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Castello di Rosenborg, un luogo da fiaba nel cuore della città

Copenaghen, tra le innumerevoli bellezze, custodisce un autentico luogo da fiaba, ovvero il Castello di Rosenborg, antica residenza reale, oggi sede del Museo della Corona Reale Danese.

La sua architettura in stile rinascimentale si sposa alla perfezione con il paesaggio tutt’intorno, i suoi magnifici giardini sono un apprezzato punto di ritrovo e gli interni lasciano senza parole tanta è la loro opulenza.

La storia del Castello di Rosenborg

Il Castello vide la luce tra il 1606 e il 1633 per volere del re Cristiano IV che lo scelse come residenza estiva: l’architettura raffinata, priva di fortificazioni, rende subito chiaro come non rivestì mai una funzione di difesa.

In seguito, nel Settecento, il re Federico IV decise di far edificare un palazzo più ampio, a nord di Copenaghen, presso la città di Fredensborg: fu così che il Castello di Rosenborg venne utilizzato soltanto per ricevimenti estivi e per conservare i tesori della Corona.

A questo proposito, negli anni trenta dell’Ottocento divenne il Museo che conosciamo, con l’apertura ufficiale nel 1833.

Le attrazioni da non perdere

La visita del Castello di Rosenborg include i sotterranei, il piano terra, il primo piano e il secondo piano e mostra una vasta serie di meraviglie che rimangono impresse.

In particolare, vi sono alcune attrazioni che non si possono proprio perdere, a partire dall’appartamento privato del re Cristiano IV al piano terra, dove ammirare la camera da letto, il bagno, lo studio, e la “Winter Room”, la più significativa fra le sue tre stanze con i dipinti e ritratti appesi alle pareti, gli scuri pannelli di legno e un’eleganza senza tempo.

Altrettanto affascinante è la Sala dei Cavalieri, l’ultima a essere decorata, una delle più straordinarie: conosciuta anche come “Grande Galleria”, in origine venne pensata come sala da ballo e impreziosita con affreschi, velluti, marmi, arazzi, argenteria e stucchi ma poi fu utilizzata per banchetti e ricevimenti.
Al centro, fa bella mostra di sé il trono (Coronatio Chair) su cui sedevano i re e le regine durante la cerimonia di incoronazione, dal 1671 al 1840.

Il momento più atteso è poi rappresentato dai gioielli della Corona Danese, i Crown Jewels, un tesoro di rubini, smeraldi, oro, diamanti e perle appartenuto nei secoli alle regine e principesse danesi e conservato nei sotterranei.
La storia della favolosa collezione ha inizio nel 1746 quando, annientata dalla morte del marito e convinta di morire di dolore, la regina Sofia Maddalena scrisse nel testamento che i suoi gioielli dovevano rimanere per sempre alla Corona, e non diventare appannaggio di una sola persona.

Tra le sfarzose ricchezze spicca la corona in oro tempestata di pietre preziose realizzata dal gioielliere di corte Frederick Fabritius per Sofia Maddalena e in uso fino al 1840.

Infine, non certo da meno è la collezione di insegne regali (Crown Regalia) tra cui vanno menzionati la spettacolare corona dei re assolutisti, il globo imperiale in oro e pietre preziose e lo scettro.

Informazioni utili e consigli per la visita al Castello di Rosenborg

Il biglietto per accedere al Castello di Rosenborg si può acquistare sia online sia alle biglietterie almeno venti minuti prima della chiusura: è possibile scegliere tra biglietto di ingresso singolo per il Castello (bambini e ragazzi fino ai 17 anni entrano gratis mentre per gli studenti con student card internazionale è previsto uno sconto) oppure un biglietto combinato Rosemborg+Amalienbog (la residenza ufficiale dei Reali danesi) valido 36 ore o, ancora, il Park Museum Ticket per un network di musei che comprende (oltre a Rosenborg):

  • Natural History Museum of Denmark
  • Hirschsprung Collection
  • Workers Museum
  • National Gallery of Denmark
  • David Collection

Inoltre, il Castello di Rosenborg è incluso nella Copenaghen card, la carta turistica della capitale che permette di vedere molte più attrazioni insieme e usufruire dei mezzi pubblici.

Prima di programmare la visita, è importante sapere che l’uso del cellulare è consentito soltanto per scattare foto e consultare le guide online sul Castello ma non è permesso parlare al telefono al suo interno.

È a disposizione un bar caffetteria nonché un’area picnic esterna per pranzare all’aperto portando con sé cibo e bevande.

Ancora, non si può portare all’interno del Castello carrozzine e passeggini né borse di grandi dimensioni che vanno lasciate negli appositi armadietti per cui è richiesta una moneta da 20 corone (restituita all’uscita).
Permesse, invece, borse di dimensioni contenute (15 x 23 x 15 centimetri).

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Alcúdia, una delle città più belle delle Baleari

Se siete in procinto di programmare la vostra prima vacanza alle Baleari, Alcúdia ha tutte le carte in regola per entrarvi immediatamente nel cuore. Questa affascinante cittadina, situata nel nord-est di Maiorca, oltre a vantare una spiaggia che sembra senza fine e calette sognanti lambita da acque paradisiache, conquista i visitatori per il sorprendente patrimonio storico che custodisce e una vasta gamma di attività all’aria aperta.

Scoprendo Alcúdia, tra storia e attrazioni

Prima di sapere cosa vedere ad Alcúdia, è necessario conoscere un po’ le sue origini, così da godere ancora di più della visita. Abitata fin dall’età del bronzo, ma entrata realmente nella storia solo con l’arrivo dei Romani – i quali utilizzarono le spiagge della baia a scopo militare attorno al 123 a.C. – la più antica città murata delle Isole Baleari, conobbe il suo splendore nel Medioevo dopo essere stata conquistata dal re Giacomo I nel 1229.

Con l’arrivo di Giacomo II si iniziò a costruire la cinta muraria, completata nel 1360, che ancora oggi circonda e protegge la città e che, nel 1974, è stata dichiarata monumento storico e artistico insieme ai resti archeologici di Pollentia. Una visita ad Alcúdia offre l’opportunità di scoprire i segreti di tutto ciò che queste mura hanno conservato per le generazioni future. Oggi, questo luogo ameno è uno dei principali centri turistici di Maiorca, e i tesori che offre non si contano.

Tour della città di Alcúdia: cosa vedere

Le possenti mura che cingono il centro storico di Alcúdia e i casals, eleganti palazzi cinquecenteschi, sono la sua principale attrazione. Dell’antica città medievale si conservano ancora la Puerta de Mallorca o Puerta de San Sebastiano – che collegava la città con la strada reale per Palma di Maiorca – e la Puerta de Moll, nota anche come Puerta de Xara, la più vicina al porto.

Durante la passeggiata lungo le mura, si possono ammirare anche i resti di una cinta muraria rinascimentale, crollata alla fine del XIX secolo, di cui è rimasto intatto solo il bastione di Sant Ferran, oggi occupato dall’arena. Per una visione completa, si consiglia di percorrere il Camí de Ronda e di raggiungere le mura attraverso il Carrer de la Pau.

Tra i luoghi simbolo di Alcúdia c’è la Iglesia de Sant Jaume (chiesa di San Giacomo), in origine appoggiata all’interno delle mura, e totalmente ricostruita in stile neogotico nel 1870. Conserva l’immagine del Sant Crist del XV secolo, alla quale si attribuisce un episodio miracoloso del 1507. Accanto alla chiesa si trova il Museo Monografico di Pollentia, che ospita una collezione di molti degli oggetti rinvenuti nelle rovine della città romana.

Tra gli edifici più interessanti, spicca anche Casa di Can Torró, antica residenza del XVI secolo restaurata per ospitare dal 1990 l’omonima biblioteca. Dopo la visita si può passeggiare lungo alcune delle vie più belle del centro storico, come Carrer de Sant Jaume, Carrer de la Rectoria e Carrer de la Iglesia. Altre costruzioni da non perdere sono l’Oratorio di Santa Ana, la cappella barocca di Sant Crist, “La Sala”, municipio con torre dell’orologio e scala di accesso al portale centrale, costruito in stile neobarocco, il santuario della Mare de Déu de la Victória, a 7 chilometri dalla città.

La Iglesia de Sant Jaume, attrazione di Alcúdia

Fonte: iStock

La Iglesia de Sant Jaume, nel centro storico di Alcúdia

La città romana di Pollentia

Uscendo dalla cinta muraria attraverso la Puerta de Mallorca, si possono raggiungere a piedi le rovine dell’antica città di Pollentia (l’odierna Alcúdia), considerata il più importante sito archeologico di epoca romana dell’isola.

