianali che danno vita a liquori unici;
  9. Scoprire la cultura dei nativi Cherokee: visitando Qualla Boundary, loro riserva ufficiale, per conoscere storia, esplorare musei dedicati e partecipare a eventi culturali autentici, lontano dal turismo di massa.
Blue Ridge Parkway, Nord Carolina

Fonte: iStock

Un bellissimo tratto della Blue Ridge Parkway

Consigli utili per visitare la Carolina del Nord

Per viaggiare in North Carolina è importante avere un passaporto con validità residua di almeno 6 mesi. Se il soggiorno è di meno di 90 giorni, si può entrare con il programma ESTA (Electronic System for Travel Authorization), che si può ottenere online prima della partenza. Se non si è idonei all’ESTA, si può fare richiesta di un visto turistico B2. Attenzione però, perché è necessario un biglietto aereo di ritorno o proseguimento, in quanto le autorità americane spesso lo chiedono al controllo di frontiera.

È caldamente consigliata anche un’assicurazione sanitaria di viaggio, perché le spese mediche negli USA sono molto care. Per il resto, è fondamentale noleggiare un’auto: le distanze sono notevoli, le città sono sparse e il trasporto pubblico è quasi inesistente fuori dai centri urbani.

Consigliamo anche di mettere in valigia abbigliamento per tutti i climi, poiché dal caldo umido delle coste è facile passare alle fresche arie delle montagne. È utile quindi avere vestiti leggeri per il giorno e qualcosa di più caldo per la sera, soprattutto in montagna.

Le zone più famose, come le Blue Ridge Mountains e le Outer Banks, sono più gettonate nei mesi caldi e durante il foliage autunnale. In queste circostanze è perciò necessario organizzarsi con anticipo. Un altro importante suggerimento è evitare i ristoranti troppo turistici per puntare, in cambio, su piccoli locali, mercati contadini o food truck. In alcune zone rurali o mercati locali (ce ne sono diversi) vi potreste trovare meglio pagando in contanti, perché non tutti accettano carte.

È poi fondamentale informarsi sulle regole delle aree naturali, perché parchi e riserve hanno norme precise per la sicurezza e la tutela dell’ambiente. La Carolina del Nord è visitabile durante tutto l’anno, ma se si è in cerca di un mix perfetto di clima, natura e meno folla, è meglio puntare all’autunno o alla primavera.

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Cammino di San Vicinio: tappe, storia e consigli pratici

Il Cammino di San Vicinio è un itinerario ad anello che si sviluppa tra Emilia-Romagna e Toscana, attraversando un paesaggio variegato che spazia dai boschi appenninici ai borghi medievali. Lungo circa 330 km, il percorso segue le orme di San Vicinio, vescovo di Sarsina vissuto tra il III e IV secolo, noto per la sua opera di evangelizzazione e per le guarigioni spirituali attribuitegli.

È un cammino spirituale, naturalistico e culturale, che unisce la bellezza della natura al silenzio della riflessione interiore, passando per luoghi carichi di storia e spiritualità.

La storia del cammino

Il Cammino prende il nome da San Vicinio, figura centrale della devozione romagnola. Vescovo della diocesi di Sarsina, è ricordato per la sua fede incrollabile, il suo ascetismo e le pratiche esorcistiche. Alla sua figura è legato il celebre collare benedetto, ancora oggi usato nei riti di liberazione spirituale.

Il percorso attuale è nato con l’intento di valorizzare il territorio e promuovere un’esperienza di pellegrinaggio che ripercorresse idealmente i luoghi toccati dal Santo. L’itinerario è strutturato ad anello con partenza e arrivo a Sarsina, e rappresenta una testimonianza viva del legame tra fede, natura e cultura.

