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Il nuovo Sentiero dei mulini nella Valle Anterselva

Nella Valle Anterselva, una laterale idilliaca della più rinomata Val Pusteria, è nato un nuovo itinerario da percorrere a piedi per scoprire la natura di questa vallata tanto bella quanto poco battuta. Il nuovo sentiero tematico, che ha anche dei risvolti storici, è il Sentiero dei mulini. Attraverso gli antichi mulini di grano, che si incontrano lungo il percorso lungo circa 1,6 chilometri, gli escursionisti possono immergersi in un paesaggio idilliaco e scoprire, grazie a una guida virtuale, tutti i segreti della tradizione contadina di questa zona dell’Alto Adige.

Il Sentiero dei mulini

Il Sentiero dei mulini “Tränkabachl” si snoda lungo un percorso pittoresco tra i Comuni di Anterselva di Sopra e Rasun Anterselva, nella regione dolomitica del Plan de Corones, ricco di significato storico. I mulini di grano, accuratamente restaurati, sono i protagonisti di questo bellissimo percorso. Inoltre, l’area intorno al Tränkabachl fungeva da luogo di raduno delle pecore. Gli animali venivano radunati qui prima di essere condotti ad altitudini più elevate. Il sentiero culturale offre quindi non solo un paesaggio idilliaco, ma anche una visione dello stile di vita tradizionale e della storia culturale della regione altoatesina.

Il grado di difficoltà di questo sentiero è molto basso. Si parte da una quota già di 1316 metri per raggiungere quella massima di 1433 metri. Per percorrere questo chilometro e mezzo o poco più ci si impiega circa mezz’ora, ma chi desidera fare delle tappe può metterci anche più tempo. In ogni caso, è fattibile da chiunque.

Sentiero-dei-mulini-malga

Fonte: AT Anterselva – @Plaickner Josef

Una malga lungo il sentiero dei mulini

Valle Anterselva, la “valle blu”

Meno nota e battuta della famosissima Val Pusteria e del vicino Plan de Corones, la Valle Anterselva è un piccolo angolo appartato di Alto Adige rimasto incontaminato. La valle è circondata da lussureggianti pascoli alpini, boschi di abeti rossi e di pini e da malghe di montagna, incorniciati dal Gruppo delle Vedrette di Ries, con le sue 38 cime che sfiorano i 3000 metri. E proprio qui s’incontrano incantevoli mondi d’acqua, motivo per cui viene anche chiamata Valle Blu.

Infatti, l’acqua che ghiaccia alle grandi altezze d’inverno su ghiacciai quando arriva la bella stagione si scioglie scendendo a valle creando oltre al Lago di Anterselva, uno dei più bei laghi di montagna delle Alpi al confine con l’Austria, e il lago Obersee presso il Passo Stalle, anche fragorose cascate, come la Klammbach e la Egger, pittoreschi laghi di montagna, ruscelli, come il rio Anterselva, sorgenti di acque – anche curative – e percorsi d’acqua.

Fonte: AT Anterselva – @Plaickner Josef

L’idilliaca Valle Anterselva anche detta Valle Blu
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Mont Tremblant, cosa vedere nei dintorni di Montreal

Incastonata nel cuore dei Monti Laurenziani del Québec, in Canada, Mont Tremblant è un’attraente località turistica conosciuta soprattutto per il suo rinomato comprensorio sciistico, ma che offre un’incredibile varietà di esperienze all’aria aperta durante tutto l’anno. Composto da tre distinti villaggi – il Villaggio Pedonale (Pedestrian Village), il Vecchio Villaggio (Old Village) e St-Jovite, noto anche come “Centre-Ville” – ognuno con il suo carattere e atmosfera, Mont Tremblant è immerso in una vasta area naturale di straordinaria bellezza, che include anche un parco nazionale, dove è possibile vivere avventure adrenaliniche o tranquille attività all’aria aperta circondati da paesaggi spettacolari.

In estate, gli appassionati di outdoor possono dedicarsi al ciclismo, all’escursionismo, al canottaggio, al golf e molto altro. Mentre in inverno, anche chi non è appassionato di sci trova numerose alternative, come il pattinaggio su ghiaccio, le gite in slitta trainata da cani, la motoslitta e la pesca sul ghiaccio.

Villaggio Pedonale atmosfera alpina

Situato ai piedi della montagna e delle piste da sci, il Villaggio Pedonale è la stazione sciistica vera e propria. Con i suoi edifici colorati, le boutique, i bistrot, le gallerie d’arte e una vivace vita sociale, ricorda un tipico borgo alpino europeo. Diviso in due aree – alta e bassa – il villaggio è collegato da una suggestiva cabinovia, “The Cabriolet”, che permette agli sciatori di raggiungere la vetta della montagna o di spostarsi agevolmente tra le due sezioni. L’ambientazione pittoresca, unita alla vicinanza alle piste da sci e alle numerose attività disponibili, rende il Villaggio Pedonale il punto di riferimento ideale per chi cerca un soggiorno all’insegna del comfort e dello sport.

Vecchio Villaggio un angolo di pace

Il Vecchio Villaggio (Old Village) di Mont Tremblant, situato sulle rive del Lago Mercier, a meno di due miglia dal centro principale, offre un’atmosfera tranquilla e campestre e un’ampia gamma di alloggi, da accoglienti relais di campagna a romantici bed and breakfast. Rappresenta pertanto un rifugio ideale per chi cerca tranquillità e relax. Le sue stradine costeggiate da caffetterie, ristoranti, panetterie e boutique, creano un ambiente perfetto per passeggiare e scoprire le tradizioni locali. Per un po’ di movimento a ritmo slow c’è la pista da sci di fondo, che in estate si trasforma in un sentiero ciclabile, ottimo punto di partenza per esplorare le bellezze naturali della regione.

St-Jovite un tuffo nella storia

St-Jovite, il vivace centro di Mont Tremblant, è il più grande dei tre villaggi e vanta una storia che risale a oltre 100 anni fa. Nel tempo ha mantenuto il caratteristico fascino da piccolo borgo di montagna, affascinando i visitatori con le sue case storiche, i negozi di antiquariato, i ristoranti e i caffè all’aperto, che offrono un’esperienza unica di shopping e gastronomia e ospitano anche eventi culturali e artistici, come il Blues Festival e il Jazz Festival annuale. Gli ampi spazi verdi e i parchi pubblici invitano invece a rilassarsi all’ombra degli alberi, mentre la passerella sul Creek Clair offre una splendida vista sul corso d’acqua che sfocia nel fiume Diable.

