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Cosa vedere in Tunisia, l’incanto del Nord Africa

Affacciata sul Mediterraneo e custode di secoli di storia, la Tunisia è una destinazione sorprendente, che fonde l’anima araba con le influenze berbere, ottomane e francesi in un mosaico affascinante di colori, profumi e paesaggi. Dai souk animati di Tunisi alle dune dorate del Sahara, passando per oasi, villaggi trogloditi e antiche rovine romane, questo Paese nordafricano offre un viaggio autentico tra cultura, natura e ospitalità.
Che si scelga una fuga romantica, un’avventura tra le sabbie del deserto o una vacanza culturale tra siti UNESCO e tradizioni locali, la Tunisia sa come stupire il visitatore con la sua varietà di esperienze. In questo articolo, andiamo alla scoperta delle località più conosciute, degli angoli ancora poco battuti, e di tutto ciò che c’è da sapere per organizzare al meglio il proprio viaggio in questo splendido Paese.

Le 10 cose da vedere in Tunisia

1. Tunisi, la capitale tra storia e modernità

Capitale vivace e dinamica, Tunisi rappresenta un perfetto equilibrio tra passato e presente. Il cuore antico della città è la medina, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, un labirinto di vicoli affollati, souk animati, moschee storiche e caffè dal fascino retrò. Imperdibile per gli appassionati di storia è il Museo del Bardo, che custodisce una delle più importanti collezioni di mosaici d’epoca romana al mondo. Tunisi, però, non è solo passato: la città sorprende con locali alla moda, una vivace vita notturna e quartieri dallo spirito contemporaneo.

2. Cartagine, un tuffo nella storia

A pochi chilometri dalla capitale, le rovine di Cartagine raccontano la grandezza di una delle più potenti città dell’antichità. Il sito archeologico, affacciato sul Mediterraneo, regala panorami spettacolari e un viaggio emozionante tra le civiltà fenicia e romana. Passeggiare tra le rovine della collina di Byrsa, il cuore dell’antica Cartagine, è come sfogliare un libro di storia a cielo aperto.
Da non perdere le Terme Antonine, un complesso termale del II secolo con pavimenti a mosaico e pilastri colossali. Da vedere anche le rovine del teatro romano, la Villa des Volieres, l’enorme anfiteatro, mentre al Museo di Cartagine si possono ammirare antichi manufatti come maschere e ornamenti.

3. Sidi Bou Said, l’incantevole villaggio bianco e blu

Abbarbicato su una collina che domina il mare, Sidi Bou Said, con le sue case bianche dalle porte blu, è uno dei luoghi più iconici della Tunisia. A breve distanza da Cartagine, è la meta ideale per una passeggiata romantica, immersi nella quiete di stradine acciottolate e muri imbiancati a calce ravvivati dalle fioriture delle bouganville, che creano un’atmosfera sospesa nel tempo, richiamo irresistibile per schiere di artisti, fotografi e sognatori. Da non perdere una sosta al celebre Café des Nattes per sorseggiare un tè alla menta con vista spettacolare sul Mediterraneo.

4. Djerba, l’isola più esotica del Mediterraneo

Spiagge dorate, mare turchese e un’atmosfera rilassata fanno di Djerba una delle mete balneari più amate della Tunisia. Ma l’isola non è solo mare: a Houmt Souk, il principale centro abitato, si tiene ogni giorno un vivace mercato di ceramiche colorate, gioielli artigianali e tessuti tradizionali. L’isola ospita anche una delle sinagoghe più antiche del mondo, El Ghriba, punto di riferimento della comunità ebraica locale. Particolarmente suggestiva è la visita durante il pellegrinaggio annuale, tra fine aprile e maggio.

5. El Djem, il Colosseo d’Africa

Nel cuore della Tunisia, a un paio di ore d’auto da Tunisi, si erge il maestoso Anfiteatro di El Djem del III secolo, che sembra una copia del Colosseo di Roma. Costruito in stile corinzio, nel suo periodo di massimo splendore poteva ospitare fino a 35.000 spettatori, ed era pertanto il più grande del Nord Africa. Un tempo teatro di combattimenti tra gladiatori e spettacoli pubblici, il monumento è in ottimo stato di conservazione e aperto al pubblico, che può accedere sia agli spalti sia ai passaggi sotterranei dove sembra di sentire risuonare l’eco della storia.

6. Dougga, il gioiello romano nascosto

Immerso nella campagna tunisina, Dougga è uno dei siti romani più importanti del Nord Africa. Patrimonio dell’Umanità UNESCO, conserva numerosi monumenti in un sorprendente stato di conservazione, tra cui spiccano il Teatro Romano, il Foro e numerosi templi con i pilastri ancora innalzati, oltre ad alcuni complessi termali e resti di ville. Oltre alle rovine di epoca romana, il sito di quella che era un tempo una città fiorente, insediata per la prima volta nel VI secolo a.C., oggi contiene resti di tutte le principali epoche storiche, da quella berbera e punica, a quella bizantina.

7. Hammamet, la città-resort

Una delle più popolari località turistiche tunisine, che pullula di resort di lusso e ampie spiagge di sabbia fine, custodisce una Medina gioiello circondata da mura del XV secolo. Nel labirinto del suggestivo quartiere storico, tra stretti vicoli, tranquilli cortili, boutique e vivaci mercati, sorgono la Grande Moschea e la Moschea di Sidi Abdel Kader, gli edifici religiosi più importanti della città. Sebbene ai non musulmani non sia consentito entrarvi, vale la pena ammirare le loro architetture arabo-islamiche e i magnifici minareti dall’esterno.

8. Kairouan, il centro spirituale della Tunisia

Una delle città più sacre dell’Islam, Kairouan è considerata la capitale religiosa della Tunisia, oltre che una vera meraviglia architettonica. Fondata nel VII secolo, ospita la Grande Moschea, la più antica del Nord Africa e uno dei capolavori del mondo islamico. La medina di Kairouan è un labirinto di vicoli fiancheggiati da edifici di varie epoche, da esplorare senza fretta, sostando in caffè locali e botteghe artigiane di tessitura. La regione è infatti il maggiore centro di produzione di tappeti fatti a mano della Tunisia e vale la pena soffermarsi nei tanti negozi per ammirare le splendide creazioni locali.

9. Tozeur, l’oasi tra i palmeti e il deserto

Situata nella parte sud-occidentale della Tunisia, Tozeur è la porta d’ingresso al Sahara, una città-oasi che incanta con la sua particolare architettura in mattoni e gli scenografici palmeti. L’oasi di Tozeur è infatti un vasto giardino nel deserto con migliaia di palme, dove fare rilassanti giri in carrozze trainate da cavalli. Edifici tradizionali che esibiscono elaborate facciate geometriche in mattoni impreziosiscono la medina, dove si può trascorrere la giornata girovagando per i vicoli e curiosando nei souk che sono un tripudio di datteri, spezie e artigianato.

10. Matmata, il villaggio di Star Wars

Questa cittadina nel deserto, nota soprattutto per le sue grotte sotterranee, deve la sua notorietà al fato di essere stata utilizzata come location per il film Star Wars del 1977. Non c’è da stupirsi che questo luogo surreale abbia affascinato persino Hollywood, così come oggi attira frotte di visitatori con le abitazioni troglodite scavate nella roccia, abitate per secoli dai berberi, che oggi aprono le porte a chi desidera conoscere il loro stile di vita ed esplorare la vasta rete di camere e passaggi sotterranei.