Le tappe del cammino

Il Cammino di San Vicinio è suddiviso in 16 tappe, ciascuna con caratteristiche altimetriche diverse. Di seguito l’elenco con distanza, dislivelli e tempo medio di percorrenza:

  • Tappa 1: Sarsina – Quarto (20,5 km, 867 m D+, 862 m D-, 6h e 30′)
  • Tappa 2: Quarto – Acquapartita (15,6 km, 815 m D+, 454 m D-, 5h e 10′)
  • Tappa 3: Acquapartita – Bagno di Romagna (17,1 km, 493 m D+, 799 m D-, 5h e 45′)
  • Tappa 4: Bagno di Romagna – Camaldoli (20,6 km, 1242 m D+, 945 m D-, 7h e 30′)
  • Tappa 5: Camaldoli – Badia Prataglia (8,1 km, 470 m D+, 555 m D-, 3h)
  • Tappa 6: Badia Prataglia – La Verna (23,2 km, 1062 m D+, 879 m D-, 7h e 30′)
  • Tappa 7: La Verna – Verghereto (17,6 km, 713 m D+, 1035 m D-, 6h)
  • Tappa 8: Verghereto – Balze (13,5 km, 734 m D+, 496 m D-, 4h e 30′)
  • Tappa 9: Balze – Sant’Agata Feltria (22,2 km, 574 m D+, 1073 m D-, 7h)
  • Tappa 10: Sant’Agata Feltria – Montefiffi (18,7 km, 783 m D+, 967 m D-, 6h e 15′)
  • Tappa 11: Montefiffi – San Giovanni in Galilea (15,6 km, 449 m D+, 423 m D-, 5h)
  • Tappa 12: San Giovanni in Galilea – Roncofreddo (17,9 km, 596 m D+, 759 m D-, 5h e 45′)
  • Tappa 13: Roncofreddo – Montiano (17,9 km, 687 m D+, 832 m D-, 6h)
  • Tappa 14: Montiano – Cesena (13,8 km, 255 m D+, 373 m D-, 4h e 30′)
  • Tappa 15: Cesena – Linaro (24,8 km, 470 m D+, 338 m D-, 8h)
  • Tappa 16: Linaro – Sarsina (18,6 km, 851 m D+, 811 m D-, 6h e 30′)

Punti di interesse lungo il cammino

Il Cammino di San Vicinio attraversa territori ricchi di spiritualità, arte e storia millenaria, offrendo al pellegrino un’esperienza immersiva tra natura e cultura. Ecco alcuni dei luoghi più significativi:

  • Cattedrale di Sarsina: cuore spirituale del cammino, custodisce le reliquie di San Vicinio e il celebre collare benedetto, utilizzato nei riti di liberazione ancora oggi praticati. La basilica, in stile romanico, è uno dei luoghi più antichi e venerati dell’Appennino romagnolo.
  • Eremo di Camaldoli: immerso nelle foreste casentinesi, è un luogo di raccoglimento e silenzio fondato da San Romualdo nell’XI secolo. Il complesso comprende l’eremo, dove vivono ancora oggi i monaci camaldolesi, e il monastero, con una farmacia antica ricca di tradizione erboristica.
  • Santuario della Verna: sorge sul monte Penna, tra rupi e faggete. Qui San Francesco ricevette le stimmate nel 1224. Il santuario è un complesso vasto, ricco di cappelle, affreschi di grande valore e sentieri di meditazione, immersi in un’atmosfera mistica e sospesa.
  • Bagno di Romagna: borgo termale noto fin dall’epoca romana, offre oggi stabilimenti benessere e acque curative, ma anche chiese romaniche, come la Basilica di Santa Maria Assunta, e un centro storico raccolto e affascinante.
  • Badia Prataglia: piccolo paese di montagna nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, conserva l’anima monastica e il legame con la natura. L’antica abbazia benedettina, oggi non più attiva, resta un simbolo di accoglienza e spiritualità.
  • Sant’Agata Feltria: borgo scenografico con fortezze e palazzi rinascimentali, tra cui spicca il Castello di Brunoro II, affacciato su uno sperone di roccia. Da non perdere il Teatro Angelo Mariani, il più antico teatro in legno d’Italia ancora in uso.
  • Cesena: città d’arte e cultura, è celebre per la Biblioteca Malatestiana, prima biblioteca civica europea, perfettamente conservata e patrimonio UNESCO. Il centro storico offre anche numerosi palazzi, musei e una forte identità culturale.

La Credenziale del pellegrino

La Credenziale è il documento ufficiale che attesta lo stato di pellegrino lungo il Cammino di San Vicinio. Viene rilasciata a chi intraprende il percorso a piedi, con l’intento di vivere un’esperienza di crescita spirituale e umana, alla ricerca di silenzio, riflessione e contatto con la fede cristiana.

