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Valle del Chiese: cosa visitare in questo angolo di Trentino

Una vacanza rilassante trai monti del Trentino? La località ideale è la Valle del Chiese, una perla incastonata nella Valle delle Giudicarie, attraversata dal corso del Fiume Chiese, al confine con la Lombardia.

Tra laghi, tipici borghi alpini, immense foreste, antichi alpeggi, vette imponenti, ghiacciai, torrenti e sentieri da trekking, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: ecco le tappe da non perdere.

I borghi, 14 gemme da scoprire

Sono ben 14 i borghi che adornano la Valle del Chiese, piccoli scrigni di bellezza ognuno con le sue peculiarità.

E così conosciamo Bondo, ospitale e tranquillo, custode del Cimitero Monumentale Austro-Ungarico e del Museo della Civiltà Contadina, Lardaro, dove svettano ancora oggi le due magnifiche fortificazioni Forte Corno e Forte Larino, il vivace abitato di Roncone con lo splendido laghetto a pochi passi dal centro, Praso, cuore medievale dalle poche casette in pietra, Pieve di Bono con il Castel Romano da cui godere di un panorama incredibile e la Pieve di Santa Giustina.

Poi, ecco Bersone che ospita il Museo della Grande Guerra, Prezzo, eccellente punto di partenza per rigeneranti escursioni nella natura, l’antico Daone non lontano da fragorose cascate tra le rocce, Brione, uno dei più alti della Valle, Condino, scrigno d’arte con la Pieve di Santa Maria Assunta, Castel Condino, laddove la storia incontra la natura, Cimego, dove il tempo si è fermato al Medioevo, Bondone, nei pressi del Lago d’Idro con il magnifico Castel San Giovanni, e Storo, in cui la gastronomia tipica è sopraffina.

Il Sentiero Etnografico del Rio Caino

Terra di percorsi affascinanti ed eccezionale eden per gli escursionisti, i trekker e gli amanti della vita e degli sport all’aria aperta, la Valle del Chiese ha uno dei suoi fiori all’occhiello nel Sentiero Etnografico del Rio Caino di Cimego, un suggestivo museo a cielo aperto di circa quattro chilometri che consente di ripercorrere, in un paesaggio emozionante, la tradizione rurale, i mestieri ormai scomparsi e la storia delle genti che hanno abitato la Valle nei secoli.

Catturano lo sguardo gli antichi opifici, le rarità botaniche, gli scorci invidiabili sul Lago d’Idro e le montagne del bresciano, e le trincee, i camminamenti e i manufatti militari della Prima Guerra Mondiale.

Il Parco Naturale Adamello Brenta

Siamo in una cornice in cui la natura incontaminata è la vera protagonista e non può certo mancare una visita al Parco Naturale Adamello Brenta, tra le Dolomiti del Brenta e l’Adamello, il più grande di tutta la regione dove dedicarsi a spettacolari e facili passeggiate oppure a escursioni più impegnative.

Il paesaggio è variegato, indimenticabile, con la flora e la fauna che sono tra le più ricche di tutte le Alpi: non è difficile scorgere gli stambecchi, gli orsi bruni, e numerose specie di piante e fiori particolari.

Non mancano le Case del Parco per approfondire tematiche specifiche con percorsi dedicati alla natura e alla storia del territorio e delle sue genti.

Il Lago d’Idro

Incantevole specchio lacustre formato dalle acque limpide e trasparenti del Chiese, il Lago d’Idro è un’altra meta da non lasciarsi sfuggire, balneabile e dalla temperatura ottimale per rinfrescanti nuotate fino a settembre inoltrato.

Le sue sponde sono un must per i surfisti, i velisti e i canoisti ma anche per le famiglie grazie ai campeggi e alle spiagge adatte anche ai più piccoli.

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Lago Goillet, meraviglioso “specchio” del Cervino

Se c’è un luogo dove apprezzare appieno la natura e la montagna, quello è il Lago Goillet, dalle acque limpide e turchesi in cui si specchia il maestoso Cervino con i suoi 4478 metri di altezza.

Siamo in uno scenario di assoluta quiete, dove semplicemente rimanere ammaliati dal piccolo lago artificiale dalla forma di piramide, una gemma azzurra incastonata a 2520 metri.