Anfiteatro El Djem, Tunisia

Fonte: iStock

L’imponente anfiteatro romano di El Djem in Tunisia

Le 5 cose da fare in Tunisia

  1. Esplorare il deserto del Sahara
    Una visita in Tunisia non può dirsi completa senza un’esperienza nel deserto del Sahara. Il Grand Erg Orientale, con le sue dune modellate dal vento che si perdono all’orizzonte, è uno dei paesaggi più spettacolari del Paese. Questo mare di sabbia poetico e surreale affascina con le sue onde dorate, che al tramonto si tingono d’oro. Il punto di partenza ideale per esplorare il deserto è Douz, cittadina sahariana da cui si organizzano escursioni in cammello, trekking, tour in fuoristrada e avventure di più giorni, tutte attività soggette a regolamentazione governativa, che impone di avvalersi esclusivamente di tour operator autorizzati.
  2. Un’escursione al Chott el Djerid, il grande lago di sale
    Facilmente raggiungibile da Tozeur con un’escursione in giornata, il Chott el Djerid è uno di quei luoghi che sfidano l’immaginazione. Un paesaggio che sembra uscito da un film di fantascienza: il Chott el Djerid, il più grande lago salato del Sahara, si estende per oltre 7.000 km². A seconda della stagione, questa distesa abbagliante offre scenari mutevoli: d’estate, il sole lo trasforma in una candida tavolozza di miraggi; d’inverno, le piogge lo riempiono, creando un surreale specchio d’acqua nel cuore del deserto.
  3. Un’esperienza multisensoriale nella Medina di Tunisi
    Dominata dalla Moschea Al-Zaytuna, la medina di Tunisi è una città nella città, un groviglio di souk, moschee, vicoli e palazzi nascosti. Qui si può respirare l’anima più autentica della capitale, e vivere una vera esperienza multisensoriale, tra i profumi speziati del souk dei profumieri, i colori dei tappeti berberi e gli artigiani del souk delle chechias all’opera. Tra un acquisto e l’altro, da non perdere la vista dal tetto della Moschea dell’Olivo o una cena suggestiva nel cortile di un antico caravanserraglio.
  4. Dormire in una casa troglodita
    Nel sud della Tunisia, Matmata offre un’esperienza unica: dormire in una casa troglodita scavata nella roccia. Queste abitazioni berbere, create per proteggersi dal caldo torrido del deserto, sono costruite attorno a un cortile scavato nella terra, da cui si diramano le stanze ricavate nelle pareti. Alcune sono ancora abitate, altre sono state trasformate in strutture ricettive dove si può vivere l’esperienza del “cave living” nei luoghi diventati celebri per aver ospitato le riprese di Star Wars.
  5. Fare una lezione di cucina tradizionale
    Per assaporare davvero l’anima della Tunisia, non c’è niente di meglio che mettere le mani in pasta con una lezione di cucina tradizionale. In diverse città, da Tunisi a Djerba fino a Sousse e Kairouan, chef locali e famiglie ospitali aprono le loro cucine ai viaggiatori curiosi. Un’occasione da non farsi sfuggire per imparare a preparare piatti tipici come il couscous, lo shakshuka o il brik croccante ripieno di uovo, tonno e prezzemolo. Tra spezie profumate, pentole fumanti e racconti di vita, si impara non solo a cucinare, ma a comprendere davvero la cultura locale.
Deserto del Sahara in Tunisia

Fonte: istock

Douz, escursione in cammello nel deserto del Sahara

Visitare la Tunisia: tutti i consigli utili

Documenti
Dal 1 gennaio 2025, per entrare in Tunisia è necessario il Passaporto, con validità residua di almeno 3 mesi. Non è richiesto il visto per soggiorni fino a 90 giorni.

Come arrivare in Tunisia

Aereo
La Tunisia è facilmente raggiungibile con voli diretti annuali o stagionali da diverse città italiane. Partendo da Roma o Milano, in un paio d’ore si arriva a destinazione. Il Paese conta otto aeroporti, cinque dei quali internazionali a Tunisi, Monastir, Djerba, Tozeur e Tabarka.

Traghetto
Un’alternativa all’aereo è rappresentata dai traghetti, che effettuano collegamenti dai maggiori porti italiani, offrendo anche la possibilità di portare il proprio veicolo al seguito, dietro rilascio di un permesso di circolazione con validità trimestrale. Questa autorizzazione può essere rinnovata per tre volte consecutive, previo pagamento del bollo di circolazione dopo il primo rinnovo. In caso di ingresso per via marittima tramite il porto de “La Goulette”, si consiglia di essere muniti di passaporto in corso di validità, biglietto a/r, voucher alberghiero e informazioni dettagliate sull’itinerario del viaggio.

Quando andare
Con un clima tipicamente mediterraneo, la Tunisia regala estati torride e inverni miti. Per un viaggio che prevede escursioni, visite culturali e giornate all’aperto, meglio evitare i mesi di luglio e agosto, quando il caldo può diventare opprimente, soprattutto nell’interno e nel sud del paese. I periodi ideali vanno da aprile a giugno e da settembre a novembre, quando le temperature sono piacevoli e il sole accompagna senza sfiancare. Anche dicembre e gennaio possono sorprendere: con temperature attorno ai 15-20°C, sono perfetti per visitare siti storici o fare trekking nel deserto, lontano dal turismo di massa.

Come muoversi in Tunisia
In Tunisia sono disponibili numerose opzioni di trasporto, da scegliere in base alle proprie esigenze e al tempo a disposizione. Per spostarsi rapidamente tra le principali città, si può contare sui comodi voli interni di Tunisair.

Treno
I treni tunisini, disponibili in tre classi (Seconda, Prima e Comfort), rappresentano una soluzione economica, soprattutto per chi viaggia lungo la costa. I treni Express, più moderni, offrono solo la Comfort class. Per orari e tratte, è meglio informarsi direttamente in stazione o tramite i portali ufficiali.

Autobus
Un’alternativa molto utilizzata è l’autobus, che grazie a una fitta rete di collegamenti, con partenze frequenti da Tunisi, consente di raggiungere quasi ogni angolo del paese. Conviene però prenotare il biglietto in anticipo, soprattutto in alta stagione, per non rischiare di non trovare posto.

Taxi
I taxi gialli sono il mezzo più consigliato per spostarsi in città. Prima di salire, è buona norma assicurarsi che abbiano il tassametro attivo o, in alternativa, concordare il prezzo della corsa.

Taxi collettivi
Per spostamenti lungo percorsi più lunghi o al di fuori delle città, si possono provare i louage, ovvero taxi collettivi, che partono solo quando sono pieni, ma in compenso offrono trasferimenti rapidi a tariffe contenute. Per chi preferisce spostarsi in libertà, l’opzione migliore è il noleggio di un’auto, che si può prenotare anche online presso le maggiori compagnie di autonoleggio internazionali.

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Islington: nel cuore vivo del nord di Londra

Islington: tra i mattoni rossi, i tetti scuri e le facciate candide delle case in stile georgiano JK Rowling ci ha collocato il quartier generale dell’Ordine della Fenice nella serie di Harry Potter, Douglas Adams ci ha fatto incominciare Guida galattica per autostoppisti, Nick Hornby ci ha ambientato About a boy.

Un tempo quartiere povero e indigente ai margini della City, Islington è uno dei boroughs di Londra che ha scoperto per primo la gentrification, avviata già dalla metà degli Anni Sessanta. A cavallo del nuovo millennio il quartiere è diventato il punto di riferimento per la classe borghese e progressista della città e dell’intero paese, non solo perché ospitava l’abitazione civile del primo ministro laburista Tony Blair e la sede dell’African National Congress in esilio, il partito sudafricano che lottò contro l’apartheid e portò Nelson Mandela alla presidenza.

Oggi Islington è un borough dalle tante anime vicine tra loro. Un quartiere estremamente vivace, multietnico e cosmopolita, che accosta case popolari ad alcune delle abitazioni più care di Londra. Una zona popolata soprattutto da giovani famiglie, costellata di ristoranti che offrono il meglio della cucina di ogni possibile provenienza e filosofia, con tanto verde pubblico, una lunga storia di eccellenti public houses e alcuni imperdibili spunti culturali.

Cartelli stradali a Islington Londra

Fonte: Lorenzo Calamai

Le inconfondibili insegne stradali londinesi

Union Chapel

Alla fine della lunghissima Upper Street, prima del parco di Highbury Fields, il campanile in stile gotico di una grande chiesa si staglia contro il cielo azzurro, la strada trafficata, le vetrine dei bar e dei ristoranti di catena: è Union Chapel, un edificio religioso congregazionalista (una variante del puritanesimo) architettonicamente mirabile, ma interessante anche soprattutto per la sua triplice funzione di chiesa, rifugio per senzatetto e locale di spettacoli dal vivo.

Costruita nel XIX secolo secondo uno stile moderno che richiama gli stilemi del gotico, alla Union Chapel si può sia visitare la grande chiesa pronta ad ospitare fino a 1700 persone, che assistere a spettacoli di musica dal vivo, spoken wordstand-up comedy o proiezioni di film.

Se la maggior parte degli eventi hanno una eco locale, spesso la Union Chapel ospita anche musicisti di rilievo: nel corso del 2025, ad esempio, ci suoneranno Macy Gray, Colin Hay dei Men at Work, i Blind Boys of Alabama e Martha Wainwright.

Estorick Collection: arte italiana a Londra

Andare a Londra per visitare una collezione di arte moderna italiana? La Estorick Collection lo merita. D’altra parte Islington è stata oggetto di una massiccia presenza di una comunità di emigrati italiani: anche se oggi si è estremamente diluita, una traccia del suo passaggio rimane nell’elegante edificio in stile georgiano che ospita la piccola ma pregiata collezione di dipinti e disegni (e qualche scultura) di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Giorgio de Chirico, Amedeo Modigliani, Mario Sironi.

Si tratta di una galleria d’arte privata situata in Canonbury Square e organizzata sui tre piani dell’edificio che la ospita. Al piano terra il cafè offre bicchieri di vino toscano e qualche piatto di ispirazione italiana ai piccoli tavolini di un curato giardinetto e, oltre al bookshop e alla biglietteria, si trovano le due sale che ospitano mostre temporanee.