La Credenziale riporta il luogo e la data di partenza, così come il luogo e la data di arrivo, e deve essere timbrata lungo le varie tappe del cammino presso chiese, strutture di accoglienza o punti autorizzati, a testimonianza del tragitto realmente compiuto. Il pellegrino che la richiede si impegna ad adottare un comportamento rispettoso e consapevole, sia verso chi offre ospitalità che nei confronti delle persone e dei luoghi incontrati lungo la via.

Una volta completato il cammino, la Credenziale consente di ottenere il Testimonium, il certificato ufficiale di avvenuto pellegrinaggio. Per riceverlo è necessario inviare una richiesta via email all’indirizzo ufficiale, info@camminodisanvicinio.it.

Quando partire e perché

Il periodo migliore per affrontare il Cammino di San Vicinio va da maggio a ottobre, quando le condizioni meteo sono generalmente più favorevoli e i sentieri risultano praticabili in sicurezza. In particolare, i mesi di maggio, giugno, settembre e inizio ottobre rappresentano la scelta ideale: le temperature sono miti, i boschi si accendono di colori intensi e la presenza turistica è contenuta, permettendo un’esperienza più intima e raccolta.

Nei mesi estivi centrali, come luglio e agosto, è possibile percorrere il cammino, ma è consigliabile partire presto al mattino e prestare attenzione all’idratazione e all’esposizione solare, specialmente nei tratti più aperti e soleggiati. Alcune tappe presentano infatti dislivelli importanti e passaggi montani che possono risultare faticosi con il caldo.

In inverno, invece, il percorso può diventare difficoltoso a causa di neve, fango o piogge persistenti, soprattutto nei tratti appenninici tra Camaldoli, La Verna e Verghereto, dove l’altitudine e l’isolamento impongono maggiore prudenza.

Scegliere il periodo giusto significa valorizzare al meglio la dimensione naturalistica e spirituale del cammino, immergendosi nei paesaggi con lentezza e presenza, senza forzare il ritmo né sfidare la stagione. È un itinerario consigliato a chi ama la montagna, la natura e i piccoli borghi, e cerca un’esperienza autentica, anche fisicamente impegnativa, ma profondamente appagante.

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Dettifoss: la cascata più potente d’Europa, furia islandese

Nel cuore remoto dell’Islanda settentrionale, si cela un luogo tanto imponente quanto primordiale: la cascata Dettifoss, una delle mete simbolo dell’isola, riconosciuta come la più potente d’Europa.

Trovarsi al suo cospetto non significa semplicemente “ammirare una cascata” ma assistere alla forza selvaggia della natura in una delle sue manifestazioni più spettacolari.

Dove il ghiaccio incontra la roccia: l’origine glaciale di Dettifoss

La furia di Dettifoss nasce da acque che provengono dal cuore del più vasto ghiacciaio europeo, il Vatnajökull. È infatti il fiume Jökulsá á Fjöllum, alimentato dallo scioglimento di questo gigante glaciale, a dar vita alla cascata. Quando il fiume raggiunge il canyon di Jökulsárgljúfur, la sua corsa impetuosa si trasforma in un ruggito assordante: un salto di 45 metri e una larghezza che si estende per 100 metri, con un flusso medio d’acqua che sfiora i 200 metri cubi al secondo.

La posizione privilegiata di Dettifoss all’interno del Parco Nazionale di Vatnajökull, il più esteso del Paese, ne garantisce la tutela e valorizzazione. Il parco abbraccia ghiacciai, vulcani, deserti lavici e zone umide, in un mosaico di ecosistemi selvaggi e variopinti.

Il canyon che custodisce giganti

Il canyon Jökulsárgljúfur, scavato dallo stesso fiume, custodisce altre due meraviglie naturali: Selfoss e Hafragilsfoss. Entrambe donano  panorami unici e una bellezza austera, tipica di questa zona d’Islanda.

Selfoss, poco a monte di Dettifoss, è un ventaglio elegante di cascate che scivolano lungo il bordo del canyon, mentre Hafragilsfoss, più a valle, appare come una “sorella minore” ma non meno affascinante.