I resti ancora oggi visibili sono suddivisi in tre aree archeologiche visitabili:

  • La Portella, dove si conservano i resti di tre domus ad atrio, tra cui la meglio conservata è la “Casa dei due tesori”, con facciata porticata sulla strada. La “Casa della testa di bronzo” ha restituito, invece, una piccola testa in bronzo di una fanciulla, mentre presso la “Casa di nord-est” si conserva un tratto delle mura cittadine del III secolo.
  • Foro romano, dove si conservano i resti del Capitolium e di tabernae.
  • Teatro romano, del I secolo d.C., con i resti della cavea, scavata nella roccia, e della scena, a pianta rettangolare. In epoca tardo-antica venne utilizzato come necropoli.

Parco naturale di S’Albufera

Una delle escursioni più popolari, e per questo imperdibile, la offre il Parco Naturale di S’Albufera, una palude costiera mista, formata da lagune e canali naturali e artificiali. È la più grande area umida delle Isole Baleari ed è vero un paradiso per gli amanti del birdwatching. Qui, infatti, si può ammirare una vasta gamma di uccelli, tra cui il falco di palude, il tarabusino, il cavaliere d’Italia, l’airone rosso e il vascón.

Le spiagge di Alcúdia

Sebbene mezza giornata sia sufficiente per visitare i principali punti di interesse di Alcúdia, si consiglia di dedicare un’intera giornata al relax sulle spiagge più vicine, a cominciare da Platja de Muro. Oltre a vantare fantastiche acque cristalline e sabbia bianca, è anche la spiaggia più lunga di Maiorca, con quasi sei chilometri di lunghezza, e dispone di tutti i tipi di servizi che la rendono ideale per tutta la famiglia. Il litorale è famoso anche per i suoi bar e ristoranti, che servono deliziose paellas, fideuás e tutti i tipi di piatti a base di pesce fresco e frutti di mare.

Tra le altre spiagge da non perdere, spicca Sant Pere, situata nel centro residenziale di Mal Pas, l’unica spiaggia di sabbia su questo tratto di costa  insieme a quella di Sant Joan. Se preferite calette più tranquille, potete andare in auto o in moto fino al Cap de Formentor, da cui si può godere di un tramonto sublime.

Platja de Muro, tra le spiagge più belle di Maiorca

Fonte: iStock

Platja de Muro, un sogno di acque cristalline e spiaggia bianca

Le escursioni nei pressi di Alcúdia

Il comune di Alcúdia ha un territorio molto variegato, che spazia da zone di frutteti a zone umide e montagne, il tutto con il mare come sfondo. Tutte le escursioni possono essere effettuate in qualsiasi periodo dell’anno, ma l’ideale è farle in primavera, la stagione dell’anno in cui la natura è al suo meglio.

Un’escursione alla cala di Coll Baix,  sulla costa settentrionale dell’isola, a circa sette chilometri dal centro storico della città, vi permetterà di scoprire un’altra delle meraviglie naturali di questo luogo. Il percorso può avere due destinazioni diverse: la spiaggia di Coll Baix o la Talaia d’Alcúdia, entrambe raggiungibili solo a piedi. Si passa attraverso un paesaggio di campi terrazzati, fino a raggiungere la splendida Area Naturale.

Se siete dei camminatori incalliti, non perdetevi l’itinerario Le Barcarès, di bassa difficoltà che attraversa principalmente lungo la costa nord di Alcúdia, costeggiando la punta Manresa e snodandosi lungo una costa dolce e di grande bellezza. Altrettanto affascinante è l’interno dell’area di La Victòria, gran parte della quale è inclusa nella rete ‘Natura 2000’. Un eccellente esempio di bosco mediterraneo con meravigliose vedute panoramiche.

Pollentia, i resti dell'antica città romana ad Alcúdia

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Le rovine dell’antica città di Pollentia
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Railay, con le spiagge che sorgono tra maestose scogliere calcaree

La voglia di mare, di caldo e di acque cristalline è sempre fortissima in molti di noi. Non c’è da sorprendersi, perché il sole rimette al mondo e perché in luoghi con queste caratteristiche è facile trovare la pace dei sensi. Tra le mete più gettonate per chi è in cerca di quanto appena detto ch’è la Thailandia, che di tesori naturali ne nasconde davvero tantissimi, come la sua affascinante Railay Beach.

Railay Beach, informazioni utili

Iniziamo questo viaggio con una dovuta premessa: questo angolo della Thailandia è comunemente chiamato Railay Beach – o Rai Leh -, come a farci pensare che sia una spiaggia unica. Nei fatti non è propriamente così: è un gruppo di spiagge che si sviluppa su una piccola (ma affascinante) penisola che si chiama Railay, e che comprende Railay West, Railay East, Phra Nang Beach e Ton Sai.

Ci troviamo nel Sud della Thailandia, un vero e proprio paradiso tropicale dove svettano nei cieli immense falesie calcaree che racchiudono spiagge che sono un sogno a occhi aperti. Per la precisione, Railay sorge nella Provincia di Krabi, parte del distretto di Mueang Krabi.

Quando il visitatore arriva si innamora della bellezza della zona, così perfetta che pare quasi impossibile che sia stata la natura a fare tutto da sola. Poi ci sono i colori brillanti che si alterano a quelli candidi, che con la luce del sole vanno a creare dei contrasti che risultano poi difficili da dimenticare.

Railay, Thailandia

Fonte: iStock

Passeggiando lungo le spiagge della magnifica penisola di Railay

No, non si può raggiungere in auto perché la penisola di Railay è accessibile solo in barca a causa delle alte falesie che tagliano l’accesso continentale. Una volta arrivati però ci si può muovere anche a piedi, grazie a dei “vicoli” che attraversano la natura e che conducono nei vari lati di questa affascinante penisola baciata dal caldo Mare delle Andamane e incorniciata da giungla lussureggiante e da rocce imponenti. Per fortuna, ci sono diversi tour in partenza (che prevedono anche escursioni di un giorno intero) da varie località del Paese.

Le spiagge di Railay

Anche in questo caso dobbiamo fare una doverosa promessa: le spiagge di Railay sono, in alcuni momenti dell’anno, particolarmente incontaminate e lambite da acqua cristallina, tendente al verde, al punto che è possibile osservarne i fondali. Nonostante questo, non si possono escludere giornate con il mare torbido, a causa delle numerose barche che portano i turisti a scoprire questa zona thailandese e delle condizioni atmosferiche.

Railay West, a tutto relax

Se si arriva da Ao Nang si attracca con la barca a Railay West, una spiaggia che si presenta ampissima e con una sabbia particolarmente bianca e morbida. Non mancano maestose scogliere calcaree a rendere il paesaggio surreale, e diversi servizi in grado di allietare il soggiorno dei visitatori: ci sono hotel, bar e ristoranti.

In sostanza, se ci si vuole fermare qualche giorno da queste parti siete arrivati nella zona della penisola più ideale per farlo. Ciò non toglie che sia possibile rilassarsi, prendere il sole e fare bagni in un contesto paesaggistico di vero pregio.

Railay West, Thailandia

Fonte: iStock – Ph: David_Bokuchava

La bellissima spiaggia di Railay West

Railay Est, natura allo stato puro

Railay Est è quasi completamente diversa da Railay West: qui il relax è pressoché impossibile perché la natura è allo stato puro. Quest’area della penisola, infatti, si caratterizza per la presenza di una mangrovia fangosa fiancheggiata da uno stretto sentiero di cemento.

Non mancano gli hotel, bar, ristoranti e negozi, ma sicuramente l’assenza della sabbia non permette di vivere una classica giornata di tintarella. Tuttavia, la distanza da qui agli altri spot della baia con spiagge dove poter stendere il proprio asciugamano da mare è davvero minima.

Phra Nang Beach, spettacolo vero

Probabilmente Phra Nang Beach è lo spettacolo più bello per chi arriva a Railay ed è in cerca di mare: pur essendo una spiaggia dalle dimensioni contenute, offre una vista panoramica speciale perché un’immensa roccia calcarea si erge fiera in mezzo al suo limpido mare.

Da queste parti, inoltre, sorge anche la grotta di Phra Nang che è molto famosa perché contiene centinaia di manufatti fallici in legno che vengono portati qui dai pescatori, ma anche perché permette di nuotare all’ombra di straordinarie scogliere carsiche per poi rilassarsi su una mezzaluna di soffice sabbia bianca.

A differenza della altre zone di Railay, qui non ci sono negozi, bar o ristoranti esclusivi, ma solo un grande resort.

