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Torremaggiore, il borgo la cui storia è legata a un monastero

Nel cuore dell’Alto Tavoliere delle Puglie, in provincia di Foggia a soli sei chilometri da San Severo, ecco Torremaggiore, uno dei comuni più popolosi nonché importante centro agricolo di interesse storico e culturale, sorto attorno al Monastero Terra Maioris, complesso benedettino del XI secolo.

Si tratta di uno degli innumerevoli borghi affascinanti della Puglia, passato sotto il dominio dei Templari per poi divenire feudo della potente famiglia del Sangro.

Nonostante i due violenti terremoti che colpirono il colle sui cui svetta, rispettivamente nel 1627 e 1688, Torremaggiore conserva ancora l’impronta medievale e le vestigia più significative del suo passato.

Cosa vedere a Torremaggiore nell’atmosfera di un tempo che fu

scorcio torremaggiore puglia

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Vicolo di Torremaggiore

Come appena accennato, il borgo pugliese accoglie i visitatori in un’atmosfera ricca di sensazioni di un tempo passato, a partire dal suggestivo Castello ducale de Sangro con due torri circolari e quattro quadrate, la maestosa dimora settecentesca dell’omonima nobile famiglia, “monumento nazionale” dal 22 agosto 1902 e oggi sede del Museo Civico “Giacomo Negri” che conserva una notevole collezione di sculture dell’artista contemporaneo originario di qui e scomparso nel 1973.

Passeggiando per le vie del centro storico, lo sguardo viene catturato anche dagli svettanti campanili delle numerose chiese che si ergono tra le abitazioni, quali la Chiesa Matrice di San Nicola di Bari, risalente ai primi anni del XVII, con tre ingressi, la Chiesa della Madonna del Carmine o della Madonna Addolorata edificata nel 1730, dalla facciata barocca, la Chiesa conventuale di Santa Maria degli Angeli e il Santuario di Maria Santissima della Fontana, che trae origine dalla chiesa realizzata su volere dei benedettini nel X secolo laddove sorgeva una fontana pubblica, meta di pellegrinaggio e fede.

Sulla piazza adiacente alla chiesa, Piazza della Fontana, spicca il monumento alla Madonna della Fontana, realizzato al posto della Fontana monumentale: il 23 ottobre 1983, la statua di Maria Santissima venne incoronata Regina e la piazza, dopo la solenne cerimonia, ha preso il nome di “Piazza Incoronazione”.

Il sito archeologico di Castel Fiorentino, l’ultimo respiro di Federico II

A una decina di chilometri dall’abitato, da visitare assolutamente è il sito archeologico di Castel Fiorentino, o Torre Fiorentina, dove leggenda vuole che abbia trascorso gli ultimi giorni Federico II di Svevia nel 1250, provato dalle molteplici sconfitte in battaglia nel nord Italia e in Germania e dalla prigionia del figlio Enzo, ed esalato l’ultimo respiro, avverando la profezia dello scrivano di corte che gli predisse la fine in un luogo dal nome “legato a un fiore”.

Aldilà dell’aura leggendaria, il sito, ora sotto l’intendenza dei Beni Culturali, era una vera e propria cittadella, contraddistinta dalla zona urbana, dal Palazzo dell’Imperatore e dalla Cattedrale: punto di riferimento per la storia medievale e la figura dell’imperatore svevo, è aperto a visite guidate e ha conquistato, nel corso degli anni, l’interesse di archeologi e studiosi.

Tra natura e sapori

Immersi nella natura incontaminata, tra estesi campi di grano, questi sono luoghi che trasudano storia e bellezza, ideali per piacevoli passeggiate o tour in bicicletta.

Inoltre, sono molteplici le iniziative pensate per far conoscere il territorio di Torremaggiore con itinerari guidati sulle vie dei mercanti, dei pellegrini e dei briganti per riscoprire un passato che ha segnato in maniera profonda la Puglia.

Trovandosi in zona, non rimane poi che gustare i sapori tipici del territorio grazie a una cucina “povera” ma ricca di bontà.

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Viaggio a Betlemme, spiritualità e non solo

A pochissima distanza da Gerusalemme sorge una città dall’anima particolare ma altrettanto legata alle religioni: Betlemme. Oggi considerata la Capitale del Governatorato omonimo nella giurisdizione dell’Autorità Nazionale Palestinese, è da sempre contesa tra Israele e Palestina, e purtroppo questa condizione si avverte un po’ ovunque girando per la città.

Cosa vedere a Betlemme

Betlemme prende vita sulle pendici dei monti della Giudea ed è una città considerata Santa da due grandi religioni: per i cristiani è in una grotta che si trova da queste parti in cui è nato Gesù; per gli ebrei è il luogo in cui venne incoronato il re Davide e in cui fu seppellita Rachele, una delle figure femminili più importanti della Torah (il riferimento principale dell’ebraismo).

Una premessa che fa capire che i siti da visitare sono tanti, e quasi tutti legati a una forte simbologia religiosa. Prima di imbarcarvi nella visita di Betlemme è meglio tenere a mente un piccolo consiglio: una volta arrivati alla stazione degli autobus cittadina affidatevi a uno dei tanti tassisti locali che troverete ad attendervi. Contrattate il prezzo ma fatevi accompagnare da loro: oltre a farvi vedere tutto quello che c’è di essenziale, è anche un modo per aiutare economicamente una realtà che vive quasi esclusivamente di turismo.

La Basilica della Natività

Tra le attrazioni più celebri di Betlemme c’è senza ombra di dubbio la Basilica della Natività. Si tratta di una solenne chiesa che, stando sempre alle Sacre Scritture, è stata edificata sulla famosa Grotta di Betlemme in cui, più di 2000 anni fa, nacque Gesù. Entrando al suo interno scoprirete un luogo divino in cui si fanno notare decorazioni eccezionali, per poi arrivare alla celere cavità dove, grazie a una pietra a forma di stella, potrete scorgere il punto esatto in cui sarebbe venuto al mondo il Figlio di Dio.