Viaggiare verso l’ignoto: come raggiungere Dettifoss

Tutto il fragore della cascata Dettifoss

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La fragorosa cascata Dettifoss in Islanda

Chi desidera raggiungere Dettifoss deve essere disposto a lasciarsi alle spalle la comodità delle strade asfaltate più trafficate. La cascata si trova a nord della famosa Ring Road, la strada circolare che abbraccia gran parte dell’isola. Da essa si diramano due percorsi secondari che conducono fino al sito, ma nei mesi invernali l’accesso può diventare arduo, persino per i veicoli a quattro ruote motrici. È dunque consigliabile programmare la visita durante la stagione estiva, quando le condizioni sono più favorevoli e il paesaggio si tinge di mille sfumature di verde, grigio lavico e azzurro glaciale.

Akureyri e Húsavík: le città tra la cascata e il mare

Per chi esplora il nord, Akureyri, conosciuta come la “Capitale del Nord”, è una cittadina vivace e accogliente, impreziosita da caffè, musei e da una vibrante scena culturale. Qui si respira l’anima autentica dell’Islanda rurale, ma con un tocco moderno e rilassato.

Poco distante, lungo la costa, ecco Húsavík, una cittadina che ha conquistato fama internazionale per un motivo ben preciso: le balene. In estate, le sue acque si popolano di cetacei, per uno spettacolo che ha pochi eguali in Europa. Le escursioni in mare aperto, con l’oceano che si apre silenzioso e immenso, regalano momenti di pura meraviglia. Megattere, delfini, balene minke, l’incontro con questi giganti marini è un’emozione che rimane nel cuore.

Natura, leggenda e geologia

Tra Akureyri e Dettifoss si estende una delle zone più affascinanti dell’Islanda: l’area del Lago Mývatn, specchio d’acqua vulcanico celebre per la straordinaria biodiversità, in particolare per l’avifauna. Gli amanti del birdwatching trovano un piccolo paradiso, con anatre rare e decine di altre specie.

Ma Mývatn è anche un laboratorio geologico a cielo aperto. Le sue rive sono costellate da crateri, colate laviche e formazioni basaltiche. Tra tutte spicca Dimmuborgir, un intricato labirinto di rocce nere che la tradizione vuole sia la dimora dei tredici “Babbi Natale” islandesi, personaggi ben lontani dall’iconografia bonaria occidentale: troll bizzarri e dispettosi, legati a un folklore ancora vivo e profondamente sentito.

Non sorprende che simili ambientazioni così surreali siano state scelte per il set di numerose scene di “Game of Thrones”, dove hanno rappresentato le terre oltre la barriera del ghiaccio. Anche il cinema ha riconosciuto la forza evocativa della regione: la scena iniziale del film “Prometheus” è stata girata proprio a Dettifoss.

Ancora, prima di raggiungere Mývatn, una sosta alla cascata di Goðafoss è quasi d’obbligo. Sebbene non possieda l’imponenza di Dettifoss, vanta un’aura spirituale che la rende inconfondibile. È qui che, nel 1000 d.C., si compì simbolicamente la conversione dell’Islanda al cristianesimo: le antiche statue pagane furono gettate nelle sue acque in segno di un nuovo inizio. Ancora oggi, il suo nome, “la cascata degli dei”, risuona dell’antica transizione.

A nord di Dettifoss si estende infine Ásbyrgi, un canyon a forma di ferro di cavallo che appare scolpito da una divinità. Secondo la leggenda, fu uno degli zoccoli del cavallo a otto zampe del dio Odino a imprimere nella terra tale forma perfetta. Ricoperto da una vegetazione rigogliosa per queste latitudini, è un luogo dove il mito e la natura si fondono in armonia e regalano un’atmosfera incantata e fuori dal tempo.

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Grande Anello dei Sibillini: tappe, regole e consigli

Quando si pensa a un cammino di più giorni nel cuore delle montagna, tra natura e rifugi rustici, si va subito con la mente alle Alte Vie alpine… ma il Centro Italia non ha nulla da invidiare al Nord, dal punto di vista delle bellezze naturali.

E il Grande Anello dei Sibillini – spesso abbreviato con l’acronimo GAS – ne è una testimonianza lampante.

Dove si trova il Cammino

Il Grande Anello dei Sibillini è un percorso escursionistico di circa 124 km che circonda l’intera catena montuosa dei Monti Sibillini, situati tra le regioni Marche e Umbria.

