Categorie
Arte e cultura Cammini escursioni Itinerario di 5 giorni montagna Parchi Nazionali vacanza natura vacanze avventura Viaggi Viaggi Avventura

Il Cammino del Gran Sasso: tappe, consigli e info

Il Cammino del Gran Sasso è un itinerario escursionistico di 61 km, articolato in 5 tappe, che si snoda tra altopiani, borghi storici e montagne del massiccio più imponente dell’Appennino. Si parte da Campo Imperatore, a oltre 2.100 metri di altitudine, per scendere gradualmente verso alcuni dei luoghi più iconici del Parco Nazionale del Gran Sasso, fino a chiudere il percorso nei pressi di Fonte Cerreto, punto d’arrivo connesso alla partenza tramite la funivia.

Non è un cammino per tutti, ma per chi cerca grande bellezza, silenzio e verticalità, il Gran Sasso sa essere maestoso e generoso. È un cammino adatto a chi desidera attraversare paesaggi vasti e aperti, lontani dai centri abitati, dove l’incontro principale è quello con le creste rocciose, i pascoli e il cielo.

La storia del cammino

Il Cammino del Gran Sasso nasce con l’intento di valorizzare un territorio spesso vissuto solo in chiave alpinistica o sciistica. Questo itinerario si inserisce in una tradizione secolare di pastorizia, spiritualità montana e vita nei borghi in pietra, e oggi permette a escursionisti e camminatori di ripercorrere queste direttrici a piedi, con lentezza.

Il progetto unisce natura e patrimonio culturale, offrendo una rete di sentieri segnati, accoglienze rurali e borghi storici come Castel del Monte, Calascio e Santo Stefano di Sessanio. Il percorso tocca luoghi d’altitudine e scorci tra i più fotogenici del centro Italia, ma lo fa con uno spirito intimo, offrendo ospitalità sobria e autentica, fuori da ogni turismo di massa.

Le tappe del Cammino del Gran Sasso

Tappa 1: Piana di Campo Imperatore – Castel del Monte

(21,9 km, 358 D+, 1153 D-, 6h)

Si parte da Campo Imperatore, uno degli altopiani più vasti d’Europa, spesso definito il “Tibet d’Italia”. Il cammino segue un tratto del Canyon dello Scoppaturo, ambientazione di film come Lo chiamavano Trinità, con scenari mozzafiato tra pascoli e fenditure di roccia. Il tracciato è inizialmente pianeggiante, poi inizia una lenta discesa verso Castel del Monte, borgo fortificato che conserva un’atmosfera arcaica, tra case in pietra e strade acciottolate. È bene partire al mattino presto, poiché il tratto iniziale è esposto e completamente privo d’ombra o punti d’acqua, se non quello alla partenza oppure quelli presso i rifugi Fontari e Racollo.

Tappa 2: Castel del Monte – Rocca Calascio

(9 km, 455 D+, 382 D-, 4h)

Da Castel del Monte si risale verso il Pianoro di San Marco, in un paesaggio che alterna tratti erbosi e massi. La salita è costante ma mai eccessiva, e premia con la vista sulla spettacolare Rocca Calascio, uno dei castelli più alti d’Europa, situato a 1.460 metri. Il tratto finale è su sentiero roccioso, da affrontare con cautela. La vista, una volta arrivati, è senza eguali: a perdita d’occhio, l’intero Appennino centrale.

Tappa 3: Rocca Calascio – Santo Stefano di Sessanio

(5 km, 177 D+. 322 D-, 2h)

Tappa breve, ottima per rigenerare le gambe. Dopo la visita alla rocca e alla chiesetta ottagonale di Santa Maria della Pietà, si scende lungo sentieri erbosi verso Santo Stefano di Sessanio, uno dei borghi simbolo del recupero architettonico in Abruzzo. Questa sezione offre il fascino di una camminata rilassata, tra fioriture spontanee e muretti a secco. Ottimo punto per una sosta lunga, una cena abruzzese e una notte immersa nella quiete più assoluta.

Tappa 4: Santo Stefano di Sessanio – Barisciano

(7 km, 546 D+. 795 D-, 2h 30’)

Il sentiero prosegue dolcemente nella Piana delle Locce, tra vecchi stazzi e alture dolci. È una delle tappe più semplici, adatta per lasciar andare il passo e assaporare la dimensione contemplativa del cammino. Si arriva a Barisciano, paese dalla storia millenaria con il suo castello, la torre civica e le chiese medievali.

Tappa 5: Barisciano – Fonte Cerreto

(17,5 km, 755 D+, 634 D-, 8h)

L’ultima tappa è la più lunga e richiede un buon livello di resistenza. Dopo i primi chilometri tra campi e boschi, si sale lentamente verso le pendici del Monte Ruzza, poi si attraversa il Vado di Sole, un valico erboso da cui si apre una vista strepitosa sulle pareti settentrionali del Gran Sasso. Il tratto finale conduce a Fonte Cerreto, base della funivia che sale a Campo Imperatore e punto conclusivo del cammino.

Indicazioni pratiche per affrontare il cammino

Il Cammino del Gran Sasso è segnalato con segnavia bianco-rossi CAI e con il logo ufficiale del cammino. Tuttavia, la segnaletica non è sempre evidente: è fondamentale scaricare le tracce GPX prima della partenza e avere con sé una mappa topografica.

Gran parte del percorso si svolge tra i 1.200 e i 2.100 metri, quindi è essenziale avere abbigliamento adatto a condizioni variabili: anche in estate, vento e temporali possono comparire all’improvviso. Porta sempre una giacca antivento e uno strato termico, anche se parti col sole.

La disponibilità d’acqua è limitata: le tappe hanno tutte delle fonti d’acqua alla partenza e all’arrivo, ma potresti avere delle difficoltà a trovarla lungo il percorso in alcuni momenti. Porta con te almeno 2 litri d’acqua, specialmente nelle tappe Campo Imperatore–Castel del Monte e Barisciano–Fonte Cerreto.

Le accoglienze sono in B&B, rifugi o alberghi diffusi, spesso a gestione familiare. Si consiglia di prenotare in anticipo, soprattutto nei mesi estivi, perché le strutture sono poche e possono riempirsi facilmente. Non esistono punti tenda autorizzati lungo il percorso.

I rifornimenti alimentari non sono sempre disponibili lungo le tappe: è consigliato portare cibo energetico, frutta secca, panini o snack salati, soprattutto per la prima e l’ultima tappa. Non ci sono bar né negozi a Campo Imperatore: occorre arrivare già equipaggiati.

La credenziale del cammino

La credenziale è il documento che accompagna ogni pellegrino lungo il Cammino del Gran Sasso. Non è solo un ricordo simbolico, ma un vero e proprio strumento di riconoscimento, utile per accedere all’accoglienza dedicata e per raccogliere i timbri tappa dopo tappa, fino al termine del cammino.

È possibile acquistarla prima della partenza, ad esempio presso alcuni punti di accoglienza locali lungo il tracciato. Il suo utilizzo prevede che venga timbrata in ciascuna località significativa, a testimonianza del passaggio e della progressione del cammino.

Alcuni dei luoghi dove è possibile timbrare la credenziale includono:

  • A Castel del Monte, presso strutture ricettive e piccoli esercizi commerciali del centro storico.
  • A Calascio e Rocca Calascio, dove si trovano ristori e B&B con timbro a disposizione dei pellegrini.
  • A Santo Stefano di Sessanio, nel cuore del borgo, in alcune accoglienze e spazi informativi.
  • A Barisciano, presso strutture convenzionate e punti di accoglienza lungo la via.
  • A Fonte Cerreto, punto d’arrivo del cammino, dove è anche possibile ottenere l’ultimo timbro e, su richiesta, ricevere l’attestato finale di completamento.

È consigliato verificare in anticipo la disponibilità dei timbri e gli orari di apertura, soprattutto nei giorni festivi o in bassa stagione. La credenziale rappresenta il filo conduttore dell’esperienza: pagina dopo pagina, raccoglie tracce concrete del passaggio attraverso una delle zone più belle e selvagge dell’Appennino.

Quando partire, perché farlo e a chi è adatto

Il Cammino del Gran Sasso si può affrontare da fine maggio a inizio ottobre, evitando però i periodi più affollati o più caldi come la seconda metà di agosto. Le condizioni ottimali si trovano in giugno e settembre, quando il clima è più stabile, le giornate sono lunghe e la temperatura è gradevole anche in quota.

Il cammino è adatto a escursionisti mediamente allenati, che hanno familiarità con i sentieri di montagna e non temono tratti lunghi o isolati. È ideale per chi cerca un’esperienza a contatto con la natura incontaminata, lontano da ambienti turistici, ma con il conforto di accoglienze autentiche.