Mont Tremblant, Quebec, Canada

Fonte: iStock

Le piste da sci di Mont Tremblant, Quebec, Canada

Parco Nazionale di Mont-Tremblant, un santuario della natura

Il Parco Nazionale di Mont Tremblant è un santuario naturale di incredibile bellezza che si estende per oltre 150 mila ettari nel cuore delle Monti Laurenziani. Fondato nel 1895, è uno dei parchi provinciali più antichi del Québec e il secondo più grande della regione, comprende sei fiumi, 400 laghi, innumerevoli ruscelli ed è l’habitat naturale per oltre 40 specie di mammiferi, inclusi lupi, alci, cervi, volpi, castori e orsi.

Le attività che si possono praticare all’interno del parco sono pressochè infinite: in estate, escursionismo, campeggio, ciclismo, kayak e pesca sono solo alcune delle possibilità. Mentre d’inverno, il parco si trasforma in un vero paradiso per gli appassionati di sci di fondo, racchette da neve ed escursioni in motoslitta. Per i più avventurosi, la Via Ferrata Du Diable, un avvincente percorso che combina elementi di escursionismo e arrampicata, offre un modo unico per esplorare le montagne del parco.

Frequentato non solo dagli appassionati di outdoor, ma anche dagli amanti della fotografia e dell’osservazione della fauna selvatica, il Parco Nazionale di Mont Tremblant è aperto tutto l’anno e accoglie i visitatori con diversi tipi di sistemazioni, dagli chalet nei boschi alle aree di campeggio perfettamente attrezzate.

Domaine Saint-Bernard, un parco ecoturistico

Situato nel cuore di Mont Tremblant, il Domaine Saint-Bernard è un parco ecoturistico di circa 600 ettari, perfetta combinazione di attività ricreative e contemplazione della natura, che offre un’esperienza immersiva nella natura. Con 45 chilometri di sentieri ideali per escursioni, mountain bike, sci di fondo e racchette da neve, è una destinazione perfetta per gli amanti delle attività all’aperto in ogni stagione.

Durante l’estate, il Lago Raynaud offre una delle migliori spiagge di Mont Tremblant, ideale per nuotare e rilassarsi, ma anche un’oasi di pace e tranquillità a pochi passi dal centro urbano. Il parco è inoltre sede del Velan Pavilion, che ospita il secondo telescopio più grande della provincia del Québec, che attira appassionati di astronomia con numerose attività di osservazione astronomica.

Le Petit Train du Nord, una pista ciclabile storica

Il Petit Train du Nord, conosciuto anche come “Il Piccolo Treno del Nord”, è il parco lineare più lungo del Québec e una delle principali attrazioni cicloturistiche della regione. Si tratta di una pista ciclabile di 232 chilometri che segue il tracciato di una vecchia linea ferroviaria costruita all’inizio del XX secolo che si snoda attraverso paesaggi spettacolari tra laghi, montagne, fiumi e torrenti.

Lungo il percorso, alcune vecchie stazioni ferroviarie sono state restaurate e trasformate in ristoranti, pub, centri informazioni e centri per la riparazione di biciclette, che offrono ai ciclisti l’occasione per una sosta ristoratrice. Chiuso ai veicoli a motore, il sentiero è sicuro e ben mantenuto e attira ciclisti da tutto il mondo con itinerari di tutti i livelli. Alcuni tratti possono essere esplorati in poche ore, mentre i percorsi più lunghi richiedono diversi giorni, con pernottamenti in tenda o nei pittoreschi bed & breakfast lungo il percorso. Più che una semplice pista ciclabile, il Petit Train du Nord è un viaggio attraverso la storia e la bellezza naturale del Québec, che unisce sport, cultura e gastronomia in un’esperienza indimenticabile.

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Vulcano Poas, tra i più grandi crateri attivi al mondo: cosa vedere

Il suo colore, per un attimo, potrebbe trarre in inganno: eppure, siamo di fronte a uno dei crateri più attivi al mondo. Il Vulcano Poas, che si trova poco distante da San José, la Capitale della Costa Rica, è tra i siti naturalistici più belli al mondo, da vedere assolutamente se stai programmando un viaggio proprio qui. Aperto tutti i giorni, il tuo itinerario può includere anche sentieri escursionistici e non solo: ti sveliamo tutto.

Come visitare il Vulcano Poas

Non mancano naturalmente i tour da prenotare (con largo anticipo) che ti portano alla scoperta delle bellezze del Vulcano Poas a San José in Costa Rica: passeggiare in un cratere vulcanico? Sì, è possibile, e questo è profondo ben 300 metri. Si trova esattamente a 2.708 metri di altitudine, e dal 1989 sono in aumento le emissioni di gas e la zona è interessata dal fenomeno delle piogge acide. Ben due i crateri che si trovano sulla cima: quello principale è di 1.5 km di diametro e 300 metri di profondità, mentre il secondo è conosciuto con il nome di Laguna Botos, ed è di acqua fredda.

Non è un territorio ovviamente inesplorato, ma ben servito: aperto, come dicevamo, tutti i giorni dalle 8 fino alle 3:30 del pomeriggio, sono presenti tutti i servizi indispensabili, tra cui un ufficio informazioni, un negozio di souvenir, acqua potabile, bar. E, ovviamente, belvedere naturali che ti attendono per mostrarti la potenza della natura.

Cosa vedere al Vulcano Poas: i nostri consigli 

Il Poas è tra i Parchi Nazionali più amati e visitati della Costa Rica. A 65 km dalla Capitale, il Vulcano è una delle attrazioni naturalistiche da non perdere, che ha una lunga storia di eruzioni alle spalle (e risale a ben undici milioni di anni fa). Questa tappa escursionistica è incredibilmente bella, ma va programmata con attenzione: organizzati durante la stagione secca, quindi da gennaio ad aprile, e prevedi di rimanere per non più di 20 minuti, poiché le esalazioni non consentono una visita prolungata.

L’ora migliore per vedere il Vulcano Poas è al mattino, nelle ore meno nebbiose in ogni caso: con un pizzico di fortuna, tempo permettendo, potresti persino scorgere ambedue i mari che bagnano la Costa Rica, ovvero il Mar dei Caraibi e l’Oceano Pacifico. Il sentiero che parte dal cratere principale porta alla Laguna Botos, che si caratterizza per le sue acque cangianti: un mix di verde e blu che lascia senza fiato. Il percorso dura circa 10 minuti (è anche il tempo “massimo” in cui è consigliabile rimanere nel punto panoramico del cratere attivo) e le guide accompagnano i gruppi.

