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Salto del Cervo: trekking marittimo nel Parco della Maremma

Per chi ama il mare fuori stagione, per coloro a cui non bastano il lettino, la sdraio e l’ombrellone. Per chi adora i grandi panorami sul blu infinito e l’odore della salsedine nell’aria, per chi vuole uscire dai circuiti più battuti e scoprire un luogo speciale.

Per tutte queste persone l’escursione alla cala Salto del Cervo nel Parco della Maremma è quello che ci vuole: un percorso mediamente impegnativo, ma alla portata di tutti coloro che hanno un minimo di confidenza con il trekking, che attraversa diversi tipi di paesaggio tra entroterra e litorale fino a raggiungere una piccola lingua di sabbia e sassi con vista sull’Isola del Giglio, parte dell’Arcipelago Toscano.

Il Parco della Maremma

Il Parco della Maremma si trova nel sud della Toscana. Occupa l’area che si trova tra la foce del fiume Ombrone, il secondo più lungo della regione, fino a Talamone, borgo marittimo che sorge su un promontorio roccioso e domina l’omonima baia. Alle spalle del litorale si trovano migliaia di ettari di bosco e la catena montuosa dell’Uccellina, punteggiata dalle rovine delle antiche torri che formavano l’antico sistema difensivo della costa.

Salto del Cervo Parco della Maremma Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Panorama verso l’Isola del Giglio dal Salto del Cervo

La peculiarità del Parco è quella di riuscire ad unire spiagge stupende, vegetazione mediterranea e fitti boschi che crescono sui fianchi delle colline, una fauna selvatica varia e proliferante, grandi pianure e allevamenti dei tipici bovini maremmani. All’interno del Parco sorgono numerosi percorsi, sentieri ed escursioni che è possibile esplorare acquistando un tagliando di ingresso presso il Centro Visite nella cittadina di Alberese.

Nel novero dei percorsi disponibili uno dei più belli è quello per il Salto del Cervo. L’itinerario parte dal podere Giulia, dove sorge l’agriturismo Tenuta Agricola dell’Uccellina. Da qui prende le mosse il sentiero C1, ben indicato per tutto il percorso dai segnavia del Parco, che in circa sei chilometri porta l’escursionista alla caletta.

Torre in rovina sul sentiero per il Salto del Cervo Parco della Maremma Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

La Torre Bassa nel Parco della Maremma

Nel complesso il percorso, che nella sua parte centrale si differenzia in una via per l’andata e una per il ritorno, è lungo 11 chilometri per una durata complessiva di circa quattro ore. Il dislivello positivo dell’itinerario è di circa 500 metri.

Il sentiero per la cala Salto del Cervo

Dal parcheggio all’interno del podere Giulia il sentiero attraversa una prima parte di falsopiano in salita all’interno di una splendida uliveta dove non è raro incontrare gli allevamenti allo stato semibrado delle grandi vacche maremmane, caratterizzate dalle belle corna ricurva che ne adornano il capo.

Sentiero verso Salto del Cervo Parco della Maremma Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Il sentiero nei pressi del Salto del Cervo

Ci si lascia quindi alla spalle una scala a pioli tramite la quale si scavalca una rete e si entra a tutti gli effetti all’interno del Parco della Maremma, dove la vegetazione si fa più fitta. All’interno del bosco si affronta quindi una prima morbida salita fino a raggiungere la cosiddetta Torre Bassa, un massiccio edificio in pietra ormai abbandonato. La torre faceva parte dell’antico sistema difensivo medievale realizzato dagli Aldobrandeschi, famiglia feudataria di questa parte di Toscana, per proteggere la costa dalle incursioni di pirati e potenze navali straniere.

Si attraversa quindi un bel bosco di lecci, con le fronde ombrose che riparano l’escursionista, fino a raggiungere a una zona caratterizzata da una piccola sorgente. Solitamente i dintorni sono estremamente fangosi, con i chiari segni del passaggio di alcuni cinghiali, che popolano numerosi i boschi dei Monti dell’Uccellina.

Un tempo, però, queste zone erano abitate non solo da animali selvatici ma anche dall’uomo. Poco sopra la sorgente, infatti, si possono notare mucchi di pietre sparpagliati e le forme geometriche delle fondamenta di qualche edificio. Tra il Mille e il Trecento qui si trovava un piccolo insediamento, e la traccia della mura consente di ricostruire che uno degli edifici costruiti su questo piccolo pianoro fosse una chiesetta. Di tempi successivi all’abbandono della chiesa, ma comunque appartenenti a un tempo passato, sono i resti di una carbonaia, una sorta di montagnola di legname, rami e foglie che permetteva di produrre carbone vegetale.

Da queste curiose e interessanti testimonianze di vita contadina nei secoli che furono si riprende a salire, affrontando le asperità altimetriche più toste di giornata. Il sentiero si inerpica in un bosco dove i lecci hanno lasciato il posto agli eucalipti, le cui chiome lasciano intravedere bei panorami sull’entroterra della Maremma, la grande pianura con gli ampi campi coltivati fino alle pendici del Monte Amiata.

Panorama Maremma

Fonte: Lorenzo Calamai

Panorama sull’entroterra maremmano

Il meglio, però, arriva allo scollinamento della salita. Si esce dal bosco, infatti, in corrispondenza del crinale, al Poggio delle Sugherine. Qui una piattaforma in legno permette di innalzarsi al di sopra del livello della vegetazione e rimanere a bocca aperta davanti a un paesaggio spettacolare: la vista si spande su tutto il territorio del Parco della Maremma, con la spiaggia di Collelungo a nord e a sud il Monte Argentario che si protende dalla costa verso il mare, l’Isola del Giglio subito di fronte.

Parco della Maremma Salto del Cervo

Fonte: Lorenzo Calamai

I segnavia per la cala Salto del Cervo

Da qui il sentiero percorre un tratto pianeggiante sul crinale, esposto al sole, dove si può camminare beandosi della vista attorno. Quando si rientra in un tratto di bosco rado si svolta verso destra e inizia la lunga discesa verso il mare. Il percorso si fa leggermente accidentato e più ripido, perdendo quota rapidamente in mezzo alla macchia mediterranea, fino a raggiungere una strada forestale. Da qui mancano solo pochi minuti a raggiungere l’ultimo, ripido tratto di sentiero che scende verticale sulla cala di Salto del Cervo.

La cala Salto del Cervo

Il Salto del Cervo è una vera e propria caletta: un tratto di costa lungo e stretto, con alle spalle una parete rocciosa e di fronte il mare. C’è una piccola striscia di sabbia nei pressi della zona in cui arriva il sentiero, una con grandi sassi dov’è comodo sdraiarsi, sulla sinistra, e scogli piatti sulla destra.

Cala Salto del Cervo nel Parco della Maremma Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

L’arrivo al Salto del Cervo

Grandi tronchi di legno, consumati e resi cerei dall’azione del mare e della salsedine, decorano la spiaggia. Il luogo è remoto, senza tempo, estremamente tranquillo. Anche da qui il panorama non è niente male: l‘Isola del Giglio fa bella mostra di sé all’orizzonte, verso meridione. L’occasionale barca attraversa lontana l’orizzonte senza che se ne possa sentire il rumore, il vento spira dolce dal mare.

Una lunga permanenza, dopo le fatiche fatte per arrivare, ristora lo spirito e il corpo. E se la stagione e il meteo lo permettono non ci si può esimere da un tuffo rigenerante.

Una volta pronti per ripartite il sentiero per il ritorno coincide per la prima parte con la discesa affrontata all’andata. Risaliti però fino all’ultimo bivio, quello successivo al crinale panoramico, si prende un sentiero più breve e diretto che scende in maniera graduale fino a riportare l’escursionista al podere Giulia.

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È uno dei gioielli dell’Umbria, tra storia, natura e pura meraviglia

C’è un luogo, nascosto tra i boschi della Valnerina, dove l’acqua sembra danzare con la roccia in un abbraccio eterno. È la Cascata delle Marmore, una delle più celebri d’Italia e tra le più alte d’Europa, un capolavoro d’ingegneria romana che, secoli dopo, continua a incantare chiunque si trovi ad ammirarla.

A pochi chilometri da Terni, all’interno del meraviglioso Parco Naturale della Cascata delle Marmore, si tratta di uno spettacolo naturale che ha attraversato i secoli e ispirato poeti, pittori e viaggiatori, e che ancora oggi richiama migliaia di visitatori da tutto il mondo. Qui, dove il fiume Velino si getta impetuoso nel Nera dopo un viaggio dal Lago di Piediluco, l’acqua diventa arte, potenza, poesia.

Se state pianificando un viaggio in Umbria, una sosta alla Cascata delle Marmore non può mancare.

La storia della Cascata delle Marmore

La Cascata delle Marmore non è nata per caso. È il frutto di un’intuizione antichissima, risalente al 271 a.C., in piena epoca romana, quando il console Manio Curio Dentato ordinò la costruzione di un canale per deviare le acque stagnanti del Velino verso il fiume Nera. Una necessità per salvare la pianura reatina da paludi malsane e pericolose per la salute degli abitanti.

Nei secoli, però, l’opera si rivelò un’arma a doppio taglio: il nuovo corso d’acqua portava con sé piene violente che spesso allagavano le terre circostanti, spingendo a nuove correzioni. Nel 1422 fu realizzato un secondo canale dall’ingegnere Aristotile Fioravanti, seguito nel 1547 da quello progettato da Antonio da Sangallo. Ma fu solo tra il 1601 e il 1787 che si raggiunse l’assetto attuale: la cascata venne scolpita e ridisegnata, modellando quel triplice salto d’acqua che si può ammirare in tutta la sua straordinaria bellezza.

I percorsi del Parco Naturale

Panorama della Cascata delle Marmore

Fonte: iStock

I salti fragorosi della Cascata delle Marmore

Addentrarsi nel Parco della Cascata delle Marmore significa intraprendere un viaggio nella natura più autentica, seguendo sentieri che raccontano la storia del luogo tra il profumo di muschio.

L’Antico Passaggio, il sentiero numero 1, segue le orme dei residenti che, un tempo, lo percorrevano per raggiungere il paese di Marmore. Collega il Belvedere Inferiore a quello Superiore e regala una sosta magica al Balcone degli Innamorati, una terrazza incastonata nel cuore della cascata. Da qui, una breve deviazione conduce alla Specola, la loggia voluta da Papa Pio VI, che offre una delle vedute più affascinanti sull’immenso salto d’acqua.

La Maestosità, conosciuto anche come sentiero di Pennarossa, è invece il percorso ideale per chi vuole abbracciare con lo sguardo l’intero spettacolo dei tre salti della cascata. Sul versante meridionale del monte Pennarossa, regala un’esperienza visiva indimenticabile, con la cascata che sembra quasi sospesa nell’aria.

La Rupe e l’Uomo si snoda pianeggiante tra reperti di archeologia industriale, testimonianze silenziose del passato. Da qui, scorci mozzafiato sulla Valnerina si aprono come finestre naturali fino alle Gole di Ferentillo.

L’Anello della Ninfa avvicina il visitatore alla cascata più che mai: tra scalette e ponti di legno, l’acqua sembra a portata di mano. Le grotte naturali e il fragore del secondo salto completano un percorso breve ma intenso, adatto anche ai più piccoli.

L’Incontro delle Acque è un viaggio emozionante lungo i canyon scavati dal fiume Nera, fino al punto esatto in cui si unisce al Velino. Qui la leggenda si intreccia alla natura, lungo il tragitto percorso dallo Gnefro, il folletto della cascata, protagonista delle Fantapasseggiate pensate per i bambini.

Infine, I Lecci Sapienti propongono una sfida ai più esperti: un sentiero ripido e selvaggio che attraversa boschi di lecci secolari, dove l’eco della cascata si avverte più che vedersi, in un susseguirsi di natura pura e silenziosa.

Attività nella cornice della Cascata

La Cascata delle Marmore è un luogo da vivere con tutti i sensi. Non solo natura, ma anche arte e storia, grazie ai resti di archeologia industriale del Parco archeologico industriale di Campacci di Marmore, testimonianze del legame tra l’acqua e il lavoro dell’uomo.

Durante le sere d’estate, la magia si amplifica: la cascata si illumina grazie a un impianto a LED di ultima generazione, e si trasforma in uno spettacolo di luci e riflessi che danzano sull’acqua. Camminare lungo i sentieri avvolti dall’oscurità, guidati solo dal suono della cascata e dai fasci di luce, è un’esperienza che resta impressa nell’anima.