La bellezza che emoziona del Lago Goillet

Nell’abbraccio delle imponenti vette di granito adornate dalle nevi perenni, fa bella mostra di sé il Lago Goillet, dal fondale chiarissimo, contraddistinto da sassi di colore molto chiaro: è un vero spettacolo, brillante, dove, oltre a sua maestà il Cervino, si rispecchiano anche le candide nuvole nel cielo valdostano.

Il suo nome deriva da “goille“, che in antico dialetto significa “pozza d’acqua o laghetto di piccole dimensioni”, e risale al secondo dopo guerra: la diga che lo contiene, infatti, fu costruita tra il 1939 e il 1946, un’opera monumentale per produrre energia idroelettrica, lunga 368 metri e alta 48,60.

Oggi, con i suoi 12 milioni di metri cubici, serve sia per lo scopo originario sia per l’innevamento programmato delle piste tutt’intorno, in particolare la Pista Ventina, che non ricevono più la quantità di neve che cadeva nei decenni passati.

La diga venne realizzata servendosi della ferrovia, ormai in disuso, che raggiungeva l’area del lago da sopra Les Perrères, frazione del comune di Valtournenche: tuttavia, i binari rimangono come testimonianza storica e consentono di immaginare come furono trasportati i materiali per edificare il colossale sbarramento artificiale.

Qui è d’obbligo rilassarsi sulle verdeggianti sponde, prendere il sole, scattare fotografie che sarà un piacere rivedere, godersi la serenità del momento, ascoltare i suoni della natura e vivere, almeno per un po’, al suo ritmo lento.

Le escursioni per raggiungere il laghetto turchese

È il paradiso di chi ama la montagna, dei trekker e degli escursionisti: tra gli itinerari più belli per giungere al Lago Goillet spicca quello che parte da Plain Maison, nel comune di Valtournenche, nel cuore del comprensorio sciistico Matterhorn Ski Paradise.

Il sentiero, percorribile da luglio a settembre, si dirama per circa poco meno di un chilometro e mezzo e, con un dislivello di soli 29 metri, è adatto a tutti, ai principianti e ai più piccoli: la vista è superba e la durata tra la mezz’ora e l’ora. Si parte dalla stazione dell’ovovia e si risale fino ad arrivare al bar: da qui, a destra, ecco il sentiero 18 che conduce a una scarpata di roccia proprio dinanzi alla diga da cui ha origine il lago.

Altrettanto spettacolare è il percorso ad anello, il più panoramico, che parte dal Parcheggio Cielo Alto a Breuil-Cervinia e sale lungo il sentiero 16: giunti al Lago Goillet, si prosegue ancora in salita in direzione “Laghi Cime Bianche“: il paesaggio è difficile da descrivere a parole e, dopo circa un’ora, ecco i tre favolosi laghi a quota 2800 metri.

Da qui, il percorso continua in direzione Fornet dove comincia la discesa fino al paese, seguendo il sentiero 15.

Infine, il sentiero più breve per il lago parte dal parcheggio di Cielo Alto e si inoltra lungo il sentiero 16 che arriva al Colle Superiore delle Cime Bianche. Poco prima dello specchio lacustre, vi è un incrocio con il sentiero 65: occorre mantenere la destra e seguire sempre il 16 fino alla meravigliosa destinazione.

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Il fiume rosso porpora che attraversa le montagne del Perù

Potrebbe fare un po’ impressione, è vero: vedere scorrere un fiume rosso è un’esperienza abbastanza particolare, specie considerando che tendiamo ad associare questo colore al sangue. Invece, il Palquella Pucamayu non è altro che un meraviglioso capolavoro della natura, che nulla ha a che fare né con eventuali immagini violente né con chissà quale strano tipo di piaga o magia. E in realtà, dal vivo si ha la sensazione di assistere a uno spettacolo ultraterreno.

Il Palquella Pucamayu e il suo colore

Il fiume, che si trova a Cusco, in Perù, nell’ultimo anno ha cominciato a spopolare sui social media ed è per questo che sempre più persone si sono chieste a cosa sia dovuto il suo particolare colore. Innanzitutto, occorre precisare che questo corso d’acqua diventa rosso per circa 5 chilometri, prima di combinarsi con altri torrenti, ruscelli e fiumi e diluirsi, passando da toni scarlatti a toni rosa pastello, prima di perdere completamente questa tonalità.