Basilica della Natività betlemme

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Esterno della Basilica della Natività a Betlemme

La Basilica della Natività, tra le altre cose, è una delle chiese più antiche che esistano ed è stata inserita anche nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. La struttura si affaccia sulla piazza più affollata della città in cui poter ammirare anche degli spaccati di vita quotidiana locale. Ma a stupirvi sarà un’altra cosa: nonostante sia una struttura molto grande, la porta di ingresso è davvero piccina, tanto che per varcarla è necessario abbassarsi. Il motivo? È inchinandosi che si può mostrare umiltà di fronte a Dio, entrando in quella che è la sua casa.

Di fronte alla Basilica della Natività si innalza nei cieli anche la Moschea di Omar che, in qualche maniera, sta lì a simboleggiare la comprensione e la convivenza tra diverse religioni.

La Strada della Stella

La Strada della Stella è la via più famosa di tutta Betlemme: proprio qui passarono i tre Re Magi per andare da Gesù appena nato. Erano guidati dalla celebre stalla cometa che li condusse proprio di fronte alla grotta che, attualmente, si trova all’interno della chiesa.

Oggi è un continuo susseguirsi di porte colorate che si fanno spazio in una passeggiata piena di botteghe e negozi di ogni genere in cui acquistare un po’ di souvenir.

Grotta del Latte

Altro luogo particolarmente caro alla religione cattolica di Betlemme è la Grotta del Latte, ossia la cappella in cui Cristo, Maria e Giuseppe si nascosero per sfuggire alla strage degli Innocenti, voluta all’epoca da re Erode. Al suo interno è possibile osservare mosaici bizantini del V secolo.

Stando alla tradizione, mentre la Vergine stava allattando Gesù le cadde del latte sulle pietre che, come per miracolo, diventarono subito bianche. Per questo motivo, nel corso del tempo si è trasformato anche in un luogo di pellegrinaggio per tutti coloro che desiderano avere un figlio.

grotta del latte betlemme

Fonte: iStock – Ph: svarshik

Un angolo della Grotta del Latte

Il Campo dei Pastori

A Beit-Sahur, poco più a sud-est di Betlemme, si erge il Campo dei Pastori, un santuario che, secondo i racconti biblici, corrisponde a quello in cui gli angeli avrebbero annunciato la nascita di Gesù ai pastori. In sostanza è il luogo dell’annunciazione, un posto sacro che si trova incorniciato tra verdi colline.

La Betlemme non spirituale

C’è anche un altro lato di Betlemme che si discosta non di poco dalla “vera” spiritualità: quello del muro di separazione. Se si visita questa città deve essere assolutamente osservato e, probabilmente, anche come prima tappa sull’itinerario. Il motivo è molto semplice: parla di una pagina terribile della nostra storia attuale.

Si tratta di un enorme muro di cemento armato che purtroppo, vista la sua lunghezza ed altezza, è persino visibile dai diversi belvedere che ci sono in città. Separa Israele e Palestina e, proprio per questo motivo, le sue pareti sono piene di graffiti di protesta, molti dei quali sono di alcuni street artist italiani, così come del famoso artista Banksy. C’è da dire, però, che di quest’ultimo ci sono opere sparse per tutta la città, non solo sul terribile muro di separazione.

L’albergo di Banksy

Il geniale Banksy ha deciso di fondare proprio qui, e precisamente di fronte al muro di separazione, il suo Walled Off Hotel, un albergo che al suo interno conserva un museo che ha lo scopo di raccontare le diverse fasi della costruzione di questo muro osceno e il suo impatto sulla popolazione locale, che no, non è affatto piacevole.

Aperto nel 2017, è stato da lui stesso definito: “L’hotel con la vista più brutta del mondo”, e non gli si può affatto dare torto.

Chi vuole andare a caccia delle sue opere, invece, a Betlemme può scoprire la sua Colomba con tanto di armatura che è situata all’angolo tra via Caritas e via Manger. Sui muri di Betlemme è stata anche impressa la sua Ragazza che perquisisce un soldato che si trova sulla strada per Hebron, e più precisamente in un negozio di souvenir non troppo distante dal Museo di Betlemme. Ci sono poi The Angel Sprinkling Hearts, la Cicatrice di Betlemme e forse la più nota di tutte: il Lanciatore di Fiori, un’opera dal significato enorme e creata magistralmente su un imponente muro nascosto dietro a un benzinaio.

Betlemme è tante cose, è una città che va vista sia da parte di coloro che sono credenti, sia da chi non lo è: una visita qui serve per comprendere più a fondo alcune delle brutalità e drammaticità con cui hanno a che fare dei popoli in questa nostra epoca attuale.

muro di separazione betlemme

Fonte: iStock – Ph: LUKASZ-NOWAK1

Un tratto del muro di separazione
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Da questa roccia è nato un monastero: è il più bello dell’isola

Situato ad appena un chilometro dal villaggio di Tala, e a circa venti minuti di auto da Paphos, esiste un monastero che non solo è il più famoso dell’isola, ma è anche uno dei luoghi più suggestivi e affascinanti di tutta Cipro e forse del mondo intero.

Stiamo parlando del Monastero di Agios Neophytos, un luogo di isolamento incastonato tra le lussureggianti colline interne della parte occidentale dell’isola, che comprende un piccolo ambiente realizzato in una grotta naturale nel XII secolo dal monaco Neophytos dal quale è nato l’attuale Monastero.

Raggiungere questo posto, in occasione di un viaggio a Cipro, permette alle persone di scoprire un luogo sacro e di vivere un’esperienza all’insegna della pace, del relax e della bellezza. Pronti a partire?