Ardengo Soffici Decomposizione dei piani di una lampada Estorick Collection Islington Londra

Fonte: Lorenzo Calamai

Decomposizione dei piani di una lampada di Ardengo Soffici

La collezione vera e propria si trova al primo e al secondo piano. È stata assemblata nel corso degli anni da Eric Estorick, professore universitario newyorchese che nel secondo dopoguerra si è follemente innamorato dell’arte italiana del primo Novecento. Dopo la sua morte all’inizio degli Anni Novanta, la fondazione creata a suo nome ha preso vita e si è occupata di rendere pubblica la visita della collezione.

Al primo piano si trova una prima sala dedicata principalmente a Carlo Carrà e Giorgio De Chirico, tra futurismo e surrealismo, ma che contiene anche l’opera più nota della collezione, la Decomposizione dei piani di una Lampada di Ardengo Soffici, forse la più conosciuta opera cubista di un artista italiano. In una seconda sala si trova una splendida serie di disegni e schizzi di Giorgio Morandi.

Il secondo piano è dedicato invece ad alcuni disegni e un ritratto di Modigliani, al pittore sloveno Zoran Music e a Massimo Campigli, ad alcune opere di Mario Sironi e Umberto Boccioni. Sono presenti anche tre piccole statue di Marino Marini.

Le public houses di Islington

Fin dall’alba dei tempi Islington è stato un territorio dedito all’agricoltura grazie alle tante sorgenti che caratterizzavano la zona. Nel diciassettesimo e diciottesimo secolo i benestanti londinesi visitavano con piacere la vicina campagna, e così fin da allora sono sorte molte public houses, antenati dei pubs che ancora oggi sono una delle attrazioni che contraddistinguono il Regno Unito.

Ancora oggi Islington è decorata da alcuni splendidi pubs dalla lunga militanza. In cima ad Upper Street, ad esempio, l’Hope & Anchor resiste dal 1880. È stato uno dei locali di musica dal vivo più importanti del nord di Londra negli Anni Settanta, tra rock e punk, e ancora oggi ha un fittissimo calendario di eventi musicali che si tengono nella parte seminterrata.

Islington Londra

Fonte: Lorenzo Calamai

Essex Road, una delle arterie di Islington, con la sua classica architettura

Su Essex Road si distingue per un carattere più moderno The Alpaca, con la sua elegante facciata nera e verde. La coda che spesso si forma per ottenere un tavolo nel weekend dice tutto quanto c’è da sapere sulla qualità del cibo servito, il punto di forza del locale.

Poco più a sud, su Islington High Street, si trova invece un pub storico, lo York. Esiste dal 1851, e una targa vicino alla porta d’ingresso ricorda come “prima qui fossero soltanto campi”. Lo York è il massimo della classicità: una invidiabile selezione di birre alla spina e la sostanziosa cucina tipica inglese.

Camden Passage, Angel e il Regent’s Canal

Regent's Canal Islington Londra

Fonte: iStock

Nei weekend la passeggiata lungo il Regent’s Canal è gettonatissima

All’estremo sud di Islington, avvicinandosi ai confini storici della City, si trova Camden Passage, una via interamente pedonalizzata caratterizzata da un gran numero di negozi, bar e ristoranti dal carattere indipendente, piccole attività artigiane e mercatini dell’usato che vale la pena esplorare a fondo.

Un luogo ideale per andare alla ricerca di un regalo atipico da riportare a casa, trovare oggetti di design vecchi e nuovi, ceramiche orientali e stampe giapponesi, abiti vintage e arredamento retro.

Camden Passage si apre all’altezza del giardino triangolare di Islington Green fino a riunirsi con Islington High Street. Sulla strada principale invece, c’è la zona chiamata Angel, che prese questo aulico nome da uno storico albergo oggi non più esistente, l’Angel Inn.

Angel è un’area di Islington animata da pubs, ristoranti e locali notturni: nei primi è possibile sperimentare il meglio della cucina di tutto il mondo, i secondi si animano e affollano di una grandissima quantità di persone nel fine settimana. Il Business Design Centre è un centro per convegni e mostre dall’architettura scenografica, con un grande ingresso vetrato, restaurato alla fine degli Anni Ottanta sul precedente edificio ottocentesco.

Poco più a est inizia la passeggiata lungo il Regent’s Canal, un canale artificiale lungo più di dieci chilometri che si collega al Tamigi. Lungo questo canale è stata costruita una lunga passeggiata che i londinesi amano affrontare nelle domeniche soleggiate, spingendosi da Islington verso Hackney e la East London. La piacevole passeggiata passa attraverso la cosiddetta Little Venice, nome ambizioso di un tratto di canale con un’isoletta al centro, ampie chiatte che si muovono placide e palazzi dalle facciate aristocratiche che si affacciano sul percorso, decorati da curati giardini.

Parchi e giardini a Islington

Il parco di Highbury Fields a Islington, Londra

Fonte: Lorenzo Calamai

Highbury Fields in primavera

Area residenziale molto ambita, Islington è uno dei quartieri di Londra con una concentrazione di verde relativamente bassa: i parchi e i giardini sono comunque tanti, anche se con un’estensione inferiore a quella di altre zone di Londra.

Il parco più grande si trova all’estremità nord-orientale del borough ed è condiviso con Hackney e Holloway: si tratta di Finsbury Park, area verde da 45 ettari che oltra a splendidi prati, vialetti alberati e un ampio laghetto con tanto di isoletta che attira uccelli di ogni tipo, annovera anche spazi sportivi per il tennis, il basket, il baseball.

Il parco si trova vicino all’omonima stazione della metropolitana e dà il nome all’omonima area circostante, estremamente multietnica e vitale, dove si possono trovare negozi di ogni tipo, con alcune chicche come Crisis, negozio della omonima charity che si occupa di assistenza ai senzatetto. Offre un piccolo e curato bar e una selezione di vestiti, complementi d’arredo e oggetti per la casa vintage e di seconda mano.

Highbury Fields è un’ampia area verde che si affolla di tifosi quando gioca l’Arsenal, essendo sul percorso pedonale che porta allo stadio. Le belle facciate delle case su Highbury Crescent offrono un colpo d’occhio niente male dal curato prato del parco.

Su City Road, vicino all’Artillery Ground sede del reparto di artiglieria dell’esercito di Sua Maestà, si trovano i Bunhill Fields, per metà antico cimitero e per metà piacevole giardino ombreggiato. Il cimitero ospita antiche tombe monumentali, serrate le une alle altre. Fra i tanti sepolti eccellenti si trovano Daniel Defoe, l’autore di Robinson Crusoe, e William Blake, uno dei più importanti poeti inglesi dell’Ottocento.

Highbury e l’Arsenal

All’interno del borough di Islington si trova Highbury, il quartiere dove ha avuto sede per un secolo la squadra di calcio dell’Arsenal.

La storia del club e della zona è andata di pari passo: l’Arsenal ha trovato casa a Highbury nel 1913, proprio nel periodo in cui l’area stava affrontando un massiccio sviluppo residenziale. I successi dei biancorossi hanno portato alto il nome di Highbury nella cultura popolare e di massa, e oggi si tratta di una zona dov’è piacevole passeggiare tra le sue eleganti villette e le sue strade tranquille, magari proprio fino ad arrivare al vecchio stadio di Highbury, quello dove l’Arsenal ha giocato fino al 2005 prima di spostarsi all’attuale Emirates Stadium, poco più a nord-ovest.

Il vecchio Arsenal Stadium a Highbury, Islington, Londra

Fonte: Lorenzo Calamai

Il vecchio Arsenal Stadium è stato trasformato in Highbury Square

Le tribune del vecchio stadio sono state trasformate in un complesso abitativo con una serie di appartamenti di lusso e laddove si trovava il rettangolo verde del campo di gioco ora si trova un giardino comune, sotto al quale ci sono una palestra e una piscina. La connotazione calcistica dei dintorni però rimane non solo nella grande facciata bianca e rossa del complesso, con il simbolo del cannone e la scritta Arsenal Stadium, ma anche nei tanti bar e pub a tema come il The Gunners.

Lo stadio non è l’unica istituzione di Highbury ad aver subito questa sorte, peralto. Anche i mitici Wessex Studios del produttore musicale George Martin, dove videro la luce alcuni dei più celebri album dei Queen, dei Rolling Stones e dei Clash, sono diventati un complesso residenziale.

Dalston

Al margine tra il borough di Islington e quello di Hackney, di cui amministrativamente fa parte, si trova la zona di Dalston, un neighbourhood molto vitale, con un cuore artistico votato soprattutto alla musica. Ha ospitato una forte immigrazione caraibica, a cui si è poi aggiunta una forte comunità turca e dell’Europa dell’est negli ultimi anni, dando vita a un gioioso melting pot.

Dalston è l’ideale per trovare eventi culturali di nicchia, siano essi musica dal vivo, teatro, cinema (il Rio Cinema è un multisala dallo stampo retro con sale che sono già di per sé uno spettacolo) o intrattenimento in qualche locale. È l’esatto contrario delle zone più posh della capitale inglese: una zona dal carattere più street, più estemporanea e popolare, come testimonia il Ridley Road Market, con il suo bar tra i banchi del vivace mercato.