Phra Nang Beach, Thailandia

Fonte: iStock

Phra Nang Beach e la sua incredibile grotta al tramonto

Cos’altro fare a Railay

Sarebbe un peccato arrivare a Railay e fare esclusivamente dei bagni nel suo caldo mare, perché questa zona si presta perfettamente a fare tantissime diverse attività: arrampicate su roccia, kayak, immersioni, snorkeling, trekking nella giungla, rafting e molto altro ancora.

Merito delle sue impressionanti scogliere che attirano scalatori da tutto il mondo che vengono qui per scoprire l’altra particolare zona della penisola, Ton Sai, dallo stile più rustico e in cui gli avventurieri sfidano loro stessi sulle sue famose rocce carsiche.

Vi basti sapere che da queste parti ci sono oltre 150 sentieri ferrati, con numerosi strapiombi e pareti rocciose lisce.

Come arrivare e cosa sapere

Come accennato sopra, la favolosa penisola Railay è accessibile solo in barca. Da Krabi ci vogliono circa 90 minuti, mentre da Ao Nang solo 15. Tutti i punti di interesse in zona sono raggiungibili a piedi, ma si consiglia vivamente di venire da queste parti tra aprile a novembre perché, anche se le temperature rimangono alte e costanti durante tutto l’anno, le precipitazioni sono piuttosto comuni durante gli altri mesi.

In sostanza, Railay è una zona particolarmente amata e frequentata dai viaggiatori, al punto da rischiare di perdere un po’ di autenticità. Ma la verità è che basta attendere che i gruppi di turisti se ne vadano per scoprire una bellezza autentica, e in cui possono trovare pane per il loro denti sia i viaggiatori in cerca di relax, sia coloro che vogliono vivere un po’ di pura avventura.

Penisola di Railay

Fonte: iStock

Un magnifico angolo della penisola di Railay
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Stone Town, cosa vedere nella città vecchia Patrimonio Unesco

Una delle destinazioni da inserire nel proprio itinerario quando si fa un viaggio a Zanzibar è Stone Town, la parte vecchia della colorata Capitale dell’arcipelago, che vanta una grande storia e un particolare passato da cui deriva il suo nome. Non serve trascorrerci molto tempo, ma sicuramente questo è un luogo in grado di colpire i visitatori, che qui arrivano prima di dirigersi a scoprire la natura straordinaria di questa zona del mondo.

Stone Town, informazioni utili

La Stone Town di Zanzibar è conosciuta anche come Mji Mkongwe, che tradotto vuol dire “città vecchia”. Il suo nome deriva dal fatto che i suoi edifici antichi sono costruiti in pietra, pur presentando un’architettura che riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili in generale: ci sono elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei.

Non è quindi difficile immaginare perché la città sia stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco: merito della sua importanza storica e della sua architettura.

Una graziosa località che accoglie il visitatore con un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee. Tuttavia (e purtroppo) la situazione non è delle più rosee: il patrimonio architettonico di Stone Town è in gran parte in declino, anche a causa della friabilità della pietra locale, tanto che dei suoi circa 1600 edifici solo un 10% riceve manutenzione. Nonostante questo – che ci auguriamo possa trovare presto una soluzione -, una visita a Stone Town vale certamente la pena farla.

Stone Town, Zanzibar

Fonte: iStock – Ph: cinoby

Tra i vicoli di Stone Town

Cosa vedere a Stone Town

Una delle attrazioni principali di Stone Town è senza ombra di dubbio il suo Forte Arabo, una struttura in pietra che nel corso della sua storia è stata utilizzata in diverse maniere: è servita per difendere la città dagli attacchi degli incursori, ma ha ricoperto anche i ruoli di prigione, caserma e deposito di materiale.

Al giorno d’oggi è uno dei cuori pulsanti della cittadina, in cui si riuniscono abitanti e turisti che qui possono partecipare a diversi eventi. Inoltre, al suo interno è possibile passeggiare tra diversi negozi e in un ampio giardino, attualmente adibito a teatro.

A non troppa distanza da questo edificio sorge la struttura più importante di Stone Town: il Palazzo delle Meraviglie. Si tratta della più grande opera architettonica di Zanzibar, che colpisce perché si specchia sul mare. Tra le sue pareti è possibile visitare un modernissimo museo, e al contempo sentirsi catapultati indietro nel tempo grazie alle sue mura merlate. Una piccola curiosità: il suo importante nome deriva dal fatto che fu il primo palazzo della città ad avere la corrente elettrica ed anche il primo edificio dotato di ascensore di tutta l’Africa Orientale.

Voliamo ora presso la Cattedrale anglicana chiesa di Cristo, che al suo interno conserva un altare in cui riposano le spoglie del terzo vescovo di Zanzibar, che è stato anche colui che l’ha voluta far costruire. Ma non è tutto, perché questa struttura possiede una peculiare volta a botte e una croce di legno costruita con l’albero ai cui piedi venne seppellito il cuore di Livingston, nei pressi di lago Bangweulu in Zambia.

Poi ancora il Vecchio Dispensario, edificato per commemorare il giubileo d’oro (cinquantenario dell’incoronazione) della Regina Vittoria, che è forse il palazzo più decorato della città, tanto da presentarsi ai suoi visitatori con balconi intagliati, stucchi e mosaici alle finestre.

Vecchio Dispensario, Stone Town

Fonte: iStock

Veduta del Vecchio Dispensario di Stone Town

Molto interessante è anche la casa di David Livingston che si distingue per essere una elegante residenza in cui soggiornò anche l’esploratore britannico, che scelse questa città come sua musa per pianificare il suo ultimo viaggio nell’entroterra della Tanzania, alla ricerca delle sorgenti del Nilo.

Infine la casa di Freddie Mercury, perché è proprio a Stone Town che questo indimenticabile artista è venuto al mondo. Per questo motivo, si ha la possibilità di scoprire la casa dove questa icona musicale è nata, anche se purtroppo non è valorizzata come dovrebbe.

Un tuffo nella cultura di Stone Town: musei e molto altro ancora

Per capire più a fondo la storia e la cultura di Stone Town vale la pena fare una visita al piccolo museo dedicato agli schiavi che sorge accanto alla Cattedrale anglicana chiesa di Cristo: grazie al supporto di una guida locale, si può conoscere gran parte del sistema di condotti sotterranei e delle celle in cui venivano rinchiusi questi poveri uomini.

Di fronte al Forte Arabo ci sono i preziosi Giardini di Forhodani che, soprattutto al calar della sera, permettono di fare una vera e propria immersione in parte della cultura locale: qui prende vita un mercatino pieno di bancarelle tipiche che vendono pietanze della cultura culinaria zanzibarina.

Di notevole interesse è anche il Museo del Memoriale della Pace che si fa spazio all’interno di un edificio storico e che espone molti reperti della storia di Zanzibar, tra cui l’attrezzatura medica di David Livingston, alcuni elementi dell’antica ferrovia, monete, francobolli ed esempi di artigianato locale. I giardini del museo sono invece la dimora di alcune tartarughe giganti di Aldabra.

Il Museo del Palazzo si trova tra il Palazzo delle Meraviglie e il Vecchio Dispensario, e si distingue per essere un grande edificio a tre piani dedicato al sultano Khalifa bin Haroub e alle sue due mogli.

All’interno del Vecchi Dispensario, invece, vale la pena scoprire il piccolo museo sulla storia di Zanzibar, che raccoglie foto d’epoca del lungomare.

Infine, il mercato di Darajani che è il cuore pulsante della città e che è pieno di bancarelle che vendono spezie, frutta, verdura, pesce, carne e ogni genere di piccola attrezzatura. Come è possibile immaginare, da queste parti è obbligatorio trattare.

Mercato di Darajani, Stone Town

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A spasso per il mercato di Darajani
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São Jorge, l’isola portoghese che è un sogno a occhi aperti

La chiamano isola delle fajãs, perché ospita un numero notevole di queste lingue di terra di origine vulcanica, come nessun’altra perla dell’arcipelago portoghese delle Azzorre, ma è anche l’isola del formaggio e delle vongole, delle scogliere e delle falesie, l’Isola Bruna. Ricca di mistero e storia, con una singolarità a ogni angolo, São Jorge è un paradiso tutto da scoprire e offre esperienze imperdibili.

São Jorge, l’Isola Bruna e delle fajãs

Conosciuta anche come l’Isola Bruna, São Jorge ha una forma allungata e una sequenza ritmata di coni vulcanici che trasformano la parte centrale in un dorso ondulato come quello di un animale preistorico dormiente. Nell’entroterra, l’altopiano lascia spazio ad alte scogliere che si gettano nell’oceano profondo o terminano in piccole aree pianeggianti, le famose fajãs.