Cipro: il Monastero di Agios Neophytos

Situata nel Mediterraneo orientale, Cipro non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di un’isola straordinaria che preserva e conserva un patrimonio culturale, storico e naturalistico di immenso valore e che da anni è diventata meta prediletta delle vacanze dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Raggiunta soprattutto in primavera e in estate, per via delle spiagge dorate che brillano al sole e che sono bagnate da un mare azzurro e cristallino, Cipro non è solo la meta perfetta per una vacanza spensierata, ma è anche una destinazione culturale ricca di siti archeologici e di luoghi di culto. Ed è proprio alla scoperta di un posto sacro e straordinario che oggi vogliamo portarvi.

Partendo da Paphos, la città situata sulla costa più frequentata dai viaggiatori in estate, è possibile raggiungere il Monastero di Agios Neophytos, l’edificio religioso più sorprendente di Cipro. Le sue origini, tanto antiche quanto affascinanti, risalgono al 1159 e sono collegate al santo cipriota Neophytos.

Il monaco, costretto a rifugiarsi tra le colline di Cipro per fuggire alla persecuzione, trovò in questa zona dell’isola una piccola grotta naturale dove scelse di stabilirsi. Scavò ulteriormente l’ambiente per creare una cella, una cappella e una tomba per il futuro. Con gli anni altri monaci si unirono a Neophytos, creando così una piccola comunità monastica che ancora oggi vive in questa parte dell’isola.

Agios Neophytos oggi comprende il monastero originario nato dalla grotta scavata dal monaco che prende il nome di Egkleistra, il Monastero e la sua chiesa, che conserva icone post-bizantine del XVI secolo, e un museo ricco di manoscritti religiosi e altri manufatti che raccontano la storia del luogo e non solo.

Monastero di Agios Neophytos

Fonte: 123rf

Monastero di Agios Neophytos

Un paradiso sacro

Raggiungendo questo paradiso sacro è possibile entrare nel luogo di isolamento che il monaco scavò nella roccia, la Egkleistra. Non solo per ripercorrere un pezzo di storia della vita del santo, ma anche perché all’interno della grotta sono conservati resti di affreschi bizantini risalenti al XII e al XV secolo.

Un’esperienza, questa, resa ancora più straordinaria dalla posizione privilegiata del monastero. Agios Neophytos, che è raggiungibile in circa venti minuti in auto da Paphos, è infatti incastonato nella natura rigogliose dell’isola ed è situato a un’altezza di oltre 500 metri dal livello del mare. Dal complesso monastico è possibile godere di una vista mozzafiato sulla città di Paphos e trascorrere del tempo immersi in un luogo fatto di pace, silenzio e bellezza.

Monastero di Agios Neophytos

Fonte: 123rf

Monastero di Agios Neophytos, Cipro
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Il meraviglioso Monastero Reale di Nuestra Señora de Guadalupe

È uno dei capolavori architettonici medievali della Spagna, in Estremadura in provincia di Caceres: si tratta del magnifico Monastero Reale di Nuestra Señora de Guadalupe, Patrimonio UNESCO, dalle dimensioni imponenti che lo fanno assomigliare a una fortezza.

Sorge, in stile gotico-mudéjar affiancato da otto torri, nel luogo in cui la Madonna apparve a un pastore ed è composto da quattro parti: il tempio-basilica, il chiostro mudéjar, il chiostro gotico e l’edificio dell’auditorium.

Offre davvero moltissimo da ammirare con una visita guidata di circa 45 minuti-un’ora e lascia senza fiato grazie allo spettacolare chiostro e alle magnifiche opere dei più grandi artisti di sempre quali Goya, El Greco e Zurbarán.

Il chiostro, gioiello del Monastero di Guadalupe

Vero e proprio gioiello del Monastero è il chiostro di stile mudéjar, realizzato nel XIV secolo e chiamato anche “quello dei miracoli”: camminando all’ombra dei suoi archi, infatti, lo sguardo si posa su una serie di pregevoli dipinti che raccontano i vari passaggi dei miracoli della Madonna.

Sul pavimento al di sotto delle arcate, ecco invece le tombe dei priori del complesso monastico, come segno di umiltà.

Altro elemento di spicco del magnifico chiostro è il grande tempio collocato al centro del cortile.

La Sagrestia, “Cappella Sistina dell’Estremadura”

Altra perla del Monastero Reale di Nuestra Señora de Guadalupe è la Sagrestia definita, per la meraviglia dei suoi affreschi, come la “Cappella Sistina dell’Estremadura“: i pregevoli affreschi, a opera dei discepoli di Zurbarán, narrano la vita di San Girolamo, cui la sala è dedicata.

Gli altrettanto preziosi dipinti della sagrestia sono, invece, nati dalla maestria dello stesso Zurbarán, originario del piccolo paese dell’Estremadura “Fuente de Cantos”: rappresentano scene della vita quotidiana dei monaci e si fanno notare per il tipico “chiaroscuro” del loro autore.

Due opere di Zurbarán incentrate su San Girolamo trovano posto nella piccola cappella sul retro: “L’Apoteosi di San Girolamo“, tra le opere principali del pittore spagnolo, è anche una delle più importanti da ammirare visitando il Monastero di Guadalupe.

Il Reliquario e il Tesoro della Madonna di Guadalupe

Ancora, presso la Cappella di San Giuseppe risalente al XVI secolo, sono numerose le reliquie di santi importate principalmente da Roma e non mancano incantevoli gioielli, mantelli e corone di pietre preziose, un vero e proprio Tesoro: gli ornamenti più preziosi vengono riservati per l’8 e il 9 settembre, i giorni dedicati al Santo Patrono, e per il 12 ottobre, festa spagnola, uno dei momenti migliori dell’anno per scoprire Guadalupe e il suo meraviglioso Monastero.