Dettaglio delle acque del fiume Palquella Pucamayu in Perù

Fonte: iStock

Dettaglio delle acque del fiume Palquella Pucamayu in Perù

Tutto ciò succede per una serie di fattori: il deflusso della pioggia dalla vicina Palcoyo Rainbow Mountain, già di per se caratterizzata da una serie di argille dalle tonalità intense, la stratificazione delle rocce che portano dalla montagna al fiume, che prevedono una serie di minerali di colori vibranti e, infine, la presenza di arenaria rossa ricca di ossido di ferro sul letto del fiume. L’intensità del colore dipende anche dalla quantità di precipitazioni: più acqua cadrà dal cielo, più il risultato sarà sfumato.

Un fiume che cambia colore

Dato che comunque a giocare il ruolo decisivo nel colore del fiume è la pioggia, è corretto dire che il Fiume Rosso del Perù è visibile solo durante i mesi della stagione delle piogge. Durante il resto dell’anno il livello dell’acqua è molto più basso e non ci sono particolari apporti provenienti dalla Palcoyo Rainbow Mountain. Ciò significa che il fiume cambia colore in base alla stagione, ma se state pensando di trovarlo limpido e trasparente, vi sbagliate.

Il colpo d’occhio del Palquella Pucamayu quando non è rosso è un po’ deludente: ha un colore marrone intenso, e l’acqua è fangosa e limacciosa, sempre per via della forte presenza di argille e terriccio che si mescolano con l’acqua. La buona notizia è che la stagione delle piogge in Perù è abbastanza lunga: va da aprile a dicembre e vengono organizzate molte visite guidate, cui è possibile unirsi in tutta sicurezza e tranquillità.

Come visitare il Fiume Rosso

Dunque, se state pianificando una vacanza in Perù durante il periodo indicato vorrete sicuramente sapere come osservare il fiume durante la sua fase rossa. Bene, allora dovete sapere che questo corso d’acqua si trova precisamente nella provincia di Canchis e che il modo migliore per raggiungerlo è fare tappa nella già citata città di Cusco. Il Palquella Pucamayu si trova infatti a circa tre ore dalla città e proprio da lì partono diverse escursioni, che per altro permettono anche di raggiungere la cima della Palcoyo Rainbow Mountain.

Fiume Palquella Pucamayu, Perù

Fonte: iStock

Scorcio del paesaggio del fiume Palquella Pucamayu

Da questa posizione privilegiata è possibile ammirare il fiume mentre attraversa i prati verdi che caratterizzano l’area. Naturalmente, insieme alle guide, ci si può anche avvicinare al fiume per scattare qualche foto. Se avete in mente di cimentarvi nell’impresa, non dimenticate di indossare l’abbigliamento adeguato: giacche impermeabili, felpe pesanti per via del fresco e scarpe da trekking.

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Borghi luoghi misteriosi montagna Notizie podcast Viaggi

Il borgo delle streghe e dei maghetti (Harry Potter incluso)

Nascosto nell’entroterra ligure c’è un borgo che da sempre è avvolto dal mistero. Arroccato a 800 metri di altitudine, circondato da monti e vallate, la Valle Argentina e la valle creata dal torrente Tanarello, Triora, in provincia di Imperia, è noto per essere il borgo delle streghe.

Triora, il borgo delle streghe

È stata una tragica storia, accaduta alla fine del 1500, a dare a questo borgo medievale il soprannome di “Paese delle streghe”. Alcune donne del posto furono, infatti, accusate di stregoneria, subendo uno dei più celebri processi che si sono tenuti in Italia. Così feroce da trasformare il paese nella “Salem d’Italia”.

Oggi, la storia di Triora rivive anche nel Museo etnografico e della stregoneria aperto nel 2016, che si trova all’ingresso del paese, e che mostra uno spaccato della vita di campagna dei contadini del tempo, dove sono conservati i documenti dei processi e le ricostruzioni degli interrogatori e delle torture alle streghe.