E per chi cerca emozioni forti, la natura si fa palcoscenico per avventure indimenticabili. Dal rafting sul Nera al torrentismo, dall’hydrospeed al kayak, fino al più dolce river walking, adatto anche ai meno esperti, ogni attività regala un modo diverso di sentire il respiro della cascata e lasciarsi travolgere dalla sua energia primordiale.

Orari e flusso della cascata

Cascata delle Marmore in provincia di Terni

Fonte: iStock

Favolosa Cascata delle Marmore

La Cascata delle Marmore ha un cuore pulsante che batte a ritmo controllato. La sua potenza, infatti, non è continua, ma scandita da orari precisi. Poco prima del rilascio dell’acqua, un segnale acustico avverte i visitatori: in pochi istanti il fragore cresce, l’acqua aumenta il suo volume, e la cascata si mostra in tutta la sua forza.

Quando il salto non è a pieno regime, le acque vengono deviate verso le centrali idroelettriche, preziose per la produzione di energia. Per non perdere l’occasione di ammirare la cascata al suo massimo splendore, è fondamentale consultare gli orari ufficiali di apertura del parco e di rilascio delle acque, così da programmare la visita nei momenti più emozionanti.

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Scegliere il lago per le vacanze è un’ottima idea: tutti i benefici per la salute

Anche se non fanno rima, vacanze e mare vanno quasi sempre di pari passo, ma la verità è che optare per il lago può rivelarsi una scelta altrettanto ottima. Trascorre giorni (o una vita intera) al cospetto di questi specchi d’acqua dolce (o salata), infatti, può portare notevoli benefici, sia dal punto di vista della salute fisica che di quella mentale. A dirlo non siamo solo noi di SiViaggia, ma anche un cospicuo numero di studi scientifici che ora scopriremo insieme.

Riduzione dello stress e dell’ansia

Sì, avete letto bene: le vacanze al lago possono contribuire alla riduzione dello stress e dell’ansia. La vicinanza a questi spazi blu (compresi anche i fiumi) è infatti associata a una diminuzione del rischio di ansia e depressione, in particolare tra i 14 e i 24 anni, stando a quanto riportato su uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Environmental Research.

Benefici molto simili li hanno anche gli adulti che vivono in prossimità di ambienti acquatici e, come specificato da un ulteriore studio pubblicato sempre su Environmental Research, è un effetto particolarmente evidente nelle donne. Tranquillità e bellezza di questi ambienti naturali, quindi, sembrano essere particolarmente efficaci nel promuovere il benessere emotivo e mentale.

Aumento della resilienza psicologica

Per aumento della resilienza psicologica si intende la capacità di adattarsi efficacemente alle avversità e di gestire lo stress. Nel corso degli anni sono emerse diverse evidenze scientifiche tramite ricerche che hanno deciso di esplorare questa relazione, evidenziando i meccanismi attraverso i quali gli ambienti acquatici possono favorire il benessere mentale.​ In particolare un lavoro pubblicato sull‘International Journal of Environmental Research and Public Health ha rilevato che l’accesso a paesaggi acquatici, come possono essere i laghi, è associato a una maggiore resilienza psicologica e a tempi di risposta più rapidi agli stressor esterni.

In termini più semplici, l’acqua è in grado di favorire stati di rilassamento e quindi ridurre i livelli di stress.

Miglioramento delle funzioni cognitive

I laghi aiutano anche a potenziare alcune nostre specifiche capacità mentali, come i processi di acquisizione, comprensione, memorizzazione e utilizzo delle informazioni. In sostanza migliorano le nostre funzioni cognitive, quindi i processi attraverso i quali il nostro cervello elabora le informazioni.

Ad affermare questo ulteriore beneficio è uno studio pubblicato su Psychological Science, in cui si può leggere che passeggiare nel verde che circonda i laghi, come i boschi, può potenziare significativamente alcune nostre attività intellettive. I ricercatori hanno infatti condotto un esperimento in cui ad alcuni partecipanti è stato richiesto di camminare nel verde, mostrando un incremento del 20% nelle prestazioni di memoria rispetto a coloro che, in cambio, passeggiavano in ambienti urbani. ​Ciò suggerisce che la natura può avere un impatto positivo sul rendimento cerebrale.

Aumento della longevità

Avete mai sentito parlare delle Zone Blu? Sono della particolari regioni del mondo in cui è stato dimostrato che le persone vivono significativamente più a lungo rispetto alla media mondiale, arrivando spesso a superare persino i 100 anni di età (e ovviamente in buona salute). Ecco, non sempre è possibile trasferirsi in queste fortunate aree del nostro pianeta, ma la buona notizia è che, stando a quanto si legge su uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, vivere vicino a corpi d’acqua naturali (quindi anche i laghi) può contribuire a una maggiore longevità. Beneficio attribuibile a una combinazione di fattori fisici e mentali associati a tali ambienti.​

In poche parole una vacanza al lago non può di certo fare male, anche solo per il fatto che queste zone tendono ad avere una qualità dell’aria migliore rispetto a molte altre, favorendo così una funzione polmonare più efficiente.​

Fonti:

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I parchi naturali più belli al mondo, capolavori da scoprire

Se l’uomo è stato in grado di plasmare opere architettoniche capaci di incantare, la natura (con pazienza millenaria) ha forgiato meraviglie che vanno ben oltre l’immaginazione: sono i parchi naturali, veri capolavori scolpiti dal tempo, dove immergersi in un’atmosfera selvaggia e ammirare panorami che lasciano senza fiato, tra laghi cristallini, boschi rigogliosi e cascate spumeggianti.

In questo viaggio, andiamo alla scoperta dei paesaggi più affascinanti, autentici rifugi dell’anima.

Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, in Croazia

Chi pensa alla Croazia solo come destinazione balneare, dovrà ricredersi appena varcata la soglia del Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice: nel cuore di un ambiente lussureggiante, la forza dell’acqua incontra la quiete dei boschi. Ben sedici laghi si “rincorrono tra loro” formando rapide, cascate e lagune dai colori cangianti: uno spettacolo che cambia con la luce, come un dipinto vivente. L’acqua, talvolta color smeraldo, altre volte blu profondo o grigio argenteo, è abbracciata da una fitta vegetazione, rifugio ideale per gli animali selvatici e custode di un rigenerante silenzio.

Il percorso si snoda lungo passerelle di legno che sembrano fluttuare sul pelo dell’acqua, tra il fragore delle cascate e la quiete di specchi d’acqua cristallini. È un luogo capace di stupire tutti, dai bambini agli escursionisti più esperti, un angolo di bellezza che rimane nel cuore di chi lo visita.

Parco Nazionale di Canaima, in Venezuela

In Venezuela esiste un regno antico e primordiale ed è il Parco Nazionale di Canaima, laddove i fiumi attraversano la giungla facendosi strada tra il verde intenso della vegetazione e riversandosi in cascate impetuose.

Tra le immagini più potenti c’è quella dei Tepuyes, imponenti montagne dalle cime piatte che si ergono come isole nel cielo. Qui, secondo la mitologia indigena, abitano le divinità della terra, mentre i Pemon, popolo ancestrale, custodiscono la memoria di tali luoghi sacri.

Dall’altopiano dell’Auyantepuy scende la cascata più alta del mondo, il Salto Ángel: 979 metri di pura poesia che si lascia cadere nel vuoto. Fu l’aviatore Jimmy Angel a farla conoscere al mondo, ma per i nativi era già Churún Merú, voce antica che racconta l’essenza di un paradiso terrestre.

Parco Nazionale di Göreme, in Turchia

In Cappadocia, la terra sembra trasformarsi in fiaba. Il Parco Nazionale di Göreme è un mosaico di valli incantate, pinnacoli di tufo e grotte abitate fin dall’antichità.

I cosiddetti “camini delle fate” si stagliano come guardiani silenziosi, plasmati dal vento e dalla pioggia in forme quasi irreali: tra queste meraviglie si nasconde il villaggio di Göreme, le cui abitazioni scavate nella roccia raccontano storie di popoli antichi e di civiltà monastiche.

Dall’alto di una mongolfiera o al passo lento di un mulo, ogni percorso svela una nuova prospettiva e ogni scorcio sorprende con una luce diversa, in una terra sospesa tra sogno e realtà.

Parco Nazionale Torres del Paine, in Cile

Alla fine del mondo, tra la steppa e le montagne della Patagonia cilena, il Parco Nazionale Torres del Paine è un incanto e la natura si mostra nella sua veste più spettacolare: ghiacciai che scintillano al sole, laghi dai colori irreali, boschi scolpiti dal vento, e le tre torri di granito che danno nome al parco, svettanti come sentinelle di pietra.

 Il fiume Paine traccia il suo corso tra laghi turchesi e acque glaciali, mentre lungo i sentieri si possono incontrare guanachi che osservano curiosi, puma elusivi e il maestoso condor che solca i cieli.

Parco Nazionale Kruger, in Sudafrica

Giraffe al Parco Nazionale Kruger

Fonte: iStock

Giraffe nel Parco Nazionale Kruger

Nella savana del Sudafrica, il Parco Nazionale Kruger è il regno assoluto della vita selvaggia. Non c’è altro posto al mondo dove ci si possa sentire così vicini all’essenza primordiale della natura. Su un territorio vastissimo, che si estende oltre i confini nazionali abbracciando Zimbabwe e Mozambico, si muovono indisturbati i Big Five: leoni, leopardi, rinoceronti, elefanti e bufali.

Ma il Kruger è anche storia, cultura, paesaggi variegati che si alternano tra savana, foreste di acacie, fiumi abitati da ippopotami e coccodrilli. È un ecosistema potente, vivo, che pulsa da milioni di anni, e che continua a raccontare la storia del pianeta con la voce delle sue creature.

Parco Nazionale di Phong Nha-Ke Bang, in Vietnam

Nel cuore del Vietnam centrale, tra le nebbie leggere della foresta pluviale, si nasconde uno dei più grandi tesori speleologici del mondo: il Parco Nazionale di Phong Nha-Ke Bang, dove i secoli hanno scavato la roccia calcarea e creato un labirinto di grotte, cunicoli e cavità che si snodano nel sottosuolo per centinaia di chilometri.

Alcune grotte sono visitabili e offrono uno spettacolo di stalattiti e stalagmiti che non si dimentica: la Paradise Cave è un nome che dice tutto, mentre la Phong Nha Cave si raggiunge solo in barca, navigando lentamente sul fiume Son, tra pareti che si chiudono su un mondo misterioso.

La foresta è l’habitat di tigri, orsi e scimmie.

Parco Nazionale della Valle del Jiuzhaigou, in Cina

Esiste un luogo in Cina dove i colori appaiono più intensi, l’acqua più limpida, e le montagne più imponenti: è la Valle di Jiuzhaigou, luogo sacro per i tibetani, oggi Patrimonio UNESCO. I suoi laghi, secondo una leggenda, sarebbero nati dai frammenti di uno specchio magico spezzato per amore. E guardandoli, non si può fare a meno di crederci.

Le acque turchesi, smeraldo e zaffiro si alternano a cascate cristalline, foreste sempreverdi e villaggi nascosti. In autunno, il parco si trasforma in una tavolozza infuocata, con riflessi che incantano. Ma anche l’inverno lo veste di magia, con la neve che ricopre in silenzio un paesaggio che commuove, che parla al cuore, che sembra appartenere più al mondo dei sogni che a quello reale.

Parco Nazionale Banff, in Canada

Veduta sul Lago Moreno, Parco Nazionale Banff

Fonte: iStock

Spettacolare veduta sul Lago Moreno

Tra le Montagne Rocciose del Canada, il Parco Nazionale Banff è una “poesia scritta dalla natura”. Le cime innevate si specchiano in laghi immacolati, i boschi si perdono all’orizzonte, e il silenzio si fa palplabile. Il Lago Louise e il Lago Moreno, dalle acque turchesi incorniciate da pini e picchi montani, sono immagini che rimangono impresse come cartoline.

I sentieri che si snodano tra le montagne mostrano panorami dall’aura eterna. Tra i prati fioriti di Sunshine Meadows e la spettacolare Icefields Parkway, Banff è una promessa di libertà, un invito a perdersi nella bellezza incontaminata del territorio.

Parco Nazionale di Jim Corbett, in India

Concludiamo il nostro viaggio nel subcontinente indiano, dove il Parco Nazionale di Jim Corbett accoglie i viaggiatori ai piedi dell’Himalaya, tra fiumi, colline e foreste, e si rivela un autentico santuario per la fauna selvatica. Infatti, con un pizzico di fortuna, si può incontrare la regina della giungla: la tigre del Bengala.

Ma non è tutto.