È perfetto per chi ama i paesaggi vasti, i silenzi, i cieli aperti e vuole vivere un viaggio interiore fatto di spazi, respiro e lentezza. Non è il cammino giusto per chi cerca comodità a ogni passo, ma lo è per chi sa apprezzare l’essenzialità e la forza della montagna.

Categorie
Alpi escursioni Idee di Viaggio montagna sport invernali vacanza natura vacanze avventura Viaggi Viaggi Avventura Viaggi Relax

Cosa vedere sul Monte Bianco: panorami incantevoli e attività da sogno

Con ben 4805 metri di altitudine, il Monte Bianco si innalza come un colosso silenzioso che domina le Alpi con un’eleganza maestosa. È il “tetto d’Europa”, ma è anche un luogo dell’anima: un punto d’incontro tra la potenza della natura, la storia dell’alpinismo e il desiderio dell’uomo di andare oltre i propri limiti.

In ogni stagione, dona esperienze capaci di incantare e sorprendere: durante l’estate, i sentieri fioriti e le terrazze panoramiche invitano a rigeneranti passeggiate o a sfide verticali, mentre in inverno le vette si ammantano di neve e diventano un paradiso per chi ama gli sport invernali. E poi non mancano villaggi incantati, acque termali, tradizioni millenarie e attività in grado di soddisfare tutte le esigenze.

Meraviglie sospese tra ghiaccio e cielo: cosa vedere sul Monte Bianco

A cavallo tra Italia e Francia, il Monte Bianco è uno dei luoghi più visitati dell’arco alpino. Ogni anno, milioni di visitatori accorrono per ammirarne la bellezza, scalarne le vette o, semplicemente, godere di uno dei panorami più emozionanti d’Europa.

Le Funivie del Monte Bianco

Sospese tra terra e cielo, le Funivie del Monte Bianco non sono soltanto un mezzo di trasporto bensì un’esperienza. La Skyway è un viaggio verso l’infinito, un’ascesa che regala una vista a 360 gradi sulle cime più alte delle Alpi Occidentali. La partenza avviene da Pontal d’Entrèves, a 1300 metri di altitudine, e tappa dopo tappa si sale fino a raggiungere i 3466 metri di Punta Helbronner.

Le cabine ruotano su sé stesse per donare una visione completa delle vette innevate, dei ghiacciai scintillanti, dei sentieri che si arrampicano lungo i fianchi della montagna. Ogni stazione della funivia è un piccolo mondo da esplorare: al Pavillon/The Mountain, a 2200 metri, spiccano un giardino alpino, uno spazio espositivo, una cantina vinicola sospesa tra le nuvole, ristoranti e un parco giochi per bambini.

Moderna stazione di montagna sul monte Bianco

Fonte: iStock

La moderna stazione sciistica sul monte Bianco

E una menzione speciale la merita proprio la cantina vitivinicola più alta del Vecchio Continente: a oltre duemila metri, riposa il Cave du Vin Blanc, un vino valdostano che ha trovato rifugio ai piedi del Monte Bianco per un esperimento davvero singolare. La cantina che lo produce ha infatti deciso di far affinare parte della propria produzione proprio in un luogo estremo, per capire come l’altitudine, le temperature e le condizioni atmosferiche possano influenzare le qualità organolettiche del vino rispetto alla classica maturazione in valle. Il vino nasce da un vitigno autoctono valdostano che ha mantenuto intatta la propria identità nel tempo, senza subire contaminazioni genetiche o adattamenti forzati. È proprio grazie a una simile purezza che il vitigno resiste naturalmente a parassiti che, altrove, costringono l’uomo a interventi aggressivi. Una volta terminato il tour, ci si può spostare nella sala bar per gustare un calice di Cave du Vin Blanc, brindando all’azzurro del cielo.

E poi c’è l’ultima stazione, Punta Helbronner/The Sky, con la terrazza circolare che appare sospesa nel vuoto. Qui la vista si apre su un mondo di ghiaccio e roccia che toglie il fiato. Un bistrot accoglie chi vuole gustare un pranzo ad alta quota, mentre un tunnel pedonale e un ascensore conducono fino al Rifugio Torino, base perfetta per escursioni sul ghiacciaio.

Il Giardino Alpino Saussurea

A 2175 metri di altitudine, su un balcone naturale affacciato sul Monte Bianco, sorge il Giardino Alpino Saussurea: un piccolo paradiso botanico, il più alto d’Europa, dove crescono oltre 900 specie alpine in un ambiente curato e protetto, e danno vita a uno spettacolo sorprendente di colori e forme.

Il giardino prende il nome dalla Saussurea Alpina, pianta rara dedicata allo scienziato Horace-Bénédict de Saussure, che ispirò la prima scalata al Monte Bianco. Visitarlo significa immergersi nel cuore del paesaggio alpino e nelle sue storie: come quella, commovente, della nascita della Stella Alpina, fiore simbolo della montagna e dell’amore eterno.

Il Giardino è raggiungibile sia con la funivia che a piedi, seguendo un sentiero panoramico di 2,5 chilometri. Aperto nei mesi estivi, regala emozioni autentiche agli appassionati di botanica, di fotografia, ma anche a chi vuole godersi un po’ di silenzio e incanto. D’inverno, si trasforma: le ciaspolate sul manto innevato del Campo svelano scenari da sogno.

Sentieri e panorami senza fine: passeggiate e trekking

Intorno al Monte Bianco si snoda una fitta rete di sentieri che soddisfa tutti gli appassionati, dai camminatori alla prima esperienza agli escursionisti più esperti. È un territorio vivo, scolpito dal tempo e dalla natura, che si apre con generosità a chi ha voglia di camminare.

Il Tour du Mont Blanc è uno dei percorsi escursionistici più entusiasmanti di sempre: si sviluppa ad anello attraversando Italia, Francia e Svizzera, e può essere percorso a tappe, pernottando nei rifugi alpini lungo il cammino.

Per chi preferisce itinerari meno impegnativi ma altrettanto suggestivi, le Alte Vie della Valle d’Aosta custodiscono panorami spettacolari sui ghiacciai e sulle cime innevate. Le Balconate del Monte Bianco, invece, si snodano lungo le dolci pendenze della Val Veny e della Val Ferret, così da mostrare vedute indimenticabili sul massiccio.

Non mancano le camminate verso rifugi facilmente accessibili, perfette per le famiglie. Tra queste, il percorso che conduce al Rifugio Torino con la funivia e il tunnel scavato nella roccia, per poi affrontare (con guida e attrezzatura adeguata) un’emozionante escursione sul ghiacciaio. Anche i principianti possono vivere l’avventura, imparando a usare ramponi e ciaspole a seconda della stagione.

Adrenalina, relax e tradizione: le esperienze che completano il viaggio

Escursionismo sul Monte Bianco

Fonte: iStock

Escursionismo sul Monte Bianco

Il Monte Bianco è anche adrenalina, benessere e scoperta. Gli amanti dell’alpinismo trovano qui un vero e proprio eden: vie classiche e nuove sfide attendono chi ha esperienza e voglia di mettersi alla prova, in uno degli scenari più leggendari della storia alpinistica.

Per chi cerca un’emozione in volo, parapendio e speedriding permettono di librarsi sopra le cime, planando su vallate silenziose e paesaggi infiniti. Chi ama le due ruote, invece, può avventurarsi in spettacolari bike tour tra sentieri sterrati, boschi e pascoli d’alta quota.

Ma c’è spazio anche per il relax. Le terme di Pré Saint Didier equivalgono a un’oasi di benessere, tra piscine calde, saune panoramiche e idromassaggi con vista sulle montagne. Un’esperienza rigenerante, perfetta per concludere una giornata all’aria aperta.

E per le famiglie? Ci sono l’area Skyway for Kids, i laboratori nella natura, le passeggiate guidate e tante occasioni per vivere la montagna in modo semplice e divertente. Infine, chi desidera scoprire l’anima del territorio può lasciarsi guidare dai sapori locali: birre artigianali, vini di montagna, piatti tipici valdostani e piccole storie che parlano di radici, memoria e passione.

Categorie
Appennini Borghi cascate montagna primavera vacanza natura Vacanze natura Viaggi Viaggi Avventura

Romagna: tre cascate scenografiche sull’Appennino per i picnic di primavera

C’è chi pensa che la Romagna sia solo riviera, sabbia, mare, trascurando tutto quello che può regalare nel suo sottovalutato entroterra, tra le sue colline e le sue montagne.

Un territorio rurale fatto di boschi e picchi, pascoli e piccoli borghi con ancor più piccole frazioni, tanti torrenti e fiumi che scorrono uno parallelo all’altro, dando origine a una serie di valli incontaminate e autentiche. Una porzione d’Italia che merita di essere esplorata nel corso della bella stagione, perché è punteggiata di piccoli tesori naturali nascosti.