Questo itinerario permette di immergersi in paesaggi mozzafiato, attraversando foreste, praterie d’alta quota coltivate a lenticchie e borghi storici, ed è adatto agli appassionati di trekking che, con una buona preparazione fisica e una predisposizione per la solitudine contemplativa, dato che alcuni tratti sono davvero solitari, desiderano esplorare una delle aree più autentiche e ancora incontaminate dell’Appennino centrale.

La storia del Grande Anello dei Sibillini

Il Grande Anello dei Sibillini nasce come progetto di valorizzazione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, istituito nel 1993 per tutelare uno dei territori più suggestivi dell’Appennino centrale. Questo itinerario escursionistico ad anello si sviluppa per oltre 120 km attorno all’intero massiccio montuoso, attraversando quattro province (Macerata, Fermo, Ascoli Piceno e Perugia) e numerosi borghi storici.

Il tracciato è stato pensato per recuperare antichi sentieri e mulattiere usati da pastori, contadini e viandanti, offrendo oggi una profonda immersione nelle tradizioni, nella cultura e nella natura del territorio marchigiano e umbro.

Le tappe del cammino

Il Grande Anello dei Sibillini è suddiviso in 9 tappe che permettono di esplorare in profondità i paesaggi, la biodiversità e i borghi del Parco Nazionale. Ogni sezione dell’anello presenta caratteristiche uniche, con dislivelli variabili e ambienti naturali che spaziano da altopiani fioriti a boschi fitti, da dorsali panoramiche a profonde vallate incise da corsi d’acqua. Di seguito l’elenco dettagliato:

  • Tappa 1, Visso – Cupi (12.1 km, 800 D+, 432 D-, 4h): si sale da Visso verso l’altopiano di Macereto, attraversando il centro storico e ammirando le torri medievali e i pascoli. Il panorama si apre sul Santuario rinascimentale prima dell’arrivo a Cupi.
  • Tappa 2, Cupi – Fiastra (9.8 km, 495 D+, 723 D-, 4h): si risale il versante del Monte Cordagnolo tra fioriture primaverili e pascoli, per poi scendere nella valle boscosa verso il lago di Fiastra.
  • Tappa 3, Fiastra – Monastero (9.1 km, 518 D+, 528 D-, 3h 45′): la tappa attraversa la Valle del Fiastrone con viste panoramiche su gole e Adriatico, passando per chiesette e pascoli prima di scendere verso Monastero.
  • Tappa 4, Monastero – Garulla (18.3 km, 863 D+, 743 D-, 5h 45′): si percorrono gli altopiani dei Ragnoli tra fioriture e faggete, si supera il valico di Pintura e si scende nella Valle dei Tre Santi fino a Garulla.
  • Tappa 5, Garulla – Rubbiano (9.7 km, 440 D+, 510 D-, 3h 45′): l’itinerario si sviluppa tra prati e boschi ai piedi del Monte Vettore, passando per Altino e la chiesa di Santa Maria in Pantano.
  • Tappa 6, Rubbiano – Colle (13.6 km, 863 D+, 743 D-, 5h): si attraversano la valle dell’Aso e le pendici del Monte Sibilla, incontrando antiche chiese e panorami su creste e montagne leggendarie.
  • Tappa 7, Colle – Colle le Cese (18.6 km, 650 D+, 190 D-, 6h): da Colle si risalgono praterie e si cammina lungo crinali sopra Castelluccio, raggiungendo il valico di Forca di Giuda e poi Campi.
  • Tappa 8, Colle le Cese – Campi (19.5 km, 449 D+, 1089 D-, 6h): si domina il Pian Grande e il piano di Santa Scolastica, tra paesaggi agricoli, luoghi sacri e ruderi medievali fino a Campi Vecchio.
  • Tappa 9, Campi – Visso (9.5 km, 345 D+, 585 D-, 4h): si rientra a Visso attraverso il Monte Macchia Alta e la valle omonima, con viste finali sui borghi e boschi che chiudono l’anello.

I luoghi da non perdere lungo il cammino

Il Grande Anello dei Sibillini è punteggiato da luoghi di grande fascino naturalistico, spirituale e culturale. Tra i principali centri toccati dal cammino c’è Castelluccio di Norcia, celebre per la fioritura delle lenticchie e il panorama mozzafiato della Piana, e Visso, sede del Parco Nazionale, con il suo borgo medievale e il Santuario di Macereto, gioiello rinascimentale incastonato tra i monti.