Leopardi silenziosi, elefanti maestosi, cobra reali e un’infinità di uccelli popolano un mondo sospeso tra mito e realtà. Fondata nel 1936, questa è stata la prima area protetta dell’India, e ancora oggi conserva un magnetismo selvaggio e irresistibile.

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Bocca d’Ombrone, l’acqua dolce incontra il mare nel Parco della Maremma

Sia maledetta la Maremma e chi l’ama, dice una canzone popolare toscana dei primi dell’Ottocento.

Racconta dell’epopea contadina del lavoro stagionale nella grande pianura maremmana nel momento della bonifica delle sue paludi, voluta dal Granduca di Toscana Leopoldo. Una manodopera in bilico tra fortuna e malaria in un territorio allora svantaggiato.

Oggi di quelle paludi rimane poco più di un ricordo, tenuto in vita all’interno di un’area naturale protetta di rara bellezza, dalle peculiarità unica.

Nel 1975 la Regione Toscana decide di dare vita al Parco della Maremma, il secondo parco regionale istituito in Italia. Lungo 25 chilometri di costa e con una superficie vicina ai 9mila ettari di area protetta, l’ente comprende il grande territorio pianeggiante che si estende da Principina a Mare fino a Talamone, due località balneari molto frequentate nella stagione estiva.

Parco della Maremma

Fonte: iStock

I Monti dell’Uccellina e il territorio del Parco della Maremma

Il territorio del Parco, peraltro recentemente premiato a livello europeo, è diviso sostanzialmente in tre aree. C’è quella più interna, ai piedi dei Monti dell’Uccellina, dove negli ampi prati pascolano le mandrie di bovini. C’è l’affascinante zona selvaggia nella zona meridionale del parco, con i rilievi collinari coperti di boschi di pini, eucalipti e macchia mediterranea, da cui spuntano antiche torri di avvistamento. Infine, nella zona settentrionale, rimangono le ultime tracce di terreno paludosi, presso Bocca d’Ombrone, la foce dell’omonimo fiume.

L’Ombrone è il secondo corso d’acqua più lungo della Toscana. Copre con i suoi 161 chilometri un territorio che va dalle sorgenti poco fuori il borgo medioevale di San Gusmè, non lontano da Siena, fino alla foce nel Mar Tirreno.

Si tratta di un luogo più unico che raro: una zona dove l’azzurro del cielo si fonde con quello delle acque, quelle dolci del fiume che si mischiano con quelle salate del mare; un territorio in perenne contesa tra terra e acqua, che appartiene a entrambi gli elementi e per questa sua condizione di mezzo affascina e attrae. Un luogo selvaggio, pieno di vita, che ospita una grande biodiversità, tra cui colonie di diverse specie di uccelli che non è facile vedere altrove.

Bocca d'Ombrone Parco della Maremma

Fonte: Lorenzo Calamai

Vacche maremmane al pascolo nel Parco

Come arrivare a Bocca d’Ombrone

Bocca d’Ombrone si trova all’interno del Parco della Maremma e si raggiunge attraverso una facile escursione pianeggiante, seguendo uno dei tanti sentieri tracciati all’interno della riserva.

L’accesso al Parco avviene da Alberese, cittadina sede del Centro visite del Parco. Qui potete fare il biglietto per i tanti itinerari compresi nel grande parco naturale, incluso quella per Bocca d’Ombrone, al costo di 5 euro a persona.

Bocca d'Ombrone

Fonte: Lorenzo Calamai

Bocca d’Ombrone: dove il fiume si getta nel mare

Da Alberese, quindi, ci si sposta (in auto o attraverso il trasporto pubblico locale) a Marina di Alberese, direttamente sul litorale tirrenico, entrando nel territorio del Parco. Già attraversando questi pochi chilometri, la lunga lingua d’asfalto che corre in rettilineo verso l’accesso all’area protetta, si ha un’idea del luogo unico in cui ci si trova, la grande pianura un tempo carica di acquitrini che si estende fino a lasciare spazio ai monti a ridosso della costa, facendo emergere l’atmosfera selvaggia e aspra di questo territorio.

A Marina di Alberese si trova una ampissima spiaggia dorata che si estende lunghissima verso sud. Un luogo difficilmente affollato, specie nel periodo primaverile, del quale godere al termine dell’escursione verso Bocca d’Ombrone.

In direzione opposta rispetto alla spiaggia, infatti, prende le mosse il sentiero A7 che porta alla foce del fiume.

Bocca d'Ombrone Spiaggia di Alberese Parco della Maremma

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia di Marina di Alberese

Il percorso ad anello, tutto pianeggiante e lungo poco più di cinque chilometri in totale, è alla portata di tutti ed è stato realizzato per essere percorso anche da persone con disabilità. La primavera e l’autunno sono i periodi migliori per affrontarlo per due motivi: l’escursione è quasi totalmente esposta al sole, quindi meno adatta ai periodi più caldi dell’anno; le due stagioni intermedie sono quelle dove la zona paludosa alla foce del fiume ospita la maggiore diversità di specie di uccelli.

In autunno ci sono le specie che migrano verso meridione dall’Europa settentrionale, come oche selvatiche e diversi tipi di anatra. In primavera è invece il momento in cui tante specie provenienti dall’Africa nidificano e danno vita ai propri piccoli, e in cui non è difficile incontrare gli uccelli di taglia più grande come aironi, garzette, fenicotteri, cavalieri d’Italia.

Bocca d’Ombrone: l’eterna contesa tra terra e mare

All’avvio il sentiero per Bocca d’Ombrone passa per una prima, breve parte nella grande pineta, prima di tornare allo scoperto percorrendo un lungo camminamento rettilineo a fianco del mare. La salicornia, rossa e verde, cresce selvaggia e incontrastata nella lunga pianura, mentre alle vostre spalle svetta il promontorio dell’Uccellina, un colle alto circa 300 metri, coperto di macchia mediterranea, che domina l’ampio golfo ed è punteggiato da antiche strutture difensive.

Bocca d'Ombrone Parco della Maremma

Fonte: Lorenzo Calamai

Il percorso verso Bocca d’Ombrone

I colori della natura selvaggia intorno all’escursionista sono sorprendenti, intensi, vividi. Non è difficile incrociare lo sguardo con una delle maestose vacche maremmane, con le tipiche lunghe corna.

Al termine del percorso rettilineo si arriva nei pressi della foce del fiume, dove l’azzurro dell’acqua dolce e il blu dell’acqua di mare si fondono in un perenne abbraccio. L’Ombrone porta verso il mare i suoi sedimenti, che poi vengono depositati dalle onde sulle coste. È così che si è formata nel corso dei secoli la pianura che circonda la foce, grazie a un eterno dialogo tra terra e mare che ha visto prevalere a volte l’una e volte l’altro, in un precario equilibrio che si percepisce distintamente attraversando questa terra.

Si incontra quindi ai margini del percorso un Casello idraulico volto a guardia di un canale. Da qui, risalendo lungo il corso dell’Ombrone per un centinaio di metri, si incontra una piccola costruzione in legno dedicata al birdwatching, una delle attività più attraenti dell’escursione.

Bocca d'Ombrone

Fonte: iStock

Piovanello tridattilo a Bocca d’Ombrone

L’area salmastra alla foce del fiume crea infatti un ecosistema molto particolare, dove gli uccelli migratori trovano un habitat ideale. Fra le specie che è possibile osservare (è utile un binocolo e una macchina fotografica dotata di un buon obiettivo) ci sono il fratino, il chiurlo, il cavaliere d’Italia, la ghiandaia marina dal bellissimo manto celeste e anche il fenicottero.

Il percorso di ritorno da Bocca d’Ombrone completa l’anello oltrepassando nuovamente il Casello da cui si è arrivati. Si imbocca il comodo sentiero del ritorno che passa accanto all’Idrovora di San Paolo, vecchia testimonianza delle opere di bonifica e si ritorna a Marina di Alberese, dove l’ampia spiaggia e una grande area attrezzata con tavoli da pic-nic attendono il viandante per il meritato riposo.

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Toscana: trekking a Capo d’Arno e al Lago degli Idoli

La primavera è una delle stagioni predilette per chi vuole iniziare a riprendere il contatto con la natura al virare verso la bella stagione.

Con la dovuta cura e attenzione per le previsioni meteorologiche, le condizioni dei sentieri e l’equipaggiamento necessario, i mesi di aprile e maggio sono i migliori per frequentare le montagne del Centro Italia e l’Appennino.

I monti appenninici fra Toscana e Emilia-Romagna sono affascinanti e sottovalutati: grandi panorami, boschi secolari, sentieri per ogni gamba, per ogni grado di abilità e livello di allenamento.

In Toscana un’escursione ideale per aprire la stagione è quella che porta alla sorgente del fiume Arno, quello che bagna Firenze e Pisa e che è il più lungo e importante della regione. Capo d’Arno è il nome del luogo dove il corso d’acqua nasce, zampillando tra le rocce al riparo delle fronde di un fitto bosco di faggi sulle pendici del monte Falterona, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Si tratta di un percorso di trekking breve e alla portata di tutti, lungo poco più di cinque chilometri calcolando sia andata che ritorno per lo stesso tracciato, con una durata complessiva stimabile fra le tre ore e le tre ore e mezzo di cammino. Il dislivello altimetrico, in più, è presente ma non particolarmente significativo, il che la rende un escursione ideale per mettersi alla prova prima di affrontare qualche sentiero un po’ più tosto.

Oltre a scoprire il luogo immerso nella natura dal quale ha origine l’Arno, l’escursione permette di visitare anche un luogo pieno di fascino e storia come il Lago degli Idoli, un ameno stagno nelle cui profondità sono stati fatti eccezionali ritrovamenti.

Da dove parte l’escursione a Capo d’Arno

Escursione a Capo d'Arno e Lago degli Idoli

Fonte: Lorenzo Calamai

L’Arno muove i suoi primi passi dalle pendici del Monte Falterona

Per raggiungere l’avvio del sentiero che porta alla sorgente del fiume Arno, si deve raggiungere il paese di Castagno d’Andrea, amena frazione del comune di San Godenzo (FI), al confine tra Toscana e Romagna.

Composto di circa duecento abitanti, si trova a oltre 700 metri di altitudine in mezzo ai boschi di castagno che popolano i fianchi del monte Falterona. Castagno d’Andrea è una delle porte di accesso al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e vi ha sede il Centro visite.

Le sue grandi marronete, da tempo fonte di sostentamento autunnale e invernale fondamentali per gli abitanti del luogo, hanno determinato il nome del paese, noto come Castagno. Solo nel tempo si è composto l’appellativo di Castagno d’Andrea, ribaltando quello della più nota personalità che ha avuto i natali in questo angolo di Appennino, il pittore cinquecentesco Andrea del Castagno, uno dei protagonisti dell’arte rinascimentale tra Firenze e Venezia.

Castagno d’Andrea si trova a circa sette chilometri da San Godenzo, l’ultimo comune toscano prima del confine regionale, non lontano dal Mugello e dalla Valdisieve. Una volta giunti in auto a Castagno, seguendo una tortuosa strada in salita, si percorrono altri cinque chilometri circa per raggiungere la Fonte del Borbotto, intorno ai 1200 metri di altitudine. Qui, oltre alla salubre sorgente che dà il nome alla località, si trova anche un ampio bivacco, qualche area attrezzata con tavoli da pic-nic e si diramano diversi sentieri.

Quello da percorrere è il sentiero CAI numero 17, ben segnalato dai continui segnavia bianchi e rossi marchiati su alberi e rocce e dalla non rara cartellonistica in legno.

Capo d’Arno

Escursione a Capo d'Arno e Lago degli Idoli

Fonte: Lorenzo Calamai

La faggeta in primavera attorno al sentiero per Capo d’Arno

Il sentiero si snoda in un elegante bosco di faggi, che si ergono altissimi, in competizione per la luce solare. Si dice che da questi boschi sia stato portato a Firenze, tramite zattere lungo il corso dell’Arno, il legname che è servito per costruire la Cattedrale di Santa Maria del Fiore.

In primavera la faggeta dà il meglio di sé: le foglie morte dell’inverno giacciono a terra in un tappeto bruno, mentre sui rami degli alberi sono comparse le nuove fronde dal colore verde chiaro, brillante. Il silenzio attornia il viandante mentre si sale per poco più di un chilometro, fino a raggiungere il cosiddetto Varco delle Crocicchie, ovvero il crinale tra le vette del monte Acuto e del monte Falterona.

Il percorso scende poi in maniera graduale e leggera fino ad arrivare a Capo d’Arno, la sorgente da cui nasce il fiume più lungo della Toscana. Qui il Club Alpino Italiano ha affisso una lapide su cui sono incisi i versi della Commedia di Dante, che nel Purgatorio scrive: “Per mezza Toscana si spazia/un fiumicel che nasce in Falterona,/e cento miglia di corso nol sazia.”