São Jorge si presenta come una tavolozza di colori, con il verde delle foreste e dei pascoli semi-naturali, il marrone dei terreni agricoli, il nero delle rocce e il blu del mare. Un altro elemento distintivo dell’isola sono gli innumerevoli alberi di drago e i frammenti di vegetazione endemica nelle valli rimaste intatte, poiché protette dagli interventi umani. Questo incantevole lembo di terra adagiato sulle acque fa parte del Gruppo Centrale ed è uno dei vertici delle cosiddette “isole del triangolo”, insieme a quelle di Faial e di Pico. La sua superficie di circa 250 chilometri quadrati conta circa 10.000 abitanti.

Le fajãs sono una caratteristica distintiva dell’isola, che ne comprende oltre 70, e svelano molto sul rapporto equilibrato tra essere umano e natura, sui paesaggi e sulla biodiversità unici. I sentieri sono uno dei modi migliori per ammirarle da vicino, dato che alcune di queste si possono raggiungere soltanto a piedi, con percorsi di varie difficoltà e la possibilità di richiedere delle guide specializzate.

La Fajã da Caldeira do Santo Cristo, a São Jorge

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Fajã da Caldeira do Santo Cristo, famosa per le vongole

Come raggiungere le fajãs più suggestive

Fajã dos Cubres comprende le uniche lagune costiere dell’arcipelago, separate dall’oceano da arenili, rifugio naturale per diversi uccelli marini e migratori. Il suo nome deriva dalla pianta chiamata cubres (nome scientifico: solidago sempervirens, conosciuta come verga d’oro), dai piccoli fiori gialli. È stata recentemente insignita del premio “7 Meraviglie del Portogallo – Villaggi marini”. Si trova a circa 3 km a ovest della Fajã da Caldeira do Santo Cristo e, proprio come quest’ultima, ha visto aumentare le sue dimensioni in seguito a terremoti, come quelli del 1757 e del 1980. Una tranquilla passeggiata lungo un sentiero ondulato costeggia le scogliere tra le due Faja.

Alla Fajã da Caldeira do Santo Cristo si accede attraverso sentieri pedonali dalla Fajã dos Cubres o dalla Serra do Topo, da cui si godono splendide viste panoramiche sulla costa settentrionale dell’isola. Si tratta di un sito di primaria importanza nazionale e di interesse scientifico e geoturistico. È, infatti, classificata come Riserva Naturale Parziale e Zona Ecologica Speciale, con l’obiettivo di salvaguardare la popolazione di vongole esistente e mantenere l’equilibrio ecologico. Qui troverete le condizioni ideali per la pratica di vari sport come il surf e l’escursionismo.

Fajã do Ouvidor è una delle più popolari della costa settentrionale, per la sua accessibilità e per le piscine naturali che conferiscono a questa fajã un’unicità che attrae molti visitatori, con Poça Simão Dias che è la più grande e paradigmatica. È molto rinomata anche in occasione delle Feste dello Spirito Santo, durante le quali vengono cucinate e servite le tradizionali “Sopas do Calhau”.

Accessibile da un sentiero stretto e in pendenza, la Fajã João Dias appartiene alla parrocchia di Rosais e deve il suo nome al proprietario che possedeva la maggior parte della fajãs. Le case hanno la particolarità di essere dotate di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Il suo paesaggio è particolare soprattutto per l’esistenza di una baia con una piccola spiaggia sabbiosa.

Spostandosi, invece, sulla costa meridionale di São Jorge ci si imbatte nella Fajã dos Vimes, molto attraente per le sue dimensioni e caratteristiche, con un’area abitabile che si estende sulle colline. Nota per la coltivazione del caffè, unica in Europa, è anche famosa per i suoi prodotti artigianali, come le ‘colchas da Fajã dos Vimes’, le trapunte tessute da artigiane su telai a pedale. Qui scorrono tre ruscelli e una delle particolarità della Ribeira dos Vimes è che è una fonte di acqua minerale frizzante.

Nella parte meridionale dell’isola si incontra anche la Fajã das Almas, nel comune di Velas, un piccolo paradiso rurale. Qui si trovano due cappelle: la Ermida de Nossa Senhora das Almas, situata a Barbós, e la Ermida de Santo Cristo, costruita nel 1876. Il 9 settembre 1880 quest’ultima subì un incendio, per poi essere ricostruita e riaperta il 14 gennaio 1882. Conosciuta anche come Fajã do Calhau, ospita un patrimonio naturale da non perdere.

La cittadina e il porto di Velas, sull'isola di São Jorge

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La cittadina e il porto di Velas

Le altre attrazioni naturali dell’isola di São Jorge

Tra le attrazioni che regala São Jorge ci sono i due isolotti di Ilhéu dos Rosais e Ilhéu do Topo, dove nidificano molti uccelli marini e si trovano splendidi esemplari della flora endemica delle Azzorre, motivi che hanno portato alla loro classificazione come Riserva Naturale. A solo un chilometro di distanza dall’ Ilhéu do Topo sorge un antico villaggio di pescatori, contraddistinto da un piccolo porticciolo e da un faro.

Il punto più alto di São Jorge, dove godersi una vista mozzafiato, è Pico da Esperança, da cui il panorama abbraccia anche le vicine Pico, Graciosa, Terceira e Faial. Da non perdere anche il Parco Naturale Florestal da Silveira, perfetto per le famiglie con bambini.

Il patrimonio culturale di São Jorge: cosa vedere

Si ritiene che i navigatori portoghesi si siano imbattuti in São Jorge insieme alle altre isole che la circondano. L’insediamento iniziò intorno al 1460 e fu la seconda isola del Gruppo Centrale a essere abitata. Dopo un decennio, furono fondati diversi insediamenti sulle coste occidentali e meridionali, tra cui Velas. Le case furono costruite in armonia con il paesaggio circostante. Sull’isola si possono ammirare porti pittoreschi che sono la porta d’accesso a dimore e chiese secolari con interessanti storie da raccontare. L’architettura religiosa dà il meglio di sé nella chiesa di Santa Bárbara, classificata come monumento nazionale.

Le fajãs, principale punto di riferimento dell’isola, sono state inserite dal 2016 nella lista delle riserve mondiali della biosfera dell’UNESCO. Le usanze associate a queste piccole pianure uniche nelle Azzorre, originatesi a seguito di scosse sismiche, forti piogge o altri fenomeni di instabilità che interessarono le falesie, si sono consolidate nel corso degli anni, dando vita a una specificità culturale che perdura tuttora. Per scoprire la storia e le tradizioni di São Jorge è consigliata una visita al Museo d’Arte Sacra di Velas o al Museo Francisco Lacerda di Calheta.

Gli eventi da non perdere sull’isola delle Azzorre

In aprile, a Velas si celebrano le feste di São Jorge, con processioni, mostre e spettacoli musicali. A maggio, come sulle altre isole, ricorrono invece le Feste dello Spirito Santo, dove vengono organizzati vari pellegrinaggi alle varie fajãs, che si concludono con celebrazioni popolari animate da musica tradizionale.

I principali festival dell’isola sono la Settimana Culturale di Velas e il Festival di Calheta. Entrambi si svolgono a luglio e offrono un programma culturale con mostre, conferenze, sfilate etnografiche, musica popolare e intrattenimento serale. Molti abitanti delle altre isole approfittano di queste feste per recarsi a São Jorge.

Tour gastronomico: alla scoperta dei sapori di São Jorge

Il prodotto più conosciuto di São Jorge è il Queijo de São Jorge, un formaggio stagionato a pasta dura o semidura, a denominazione di origine protetta, dal sapore leggermente piccante e dall’aroma intenso. È un prodotto di fama internazionale le cui qualità lo distingue dagli altri formaggi portoghesi, poiché conserva tutti i metodi di lavorazione tradizionali. Un altro prodotto riconosciuto per l’eccellente qualità sono le vongole di Caldeira de Santo Cristo, soggette però a restrizioni per quanto riguarda la raccolta, per cui possono essere gustate solo in alcuni ristoranti.

Il microclima di alcune fajã ha permesso la comparsa di rarità agricole, come una piantagione di caffè alla Fajã dos Vimes, ottenuto da chicchi raccolti localmente, che attira molti visitatori per gusto e particolarità. Tra i dolci tipici, assaggiate i coscorões, di cui esistono diverse versioni, arricchite con finocchio, cannella e peperoncino.