Eastern Curve Garden a Dalston, Londra

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tavolino all’Eastern Curve Garden di Dalston

Nel 2009 il Guardian ha eletto Dalston zona più cool dove vivere. Nell’articolo una giornalista locale descriveva così l’atmosfera frizzante del luogo: “Per la bellezza architettonica, la pulizia, la sicurezza stradale e provare a camminare a un ritmo normale sul marciapiede non è il posto giusto. Per essere da qualche parte di entusiasmante, lo è assolutamente.”

Il quartiere ha una forte identità di associazionismo e movimentismo, come testimonia il gigantesco murale Hackney Peace Carnival, realizzato nel 1985 e raffigurante una roboante, colorata e multiforme marcia contro l’atomica con tanto di Gandhi affacciato a una finestra.

Proprio nei pressi di questo enorme murale si apre l’Eastern Curve Garden, un caotico e festoso giardino con piante e fiori di ogni tipo, sorto sul tracciato di una ex linea ferroviaria, con tanto di orto sociale per i residenti e un bar con tantissimi tavolini dove godersi la primavera immersi nel verde, sorseggiando una birra o un classico tè bollente, se le temperature non sono ancora così piacevoli.

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L’Italia è la meta preferita per il turismo di lusso: il Belpaese incanta tutti con arte e romanticismo

C’è un luogo dove la bellezza si intreccia con l’arte, dove il gusto incontra l’eleganza e il tempo sembra rallentare per lasciarsi ammirare: si tratta proprio dell’Italia che indossa orgogliosa la corona di Top Global Destination 2025 spiccando nel turismo di lusso. Una notizia che ha il sapore dell’orgoglio, ma anche della conferma: il mondo intero guarda al nostro Paese come simbolo di cultura, raffinatezza e glamour. A dichiararlo è il Luxe Report 2025 di Virtuoso presentato da Enit alla fiera ILTM Latin America di San Paolo.

L’Italia è Top Global Destination 2025

Nel palcoscenico internazionale del lusso, il Belpaese è protagonista assoluto. A consacrarlo è il Luxe Report 2025 di Virtuoso presentato all’esclusiva fiera ILTM Latin America di San Paolo, evento faro del turismo high-end; l’indagine  illustrata da Enit mostra come la nostra nazione abbia superato la concorrenza agguerrita di mete amatissime come la Grecia, la Francia, il Giappone e la Croazia, l’Italia svetta e si fa strada nel cuore dei viaggiatori più esigenti.

Nella classifica delle città più ambite per il turismo di lusso, Roma si piazza al primo posto: un primato che non sorprende, ma che emoziona ogni volta. La città eterna, con i tramonti dorati fotografati dalle terrazze panoramiche, i vicoli carichi di storia, le boutique d’eccellenza e i palazzi che sembrano affreschi viventi, supera Londra e Tokyo in una corsa tra meraviglie. È la vittoria della bellezza senza tempo.

Ma non è tutto; la nazione è anche la prima scelta mondiale per chi vuole vivere una luna di miele da fiaba. Le colline baciate dal sole, i laghi sinonimo di lusso esclusivo e quiete, le coste lambite da acque cristalline… parlano il linguaggio universale dell’amore. Le coppie di tutto il mondo scelgono l’Italia per iniziare la loro romantica vita insieme, lasciandosi alle spalle persino destinazioni esotiche come Bali, la Polinesia e le Maldive. Perché il romanticismo, in fondo, è nato tra le piazze di Firenze e le calli di Venezia.

Non ci si ferma ad hotel a cinque stelle o ristoranti gourmet: secondo l’analisi sono oltre 2 milioni i viaggiatori che praticano lo shopping tourism, ovvero partono con l’obiettivo di fare shopping. Un trend che segna un +7% rispetto al periodo pre-pandemia e racconta come la moda, il design e l’artigianato nostrano sia ancora rispettato e apprezzato in tutto il mondo. Un settore in crescita che quantifica il contributo diretto a 2,5 miliardi di euro sul PIL; un flusso importante che coinvolge i mercati cinesi e USA da sempre grandi estimatori del lusso made in Italy.

Chi sceglie l’Italia come meta luxury

Secondo lo studio i primi a confermare il legame con l’Italia sono gli Stati Uniti; nel 2024 oltre 4 milioni di americani hanno scelto il nostro Paese per le loro vacanze, generando 33,7 milioni di pernottamenti e una spesa di circa 6,5 miliardi di euro. Un amore solido, che continua a rafforzarsi: tra aprile e settembre 2025 sono attesi 1,65 milioni di passeggeri in arrivo dagli USA, con una crescita del +10,7% rispetto all’anno precedente.

Stesso discorso per l’America Latina, che mostra un crescente entusiasmo verso il lifestyle italiano. Brasile, Argentina, Messico e Cile guidano un’ondata di visitatori prevista in netto aumento nel 2025, con 334.200 passeggeri attesi, pari a un +10,6% rispetto al 2024.

A guidare questo successo è un’offerta turistica costruita su misura, capace di ascoltare e interpretare i desideri di un pubblico esigente: dai soggiorni esclusivi alle esperienze tailor-made, dalle degustazioni enogastronomiche nelle tenute storiche allo shopping in atelier riservati, l’Italia non si limita a offrire bellezza: la trasforma in valore, cultura ed emozione.

Come sottolinea Ivana Jelinic, amministratrice delegata di Enit, il compito del Belpaese è ora quello di rispondere a questa crescente domanda internazionale, continuando a promuovere e proteggere il patrimonio turistico nazionale. E lo sta facendo, con visione e passione.

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Dove è stato girato Un Altro Piccolo Favore: tutte le location del film

Un Altro Piccolo Favore, sequel del brillante thriller del 2018 con Anna Kendrick e Blake Lively è dal 1° maggio su Prime Video. Non è solo un mix di mistero, ironia e glamour ma, come il primo capitolo, affascina per le sue ambientazioni eleganti e ricercate. Il nuovo film diretto da Paul Feig segue lo sfarzoso matrimonio di Emily con un uomo d’affari italiano sull’isola di Capri, che prende una piega oscura quando si verifica un omicidio.

Anna Kendrick, Blake Lively e Henry Golding tornano nei loro ruoli insieme a nuovi membri del cast, tra cui Michele Morrone ed Elena Sofia Ricci che tengono viva la bandiera tricolore. Le vecchie amiche Stephanie Smothers ed Emily Nelson si riuniscono per una nuova thriller dark comedy al femminile ambientata questa volte nel bel Paese. “Mi sento come se Paul Feig, il regista, mi avesse pagato la vacanza più glamour e costosa della mia vita” ha dichiarato l’attrice Anna Kendrick in un’intervista a Good Morning America.

Dove è stato girato

Gran parte del film è stata girata a Capri, in Italia, un’isola del Golfo di Napoli nota per le sue scogliere mozzafiato, i resort di lusso e il pittoresco paesaggio mediterraneo. Come cornice del sontuoso matrimonio di Emily, l’atmosfera raffinata di Capri gioca un ruolo chiave nella trama del film. Diverse location famose di Capri sono state presenti nel film, poichè oltre alla cerimonia, tutto l’intrigo al centro della sceneggiatura si svolge sull’isola italiana.

Un altro piccolo favore 2

Fonte: Prime Video

Una scena di Un altro piccolo favore 2

Grand Hotel Quisisana

Il Grand Hotel Quisisana in via Camerelle 2 è stato scelto dal regista Paul Feig come location di Un altro Piccolo Favore per il lusso e la raffinatezza degli ambienti in stile vittoriano. Qui sono state girate le scene dell’eccentrica cerimonia nuziale, non priva di colpi di scena, tra la star internazionale Blake Lively e l’attore italiano Michele Morrone. Una vista mozzafiato sui Faraglioni, un ambiente elegante ed esclusivo in pieno stile caprese, hanno letteralmente fatto innamorare il regista e il cast di questa location unica. Lo stesso hotel è stato location del film di Paolo Sorrentino Parthenope, se per caso vi sembra già di averlo visto da qualche parte.

Lido Del Faro è uno spettacolare beach club e ristorante situato sulla costa occidentale dell’isola, che offre una vista spettacolare sull’oceano. In località Punta Carena, nel comune di Anacapri, è situato all’estremità sud-occidentale della costa affacciata sul Mediterraneo. Nelle vicinanze si erge il faro di Punta Carena alto 28 metri e costruito nel 1862 su progetto degli ingegneri borbonici. Attivo dal 1867, è il secondo faro più potente d’Italia, dopo quello di Genova, con una portata luminosa di circa 46 km.

Lido del Faro

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Lido del Faro

Molte scene in esterni poi sono state girate a Villa Jovis in via Tiberio. Le rovine di un antico palazzo romano, costruito dall’imperatore Tiberio nel 27 d.C., aggiungono un tocco storico e misterioso all’ambientazione del film. Le mura, le scalinate, gli affreschi e i mosaici testimoniano la gloria dell’architettura romana e conferiscono un senso di mistero alla narrazione.