Capo d'Arno

Fonte: Lorenzo Calamai

L’acqua dell’Arno zampilla tra le rocce sotto il cartello che annuncia il luogo

Il sentiero 17 si arresta qui. Si prosegue ancora per qualche minuto in pianura seguendo i segni del sentiero numero 3, che porta sulla cima del monte Falterona passando per il Lago degli Idoli.

Il Lago degli Idoli

Quando la faggeta si apre in una ampia radura, con un prato verde al cui centro sorge uno stagno rotondo siete arrivati al Lago degli Idoli.

Oltre a essere il luogo ideale per un pic-nic che possa ristorarvi dalla camminata, grazie ai tavolini attrezzati e al bivacco presente, si tratta anche di un posto dalla storia estremamente affascinante.

Fino alla metà dell’Ottocento lo stagno era noto come Lago di Ciliegiata. Questa zona immersa nei boschi era allora ancora terreno di pascolo e allevamento, almeno fino a quando una giovane mandriana non trovò nei pressi del laghetto una antichissima statua votiva in bronzo. Raffigurava Ercole, e fu datata al 450 a.C.

Lago degli Idoli Capo d'Arno

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Lago degli Idoli

Fu l’inizio di una scoperta archeologica sensazionale: sul fondo del lago vennero ritrovate migliaia di statuette, centinaia di frammenti di bronzo utilizzati per la preghiera e centinaia di punte di freccia. La stragrande maggioranza dei manufatti era di origine etrusca, popolo noto per la lavorazione dei metalli che aveva dunque, molto probabilmente, eletto a luogo sacro quello che da allora è divenuto noto come Lago degli Idoli.

La maggior parte dei reperti trovati sono oggi conservati al Museo Archeologico del Casentino Piero Albertoni di Bibbiena, di cui costituiscono una delle principali attrazioni.

La storia antichissima del Lago degli Idoli conferisce a questo luogo un’aura di mistero e di fascino, accentuata dal silenzio e dal vento che spira tra le foglie dei faggi.

Il ritorno alla Fonte del Borbotto può avvenire ripercorrendo la strada dell’andata o completando un anello, più lungo e duro, che passa dalla vetta del monte Falterona (1654 metri) e scende attraverso il sentiero numero 16.

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Chiang Dao, viaggio tra la natura e il misticismo di una Thailandia poco nota

La Thailandia è una destinazione molto nota, una terra amata a tutte le età e che ogni anno attira milioni di visitatori che desiderano scoprire quante più meraviglie possibili. Il Paese del sorriso, tuttavia, per fortuna conserva ancora dei luoghi che possiamo definire segreti, lontani dai circuiti di massa e per questo particolarmente misteriosi e autentici. Uno dei posti in questione si chiama Chiang Dao, e coloro che decidono di raggiungerlo hanno l’opportunità di fare un viaggio in una natura rigogliosa e ricca di misticismo, ma anche di tuffarsi in numerose (e interessanti) tradizioni antiche.

Dove si trova e come arrivare a Chiang Dao

Chiang Dao si trova nel Nord della Thailandia e, più precisamente, nella Provincia di Chiang Mai. Si tratta di una zona eccezionale, piena di montagne foreste, grotte, cascate e villaggi tribali. Qui, tra le altre cose, si produce un ottimo vino che, con i suoi poetici paesaggi, crea un connubio che le vale il soprannome di “Piccola Toscana della Thailandia”.

Pur essendo una zona del Paese non ancora invasa dai turisti, arrivarci è piuttosto semplice. I viaggiatori, infatti, hanno a disposizione diverse opzioni:

  • Auto o moto: la strada principale è la Highway 107 (Chiang Mai – Fang);
  • Autobus o minivan: partono dalla Chang Phuak Bus Station di Chiang Mai;
  • Taxi: prenotabili tramite applicazioni.

L’aeroporto più vicino è il Chiang Mai International Airport, ma a disposizione ci sono anche autobus notturni e treni in partenza da Bangkok.

Cosa fare a Chiang Dao

Chiang Dao in sé non è niente di sorprendente: se si cercano templi stravaganti o architetture pazzesche non è qui che si deve venire. Si raggiunge questa zona della Thailandia per avere un contatto intimo e profondo con la natura, per salire sui fianchi di montagne impervie e per avere a che fare in maniera ancora più profonda con lo spirito accogliente e gentile dei thailandesi. Aria fresca, pulita, e il silenzio sono gli ingredienti fondamentali di una sosta da queste parti, ma anche cieli stellati e privi di inquinamento luminoso.

Birdwatching (e non solo) al Doi Luang Chiang Dao

La bellissima località di Chiang Dao non sarà la più incredibile in fatto di strutture uniche nel loro genere, ma senza ombra di dubbio incanta per la sua imponente natura: è proprio qui che sorge la terza montagna più alta del Paese (circa 2270 metri), il Doi Luang Chiang Dao. Parte del Chiang Dao Wildlife Sanctuary, è l’ideale per gli amati del birdwatching, tanto che è uno degli spot più visitati della Thailandia grazie alla presenza di oltre 300 specie di uccelli, tra cui alcune piuttosto rare.

Doi Luang Chiang Dao, Thailandia

Fonte: iStock

Tipico panorama di Chiang Dao

È bene sapere, tuttavia, che l’accesso a questo gigante della natura  è consentito solo nella stagione secca, e non tutti gli anni. Per questo motivo, è importante informarsi sui siti ufficiali di riferimento e/o direttamente in loco. A disposizione ci sono anche diverse escursioni, tra cui:

  • Percorso Den Yah Chad-Ang Saloong: lungo circa 8,5 chilometri (e con un punto di sosta per la notte);
  • Percorso Pang Wua-Ang Saloong: con quasi le stesse identiche caratteristiche dell’altro sentiero ma con una lunghezza di 6,5 chilometri.

Trekking nel Parco Nazionale Sri Lanna

Il meraviglioso Parco Nazionale Sri Lanna è l’ottavo, in termini di grandezza, della Thailandia. Ospita animali selvatici, foreste lussureggianti e sorgenti d’acqua che ipnotizzano con il loro fruscio. Dedicandosi al trekking è possibile ammirare diverse meraviglie della natura, da scoprire con tutta la calma che si desidera perché al suo interno vi sono anche possibilità di campeggio.

Famoso per le sue foreste sempreverdi, i sentieri panoramici e la possibilità di esplorare la cultura delle tribù locali, richiede un paio di giorni minimo per essere visitato al meglio.

Scoprire i villaggi tribali

Nella zona di Chiang Dao si trovano alcuni villaggi tribali, in cinque dei quali dimorano sette delle principali minoranze etniche del Nord del Paese. Per la precisione sono Akha, Lisu, Lahu, Karen e Palong (Dara-Ang) e raggiungendoli si ha l’occasione di conoscere la loro antichissima (e particolare) cultura, i tessuti tradizionali, abiti tipici e persino partecipare a tour fotografici specializzati.

Andare in kayak sul Lago Mae Ngat

Il Lago Mae Ngat sorge all’interno del sopracitato Parco Nazionale Sri Lanna e si tratta di un bacino artificiale creato dalla costruzione della diga Mae Ngat Somboon Chon, nell’ormai lontano 1986. Attualmente è una vera e propria area ricreativa, dove si può andare in kayak, nuotare e anche soggiornare in curiose case galleggianti, simili a quelle che si trovano nell’altrettanto affascinante Parco nazionale di Khao Sok.

Lago Mae Ngat, Chiang Dao

Fonte: iStock

Casa galleggiante del Lago Mae Ngat

Fare un bagno nella piscina della Sticky Waterfall

Il nome, Sticky Waterfall, dice già tutto: la cascata scorre su una superficie di rocce calcaree che non è scivolosa, e che quindi consente alle persone di arrampicarsi senza rischiare di scivolare. Il suo nome può essere infatti tradotto come “Cascata Appiccicosa”, grazie alla composizione delle rocce abbastanza ruvide.

Qui è possibile fare anche un bagno, poiché l’acqua è piuttosto pulita. In più, durante la stagione secca non ci sono forti correnti. È sempre importante tenere a mente, però, che occorre fare molta attenzione alle condizioni meteorologiche a quelle del terreno.

Rilassarsi alle “terme” di Chiang Dao

Chiang Dao offre anche la possibilità di rilassarsi nelle sue sorgenti termali, con acque ricche di minerali, che si dice abbiano effetti benefici per la pelle e per la salute generale. Anche qui serve molta prudenza, perché in alcune zone la temperatura dell’acqua può raggiungere persino gli 80°C . Dotate di strutture turistiche, è presente anche un’area per il picnic e sono anche il punto di partenza ideale per fare escursioni o trekking nelle vicinanze, godendo di una vista sontuosa sulle montagne.

Cosa vedere a Chiang Dao

Come accennato in precedenza, Chiang Dao è la meta ottimale per chi desidera fare esperienze a contatto con la natura, ma non mancano di certo alcuni punti di interesse che vale la pena conoscere.

Wat Tham Chiang Dao

Se cercate fascino e spiritualità non dovete assolutamente perdervi il Wat Tham Chiang Dao. Si trova ai piedi del Doi Luang Chiang Dao, e colpisce per la sua posizione spettacolare e per l’atmosfera mistica che lo circonda.

Sorge infatti all’interno di un complesso di grotte naturali che si estendono lungo la montagna, utilizzate dai monaci per la meditazione e per pratiche spirituali. La cavità principale è la culla di una grande statua del Buddha, ma anche di stalattiti e stalagmiti che creano un’atmosfera davvero sorprendente.

Wat Tham Chiang Dao, Thailandia

Fonte: iStock

Il bellissimo Wat Tham Chiang Dao

Wat Tham Pha Plong

Non lontano dal tempio precedente sorge il Wat Tham Pha Plong. Si trova in cima a una collina dalla quale si gode di una vista affascinante, e per arrivarci è necessario salire una lunga scalinata (impreziosita da statue di draghi e altre decorazioni religiose) attraverso una fitta vegetazione di foresta tropicale.

Costruito in uno stile tradizionale, con statue di Buddha e ornamenti che riflettono la spiritualità della scuola Theravada, è anch’esso noto per essere un centro di meditazione, tanto da rappresentare uno dei luoghi migliori per trovare tranquillità e pace interiore.

Wat Phra That Doi Mon Ching

C’è poi il Wat Phra That Doi Mon Ching, un altro tempio interessante (non molto facile da raggiungere) che incanta per la presenza di una “roccia d’oro”: è simile alla celebre Golden Rock della Pagoda Kyaiktiyo in Myanmar.

Wat Mae Eed

Poi ancora il Wat Mae Eed, con una splendida vista sulla montagna e sulla città, dove prende vita il particolarissimo Giardino del Purgatorio che raffigura il destino di coloro che non seguono le cinque principali regole del Buddismo. Parliamo perciò di un’area riflessiva e simbolica, il cui scopo è quello di invitare i visitatori a riflettere sul loro comportamento e sulle conseguenze karmiche delle loro azioni.

Mercato del martedì mattina

Se vi trovate a Chiang Dao il martedì mattina non saltate una visita al suo mercato settimanale: è frequentato da persone di diversi gruppi etnici, ed è quindi l’occasione ideale per conoscere (e magari acquistare) i loro prodotti tipici e osservare i loro coloratissimi abiti tradizionali.

Tribù Chiag Dao

Fonte: Getty Images

Alcuni abiti tradizionali

Phra That Doi Chiang Dao

Infine il Phra That Doi Chiang Dao, un tempio molto venerato dalla popolazione locale. Per raggiungerlo è necessario percorrere una strada stretta e ripida (sì, serve un po’ di impegno, ma i panorami fanno passare in secondo piano la fatica).

Dalle origini molto antiche, sfoggia un chedi dorato che ospita una reliquia sacra e una statua enorme che raffigura il Phra Narasabho Mahathera, un monaco che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del Buddismo.

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Dove andare in montagna in primavera? I luoghi migliori in Italia e in Europa

Nella stagione in cui la natura torna a rivivere e le ultime nevi salutano l’inverno, sulle montagne più suggestive d’Italia e d’Europa prende vita la danza delle fioriture più colorate e profumate, cullate dalla brezza tiepida e dai primi raggi di sole primaverili. Ci si ritrova così immersi in panorami meravigliosi in cui fare piacevoli escursioni e toccare con mano tutta la forza della natura.

Ecco una selezione dei migliori luoghi di montagna da raggiungere in primavera, da soli, in coppia o in famiglia, tra le vette più incantevoli del Bel Paese e di altre destinazioni europee facilmente raggiungibili anche dal confine italiano.