Con l’inoltrarsi della primavera, infatti, torna anche il desiderio di scoperta. Per gli amanti dell’acqua dolce i tempi non sono ancora maturi per un tuffo rinfrescante o qualche bracciata energizzante, ma si possono tornare ad esplorare itinerari acquatici come quelli collegati ad alcune splendide cascate che caratterizzano il territorio montano della Romagna.

La Cascata di Civorio a Spinello

Cascata di Civorio, Romagna

Fonte: iStock

La Cascata di Civorio

La valle del torrente Borello, principale affluente del fiume Savio che scorre a Cesena, è un’area appenninica non particolarmente aspra, ma remota e non particolarmente antropizzata. Un regno di grandi prati e pascoli, boschi e colline.

Uno dei centri abitati più rilevanti di questa valle della Romagna è Spinello, una frazione del comune di Santa Sofia che conta appena 200 residenti. A una decina di chilometri si trova Civorio, frazione del comune di Civitella di Romagna ancora più scarna: una chiesetta, un ristorante, un campo da calcetto e qualche casa sparsa sull’incrocio di una strada provinciale.

Nascosta fra queste due amene località si trova la cosiddetta Cascata di Civorio, che invece è un vero e proprio tesoro di vitalità. La si raggiunge parcheggiando a bordo strada all’ultima curva della Strada provinciale 95 prima di arrivare a Civorio, provenendo da Spinello. Qui un pannello informativo segnala l’inizio del breve sentiero che porta alla cascata, che scende costeggiando un campo coltivato, oltrepassa alcune abitazioni e infine svolta a sinistra, ancora più in discesa, inoltrandosi nella vegetazione sul fianco di un edificio in rovina.

Con una camminata di circa quindici minuti in discesa si raggiunge un’ampia radura ai piedi della maestosa cascata. L’ampio pianoro alberato ai margini del torrente è ben tenuto, con tanto spazio nel verde dove poter trascorrere la propria giornata e imbandire un picnic con i fiocchi nelle belle giornate di primavera e d’estate.

Cascata di Civorio

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata di Civorio è un luogo di grande pace, circondata da una radura alberata

L’arrivo al cospetto della cascata è reso ancora più spettacolare dal fatto che, nonostante se ne oda il rombo, la vista è parzialmente ostruita dagli alberi: quando poi si arriva a vedere tutto il salto, alto una quindicina di metri, è un momento di grande effetto.

La cascata crea un’ampia polla ai propri piedi, oltre la quale il torrente torna ad essere un piccolo corso d’acqua che scorre placido verso valle. Malgrado non sia un luogo particolarmente remoto, si distinguono solo i rumori della natura circostante, regalando momenti di grande relax. In estate il laghetto che si forma ai piedi della cascata viene utilizzato per un tuffo rinfrescante nelle giornate più calde.

La Cascata dell’Alferello ad Alfero

Cascata dell'Alferello, Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

Le dimensioni della persona in cima alla cascata aiutano a capire la magnificenza del salto

Dalle pendici del Monte Fumaiolo, nell’Appennino cesenate, laddove si trova la sorgente del Tevere, sgorga anche un piccolo torrentello: l’Alferello.

Un corso d’acqua dalla vita breve, che in pochi chilometri si esaurisce tuffandosi nel fiume Para, che peraltro regala splendide avventure risalendone il corso dove possibile. Per coloro che amano l’acqua dolce, ma percorsi meno avventurosi la cascata che l’Alferello genera nei pressi del paese di Alfero è uno spettacolo naturale garantito e accessibile a tutti.

La particolarità del torrente, infatti, è che al contrario di molti suoi simili incontra un terreno geologicamente diverso, fatto di roccia estremamente resistente all’erosione, che lo porta a formare piscine naturali e cascatelle. Ad Alfero, nel suo tratto finale, si supera, generando uno spettacolare salto di oltre 30 metri con un ampio fronte.

Cascata dell'Alferello

Fonte: Lorenzo Calamai

È praticamente impossibile non trovare la Cascata dell’Alferello

La Cascata dell’Alferello costituisce un’attrazione piuttosto conosciuta in Romagna e pertanto è ben segnalata dalle indicazioni stradali che dal paese di Alfero conducono a un ampio parcheggio. Da qui si imbocca il comodo sentiero in leggera discesa, riparato fra le fronde del bosco, seguendo se necessario le tracce bianche e rosse dei segnavia CAI.

In circa quindici minuti di discesa si raggiunge la maestosa cascata, che si può esplorare sia da sopra, dove si può accedere anche a un’ampia zona attrezzata con tavolini per il picnic, che arrivando ai suoi piedi con un ultimo tratto di sentiero più ripido. Dalla base della cascata, inoltre, ci si può avventurare un po’ più a valle, dove il torrente ha scavato ampie piscine naturali che diventano balneabili nella stagione più calda.

La Cascata dell’Acquacheta a San Benedetto in Alpe

Cascata Acquacheta

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata dell’Acquacheta in estate

Più vicino al confine dell’Emilia Romagna con la Toscana, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, uno splendido luogo per godersi un picnic di primavera è la Cascata dell’Acquacheta a San Benedetto in Alpe.

Si tratta di un salto generato dall’omonimo torrente dalle caratteristiche estremamente scenografiche: l’acqua cade per circa 70 metri tra pareti rocciose inclinate, in un contesto montano e boscoso.

Raggiungere la cascata è meno semplice che nei due casi precedenti: qui si deve affrontare una vera e propria escursione in montagna, lunga circa quattro chilometri. Si tratta di un percorso ben mantenuto, agevole e alla portata di tutti, ma al quale dedicare buona parte della giornata.

Per chi tiene di più a una giornata rilassante, il torrente Acquacheta offre comunque uno spazio perfetto: a pochi minuti dal centro di San Benedetto in Alpe un’ampia ansa del corso d’acqua è corredata da un’area attrezzata con tavoli da picnic perfetta per le famiglie con bambini piccoli.

Lungo il sentiero che porta alla cascata, inoltre, si trovano due piccoli bivacchi con vicini altri tavoloni in legno, perfetti per una sosta o per un picnic all’ombra, accompagnati dal cullante sciabordio delle acque su una piccola curva del torrente.

I più audaci invece possono proseguire fino ad arrivare allo splendido punto panoramico che permette di ammirare tutto lo scenografico splendore della grande cascata, che fu peraltro cantata anche da Dante nella Divina Commedia. Una volta giunti al belvedere, il sentiero prosegue per qualche altro centinaio di metri fino ad arrivare ad un ampio spiazzo con un’altra cascata, la Cascata del Levane, affluente dell’Acquacheta. Attorno tantissimo spazio per godersi la giornata immersi nella natura, prima di rimettere lo zaino in spalla e tornare al punto di partenza.

Categorie
Arte e cultura estate Idee di Viaggio mare Mediterraneo montagna spiagge Viaggi Viaggi Relax

Dove andare a giugno: tra spiagge da sogno poco affollate e vette maestose

Con giugno diamo ufficialmente inizio all’estate, ai viaggi tra le migliori località di mare e di montagna e a quel briciolo di spensieratezza di cui tutti abbiamo sicuramente bisogno. Dove andare? La scelta sarà influenzata da diversi fattori, dal desiderio di visitare i grandi classici, magari sulle coste del Mediterraneo, alla voglia di esplorare luoghi meno conosciuti che permettono di evitare le folle tra le strade, sulle spiagge o lungo i percorsi di trekking.

Abbiamo creato una selezione su dove andare a giugno per ispirarvi, consigliandovi tutta una serie di destinazioni diverse raggiungibili dai principali aeroporti italiani, fornendovi anche una panoramica sui costi dei voli.

Croazia, isole e parchi naturali

Il mese di giugno è perfetto per volare in Croazia perché le temperature non sono ancora troppo elevate, permettendovi di scoprire i centri storici delle città più belle senza soffrire la classica calura estiva. Inoltre, considerando che questo è l’inizio dell’alta stagione, in determinate zone potreste essere fortunati e godervele senza troppa folla, sia che si tratti di trovare il proprio spazio sulla spiaggia dove stendere l’asciugamano che sui traghetti per raggiungere le isole.

La Croazia ha tutto per tutti i gusti: se la raggiungete in auto dall’Italia, potreste scoprire la penisola istriana con le sue città storiche quali Pula/Pola o Rovigno, e con i suoi parchi naturali dove nuotare in calette dalle acque turchesi, come quello di Premantura. Se invece atterrate all’aeroporto di Zara, noleggiate un’auto e regalatevi un road trip per scoprire anche i dintorni, come il parco nazionale di Plitvice con le sue cascate.