Vale la pena di ritagliarti del tempo anche per visitare i dintorni del vulcano: circondato dalle foreste, diverse sono le specie di animali che abitano nella natura, tra cui scoiattoli, marmotte, rane e uccelli (ben 79 specie, alcune molto rare). Sconsigliata la visita durante il weekend, quando è affollato da turisti: questo luogo merita di essere scoperto con un po’ di tranquillità. Naturalmente, in base all’attività del vulcano, può essere chiuso in qualsiasi momento: questa è, del resto, tutta la potenza e la meraviglia della natura.

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Horseshoe Falls, cosa sapere: consigli e guida escursionistica in un luogo mozzafiato

Avete mai sentito parlare delle Horseshoe Falls, una cascata a più livelli che si trova esattamente nel Mount Field National Park in Tasmania, in Australia? Tra le attrazioni turistiche più popolari, lo scenario è mozzafiato e da non perdere, considerando che la cascata scende su banchi orizzontali e le pareti verticali si caratterizzano per strati di arenaria. Un luogo che si trova incastonato in una delle foreste più belle della Tasmania: una tappa obbligata. E ti spieghiamo come visitarla al meglio.

Come raggiungere Horseshoe Falls

Prima di tutto, dove si trovano le Horseshoe Falls? Siamo all’interno del Mount Field National Park a circa 70 km da nord-ovest di Hobart. Per raggiungerle, dobbiamo guidare fino al centro visitatori del parco, a circa un’ora e mezza di auto da Hobart. Il sentiero Horseshoe Falls Hazelbrook è uno dei più apprezzati, poiché consente di fare una bella passeggiata in una posizione anche riparata, persino in piena estate. Da non perdere la Fairy Falls, ovvero la Cascata delle Fate. A un chilometro dall’ingresso di Oaklands Road, invece, si trovano le famosissime cascate a ferro di cavallo.

Il sentiero che porta alle cascate

Per arrivare alle Horseshoe Falls, c’è una sosta alle Russell Falls, a circa 750 metri dal sentiero: una delle attrazioni da non lasciarti sfuggire, considerando il facile accesso e il panorama a dir poco pittoresco. C’è anche un sentiero con scale di legno, che sono ben tenute: la biforcazione ti porta al Circuito delle Tre Cascate. Il sentiero per la cascata, in ogni caso, è asfaltato e sbarrato per tutto il percorso: c’è anche una piattaforma panoramica dove poter scattare delle foto di questo angolo unico della Tasmania. La cascata non è altissima, circa 5 metri, ma è in grado di infondere una serenità senza eguali: l’ampia radura, l’acqua che scorre. Il paesaggio sembra disegnato da un pittore esperto, e invece è la realtà che si staglia davanti ai tuoi occhi.

Cosa vedere alle Horseshoe Falls

La zona è affollata? Sì, talvolta. Dipende anche dall’orario in cui scegli di recarti: nelle ore di punta, è comunque una delle zone più amate della Tasmania da vedere. Segnaliamo per gli escursionisti esperti la possibilità di avventurarsi di notte nelle Horseshoe Falls, quando fa buio, per ammirare le lucciole: qui sono presenti in gran quantità!

A monte delle Horseshoe Falls, invece, puoi osservare le cascate di Glow-Worm Nook: sebbene non sia pittoresca al pari di altre che abbiamo citato, è comunque molto particolare e si accede mediante dei gradini di pietra. Il sentiero che conduce alle Oakland Falls, a circa 2 km dall’ingresso, è invece più tortuoso, quindi, per chi ha dei bambini al seguito, è importante capire come affrontarlo senza stress. Tuttavia, ne vale davvero la pena: un panorama che sembra quasi etereo. Lungo il percorso, infine, ci sono anche le Burgess Falls. Anche in questo caso il sentiero non è facile, considerando che bisognerebbe arrampicarsi lungo un pendio (ma ce n’è uno più semplice). Questo scenario naturale è impressionante: da non perdere in alcun modo se hai in programma un viaggio in Australia.

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Friuli, un’escursione panoramica con vista sul Tagliamento

Il Tagliamento è un fiume unico.

Non per i suoi 170 chilometri di lunghezza, dalle sorgenti sul Passo della Mauria a 1195 metri di altitudine fino a sfociare nell’Adriatico tra Lignano Sabbiadoro e Bibione, che lo rendono il più lungo ed importante del Friuli. Non, o almeno non solo, per gli intrecci della Storia, che lo videro protagonista tanto in epoca napoleonica quanto durante la rovinosa ritirata seguente alla disfatta di Caporetto, o le righe della letteratura, che da Hemingway a Pasolini ne hanno toccato le sponde.

La caratteristica che lo rende singolare è che si tratta di un braided river, un fiume a canali intrecciati. Il solo a scorrere nell’intero arco alpino ad aver mantenuto questa caratteristica morfologica grazie a un limitato intervento dell’uomo sul suo corso.

Quando si attraversa uno dei tanti ponti che in Friuli portano da una parte all’altra del fiume più rilevante della regione si intuisce immediato il significato di braided river: come sinuose trecce dalle volontà indipendenti, molteplici canali portano le cristalline acque del Tagliamento da monte a valle all’interno di un grande, ampio letto di ghiaia, intrecciandosi e separandosi più volte. Sono canali mutevoli, che modificano continuamente il proprio corso, tanto che quando si attraversa il medesimo ponte e si guarda giù, magari dopo un periodo di assenza, si trova un fiume diverso, un panorama cambiato e cangiante.

Fonte: Getty Images

I canali intrecciati del corso del Tagliamento

L’unicità del Tagliamento, che condivide questa caratteristiche con un risicato numero di fiumi in Europa e con una quantità più sostanziosa nel mondo intero, rende altrettanto unico anche il contesto paesaggistico all’interno del quale il fiume si muove.

La valle del medio Tagliamento, quella che orientativamente si trova tra Venzone e Pinzano al Tagliamento, offre una occasione perfetta per scoprirlo: qui il fiume si trova ad attraversare territori con una altitudine piuttosto bassa, contornati di montagne le cui vette non raggiungono grandi sommità, ma che per il forte dislivello rispetto al principale corso d’acqua che le attraversa permettono di bearsi gli occhi con panorami eccezionali.