Tutto il fascino degli incredibili Musei del Monastero

Il Monastero di Guadalupe affascina anche con i suoi impareggiabili musei, a partire dal Museo delle Belle Arti, dai soffitti intagliati in legno policromo: qui spiccano opere di sicuro impatto quali, ad esempio, tre opere di El Greco (San Pedro, Sant’Andrea, Incoronazione della Vergine), otto tele di Zurbarán, alcuni capolavori di Rubens e la “Confessione in prigione” di Goya.

Passiamo poi al Museo dei libri sacri, nell’antica sala capitolare, custode di 107 copie di libri di preghiera e dei canti dei monaci: i testi sono scritti in latino e accompagnati da colorate incisioni, i fogli in pelle di agnello e alcuni tomi pesano addirittura 50 chili!

Infine, spicca il Museo degli ornamenti e tuniche, con una vasta gamma di tuniche per tutte le occasioni, cucite dagli stessi monaci con fili d’oro.

La chicca finale

Il momento più atteso della visita al Monastero è trovarsi dinanzi all’altare della Madonna nera di Guadalupe: con la caratteristica pelle nera, è una delle incisioni più rappresentative di tutta la Spagna.

Vederla così da vicino e apprezzarne i singoli dettagli è un’emozione unica.

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Sono aperte le prenotazioni per visitare un santuario della natura

In Italia, nel bel mezzo delle limpide acque del Mar Tirreno, prende vita un luogo straordinario ma allo stesso tempo estremamente fragile. Per questo motivo, è necessaria la prenotazione per visitarlo. Parliamo dell’Isola di Montecristo, un vero e proprio santuario della natura che per scoprirlo richiede il rispetto di specifiche regole di comportamento e modalità organizzative. Tutte norme gestite dall’Ente Parco, in accordo con il Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica.

Cosa sapere sulle prenotazioni per visitare l’Isola di Montecristo

A partire da sabato 28 gennaio alle ore 9.00 sarà possibile riservare un posto (attenzione, sono molto ambiti) per visitare l’Isola di Monte Cristo nel 2023, meraviglia dell’altrettanto incantevole Arcipelago Toscano.

Essendo tutelata sia in mare che in terra, bisogna assolutamente affrettarsi in quanto gli accessi sono a numero chiuso. Per farlo vi basterà visionare online il calendario delle visite, consapevoli però che ogni data prevede la presenza di un massimo di 75 persone, con un’età minima di 12 anni.

In totale sono previsti 23 giorni aperti alle visite a partire dal 18 marzo, e quest’anno i posti a disposizione sono 1795, di cui 100 riservati (a costi agevolati) ai residenti nei Comuni delle isole dell’Arcipelago Toscano. I residenti possono accedere ai posti riservati prenotando entro – e non oltre – il 6 marzo 2023. Mentre agli studenti, con priorità per i residenti nelle isole dell’Arcipelago Toscano, è destinata una fruizione educativo-ambientale nel numero massimo di 275 accessi all’anno.

Per approdarvi (ma ricordiamo che non è possibile in autonomia) si può partire da Piombino, Porto Santo Stefano, Porto Azzurro (Isola d’Elba) e Isola del Giglio.

Oltre a questo, è importante sapere che non è possibile muoversi in autonomia e che per la permanenza sulla spiaggia di Cala Maestra è obbligatorio seguire le indicazioni delle Guide.

montecristo isola

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Un angolo dell’Isola di Montecristo

In cosa consiste la visita

A livello generale, la visita consiste in escursioni lungo itinerari specifici. È fondamentale sapere che si possono effettuare solamente se si è in possesso di scarpe da trekking, vale a dire con suola scolpita e preferibilmente a caviglia alta. Attenzione, non è un dettaglio da sottovalutare in quanto il giudizio sull’adeguatezza delle calzature è a carico della Guida ed è insindacabile. Ciò vuol dire che in caso di abbigliamento non considerato opportuno la Guida può decidere di non farvi partecipare.

Durante le escursioni ogni gruppo conterà un massimo di 12 persone, ognuno accompagnato da un’esperta Guida. È bene sapere, inoltre, che le visite non sono gratuite, ma che le quote sono comprensive di viaggio in motonave (andata e ritorno) e accompagnamento con la Guida del parco.

Nell’eventualità in cui le visite previste siano annullate a causa di condizioni meteo marine avverse, ai visitatori sarà proposta una data alternativa. Nel caso in cui la data alternativa non venga accettata, a quel punto verrà effettuato il rimborso.

Inoltre, la prenotazione è nominativa, non cedibile e non è possibile sostituire i nominativi e i dati indicati in fase di prenotazione.

Alcuni consigli per la visita

L’Isola di Montecristo è spettacolo puro, ma i percorsi proposti per la visita sono abbastanza impegnativi poiché si sviluppano lungo profili altimetrici caratterizzati da forti pendenze e da dislivelli di una certa rilevanza, su fondo naturale spesso scivoloso.

È possibile, inoltre, che le condizioni meteo non siano del tutto confortevoli: potrebbero esserci vento forte, pioggia, elevati valori di temperatura e/o umidità.

clima isola di montecristo

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L’Isola di Montecristo in un giorno con un clima non troppo favorevole

Pertanto è meglio organizzarsi con un abbigliamento comodo e leggero. In primavera e in autunno è consigliato l’uso di una giacca antivento ed impermeabile. Altre buone norme sono portare con sé bastoncini da trekking, un cappellino per il sole, crema solare e occhiali da sole.

Il pranzo, invece, deve essere al sacco e organizzato in autonomia in quanto sull’isola non è possibile acquistare bevande di alcun genere e cibo. I più curiosi, infine, possono dotarsi di binocolo e di taccuino.