Provenza, spiagge e campi di lavanda

Anche in Provenza, tra le regioni più amate della Francia, si respira un’atmosfera particolare durante il mese di giugno. L’estate si comincia ad assaporare con i profumi emanati dai campi di lavanda, ma anche con i primi tuffi nelle acque turchesi della costa. Nel vostro itinerario consigliamo di inserire un mix di cittadine caratteristiche, lavanda e spiagge, da Aix-en-Provence, la città di Cezanne, alla più grande Nizza. Per quanto riguarda le spiagge, seppur la loro abbondanza possa rendere difficile la scelta, consigliamo Plage des Marinieres a Villefranche-sur-Mer, Paloma Beach a Saint-Jean-Cap-Ferrat e Plage de Sylvabelle a La Croix Valmer.

E non è finita qui: la Provenza è anche il paradiso del turismo attivo e, se durante i vostri viaggi siete soliti portare anche delle scarpe da trekking, suggeriamo di fare tappa nell’area dei Calanchi o nelle Gole du Verdon.

Grecia, le isole dove atterrare con facilità

Mykonos e Santorini saranno le più amate della Grecia, ma con oltre 200 isole abitate sparse tra il Mar Egeo, il Mar Mediterraneo e il Mar Ionio, ci sono molte altre mete da raggiungere, alcune anche ben collegate con l’Italia grazie alla presenza di un aeroporto. In totale, le isole greche dotate di un aeroporto sono 13 e alcune di queste sono ancora poco turistiche, come Lefkada, con la sua atmosfera tranquilla, le spiagge bellissime e i villaggi senza tempo.

Se invece cercate un’isola famosa, il mese di giugno potrebbe essere il periodo ideale per volare su Zante, nota anche come Zacinto. Qui vi godrete una vacanza all’insegna delle spiagge mozzafiato, come la famosa Spiaggia del Relitto, di un’atmosfera cosmopolita e di villaggi autentici situati nell’entroterra.

Vista aerea della spiaggia di Navagio a Zacinto

Fonte: iStock

La spiaggia di Navagio a Zacinto

Kirghizistan, alla scoperta delle sue montagne

Con i suoi territori montuosi e le avventure ad alta quota, il Kirghizistan è la destinazione estiva perfetta dove andare a giugno per chi è alla ricerca di una vacanza all’insegna del turismo attivo. Il vostro itinerario di viaggio sarà ricco di trekking su grandi passi di montagna, escursioni a cavallo alla scoperta di vasti laghi alpini e soggiorni tra i pascoli ad alta quota dentro iurte tipiche.

Tra le mete più amate ci sono le innevate montagne di Tien Shan, che dominano lo spettacolare paesaggio del Paese. Si estendono per oltre 2.500 chilometri attraverso Cina, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan e rappresentano un universo di creste, valli e nodi orografici.

Corsica, perfetta per un viaggio on the road

La Corsica, isola incantevole nel cuore del Mediterraneo, racchiude l’essenza delle migliori vacanze estive europee. Un mosaico di paesaggi mozzafiato, dalle vette maestose alle baie di un blu intenso, passando per villaggi pittoreschi e una miriade di delizie culinarie, da scoprire con un indimenticabile viaggio on the road. Tra le tappe più belle da inserire nel vostro itinerario ci sono sicuramente Ajaccio, Bonifacio, arroccata su alte scogliere affacciate sul mare, l’isola di Lavezzi, Porto Vecchio e i Calanques de Piana.

Perù e gli splendori di Machu Picchu

Giugno è il mese ideale per visitare il Perù e Machu Picchu, tra le destinazioni turistiche più amate al mondo. Situata tra le nuvole, in alto tra le montagne peruviane, l’antica città Inca è un luogo maestoso che emoziona chiunque la veda. In questo periodo dell’anno, il clima è secco e la luce è perfetta e, per provare a battere i gruppi turistici, consigliamo di alzarvi all’alba e di godervi il sorgere del sole: un momento che difficilmente dimenticherete.

Il resto del viaggio dedicatelo agli altri luoghi incredibili del Perù, come l’Amazzonia, dove la stagione secca comincia proprio nel mese di giugno, diventando il periodo perfetto per esplorare i paesaggi incredibili della foresta pluviale. Non dimenticate di fare tappa a Lima, la capitale, per respirare il mix di cultura europea e sudamericana, tra antichi edifici coloniali, imponenti grattacieli e una vivace scena gastronomica.

Lama a Machu Picchu

Fonte: iStock

Due lama a Machu Picchu

Sicilia, spiagge, street food e cultura

Per evitare le temperature troppo elevate, giugno rappresenta il mese ideale per scoprire la Sicilia. Crocevia culturale e meta gastronomica d’eccellenza, l’isola si mostra al suo meglio in questo periodo dell’anno, indipendentemente da quale costa scegliate. Chi è interessato al suo passato, non può saltare tappe come gli antichi monumenti ellenici e romani di Agrigento, Siracusa e Taormina, oltre che il palazzo normanno di Palermo e la vicina cattedrale di Monreale.

Un viaggio in Sicilia non è completo senza l’aspetto gastronomico che riflette alla perfezione la sua mescolanza culturale. Assaporate le specialità di pesce e gustate le migliori delizie legate allo street food, come gli arancini, i cazzilli e pane e panelle.

Albania, spiagge idilliache e festival

L’Albania vanta spiagge talmente belle da essere paragonabili alla vicina Grecia e, seppur la sua popolarità stia crescendo (insieme ai prezzi), resta ancora una meta alternativa dove andare a giugno. Una volta atterrati all’aeroporto internazionale situato nella capitale Tirana, noleggiate un’auto e andate alla scoperta della sua costa, senza rinunciare, se interessati, a guidare attraverso le montagne che in questo periodo offrono diversi percorsi da trekking.

Inoltre, se per voi estate è anche sinonimo di festival, in Albania viene organizzato uno dei migliori d’Europa, proprio sulla sua riviera: il Kala Festival. In programma dal 4 all’11 giugno 2025 a Dhërmi, offre una combinazione perfetta tra un festival musicale e una vacanza al mare.

Slovenia, tra laghi e montagne

La Slovenia è uno dei Paesi che, anno dopo anno, attira sempre più visitatori durante i mesi estivi. Ecco perché il mese di giugno è ideale per non farsi largo tra la folla visitando alcuni dei suoi luoghi più belli, come il fiabesco Lago di Bled. Se invece state cercando delle mete meno conosciute per essere a contatto con la natura, vi consigliamo il Parco Nazionale del Triglav, l’unico parco nazionale del Paese: prende il nome dalla vetta più alta, il Triglav, alto 2.864 metri, e copre la maggior parte delle Alpi Giulie.

Oppure, potete raggiungere Velika Planina, il più grande villaggio di pastori d’Europa. L’altipiano, che può essere raggiunto sia con la funivia che a piedi, permette di godere di un paesaggio unico, di soggiornare in alloggi particolari e di provare le specialità locali, una su tutte il formaggio. Qui, infatti, pascolano tante mucche che, da generazioni, rappresentano la risorsa primaria di questa zona.

Velika Planina in Slovenia

Fonte: iStock

Il villaggio di pastori a Velika Planina

Quali sono i prezzi dei voli per partire a giugno

Per aiutarvi a pianificare il vostro viaggio, oltre a consigliarvi le mete dove andare a giugno, abbiamo fatto anche una ricerca relativa ai prezzi dei voli per raggiungerle. In questa tabella troverete il costo medio dei biglietti per i voli (andata e ritorno) in partenza dai principali aeroporti italiani.

Milano Malpensa Roma Fiumicino Napoli Palermo Bologna Venezia
Croazia (Zara) 40€ 40€ 100€ 100€ 40€ /
Provenza (Nizza) 170€ 50€ 100€ 100€ 90€ (Marsiglia) 100€
Grecia (Zante) 140€ 120€ 160€ 250€ 350€ 350€
Kirghizistan (Biskek) 500€ 500€ 500€ 520€ 530€ 530€
Corsica (Ajaccio) / 300€ / / / /
Perù (Cuzco) 1.200€ 1.200€ 1.200€ 1.400€ 1.400€ 1.800€
Sicilia (Palermo) 160€ 70€ 90€ / 130€ 160€
Albania (Tirana) 80€ 60€ 90€ 130€ 40€ 40€
Slovenia (Lubiana) 170€ 350€ 250€ 250€ 300€ 300€

 

Categorie
Alpi Arte e cultura montagna Notizie Viaggi Viaggi Avventura

Bandiere Nere sulle vette alpine: 9 “cartellini rossi” a luoghi da sogno

Come ogni anno Legambiente torna ad occuparsi di turismo sostenibile sulle Alpi e per il 2025 si concentra molto su quelli che sono gli esempi virtuosi assegnando ben 19 nuove Bandiere Verdi mostrando come l’impegno per promuovere una modalità di viaggio più green sia possibile; al tempo stesso vengono ancora assegnate delle Bandiere Nere per alcuni luoghi che tramite decisioni o progetti compromettono l’ambiente alpino.