Un esempio? Dalla cima del Monte Cuar, 1478 metri sopra il paese di Forgaria del Friuli, nel Gemonese, si gode di un panorama sensazionale sul corso del Tagliamento, su alcuni suoi affluenti e sulle montagne circostanti.

Per raggiungere la sommità della montagna esiste un sentiero ad anello, un’escursione semplice e divertente alla portata dei più.

Friuli, escursione al Monte Cuar

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Lago di Cavazzo visto dal Monte Cuar

L’escursione per salire al Monte Cuar prende le mosse dal Cuel di Forchia, una sella da dove passa la strada sterrata che arriva dal vicino paese di Avasinis e che è uno snodo di molti sentieri della zona.

Percorrendo la SP41 con provenienza Trasaghis, si raggiunge la frazione di Avasinis e si svolta a sinistra su via Novedet. La stretta strada asfaltata si impenna quasi subito, trasformandosi in una tortuosa stradella di montagna. La si segue per circa 8 chilometri, fino ad arrivare al Cuel di Forchia, contraddistinto da una vistosa segnaletica del CAI, con tanti cartelli in legno che indicano diverse direzioni per imboccare altrettanti sentieri.

Qui ci si trova di fronte a una scelta, poiché l’anello per la salita al monte Cuar si può percorrere in entrambi i sensi: il sentiero 815 sale per un sentiero comodo e largo, con una pendenza inizialmente molto morbida, che si fa più ostica solamente negli ultimi due chilometri dei sei che si devono percorrere per arrivare alla cima; il sentiero 816, invece, sale da Cuel di Forchia alla cima in un paio di chilometri appena, brusco e ripido, e arriva alla croce sommitale.

Uno lo si percorre in salita, l’altro lo si percorre in discesa, tenendo conto che anche scendere comporta la sua fatica. I tempi di percorrenza sono simili, il dislivello in salita molto simile. Il primo passa dalle rovine di alcune piccole stalle e costruzioni contadine: i fianchi della montagna, oggi meta soprattutto di escursionisti, erano fino agli anni Settanta sfruttati per l’agricoltura e l’allevamento. Rigogliosi cespugli di lamponi costeggiano il sentiero, quasi tutto al riparo di un fitto bosco. Il secondo, dal sapore più impervio e immediatamente montano, corre lungo il costone roccioso più ripido del monte: si chiama cuar, in friulano corno, per via di questa sua forma protrusa, proprio come un balcone panoramico.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

I pascoli attorno al Monte Cuar

Lungo il sentiero 815 si trova inoltre una malga, poco sotto la cima del monte, tra pascoli verdeggianti. È aperta al pubblico e ci si può rifocillare assaggiando i prodotti tipici locali. Da qui già si gode di una splendida vista sul versante nord-orientale, con il Monte Festa e il Monte San Simeone che vegliano sul Lago di Cavazzo, le vette della Carnia alle loro spalle.

Il panorama sul corso del Tagliamento

Quando si avvista l’ampia croce che simboleggia la vetta del Monte Cuar, si percorrono con energia gli ultimi passi per arrivare fino in cima. È il momento di far viaggiare lo sguardo lungo le valli del Tagliamento e del torrente Arzino, uno degli affluenti del fiume che scorre in una vallata adiacente, incassato tra tornite colline sul lato destro del panorama, incuneandosi fino alla confluenza nel fratello maggiore.

All’estrema sinistra, incassato tra le montagne circostanti, il Lago di Cavazzo offre bella mostra di sé, con le sue acque cristalline. Accanto fa il suo ingresso sulla scena il Tagliamento, che proviene dalla sua parte più montana: l’ampio letto grigio, sinuosamente tagliato dai canali più grandi e dai rivoli più piccoli, si espande di fronte all’ampia pianura di Gemona del Friuli e di Osoppo.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Tagliamento scorre verso sud oltre il Monte di Ragogna

Spostando lo sguardo verso destra, lo si osserva lambire il Monte di Ragogna, un colle che ricorda la schiena di un gigantesco dinosauro che emerge dalla pianura circostante. Dietro, le colline intorno a San Daniele del Friuli. La vista si perde verso l’orizzonte mentre il fiume continua la sua intrecciata e vorticosa discesa verso sud, nella pianura udinese.

Lo sguardo spazia a 360 gradi, consentendo di ammirare la corona di montagne nobili che spuntano all’orizzonte e lo circondano, regalando quel tipo di pienezza sensoriale che riescono a dare i panorami che, con un’espressione trita ma assolutamente efficace, chiamiamo mozzafiato.

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Rocca di Manerba: panorami e spiagge selvagge sul Lago di Garda

È il più grande lago italiano, e pertanto non poteva mancargli un lato wild: il Lago di Garda regala una zona di natura incontaminata, grandi panorami e l’eredità di un passato importante nella Riserva della Rocca di Manerba, un ampio parco naturalistico e archeologico sulle rive dello specchio d’acqua più noto del Belpaese.

Una zona del lago abitata fin dalla preistoria, che regala al visitatore la possibilità di conoscere le vestigia di questo passato remoto, che offre escursioni e passeggiate in una flora rigogliosa e inaspettata per queste latitudini, tra le quali spicca la salita all’antica fortezza seduta su uno sperone di roccia che domina tutta l’area circostante e dalla quale si gode di uno dei panorami più spettacolari sul lago e sulle sue isole.

Il parco si trova sul lato lombardo del bacino, nel comune di Manerba del Garda, abitato suddiviso nelle sette frazioni di Solarolo, Montinelle, Balbiana, Pieve, Trevisago, Campagnola e Gardoncino. Da Montinelle si può arrivare in auto fino al Museo Civico Archeologico della Valtenesi, da cui poi parte la breve salita fino alla Rocca e si può accedere a tutti i sentieri del Parco.

Storia e cultura: la Rocca di Manerba e il Museo Archeologico

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Guido Adler via Wikimedia Commons con licenza CC-BY SA 3.0

La Rocca di Manerba, l’Isola di San Biagio e lo Scoglio dell’Altare

Il Museo Civico Archeologico della Valtenesi, che è anche centro di accoglienza e di prima informazione per i visitatori della Riserva della Rocca di Manerba, sono presenti i resti degli insediamenti preistorici di cui sono state trovate tracce nella zona del fortilizio.

Se infatti la leggenda narra che il nome di Manerba derivi dalla fondazione in omaggio alla dea romana Minerva, le origini di un insediamento sono ben precedenti. Questa zona costiera del lago fu abitata fin dal tardo Neolitico, con le prime tracce che si fanno risalire a una datazione intorno al 4000 a.C.