I percorsi sull’Isola di Montecristo

Sono in totale 3 i percorsi a disposizione. Uno di questi parte da Cala Maestra e la sua lunghezza totale è di 2.031 metri, con un dislivello di 230 metri e un tempo di percorrenza previsto di 2 ore. La difficoltà, invece, è media.

Grazie a questo itinerario potrete scoprire Cala Maestra, l’unico approdo dell’isola dove prende per l’appunto vita una piccola spiaggia di sabbia e ciottoli protetta ai lati da due scogli (con divieto di balneazione). Qui potrete anche ammirare la Villa Reale e il Museo di storia naturale. La prima è l’unica costruzione dell’isola, un’antica palazzina dove oggi risiede il Corpo forestale dello Stato, mentre il secondo, vale a dire il museo, si trova in piccola parte della stessa villa.

Il secondo itinerario vanta una lunghezza di 3.610 metri e un dislivello di 460. In questo caso la difficoltà è elevata e ci vogliono circa 3 ore e 30 minuti. Tuttavia, grazie ad esso potrete scoprire il Monastero di San Mamiliano che è posto a 320 metri d’altezza. Si distingue per essere uno dei simboli dell’intera isola e perché, secondo la tradizione, pare essere stato costruito su un antico tempio dedicato a Giove.

Molto interessante è anche la Grotta di San Mamiliano, per molti soprannominata la “grotta del drago”. In questo caso, quello che vi ritroverete di fronte è luogo sacro, non distante dal monastero, legato a una suggestiva leggenda: da queste parti San Mamiliano avrebbe ucciso un terribile drago.

Il terzo e ultimo itinerario ha una lunghezza di 1.000 metri e un dislivello di 42. Questi numeri fanno capire che è un percorso più facile degli altri, anche se il tempo di percorrenza previsto è di circa 2 ore.

Qualunque sia il percorso che sceglierete, a Montecristo avrete la possibilità di scoprire l’isola forse più misteriosa dell’Arcipelago Toscano. Uno scrigno di biodiversità, un patrimonio naturale universale che si traduce anche in un qualcosa di abbastanza esclusivo.

In sostanza, se si riesce ad assicurarsi uno dei tanti ambiti posti, lo spettacolo è più che certo, anche perché condito da una quiete estrema dove si possono udire solo i magici suoni della natura. Poi i profumi, i colori e gli incredibili paesaggi montuosi che si mescolano con quelli marini. Senza dimenticare la sua particolare fauna, come le graziose capre di Montecristo.

Insomma, questa meravigliosa perla italiana rispecchia il vero significato della parola autentico. Un gioiello da scoprire almeno una volta nella vita, senza dimenticare di rispettare le diverse regole utili alla sua corretta conservazione.

Cala Maestra montecristo

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Cala Maestra, Isola di Montecristo
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Lungo la via Francigena, come pellegrini tra borghi-presepe

Una strada percorsa per secoli, a piedi, da pellegrini, santi e commercianti e oggi divenuto uno degli itinerari turistici più famosi del mondo. Stiamo parlando della via Francigena, quel lungo itinerario che attraversa l’Europa (e oltre), partendo da Canterbury, in Gran Bretagna per terminare in Puglia e poi fino a Gerusalemme.

Uno di quei cammini di fede, lungo 3.268 chilometri, che mettevano in collegamento luoghi di culto, pievi e abbazie, attorno ai quali si sviluppava tutto un mondo di quello che oggi chiamiamo “turismo”. Oggi, la via Francigena è un itinerario turistico che continua a toccare alcuni luoghi religiosi, ma non solo. Attraversa paesaggi incontaminati e alcuni tra i borghi più pittoreschi.

Percorrere la via Francigena a Natale è una di quelle esperienze che non si dimenticano, perché toccano il cuore e l’anima oltre a luoghi meravigliosi. Sì, perché in questo periodo magico dell’anno tra festeggiamenti e tradizioni natalizie, si può andare alla scoperta dei luoghi e del patrimonio storico e naturalistico del territorio che si attraversa.

Natale nell’Alta Tuscia

In particolare, ricca di eventi è l’Alta Tuscia viterbese, nel Lazio. Qui, a Natale ci s’immerge nei borghi storici di Acquapendente, passando per Onano e Proceno, tra cultura, folklore, presepi, mercatini e feste.

Le antiche tradizioni e lo spettacolo naturale e storico dell’entroterra viterbese possono essere scoperti durante il periodo natalizio, regalando atmosfere evocatrici e festose. A cominciare proprio da Acquapendente, anche detto “la Gerusalemme d’Europa”, che ha previsto un lungo programma natalizio già a partire da inizio dicembre, e che vede nelle giornate più vicine al Natale i suoi appuntamenti centrali.

A partire dalla vigilia seguiranno tre appuntamenti tra arte e religione immersi nella natura: sabato 24 dicembre alle ore 11.30, lunedì 26 dicembre alle ore 15.00 e sabato 31 dicembre alle ore 15.00. Tre tour tra arte e religione sulle orme dei pellegrini in un percorso guidato lungo la via Francigena, dalla Basilica del Santo Sepolcro al Museo della Città e la Pinacoteca San Francesco.

Il giorno di Santo Stefano sono previsti anche appuntamenti con la musica e con il teatro. Il 31 dicembre sarà il momento di festeggiare il Capodanno in piazza mentre il 5 gennaio ci saranno le parate delle Befane sui trampoli, mercatini, castagne e vin brulè alla scoperta dell’enogastronomia natalizia tipica.

A Proceno, il villaggio di origine etrusca – come testimoniano i sepolcreti scoperti nelle vicinanze dell’abitato – e nei pressi del quale soggiornò anche Galileo Galilei, durante le festività natalizie si svolge l’evento “Vivi in Natale a Proceno”, giunta alla VII edizione, per promuovere il turismo e valorizzare le realtà culturali, storiche, religiose ed enogastronomiche del borgo. Una festa itinerante alla ricerca degli angoli più suggestivi di Proceno, celebrando il folklore e le tradizioni artigiane, religiose ed enogastronomiche.