Bandiere Nere 2025

Confrontando il report Bandiere Verdi e Nere del 2024 con quello di quest’anno si nota un andamento decisamente positivo: Legambiente incorona 19 nuovi luoghi con Bandiere Verdi portando il totale a 302. Le buone notizie riguardano anche le Bandiere Nere: sono solo 9 i “cartellini rossi” assegnati alle amministrazioni che attraverso il loro comportamento hanno contribuito ad impattare negativamente sull’ambiente montano. Il totale delle Bandiere Nere sale così a 248 segnando un trend comunque positivo; negli ultimi anni il numero di assegnazioni è fortemente calato.

Le Bandiere Nere non sono semplici bocciature: rappresentano casi emblematici di cattiva gestione del territorio, cementificazione selvaggia, opere inutili o dannose, e spesso dimostrano una visione miope del futuro della montagna. A spiccare nel report 2025 è il Friuli-Venezia Giulia, che da solo si aggiudica 3 segnalazioni. Seguono, con una bandiera ciascuno: Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Veneto.

Friuli Venezia Giulia

Con tre bandiere nere, il Friuli-Venezia Giulia è la regione che ottiene il numero più alto delle Bandiere Nere; ecco quali:

  • Assessorato alle Risorse agroalimentari e forestali. È mancata una pianificazione seria della viabilità, che ha portato a nuove strade in zone fragili e naturali;
  • Consorzio di Bonifica Pianura Friulana. Ha ignorato soluzioni alternative alla costruzione di una condotta idrica che impatta sul sistema idraulico del Ledra-Tagliamento;
  • Giunta Comunale di Trieste. Responsabile del progetto della contestatissima cabinovia Porto–Carso, sostenuta con finanziamenti pubblici, che mette a rischio un’area protetta.

Piemonte

Una sola ma significativa bandiera per il Comune di Groscavallo in provincia di Torino, che insiste nel voler costruire un’infrastruttura in un vallone di grande valore paesaggistico, per servire un alpeggio abbandonato. Un’opera giudicata inutile e pericolosa in un’area a rischio idrogeologico.

Trentino-Alto Adige

Una bandiera nera per la ASUC di Fisto e la Commissione Tutela del Paesaggio di Trento, per l’approvazione di un Après-ski bar a Madonna di Campiglio, in un’area naturalisticamente pregiata, a due passi dal Parco Adamello Brenta. Un caso di “turismo a tutti i costi”. Nel comune di Predoi in provincia di Bolzano il sindaco e il consiglio comunale si oppongono con costanza alla nascita del Parco naturale Vedrette di Ries-Aurina. Una posizione che contrasta con le politiche europee per la tutela della biodiversità e blocca la protezione di un’area preziosa.

Madonna di Campiglio Bandiere Nere Legambiente 2025

Fonte: iStock

Madonna di Campiglio ottiene una Bandiera Nera

Valle d’Aosta

Nel mirino è finito il comitato regionale per la gestione venatoria. La bandiera nera arriva per un approccio “da Far West” nella gestione della fauna selvatica, in particolare nella caccia alla volpe, che mina gli equilibri degli ecosistemi.

Veneto

Ultima Bandiera Nera del 2025 va a Cortina d’Ampezzo che la riceve per la cabinovia Apollonio–Socrepes, un progetto dall’impatto ambientale pesante nel cuore delle Dolomiti, in un contesto già fortemente urbanizzato e fragile.

Categorie
Alpi Arte e cultura Curiosità montagna Viaggi Viaggi Relax

In queste gemme alpine sventolano le Bandiere Verdi: il trionfo del turismo sostenibile

Il cambiamento climatico è qualcosa con cui ormai abbiamo a che fare ogni giorno e ad occuparsene con particolare attenzione è Legambiente che da anni assegna le Bandiere Verdi, un titolo che funge da riconoscimento per la zona dell’arco alpino. In contrasto netto con le Bandiere Nere che invece determinano i luoghi in cui qualcosa non ha funzionato, le Bandiere Verdi nel 2025 crescono con 19 nuovi luoghi premiati, portando il totale a 302.

Bandiere Verdi 2025

Le Bandiere Verdi del 2025 sono state assegnate distribuendosi su varie regioni del territorio alpino: in Italia a conquistare le 19 nuove premiazioni sono territori del Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria. Rispetto all’edizione 2024 il numero di riconoscimenti è notevolmente aumentato, una tendenza positiva che evidenzia un forte segnale di cambiamento. Interessante notare che, in perfetta linea con il trend, anche il riconoscimento delle Bandiere Nere si è arrestato persino segnando una lieve diminuzione.

Piemonte

Il Piemonte conquista ben quattro Bandiere Verdi, segno di una montagna che non solo resiste, ma si reinventa. A Pinerolo, il Consorzio Turistico dimostra che fare squadra paga, unendo pubblico e privato per valorizzare un territorio ricco ma spesso trascurato. A Ostana, la cooperativa VISO A VISO trasforma il patrimonio pubblico in impresa comunitaria, creando lavoro e visioni condivise. La CSA CRESCO in Val Varaita porta avanti un’agricoltura dal volto umano, sostenibile e solidale. Infine, La Serra nel torinese lotta per salvare i boschi dall’abbandono, riscrivendo il futuro di un paesaggio in pericolo.

Friuli Venezia Giulia

Anche il Friuli si aggiudica quattro vessilli verdi, premiando chi sa innovare senza dimenticare le radici. A Clavais, la gestione comunitaria del territorio tutela il patrimonio culturale locale. L’associazione Casa Alexander Langer porta cultura e dialogo nei luoghi dimenticati. I giovani di Oplon, invece, riportano vita alla Val Tramontina con eventi e recupero urbano. E grazie a decenni di lavoro scientifico, il Progetto Lince Italia ha reso possibile il ritorno della lince nelle Alpi Orientali.

Lombardia

Tre i riconoscimenti per la Lombardia. In valle di Scalve, il CAI locale ha creato un percorso che unisce storia, natura e tradizione siderurgica. A Morbegno, il progetto Alpha Skills guida i ragazzi tra scuola e futuro sostenibile. E sempre in Valtellina, l’azienda Raetia Biodiversità Alpine custodisce sementi rare, proteggendo la ricchezza genetica delle montagne.

Morbegno ottiene la Bandiera Verde

Fonte: iStock

Morbegno in Valtellina conquista la Bandiera Verde di Legambiente

Veneto

Il Veneto brilla con tre Bandiere Verdi. L’associazione EQuiStiamo APS e il comitato per il torrente Vanoi si battono per l’acqua come bene comune, costruendo alleanze tra valli e pianura. Il rifugio Vallorch, nel cuore del Cansiglio, è un laboratorio di educazione ambientale immerso nella natura. Infine, la cooperativa Cadore – Dolomiti mostra come ambiente e inclusione sociale possano andare a braccetto.

Trentino-Alto Adige

Il Trentino riceve due riconoscimenti. Le ASUC di Sopramonte, Baselga del Bondone e Vigolo Baselga sono un esempio virtuoso di gestione collettiva dei beni comuni, dai boschi ai pascoli. Sull’altopiano di Piné, invece, il comitato locale veglia sui laghi e i loro ecosistemi, unendo cittadini e istituzioni per proteggerli dal degrado. Nel cuore delle Dolomiti gardenesi nella zona dell’Alto Adige, il gruppo NOSC CUNFIN si batte per difendere paesaggi unici come i Piani di Cunfin e la città dei sassi da speculazioni e cementificazioni; una Bandiera Verde che vale quanto un intero paesaggio salvato.

Liguria

In Liguria, una sola Bandiera Verde, ma significativa: premiato il parco del Beigua, che coniuga sostenibilità e turismo responsabile, dimostrando che un altro modo di vivere e gestire la montagna è possibile.

Valle d’Aosta

Una voce autentica riceve il riconoscimento in Valle d’Aosta: è quella di Marzia Verona, pastora e scrittrice, che ha scelto di raccontare le vite, le sfide e la bellezza di chi abita le vette, diventando testimone diretta del mondo alpino.

Categorie
Alpi Curiosità Europa montagna Viaggi Viaggi On the Road

Viaggi in auto, le regole più strane in giro per l’Europa

Andare alla scoperta dell’Europa in auto è un’esperienza da sogno: strade che si arrampicano sulle Alpi, costiere lambite dal mare e villaggi da fiaba.

Ma oltre alla bellezza del paesaggio, c’è un lato curioso (e a volte bizzarro) da conoscere: le regole stradali. Alcune sono talmente insolite da sembrare uno scherzo. E invece no.

Sapere cosa ci si può aspettare non solo aiuta a viaggiare in sicurezza, ma salva anche da multe e inconvenienti.