Prima di entrare all’interno dei domini romani qualche millennio più tardi, l’area di Manerba fu occupata dalla popolazione dei Galli cenomani, una delle popolazioni di ceppo celtico presenti in Italia settentrionale. Secondo alcuni studiosi si dovrebbe a loro, piuttosto che a Minerva, il toponimo della zona: Manerba deriverebbe dalle parole mon ed erb, la cui unione starebbe a significare un luogo fortificato dimora di un sovrano. Una rocca, insomma.

La Rocca vera e propria, però, quella odierna, risale al XII secolo. Fu costruita su un precedente fortilizio altomedievale e divenne un baluardo contro le numerose turbolenze dei secoli successivi, dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini fino a quelle tra le signorie locali degli Scaligeri e dei Visconti. Le sue mura vennero distrutte nel 1576, quando la Repubblica di Venezia, entrata in controllo del territorio valtenese, decise di porre fine ai traffici illeciti di banditi e fuorilegge che trovavano rifugio nel castello.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Vista sul Monte Baldo

La Rocca di Manerba dista appena una decina di minuti di cammino dal Museo, percorrendo un agile sentiero in salita che porta al punto più alto del parco. Dalla vetta si gode di una straordinaria vista panoramica a 360 gradi sul Lago di Garda e sulle sue sponde: verso nord ovest si scorge immediatamente l’Isola di San Biagio, nota come Isola dei Conigli, riconoscibile dall’inconfondibile sagoma dei cipressi che la punteggiano; poco più avanti lo Scoglio dell’Altare, dove una volta si celebrava il giorno di San Pietro con una messa annuale che attirava tutte le comunità di pescatori del lago; a nord est si staglia la sagoma del massiccio del Monte Baldo, in territorio veronese; nelle giornate con maggiore visibilità si può scorgere a sud est anche la penisola di Sirmione; infine, tutt’intorno, il verde delle coltivazioni rurali della Riserva e il territorio di Manerba del Garda.

Le bellezze di Punta Sasso

Dalla Rocca di Manerba si può proseguire lungo il sentiero in discesa verso Punta Sasso. Per raggiungere lo scenografico punto panoramico a strapiombo sul Lago di Garda ci vogliono all’incirca 15 minuti. Si tratta di un percorso a tratti impervio, non difficile ma da affrontare con un minimo di prudenza e con il giusto equipaggiamento.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Le scogliere di Punta Sasso

Punta Sasso offre una vista del lago diversa: si tratta di una scogliera a strapiombo per circa 90 metri sulle acque del lago, immersa in un contesto più selvaggio. Il sentiero in discesa dalla Rocca incrocia qui il sentiero CAI che percorre tutta la costa del lago all’interno della Riserva, un emozionante percorso in saliscendi fra punti panoramici e tratti di folta boscaglia, per poi passare più all’interno tra vigne e ulivi, caratteristiche coltivazioni delle colline intorno al Garda.

Wild swimming al Lago di Garda

Le ampie scogliere nei dintorni di Punta Sasso sembrano impedire di trovare alcuni angoli dove fare il bagno su queste sponde del Lago di Garda, ma non è così.

Nei pressi della punta le calette di scogli, piccoli tesori incontaminati, sono raggiungibili solamente con delle imbarcazione che tassativamente non siano a motore. Si tratta di veri e propri paradisi naturali dove godere delle acque cristalline del lago e del silenzio totale che vi regna.

Non è però strettamente necessaria una barca a remi o a vela per poter raggiungere le spiagge d’acqua dolce della Riserva della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Filippo Tuccimei

Le spiaggette nascoste della Riserva della Rocca di Manerba

Nella parte meridionale del parco, infatti, tra il parcheggio di Via Agello e il Casella del Reparto di Alta Velocità, che nella prima parte del novecento serviva per calcolare la velocità degli idrovolanti che competevano sullo specchio d’acqua, si trova un impervio sentiero nel bosco dal quale si dipartono alcune tracce per scendere in piccole e nascoste calette di sassi sulle rive del lago.

Spiagge rocciose, con un ingresso in acqua non sempre facile, ma che lasciano presto il passo a grandi profondità, regalando una splendida esperienza di wild swimming.

Per chi invece ama maggiormente le comodità, al limitare settentrionale della Riserva si può accedere con facilità alla spiaggia di Pisenze, una lunga e stretta spiaggia di sassolini dove si adagia la risacca delle onde del lago. Un posto più antropizzato, ma molto rilassante e scenografico: alla destra dell’ingresso in acqua, le pareti rocciose del promontorio di Punta Sasso, ricoperte di vegetazione, di fronte l’Isola di San Biagio e la suggestiva sponda opposta del lago, con i suoi colli e le sue montagne.

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La funicolare Como-Brunate, il balcone delle Alpi

Se siete in cerca di un’esperienza memorabile da fare anche solo in giornata in occasione di una gita fuori porta, questa è perfetta per chi ha l’occasione di vistare il Lago di Como e desidera stare lontano dalla folla senza contribuire al cosiddetto overtourism. È il viaggio – breve – a bordo della funicolare che collega Como a Brunate, uno dei gioielli della Lombardia, un balcone panoramico con vista sulle Alpi.

La funicolare Como-Brunate

Inaugurata nel 1894, la funicolare Como-Brunate da subito diventò una delle attrazioni turistiche più frequentate, oltre a fungere da mezzo di trasporto per i residenti. Fu il simbolo dello sviluppo dei trasporti pubblici di quel periodo. Era anche il periodo del boom industriale e dell’inizio di quello che sarebbe diventato il turismo di massa, che proprio sul Lago di Como è letteralmente esploso negli ultimi anni. Inizialmente funzionava a vapore. Fu solo nel 1911 che la trazione divenne elettrica. Fu di nuovo ammodernata nel 1934-5 e nel 1951 furono sostituiti i vagoni con quelli più moderni.

In soli 7 minuti di ripido tragitto si attraversa un tunnel e i boschi intorno al lago. A metà del tragitto, s’incontra il cosiddetto “Cannone di Mezzogiorno“, installato all’inizio del ‘900 e che, tutti i giorni, a mezzogiorno spara un colpo a salve.

Escursioni in partenza dalla funicolare di Brunate

Ma non è solo per l’esperienza di salire a bordo di questa storica funicolare e neppure per ammirare il panorama del Lago di Como dall’alto che vale la pena salire. Dalla stazione d’arrivo di Brunate, infatti, partono diverse escursioni. In pochi minuti si arriva alla fonte del Pissarottino, punto panoramico dal quale si possono ammirare il primo bacino del lago, Villa d’Este, Villa Erba e il Monte Rosa.