Le esperienze nella natura selvaggia

Per i più impavidi, l’isola offre buone condizioni per praticare attività avventurose come la discesa in corda doppia o il coasteering, un’attività sportiva outdoor che permette di conoscere in modo originale le coste dell’isola, visitando luoghi altrimenti inaccessibili. Naturalmente, devono essere praticati in sicurezza con il supporto di professionisti. Per chi ama il geoturismo, a Velas spiccano il Morro Grande, risultato dell’attività di un vulcano sottomarino, e il centro dell’isola, dove si può osservare un allineamento di coni che testimoniano il fenomeno del vulcanismo.

Le varie fajã della costa nord dell’isola offrono luoghi ideali per praticare il surf. In particolare, la Fajã de Santo Cristo è riconosciuta a livello internazionale, non solo per la qualità delle onde ma anche per i suoi paesaggi paradisiaci. Per chi punta, invece, al birdwatching, le importanti aree di flora autoctona, le lagune, l’estesa costa e l’alta concentrazione di uccelli migratori permettono di osservare diverse specie, dalle più comuni alle più rare. Spiccano sulle altre, Fajã dos Cubres e Fajã dos Tijolos. Anche le due estremità dell’isola, Topo e Ponta dos Rosais, sono luoghi privilegiati per gli avvistamenti.

Gli appassionati delle escursioni troveranno, infine, numerosi itinerari ufficiali, debitamente segnalati, con diversi livelli di difficoltà e che possono essere percorsi autonomamente o con compagnie specializzate. È sicuramente uno dei modi più popolari per scoprire gli splendidi paesaggi che São Jorge offre, sia sulla costa che nell’entroterra, attraverso una piacevole passeggiata all’aria aperta. Questa è una delle isole più ambite delle Azzorre per praticare questa attività, soprattutto per i sentieri che conducono alle fajãs e che offrono scenari imperdibili.

São Jorge, i sentieri dell'isola

Fonte: iStock

Escursione tra i sentieri di São Jorge
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Ninh Binh, una delle zone carsiche più impressionanti del mondo

Ninh Binh è una straordinaria provincia del Vietnam dove bellezze storiche e culturali si mescolano con un territorio naturale emozionate: è una delle zone carsiche più affascinanti del mondo.

Avete presente la meravigliosa Ha Long? Parliamo della baia del Vietnam che è ormai simbolo di questo Paese, caratterizzata da acque smeraldine e migliaia di isole calcaree ricoperte di foresta pluviale. Ecco, Ninh Binh la ricorda, e per questo è conosciuta anche con il soprannome di “Ha Long terrestre”: montagne calcaree dove svettano giungle fiorite si alternato a valli ricche di risaie, lambite da fiumi dall’acqua limpida che permettono di fare dei tour in barca davvero indimenticabili.

Ninh Binh, informazioni utili

Ninh Binh è una città del Vietnam e capoluogo dell’omonima provincia che sorge nella parte centro-settentrionale del Paese, nella straordinaria regione del Delta del Fiume Rosso. Lontana più o meno 100 chilometri dalla Capitale Hanoi, è una destinazione meno battuta rispetto ad altre, ma altamente sorprendente e in grado di entrare nel cuore dei suoi visitatori (e senza uscirne più).

La natura, in zona, regna certamente sovrana mostrando alcuni dei suoi lati più belli, ma non mancano la storia, la spiritualità, le architetture tipiche di questo lato di mondo e la cultura, ben distante da quella a cui noi siamo abituati ma totalmente travolgente.

Ninh Binh città, cosa vedere

Che sceglie Ninh Binh come sua tappa durante in viaggio in Vietnam deve essere consapevole di una cosa su tutte: da queste parti annoiarsi è praticamente impossibile. Non solo perché la città offre un caloroso benvenuto, ma anche perché i suoi dintorni sono un concentrato puro di meraviglie, da osservare facendo gite in barca, ciclismo e trekking.

La città, ad essere del tutto onesti, non ha molti tesori da ammirare, ma si rivela un punto di partenza ideale per visitare questa magica provincia che è forse una delle più suggestive di tutto il Paese. Alcune attrazioni sono a diversi chilometri di distanza dal centro cittadino, mentre altre sono davvero vicinissime. Tuttavia, i tour organizzati per scoprire le numerose meraviglie non mancano di certo, e molti di questi sono in partenza dalla stessa Ninh Binh.

Provincia di Ninh Binh, tra pagode e templi

Sono necessari alcuni giorni di viaggio per comprendere al massimo quanto sia affascinante questo territorio del Vietnam. Paesaggi naturali a dir poco emozionanti, infatti, nascondono una serie di templi e pagode antiche che, incastonati tra le montagne, rivelano in maniera ancor più intima e pura tutta la loro spiritualità.

Pagoda di Bai Dinh

Tra le maggiori (anche per dimensioni) attrazioni della provincia c’è certamente la Pagoda di Bai Dinh. Si tratta del complesso di templi buddhisti più grande di tutto il Vietnam e si trova a circa 20 chilometri di distanza dalla città. Composto da due differenti sezioni, una antica e l’altra più recente, si sviluppa in un’area di ben 80 ettari a ridosso e sulle cime di alcune straordinarie colline calcaree.

Pagoda di Bai Dinh

Fonte: iStock

L’affascinante Pagoda di Bai Dinh

Il sito, infatti, si compone di diversi templi e oltre 500 statue del Buddha, da scoprire attraverso un tour di almeno 3 ore.

Tra le soste da fare assolutamente segnaliamo Arhat Corridor, un corridoio di circa 13 km impreziosito da ben 500 statue in pietra di Arhat; la Bell Tower, un campanile di 22 metri di altezza che dalla sua vetta regala una vista impressionante; Kuan Yin Hall, un interessante edificio in legno che conserva una statua del Bodhisattva piena di occhi e braccia; il Buddha Shakyamuni Hall, un enorme tempio che è anche la dimora di una statua del Buddha in bronzo e alta 10 metri; The Three Periods Hall, che sorge nella più elevata del complesso ed è la sede 3 statue identiche del Buddha che rappresentano il passato, il presente e il futuro.

Infine – ma di certo non è tutto – Bao Thien Stupa, che è invece il simbolo del corpo, della parola e della mente di Buddha.

Cittadella di Hoa Lu

Hoa Lu era l’antica Capitale del Vietnam, che vanta una storia di oltre 1000 anni, oggi riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Sorge nella periferia di Ninh Binh e accoglie i visitatori con un imponente cancello che nasconde una magnificenza che, seppur non arrivata del tutto intatta, è assolutamente possibile percepire passo dopo passo. Il sito è davvero enorme, tanto che per visitarlo interamente occorre avere un bel po’ di tempo a disposizione.

Hoa Lu

Fonte: iStock – Ph: Nils Versemann

Ingresso principale di Hoa Lu

Ciò non toglie che ci siano dei punti di interesse imperdibili, come il Tempio di Dinh Tien Hoang e il Tempio Lê Dai Hanh, entrambi circondati da armoniosi giardini fioriti, laghetti e che conservano degli interni quasi del tutto originali; la Pagoda di Nhat Tru, ancora adesso avvolta da un alone di mistero.

Cattedrale di pietra di Phat Diem

Un’altra meraviglia storico-architettonica della zona è la Cattedrale di pietra di Phat Diem, che sorge a circa 30 chilometri di distanza dalla città di Ninh Binh. Costruita con pietre e legno, mescola elementi classici con elementi tipici del Vietnam, ed è abbracciata da un pittoresco lago e tre graziose grotte artificiali.

Pagoda di Bich Dong

La Pagoda di Bich Dong è probabilmente il simbolo per eccellenza di questa maestosa zona del Vietnam: sembra appoggiata sulle montagne calcaree, che a loro volta ospitano impressionanti alberi secolari. Composta da 3 pagode principali distribuite su tre livelli, ne conserva una, la Thuong, che per essere raggiunta costringe ad attraversare quella che è considerata “la seconda grotta più bella al Nord del Vietnam”.

Bisogna poi salire circa 100 gradini, ma la fatica viene ampiamente ripagata da una delle più belle viste panoramiche di questa magnifica ed emozionante provincia.

Pagoda di Bich Dong

Fonte: iStock

La magnifica porta della Pagoda di Bich Dong,

Le meraviglie naturali di Ninh Binh

Come anticipato, dal punto di vista naturale la provincia di Ninh Binh è irresistibile. Montagne calcaree, fiumi e campi di riso rendono il tutto assolutamente affascinate, tanto che si vorrebbe avere il tempo necessario per visitare più cose possibili. Ne abbiamo selezionate alcune, e vi possiamo assicurare che sono davvero una più bella dell’altra.