Un luogo dove il tempo pare essersi fermato. Le mura di cinta dell’antico borgo circondano ancora la cittadella e i suoi stretti vicoli che salgono, scendono e si incrociano di tanto in tanto, terminando in piccole piazze o portando all’uscio di qualche portone dove viene raffigurata una strega. Restano ancora visibili i resti delle antiche torri difensive e dell’antico castello, costruito interamente nella roccia sul punto più alto.

A Triora di streghe – almeno apparentemente – non ce ne sono più, ma il borgo ha ideato alcuni itinerari alla scoperta dei luoghi simbolo delle streghe che conducono i numerosi turisti che si avventurano da queste parti alla scoperta di quello che è diventato uno dei Borghi più belli d’Italia e che è stato insignito della Bandiera Arancione.

Ci sono tre itinerari che si possono seguire a Triora, uno artistico, contraddistinto dal colore rosso, uno “curioso” di colore azzurro e uno dedicato ai bambini che è giallo. Seguire il percorso giusto è molto semplice: sui vicoli acciottolati del borgo sono stati apposti degli adesivi circolari che indicano la strada giusta.

Gli eventi magici a Triora

In memoria di questi tragici avvenimenti, è stata istituita una vera e propria festa dedicata alla stregoneria chiamata “Strigora”, che si svolge ogni anno, dal 2001, la prima domenica dopo Ferragosto tra i carrugi dell’antico borgo (quest’anno si è svolta il 20 di agosto).

La manifestazione, sempre diversa, ha comunque lo scopo di rivalutare la figura delle streghe, ingiustamente condannate. Durante la festa non mancano mai il mercatino medievale con prodotti tipici, artigianato, gastronomia, e naturalmente libri su streghe e stregoneria e ogni sorta di strega e streghetta, anche di stoffa.

Da un paio d’anni, inoltre, a inizio settembre, sotto il segno del mistero, si svolge un altro evento magico: “Triora come Hogwarts”. Per due giorni si può vivere la magia in uno dei borghi più belli d’Italia attraverso la saga del maghetto più famoso e amato al mondo. Il 2 e 3 settembre, i professori della scuola di magia più amata del mondo intrattengono tanti piccoli maghi e streghe che animano tutto il paese. L’evento vede lezioni di magia itineranti nei luoghi più misteriosi del borgo, incantesimi e preparazioni di pozioni per i vicoli pieni di mistero.

Il sabato sera, al calar del sole, si svolge una appassionante caccia al tesoro per le vie del borgo, mentre la domenica pomeriggio la caccia prosegue per scoprire tutti i segreti di Triora, tra anagrammi e indovinelli, prove di abilità e duelli di incantesimi.

Se ti è piaciuto il nostro racconto ascolta il podcast: Virgilio e Italia ti guideranno alla scoperta di questo borgo e degli altri cento borghi del cuore scelti da SiViaggia. Se vuoi puoi ascoltare questi podcast anche dalla tua app Alexa, basta attivare la skill dal tuo smarphone e scoprire i più bei borghi d’Italia. Basterà dire “Alexa, apri cento borghi”.

 

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Un rifugio magico nel cuore dell’Alto Adige

L’Hotel Alte Mühle è il luogo perfetto per una vacanza all’insegna del relax e del benessere. Questo piccolo hotel di charme, situato sulle rive del fiume Aurino, nella Valle Aurina, è intriso di storie sorprendenti e soggiornarvi sarà un’esperienza indimenticabile.

Ma cosa rende così speciale questo luogo incantato?

Sicuramente i suoi amorevoli titolari, che rappresentano il valore aggiunto alla bellezza del luogo. Innamorati della montagna e degli ospiti, Sepp e Beatrice incarnano l’autenticità e la passione dell’Alto Adige. Sepp è un esperto alpinista e un appassionato della natura, pronto a guidare gli ospiti nelle vette della Valle Aurina e a svelare i segreti culinari locali. Beatrice, invece, ha lasciato Firenze, la sua città natale per seguire il cuore e realizzare il sogno di avere un albergo tutto suo. Condivide il suo amore per la casa e la cucina con gli ospiti, creando un’atmosfera calda e accogliente.