Un’altra escursione consigliata è quella per il Monte Piatto, che coniuga la bellezza dei luoghi con la scoperta archeologica degli avelli e della Pietra Pendula. Questa escursione può proseguire verso Torno, noto per essere il borgo delle streghe, dove è possibile ammirare la splendida chiesa di San Giovanni e prendere il battello per tornare a Como. La durata dell’intera passeggiata è di circa due ore e mezza. È consigliata in tutto il periodo dell’anno in assenza di neve.

Molto bella è, per chi se la sente, la discesa a piedi verso Como che si può fare seguendo due sentieri: quello che costeggia la funicolare e quello, molto suggestivo, che passa per l’Eremo di San Donato, un ex convento del XV secolo. Una volta tornati a Como, si può fare un tour guidato della città con una crocierea in barca sul lago più famoso del mondo.

Cosa vedere a Brunate?

Brunate è un piccolo Comune che si trova a 715 metri sul livello del mare e vanta una storia antichissima. Da vedere c’è il Faro Voltiano, una torre ottagonale costruita nel 1927 come omaggio della città di Como al suo cittadino Alessandro Volta. Con un’altezza di 29 metri, domina la vallata e, di notte, illumina Como e i dintorni con fasci di luce verde, bianca e rossa. Poi c’è la Fontana Campari che si trova proprio nel centro di Brunat, un’opera in stile déco dell’artista fiorentino Giuseppe Gronchi. La fontana, che fa parte di una serie di circa 30 opere delle quali solo tre sono rimaste in Italia, fu commissionata dalla nota azienda produttrice di bevande per pubblicizzare il prodotto.

Faro Voltiano Brunate

Fonte: iStock

Vista del Lago di Como dal Faro Voltiano a Brunate

Infinite, c’è la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, originaria del 300, una volta annessa a un monastero, è stata arricchita nel XVII secolo, ricostruita nel XIX secolo e ampliata nel 1900. Ospita un organo a canne costruito dai fratelli Prestinari nel 1827. Proprio di recente il New York Times ha elogiato e consigliato i monti nei dintorni di Como, tra cui Brunate, “il balcone delle Alpi”, in un articolo sugli scenari unici d’Italia dove trascorrere giornate all’insegna della natura.

Funicolare Como-Brunate: date e orari

La funicolare è in servizio tutti i giorni dalle ore 6 alle ore 22.30. Il sabato dalle ore 6 alle ore 24.00. Durante il periodo estivo, il servizio viene prolungato fino alle ore 24.00. Il 25 dicembre il servizio è effettuato dalle 8 alle 12 con corse ogni 30 minuti. Il tempo di percorrenza è di soli 7 minuti. Tutte le corse fermano, a richiesta, a Carescione. Il biglietto ordinario costa 3,60 euro, andata e ritorno costa 6,60 euro.

I ragazzi fino ai 12 anni compiuti pagano 2,40 euro, 3,90 euro anta e ritorno, mentre i bambini fino ai 4 anni di età viaggiano gratis. Sono previste tariffe promozionali per comitive e per gli abbonamenti mensili, annuali o per 7 giorni. A bordo della funicolare si possono portare biciclette, animali, carrozzine o altri colli al costo di 3,50 euro a tratta. I cani per i non vedenti viaggiano gratuitamente e devono essere muniti di museruola.

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I laghi dell’Emilia: un’idea per vacanze ed escursioni tra panorami mozzafiato

In Emilia, la Terra dello Slow Mix tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia, le cime dell’Appennino Tosco – Emiliano svelano gioielli acquatici incastonati tra paesaggi mozzafiato ad alta quota, spesso nei pressi di bellissimi rifugi di montagna, dove non serve assolutamente l’aria condizionata e le giornate trascorrono piacevoli tra passeggiate nelle foreste, itinerari e trekking spettacolari, circhi glaciali, torbiere, praterie e meravigliosi laghi.

Ecco allora qualche stuzzicante e rigenerante idea su dove andare per chi resta in città durante l’estate o per rendere più dolce il rientro dalle vacanze.

Lago Calamone, un brillante gioiello

Per cominciare, il giusto refrigerio è assicurato a oltre 1300 metri di altitudine, ai piedi del Monte Ventasso, dove il Lago Calamone brilla nella regione di Ventasso Laghi, molto apprezzata dagli amanti del trekking che qui scoprono i magnifici sentieri dell’Appennino Reggiano e possono ammirare i cavalli pascolare in libertà.

Nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e all’interno della Riserva MaB Unesco, nota per la sua ricca biodiversità, lo specchio lacustre incanta con il suo fascino indiscusso e l’ambiente montano dove spiccano rarità botaniche oltre a una varietà di alberi tra cui faggi secolari, querce, castagni, abeti bianchi, tigli e aceri.

E per rigenerare il palato, sulle rive del lago, il Rifugio Venusta è il luogo ideale per assaporare specialità locali, a base di ricette tramandate da generazioni, godendosi un paesaggio straordinario.

Tutto il fascino dei laghi cerretani

Paesaggi montuosi da togliere il fiato, ma dove il respiro si riempie dei profumi e delle essenze dell’Appennino e il caldo è un lontano ricordo, si svelano al Lago del Cerreto, di origine glaciale. È
all’interno di un’importante stazione turistica dell’Appennino Reggiano, densa di ristoranti e alberghi e meta di escursioni in mountain bike ed e-bike, ma anche di trekking e camminate.

Il sistema dei laghi cerretani è composto da altri tre bellissimi specchi d’acqua raggiungibili da facili sentieri: il Lago Gore, il Lago Scuro e il Lago Pranda, il più grande ed evocativo da un punto di vista paesaggistico.

Per una pausa lungo gli itinerari ci si può fermare in una delle aree attrezzate per un picnic oppure organizzare una gustosa grigliata in famiglia o con gli amici approfittando delle zone barbecue attorno al lago, fruibili gratuitamente. Ai Laghi Cerretani è anche possibile dedicarsi alla pesca sportiva, in particolare alla trota e luccio. Attorno al Lago Pranda si trovano ampie piazzole che permettono di pescare in tutta comodità.

Gli amanti delle escursioni possono invece raggiungere i Prati di Sara, il Lago del Caricatore, il Lago del Capriolo e il Lago della Bargetana, che si trova nella conca del Monte Prado e offre una vista imperdibile sul Monte Cusna. Da qui si può arrivare all’Alta Via dei Parchi: un emozionante percorso di 500 chilometri che si snoda tra Emilia-Romagna, Toscana e Marche.