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Il borgo di Proceno, lungo la via Francigena del viterbese

Si possono ammirare i presepi in vetrina nel Palazzo Sforza, che fa parte della rete delle Dimore storiche della Regione Lazio, e nelle vie del borgo.

Infine, nel borgo di Onano, al confine con la Toscana e a pochi chilometri dal Lago di Bolsena, il 24 dicembre sarà visitabile il piccolo villaggio di Babbo Natale in piazza Umberto I e il 26 sarà il turno del concerto di Natale della Banda Comunale Santa Cecilia di Onano. Si aspetta poi insieme il 2023 con il Gran Cenone di San Silvestro e la musica live, mentre chi dovesse capitarci in occasione dell’Epifania potrà assistere al presepe vivente di Onano con l’arrivo dei magi.

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Il borgo di Onano nel Lazio
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Prima era una chiesa, ora è un hotel: succede ad Amsterdam

Le esperienze di viaggio, quelle belle, emozionali e indimenticabili, passano anche per gli alloggi. Negli ultimi anni, infatti, sempre più strutture ricettive hanno ampliato la loro offerta per andare incontro alle esigenze dei viaggiatori che si mettono in cammino per il mondo con un solo obiettivo: vivere avventure straordinarie.

Case sugli alberi, baite immerse nel bosco, glamping e capsule, e poi, ancora, alloggi bizzarri e straordinari: queste sono solo alcune delle proposte più amate dei viaggiatori, le stesse che permettono di caratterizzare in maniera univoca l’esperienza di viaggio.

Ma se volete vivere un’avventura davvero al di fuori dell’ordinario, allora, dovete organizzare un viaggio ad Amsterdam al più presto. Proprio in uno dei quartieri più vivaci della città, infatti, una chiesa è stata trasformata in un hotel, ed è bellissimo.

Viaggio ad Amsterdam, per scoprire un alloggio straordinario

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio ad Amsterdam. La capitale dei Paesi Bassi, infatti, è conosciuta in tutto il mondo per il suo prezioso patrimonio artistico, ma anche per tutti quei canali sui quali le case strette e caratteristiche si affacciano. La città ospita poi tutta una serie di musei, come quelli di Van Gogh e il Rijksmuseum che conservano ed espongono alcune delle opere d’arte più celebri del mondo.

Una città d’arte, di cultura, ma anche di divertimento e di immensa bellezza che offre tutta una serie di proposte in grado di sorprendere viaggiatori di ogni età. Insomma, ad Amsterdam non ci annoia mai.

Ma se volete vivere un’esperienza davvero insolita nella capitale dei Paesi Bassi, allora, è necessario scegliere anche la sistemazione giusta, un alloggio in grado di rendere l’avventura di viaggio ancora più indimenticabile. Ed è proprio questo l’obiettivo del BUNK, un hotel incredibile nato all’interno dell’ex chiesa di Santa Rita, nel cuore del meraviglioso quartiere Noord della città.

Dormire in una chiesa ad Amsterdam Noord

La nostra esperienza di viaggio comincia ad Amsterdam Noord, un quartiere autonomo della città olandese, e separato dal centro cittadino da un corso d’acqua, che con gli anni si è trasformato in hub culturale, diventando così il punto di riferimento di artisti e creativi che passano in città.

Sempre qui, infatti, è stato istituito il Nxt Museum, il primo museo dei Paesi Bassi dedicato alla new media art. Le mostre ospitate all’interno dell’edificio celebrano l’arte e la tecnologia, con tutta una serie di esperienze immersive e sensoriali che permettono alle persone non solo di osservare le esposizioni, ma di entrarci dentro. E così fa anche il Wondr, un vero e proprio gigantesco laboratorio composto da stanze surreali create appositamente da diversi artisti, all’interno del quale persone di ogni età possono perdersi e immergersi.

Ed è proprio qui, sempre ad Amsterdam Noord, che è possibile trovare ristoro dopo giornate trascorse all’insegna della bellezza e della tecnologia in maniera assolutamente inedita e sorprendente. Nel quartiere, infatti, è nato un hotel che si è subito trasformato come il punto d’incontro della comunità di artisti, designer e startupper. Non una struttura ricettiva qualunque, intendiamoci, ma un hotel nato all’interno di una ex chiesa costruita nel 1921 e oggi riconvertita.

Antico, monumentale, suggestivo e anche economico, l’hotel BUNK ospita 106 camere e 50 cuccette private per un totale di 296 alloggi, da condividere con gli altri viaggiatori o da sfruttare in solitudine. Non mancano, ovviamente, anche degli spazi comuni all’interno dei quali è possibile incontrare tutti gli artisti e i creativi che qui si riuniscono. All’interno dell’ex chiesa di Santa Rita, inoltre, ogni mese vengono organizzati eventi musicali, artistici e culturali per gli ospiti e per la comunità locale.

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Montone, il borgo a forma di ellisse

È una cartolina medievale che si regala all’improvviso a chi vi giunge dopo aver percorso brevi tornanti, un borgo immutato nei secoli dove passeggiare tra vicoli ombrosi abbelliti da gerani, al cospetto di antiche case, graziose chiese e austere mura secolari.

Ci troviamo in Umbria, nell’Alta Valle del Tevere, l’affascinante “Valle Museo” ricca di bellezze artistiche, dove svetta su un colle, dalla caratteristica forma di ellisse, Montone, Bandiera Arancione del Touring Club e Borgo Tra i Più Belli d’Italia, dall’aspetto urbanistico e architettonico perfettamente conservato.