Dove andare in montagna in primavera in Italia

Quanto scoppia la primavera, in Italia, inizia il periodo perfetto per esplorare i sentieri che si snodano tra alpeggi e valli fiorite, dove la natura veste un nuovo abito profumato e l’aria fresca invita a respirare a pieni polmoni. Ecco la nostra selezione di mete montane italiane ideali per escursioni, avventure, relax e momenti unici da condividere con chi amiamo.

San Vito di Cadore (Veneto)

Cercate una meta alternativa (e bellissima) alla celebre Cortina d’Ampezzo? Vi consigliamo San Vito di Cadore, da cui dista solo 10 km: un piccolo comune incastonato in una conca nel cuore delle Dolomiti bellunesi. A sorvegliarlo ci sono le cime delle Marmarole Occidentali, dell’Antelao, del Pelmo e della Croda Marcora. Il paesaggio montano è immerso in boschi di conifere e latifoglie e in primavera sembra uscire direttamente da una favola.

Cosa fare in Cadore in primavera? Innanzitutto, passeggiare immersi nei prati fioriti e i pascoli, ammirando da vicino il risveglio della natura. Raggiungendo il Lago di Mosigo, poi, si possono trascorrere piacevoli momenti in famiglia, con un chiosco e una zona barbecue attrezzata con tavoli per una grigliata in compagnia. Non può mancare la passeggiata attorno al lago, facilmente percorribile anche con passeggini.

A caratterizzare questo luogo è anche la lunga tradizione enogastronomica: non possono mancare momenti conviviali in cui potrete assaggiare, ad esempio, dei vini con le spezie molto particolari, formaggi e gelato. Ebbene sì, proprio a Pieve di Cadore (dove tra l’altro nacque e visse il pittore d’arte rinascimentale Tiziano), sarebbe nato il gelato.

Lago di San Vito di Cadore, Veneto

Fonte: iStock

Lago di San Vito di Cadore in Veneto

Trekking ed escursioni: i percorsi che si snodano sui pendii di San Vito di Cadore sono diversi e adatti a tutti. Tra i migliori sentieri da percorrere in primavera segnaliamo:

  • Sentiero delle Orchidee: in 1 ora e mezza di facile camminata con numerose finestre panoramiche sulle Dolomiti, incontrerete diverse specie di orchidee spontanee più o meno rare;
  • Escursione a Socol: adatta alle famiglie con passeggini, il percorso si snoda tra i boschi di San Vito e di Cortina, sul versante destro del fiume Boite. Si percorre in circa 2 ore e mezza;
  • Escursione a Taulà de la regoietes: sentiero CAI n. 458, sterrato, che si immerge nel bosco e dona scorci meravigliosi sulle Dolomiti per circa 3 km.

Attività per bambini: oltre alle passeggiate facili tra i sentieri alla scoperta di prati fioriti e boschi rigogliosi, i bambini possono divertirsi nel parco giochi del Lago di Mosigo.

Come arrivare: in auto, da Sud si percorre l’A27 fino a Pian di Vedoja (Belluno), si continua sulla SS51 d’Alemagna e si seguono le indicazioni fino a San Vito. Chi viene da Nord deve prendere l’autostrada del Brennero fino a Bressanone, poi la SS49 direzione Dobbiaco. Giunti a Cortina d’Ampezzo si segue la SS51 fino a destinazione.

Bormio (Lombardia)

È uno dei luoghi più affascinanti d’Italia, immerso in un territorio, quello della Valtellina, molto amato anche fuori dai confini italiani: Bormio, in provincia di Sondrio, è un gioiello ricco di attrattiva che in primavera veste il suo abito più colorato.

Dalle lunghe passeggiate ammirando panorami mozzafiato sulle Alpi Retiche ai momenti di relax coccolati dalle calde acque termali, Bormio promette esperienze memorabili per tutti, dagli adulti ai bambini. Non solo. Qui gli amanti degli sport invernali possono continuare a sciare anche a fine aprile nei comprensori posti sulle cime più alte.

Le sue terme sono le più famose d’Italia: da quelle più antiche (i Bagni Vecchi di Bormio) fino ai due centri più recenti (i Bagni Nuovi e Bormio Terme) in cui i bambini possono divertirsi nelle piscine a loro dedicate. Infine, per gli appassionati, è possibile anche visitare la cantina Braulio, che produce uno degli amari più famosi del Bel Paese, durante una camminata tra le viuzze che attraversano il centro storico del Comune.

Trekking ed escursioni: Le cime che abbracciano Bormio sono un vero incanto da esplorare durante la primavera. Tra i percorsi facili, adatti a tutti, vi suggeriamo 3 esperienze da provare:

  • Panoramica sulla Val Viola: seguendo i sentieri n. 148, n. 128 e n. 290, tra boschi e pascoli, si attraversano paesaggi incontaminati che aprono la vista sulla Val Viola e sulle cime circostanti. Percorso adatto anche ai meno esperti;
  • Passeggiata al parco dei Bagni: facile camminata di circa 1 ora che dai Bagni Nuovi di Bormio conduce alla Fonte Pliniana, in cui sgorga acqua termale custodita da una grotta naturale;
  • Tour delle chiese: passeggiata (da fare anche in bici) che unisce la natura della Valfurva alle testimoniante culturali e storiche. Il percorso dura 1 ora e tocca: Chiesa del Santo Crocifisso, Chiesa Beata Vergine del Sassello, Chiesa di S. Rocco, Chiesa della Madonnina della Misericordia e Chiesa parrocchiale di Bormio.

Attività per bambini: dalle camminate facili alle giornate sull’ultima neve della stagione, fino al relax alle Terme. Ma c’è un’attività ancor più curiosa: qui vengono organizzate anche camminate con i tenerissimi Alpaca per tutta la famiglia.

Come arrivare: in auto, da Milano, Lecco o Como, si imbocca la SS38, mentre da Bergamo o Brescia, si passa dal Passo Aprica o dal Passo Gavia. Dal Trentino si arriva dal Passo Stelvio o dal Tunnel Munt La Schera di Livigno. Con i mezzi pubblici, si può prendere il treno Trenord che ferma a Tirano e da lì si prende il bus di linea Perego fino a Bormio.

Parco Naturale Locale del Monte Baldo (Veneto)

Quali migliori mete in primavera se non quelle che permettono di ammirare la rinascita della natura dopo l’inverno e di respirare a pieni polmoni i profumi delle fioriture? Tra i luoghi imperdibili che vi consigliamo c’è anche il Parco Naturale Locale del Monte Baldo, sempre in Veneto, chiamato il “Giardino d’Italia”.

Situato tra la Vallagarina e il Lago di Garda, a poca distanza da Torbole, è un’oasi famosa tra i botanici di tutta Europa grazie alla sua straordinaria biodiversità con numerose specie endemiche. Tra maggio e giugno, qui, è tutto un tripudio di fioriture che creano bellissime distese colorate sui pendii: arnica, gigli, genziane, orchidee, botton d’oro e gerani argentati sono i protagonisti indiscussi. Una destinazione ottima per il turismo lento e sostenibile, e ideale per fare camminate primaverili anche con i bambini, vista la facilità dei percorsi.

Trekking ed escursioni: ecco gli itinerari più belli per scoprire questa perla sul Monte Baldo.

  • Trekking delle malghe e dei fiori del Baldo: composto da 4 percorsi (rosso, verde, giallo, azzurro), che permettono di ammirare distese dorate di botton d’oro, tappeti di bucaneve e tanti altri colorati prati tra i boschi del monte;
  • Trekking Torbole – Altissimo: sentiero (n.601) che in circa 5 ore di camminata da Nago porta a uno dei punti panoramici sul Lago di Garda più incredibili, sul monte più alto del Baldo trentino (2.090 metri). Lungo il percorso si avvistano i resti delle trincee della Prima Guerra Mondiale.

Attività per bambini: oltre ai piacevoli picnic in famiglia da organizzare tra i piati fioriti del Monte Baldo, i più piccoli possono provare bellissime avventure cimentandosi nell’arrampicata assistita e facile ai Massi delle Traole, oppure possono emozionarsi al Busatte Adventure Park, un parco avventura con diversi percorsi a varie altezze con piattaforme, carrucole, corde..pronti a per mettere alla prova abilità e coraggio?

Come arrivare: in auto, da Nord si esce dall’A22 a Rovereto Sud – Lago di Garda Nord e si prosegue fino a Nago-Torbole seguendo le indicazioni; da Sud si esce dall’A4 a Sirmione e si segue la SR 249 che risale lungo il Lago di Garda. A Torbole si seguono le indicazioni per la frazione di Nago-Torbole. Con i mezzi pubblici, si può scendere alla stazione ferroviaria di Rovereto e da lì si prende un autobus di Trentino Trasporti fino a Torbole. Da Sud, si può scendere alle stazioni ferroviarie di Desenzano, Peschiera del Garda o Verona e poi proseguire con l’autobus dell’Azienda Trasporti di Verona.

Parco delle Madonie (Sicilia)

Anche la Sicilia, in Sud Italia, ha luoghi montani splendidi da raggiungere, meno conosciuti, ma che non hanno nulla da invidiare alle più famose catene montuose dello Stivale. Tra questi troviamo il Parco delle Madonie, un’area naturale protetta che comprende quindici comuni della città metropolitana di Palermo e il massiccio montuoso delle Madonie, sulla costa settentrionale siciliana.

In questo contesto naturale, la primavera trasforma le pendici montuose in spettacolari distese di fiori selvatici, che si possono ammirare facendo trekking ed escursioni in mountain bike, oppure da una prospettiva diversa: dalla seduta dell’altalena più alta d’Europa. Dondola tra cielo e terra a 1.050 metri di altitudine e 300 di strapiombo ed è un’attrazione che lascia senza fiato. Da lassù, lo sguardo si apre verso le Madonie a ovest, le Nebrodi a est, mentre a nord il Mar Tirreno si perde all’orizzonte.

Trekking ed escursioni:

  • Sentiero ai ruderi dell’Abbazia di San Giorgio: 1,7 km di sentiero facile che parte da Gratteri, nei pressi dei ruderi del castello, e va verso Sud fino ai resti dell’Abbazia di San Giorgio immersi nella vegetazione;
  • Sentiero Geologico Rocca di Sciara: escursione di 2 km ricca di spunti naturalistici, geologici e storico culturali, come la Rocca di Sciara, un imponente massiccio calcareo che sovrasta l’abitato di Caltavuturo.

Attività per bambini: anche i più piccoli possono vivere l’esperienza dell’altalena più alta d’Europa (a partire dagli 8 anni) e della zip line con viste mozzafiato. In località Petralia Sottana, inoltre, possono divertirsi nel Parco avventura, con percorsi acrobatici, piste per mountain bike, sensazionali percorsi tattili e gare di orientamento.

Come arrivare: in auto, da Palermo si segue l’A19 e da Messina l’A20 e si seguono le indicazioni in base al punto di accesso al grande Parco delle Madonie. In treno si può arrivare comodamente da Palermo, Catania e Messina, scendendo alle stazioni di Cefalù e Castelbuono.

Dove andare in montagna in Primavera in Europa

Anche sulle montagne europee confinanti, o facilmente raggiungibili dall’Italia, la primavera tinge tutto dei colori della meraviglia. Scopri le destinazioni consigliate per una vacanza in montagna in Europa adatta a tutti, dagli sportivi a chi cerca il puro relax, fino ai bambini più avventurieri.

Bohinj (Slovenia)

Tra ripide montagne della Slovenia e le acque color smeraldo, spicca la paradisiaca valle Bohinj, che ospita l’omonimo lago glaciale, il più grande del Paese.

Se d’inverno gli appassionati della neve vi si recano per raggiungere il comprensorio sciistico, durante la primavera il paesaggio si tinge di colori vividi e sono tante le attività che si possono svolgere in questa perla slovena, dal trekking sui pendii alla pesca sulle sponde del lago (qui si trova la rinomata trota di Bohinj), fino agli eventi più imperdibili. Tra questi, l’annuale Festival Internazionale dei Fiori Selvatici, che ogni anno nei mesi di maggio e giugno offre tour botanici, eventi unici ed esperienze culinarie dedicate alla ricchezza floreale di Bohinj.

Bohinj, luogo splendido in primavera in Slovenia

Fonte: iStock

Bohinj e il suo lago, in Slovenia

Trekking ed escursioni: a Bohinj si possono ammirare panorami sorprendenti durante le escursioni a piedi o in bicicletta. Ecco alcuni dei migliori sentieri.