Trang An

Trang An è un’area di pregio paesaggistico al punto da essere patrimonio Unesco. Si fa spazio sulla sponda meridionale del delta del fiume Rosso ed è caratterizzata da formazioni carsiche e vallate con pendii scoscesi. Sono presenti tracce di insediamenti umani risalenti fino a quasi 30.000 anni fa, ma quel che è certo è che questa è una delle zone più selvagge del Paese, e anche una delle maggiori attrazioni turistiche della provincia.

Trang An

Fonte: iStock

Trang An, patrimonio Unesco

La si può visitare facendo un’indimenticabile gita in barca, che permette di attraversare montagne e grotte sotterranee per poi arrivare al cospetto di templi e pagode che si specchiano sul fiume.

Riserva naturale di Van Long

La parola principale che viene in mente quando si visita la Riserva naturale di Van Long è sempre e solo una: autenticità. Tranquilla e selvaggia, il paesaggio qui è quasi completamente privo del tocco dell’uomo, e si presenta come un angolo di Vietnam lambito da acqua calma in cui si riflettono montagne e cielo.

Van Long è anche il “Luogo con il maggior numero di presbite dalla testa bianca del Vetnam” e il “Luogo con la più grande immagine naturale”. Una piccola curiosità: il suo nome si traduce in “Draghi che volano tra le nuvole”, che evoca la perfetta immagine della bellezza mistica e paesaggistica di questa magnifica zona.

Grotta Mua

Ripide scogliere danno il benvenuto ai visitatori che scelgono di scoprire la Grotta Mua, che è anche il più suggestivo belvedere di tutta la provincia.

Per raggiungerla occorre salire circa 500 (ripidissimi) scalini, ma una volta in cima si gode di un paesaggio che spazia sul fiume Ngo Dong, vasti campi di riso, montagne imponenti e il placido lago di loto.

Grotta Mua,

Fonte: iStock

Lo straordinario paesaggio (con i 500 scalini) della Grotta Mua

Parco nazionale di Cuc Phuong

Se si desidera visitare una foresta tropicale primitiva si deve certamente raggiungere il Parco nazionale di Cuc Phuong: è un turbinio di alberi antichi, animali rari e grotte misteriose, come la Parashorea, una caverna millenaria che lascia davvero senza fiato.

Tam Coc

L’area paesaggistica più famosa di questa provincia vietnamita prende il nome di Tam Coc. Anche qui è possibile fare un indimenticabile tour in barca, della durata di circa 2 ore, attraverso grotte e montagne calcaree ai cui piedi si trovano delle risaie particolarmente affascinanti.

Tam Coc

Fonte: iStock

In barca alla scoperta del Tam Coc

Giardino degli Uccelli di Thung Nham

Infine, il Giardino degli Uccelli di Thung Nham, una sorta di santuario per tantissimi volatili che qui trovano cibo e rifugio. A colpire è anche il paesaggio, pregno di montagne carsiche, grotte e piccoli laghi.

Insomma, la provincia di Ninh Binh è un vero e proprio capolavoro del Vietnam, una di quelle zone da inserire assolutamente nell’itinerario da fare in questo maestoso Paese.

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Lewis e Harris, cosa fare e vedere nell’isola più estesa della Scozia

Due nomi per una sola isola, un luogo in cui vento, scogliere ed oceano plasmano uno dei segreti meglio custoditi d’Europa. Parliamo di Lewis e Harris, un magnifico (e selvaggio) pezzettino di mondo che si sviluppa al largo della costa occidentale della Scozia e che rappresenta l’isola principale delle Ebridi Esterne.

Lewis e Harris: informazioni utili

L’isola di Lewis e Harris accoglie i visitatori con montagne selvagge, infinite spiagge inondate di natura, coste frastagliate e veri e propri paesaggi lunari. È quasi un mondo a parte rispetto alle mete che ci sono più familiari, perché qui non esistono il caos e la frenesia che sono tipiche di tantissime località del nostro continente.

Oltre a essere uno degli ultimi tesori nascosti d’Europa, Lewis e Harris è anche la più grande isola britannica per estensione dopo la Gran Bretagna e l’Irlanda. Un pezzettino di terra incantato, diviso in due da uno stretto istmo che fa sì che la parte settentrionale dell’isola sia ‘Lewis’, mentre la parte meridionale ‘Harris’, anche se spesso sono erroneamente nominate come se fossero isole distinte.

Lewis: cosa vedere in questa zona dell’isola

La parte settentrionale, chiamata Lewis, si distingue per essere relativamente pianeggiante, eccetto nella parte Sud-Orientale dove svetta nei cieli il Ben More, che raggiunge i 571 metri di altezza, e nel Sud-Ovest, dove invece c’è il Mealasbhal che rappresenta il punto più alto con i suoi 575 metri.

È proprio qui che prende vita il capoluogo amministrativo delle Ebridi Esterne, Stornoway, che è anche la sede dell’aeroporto dell’isola e un trafficato porto marittimo. Il viaggiatore arriva in questa cittadina e se ne innamora subito, grazie al caloroso benvenuto che offre e anche per via delle tante attrazioni turistiche da scoprire.

Castello di Lews

Senza ombra di dubbio, una dei punti di interesse da non perdere in città è il Castello di Lews. Di epoca vittoriana, è stato edificato tra il 1844 e il 1851 come “residenza di campagna” per Sir James Matheson, per poi cambiare più volte proprietà e funzione, fino a diventare un’affascinante location per matrimoni, ma anche un luogo da poter visitare grazie ad alcune stanze aperte al pubblico: è possibile ammirare il piano terra con la sua sontuosa sala da ballo e un caffè, e anche alcuni appartamenti che non sono di certo da meno.

Castello di Lews

Fonte: iStock – Ph: lucentius

Il magnifico Castello di Lews

Adiacente al maniero sorge invece il Museum nan Eilean, dove fare una completa immersione nella storia e nella cultura delle Ebridi Esterne: qui sono gelosamente conservati i 6 pezzi della scacchiera di Lewis, la più famosa del mondo.

Butt of Lewis

Il Butt of Lewis è un luogo da record: è persino menzionato nel Guinness dei Primati come il posto più ventoso del Regno Unito. Ma non è tutto, perché è anche il punto più a Nord che è possibile raggiungere alle Ebridi Esterne.

Quando vi si arriva, quindi, non sembra nemmeno più di stare sulla Terra, ma in uno di quei territori che spesso pensiamo che esistano solo nel film. Il Butt of Lewis, invece, è reale ed è una vera e propria opera di pregio della natura che qui ha creato alcune delle scogliere più antiche d’Europa, dove nidificano uccelli marini e crescono graziosi fiori selvatici. Molto suggestivo è anche il faro che gli fa da guardiano, costruito in mattoni rossi.

Arnol Blackhouse

Un altro dei luoghi da non perdere a Lewis è The Blackhouse, Arnol, un’antica e tradizionale casa dal tetto in paglia che è ancora completamente arredata e con annessi fienile, stalla e cortile. Datata più o meno 1880, è il posto perfetto per tutti coloro che desiderano fare un incredibile viaggio indietro nel tempo.

Mangersta Beach

Mangersta Beach sembra caduta su questa isola scozzese direttamente dal paradiso: è una distesa di sabbia bianca dove l’oceano si scaglia con una potenza spettacolare. A impreziosire il tutto ci sono anche pazzesche scogliere e un piccolo promontorio da cui ammirare il paesaggio circostante.

Mangersta Beach

Fonte: iStock

Il magnifico panorama di Mangersta Beach

Enormi massi che sbucano dal mare e archi marini fanno da casa a degli animali affascinanti, poiché proprio qui è possibile avvistare la maggiore concentrazione di aquile di tutto il nostro continente. A poca distanza, ecco emergere dalle fresche acque Mangersta Sea Stacks, dei bellissimi faraglioni costantemente battuti dal vento e dalle onde.

Ardroil Beach

Ardroil Beach è il posto in cui, nell’ormai lontanissimo 1831, vennero ritrovati i pezzi degli scacchi di Lewis. Realizzati in avorio di tricheco, erano nascosti in questa vastissima e incontaminata spiaggia di sabbia bianca che lascia senza fiato, soprattutto con la bassa marea, quando il mare si ritira per chilometri come se fosse vittima di una magia.

Callanish Standing Stones

Di straordinario interesse sono Callanish Standing Stones, grosse pietre che risalgono a circa 5000 anni fa, che raggiungono persino i 5 metri di altezza. Tredici di questi massi formano un cerchio, mentre altre sono poste in più direzioni.