Limiti di velocità insoliti

In Germania, l’Autobahn è leggendaria. Su alcuni tratti si può spingere il motore quanto si vuole, senza limiti. Ma attenzione: basta uno sbalzo di segnaletica per ritrovarsi improvvisamente in una zona con limiti rigidissimi. La libertà, qui, va presa con cautela.

Altro scenario in Norvegia, dove il concetto di “alta velocità” è rivisitato in chiave slow. Il limite massimo consentito, anche in autostrada, è di appena 110 km/h. Può sembrare poco, ma la scelta è motivata da una profonda attenzione alla sicurezza e al rispetto dell’ambiente.

Regole di parcheggio stravaganti

Trovare un parcheggio in una capitale europea è già di per sé una sfida. Se poi ci si mettono le regole stravaganti, l’impresa si complica. A Parigi, ad esempio, si può parcheggiare sul lato sinistro della carreggiata solo nelle strade a senso unico. Non è un dettaglio da poco, e chi non lo sa rischia multe o discussioni.

In Spagna, invece, alcune città adottano un sistema rotante: il lato su cui si può parcheggiare cambia ogni mese. Se si sbaglia lato, la multa è assicurata (e in certi casi, anche il carro attrezzi).

Requisiti “strani” per i veicoli

Ogni Paese ha le sue esigenze. In Francia, è obbligatorio portare a bordo un etilometro. Anche se non sempre vengono fatti controlli, la sua presenza è richiesta dalla legge.

In Italia, se si sta per entrare in un centro storico, occorre controllare bene: molte città hanno le famose ZTL, le Zone a Traffico Limitato. Serve un permesso speciale per accedere, e le telecamere non perdonano.

Luci accese e clacson con moderazione

In Svezia, la luce è una costante: i fari devono essere accesi sempre, giorno e notte, con qualsiasi condizione meteorologica. Un’accortezza pensata per aumentare la visibilità e ridurre gli incidenti.

Al contrario, a Cipro il “silenzio è d’oro”. Qui il clacson è da usare solo in caso di emergenza. Suonarlo per impazienza o abitudine può costare caro, perché disturba la quiete dell’isola e viene punito con multe.

Animali con la precedenza

In alcuni Paesi europei, non sono solo le persone a ususfruire della strada. In Svizzera, è comune imbattersi in mucche o pecore che attraversano la carreggiata. La regola è chiara: ci si ferma e si aspetta. Non rispettarla può avere conseguenze gravi, anche legali.

In Portogallo, invece, si deve prestare attenzione ai cinghiali. In molte zone boschive vi sono cartelli che segnalano il loro possibile passaggio. Essere pronti a frenare può fare la differenza tra un imprevisto e un grave incidente.

Alcol: da zero a tolleranza (quasi) zero

Le regole sul consumo di alcol alla guida cambiano molto da Paese a Paese. In Polonia, per esempio, il limite è tra i più severi: 0,02% di tasso alcolemico. Praticamente zero. Anche un bicchiere può bastare a superarlo, quindi la scelta migliore è non bere affatto.

Nel Regno Unito il limite è più alto, 0,08%, ma non per questo si può prendere alla leggera: le sanzioni sono dure, tra multe salate e il rischio di finire in prigione.

Cartelli stradali che narrano storie

Vi sono poi segnali che fanno sorridere, altri che raccontano una cultura. In Islanda, ci si può imbattere in cartelli che avvertono della presenza di elfi e troll. Non sono indicazioni “tecniche”, ma fanno parte della magia del luogo.

In Norvegia, al contrario, i cartelli con raffigurazioni di alci sono tutt’altro che folkloristici: gli animali sono davvero un pericolo reale per chi guida, soprattutto durante le ore notturne.

Categorie
Arte e cultura Europa Islanda montagna Posti incredibili Viaggi Viaggi Avventura

Anche l’Europa ha le sue montagne arcobaleno: benvenuti nel Landmannalaugar

Se si pensa all’Islanda, oltre alla capitale, viene in mente una terra di ghiacciai e paesaggi mozzafiato. Non molti sanno però che qui, all’interno della riserva naturale di Fjallabak, sorgono le montagne arcobaleno d’Europa. Visitare il Landmannalaugar regala paesaggi da sogno ma è importante arrivarci preparati poiché i sentieri e il percorso sono accessibili solo con auto 4×4 e per alcuni periodi dell’anno.

Perché le montagne del Landmannalaugar sono colorate

A circa 180 chilometri da Reykjavik, in Islanda, si trova il Landmannalaugar, una regione montuosa in cui il paesaggio naturale non è quello tradizionale con lava e iceberg: qui le montagne sono arcobaleno e sfoggiano tantissime sfumature cromatiche che lasciano i visitatori a bocca aperta. La meta ha un itinerario di circa 55 chilometri che permette di esplorare alcuni paesaggi di una bellezza primordiale. Da non perdere anche le sorgenti termali naturali ai piedi delle montagne, in cui l’acqua calda regala un vero trattamento benessere rigenerante oltre ad una vista wow per il loro colore turchese intenso.

Le montagne del Landmannalaugar non hanno il soprannome di montagne arcobaleno per caso: svettanti 600 metri sul livello del mare, possiedono una palette che vira dal verde all’ocra, passando poi per grigio, bianco e rosso. Sembrano quasi dipinte a pennellate, una vera meraviglia. Tutto ciò è dovuto alle rocce che nella loro composizione contengono riolite, ovvero una lava in cui la percentuale di minerali è molto alta e ha regalato queste gradazioni di nuance suggestive.

Il punto di partenza per i trekking è il rifugio Landmannalaugar da cui parte il Laugavegurinn, ovvero il sentiero che conduce alle sorgenti termali. Non tutti i percorsi sono impossibili e troppo impegnativi, ne esistono di brevi: è importante informarsi prima di intraprendere il sentiero per individuare quello più adatto alle proprie abilità. Dopo aver raggiunto le sorgenti termali se si ha ancora fiato si può proseguire verso la montagna multicolore Brennisteinsalda, dove depositi di zolfo e bocche fumanti regalano un paesaggio unico al mondo.

Landmannalaugar montagne arcobaleno

Fonte: iStock

Le suggestive montagne arcobaleno nel Landmannalaugar

Dove si trovano e come arrivare nel Landmannalaugar

Le splendide montagne arcobaleno del Landmannalaugar si trovano in Islanda e più precisamente all’interno della riserva naturale di Fjallabak. Conosciuta per i paesaggi da sogno e i tanti colori, le si raggiungono seguendo le indicazioni per il campo di lava di Laugahran e sono visitabili solo per pochi mesi all’anno (in genere da metà giugno a metà settembre). La destinazione, perfetta per gli amanti del trekking, richiede una camminata intensa e non troppo semplice, ma alla vista merita.

Consigliamo di percorrere la strada da Reykjavik che dista circa 180 chilometri dotandosi di un’auto 4×4 con serbatoio pieno per affrontare il lungo tratto dove non è semplice incontrare distributori di benzina. Per chi preferisse utilizzare i mezzi pubblici, nel periodo da giugno a ottobre circa è possibile usufruire degli autobus di linea che conducono al rifugio da cui poi partono i sentieri di trekking per esplorare la zona.

Tra piscine geotermali, percorsi trekking da sogno e una palette cromatica di tutto rispetto, le montagne del Landmannalaugar raccontano una delle pagine più autentiche e caratteristiche dell’Islanda.

Categorie
Arte e cultura Dolomiti Idee di Viaggio Laghi montagna Trentino Alto Adige turismo enogastronomico Viaggi Viaggi Relax

Cosa vedere in Alto Adige, un sogno a occhi aperti tra laghi e Dolomiti

C’è un nome che, al solo pronunciarlo, risveglia immagini di paesaggi maestosi, di vette alpine che sembrano sfidare il cielo e di dolci colline ricamate da filari di vigneti a perdita d’occhio; un luogo dove il sole splende per oltre 300 giorni all’anno e le Dolomiti, Patrimonio UNESCO, vegliano su terre generose da cui nascono prodotti d’eccellenza quali mele succose, vini pregiati e speck dal profumo inconfondibile.

È l’Alto Adige, terra amata e sognata dai viaggiatori di tutta Europa, dove le radici profonde della storia si incontrano con l’energia frizzante dell’innovazione e del design contemporaneo. Scopriamo insieme le tappe che non si possono assolutamente perdere.

Lago di Braies

Nel cuore delle Dolomiti e nell’abbraccio della Croda del Becco, a 1494 metri di altitudine spicca il Lago di Braies dalle sfumature turchesi, uno dei luoghi più affascinanti e amati dell’Alto Adige.

Con una superficie di 31 ettari e una profondità massima di 36 metri, si adagia placido nell’estremità settentrionale del Parco Naturale di Fanes-Senes-Braies, a dominio della Valle di Braies nell’Alta Pusteria.