A Montefortino, si trova il suggestivo Santuario della Madonna dell’Ambro, noto come la “Lourdes dei Sibillini”, immerso in una gola boscosa. Il percorso attraversa poi Arquata del Tronto, con i resti della rocca medievale, e si avvicina alla leggendaria Grotta della Sibilla, legata ai racconti della Sibilla Appenninica, figura mitica che ha ispirato secoli di leggende.

Non mancano infine le emergenze naturalistiche, come le Gole dell’Infernaccio, la Valle di Campolungo e i prati del Monte Priora, che offrono scorci spettacolari e habitat ricchi di biodiversità.

Il Regolamento ufficiale

Percorrere il Grande Anello dei Sibillini significa immergersi in un ambiente naturale di straordinaria bellezza: per questo è fondamentale adottare un comportamento responsabile, che rispetti l’ambiente, la fauna e gli altri escursionisti. Le regole del Parco non sono limitazioni, ma strumenti per vivere l’esperienza in modo più autentico e consapevole. Ecco cosa prevede il Regolamento:

  • Resta sui sentieri tracciati: cammina sempre lungo i percorsi ufficiali per la tua sicurezza e per proteggere gli habitat naturali più delicati.
  • Mantieni il silenzio: evita rumori forti e schiamazzi per rispettare la tranquillità del luogo e non disturbare la fauna selvatica.
  • Cammina in piccoli gruppi: riduce l’impatto ambientale e consente un’esperienza più intima e rispettosa del contesto naturale.
  • Non lasciare rifiuti: porta via con te ogni scarto, anche organico o biodegradabile, per non alterare l’equilibrio dell’ecosistema.
  • Tieni i cani al guinzaglio: è obbligatorio per non disturbare gli animali protetti e garantire una convivenza armoniosa con altri escursionisti.
  • Non accendere fuochi: è vietato per motivi di sicurezza e tutela ambientale; il rischio incendi è elevato.
  • Evita il campeggio libero: è permesso dormire in tenda solo nelle aree autorizzate al bivacco o al campeggio naturalistico.
  • Osserva gli animali da lontano: in caso di avvistamenti, fermati in silenzio e osserva con discrezione, senza cercare il contatto.
  • Non raccogliere fiori o piante: lascia la natura com’è, per non compromettere la biodiversità e preservare il paesaggio per tutti.
la fioritura delle lenticchie a Castelluccio di Norcia

Fonte: 123RF

Castelluccio di Norcia

Cosa mangiare lungo il percorso

Lungo il cammino troverai agriturismi, rifugi e piccoli ristoranti dove gustare la cucina tipica dei Sibillini, con prodotti del territorio davvero saporiti come formaggi di pecora e capra, salumi locali (come il ciauscolo), lenticchie di Castelluccio, funghi, tartufi e miele;

A Norcia, non perdere un piatto di pasta alla norcina, con ricotta di pecora e salsiccia, e una visita alle botteghe artigiane. Per le tappe più lunghe o isolate, è bene portare con sé frutta secca, barrette e snack energetici.

Perché scegliere il Grande Anello dei Sibillini

Meno famoso di altri cammini montani, il Grande Anello dei Sibillini è una gemma nascosta nel cuore dell’Appennino centrale. Qui la natura è ancora autentica, i sentieri poco affollati, l’atmosfera intima con un tocco molto spirituale.

Il percorso offre un’esperienza completa: sfide fisiche, connessione con l’ambiente, incontri con pastori e abitanti dei piccoli borghi, punti di interesse religioso, sapori genuini e panorami da cartolina.

È un cammino per chi ama la montagna vera, fatta di silenzi, passi lenti e meraviglia continua, un’esperienza da vivere con rispetto, spirito d’avventura e il desiderio di tornare diversi.

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Nel cuore mistico del parco di Zhangjiajie: un viaggio tra nebbie, ponti di vetro e paesaggi fantasy

In Cina è custodita un’area verde dalle atmosfere surreali e dai paesaggi mozzafiato. Si tratta del parco nazionale di Zhangjiajie. Diventato famoso per le colonne di pietra che svettano verso il cielo, le viste spettacolari, i ponti sospesi e le foreste nebbiose ha persino ispirato scenografie cinematografiche incantando i viaggiatori di tutto il mondo. Una vera e propria cartolina dall’anima mistica e selvaggia, ecco il modo migliore per visitarlo.