Oltre a queste location principali, il film ha interessato anche diverse zone di Capri, tra cui le strade intorno a Lido Del Faro e la zona del Ristorante Da Gemma, situato in Via Cristoforo Colombo 7. Il ristorante è noto tra gli abitanti del luogo per la sua tradizione culinaria che risale a oltre 80 anni fa. Le telecamere sono state installate anche su motoscafi per le scene girate sull’acqua vicino ai Faraglioni di Capri. Parlando di Capri, Feig ha dichiarato al Times: “Mi piace la contro-ambientazione. Voglio che tutto ciò che sta accadendo di brutto si svolga in questo posto davvero bello. Il contrasto, la dicotomia sono affascinanti… E non c’è posto più bello di Capri“.Diverse scene in interni ambientate nel Connecticut sono state girate presso gli Studi di Cinecittà a Roma. E altre a Toronto, la capitale dell’Ontario, soprannominata da molti “Hollywood del Nord” insieme a Vancouver.

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Dove è stato girato Dirty Dancing: i luoghi che hanno reso il film un cult senza tempo

Dirty Dancing, il film del 1987 che ha conquistato generazioni di spettatori con la sua storia d’amore travolgente e la danza indimenticabile, è molto più di un semplice cult cinematografico. Le sue location, perlopiù incastonate in paesaggi suggestivi, hanno contribuito in modo fondamentale a creare l’atmosfera magica e nostalgica che ancora oggi caratterizza il film. La storia di Baby e Johnny non sarebbe stata la stessa senza il fascino delle location che hanno fatto da sfondo ai momenti più emozionanti e iconici del film.

È l’estate del 1963, Kennedy è ancora presidente e la famiglia Houseman parte per la vacanza annuale in un periodo storico in cui molti resort avevano ancora politiche apertamente antisemite. La destinazione degli Houseman è la zona dei Monti Catskill nello Stato di New York, sede di hotel e bungalow di proprietà di ebrei, soprannominata la “Borscht Belt”. Questa zona di villeggiatura visse il suo massimo splendore tra il 1950 e il 1960 per poi iniziare il declino fino al 1970.

Dove è stato girato

Le location di Dirty Dancing non sono solo sfondi per la storia d’amore tra Johnny e Baby, ma sono diventate protagoniste a loro volta, contribuendo a creare un’atmosfera unica. Per molti fan, visitare i luoghi del film è un modo per rivivere la magia di un classico senza tempo. La combinazione di paesaggi naturali spettacolari, location storiche e una scenografia accurata ha fatto di Dirty Dancing non solo un film iconico, ma un viaggio indimenticabile attraverso gli Stati Uniti, dai laghi della Carolina del Nord alle montagne della Virginia.

Mountain Lake Lodge, Virginia

La maggior parte delle riprese esterne di Dirty Dancing è stata realizzata al Mountain Lake Lodge o “Kellerman’s”, una storica struttura situata nelle montagne della Virginia, in cima al Salt Pond Mountain. Il lodge, situato in una riserva naturale e santuario ornitologico di 2.600 acri nelle Blue Ridge Mountains, è un luogo che evoca un senso di isolamento e serenità ed è diventato famoso per i suoi ampi spazi verdi e le sue strutture rustiche, che ben si adattano all’ambientazione degli anni ’60 in cui è ambientato il film. L’edificio principale si affaccia ancora su quella che era la baita della famiglia Houseman e sul gazebo in riva al mare dove il signor Houseman (Jerry Orbach) si lamenta dopo che l’amata figlia Baby (Jennifer Grey) ammette di aver passato la notte con l’arrogante insegnante di danza Johnny Castle (Patrick Swayze).

Oggi, il Mountain Lake Lodge è una meta di pellegrinaggio per i fan del film, che possono visitare numerose aree iconiche, come il palco all’aperto dove Johnny e Baby si esibiscono nella leggendaria danza finale. Anche il lago stesso, che appare in numerosi momenti del film, è un luogo amato dai visitatori che possono camminare sulle rive e godere della bellezza naturale che ha fatto da cornice a scene romantiche e di crescita personale.

Blue Ridge Mountains

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Blue Ridge Mountains in autunno

Il Mountain Lake

Il lago che appare in molte scene di Dirty Dancing è il Mountain Lake, una distesa d’acqua che si trova proprio accanto al Mountain Lake Lodge. Questo lago ha giocato un ruolo cruciale nel film, sia come luogo simbolico che come sfondo per alcune delle scene più suggestive, tra cui quella in cui Baby e Johnny si incontrano per la prima volta e lui le insegna i passi di danza. In realtà, il Mountain Lake è un lago naturale che ha visto un abbassamento del livello dell’acqua nel corso degli anni, ma la sua bellezza incontaminata è rimasta un elemento fondamentale per l’atmosfera del film.

North Carolina: Lake Lure e la famosa scena della presa

Un altro luogo che ha ospitato alcune delle scene più iconiche di Dirty Dancing è il Lake Lure, situato nella Carolina del Nord. In particolare, la scena della presa finale, quando Johnny solleva Baby nell’aria, è stata girata in questo suggestivo lago. Sebbene il Mountain Lake fosse la location principale per le riprese esterne, Lake Lure ha contribuito a creare la perfetta atmosfera da resort estivo. La scena è diventata una delle più memorabili del film, ed è stata girata in un angolo pittoresco del lago che oggi è facilmente riconoscibile dai fan.

Asheville, North Carolina

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Asheville, North Carolina

I villaggi della Carolina del Nord

Alcune scene del film sono state girate in altre aree della Carolina del Nord, tra cui i villaggi circostanti di Asheville. Sebbene non siano luoghi tanto noti come il Mountain Lake Lodge, questi paesaggi montani e i pittoreschi villaggi hanno aggiunto bellezza al film e contribuito alla sua ambientazione anni ’60, offrendo panorami ideali per la narrazione. La zona di Asheville, con le sue montagne e foreste, è ancora oggi una popolare destinazione turistica per chi è interessato a visitare le location di Dirty Dancing. Famosa anche per la sua architettura storica, tra cui il Biltmore Estate, una delle più grandi residenze private degli Stati Uniti, costruita dal magnate George Washington Vanderbilt II, la città ospita anche numerosi musei, gallerie d’arte e una vivace scena musicale che attrae artisti e appassionati di ogni genere.

Le riprese interne: la scenografia di Kellerman’s

Anche se molte delle scene esterne sono state girate in Virginia e Carolina del Nord, gran parte delle riprese interne del film sono state realizzate in studio. Le sale da ballo, gli spazi comuni del resort e le stanze degli ospiti sono state costruite in modo da ricreare l’atmosfera accogliente e vivace di Kellerman’s. Le scenografie, curate nei minimi dettagli, hanno permesso di realizzare l’illusione di un grande resort estivo, dove la musica e la danza sono protagoniste.

 

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L’incantevole isola di Mull, in Scozia, è la meta romantica di William e Kate

Gli affiatati William e Kate si sono concessi un viaggio speciale per il loro quattordicesimo anniversario di matrimonio. La coppia reale inglese tra le più amate al mondo ha scelto come meta l’isola di Mull, una vera meraviglia scozzese simbolo del loro amore. Proprio in Scozia, presso l’università di St. Andrews i due si sono conosciuti nel 2005 ed è scattata la scintilla.

Cosa fare sull’isola di Mull

Tra le Ebridi l’isola di Mull salta all’occhio con la sua anima autentica e selvaggia dal carattere intimo. Forse proprio questo ha conquistato la coppia royal inglese che ha scelto questa meta per festeggiare il proprio quattordicesimo anniversario. Abitata da poco più di tremila persone, persino nei mesi più caldi in estate è lontanissima dall’overtourism e dal caos regalando un angolo di pace imbattibile. La natura qui regna sovrana: pecore e mucche delle Highlands popolano il luogo.

Con coste frastagliate e spiagge di sabbia, regala scorci fotogenici senza pari arricchiti da un paesaggio montuoso che rende lo scatto più variegato. Protagonista assoluto è il monte Ben More che con i suoi circa 965 metri d’altezza, gode di una posizione privilegiata e per questo diventa meta degli escursionisti.

Tobermory

Il cuore più autentico dell’isola di Mull si scopre partendo dal capoluogo. Tombermory è famosa per le sue casette colorate che si affacciano sul porto; qui tra caffè accoglienti, boutique artigianali e partenze per sentieri si può iniziare a respirare quella che è la vera anima del posto. Uno dei luoghi cult è Aros Park, un’area verde che si raggiunge percorrendo un sentiero serpeggiante tra pini, felci e laghi nascosti. Esistono poi numerose escursioni a piedi peer poter entrare in contatto con quella che è la fauna selvatica, ma sempre con grande rispetto.