Hotel Alte Mühle - Alto Adige
Nella foto Sepp e Beatrice, titolari dell’Hotel Alte Mühle

L’Hotel Alte Mühle è gestito con cura e attenzione ai dettagli, garantendo un servizio di alta qualità. Ogni elemento è pensato per regalare emozioni agli ospiti e farli sentire coccolati. Beatrice, Sepp e Sarah si prendono personalmente cura dei clienti, creando un’atmosfera familiare e rendendo il soggiorno davvero unico.

La struttura, un tempo un antico mulino che macinava il grano dell’intera Valle Aurina, offre una cornice suggestiva e incantevole. Ogni angolo dell’hotel sembra uscire da un libro di fiabe, trasportando gli ospiti in un ambiente magico.

La Valle Aurina, con la sua autenticità e varietà, è un vero Eldorado per coloro che amano la natura e vogliono scoprire l’Alto Adige nella sua essenza più pura. Con Beatrice e Sepp come guide, gli ospiti potranno esplorare la regione come veri abitanti del luogo, scoprendo angoli nascosti e vivendo avventure straordinarie.

Se la natura è la vostra passione e avete voglia di vivere un’esperienza unica all’insegna del relax, l’Hotel Alte Mühle è la destinazione perfetta per voi. In questo luogo incantato, le piccole premure si trasformano in vere emozioni.

Lasciatevi coccolare, esplorate i dintorni e vivete un’avventura autentica e sorprendente insieme a Beatrice e Sepp. Non vedete l’ora di essere conquistati dalle meraviglie dell’Alto Adige?

L’Hotel Alte Mühle vi aspetta a braccia aperte. Provate per credere!

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Lago di Fedaia, gioiello tra le Dolomiti

Non hanno certo bisogno di presentazioni le Dolomiti, le fiabesche vette Patrimonio UNESCO, i leggendari “Monti Pallidi” dove vivere appieno l’essenza della montagna e assaporarne l’incredibile atmosfera: sono lo scenario invidiabile di tanti paesini montani, valli verdeggianti e specchi alpini limpidissimi.

Qui non soltanto la natura, ma anche l’uomo ha contribuito a rendere il paesaggio un vero incanto. La dimostrazione? L’emozionante Lago di Fedaia, gioiello tra le Dolomiti di Fassa, al cospetto della Marmolada, un sogno a occhi aperti nato a seguito della costruzione della diga negli anni Cinquanta.

Alla scoperta del Lago di Fedaia, pura emozione

Lo straordinario lago alpino si dona a 2054 metri di quota, all’altezza dell’omonimo valico che unisce la provincia di Trento a quella di Belluno, ovvero la Val di Fassa con l’Agordino.

Ombreggiato dalla Marmolada, occupa quasi del tutto la spianata del Passo Fedaia, nel territorio di Canazei, altrettanto meraviglioso borgo montano in provincia di Trento.

In realtà, possiamo parlare di due laghi: il primo (che è anche il più grande) si è formato con la costruzione della Controdiga di Maria al Lago, alta 60 metri, mentre il secondo, più piccolo, è un bacino naturale nato dopo uno sbarramento morenico.

La diga si può percorrere anche in auto ma per arrivare alla sponda del lago, alle falde della Marmolada, si procede esclusivamente a piedi, lungo un ponte con lo sguardo rivolto sul blu delle limpide acque e il ghiacciaio della montagna.

Inoltre, in zona non mancano vari rifugi per fare piacevoli soste e rilassarsi all’aperto, in un contesto che pare emerso da un dipinto, magari gustando anche una golosa fetta di strudel oppure cremoso yogurt, senza mai perdere di vista i giochi di luce sul Lago di Fedaia.

Da non perdere, inoltre, il “Museo della Grande Guerra 1914-1918“, il Kriegsmuseum, testimonianza del crudo conflitto che si combatté tra le vette che abbracciano la Val di Fassa e, in particolare, sulla Marmolada: al suo interno, si possono vedere cimeli e reperti (ritrovati grazie al progressivo ritiro del ghiacciaio) tra cui uniformi, armi, kit di cucito e di pronto soccorso, una macchina da scrivere “Erika” e piastrine di riconoscimento dei caduti.

Cosa vedere e cosa fare

In un simile paradiso terrestre si potrebbe rimanere per ore a osservare, estasiati, la meraviglia del lago e delle cime cui fa da specchio.