Cosa vedere nel parco nazionale di Zhangjiajie

Ci sono luoghi incredibili che sembrano usciti da un film fantasy o forse sono i film fantasy che ne hanno tratto ispirazione per le loro location. È il caso del parco nazionale di Zhangjiajie, un vero gioiello cinese dal cuore selvaggio all’interno della provincia dello Human che ha ammaliato Cameron nel disegnare l’ambientazione del film Avatar.

I visitatori che hanno la fortuna di scoprirlo si sentono catapultati in un altro mondo: i picchi di quarzite che si innalzano verso il cielo sono davvero suggestivi e come se tutto ciò non bastasse la fitta vegetazione rende tutto ancora più spettacolare, quasi come se venissero sfidate le leggi della fisica e della natura.

Ma non ha bisogno certo del cinema per incantare, basta percorrere il Golden Whip Stream, dove l’acqua scorre limpida come il vetro, per restare senza fiato. Tra le attività da non perdere l’ascensore Bailong: incastonato nella roccia, sembra una reliquia ma ha un’anima futuristica. Salirci è una vera experience di meno di 2 minuti ma mette alla prova chi soffre di vertigini. Molti viaggiatori arrivano qui per il glass bridge, la passerella di vetro che si snoda lungo la scogliera. Camminarci è un atto di coraggio: seppur in totale sicurezza, il senso di vuoto si fa sentire.

 Monte Tianmen

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Visitare il monte Tianmen nel parco di Zhangjiajie

Le 4 aree del parco

Sono quattro le aree principali che compongono il parco. La prima è Yuanjiajie, la più antica. Qui si possono vedere da vicino i pilastri di roccia e la celebre Southern Sky Column, conosciuta anche come Avatar Hallelujah Mountain diventata ispirazione per il capolavoro di Cameron. Proprio qui si trova il Bailong Elevator, l’ascensore in vetro panoramico più alto al mondo. Da non perdere in questo spazio lo Yellowstone Village, un punto panoramico non lontano dal sentiero Golden Whip Stream lungo circa 7,5 chilometri tra acque cristalline, vegetazione lussureggiante e pareti di roccia.

La seconda area è quella di Yangjiajie. È stata inaugurata successivamente e offre un’esperienza nella natura più tranquilla e lontana dalle folle. Il paesaggio è simile ma qui ci sono meno persone; è meno battuta e non soffre di overtourism. Si possono percorrere incantevoli escursioni lungo i sentieri e offre una delle viste migliori, dando l’opportunità di scattare foto senza troppe persone attorno.

Terza zona è quella del monte Tianmen conosciuta per la “porta del cielo”, un’apertura naturale nella roccia dalle dimensioni importanti, tanto da somigliare a un portale. Per raggiungerla si può utilizzare la cabinovia più lunga al mondo arrivando proprio in cima, oppure una più veloce e bassa ma sarà poi necessario affrontare una scalinata di 999 scalini. (esiste, per fortuna, anche una scala mobile ma è a pagamento). Dal punto panoramico si possono poi percorrere delle passerelle di vetro come la Walk of Faith di 60 metri o la Coled Dragon Cliff di 100 metri con vista sulle strade dalle 99 curve.

L’ultima zona è quella del grand canyon di Zhangjiajie: le escursioni nella natura permettono di esplorare cascate e sentieri panoramici raggiungendo l’attrazione principale, il ponte di vetro. La struttura ha dell’incredibile: 430 metri di lunghezza sospesi a 300 di altezza osservando tutto il canyon dall’alto. Visitarlo in unico giorno è impossibile: o si sceglie un’unica area, oppure serviranno dai 2 ai 3 giorni per poterlo esplorare in modo approfondito senza tralasciare i luoghi più suggestivi.

La porta del paradiso nel parco di Zhangjiajie

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La porta del cielo all’interno del parco di Zhangjiajie

Dove si trova e come arrivare al Parco Nazionale di Zhangjiajie

Il Parco Nazionale di Zhangjiajie è una località turistica molto apprezzata nel sud della Cina e più precisamente nella provinca di Hunan nel distretto di Wulingyuan e a poco più di 30 chilometri dalla città di Zhangjiajie. Questo angolo di paradiso immerso nella natura è diventato famoso per le sue formazioni rocciose uniche tanto da diventare l’ispirazione del film Avatar.