Gli amanti del birdwatching potranno osservare numerose colonie di uccelli marini che popolano le coste. Chi apprezza il whisky scozzese sicuramente si fermerà per sorseggiare un bicchiere proveniente proprio dalla Tobermory distillery, una delle distillerie più apprezzate al mondo.

Raggiungere Tobermory sull'isola di Mull

Fonte: iStock

Il colorato villaggio di Tobermory sull’isola di Mull in Scozia

Duart Castle

Sull’isola ci sono più castelli ma è proprio il Duart Castle ad attirare l’attenzione. Con la sua struttura posizionata proprio su uno sperone roccioso affacciato sul mare, è una vera e propria cartolina. Nel suo passato racconta di lotte e battaglie antiche tra clan scozzesi.

Le spiagge di Mull

Con un’auto oppure un bus suggeriamo di raggiungere Calgar Bay, una delle spiagge più belle di Mull. La sabbia è chiarissima e la vista sull’oceano è qualcosa di incredibilmente suggestivo. È il luogo perfetto per rilassarsi, leggere un libro o magari gustare un dessert in uno dei barettini della zona.

Dove si trova e come arrivare all’isola di Mull

L’isola di Mull si trova sulla costa occidentale della Scozia e appartiene all’arcipelago delle isole Ebridi interne. Fa parte della regione dell’Argyll e Bute ed è considerata l’isola più grande del gruppo dopo Skye. Per raggiungerla il modo più pratico è chiaramente il traghetto: si parte dalla città di Oban e si arriva a Craignure dopo circa 45 minuti di traversata. Esistono anche altri collegamenti che conducono alle piccole cittadine di Fishnish e Tobermory. Dopo essere sbarcati l’opzione migliore è utilizzare auto, bici o autobus locali per scoprire tutta la meraviglia che l’isola ha da offrire.

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Portacomaro, il borgo piemontese legato a Papa Francesco

Benché arrivasse dall’Argentina, le origini di Papa Francesco erano italiane. La famiglia del Papa del popolo, infatti, era originaria del Piemonte, di un paese in provincia di Asti: Portacomaro. Con i suoi circa duemila abitanti, è un borgo immerso tra i vigneti dedito soprattutto all’agricoltura. È da qui che il nonno di Jorge Mario Bergoglio, Giovanni Angelo Bergoglio, emigrò in Argentina all’inizio del Novecento. Ed è a Portacomaro che vivono ancora oggi alcuni dei partenti del Papa che ha sempre mantenuto vivi i rapporti con loro.

Dopo la sua elezione, nel 2013, il borgo è diventato meta di pellegrinaggio di curiosi e devoti, desiderosi di conoscere il luogo da cui partì una famiglia destinata a cambiare la storia della Chiesa. Nel 2022, venne in visita anche lo stesso Papa Francesco, che ebbe l’occasione di incontrare i parenti e l’intera cittadinanza.

Il borgo di Papa Francesco

Sorto in cima a una collina, Portacomaro è un borgo fatto di case in pietra, con una piazza centrale dominata dalla chiesa di San Bartolomeo e la chiesa romanica di San Pietro con bellissimi affreschi. La sua storia ha origini antiche, sarebbe stata una famiglia romana di nobili origini, Gens Comara, a dare il nome al paese che, inizialmente, fu un accampamento militare dei quella che ai tempi era la Gallia. Terra longobarda, poi, e quartier generale di Federico Barbarossa durante l’assedio di Asti, fu conteso tra Monferrato e Comune di Asti, ma non ebbe mai una vera rilevanza politica, motivo per cui in questo borgo non fu mai costruito un castello né una fortezza a difesa del proprio territorio. Al posto dei castelli e delle fortificazioni che troviamo, per esempio, nei paesi confinanti (vedi i vicini Comuni di Castagnole Monferrato, di Saluzzo o di Castell’Alfero), Portacomaro sviluppò un “Ricetto” ovvero un gruppo di case contadine protette da un muraglione, per il ricovero della popolazione e per proteggere i raccolti, in caso di pericolo.

Portacomaro-piemonte

Fonte: Getty Images

Il borgo piemontese di Portacomaro

Il Sentiero di Papa Francesco

Da qualche anno è nato un itinerario che ripercorre le tracce dei nonni di Papa Francesco. Si tratta di un’escursione su stradine sterrate e, in parte, su strade asfaltate, organizzato in collaborazione con il Comune di Portacomaro per far conoscere il territorio dove sono vissuti i nonni di Papa Francesco Bergoglio. Il sentiero è lungo circa 8,5 chilometri com un minimo dislivello di 200 metri e il tempo di percorrenza è di due ore e mezza-tre.

Il borgo del Grignolino

Da sempre, la tradizione vitivinicola, qui, l’ha fatta da padrona. È dell’anno 1054 la prima citazione, in un documento scritto, dei vigneti presenti nella zona di Portacomaro. Il Comune di Portacomaro comprende anche la Frazione di Migliandolo, celebre ancora oggi per il suo vino Grignolino, il preferito dalla Regina Margherita di Savoia e, naturalmente, da Papa Francesco che lui stesso ha spesso riconosciuto come “un dono di Dio”. E fu proprio grazie all’annessione di Migliandolo, avvenuta sotto Carlo Alberto, Re di Sardegna, che ebbe inizio un periodo di prosperità: la coltura della vite iniziò a dare frutti nel commercio delle uve e del vino. Venne costruita una strada che collegava il paese agli altri Comuni e venne aperta una stazione ferroviaria. E, finalmente, nel 1973, venne riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata al Grignolino d’Asti DOC, così da allora Portacomaro divenne il Comune di riferimento per la zona di produzione di questo vitigno.

Il vino di Papa Francesco

Ce n’era uno, di vino, in particolare che Papa Francesco amava più di altri, un Grignolino prodotto a Portacomaro, nella terra d’origine della sua famiglia, chiamato Laudato, come il titolo dell’enciclica papale sui temi dell’ecologia integrale. Il terreno dove viene prodotto il Laudato è nel centro del paese, a metà strada tra la cascina dei Bergoglio, dove nacque il nonno di Papa Francesco, e la chiesa di San Bartolomeo, dove fu battezzato. Il primo vitigno fu piantato proprio nel 2013, subito dopo l’elezione del nuovo Papa, e da allora è curato dai volontari della Comunità Laudato Sì. La prima vendemmia venne fatta nel 2016 e furono prodotte 500 bottiglie, che oggi sono diventate un migliaio, non di più. Papa Francesco riceveva ogni anno qualche cartone di questo rarissimo vino, che continuerà a essere prodotto.

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Dove il Barocco incontra la pietra viva: viaggio a Presicce, la Città degli Ipogei

Il borgo di Presicce sorge tra il romanticismo degli ulivi del Salento e la bellezza di una terra unica nel suo genere, un paese che pare incantato e la cui bellezza non si ferma solo alla superficie: grotte e passaggi scavati nella roccia impreziosiscono le sue profondità, luoghi dove il tempo scorre lento e il silenzio, con il suo mistero, racconta storie antiche.

Chiamata la Città degli Ipogei proprio per la presenza di una fitta rete di ambienti sotterranei che venivano utilizzati soprattutto per la produzione di olio d’oliva, Presicce incanta chiunque con la sua doppia anima. Una di queste è luminosa in superficie, grazie ai tanti palazzi signorili, chiese, case settecentesche e masserie rinascimentali, mentre l’altra si trova nel cuore della Terra, ed è magica e misteriosa.

Dove si trova Presicce

Il pittoresco borgo di Presicce, parte dell’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, è situato in Puglia e più precisamente in provincia di Lecce. Si tratta di una destinazione ideale per chi desidera unire alla storia un po’ di mistero, ma anche autenticità e paesaggi da cartolina non molto lontani dal mare.

L’aeroporto più vicino è quello di Brindisi che sorge a circa 110 km di distanza. In alternativa, si può atterrare anche a Bari, ma da qui occorre guidare per approssimativamente 220 km. Chi desidera evitare l’aereo può optare per un treno fino a Lecce, e poi salire su un regionale che ferma alla stazione di Presicce-Acquarica. Durante la bella stagione, quindi in estate, a disposizione dei viaggiatori ci sono diverse compagnie autobus che offrono collegamenti diretti verso Presicce da Lecce, Brindisi e altri centri salentini.

Cosa vedere a Presicce

Passeggiare nel centro storico di Presicce è quasi come entrare dentro a un libro di pietra, dove ogni pagina racconta di abili artigiani, cuori di contadini e spiriti nobili. Le stradine lastricate che si intrecciano tra loro conducono il viaggiatore tra palazzi eleganti e case basse piene di balconi fioriti, in cui il Barocco Leccese incontra l’anima semplice e autentica del sud. Ci sono poi le corti nascoste, le antiche chiese, i frantoi, gli ipogei e molto altro ancora.