Tuttavia, dal lago partono bellissime escursioni: il sentiero 606, ad esempio, porta dopo circa due ore di cammino al rifugio Pian dei Facconi a 2.626 metri mentre il percorso 601 conduce, in un’ora e mezza, al rifugio Viel del Pan a 2432 metri: da qui, dopo altri venti minuti, si raggiunge il rifugio Fredarola a 2390 metri e poi si scende al Passo Pordoi (2239 metri).

Altro itinerario che inizia dal Passo Fedaia consente di arrivare, invece, al rifugio Gorza (2478 metri) in cima a Porta Vescovo, seguendo il sentiero 698 e camminando per circa un’ora e mezza: volendo, si può proseguire per un’altra ora e mezza fino a giungere al rifugio Padon (2407 metri) e l’omonimo lago nelle vicinanze della “Ferrata delle Trincee” dove visitare le fortificazioni costruite dagli italiani e dalle truppe austro-ungariche durante la Prima Guerra Mondiale.

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Seyðisfjörður, villaggio super pittoresco d’Islanda

L’Islanda è una terra da fiaba, dove la natura è protagonista assoluta e si respira un’atmosfera unica, introvabile da qualsiasi altra parte.

Tra le innumerevoli meraviglie, incastonato come una gemma al cospetto delle maestose montagne e di uno dei fiordi più suggestivi, spicca il villaggio di Seyðisfjörður, considerato il più “pittoresco e delizioso” dell’Islanda orientale, con le case dai vivaci colori e vette innevate punteggiate da cascate straordinarie.

Seyðisfjörður, storia del villaggio dallo “stile islandese”

Anche se esistono prove che il territorio di Seyðisfjörður fosse abitato già all’epoca dei primi insediamenti in Islanda, la cittadina vera e propria venne fondata nel XIX secolo, quando i pescatori norvegesi realizzarono una serie di strutture per la pesca delle aringhe: nel giro di pochi anni, il piccolo centro divenne una città in piena espansione e ricevette lo statuto municipale nel 1895.

La sua economia si fondò a lungo proprio sulla pesca e la portò a diventare la località più prospera dell’est islandese: non a caso, alcuni degli edifici in legno più rappresentativi e affascinanti risalgono proprio a quel periodo e, anzi, alcuni furono “smontati” e portati qui direttamente dalla Norvegia!

In seguito, dopo essere stato base per gli eserciti americano e britannico, il villaggio visse una fase di difficoltà economica a causa della recessione dell’industria delle aringhe.

Oggi, invece, continua a vivere di pesca ma si è affermata anche come una delle tappe principali delle crociere in Islanda e ospita una vivace scena culturale con un centro artistico e una vibrante comunità bohémienne di musicisti, artisti e artigiani.

Cosa vedere nella “perla racchiusa in una conchiglia”

Seydisfjordur, che il poeta Matthias Johannessen definì una “perla racchiusa in una conchiglia”, è una realtà accogliente, ricca di creatività e di storia, abitata da circa 700 persone e appare come una grande e amichevole famiglia.

Il modo migliore per immergersi appieno nella sua tipicità è concedersi una piacevole passeggiata lungo le sue stradine e ammirare l’emozionante natura islandese, le montagne e l’omonimo fiordo tutt’intorno: un’oretta è più che sufficiente per conoscerla a fondo.

Uno dei principali luoghi di interesse è la Chiesa blu, la chiesetta in legno dall’indimenticabile colorazione blu pastello da cui si gode di una vista da cartolina sullo sfondo dei monti, e che ha accanto il Monumento alla valanga del 1996, una delle tante che hanno colpito Seydisfjordur nel corso dei secoli.

Ma non soltanto. I pescatori hanno costruito alcuni degli edifici in legno che compongono l’immagine più iconica del villaggio, ognuno con il suo colore: la casa gialla, la casa rossa, la casa azzurra, quella nera e quella grigia.

Dal centro del paese alla Chiesa Blu incanta poi la “walking street”, un sorprendente “sentiero” di piastrelle multicolori dipinto in omaggio alla bandiera arcobaleno e come simbolo di tolleranza e rispetto.