Il paradiso del Parco dei Cento Laghi

Lagdei (PR)

Fonte: Credit Rifugio Lagdei – Foto di Massimo Calzamiglia

Rifugio Lagdei (PR)

Nel Parmense il fresco non manca al Parco dei Cento Laghi, un vero paradiso per gli appassionati di trekking e paesaggi lacustri, ma anche di bicicletta. La nuova Cento Laghi Bike è un percorso cicloturistico entusiasmante, che inizia a Lagdei, nel comune di Corniglio, e arriva a Prato Spilla, nel comune di Monchio delle Corti, scovando laghi molto suggestivi, di cui circa 20 di origine glaciale.

Dal grande Lago Santo, il più vasto lago glaciale dell’Appennino Tosco-Emiliano al pittoresco Lago del Bicchiere, dalle vaste aree dei Lagoni ai tranquilli riflessi dei Laghi del Sillara, dal Lago Ballano al Lago Verde e molti altri, l’area protetta offre una varietà di gemme naturali, con piccoli insediamenti, borghi arroccati, pascoli, boschi e una notevole biodiversità floreale, tutti attraversati dal percorso dell’Alta Via dei Parchi.

Il cammino può iniziare da Prato Spilla, un punto focale per il trekking, e proseguire verso il Lago Ballano e il Lago Verde lungo il sentiero CAI, fino a raggiungere il piccolo Lago Frasconi, ombreggiato da una faggeta fiabesca.

Una seconda tappa può essere Monchio delle Corti, lungo il Percorso delle Frazioni, che si dirama in due direzioni: la blu, dedicata al tema dell’acqua e dell’energia, esplorando l’uso delle risorse idriche nelle vallate dei torrenti Cedra ed Enza; e la verde, che si concentra sull’ambiente, la cultura locale e l’architettura rurale, alla scoperta di borghi montani e tradizioni autentiche.

In zona vi sono poi rifugi in cui è possibile dormire e gustare specialità enogastronomiche, come il Rifugio Lagdei, situato nella piana omonima a 1250 metri di altitudine, nell’abbraccio di boschi di faggi e conifere, da cui partono numerosi sentieri ed escursioni guidate per trekking, equitazione e mountain bike. Per i più pigri, una comoda seggiovia porta direttamente da Lagdei al Lago Santo.

L’esperienza unica del Sentiero del Tidone

 Lago Bino, Piacenza

Fonte: Visit Emilia – Foto efeftrefotostudio

Il Lago Bino, Piacenza

Infine, sui Colli Piacentini, il Sentiero del Tidone regala un’esperienza indimenticabile tra ciclismo, trekking ed equitazione lungo 69 chilometri di percorso. Qui, a partire dalla sua foce nel Grande fiume Po, il torrente Tidone è protagonista e conduce alla Diga del Molato, una struttura imponente (la parte esterna è aperta al pubblico e visitabile), che ha creato il Lago di Trebecco, un bacino artificiale lungo chilometri inserito in un paesaggio di rara bellezza.

L’Alta Val Nure, il cuore verde della provincia di Piacenza, è un vero e proprio comprensorio outdoor con oltre 560 chilometri di sentieri che si snodano in un ambiente naturale unico tra i comuni di Ponte dell’Olio, Bettola, Farini e Ferriere. Qui fanno bella mostra di sé alcuni suggestivi laghi di origine glaciale, gioielli dell’Appennino Piacentino e tra le mete escursionistiche più popolari.

Un panoramico sentiero conduce al Lago Nero, un’oasi glaciale circondata da una verde valle. Un altro sentiero rivela il piccolo e pittoresco Lago Moo, ormai quasi interamente coperto dalla vegetazione, e il Lago Bino, un’eccezionale creazione della natura che in estate lo decora con ninfee gialle, per terminare a Prato Grande, vasto piano erboso anch’esso un tempo lago.

Spostandosi in Val d’Arda sentieri panoramici circondano il Lago di Mignano, creato artificialmente dall’omonima diga per la produzione di energia idroelettrica a Vernasca: svariate le aree pic-nic e i percorsi per passeggiare, come quello che lo costeggia fino alla strada provinciale che da Case Bonini sale a Gazzola e Monastero di Morfasso.

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Estate nei Borghi Sibillini delle Marche, tra sagre, escursioni e notti sotto le stelle

Un fitto calendario di oltre 100 eventi, che spaziano tra sagre, concerti, escursioni e notti stellate, accende l’estate negli antichi Borghi Sibillini, situati tra le province di Ascoli Piceno e Fermo. Da Amandola a Montefortino, passando per Force, Montemonaco e Rotella, è un susseguirsi di appuntamenti che animano le antiche piazze e celebrano tradizioni millenarie. Un’occasione imperdibile per scoprire e immergersi nell’anima di un territorio che unisce storia, cultura e natura.

Il progetto “Borghi Sibillini” nasce dall’iniziativa congiunta dei dieci comuni dell’Unione Montana dei Sibillini – Amadola, Force, Montedinove, Montefalcone, Montefortino, Montelparo, Montemonaco, Rotella, Santa Vittoria, Smerillo, – con l’obiettivo di creare una rete territoriale coordinata che metta in risalto la bellezza e l’identità unica di quest’area. Un territorio che si distingue per un paesaggio di grande fascino, caratterizzato da colline verdeggianti che si estendono tra le maestose montagne appenniniche e il Mar Adriatico.

In particolare, la porzione di territorio che comprende i comuni di Amandola, Montefortino e Montemonaco rappresenta il versante nordorientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ricoperto da magnifiche faggete, dove si possono trovare specie rare come la stella alpina e la genziana, e non è raro avvistare il lupo, l’astore e l’aquila reale

Ci troviamo in quello che è considerato il “versante magico” del parco, ritenuto nel Medioevo come un regno misterioso, popolato da demoni, negromanti e fate. Tra le numerose leggende che avvolgono questa zona, spiccano quelle legate alla Sibilla, la “Illustre profetessa” che si dice vivesse in una grotta sul monte omonimo, e quella di Ponzio Pilato, secondo cui il corpo senza vita del funzionario romano fu trascinato da bufali fino alle acque rosseggianti del Lago di Pilato, situato nella profonda valle che attraversa il massiccio del Monte Vettore.