D’estate, il sentiero che ne delimita il perimetro regala rigeneranti passeggiate immerse nel silenzio interrotto soltanto dal fruscio dei rami e dal battito d’ali degli uccelli. Ma è d’inverno che il lago si trasforma davvero: quando la neve cade abbondante e il ghiaccio ricopre la sua superficie, il paesaggio si tramuta in un sogno bianco e camminare lungo le rive innevate diviene un’esperienza che sa di fiaba.

I giardini di Castel Trauttmansdorff

A Merano la natura sfoggia tutto il suo splendore ai Giardini di Castel Trauttmansdorff, un angolo di paradiso dove ogni anno centomila fiori sbocciano in un tripudio di colori che inebria i sensi.

A pochi passi dal centro della cittadina termale, i giardini si estendono su dodici ettari, accarezzati da un clima mite che consente l’incredibile convivenza tra palme mediterranee e piante alpine. Ad aprile, un tappeto di violette e tulipani, tra cui spicca la rara “Tulipa Trauttmansdorff“, accoglie i visitatori con profumi dolcissimi e colori vividi. Le magnolie si aprono come nuvole rosa, gli oleandri ondeggiano lievi al vento, i salici piangenti e i cipressi rievocano storie adi altri tempi.

Percorrendo i sette chilometri di sentieri che si snodano tra i giardini del sole, i boschi del mondo, i giardini acquatici e terrazzati e i paesaggi dell’Alto Adige, ci si sente trasportati in una dimensione altra. E dove l’imperatrice Sissi amava passeggiare, si può scoprire persino un olivo di sette secoli proveniente dalla Sardegna.

Come se non bastasse, il regno sotterraneo delle piante svela, in un percorso scavato nella roccia, i misteri nascosti nel ventre della terra. I più piccoli, intanto, possono perdersi nell’allegria del mondo degli animali, tra pecore ungheresi, caprette nane, conigli e pavoni dalle piume iridescenti.

Piramidi di terra del Renon

Piramidi di terra del Renon

Fonte: iStock

Favoloso panorama delle Piramidi di terra del Renon

Sull’altopiano del Renon, la natura ha scolpito con mano sapiente uno dei paesaggi più sorprendenti dell’Alto Adige: le piramidi di terra. Pilastri sottili e slanciati, sovrastati da pesanti massi che sembrano sfidare le leggi della gravità, si ergono come custodi di un mondo modellato dal tempo e dagli elementi.

Lo straordinario fenomeno geologico affonda le radici nella storia glaciale della regione, quando i ghiacciai, ritirandosi, lasciarono dietro di sé un mosaico di detriti e rocce. L’acqua e il vento, lavorando senza sosta per millenni, hanno eroso tutto ciò che non era protetto da una pietra superiore, dando vita a queste architetture naturali dal fascino lunare.

Le piramidi di terra del Renon, ma anche quelle di Terento e Perca, sono la testimonianza visibile di un equilibrio delicato: camminare tra le colonne è come attraversare un paesaggio sospeso tra sogno e realtà, mentre all’orizzonte si stagliano le cime delle Dolomiti.

Il borgo medievale di Chiusa

Nella Valle Isarco, incastonato tra le vette come un gioiello, ecco Chiusa, uno dei borghi più affascinanti dell’Alto Adige, le cui mura antiche e le facciate merlate raccontano di un passato glorioso, di cavalieri e mercanti, di artisti in cerca di ispirazione.

Nel Cinquecento, vi sostò Albrecht Dürer durante il suo viaggio verso l’Italia. Rimasto incantato dalla bellezza del luogo, immortalò il borgo sullo sfondo della sua celebre allegoria “Das große Glück“, conferendo a Chiusa un’aura di romanticismo eterno.

Passeggiando per le viuzze acciottolate, tra bovindi fioriti e antichi stemmi, si respira un’atmosfera fuori dal tempo. La rocca di Sabiona, che domina il borgo dall’alto, veglia ancora oggi su cotanto scrigno di meraviglie, che a buon diritto è stato accolto tra “I Borghi più belli d’Italia“.

Le Tre Cime di Lavaredo

Imponenti, maestose, quasi irreali: le Tre Cime di Lavaredo si stagliano come un’icona assoluta delle Dolomiti, custodi silenziose di una bellezza che sfida ogni tentativo di “metterla nero su bianco”: le tre torri di roccia, scolpite dal vento e dalla neve, sono il simbolo di un mondo primordiale che riesce tuttora a commuovere.

Nel Parco Naturale Tre Cime, al confine tra l’Alto Adige e la provincia di Belluno, attraggono da sempre alpinisti e appassionati di escursionismo da ogni dove. Grazie alla strada a pedaggio che porta fino al Rifugio Auronzo, oggi anche chi non è esperto può godere della loro meraviglia senza troppa fatica. Il sentiero che le abbraccia, ampio e accessibile, regala vedute da togliere il fiato.

Le Tre Cime sono un’esperienza da vivere, un’emozione che rimane impressa nel cuore come una promessa di ritorno. Di fronte a loro, si comprende appieno quanto la natura sappia essere grandiosa, capace di creare opere che nessun essere umano potrà mai eguagliare.

Lago di Carezza

Lago di Carezza nelle Dolomiti

Fonte: iStock

Tutto il fascino del lago di Carezza

Perla della Val d’Ega, a pochi chilometri da Nova Levante, il Lago di Carezza incanta con le acque color smeraldo che sembrano cambiare tonalità a ogni soffio di vento o raggio di sole. Non a caso, in ladino viene chiamato “Lec de Ergobando“, il Lago dell’Arcobaleno, un nome che evoca tutta la magia dei suoi riflessi iridescenti. Ma c’è anche un’altra leggenda, più antica e romantica, a spiegarne la bellezza: si racconta che una sirenetta vivesse nelle profondità del lago e che il mago Masarè, innamoratosi perdutamente di lei, cercasse di conquistarla senza successo. In preda alla disperazione, egli scagliò in acqua l’arcobaleno che aveva intrecciato per attrarla, regalando così al lago i suoi magnifici colori.

Il Lago di Carezza è alimentato da sorgenti sotterranee che scendono direttamente dal Latemar, il massiccio montuoso che si specchia, maestoso, nelle sue acque. A seconda delle stagioni, il livello dell’acqua varia sensibilmente: in tarda primavera, grazie allo scioglimento delle nevi, il lago raggiunge la sua massima profondità di 22 metri, mentre in autunno si ritira, lasciando scoperte rive mai del tutto accessibili. In inverno si trasforma in un magico tappeto ghiacciato, incorniciato da boschi innevati.

Un sentiero circolare, percorribile in una ventina di minuti, permette di ammirarlo da differenti prospettive, mantenendo però intatta la “sacralità” delle rive, quasi a protezione della sua magia.

Vipiteno

Tra le cime innevate e le vallate rigogliose, Vipiteno si presenta come un gioiello medievale dal fascino intramontabile, tanto da essere annoverato tra i Borghi Più Belli d’Italia. Il piccolo centro, che unisce il fascino della storia al richiamo della natura, custodisce un patrimonio artistico e culturale che merita una visita.

Infatti, la Torre delle Dodici svetta come un faro tra le case color pastello,  mentre poco distante, il Municipio svela preziosi reperti romani, testimoni della lunga storia del borgo. Gli amanti dell’arte non possono perdere il Museo Multscher, custode di opere straordinarie, o il Museo Civico, che arricchisce ulteriormente l’offerta culturale di Vipiteno.

A loro volta, i dintorni, dalla Val di Vizze a Campo di Trens, offrono un ventaglio di escursioni, trekking e gite in bicicletta che soddisfano sia gli amanti dell’avventura sia chi cerca semplicemente momenti autentici al cospetto delle montagne. E chi desidera tuffarsi in un passato più remoto, può esplorare i castelli tutt’intorno: Castel Wolfsthurn, Castel Tasso e Castel Pietra, rocche che sembrano ancora vegliare sulla vita di queste valli incantate.

Gola del Bletterbach

Ai piedi del Corno Bianco, vicino ad Aldino, si apre uno dei luoghi più sorprendenti dell’Alto Adige: la Gola del Bletterbach, spesso definita il “Grand Canyon” della regione. Lunga otto chilometri e profonda fino a 400 metri, non si tratta soltanto di una meraviglia del paesaggio, ma di un vero e proprio viaggio indietro nel tempo.

Addentrarsi nel Bletterbach significa camminare lungo i millenni: le pareti stratificate raccontano oltre 40 milioni di anni di storia geologica e svelano come si sono formate le Dolomiti, oggi Patrimonio UNESCO: un’escursione, quindi, oltre a essere una piacevole passeggiata nella natura, è un’avventura scientifica e sensoriale, dove si possono osservare con i propri occhi strati di roccia perfettamente conservati, impronte fossili, e segreti antichissimi che emergono dalla terra.