  • Percorso Savica Waterfall: itinerario ad anello abbastanza facile e lungo poco più di 1 km;
  • Giro del Lago di Bohinj: percorso facile ad anello di circa 12 km;
  • Mostnica Gorge: percorso di circa 12 km con un dislivello di più o meno 300 metri;
  • Trekking al Monte Vogel: a bordo della funivia del Lago di Bohinj, si raggiunge a 1.500 metri di altezza il Vogel Sky Resort, che regala una vista mozzafiato su Bled, Bohinj e tutte le Alpi Giulie. Da qui proseguono diversi sentieri di trekking.

Attività per bambini: per i più piccoli, Bohinj è una sorta di paradiso in terra, soprattutto grazie alla presenza dello splendido lago, che in primavera merita di essere esplorato a bordo di una barca. Un’altra idea è quella di noleggiare delle biciclette per fare il giro del lago (con la possibilità di aggiungere seggiolini per bambini), per godere pienamente nel paesaggio.

Come arrivare: in auto, si percorre la strada 209 fino a Ribčev Laz, villaggio che si trova all’ingresso del Lago di Bohinj, immerso nel Parco nazionale del Triglav.

Hintersee (Germania)

Tra le più pittoresche zone montane delle Alpi bavaresi (e d’Europa), quella del Lago Hintersee, in primavera, è un tripudio di fiori sbocciati, colori vividi e un paesaggio mozzafiato, dove la natura sembra uscire direttamente da un dipinto perfetto.

Situato a Ramsau, in Germania, ai piedi del Reiter-Alm, Hintersee è abbracciato da vette imponenti e promette momenti indimenticabili da vivere in compagnia e in famiglia. Trekking, picnic nella natura, viaggi in funivia e panorami unici: sono tante le esperienze che si possono vivere in questo luogo paradisiaco.

Lago Hintersee, meta montana in primavera in Germania

Fonte: iStock

Lago Hintersee, in Germania

Trekking ed escursioni: 

  • Escursione nel Bosco di Hintersee: camminata facile adatta a tutti che attraversa la foresta incantata;
  • Percorso facile alla Cascata di Golling: da lì si può raggiungere il Rifugio di Golling;
  • Giro del lago Hintersee: percorso ad anello che parte da Ramsau, immerso nel verde.

Attività per i bambini: oltre alle passeggiate attorno al lago e lungo i pendii circostanti ammirando la flora e la fauna locali, i bambini possono divertirsi con una divertente gita in barca sul lago.

Come arrivare: in auto, arrivando dal Nord Italia, si prende la A4 e poi da Brescia la A22 verso Verona/Bolzano fino all’uscita per Brennero. In Austria, si continua sulla A13 verso Salisburgo e poi si prende la B311 in direzione di Fuschl am See, seguendo infine le indicazioni per Hintersee. In treno, con un Frecciarossa o Eurocity, si scende a Verona o a Bolzano, poi si prende un treno per Innsbruck, dove si cambia con un treno per Salisburgo. Infine, si prenede un autobus o un treno fino a Hallein o Fuschl am See, e un altro autobus fino a Hintersee.

Zermatt (Svizzera)

Famosa perché baciata dal sole per ben 300 giorni all’anno e completamente pedonale (sì, qui non circolano auto e mezzi a motore), Zermatt è la meta da raggiungere in primavera a due passi dall’Italia.

Situata in Svizzera, ai piedi del Monte Cervino (Matterhorn), questa meta green del Canton Vallese offre a chiunque attività, escursioni e avventure unite a paesaggi da cartolina. Da qui partono 400 km di sentieri escursionistici e ci si può rilassare sulle sponde del Lago Schwarzsee (o Lago Nero), da raggiungere con una comoda e suggestiva funivia. Consigliata è anche la visita al Museo del Cervino (Zermatlantis Matterhorn Museum) sulla storia del borgo e del monte che gli conferisce il nome. In primavera, gli amanti dello sport sulla neve possono anche sfruttare le ultime piste imbiancate per sciare.

Trekking e percorsi:

  • Escursione alle Gole del Gorner (Gornergrat): sentiero ad anello di 2,3 km facile, percorribile in circa 40 minuti;
  • Trekking al Matterhorn glacier paradise (3.883 metri): adatto anche a famiglie con bambini. La vetta permette di sciare anche durante la primavera e l’estate nella stazione di montagna più alta d’Europa. Qui in cima si trova la Galleria del Breithorn, dove è situato il Cinema Lounge;

Attività per bambini: i più piccoli avventurieri non si annoiano di certo a Zermatt. Tra le varie attività, possono cimentarsi nell’avvistamento delle marmotte seguendo un percorso adatto alle famiglie, oppure esplorare il tunnel di ghiaccio del Cervino Glacier Paradise, ammirando diverse sculture di ghiaccio.

Come arrivare: essendo pedonale, il Comune di Zermatt è raggiungibile tramite auto fino al vicino borgo di Täsch, mentre gli ultimi 7 km si percorrono in treno o in taxi. Da lì, infatti, parte un treno navetta h24 che impiega 15 minuti. In treno, invece, dall’Italia il collegamento ferroviario più comodo è quello da Milano Centrale: un treno diretto vi porterà a Visp, da cui potrete proseguire verso Zermatt.

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Marche: la Via delle Cascate Perdute di Sarnano

Come una cittadella di pietra, Sarnano si staglia, arroccata sulla vetta di un colle al centro di una valle popolata da ampi pascoli e campi coltivati e fitti boschi. Sullo sfondo le austere cime dei Monti Sibillini fanno bella mostra di sé.

Un territorio che si risveglia in primavera dal proprio torpore invernale, ripopolandosi di verde man mano che la stagione avanza. La zona meridionale delle Marche, dove si trova Sarnano, è una destinazione ideale per il ritorno del clima più propizio alle attività nella natura: alla visita di un borgo medievale dalla storia affascinante e con un grande patrimonio architettonico e artistico consente infatti di abbinare un percorso di trekking alla scoperta di alcune splendide cascate formate dai torrenti che percorrono la valle.

La chiamano la Via delle Cascate Perdute, un itinerario alla portata di tutti, che si compie agevolmente in mezza giornata e che prende le mosse dal centro storico di Sarnano per inoltrarsi nelle vicinanze e portare alla scoperta dei tesori di acqua dolce nascosti tra pietre, querce e faggi.

Il borgo medievale di Sarnano

Sarnano sorge a ridosso delle vette dei Monti Sibillini, in una sorta di culla tra le colline, con le sue torri medievali che svettano in cima al colle a oltre 500 metri di altitudine dov’è seduta.

Il centro storico della cittadina è tutto edificato in pietra cotta, donando un aspetto peculiare al borgo, con le mura degli edifici nelle tonalità dell’ocra e dell’arancio.

Una volta che si entra nel centro del borgo, la cosa migliore da fare è perdersi fra i labirintici vicoli lastricati che salgono e scendono questo piccolo capolavoro del Medioevo, in un alternarsi di diversi livelli fra piazzette, scorci e scalinate.

La Piazza Alta è il cuore della Sarnano medievale, animata dalle sagome del basso Palazzo dei Priori, la bella torre del Palazzo del Popolo (oggi trasformato in teatro),  il Palazzo del Podestà e la Chiesa di Santa Maria Assunta con i suoi affreschi.

Scorcio del borgo di Sarnano nelle Marche

Fonte: iStock

Piazzette, scale, vicoli: la meraviglia medievale del centro storico di Sarnano

Da qui le vie del borgo scendono come cerchi concentrici fino ad arrivare alla base del colle, dove si è poi sviluppata la Sarnano contemporanea. La perfetta conservazione e la cura con cui viene mantenuto il centro storico permette di entrare appieno nell’atmosfera medievale del luogo: costituitosi come libero comune a metà del Duecento, Sarnano ha conservato la fierezza delle proprie origini e le sfoggia ancora con orgoglio.

Se il borgo è completamente costruito in pietra, i dintorni del paese offrono invece un ritorno alla natura, con una grande quantità di attività outdoor a portata di mano. Percorsi ciclistici, sentieri escursionistici, avventure in parapendio, terme naturali: chi più ne ha, più ne metta.

La Via delle Cascate Perdute

La Via delle Cascate Perdute di Sarnano è un percorso escursionistico di livello molto semplice, lungo circa sei chilometri, che parte dal centro del borgo e conduce per una passeggiata per lo più pianeggiante a tre splendidi, potenti e affascinanti salti che il torrente Tennacola compie nelle vicinanze del paese.

Il tempo di percorrenza dell’intero sentiero, aperto nel 2020, è di poco meno di un paio d’ore, al quale aggiungere il tempo di permanenza presso ciascuna cascata, che offre a suo modo il proprio spettacolo.

Il percorso parte da Piazza Perfetti, ai piedi del centro storico, e unisce tre cascate: la Cascata dell’Antico Mulino, Lu Vagnatò e le Cascatelle di Sarnano. Gli escursionisti più brillanti possono inoltre proseguire per raggiungere due altre cascate, poco più lontane: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino.

Il bel sentiero, che si snoda tra boschi e campagna, per raggiungere queste due ultime destinazioni richiede ulteriori due ore di cammino, una per l’andata e una per il ritorno.

La Cascata dell’Antico Mulino

La Cascata dell'Antico Mulino a Sarnano

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata dell’Antico Mulino a Sarnano

La prima cascata che si incontra lungo la Via delle Cascate Perdute è forse anche la più suggestiva. Ci si giunge rapidamente, in appena dieci minuti di camminata, lasciandosi alle spalle il centro storico di Sarnano e dirigendosi verso est.

Nei pressi degli edifici scolastici della cittadina, una lingua d’asfalto scende verso il basso e si inoltra in una rada boscaglia: dopo poche decine di metri, improvvisamente, l’aria si fa umida e il rumore dell’acqua si fa notare. I ruderi di un antico mulino, da cui il nome della cascata, sono avvolti dalla vegetazione a fianco del sentiero.

Quando la traccia piega verso destra, ecco che si apre allo sguardo la possente conca della doppia cascata del torrente Tennacola: una passerella in legno conduce alla spiaggetta di fronte alla polla d’acqua formata dal salto, che si abbatte con tutta la sua potenza dall’alto di una dozzina di metri.

La Cascata Lu Vagnatò

Cascata Lu Vagnatò sulla Via delle Cascate Perdute Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Lu Vagnatò

Il sentiero che collega la Cascata dell’Antico Mulino a Lu Vagnatò si percorre in circa mezz’ora.

Dopo aver superato un ponticello e sceso una scalinata in legno che porta sul letto del torrente, si arriva al cospetto di questo bel salto. Luogo di balneazione e refrigerio durante l’estate, in primavera sfoggia tutta la propria potenza.

In passato le lavandaie sarnanesi utilizzavano questo tratto del torrente per lavare i panni, come testimonia l’antica vasca che campeggia in fondo al sentiero.

Le Cascatelle di Sarnano

Cascatelle di Sarnano Via delle Cascate Perdute Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Le Cascatelle di Sarnano

Con un’altra mezz’ora di cammino si arriva fino alle Cascatelle di Sarnano, in località Romani. Si raggiungono seguendo il corso del torrente, con il sentiero che si snoda lungo le anse del Tennacola, prima che imbocchi una strada bianca. Da qui si giunge all’imbocco dell’ultimo tratto di percorso per arrivare al luogo.

Per arrivare alle Cascatelle si deve risalire il corso del torrente proprio sul bordo del suo letto nel tratto finale, inoltrandosi nel bosco. Qui tutto diventa acquatico: il rombo della cascata in sottofondo, l’acqua nebulizzata che rende umida l’aria che si respira, il torrente che corre sulle rocce e le leviga.

È la destinazione più selvaggia delle tre previste dal percorso e l’atmosfera che la cascata regala è davvero profondamente silvana, tra muschi e tronchi contorti.

Le cascate bonus: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino

Dalle Cascatelle si può tornare al centro di Sarnano in appena una mezz’oretta, accorciando il percorso fatto all’andata. Per chi però non è stanco di esplorare questo splendido contesto naturale all’ombra dei boschi e tra il fluire dell’acqua dolce, c’è la possibilità di allungare l’escursione fino a una ultima destinazione.

Tra sentieri comodi, larghe strade bianche e tracce ben segnalate nel bosco, il percorso prosegue fino alle Pozze dell’Acquasanta. Non si tratta di una vera e propria cascata, ma di una serie di piccoli balzi che il torrente Acquasanta, affluente del Tennacola, compie in una zona dove la sua azione erosiva finisce per creare delle marmitte dei giganti, profonde polle d’acqua.