Sulla loro antica funzione esistono diverse ipotesi, ma quel che è certo è che un buon numero di questi sassi risulta allineato con la posizione del sole e delle stelle. Una piccola curiosità: per alcuni studiosi, questo sito è persino più antico della ben più nota Stonehenge.

Callanish Standing Stones

Fonte: iStock

Le incredibili Callanish Standing Stones

Blackhouse Village

Blackhouse Village è un antico villaggio agricolo dove ancora sopravvivono nove case di paglia tradizionali che oggi sono state completamente restaurate. In sostanza pare che il tempo, qui, non sia passato mai.

Dun Carloway Broch

Infine – ma ad esser del tutto onesti c’è molto di più da vedere nella zona di Lewis – il Dun Carloway Broch, un altro dei siti archeologici dell’isola che colpisce per le sua mura a secco e circolari.

Costruito probabilmente 2000 anni fa, anche in questo caso la sua funzione non è chiara.

Harris: cosa vedere in questa zona dell’isola

Pur essendo sulla stessa isola, nella zona di Harris pare di stare ai Caraibi. Certo, il meteo è ben lontano da essere lo stesso, ma la bellezza delle spiagge e i colori del mare non hanno nulla da invidiare ai paradisi tropicali.

Tuttavia, Harris è anche in parte collinare o montagnosa, con più di trenta colli sopra i 300 metri, un concentrato di natura allo stato puro e storia antica.

Tarbet

Tarbet è una graziosa cittadina che sorge in una suggestiva baia protetta dalle montagne e dove ci sono tanti piccoli punti di interesse. Ne è un esempio la Harris Distillery, una distilleria in cui poter gustare l’Harris Gin che anche oggi è considerato uno dei più buoni del mondo.

Tarbet

Fonte: iStock

Veduta della graziosa città di Tarbet

Le spiagge più belle

Una delle spiagge più affascinanti dell’intera isola è senza ombra di dubbio Luskentyre Beach, che si distingue per essere incontaminata e gigantesca. Dalla sabbia bianchissima, offre un panorama che spazia dalle montagne alle acque cristalline.

Decisamente suggestiva è anche Seilebost Beach, anch’essa molto ampia e dai colori a dir poco sorprendenti. Horgabost è un’altra delle meravigliose spiagge di sabbia bianca di Harris, che si fa amare perché si affaccia direttamente sul Sound of Taransay, uno stretto in cui è possibile persino intravedere gli squali elefante.

C’è poi Borve Beach, dalla sabbia candida e una magnifica vista sull’Oceano Atlantico che, a sua volta, è incorniciato da una costa rocciosa dai peculiari toni rossastri. Infine Scarista, luogo particolarmente frequentato dai surfisti e dai golfisti.

Golden Road

La Golden Road è una magnifica strada che permette di fare un viaggio scenografico tra i paesaggi lunari della costa orientale di Harris.

Ad un’unica corsia, si guida tra tornanti ed angoli ciechi, scoprendo un territorio che pare rubato a un altro pianeta, tanto che qui Stanley Kubrick decise di registrare alcune scene del suo “2001: Odissea nello Spazio“. Ma non c’è da sorprendersi più di tanto: secondo i geologi, questa è la culla di alcune delle rocce più rare e antiche del mondo. Tra le soste imperdibili da fare c’è Flodabay, una bellissima baia dove poter avvistare la più grande colonia di foche della zona.

Un’altra tappa da fare assolutamente è presso la St. Clement Church, spesso considerata il più grande edificio medievale delle Ebridi Esterne. Dalla forma di una croce, è uno scrigno di interessanti elementi decorativi e rilievi scultorei di pregio.

Insomma, dietro questo doppio nome per un’unica isola si nasconde anche una doppia e affascinante anima, che però conserva un denominatore comune: una natura autentica che fa da sfondo a una storia antica e perfettamente conservata.

St. Clement Church

Fonte: iStock – Ph: K Neville

St. Clement Church, incanto di Harris
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Tutte le meraviglie del Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Uno dei siti senza dubbio più sorprendenti della Sicilia è il Parco Archeologico Neapolis di Siracusa, che si sviluppa sul colle Temenite e che custodisce le testimonianze più significative della Siracusa greca e romana.

Simbolo dell’espansione della città all’epoca del tiranno Gelone, oggi Neapolis, oasi protetta, dona l’emozione di passeggiare in un contesto naturale straordinario, proprio laddove Eschilo, 2500 anni fa, portava in scena le sue opere immortali.

Cosa vedere al Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Il Parco Archeologico Neapolis consente di conoscere da vicino la storia millenaria di Siracusa e, autentico museo a cielo aperto, di ammirare tesori unici al mondo.

Scopriamo allora nel dettaglio le sue meraviglie.

L’Anfiteatro Romano

Il primo monumento che si incontra all’ingresso del Parco è l’Anfiteatro Romano, di probabile età augustea, il più grande dell’isola.

Tipicamente romano in una realtà d’impronta greca, presenta ben conservata la parte dell’arena dove si svolgevano le lotte dei gladiatori e una cavea ellittica su tre livelli con portico sovrastante. Al di sotto di essa, è ancora visibile il tunnel di servizio per gli accessi.

Al centro dell’arena, ecco una “misteriosa” vasca quadrangolare che, forse, serviva da supporto agli spettacoli.

L’Ara di Ierone II

Si tratta del più maestoso altare del mondo greco, realizzato dall’ultimo dei tiranni di Siracusa, Ierone II, e dedicato a Zeus Eleutherios, “liberatore”.

Vantava una lunghezza di quasi 200 metri e una larghezza di oltre 20: oggi, rimane la parte scavata nella roccia.

Sulla base della tradizione, le feste celebrative per ricordare la messa in fuga del tiranno Trasibulo esigevano il sacrificio di ben 450 animali.

I sacrifici avvenivano sul piano della mensa, cui si giungeva attraversando due rampe colorate.

Il Teatro Greco e un paesaggio che lascia senza fiato

Costruito su volere di Gelone dall’architetto Damokopos, chiamato Myrilla, è uno dei monumenti più famosi del Parco di Neapolis nonché uno dei teatri più ampi e importanti del Mondo Antico per cui Eschilo scrisse e mise in scena nel 476 a.C. l’opera “Le Etnee”.

Ricavato nella roccia del Temenite, il Teatro Greco (che poteva ospitare circa 12.000-14.000 spettatori) presenta una grande cavea con 67 ordini di gradini e lungo il corridoio conserva iscrizioni in greco che riportano il nome di Zeus Olimpio.

Sedersi sui gradini in pietra è pura emozione e riporta con la mente a quando Siracusa era centro della cultura teatrale, dalle commedie doriche al mimo.

Risalendo la collina, è poi il panorama a diventare protagonista e a incantare donando la vista, in un colpo solo, di tutta la baia di Siracusa. Alle spalle, invece, ecco il ninfeo, e svariate nicchie e grotte scavate nella roccia, utilizzate in epoca cristiana come tombe.

E, tra le antichità, si ha anche l’occasione di vedere un “moderno” mulino settecentesco.

La Latomìa del Paradiso e le sue bellezze

Dopo aver sceso una scalinata, ci si ritrova nella Latomìa del Paradiso, un favoloso “giardino lussureggiante” plasmato da cipressi, pini, ulivi, ficus, agrumi, palme da dattero e melograni, una dimensione idilliaca dove la natura incontra i resti archeologici in perfetta armonia.

I fianchi della vallata presentano grotte artificiali tra cui spicca la Grotta dei Cordari, dove venivano realizzate in maniera artigianale corde di ogni tipologia, e, soprattutto, l’Orecchio di Dioniso, grotta artificiale alta 23 metri dalla caratteristica forma “a esse”. L’eco al suo interno è a dir poco eccezionale tant’è che il tiranno Dioniso poteva così ascoltare dall’esterno le parole dei prigionieri lì detenuti.

Parco di Neapolis, informazioni pratiche

Il Parco di Neapolis è aperto tutti i giorni, dalle 8:30 alle 15:30, con orari che si prolungano fino alle 16.45 durante i giorni festivi. Per ogni eventuale modifica/variazione, è consigliabile consultare la sezione avvisi del sito.

Il biglietto d’ingresso ha un costo di 16,50 per gli adulti, 9,75 per i ragazzi dai 18 ai 25 anni mentre è gratuito per i minorenni.