Qui si respira ancora il glorioso passato legato al condottiero Braccio da Montone, maestro dell’arte guerresca e famoso capitano di ventura, e ci si lascia sorprendere dall’incanto dei panorami che si aprono sui rilievi boscosi dell’Appennino umbro-marchigiano.

montone umbria

Fonte: iStock

Scorcio del centro storico

Un salto nel passato: quando Montone dominava l’Italia centrale

Raccolto e quieto borgo dove trascorrere momenti perfetti rilassandosi a contatto con la natura, Montone, edificato tra il IX e il X secolo d.C., un tempo fu protagonista della Storia e visse un periodo di grande splendore grazie alla figura di Andrea Braccio Fortebracci, il condottiero di nobile famiglia nativo del luogo, con l’ambizione di creare un unico Stato in Italia centrale con capitale Perugia, in opposizione a quello della Chiesa.

Grazie alle sue indiscusse capacità, arrivò a controllare buona parte del territorio ma venne ferito a morte durante la cruciale battaglia dell’Aquila nel 1424: Montone passò allora sotto il dominio della Chiesa.

Del forte legame tra i Fortebracci e il borgo sopravvivono ancora oggi i resti del mastio della Rocca progettata dall’architetto Fioravanti (distrutta per volere del papa Sisto IV nel 1478) e la tradizionale rievocazione storica della “Donazione della Santa Spina” che, ogni anno in agosto, ricorda l’omaggio della reliquia ricevuta dal figlio di Braccio, il condottiero Carlo Fortebracci, per aver sconfitto i Mori combattendo per la Repubblica di Venezia.

La Santa Spina è oggi custodita in un reliquiario d’argento cesellato nel Convento di Sant’Agnese ed esposta nella Collegiata di Santa Maria e San Gregorio Magno il Lunedì dell’Angelo e la penultima domenica d’agosto: entrambe le giornate sono anche occasione per rivivere l’atmosfera medievale con figuranti dai costumi storici, gare tra arcieri, sbandieratori, tamburini e spettacoli teatrali.

Cosa vedere a Montone in uno scenario idilliaco

Montone

Fonte: Ph trolvag – Wikipedia

Edificio storico a Montone

Immerso in un paesaggio di quieti boschi e limpide sorgenti in posizione panoramica a dominio della valle dove scorre il torrente Carpina, Montone vanta un osservatorio astronomico tra i più all’avanguardia d’Italia ed è ideale punto di partenza per rigeneranti passeggiate, trekking e cicloturismo nel cuore della natura.

Andando alla scoperta del borgo, lo sguardo si sofferma invece sul cospicuo patrimonio religioso con edifici di assoluto pregio a partire dalla Chiesa di San Francesco in stile gotico, risalente al XIV secolo: la rendono unica la panoramica gradinata, la porta in legno intagliata da Bencivenni, e i numerosi affreschi di scuola umbra.
Nucleo centrale del Polo Museale di Montone insieme al vicino ex convento francescano, la chiesa vanta notevoli resti di affreschi quattrocenteschi eseguiti da Antonio Alberti con Storie di San Francesco e i quattro Evangelisti nella volta.

Da non perdere la Pinacoteca dove è possibile ammirare il Gonfalone con la Madonna del Soccorso, a opera di Bartolomeo Caporali nel 1481, un ragguardevole gruppo ligneo del Duecento, Crocifisso con la Vergine e San Giovanni, in origine parte di una composizione per la liturgia del Venerdì Santo, e poi dipinti, teli umbri, tessuti, paramenti e argenti sacri, e arredi liturgici.

Ma non è tutto: di sicuro interesse sono anche gli altri due poli di Montone: il Polo di Santa Caterina, sede della biblioteca e dell’Archivio storico comunale, che conserva lo Statuto di Montone del 1586 e bolle pontificie dal XIV al XVII secolo, e il Polo di San Fedele, che ospita il teatro e l’auditorium.

Infine, una visita al borgo deve includere anche la collegiata di Santa Maria e San Gregorio Magno, con il dipinto seicentesco dell’Ultima Cena del fiammingo Calvaert, e la Pieve di San Gregorio o Pieve vecchia, la più antica chiesa di Montone, costruita nell’anno Mille in stile romanico bizantino e poi rimaneggiata durante il XVI secolo.

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C’era una volta un’antica abbazia, ora è un hotel

Chiudete gli occhi e immaginate un luogo che si apre davanti a voi con una distesa sterminata e verdeggiante che si perde all’orizzonte, proprio lì nel territorio che conserva le importanti testimonianze della civiltà etrusca. Sempre lì dove esiste una grande e antica abbazia completamente immersa nel verde e circondata da un paesaggio solenne e silenzioso.

Ora apriteli perché quel luogo esiste davvero. E non è un solo un posto da ammirare e contemplare, ma è la destinazione delle vostre prossime vacanze all’insegna della grande bellezza, della pace e del benessere mentale e fisico.

Perché lì, proprio sotto la rupe di Orvieto, e completamente immersa nell’antica terra degli Etruschi, quell’abbazia di origine medievale dedicata ai Santi Severo e Martirio è stata trasformata in una struttura ricettiva. Ed è spettacolare.

Bentornati a Orvieto

Meravigliosa è Orvieto, con la sua storia e la cultura, con le bellezze architettoniche e paesaggistiche, con quegli scorci incantati che lasciano senza fiato.

Arroccato su una rupe di tufo, nella splendida regione Umbria, il borgo di Orvieto è uno dei più affascinanti del nostro stivale, nonché una delle mete più popolari dell’intero territorio umbro.

Un viaggio a Orvieto è destinato a incantare, perché tante sono le meraviglie storiche, architettoniche e paesaggistiche che appartengono a questo luogo, come il Duomo con la sua facciata a mosaico e il Pozzo di San Patrizio, uno dei posti più affascinanti e misteriosi del BelPaese.