Panorama monti sibillini Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Tornando a Sarnano dalle Pozze dell’Acquasanta il panorama regala scorci splendidi sui Sibillini

La caratteristica saliente delle Pozze dell’Acquasanta è che le acque del torrente provengono dalle vette innevate dei Sibillini, e sono pertanto estremamente pure e cristalline. In estate il corso d’acqua viene presto prosciugato dal caldo, lasciando a testimonianza solo alcune cavità molto profonde riempite di acqua incredibilmente chiara, che lascia intravedere il fondale. In primavera, invece, lo scenario è ancora più bello perché il torrente è vivo, e si formano una serie di rapide e cascatelle tra una marmitta e l’altra.

A cinque minuti dalle Pozze dell’Acquasanta, tramite un breve sentiero, si arriva alla Cascata del Pellegrino, alimentata dall’omonimo fosso. Si tratta di un salto non molto alto ma estremamente suggestivo per come l’acqua ha scavato in maniera particolare le rocce.

Dalle Pozze dell’Acquasanta il ritorno al centro storico di Sarnano comporta circa un’ora e quarantacinque minuti.c

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Dove sciare a marzo: le migliori località sciistiche in Italia e in Europa

Sciare quando le giornate si allungano e diventano più assolate e calde, è senz’altro un’esperienza da provare, purché si scelgano le stazioni sciistiche che permettano di godere di ottime condizioni di neve anche con l’affacciarsi delle temperature primaverili. Se vi siete persi l’inizio della stagione, vi farà piacere sapere che c’è ancora tempo per vivere la magia delle piste di alcuni dei più alti e famosi comprensori, con in più il vantaggio di evitare la folla dei mesi più freddi. Noi di SiViaggia abbiamo selezionato le migliori località in Italia e in Europa, dove sciare a marzo.

Dove sciare a marzo in Italia

Lanciarsi sulle piste da sci a marzo è il sogno di molti, ma può essere anche un’incognita, perché le condizioni della neve possono variare molto velocemente a causa dei repentini cambiamenti di temperatura nei mesi primaverili. Proprio per questo, è importante scegliere località sciistiche con quote medie piuttosto alte, dove gli impianti di risalita rimangono aperti fino a fine aprile o a inizio maggio. Il nostro Paese è ricco di comprensori adatti a ogni esigenza, perfetti anche in questo periodo dell’anno. Ad ogni modo, prima di comprare il biglietto, è sempre bene verificare che gli impianti in cui desiderate sciare siano aperti.

Cervino Ski Paradise, il più alto comprensorio delle Alpi

Il Cervino Ski Paradise, in Valle d’Aosta, è uno dei più grandi e spettacolari d’Italia. Situato ai piedi del Monte Cervino, si sviluppa lungo le tre vallate di Italia e Svizzera e offre 350 chilometri di piste collegate tra loro. Breuil-Cervinia e Valtournenche – insieme a Zermatt, in Svizzera – sono le località regine di questo comprensorio, che si estende dai 1.500 mt. di Valtournenche ai 3.883 mt. del Piccolo Cervino. Tra le piste per lo sci alpino, spicca la “Ventina”, lunga 11 km che, percorrendo l’omonimo ghiacciaio, scende dal Plateau Rosà fino a Cervinia, a 2000 metri.

Date e tariffe

Iniziata a ottobre, la stagione sciistica nel comprensorio del Cervino Ski Paradise durerà anche quest’anno 11 mesi. Gli impianti di risalita di Breuil-Cervinia chiuderanno, infatti, il 7 settembre 2025, senza interruzioni tra inverno ed estate.Il prezzo dello skipass giornaliero per gli adulti è di 61 euro. C’è, inoltre, la possibilità di sciare il mattino fino alle 13:00 e il pomeriggio dalle ore 12:00, al costo di 49 euro. Il costo dello skipass per 6 giorni è di 322 euro. È, inoltre, applicata la riduzione del 20% sulle tariffe degli skipass under 24 e lo sconto del 30% agli under 16.

Come arrivare

Chi vuole raggiungere il Cervino Ski Paradise in auto, può prendere la A5 Torino-Aosta, uscire a Châtillon/Saint-Vincent e continuare sulla regionale in direzione Cervinia, per 28 km. Se, invece, si viaggia in treno, la stazione ferroviaria più vicina è quella di Châtillon/Saint-Vincent. Da Châtillon, così come da Torino e Milano, è attivo un servizio di autobus di linea da/per Breuil-Cervinia Valtournenche. Per chi viaggia in aereo, i trasferimenti sono facilitati dalla vicinanza con gli aeroporti internazionali di Torino Caselle, Milano Malpensa, Milano Linate e Ginevra. Per il trasferimento da e per gli aeroporti esistono diverse possibilità con bus, taxi e auto a noleggio.

Monte Cervino visto da Plan Maison a marzo, Valle d'Aosta

Fonte: iStock

Monte Cervino da Plan Maison all’interno del comprensorio sciistico Cervino Ski Paradise

Val Senales, con piste variegate

Il comprensorio sciistico Val Senales, in Alto Adige, è uno dei più amati della zona, grazie alle piste di tutti i gradi di difficoltà che si snodano dal Ghiacciaio di Giogo Alto fino a Maso Corto, giù nella valle. Le piste dell’area sciistica della Val Senales si estendono tra 2.000 e 3.200 metri di quota con una lunghezza di 42 km, di cui 16 per neofiti. La pista più suggestiva e consigliata ai soli esperti è la “Schmugglerabfahrt”, che con una discesa di 8 km e 1200 metri di dislivello porta fino alla stazione a valle. Una parte delle piste (circa una decina di chilometri), collocata sul ghiacciaio a 3200 metri di quota, consente di sciare anche in estate.

Date e tariffe

La stagione sciistica del comprensorio Val Senales si conclude il 4 maggio 2025. Il prezzo dello skipass giornaliero per adulti è di 55 euro, mentre dalle 12.30 il costo è di 45 euro. La tariffa dello skipass di 6 giorni è di 276 euro. Nei giorni 7 marzo, 12 e 21 aprile 2025, il costo dello skipass giornaliero è di 61 euro. Accanto al classico giornaliero e plurigiornaliero, la skiarea Val Senales propone una serie di skipass speciali.

Come arrivare

La Val Senales è facilmente raggiungibile sia in auto da Bolzano, Merano, dal Passo Resia, dal Passo dello Stelvio e da Passo Monte Croce, sia in autobus da Merano o Naturno. Gli aeroporti più vicini sono: Bolzano, Bergamo – Orio al Serio, Verona, Venezia, Treviso, Milano. Per salire in cima, bisogna prendere la funivia Gletscherbah alla stazione a valle di Maso Corto a 2000 metri di quota, che in soli sei minuti porta fino ai 3200 metri della stazione a monte Grawand. A Maso Corto, nei pressi della funivia, troverete ampi parcheggi.

Stazione sciistica della Val Senales

Fonte: iStock

La stazione sciistica della Val Senales, in Alto Adige

Dolomiti Superski, con 12 aree sciistiche

A marzo, il clima è più mite e le giornate più soleggiate, ideali per divertirsi sulle piste da sci delle Dolomiti e per trascorrere momenti rilassanti nel sito naturale Patrimonio UNESCO. Nella stazione sciistica Dolomiti Superski è possibile usufruire di 450 impianti di risalita e 1.246 chilometri di piste, di cui circa la metà direttamente collegati tra di loro, con un unico skipass. Il 97% delle piste è predisposto per l’innevamento programmato, dove la sciabilità è garantita da dicembre fino ad aprile anche senza precipitazioni nevose.

Il comprensorio è composto da 12 aree sciistiche:

  • Cortina d’Ampezzo (aperto fino al 1° maggio 2025)
  • Plan de Corones (fino al 21 aprile 2025)
  • Alta Badia (fino al 6 aprile 2025)
  • Val Gardena – Alpe di Siusi (fino al 6 aprile 2025)
  • Val di Fassa – Carezza (fino al 6 aprile 2025)
  • Arabba – Marmolada (fino al 6 aprile 2025)
  • Tre Cime (fino al 21 aprile 2025)
  • Val di Fiemme – Obereggen (fino al 21 aprile 2025)
  • San Martino di Castrozza – Passo Rolle (fino al 30 marzo 2025)
  • Rio Pusteria – Bressanone (fino al 20 aprile 2025)
  • Alpe Lusia – San Pellegrino (fino al 6 aprile 2025
  • Civetta (fino al 30 marzo 2025)

Le aree collegate tra di loro sono: Alta Badia, Val Gardena (eccetto l’Alpe di Siusi), Val di Fassa (eccetto Carezza e Catinaccio), Arabba e Marmolada. A questi si aggiungono gli skitour del Sella Ronda e il Giro della Grande Guerra.

Date e tariffe

Il prezzo di uno skipass giornaliero è di 83 euro fino al 22 marzo e di 75 euro dal 23 marzo al 1° maggio. Acquistando uno skipass giornaliero o plurigiornaliero tramite la My Dolomiti Card almeno due giorni prima dell’inizio della validità, si ha diritto a uno sconto del 5%.

Come arrivare

Il percorso migliore per raggiungere le Dolomiti in automobile è dall’autostrada A22 del Brennero (sia in Italia che in Austria vengono riscossi i pedaggi autostradali). In treno, le dodici vallate sono facilmente raggiungibili con Trenitalia e con le ferrovie dell’Alto Adige. In aereo, con Sky Alps le Dolomiti si possono raggiungere in poche ore dagli aeroporti italiani di Roma, Cagliari, Lamezia Terme, Brindisi, Olbia e Catania.

Monte Cristallo innevato a Cortina d'Ampezzo

Fonte: iStock

Cortina d’Ampezzo, una delle 12 aree sciistiche del comprensorio Dolomiti Superski

Sestriere – Vialattea, sciare in Piemonte sulle Alpi

Sestriere, alle porte di Torino, fa parte del comprensorio sciistico internazionale della Vialattea, che comprende altre 7 località montane tutte collegate tra loro dagli impianti di risalita: Sauze d’Oulx, Oulx, Sansicario, Cesana, Pragelato, Claviere e la francese Montgenèvre. Nel complesso, si può godere di oltre 249 piste (7 verdi, 80 blu, 120 rosse e 42 nere) e 70 impianti di risalita. La vastità e la varietà del comprensorio riescono a soddisfare sia gli sciatori più esigenti, grazie alle piste lunghe ed impegnative, sia chi si avvicina per la prima volta al mondo dello sci, con proposte anche per i bambini, come il Baby Fun Park di Sansicario e di Sauze d’Oulx. È inoltre possibile sciare in notturna.

Date e tariffe

Fino al 9 marzo (alta stagione), il prezzo dello skipass giornaliero per adulti è di 50 euro, pomeridiano 37 euro, per quindici giorni consecutivi il costo è di 529 euro. Dal 10 marzo al 13 aprile (bassa stagione), il costo dello skipass giornaliero è di 35 euro, 27 euro il pomeridiano, 383,50 euro il costo dello skipass da 15 giorni.

Come arrivare

In auto, da Torino, prendendo l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia – Uscita “Oulx Circonvallazione”, e proseguendo per 20 km in direzione Sestriere. In treno, la stazione più vicina al paese è Oulx, che si trova a pochi km da Sestriere. Il tempo di percorrenza da Torino a Oulx è di circa un’ora e mezza. In aereo: l’aeroporto più vicino è quello di Torino – Caselle (TRN). Il tempo di trasferimento tra l’aeroporto di Torino e Sestriere è poco meno di 2 ore (90 km).

Il comprensorio sciistico di Sestriere

Fonte: iStock

Il comprensorio sciistico di Sestriere-Vialattea

Livigno, il più grande comprensorio sciistico in Valtellina

Chi sceglie Livigno per sciare a marzo non rimarrà deluso. Parliamo di una delle Ski Aree più estese e rinomate d’Europa, con una superficie sciabile che supera i 115 km di neve battuta e una stagione invernale che dura fino ai primi di maggio. Dai vari punti del paese in provincia di Sondrio (Lombardia) oltre 30, tra moderni skilift, seggiovie e cabinovie, portano in quota su entrambi i versanti della valle, offrendo la possibilità di sciare su piste di ogni livello di difficoltà (easy, medium, advanced).

Date e tariffe

La chiusura della stagione sciistica è prevista per il 4 maggio 2025. È possibile sciare con un unico skipass, valido per l’accesso a tutti gli impianti di risalita, scegliendo tra skipass giornalieri per sciare da mattina a sera oppure optando per tessere mattiniere o pomeridiane, usufruendo anche di offerte e promozioni per lo sci a prezzi speciali. Fino al 14 marzo (alta stagione), il costo dello skipass giornaliero per adulti è di 56,50 euro, mentre mattiniero e pomeridiano costano 41,50 euro; dal 15 al 28 marzo (media stagione), il giornaliero scende a 53 euro. Dal 12 al 17 aprile e dal 22 aprile all’1 maggio si può usufruire della tariffa promozionale di 36,50 euro per skipass giornaliero adulti.