Presicce, Salento

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Le viuzze lastricate di Presicce

Palazzo Ducale

Uno dei primi luoghi di interesse di questo suggestivo borgo del Salento è sicuramente il Palazzo Ducale, un imponente edificio che si affaccia sulla principale piazza del paese. Considerato un capolavoro del Barocco, è anche un perfetto esempio della sobrietà che caratterizzava l’aristocrazia salentina dell’epoca.

La sua facciata è discreta, elegante e dominata da una grande porta d’ingresso architravata con dettagli in pietra che ne esaltano la grandiosità. Tra le sue mura si notano istantaneamente degli ampi cortili interni che, in passato, erano popolati dalla nobiltà locale che viveva circondata dal lusso e dalla tranquillità. Ci sono poi loggiati con colonne che danno accesso a saloni e stanze affrescate, dove l’arte e la bellezza si mescolano.

Al giorno d’oggi il Palazzo Ducale è sì un monumento storico, ma anche un centro culturale dinamico perché le sue sale vengono utilizzate per eventi, mostre, manifestazioni e talvolta per appuntamenti legati alla tradizione locale.

Cappella di San Giuseppe

Tra palazzi nobiliari e vicoli minuscoli, trova spazio un vero gioiello antico: la Cappella di San Giuseppe. Dallo stile sobrio e con tratti di architettura barocca, possiede un altare dedicato con tanto di statua lignea molto venerata.

Un angolo del paesino da non sottovalutare perché offre uno spaccato autentico della religiosità popolare salentina. Tuttavia, non è sempre aperta, ma spesso accessibile in concomitanza di eventi religiosi o in occasione della festa patronale.

Chiesa Madre di Sant’Andrea Apostolo

La Chiesa Madre di Sant’Andrea Apostolo (santo patrono del borgo) è uno degli edifici religiosi di Presicce che sorprende di più: incarna perfettamente lo spirito del Barocco Leccese con la sua facciata scenografica e l’interno riccamente decorato. Curve e linee armoniose sembrano raccontare il dinamismo di un’epoca che ha visto il trionfo della bellezza, grazie anche a un’affascinante statua di Sant’Andrea – che svetta nella piazza antistante – e ai dettagli scultorei che richiamano le forme tipiche di questo stile.

Ci sono poi gli interni, che sfoggiano un caleidoscopio di decorazioni fatte di altari in pietra leccese, stucchi e affreschi. Non passa di certo inosservato l’altare maggiore, con il suo dettaglio dorato e l’iconografia religiosa.

Chiesa del Carmine

Un altro esempio della magnificenza del Barocco Salentino a Presicce è la Chiesa del Carmine, che sfoggia una facciata impreziosita di ornamenti delicati, linee sinuose e giochi di luce e ombra. Un piccolo campanile si innalza sopra la struttura, mentre gli interni, raccolti e intimi, offrono un soffitto con volte affrescate.

Molto belli sono anche gli altari laterali decorati con stucchi e statue sacre che raccontano storie di devozione, come lo è anche l’altare maggiore seppur piccolino rispetto a quanto ci si aspetterebbe.

Chiesa di Santa Maria degli Angeli

Poi ancora la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, dove il visitatore può ammirare un uso sapiente della pietra leccese che conferisce all’edificio una luminosità naturale: l’effetto è particolarmente emozionante al tramonto, quando i raggi del sole sembrano specchiarsi sull’architettura.

Varcando la sua soglia si avverte un’atmosfera di grande serenità, grazie anche a diverse decorazioni raffinate, una statua della Madonna che troneggia sull’altare maggiore e a piccoli affreschi e stucchi che impreziosiscono l’ambiente. Un consiglio: non dimenticate di alzare gli occhi al cielo, perché il soffitto affrescato con motivi sacri è davvero incantevole.

Chiesa della Madonna del Loreto

Intima e suggestiva, la Chiesa della Madonna del Loreto è un po’ più defilata rispetto al centro storico, ma sicuramente degna di una visita. Offre un ingresso principale sobrio e lineare, in tipico stile rurale salentino, ed è caratterizzata da una semplicità che la rende autentica.

Gli interni presentano un’unica navata e sono impreziositi da piccole statue e decorazioni votive offerte dai fedeli nel corso degli anni. La Madonna di Loreto è particolarmente venerata dai contadini e dai viandanti, al punto che proprio qui, ogni anno intorno al 10 dicembre, si celebra la Festa della Madonna di Loreto, una ricorrenza molto sentita dalla comunità locale.

Cappella della Madonna del Casale

Sempre a poca distanza dal centro storico vale la pena fare un salto alla Cappella della Madonna del Casale, immersa tra uliveti secolari e muretti a secco, costruita tra il XV e il XVI secolo. La facciata è in pietra leccese e possiede un piccolo campanile a vela (tipico delle cappelle salentine).

Tra le sue mura nasconde affreschi votivi, alcuni parzialmente rovinati, che sembrano sospesi tra storia e leggenda. I momenti migliori per andare sono al tramonto o all’alba, quando la luce dorata del sole rende il paesaggio quasi mistico. È bene sapere, tuttavia, che la cappella non è sempre aperta al pubblico.

Le “Case a Corte”

Le “Case a Corte” possono essere considerate una sorta di elemento distintivo di Presicce: sono delle particolari abitazioni (tipiche anche di altre zone del Salento) che testimoniano, ancora oggi, la vita quotidiana del passato. Tali costruzioni si sviluppano attorno a un cortile centrale dal quale si accede a tutte le stanze, creando un senso di intimità e raccolta. Le porte e le finestre si aprono direttamente su questo spazio comune, rendendo questi stessi cortili dei veri e propri luoghi di incontro.

Case a Corte, Presicce

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Un bellissimo esempio delle Case a Corte di Presicce

Realizzati in pietra leccese, hanno muri spessi e scalinate esterne che donano alla struttura una verticalità che cattura lo sguardo. Alle volte affiancate da archi decorati, danno un tocco di eleganza e raffinatezza alle abitazioni. Il pozzo in pietra è un altro elemento ricorrente dei cortili di molte case, e sono spesso decorati con motivi floreali o geometrici. La loro funzione era certamente pratica in quanto essenziali per raccogliere l’acqua piovana, ma anche ornamentale poiché creavano angoli pittoreschi che, ancora oggi, sembrano usciti da una fiaba.

Casa Turrita

Casa Turrita è una delle residenze nobiliari più suggestive del borgo, che si distingue particolarmente dalle altre per la presenza di una torre angolare, da cui prende appunto il nome, che svetta silenziosa sopra i tetti dell’abitato. Costruita in pietra leccese, presenta linee sobrie, volte a stella, cortile interno con pozzo centrale, e ambienti disposti in modo funzionale.

Vi si può accedere solo in occasione di visite guidate o eventi speciali, grazie ai quali si possono ancora scorgere tracce di affreschi, camini monumentali, archi ribassati e tanto altro ancora.

Museo della Civiltà Contadina di Presicce

Molto interessante è anche il Museo della Civiltà Contadina di Presicce, e a partire dalla sua location: è ospitato in alcuni ambienti del prezioso Palazzo Ducale.

Tra le sue mura contiene una vasta collezione di attrezzi agricoli, oggetti della vita di tutti i giorni e testimonianze che raccontano le fasi della passata quotidianità contadina, dai tempi antichi fino al Novecento. Ci sono moli aratri, rastrelli, ma anche oggetti più piccoli, come utensili per la lavorazione della lana, vasi e ceste utilizzati nelle case delle famiglie di agricoltori, oltre a mobili e abitazioni ricostruiti in stile tradizionale.

Ma non è di certo finita qui, perché il Museo della Civiltà Contadina offre anche un’esperienza interattiva per il visitatore, che può partecipare attivamente alla macerazioni della lana, alla mietitura del grano con antichi strumenti, o addirittura alla preparazione di piatti tipici della tradizione locale.

Pajare

Alcune delle campagne che circondano il borgo ospitano le Pajare, antiche costruzioni rurali tipiche realizzate con la tecnica del muro a secco. Sono delle strutture in pietra che, in passato, venivano usate dai contadini come rifugi temporanei durante le attività agricole, offrendo riparo dal sole e dalle intemperie.​

Oggi rappresentano un elemento distintivo dell’architettura rurale locale e testimoniano l’ingegno delle comunità agricole nel creare strutture funzionali con risorse limitate.

Gli Ipogei, un mondo sotterraneo da scoprire

Ve lo abbiamo detto fin da subito: Presicce ha una doppia anima fatta di bellezza, sia nel suo centro storico che nei suoi sotterranei. Sotto al terreno, infatti, si nasconde un mondo che quasi pare catapultare in un altro pianeta, in cui veri e propri gioielli di ingegneria antica testimoniano la vita contadina di secoli fa.

La storia di Presicce si intreccia con quella dell’olio d’oliva, e gli ipogei rappresentano il centro nevralgico di questo tesoro in quanto luoghi di lavoro fatti di roccia calcarea, utilizzata per costruire frantoi, cisterne per raccogliere l’acqua piovana e persino abitazioni che avevano lo scopo di proteggere i raccolti e mantenere freschi gli alimenti durante i mesi più caldi.