E poi la stessa strada che conduce a Seydisfjordur è uno spettacolo che non si dimentica, tra le più incredibili d’Islanda: sale dal fiordo, costeggiando il fiume Fjardara, fino al distretto di Herad, a 26 chilometri di distanza attraverso la brughiera di Fjardarheidi. Dopo aver raggiunto un passo in quota, scende lungo la campagna in un susseguirsi di stretti tornanti attorno a colline imbiancate e a una miriade di piccole cascate fino al paese.

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Test: sei mare o montagna?

Il mondo si divide in due: ci sono gli amanti delle vacanze relax, tutte mare, spiaggia e tintarella, e gli appassionati di attività outdoor, tra pedalate e trekking.

Gioca con il nostro speed test e scopri di che vacanza sei.

Quando avrai ottenuto il risultato, possiamo inspirarti con alcuni nostri consigli di viaggio.

  • Se sei “mare“, ti consigliamo di andare alla scoperta delle più belle isole del Mediterraneo. Non solo splendide spiagge lambite da acque cristalline, perché il nostro mare è ricco di meraviglie, naturali o create dalla sapiente mano dell’uomo. Leggi lo speciale QUI.
  • Se, invece, sei più da “montagna“, ispirati leggendo i nostri suggerimenti sulle mete fuori rotta, tra le piccole valli montane poco note al turismo di massa, dove trascorrere vacanze al fresco lontani dalla folla. Trovi lo speciale QUI.

 

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Biglietti aerei alle stelle, ma sta per cambiare tutto

E’ un dato di fatto: il prezzo dei biglietti aerei ha ormai raggiunto picchi vertiginosi. Da tempo le tariffe hanno subito un aumento anomalo, e i dati Istat hanno registrato, a maggio, incrementi medi del 40% su base annua.

Le tratte interne che hanno subito i rincari più di altre? Da Milano e Roma per Venezia, Catania, Palermo e Cagliari.

Soltanto per fare qualche esempio, all’aeroporto di Malpensa, su tutte le tipologie di rotte, sono stati venduti biglietti con prezzi più alti del 61,2% rispetto al 2022 e del 47% nei confronti del 2019.

A Linate, invece, i biglietti hanno registrato un rialzo del 48%, se paragonato con il 2019, sulla rotta per Londra (il rincaro maggiore) e un incremento del 38% per Malta, del 31% per la Spagna e del 29% per la Francia.

Ma sta per cambiare tutto.

Voli sempre più cari: gli interventi

Per fronteggiare l’incessante caro voli e le pratiche commerciali scorrette da parte delle compagnie aeree e rendere accessibili i collegamenti con le isole, sarebbe in via di definizione un intervento normativo, predisposto con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.

Una promessa che il governo intende rendere concreta anche a fronte delle misure urgenti cui sta lavorando da tempo per offrire un paniere di prezzi calmierati, in particolare per i beni di largo consumo, e per, appunto, contrastare le pratiche sleali delle compagnie di volo.

Queste le parole del ministro Adolfo Urso, in prima fila contro gli aumenti indiscriminati delle tariffe: “Le tariffe degli aerei per Sicilia e Sardegna hanno picchi inaccettabili, del 70%. Interverremo a breve“.

A sua volta, il sottosegretario Massimo Bitonci ha sottolineato come durante il periodo di pandemia le compagnie aeree si siano ristrutturate e come, adesso, a seguito del significativo incremento della domanda, abbiamo fatto lievitare i prezzi, in particolare se i biglietti non vengono acquistati con largo anticipo, a discapito di chi deve spostarsi, magari con poco preavviso, per lavoro, salute oppure per motivi di urgenza.

Una significativa stretta sull’algoritmo

Nel caso specifico dei voli, il governo ha in programma di intervenire sul complicato meccanismo degli algoritmi delle compagnie aeree, il quale decide il prezzo dei biglietti per i voli nazionali.

Anche se al momento non è ancora ben chiara la dinamica tecnica della stretta sull’algoritmo, il percorso avviato prosegue in questa direzione.

Non si tratterà, allora, di fissare un prezzo massimo per legge poiché non è consentito, bensì di attuare una forte stretta su tutte quelle dinamiche che portano a un aumento indiscriminato dei prezzi, nella pratica una modifica significativa all’algoritmo.