Come arrivare

In auto, la strada percorribile tutto l’anno da Lombardia, Piemonte, Liguria è la seguente: da Milano SS36 per Lecco, quindi proseguire fino a Colico e prendere la SS38 dello Stelvio in direzione Sondrio-Tirano-Bormio, infine la SS301 del Passo del Foscagno fino a Livigno. Per chi viene da Triveneto, Emilia, Centro e Sud Italia: dall’autostrada A22/E45 prendere l’uscita Bolzano Sud per la superstrada, direzione Merano, prendere la SS38/40 in direzione Passo Resia fino a Glorenza, quindi la SS41 in direzione Tubre/Taufers; entrare in Svizzera (frontiera di Müstair), quindi raggiungere Livigno attraverso il Pass dal Fuorn e il Tunnel Munt La Schera (frontiera Passo del Gallo). È importante verificare la situazione dei passi in tempo reale. In aereo, sono previsti collegamenti diretti Livigno-aeroporti (andata e ritorno) per Milano Malpensa, Milano Linate, Bergamo Orio al Serio. In treno, Milano-Tirano con coincidenza autobus da Tirano a Livigno (con cambio a Bormio).

Stazione sciistica a Livigno

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Le piste innevate della stazione sciistica a Livigno

Dove sciare a marzo in Europa

Oltre all’Italia, altre mete europee sono ideali per sciare nel mese di marzo, grazie alle tante località sciistiche di fama internazionale, come Verbier in Svizzera o Tignes, tra le Alpi francesi. Questo periodo dell’anno può, inoltre, offrire l’occasione per avventurarsi in comprensori magari meno noti, ma altrettanto favolosi, spingendosi fino al Circolo Polare Artico. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta per scoprire, sci ai piedi, alcune delle migliori piste del mondo, dove vivere avventure davvero uniche nella neve.

Val Thorens e Les Trois Vallées, in Francia

Una delle migliori località per sciare a marzo in Europa è Val Thorens, tra le stazioni sciistiche più alte d’Europa. Situata nel dipartimento francese della Savoia, è immersa nel cuore del comprensorio delle Trois Vallées, con la sua vetta più alta, la Cime Caron, di 3.200 metri. Ciò significa che è incredibilmente innevata, anche a stagione inoltrata. Il comprensorio sciistico di Val Thorens-Orelle offre 150 km di piste e l’accesso alla Maurienne tramite la stazione di Orelle. Il comprensorio sciistico delle Trois Vallées è composto, invece, da 7 stazioni sciistiche – Courchevel, Méribel, Brides-les-Bains, Saint-Martin-de-Belleville, Les Menuires, Val Thorens e Orelle – tutte collegate, per un totale di 600 km di pista.

Date e tariffe

Il comprensorio sciistico di Val Thorens rimane aperto fino al 4 maggio, mentre quello delle Trois Vallées chiude il 21 aprile. Si può optare per diversi pacchetti, come lo skipass da 4 ore, al costo di 61 euro in Val Thorens-Orelle, lo skipass giornaliero al costo di 68 euro, o il pacchetto principianti, al prezzo di 34 euro (giornaliero).

Come arrivare

In auto, se partite da Albertville, nel dipartimento di Savoia, prendete la N90 in direzione Moûtiers, quindi l’uscita n° 40 – St-Jean-de-Belleville / St-Martin-de-Belleville / Les Menuires / Val Thorens; seguire la D117 fino a Val Thorens.
Se invece partite da Maurienne (Orelle): prendete l’autostrada A43, l’uscita n°29 – St Michel de Maurienne, seguite la D1006 in direzione Orelle. In treno, la stazione Moûtiers – Salins – Brides-les-Bains è la più vicina a Val Thorens. Gi aeroporti vicini sono quelli di: Chambéry – Savoia Monte Bianco (CMF), distante 122 km; Grenoble Alpes Isère (GNB), distante 194 km; Lione Saint Exupéry (LYS), distante 199 km; l’aeroporto internazionale di Ginevra, che dista 201 km.

Val Thorens, famosa stazione sciistica in Francia

Fonte: iStock

Val Thorens, tra le stazioni sciistiche più alte d’Europa

Verbier, Svizzera

Approfittate delle piste più tranquille a marzo per sciare in una delle località sciistiche più popolari della Svizzera. Situata nel cuore delle 4-Vallée, Verbier è una delle più importanti ed ampie ski aree d’Europa, posta su un altopiano baciato dal sole con una meravigliosa visuale dei monti circostanti. Particolarmente apprezzata dai freerider, la ski area va da 1500 a 3300 metri, con 93 impianti che danno accesso a 412 km di piste.

Date e tariffe

La chiusura del comprensorio è prevista il 21 aprile 2025. Lo skipass di un giorno costa 87 euro, 77 euro dalle 12.30, mentre lo skipass di 6 giorni costa 400 euro.

Come arrivare

La città di Verbier dista 260 chilometri da Milano. In auto, prendete prima l’autostrada A4 in direzione E2, in seguito prendete l’uscita Santhià per A5 verso il Gran San Bernardo. Imboccate l’uscita Aosta Est verso E27 e, attraversato il traforo del Gran San Bernardo, proseguite sulla E27. Infine, la strada Route de Verbier vi porta fino al fondovalle di Le Châble, dove si trova la telecabina che sale fino alle piste di Les Ruinettes con fermata intermedia nel paese. L’aeroporto internazionale più vicino è quello di Ginevra, a 160km. Dall’Italia, si può prendere il treno diretto Milano – Martigny, effettuando un cambio per Le Châble, da cui raggiungere il paese di Verbier con la telecabina.

Sciatore a Verbier, Svizzera

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Verbier, una delle località sciistiche più popolari della Svizzera

Åre, la più grande località sciistica della Scandinavia

Ad Åre, per la conformità delle montagne, le diverse condizioni meteorologiche e di neve rispetto alle Alpi, si può vivere un’esperienza sciistica davvero esotica. La più grande località sciistica della Scandinavia,  nella contea di Jämtland, in Svezia, dispone di 42 impianti di risalita e 89 piste, con 890 metri di dislivello dall’alto verso il basso, il che significa che c’è molto da sciare. A ciò si aggiungono due snowpark costruiti insieme alla medaglia olimpica Jesper Tjäder, una pista da discesa realizzata per i campionati mondiali, lo sci fuori pista e una vasta gamma di altre attività come le slitte trainate da cani e le escursioni in motoslitta.

Date e tariffe

A febbraio e marzo le giornate si allungano, le temperature si alzano un po’ e lo sci è al suo apice. Spesso, in questo periodo ci sono molte nevicate e i tracciati fuori pista sono facilmente accessibili. La stagione si protrae fino al 4 maggio 2025, mentre gli impianti di risalita di Björnen, Duved e Tegefjäll chiudono il 27 aprile. Ci sono vari pacchetti pensati per le famiglie che vogliono vivere un’esperienza completa, che includono alloggio e skipass, a partire da 176 euro a persona.

Come arrivare. In aereo, a est, l’aeroporto di Åre Östersund effettua voli nazionali da Stoccolma e altri aeroporti svedesi e voli internazionali. Diverse compagnie di autobus e treni offrono collegamenti diretti con Åre dalle città più grandi della Svezia e da Trondheim in Norvegia. Per chi viaggia in auto, la E14 si estende da Stjørdal, appena a nord di Trondheim in Norvegia, a Sundsvall sulla costa orientale della Svezia, attraversando i principali villaggi del comune di Åre.

Åre, la più grande località sciistica della Scandinavia

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Åre, bellissima località sciistica in Svezia

Tignes, nel cuore delle Alpi francesi

Situata nella Valle della Tarentaise, Tignes, nel dipartimento della Savoia della regione Alvernia-Rodano-Alpi, è una delle migliori stazioni sciistiche d’Europa da visitare a marzo. Si trova a ben 2.100 metri sul livello del mare, e grazie a questa altezza e al ghiacciaio della Grande Motte, che raggiunge i 3456 metri, potete aspettarvi piste meravigliosamente innevate anche in questo periodo dell’anno. Qui si può godere di un’area sciistica con 300 km di piste, distribuite tra i 1.550 m e i 3.450 m di altitudine, per ore di sci nella neve fresca.

Date e tariffe

Nelle settimane dall’8 al 15 marzo e dal 15 al 22 marzo si può usufruire dell’offerta di una settimana al costo di 409 euro per skipass adulti, mentre nelle settimane dal 22 al 29 marzo e dal 29 marzo al 5 aprile, c’è la tariffa speciale di 363 euro. La stagione sciistica si conclude il 4 maggio 2025.

Come arrivare

Tignes si trova nel dipartimento della Savoia, distante circa 5 ore dagli aeroporti italiani di Milano e Torino. Per chi viaggia in treno, la soluzione più rapida per raggiungere le piste è quella di recarsi presso la stazione di Torino Porta Nuova e poi spostarsi in auto o in autobus. In auto, da Torino, la località dista circa 150 km.  Il comprensorio sciistico si raggiunge in meno di tre ore, percorrendo l’autostrada A32 e successivamente la strada statale 25 fino al raggiungimento del territorio francese. Da qui, la strada D902 conduce verso la Val-d’Isère.

Tignes, località sciistica in Francia

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La stazione sciistica di Tignes, nella Valle della Tarentaise in Francia

Levi, sciare al Circolo Polare Artico

Situata al Circolo Polare Artico, nella natura selvaggia della Lapponia, Levi è la principale stazione sciistica della Finlandia, nel distretto di Kittilä, con 44 piste, quattro snowpark e cinque percorsi di sci alpinismo. Le sue piste sono popolari anche tra gli sciatori alpini di livello mondiale, per le gare di Coppa del Mondo. Moderne seggiovie e cabinovie consentono di accedere alle piste intorno alla vetta alta 531 metri. A ciò si aggiunge l’ampia scelta di avventure sulla neve, dalla motoslitta alla pesca sul ghiaccio, dallo sci di fondo allo spettacolo dell’aurora boreale.

Date e tariffe

Acquistando gli skipass in anticipo online, si possono ottenere a un costo migliore. Il prezzo di uno skipass adulti giornaliero è di 56,50 euro, per 6 giorni è di 250,50 euro. Lo stoccaggio della neve inizia sulla pista Levi Black (G2) dopo Pasqua e sulla pista Front dopo il 1° maggio, quando entrambe le piste saranno chiuse. Le altre aree delle piste rimarranno aperte fino al 4 maggio 2025, se le condizioni meteorologiche e di innevamento lo permetteranno. La seggiovia Levi Six rimarrà aperta fino al 18 maggio.

Come arrivare

Il modo più comodo per raggiungere Levi è con un volo da Helsinki a Kittilä, prendendo poi un bus navetta. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Kolari, a soli 80 km, seguita da quella di Rovaniemi, a circa 170 km dal centro di Levi. Ci sono anche buoni collegamenti in autobus da Rovaniemi a Levi.

Vista dell'alba delle piste da sci di Levi, in Lapponia

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Le piste da sci di Levi, in Lapponia, nelle suggestioni dell’alba

Gli impianti sciistici dove andare a marzo

Se siete pronti a inforcare gli sci, abbiamo visto come nel mese di marzo sia ancora possibile vivere la magia delle piste innevate sulle migliori stazioni sciistiche d’Italia e d’Europa. Per facilitarvi la scelta, ecco una panoramica sui comprensori perfetti in questo periodo dell’anno, con le date di chiusura.

I migliori comprensori sciistici in Italia dove andare a marzo

  • Cervino Ski Paradise, Valle d’Aosta (fino al 7 settembre 2025)
  • Val Senales, Alto Adige (fino al 4 maggio 2025)
  • Dolomiti Superski, Alto Adige (fino al 1° maggio 2025)
  • Sestriere – Vialattea, Piemonte (fino al 13 aprile 2025)
  • Livigno, Lombardia (fino al 1° maggio 2025)

I migliori comprensori sciistici in Europa dove andare a marzo

  • Val Thorens e Les Trois Vallées, Francia (fino al 4 maggio 2025)
  • Verbier, Svizzera (fino al 21 aprile 2025)
  • Åre, Svezia (fino al 4 maggio 2025)
  • Tignes, Francia (fino al 4 maggio 2025)
  • Levi, Finlandia (piste fino al 4 maggio – seggiovia fino al 18 maggio 2025)