Una piccola curiosità: tra i meandri dei frantoi ipogei, si fa spazio la cisterna detta Pozzelletta in cui, secondo la tradizione orale, si consumava un rito d’amore dai contorni misteriosi. Si narra, infatti, che nelle notti di San Valentino (o in altre sere di luna piena), i fidanzati si recavano in silenzio da queste parti portando con sé un anello d’argento o di ferro battuto, simbolo della loro promessa, da lanciare nella cisterna.

Uno dei due, bendato, doveva calarsi per recuperare l’anello gettato sul fondo e, in caso di successo, la donna concedeva al suo amato il “favore” promesso. In caso contrario, la coppia doveva rimandare la prova. Una storia affascinante, dove l’acqua rappresentava la vita, la fertilità e la purificazione del sentimento, mentre il superare la prova significava dimostrare che il legame tra gli amanti era destinato a durare (forse) in eterno.

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Quando visitare la Torre Eiffel: l’orario migliore per ammirare il simbolo più romantico di Parigi

La prima immagine che salta in mente a tutti quando pensiamo a Parigi è quella della Torre Eiffel: il monumento che svetta e disegna lo skyline della capitale francese è conosciuto dai local con il soprannome di “dame de fer” e si fa spazio tra tutti i palazzi della Ville Lumière. Nata nel 1889 in occasione dell’Esposizione Universale, negli anni ha raccolto critiche e sbeffeggi ma resta non solo uno dei monumenti più visitati al mondo, ma persino un simbolo di romanticismo, tanto che moltissime coppie si fanno la proposta proprio qui. Ma qual è l’orario migliore per visitare la Torre Eiffel? Ci sono diverse opzioni a seconda delle proprie esigenze e preferenze.

Visitare la Torre Eiffel al tramonto

Nelle ore crepuscolari e legate al tramonto Parigi ha una magia unica: la capitale della Francia regala dei cieli da sogno e visitare questo monumento proprio in queste ore è puro incanto. Il cielo si colora di rosa, rosso e arancione e la Torre Eiffel si scaglia come una protagonista nelle foto ricordo. Prima consiglio di osservarla da un punto suggestivo e privilegiato, come da piazza del Trocadéro e dalla sua scalinata, o ancora lungo gli Champs de Mars o dal ponte Bir Hakeim, per poi salire con l’ascensore panoramico e godersi la bellissima vista di Parigi dall’alto.

Scopri qual è il momento migliore per visitare la Torre Eiffel

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Visitare la torre eiffel all’alba o al tramonto: una delle opzioni migliori

Visitare la Torre Eiffel di notte quando è illuminata

L’opzione più amata? Vedere la Torre Eiffel illuminata e dunque raggiungerla di sera. La dame de fer si trasforma in un’opera d’arte luminosa dalle 17 alle 23:45 circa, con orari prolungati in estate che raggiungono le 00:45. Grazie ad un sofisticato sistema LED che riduce i consumi di energia alterna spettacoli di luce creando un effetto twinkling (ovvero di scintillio) una volta all’ora. La cadenza? Bisogna conoscere l’orario di tramonto del sole, perché l’illuminazione totale arriva entro 10 minuti da quando arriva il buio e a distanza di 5 minuti propone l’amatissimo effetto scintillante che tutti desiderano immortalare.

Oltre a salire sui piani più alti per godersi Parigi illuminata, una buona idea è osservare la Torre Eiffel da alcuni punti strategici come gli Champs de Mars, la Senna e i giardini del Trocadéro. Per quanto riguarda le foto ci vuole un po’ di attenzione: lo spettacolo di luci della Torre Eiffel è un’opera d’arte protetta e dunque è vietato fotografarla se si intende utilizzare le immagini per scopi pubblicitari; i cittadini privati che desiderano semplicemente custodire un ricordo, invece, possono certamente fare clic e immortalare per sempre la meraviglia.

Visitare la Torre Eiffel quando c’è poca gente

Visitare la Torre Eiffel quando c’è poca gente è praticamente una missione impossibile, ma con qualche accorgimento si può evitare la folla e l’overtourism. Per prima cosa attenzione alle date: meglio optare per giorni feriali, evitando invece festivi e weekend. L’orario più adatto è la mattina presto perché, nonostante non ci siano le luci suggestive della notte e i colori del tramonto, le sfumature della mattina rendono le foto luminose, romantiche e in perfetto stile parigino. Per chi non teme il freddo è una buona idea valutare anche una visita in inverno: qui nelle ore mattutine c’è davvero pochissima gente ma attenzione, le temperature sono molto basse.

Se hai in programma una visita a Parigi tra le cose da fare assolutamente c’è salirci o almeno fotografarla da un punto strategico: dopotutto è il simbolo della capitale francese e ha molto da raccontare. Seguendo questi consigli avrai sicuramente in pugno quelli che sono gli orari migliori per visitare la Torre Eiffel.

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Dove si trova davvero l’hotel Fürstenhof di Tempesta d’amore

La celebre soap tedesca in onda dal 2005 “Tempesta d’amore” ha un seguito pazzesco anche in Italia, dove viene visto giorno da circa 4 milioni di telespettatori. Dopo 21 e quasi 4500 puntate (e uno share del 4,8%, dato del 10 aprile 2025), ancora oggi uno dei programmi di punta di Rete 4 fa sognare a occhi aperti tutti coloro che si immaginano di trascorrere una vacanza da fiaba nel mitico Hotel Fürstenhof, uno chalet di montagna in un luogo idilliaco, tra prati verdi, laghi incantati e paesaggi che sembrano dipinti.

L’Hotel Fürstenhof al centro della soap opera

Il Fürstenhof appartiene alla famiglia Saalfeld da generazioni. La proprietà dell’albergo però viene costantemente minacciata da personaggi che si intrufolano nella vita dei protagonisti. Non mancano matrimoni riparatori, figli illegittimi, furti e assassini, come in ogni trama di soap opera che si rispetti. In origine erano previste solo 50 puntate, poi, visto il grande successo in Gemania e poi anche in Italia, la produzione ha deciso di allungare la storia, arrivando a superare quota 4.000. La prima coppia protagonista era formata da Laura e Alexander, uscita di scena alla puntata 313. Miriam e Robert sono rimasti fino alla puntata 520, poi tante altre coppie si sono poi succedute, sempre con grande successo.

Dove si trova l’Hotel Fürstenhof

L’Hotel Fürstenhof della soap non esiste nella realtà, benché di alberghi Fürstenhof ce ne siano diversi, anche in Italia, dato che Fürstenhof significa “giardino dei principi” ed è quindi un nome spesso usato per gli alloggi turistici. Esiste però veramente l’edificio che si chiama Schloss Vagen, Castello di Vagen, e che si trova vicino a Monaco di Baviera, in Alta Baviera, uno dei sette distretti della Baviera tedesca, al confine con l’Austria. Nella soap, il villaggio immaginario in cui si trova il Fürstenhof si chiama Bichelheim, ma nella realtà è Vagen, una frazione di Feldkirchen-Westerham, un paese che conta circa 1.600 abitanti, mentre la vicina cittadina che viene spesso citata, Bad Tölz, esiste davvero. Il castello è una proprietà privata, appartiene alla famiglia dei baroni Aretin e non è per niente aperta al pubblico. Ciò non toglie che siamo tantissimi i visitatori che vanno a cercarla e che amano scattarsi un selfie davanti all’hotel di Tempesta d’amore (in tedesco, Sturm der Liebe). Se nella fiction Tv le finestre dell’albergo sono sempre piene di fiori, molti resteranno delusi non trovandoli al loro arrivo. Potranno però consolarsi facendo un giro nel paese dove, inevece, tutte le case con tanto legno e affreschi, nella bella stagione hanno gerani sempre fioriti su finestre e balconi.

La storia del Castello di Vagen

L’edificio originale risale addirittura al 1768, quando Anton Vogt, custode della valle e signore del feudo di Vagen, costruì la propria casa di campagna, “Vogtenruhe”, molto più semplice di come appaia oggi. Solo quando il conte Heinrich von Boos-Waldeck modificò l’aspetto della proprietà attraverso una radicale ristrutturazione e un’ampia ricostruzione nel 1872, la tenuta di campagna divenne un castello, che è stato ampiamente ristrutturato dagli attuali proprietari nel 1995. Anche le cascate di acqua che si trovano nello Schlossgarten (il giardino del castello) sono sempre opera del costruttore Anton Vogt.

Le altre location di Tempesta d’amore

Gli interni della soap sono girati negli studi della Bavaria Film a Geiselgasteig, a Sud di Monaco di Baviera, dove viene anche utilizzata la villa di Thomas Mann, ricostruita negli studi per la miniserie “Die Manns” e spacciata per un’ala dell’hotel. Molte delle scene esterne, invece, sono state girate a Monaco e nella zona compresa tra i laghi Chiemsee, Tegernsee e Schliersee.