Ma c’è qualcosa, all’ombra delle attrazioni turistiche più celebri e popolari che vi permetterà di trasformare il vostro viaggio in un’esperienza magica e unica, ed è quella imponente struttura che sorge proprio sotto la rupe di Orvieto. Si tratta dell’Abbazia dei Santi Severo e Martirio, un complesso religioso fondato nell’Alto Medioevo che è stato trasformato in un hotel.

Dormire in un’Abbazia nel cuore di Orvieto

Immersa nella campagna verdeggiante e mozzafiato che circonda il borgo di Orvieto, quest’abbazia è un vero e proprio sogno a occhi aperti. Non solo per la sua imponenza e il suo passato, ma anche e sopratutto per la posizione strategica in cui è sorta.

La sua storia inizia tanti secoli fa. Alcune fonti storiche, infatti, danno per cerca la sua presenza già nell’anno 1055. Con gli anni il complesso è stato ampliato e modificato, fino ad arrivare all’aspetto attuale.

L’abbazia, costruita intorno alla già esistente chiesa di San Silvestro, nel Medioevo è stata trasformata in un monastero benedettino. In epoca più recente, invece, dopo l’acquisizione da parte di un privato è diventata un hotel.

La struttura ricettiva, oggi, è conosciuta come La Badia di Orvieto, ed è un hotel a quattro stelle che offre servizi di lusso, anche se il vero lusso è quello di poter alloggiare in un edificio immerso in uno scenario incontaminato, circondato da ulivi e filari d’uva, e situato proprio sotto la rupe di Orvieto.

Se l’abbazia è stata trasformata in hotel, l’antica Casa abbaziale di stile cistercense è stata adibita a ristorante. È ancora possibile visitare la chiesa, che è rimasta intatta, e l’antico refettorio che ospita gli affreschi risalenti al 1200.

Con 22 camere, e 5 suite, quell’antico complesso medievale è il luogo perfetto dove trascorrere una vacanza all’insegna della grande bellezza, caratterizzata da un paesaggio naturale, solenne e incontaminato a pochi passi da Orvieto.

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L’inaccessibile chiesa costruita alle porte del paradiso

Esiste un luogo, molto lontano, che è così straordinariamente mistico da non sembrare reale. Si tratta di un posto che all’apparenza sembra inaccessibile perché è posto così in alto che pare attraversare le nuvole. E in effetti, la sua posizione, è davvero unica al mondo.

Si tratta di una piccola chiesa che sovrasta idealmente tutta la regione di Imereti, in Georgia, perché è situata sulla cima di un monolite maestoso che svetta verso il cielo fino a raggiungere un’altezza di 40 metri.

Tutto intorno, a fare da cornice, c’è una vegetazione rigogliosa e lussureggiante che contribuisce a creare un paesaggio idilliaco e bellissimo, ma anche mistico e spirituale, che sembra configurarsi come la porta di accesso al paradiso.

Katskhi Pillar e la chiesa che sfiora il cielo

Ci troviamo in Georgia, a circa 10 chilometri dalla città mineraria di Chiatura. È qui che in maniera del tutto sorprendente irrompe nello scenario un gigantesco pilastro naturale che definisce completamente lo scenario. Il suo nome è Katskhi Pillar, ed è un monolite calcareo immerso all’interno di un paesaggio naturale e incontaminato.

La sua altezza è incredibile: Katskhi Pillar raggiunge i 40 metri, arrivando a guadagnarsi un posto tra le nuvole. Ma quello che davvero incanta, in questa visione surreale, è la presenza di una piccola chiesa che si trova proprio sulla sua cima e che sembra sfiorare il paradiso.

Gli abitanti locali lo considerano il pilastro della vita, perché in effetti è proprio in quel luogo che, in totale solitudine, gli asceti per secoli si sono recati per vivere esperienze spirituali e uniche.

Considerato dai local anche come simbolo di Vera Croce, Katskhi Pillar è un posto estremamente affascinante e seducente che ha sempre attirato l’attenzione di tutti. Sono molte le leggende e le storie locali che ruotano intorno a questo luogo sacro, alcune di queste vedono l’utilizzo del pilastro anche da parte delle antiche religioni per i riti di fertilità.

Ma quando il cristianesimo si è diffuso in Georgia, Katskhi Pillar è diventato un luogo di culto. Secondo gli storici i monaci asceti hanno iniziato ad abitare la cima del pilastro naturale intorno al X secolo, proprio in quella piccola chiesetta eretta nel VI secolo in onore nel monaco teologo bizantino Massimo il Confessore.

Per molto tempo l’eremo fu dimenticato e abbandonato, fino a quando un gruppo di alpinisti, nel 1944, scalando il monolite calcareo ha scoperto quel luogo di culto. L’edificio del monastero è stato restaurato e l’attività religiosa in cima è stata ripresa negli anni ’90.

Katskhi Pillar

Fonte: istock

Katskhi Pillar

L’audace pellegrinaggio per avvicinarsi al paradiso

La piccola chiesa ortodossa, situata sulla cima del gigantesco monolite, è raggiungibile solo attraverso un’antica scala di ferro. È un pellegrinaggio pericoloso quello che affrontano i monaci che scelgono di salire fino alla cima, ma necessario per avvicinarsi al paradiso.

Dal 1995, ad abitare il Katskhi Pillar, c’è il sacerdote ortodosso Maxime Qavtaradze. Il monaco vive una quotidianità di intensa spiritualità e solitudine, scendendo dalla roccia una sola volta a settimana. Per farlo deve scalare 131 scalini attaccati alla parete.

Ai viaggiatori non è permesso il pellegrinaggio fino in cima, riservato solo ai sacerdoti uomini. Tuttavia alle persone che arrivano in visita al Katskhi Pillar è concesso di scalare solo una prima parte del pilastro di pietra calcarea, per raggiungere una croce del VI secolo incastonata nel monolite e lì pregare.

Katskhi Pillar

Fonte: iStock

Katskhi Pillar