In discesa il prezzo dei carburanti

Stando a Codacons, ad agosto i prezzi per i voli verso la Sardegna hanno raggiunto il picco di ben mille euro andata e ritorno causando seri problemi per l’estate che potrebbe essere ormai compromessa.

Tuttavia, una buona notizia per quanto riguarda i prezzi arriva invece dai carburanti.

Il ministro Urso ha condiviso che, grazie ai ribassi di questi giorni, il prezzo industriale in Italia (al netto della fiscalità) si attesta in maniera stabile come più basso rispetto a quello della Francia, della Germania e della Spagna.

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Erbonne, il micro borgo alpino è una perla rara

A cavallo tra Italia e Svizzera, c’è un microscopico borgo che pochi conoscono e che merita di essere visitato. Si chiama Erbonne e qui il tempo sembra essersi fermato. Si trova in Val d’Intelvi, in provincia di Como, alle pendici del Monte Generoso sulle Prealpi lariane, la vetta che fa da spartiacque tra i due Paesi, collegati da una stradina ciclopedonale e da un ponte.

Questo piccolissimo villaggio isolato a quasi mille metri di quota, raggiungibile da una strada tortuosa che, d’inverno, con la neve spesso viene chiusa (quando è innevato sembra un vero presepe), conta solamente una decina di abitanti, un po’ italiani e un po’ svizzeri. Il suo isolamento lo caratterizza da sempre.

Un borgo più antico di Roma

La sua storia è antichissima. Il villaggio ha origine preromana e risale a ben 3mila anni fa, precedendo di 300 anni la fondazione di Roma e di mille quella di Como stessa. Proprio da Erbonne passava un’antica strada che, attraversando la Valle del Breggia, nel Canton Ticino, portava in Valle Intelvi e nelle zone settentrionali del Lario, entrambe abitate dai Reti.

Fin dal 1300, Erbonne apparteneva al Ducato di Milano, ma i diritti di possesso dei terreni appartenevano a una famiglia svizzera del piccolo borgo di Scudelatte, che dista solo un chilometro di distanza, raggiungibile ancora oggi attraverso la stradina. Per questo motivo, gli abitanti del borgo non erano tenuti a pagare le tasse italiane divenendo di fatto un piccolo paradiso fiscale. Nell’ultimo secolo, proprio per la sua posizione strategica sul confine, era molto frequente il contrabbando. Negli Anni ’70 fu anche costruita una caserma della Guardia di finanza, che oggi ospita proprio il Museo del contrabbando.

Il borgo di Erbonne oggi

Il micro borgo conta una manciata di edifici e cascine, alcune sostre, che un tempo servivano al ricovero del bestiame, e alcune case di pietra.

Un tempo c’era una scuola, oggi chiusa e trasformata in un’osteria. Resta invece la piccola chiesa, la Chiesa del Sacro Cuore, edificata solo nel XX secolo, aperta solo in alcune occasioni speciali.

Per gli escursionisti, Erbonne è il punto di partenza per passeggiate ed esplorazioni, in particolare delle caverne che si trovano in zona. La più famosa è la Caverna generosa, anche nota come Grotta dell’orso per via dei ritrovamenti di resti di orsi, dove sono stati trovati dei resti di felci risalenti addirittura a 50-60mila anni fa, quando viveva l’Uomo di Neanderthal.

Non lontano dalla grotta si trova anche il Buco della volpe, anche detto Tana di Erbonne, a quota 1.075 metri, ma l’anfratto è di difficile accessibilità, sia perché si trova in un tratto scosceso, sia per le dimensioni ridotte dell’entrata.

Il periodo dell’anno in cui il borgo di Erbonne è più popolato è in occasione della festa patronale del 1° agosto, la Festa di Scudelatte Erbonne, con una sagra, bancarelle gastronomiche e tanta gente che affolla i vicoletti tra le antiche case di pietra.

Questo borgo, insomma, è una piccola gemma nascosta tra i monti lombardi, decisamente poco nota (ed è proprio questo il suo bello), ma che merita di essere visitata, di giorno o di sera, quando le luci dell’abitato trasformano Erbonne in un presepe, d’estate, per le passeggiate o anche d’inverno, quando la candida neve ricopre ogni cosa e il silenzio è assoluto.