Estate nei Borghi Sibillini delle Marche

Ultimamente, i Borghi Sibillini delle Marche si stanno impegnando a promuovere le peculiarità di ciascun borgo, valorizzandone al contempo i tratti comuni. L’iniziativa punta a far conoscere i Monti Sibillini attraverso una narrazione che ne evidenzi le caratteristiche uniche, attraendo un pubblico sempre maggiore. L’obiettivo è trasformare quest’area in una meta turistica di primo piano, con un’offerta culturale e sportiva ricca e variegata, preservando al tempo stesso l’autenticità e l’essenza del territorio.

Ecco alcuni degli eventi in programma ad agosto nei Borghi Sibillini:

Rievocazioni storiche ad Amandola

  • 18 e 19 agosto 2024: Festa di San Ruffino – Una storica fiera mercato con stand gastronomici presso l’Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale.
  • 20-25 agosto 2024: Festa del Beato Antonio – Il più importante evento estivo di Amandola, con una settimana ricca di concerti e iniziative che attirano ospiti illustri.
  • 25 agosto 2024: Rievocazione Storica “Processione delle Canestrelle” – Un sentito evento che simboleggia i pellegrinaggi dei proprietari terrieri per portare un’offerta al Beato in segno di ringraziamento per il raccolto; a seguire il Concerto di Paolo Belli Big Band in Piazza Risorgimento.

Antichi sapori a Force

  • 16-18 agosto 2024: Antichi Sapori per le Vie del Borgo – Un festival che anima Force con stand gastronomici e artisti di livello internazionale. Inoltre, fino a settembre 2024, si potrà visitare una Mostra Egizia in onore dell’architetto Ernesto Verrucci Bey nel 150° anniversario della nascita, curata dall’egittologo Maurizio Damiano.

La sagra di Montefortino

  • 31 agosto – 1 settembre 2024: 50^ Sagra della Cucciola – La più antica sagra del paese, dove si celebra un piatto tradizionale con una ricetta unica di Montefortino.

Il festival di Montemonaco

  • 25 agosto 2024: Spensieralto – Festival dei Borghi di Montagna.

Feste religiose a Rotella

  • 13-15 agosto 2024: Festa di Montemisio – Un appuntamento religioso presso il Santuario di Montemisio.
  • 17-18 agosto 2024: Beata Assunta Pallotta – Con il tradizionale Miracolo della Fontana che butta Vino a Castel di Croce.
  • 30-31 agosto 2024: Festa di S. Viviana – La festa più importante di Rotella, con la processione delle spoglie di S. Viviana.
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Sentiero di San Tommaso, il nuovo percorso escursionistico in Abruzzo

Immergersi nella natura, respirare l’aria fresca dei boschi e scoprire tesori nascosti del passato: queste sono le promesse del Sentiero di San Tommaso, inaugurato ufficialmente domenica 4 agosto 2024, alle ore 9.00 a Cappadocia, in provincia dell’Aquila, con una breve presentazione e una benedizione del sentiero da parte del parroco Don Renato, davanti alla sede della Pro Loco di Cappadocia.

Alle ore 9:30, la prima escursione insieme alla Pro Loco, aperta a tutti, alla presenza di autorità locali e membri delle associazioni coinvolte, con rientro davanti alla sede della Pro Loco alle ore 13.00.

Si tratta di un suggestivo percorso escursionistico che rappresenta il frutto di un lavoro congiunto tra la Pro Loco di Cappadocia e il Gruppo CAI Tagliacozzo, iniziato a febbraio 2024 con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio naturale del territorio.

Un viaggio tra natura e storia

Il sentiero, che parte dalla piazza principale di Cappadocia, si snoda attraverso rigogliosi boschi e la parte vecchia del paese, per un totale di circa 4,5 chilometri, e richiede circa 3 ore di camminata. È classificato come “E” (itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche) secondo la scala del CAI, rendendolo accessibile a tutti, dai più grandi ai più piccoli, purché muniti di abbigliamento e scarpe adeguate al trekking. Si consiglia di portare con sé anche una borraccia di acqua.

Lungo il tragitto, gli escursionisti potranno ammirare i resti del Monastero di San Tommaso, costruito sopra le sorgenti del Liri a metà del IX secolo, e la Grotta di Mallatate, una spettacolare grotta carsica profonda circa 50 metri. Tali punti di interesse, immersi in un contesto naturale straordinario, offrono una perfetta combinazione di storia e natura, rendendo il cammino una bellissima esperienza.

Il Sentiero di San Tommaso non è solo un percorso escursionistico, ma anche un’occasione per promuovere la consapevolezza ambientale e la conservazione del patrimonio naturale e storico della zona. Gli organizzatori hanno lavorato per garantire che il sentiero sia accessibile a tutti, con segnaletica chiara e punti di sosta attrezzati lungo il percorso.

Per chi desidera aderire, Cappadocia è facilmente raggiungibile in auto e offre parcheggi vicini alla piazza principale. Si consiglia di portare con sé acqua, snack e una macchina fotografica per catturare i momenti più belli della giornata.

Le parole di soddisfazione

Il Sentiero di San Tommaso rappresenta un’opportunità per scoprire o riscoprire il nostro territorio attraverso un percorso che combina la bellezza naturale con la storia locale. Siamo entusiasti di inaugurare questo sentiero, frutto di mesi di lavoro intenso e di una straordinaria collaborazione con il Gruppo CAI Tagliacozzo. Invitiamo tutti a partecipare a questa prima escursione per condividere con noi la magia di questi luoghi e la soddisfazione di vedere realizzato un importante progetto. Questo sentiero non è solo un cammino nella natura, ma anche un viaggio nel tempo, tra le antiche vie e i siti storici che rendono Cappadocia un luogo speciale”, ha dichiarato Patrizia D’Innocenzo, Presidente della Pro Loco di Cappadocia.

” La collaborazione tra associazioni locali ha portato alla valorizzazione del nostro patrimonio naturale e storico. Abbiamo lavorato con impegno per tracciare e segnalare questo percorso, rendendolo accessibile a tutti e assicurando che i visitatori possano godere di un’esperienza sicura e gratificante. Siamo orgogliosi di aver contribuito a creare un sentiero che non solo offre splendidi paesaggi e punti di interesse, ma che promuove anche un sano stile di vita all’aria aperta. Speriamo che molte persone vengano a esplorare il Sentiero di San Tommaso e a scoprire le bellezze che ha da offrire”, ha affermato Massimiliano Orsini, Referente del Gruppo CAI Tagliacozzo.