Per chi arriva dall’Italia il volo più comodo è quello di Pechino o di Shanghai. Dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1992 e primo parco forestale della Cina dal 1982 si raggiunge in treno facendo cambio a Changsha per poi raggiungere Zhangjiajie. Da qui basterà utilizzare un bus diretto al parco, i collegamenti sono piuttosto frequenti. Per maggiore comfort ci si può anche affidare ai tour guidati della zona. Il parco si può visitare in autonomia ma scegliere un tour guidato è l’opzione migliore: spesso il segnale internet è assente, la segnaletica scarseggia e le mappe presenti non sono così chiare. Un aiuto professionale che racconta il luogo renderà la visita molto più piacevole.

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La Via Jonica è realtà: nasce il primo cammino accessibile del Sud Italia

Dimenticate l’auto e il trambusto delle mete da cartolina affollate in alta stagione: il vero viaggio parte (e, anzi, riparte) a piedi. E questa volta, dal cuore della Puglia, lungo un percorso che unisce costa e colline, mare e storia. Si chiama Via Jonicaed è il primo cammino accessibile del Sud Italia, un percorso di 207 chilometri che dai piccoli centri di Manduria a Crispiano collega il Salento alla Murgia, tra spiagge, ulivi secolari e antichi borghi, passando anche per Taranto e le sue meraviglie.

Ma non è “solo” un cammino. La Via Jonica è una rivoluzione dolce del turismo, pensata per essere inclusiva fin dalla mappa: percorribile a piedi, in bici e in carrozzina, grazie a un tracciato studiato per essere fruibile anche a persone con disabilità, con il supporto di mezzi idonei e strutture pronte ad accogliere tutti. Una “terra per tutti”, come recita il claim del progetto (e non è un modo di dire).  

Un cammino per tutti: accessibile, autentico, pugliese

La Via Jonica è parte del Cammino Materano e si sviluppa lungo due direttrici principali: la Via Jonica vera e propria, da Manduria a Taranto e la Via Ellenica, che va da Matera a Crispiano, attraversando luoghi spettacolari come Ginosa, Castellaneta, Mottola e Massafra. Il progetto nasce grazie al lavoro dell’associazione Naturalmente a Sud, che ha mappato il tracciato accessibile nell’ambito del programma C.Os.T.A. – Comunità Ospitali per il Turismo Accessibile, finanziato dalla Regione Puglia e da Pugliapromozione.

Il risultato è un percorso che non si limita a un sentiero, ma diventa infrastruttura materiale e immateriale, fatta di accoglienza, reti territoriali, storia e natura, con tappe già attive e pensate per offrire esperienze autentiche, lontane dal turismo mordi e fuggi. Da Torre Colimena a Maruggio, da Pulsano a Taranto, fino al MArTA, il Museo Archeologico Nazionale, ogni tappa è pensata per sorprendere, raccontare, coinvolgere.

E come ogni cammino che si rispetti, la Via Jonica avrà la sua Credenziale del Viandante: un passaporto simbolico da timbrare tappa dopo tappa, per accedere a strutture convenzionate e vivere l’esperienza del viaggio lento, con lo zaino in spalla e lo sguardo libero.

Il 17 maggio, a Crispiano, la festa dei camminatori

Per celebrare la nascita ufficiale del cammino, il 17 maggio a Crispiano si terrà la Festa del Cammino, evento che conclude simbolicamente il lavoro di progettazione e sperimentazione fatto negli scorsi mesi qui in Puglia. A testare il percorso, infatti, sono stati gruppi eterogenei, composti da viaggiatori con e senza disabilità, tra cui Patrizia Saccà, pluricampionessa paralimpica di tennis tavolo, Giuseppe Lomagistro, atleta nazionale di paraclimbing, e tanti operatori, guide, videomaker e professionisti del settore.

“È un prodotto turistico che consegniamo ai Comuni partner, ma soprattutto un punto fermo per un territorio che ha voglia di fare rete e costruire un’identità condivisa”, ha dichiarato Andrea Polimeno, presidente di Naturalmente a Sud. Con la Via Jonica, il Sud Italia fa un passo avanti, più nclusivo, consapevole e pieno di bellezza, un percorso comunque orientato a un nuovo modo di viaggiare: più lento, profondo e, finalmente, per tutti.