Il Geoparc Bletterbach, grazie al centro visite, permette di approfondire ogni dettaglio di questo incredibile patrimonio naturalistico.

Alpe di Siusi

L’Alpe di Siusi si regala come un’immensa distesa verde ai piedi delle Dolomiti, con ben 56 chilometri quadrati che la rendono il più vasto altopiano d’alta quota d’Europa. A oltre 2.000 metri di altitudine, sopra i paesi di Castelrotto, Siusi allo Sciliar e Ortisei in Val Gardena, è uno scenario da cartolina, dove la natura regna sovrana.

D’estate, il paesaggio si anima di fiori e di escursionisti che percorrono la fitta rete di sentieri a piedi o in bicicletta, tra prati fioriti e rifugi accoglienti; durante l’inverno, invece, l’Alpe diventa un paradiso per sciatori e fondisti, con piste che lambiscono boschi incantati e panorami che tolgono il fiato.

Da ogni punto si gode di una vista spettacolare sulle Dolomiti con il gruppo del Sassolungo, il Sassopiatto e lo Sciliar.

Come arrivare e come muoversi in alto Adige

Raggiungere l’Alto Adige è semplice e comodo, sia che scegliate di viaggiare in auto, in treno o in aereo.

In auto, la via più diretta è l’Autostrada A22 del Brennero, che attraversa tutta la regione da nord a sud, regalando scorci sempre più spettacolari man mano che si sale verso le montagne. Per chi arriva da sud, vi sono varie uscite strategiche a seconda della destinazione: Egna/Ora, perfetta per chi punta alla Bassa Atesina; Bolzano sud, ideale per chi vuole raggiungere Merano e i suoi dintorni; Bolzano nord per immergersi nei paesaggi della Val d’Ega. Proseguendo verso nord, le uscite di Chiusa/Val Gardena, Bressanone/Varna, Vipiteno e Brennero aprono la strada a gioielli come la Val Pusteria, le Tre Cime, Plan de Corones e l’Alta Badia.

Se invece il vostro viaggio parte da ovest, potrete ammirare scenari da fiaba passando per il Passo Resia o il leggendario Passo dello Stelvio, quest’ultimo percorribile però soltanto nei mesi estivi. Chi arriva da est, invece, potrà scegliere l’ingresso dalla Val di Landro da Cortina d’Ampezzo o Misurina, oppure attraversare il Passo Monte Croce da Sesto, proprio nella suggestiva zona delle Tre Cime di Lavaredo.

Per chi preferisce il treno, la tratta principale è quella che collega Verona a Monaco, passando per Trento e il Brennero. Le stazioni più importanti dove scendere sono Bolzano, Bressanone, Vipiteno e Brennero, collegate alle principali località turistiche. Accanto a questa linea internazionale, due tratte secondarie arricchiscono l’offerta ferroviaria: la linea Bolzano-Merano-Val Venosta e quella che da Fortezza sale verso Brunico, San Candido e persino Lienz, già in territorio austriaco.

I collegamenti ferroviari sono frequenti e comodi: i treni Frecciargento partono ogni giorno da città come Verona, Firenze, Bologna, Roma e Trento, con otto corse giornaliere durante la settimana e dieci nei weekend. Se invece siete a Milano, Torino, Venezia, Udine o Trieste, potete salire a bordo dei Frecciabianca fino a Verona, dove troverete coincidenze rapide per l’Alto Adige. Non mancano neppure i collegamenti internazionali grazie ai treni DB/ÖBB, che attraversano il Brennero collegando l’Alto Adige direttamente all’Austria e alla Germania.

Anche arrivare in aereo è una scelta pratica. Gli scali più vicini sono quelli di Verona e Innsbruck, ma nelle vicinanze si trovano anche gli aeroporti di Venezia, Milano, Bergamo, Treviso e Brescia, tutti ottimi punti di partenza per una vacanza tra le vette.

Una volta arrivati, spostarsi in Alto Adige è davvero semplice grazie a un’efficiente rete di trasporti pubblici. Citybus, autobus urbani ed extra-urbani, treni regionali, funivie panoramiche e pittoresche linee ferroviarie come quella della Val Pusteria o della Val Venosta vi permetteranno di raggiungere ogni meta con facilità.

Tra un viaggio sul trenino del Renon, una corsa sulla funicolare della Mendola o una salita con le funivie di Verano, Meltina, Colle, Renon e Maranza, potrete esplorare paesaggi incantevoli senza mai stancarvi della varietà dei panorami. Anche con il solo treno della Val Pusteria raggiungerete luoghi ricchi di fascino, come il forte di Fortezza o il Castello di Brunico, immergendovi a ogni fermata in un nuovo stralcio di storia e natura altoatesina.

Categorie
Arte e cultura estate eventi Lombardia montagna Notizie Sondrio Trentino Alto Adige Viaggi Viaggi Avventura

200 anni e non sentirli: il Bicentenario della Strada dello Stelvio avrà un’estate ricca di eventi

Due secoli. La Strada dello Stelvio, capolavoro ingegneristico che attraversa le vette alpine, spegne quest’anno 200 candeline e lo fa in grande stile. Il 2025 sarà un anno di celebrazioni diffuse lungo l’asse che unisce Lombardia, Alto Adige e Val Müstair, territori che questa rinomata arteria ha messo in comunicazione fin dalla sua apertura nel 1825.

Dal 26 aprile al settembre 2025, tra eventi culturali, sportivi e naturalistici, il Passo più alto d’Italia si prepara a risplendere come non mai. Cuore e motore dell’intero progetto è Bormio, posta a 1.225 metri in una sorta di anfiteatro naturale che toglie il fiato. Le sue terme storiche, i 600 km di sentieri estivi, il comprensorio sciistico da 180 km, il centro storico medievale e i sapori della cucina valtellinese la rendono una delle mete più complete per chi ama la montagna, da vivere in tutte le stagioni.

Durante i mesi estivi qui è possibile esplorare il Parco Nazionale dello Stelvio con escursioni a piedi, in bici o a cavallo, oppure rilassarsi nelle acque millenarie dei Bagni Nuovi e Bagni Vecchi. Il tutto immersi in una cornice che, da 200 anni, racconta un dialogo continuo tra uomo e natura, ingegno e bellezza.

Due secoli di curve, storia e visioni future 

La Strada dello Stelvio è nata nel 1825 per volere dell’imperatore Francesco I d’Asburgo, che affidò all’ingegnere Carlo Donegani l’ambizioso progetto di collegare Milano a Vienna passando per le Alpi. Fu un’impresa epica: in soli 5 anni, infatti, vennero scavate gallerie, costruiti ponti e inventate soluzioni tecniche rivoluzionarie per l’epoca.

Con i suoi 2.758 metri di altitudine, 88 tornanti e 46,5 km di tracciato, lo Stelvio è oggi la strada carrozzabile più alta d’Italia e una delle più spettacolari d’Europa. Un vero e proprio mito per i ciclisti (basti pensare alla “Cima Coppi”) e un paradiso per escursionisti, fotografi e amanti della natura che lo attraversano spesso per recarsi a Bormio.

Ma il Bicentenario non sarà solo un inno al passato. Sarà anche un’occasione per guardare avanti: con laboratori dedicati ai giovani, si immaginerà lo Stelvio del futuro, più sostenibile, più accessibile, sempre più al centro dell’esperienza alpina.

Un compleanno lungo un’estate: gli eventi del Bicentenario 

La lunga festa per il bicentenario della Strada dello Stelvio prenderà il via ufficialmente il 26 aprile a Bormio, con la proiezione del docufilm “Stelvio. Crocevia di pace” del regista Alessandro Melazzini. Un omaggio alla vocazione culturale e unitaria del Passo, che in 200 anni ha unito più che diviso.

Il 5 e 6 luglio 2025 si terrà invece il momento clou delle celebrazioni: una grande festa al Passo, con chiusura parziale al traffico, spettacoli, escursioni, concerti e persino giri in carrozza e sfilate di auto d’epoca. Sarà l’occasione per vivere la Strada come nei tempi antichi, gustando anche i prodotti tipici delle tre regioni coinvolte, perché sì, lo Stelvio è anche un ponte di sapori.

E non finisce qui: da aprile a settembre, ogni mese sarà caratterizzato da appuntamenti imperdibili, tra cui:

  • Tappa del Giro d’Italia il 28 maggio;
  • Stelvio Santini l’8 giugno;
  • Re Stelvio Mapei il 13 luglio;
  • Enjoy Stelvio Valtellina, con giornate dedicate alla pedalata libera dal traffico (da maggio a settembre).

Per chi ama esplorare la montagna a passo lento, da giugno a settembre saranno organizzate escursioni guidate con esperti e guide alpine, lungo i percorsi del Parco Nazionale dello Stelvio e i sentieri della Guerra Bianca, per un viaggio nella storia a oltre 3.000 metri d’altitudine.