Il Parco, in Via Paradiso 14 a Siracusa, mette a disposizione una vasta gamma di servizi tra cui:

  • audioguide;
  • visite guidate della durata di due ore circa da prenotare in anticipo;
  • bookshop;
  • ristoranti e caffetterie;
  • punto informazioni.
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Pista ciclabile del Tevere: percorso e informazioni

Roma, la città eterna costruita su sette colli, come tutte le più grandi metropoli è spesso inondata di caos. Ma lei, la nostra Capitale, ha diverse anime, molte delle quali la rendono unica nel contesto mondiale. No, non stiamo necessariamente parlando dei suoi sontuosi monumenti che sì, sono tra i più eccezionali del pianeta intero, ma della sua anima rurale, silenziosa, fatta di una natura sorprendente e scorci che lasciano senza fiato.

Per percepire più a fondo tutte queste sue speciali sfaccettature, basta salire in sella ad una bici e percorrere la preziosa pista ciclabile che costeggia il Tevere.

La pista ciclabile del Tevere

Il vero nome della pista ciclabile che costeggia il fiume Tevere è Pista ciclabile della Tiberina. Tuttavia, viene spesso chiamata con il nome del fiume perché lo attraversa, su entrambi i lati, in un interessante tratto. Parliamo perciò di un percorso di circa 35 chilometri, che può vantare il titolo di essere la pista ciclabile più lunga di Roma (o almeno lo è per il momento).

Un itinerario bellissimo e che collega la Capitale dal versante Nord a quello Sud, costeggiando gli argini di questo fiume che ha fatto la storia della città. È un percorso adatto a tutti, grazie alla presenza di ampie zone dalle tratte regolari e con un dislivello minimo. Tuttavia, è bene tenere a mente che si può fare solo in alcuni periodi dell’anno: il tragitto lungo la banchina del fiume viene completamente sommerso dall’acqua durante i periodi di piena.

Tevere, pista ciclabile

Fonte: iStock – Ph: Photo Beto

Godersi Roma dalla pista ciclabile del Tevere

Il percorso della pista del Tevere

La pista ciclabile del Tevere parte nella zona di Labaro, area situata nell’estremo nord di Roma, e si conclude nel quartiere di Tor di Valle, a Sud-Ovest di questa splendida Capitale.

Iniziando il viaggio in sella a una bici dal centro abitato di Labaro, si segue l’argine del fiume, fino ad attraversare il depuratore di Roma Nord, il parco di Tor di Quinto e il ponte della via Olimpica.

Pedalando per circa circa 10 chilometri si raggiunge Ponte Milvio, da dove si devono seguire le indicazioni in direzione Piazza del Fante, Ponte Matteotti fino a raggiungere Castel Sant’Angelo e la graziosa Isola Tiberina (d’estate, poi, è più bella che mai grazie a una serie di eventi davvero imperdibili).

Superata l’Isola Tiberina, questa affascinante pista ciclabile continua andando verso il vecchio e sontuoso Gazometro, per poi procedere in direzione della Magliana, fino a concludersi nella località di Tor di Valle.

È bene sapere che tale tragitto può essere effettuato in entrambe le direzioni, e che è chiaramente accessibile da più punti di questa magica città

Castel Sant'Angelo, Roma

Fonte: iStock – Ph: Andrea Izzotti

Castel Sant’Angelo visto dalla riva sinistra del Fiume Tevere

Punti di interesse della ciclabile del Tevere

Tra i vari punti di interesse che si possono scoprire pedalando su questa pista, c’è senza ombra di dubbio il Parco di Tor di Quinto. Si tratta di un’oasi verde nel bel mezzo della città, che si estende per circa 9 ettari e in cui sono impiantati 250 alberi tipici delle zone umide, come pioppi, frassini, carpini e querce comuni.

È presente anche un grazioso laghetto attorno al quale di snodano diversi percorsi, che permettono di raggiunge i canneti che si sviluppano lungo l’ansa del fiume Tevere.

Il ponte della via Olimpica, il cui vero nome è Ponte Tor di Quinto, ha una storia del tutto olimpionica: fu realizzato nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, proprio per facilitare il collegamento tra la via Olimpica e gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa. Dotato di 7 arcate in cemento armato, è lungo 72 metri e largo 27.

Ponte Milvio è ormai uno dei ponti più famosi della città: è qui che vengono appesi i lucchetti dell’amore. Ma nei fatti questo è uno dei ponti più antichi di tutta Roma, che oggi rappresenta anche un luogo di ritrovo di giovani romani e turisti.

Ponte Milvio, Roma

Fonte: iStock

L’antico Ponte Milvio visto dal Tevere

Costruito nel 109 a.C., fu la sede della famosa battaglia tra l’imperatore Costantino e Massenzio ed è sormontato da una famosa torre in stile neoclassico, oggi conosciuta con il nome di Torretta Valadier.

Decisamente affascinante è anche il Ponte Giacomo Matteotti, con le sue tre imponenti arcate in muratura che si estendono per una lunghezza di circa 138 metri. Poi ancora Castel Sant’Angelo, che nel corso dei secoli ha ricoperto diverse funzioni: da sontuoso sepolcro dell’imperatore Adriano e della sua famiglia ad avamposto fortificato, poi ancora da carcere spaventoso a splendida dimora rinascimentale, fino a diventare prigione risorgimentale e infine museo.

L’Isola Tiberina è l’incredibile (e unica) isola urbana del Tevere, che vanta la caratteristica di essere collegata alle sponde del fiume da due ponti. Stando alla leggenda, nacque nel 509 a.C., quando i romani, insegno di odio verso Lucio Tarquinio Superbo, l’ultimo re di Roma, gettarono nel Tevere un enorme deposito di grano che apparteneva al re, il quale andò a formare questa isoletta. Ovviamente non è andata esattamente così, ma questo angolo delle Capitale sembra quasi un borgo a parte nel cuore della Città Eterna.

Infine il vecchio e imponente Gazometro, un vero e proprio gigante di ferro che, per la sua monumentalità, è affettuosamente chiamato il “Colosseo industriale” o “Colosseo moderno”. Oggi è uno degli emblemi più suggestivi dell’archeologia industriale della Capitale, tanto da essere un elemento vero e proprio dello skyline romano.

Insomma, la pista ciclabile che costeggia il Tevere è una angolo di pace nel cuore di Roma, che permette di scoprire la Città Eterna da un punto un punto di vista privilegiato e rispettando anche l’ambiente.

Gazometro, Roma
Vista dell’imponente Gazometro e del fiume Tevere ai suoi piedi
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BookMe-Cab è molto più di un semplice servizio di noleggio auto con conducente (NCC), è il tuo accesso privilegiato a una vasta gamma di opzioni di trasporto, che spaziano dai taxi ai lussuosi noleggi auto con conducente, in tutto il territorio italiano. L’applicazione, disponibile in 45 lingue  diverse sia per iOS che per Android, ti permette di prenotare il servizio di spostamenti in viaggio che meglio si adatta alle tue esigenze, dal lusso all’economico, con un semplice tocco sullo schermo del tuo dispositivo.

BookMe-Cab - spostarsi in viaggio

Fonte: BookMe-Cab

BookMe-Cab

Il servizio di spostamenti in viaggio si estende su tutta la penisola italiana, garantendo un’ampia copertura territoriale grazie alla rete di partner NCC e taxi. Ciò significa che, ovunque tu ti trovi in Italia, BookMe-Cab sarà lì per te, pronto a soddisfare ogni tua richiesta di trasporto, dalla vibrante e mondana Milano al romantico panorama della Costiera Amalfitana, dal cuore storico di Roma alla magia di Venezia, BookMe-Cab è il tuo compagno affidabile per viaggiare con stile e tranquillità ovunque tu desideri andare.

Prendi il controllo dei tuoi spostamenti e scopri l’Italia con facilità, comfort e stile, grazie a BookMe-Cab

E non è tutto: presto sarà anche il tuo punto di riferimento per esplorare il mare cristallino della Sicilia con il servizio di skipper, con partenza da Milazzo. Un’esperienza unica per scoprire le incantevoli isole e coste siciliane, garantendo comfort e lusso ineguagliabili.

L’applicazione è progettata per rendere la tua esperienza di viaggio il più semplice e piacevole possibile: con un’interfaccia intuitiva e una vasta gamma di opzioni disponibili, prenotare il tuo trasporto con BookMe-Cab sarà molto più semplice.

Scarica l’app BookMe-Cab oggi stesso! Con un servizio NCC, taxi, e persino noleggio barche con partenza da Lipari (Isole Eolie), insieme alla comodità di prenotare ovunque tu sia in Italia, BookMe-Cab è la tua chiave per un viaggio senza confini.

BookMe-Cab

Fonte: BookMe-Cab

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