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Viaggio lungo la rotta delle castagne in Italia: dove trovarle regione per regione

Sono uno dei tanti tesori che regala l’autunno e si trovano nei boschi, preziosi frutti dal sapore gustoso e dalle tante varietà: stiamo parlando delle castagne, che si trovano in tutte le regioni d’Italia e sono l’ingrediente perfetto per tante preparazioni diverse.

Dal nord al sud della penisola, si può organizzare una gita per andare alla ricerca delle regine della stagione, perché l’autunno è proprio così: regala tantissimi colori e sapori. E, allora, vale la pena partire inseguendo alcuni degli spettacoli più belli: da quello del foliage, che ammanta con i suoi colori la natura, fino alla ricerca dei frutti speciali che ci riserva. Poi, passeggiare nel mezzo dei boschi è rigenerante e per questo è sempre un’ottima idea programmare una piccola fuga nel fine settimana.

Per quanto riguarda la raccolta delle castagne è sempre bene informarsi per capire se è libera, se vi è il divieto, oppure se si deve richiedere un permesso e il relativo costo.

Viaggio lungo la rotta delle castagne, tra le regioni italiane da raggiungere per fare il pieno di questo prodotto speciale, con il vantaggio di scoprire luoghi nuovi e bellissimi.

Valle d’Aosta

Il viaggio alla ricerca delle castagne nelle regioni italiane parte dalla Valle d’Aosta, lì nella zona della bassa valle del Lys, dove si trovano meravigliosi castagneti. Siamo tra Châtillon e Pont-Saint-Martin dove si concentra la maggior parte di questi alberi maestosi. Inoltre, vi è una cooperativa, Il Riccio, che si trova a Lillianes che non a caso è conosciuto come paese delle castagne, che si occupa della loro raccolta e della commercializzazione in varie forme, oltre ad aver allestito un piccolo museo dedicato a quello che – un tempo – veniva chiamato il “pane dei poveri”. Al suo interno è stata ricostruita un’antica gra, dove venivano fatte essiccare, e il resto di una vecchia casa.

A quanto pare, la varietà che si trova in questa regione è di piccole dimensioni e molto saporita, viene utilizzata per molte preparazioni come la crema o il liquore, si trovano anche castagne sciroppate alla grappa, al naturale e al miele, oppure una sorta di corn flakes realizzati proprio con i marroni.

Lillianes, alla ricerca di castagne in Valle d'Aosta

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Lillianes, il paese delle castagne in Valle d’Aosta

Piemonte

Un’altra regione d’Italia da raggiungere, per tutti coloro che amano i boschi e le castagne, è il Piemonte e, in particolare, la zona di Cuneo dove (in un centinaio di comuni circa) si trova quella con il marchio Igp: dal sapore molto delicato, si può assaporare fresca, ma anche bollita oppure arrosto. Inoltre, è alla base di molte ricette di dolci. L’area è quella che va dalla Valle del Po alla Valle del Tanaro e i boschi si trovano tra i 200 e i 1000 metri circa. Un appuntamento imperdibile che si tiene ogni anno a Cuneo è la Fiera Nazionale del Marrone.

Restiamo in Piemonte, ma ci spostiamo in Val di Susa dove è celebre il Marrone della Valle di Susa Igp, con le sue varietà. Lo si può trovare in 28 comuni della provincia di Torino, ha una polpa croccante e viene usato per molti piatti, compresi i celebri marron glacés. Ad esempio, si può raggiungere San Giorio di Susa e andare in esplorazione nei bellissimi boschi che fanno da contorno.

Piemonte, castagne in Val di Susa dalla Sacra di San Michele

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La Val di Susa (qui la Sacra di San Michele) è una zona celebre per le castagne in Piemonte

Lombardia

La Lombardia è un’altra zona ricca di castagne, in particolare nel Parco Regionale Campo dei Fiori che si trova in provincia di Varese. Qui ci sono numerosi percorsi soprattutto a bassa quota, ma il posto perfetto è Brinzio da dove si diramano alcuni sentieri che vale la pena percorrere alla ricerca di questo gustoso frutto.

Un altro luogo speciale di questa regione è il Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, che si trova in Brianza e – più precisamente – nella zona tra Lecco e Monza: si parte da Sirtori per immergersi in una natura che lascia senza fiato. E, poi, Colle Brianza: comune affascinante e ricco di storia, oltre che punto di partenza per un percorso tra i castagni.

E, infine, in Val Trompia nella zona di Brescia vi sono tantissimi castagni anche secolari.

In Lombardia si preparano numerosi piatti a base di castagne, tra cui il castagnaccio che qui si prepara con uvetta, pinoli e brandy. Tra le altre preparazioni non mancano gli gnocchi e quelle cotte nel latte.

Liguria

Ci sono tantissimi luoghi in Liguria in cui andare alla ricerca di castagni. Nel genovese vi è un percorso che parte da San Martino di Struppa e va verso Canate di Marsiglia, oppure si può raggiungere Torriglia e la piccola frazione di Péntema e, ancora, nell’Alta val Trebbia a Fontanigorda nel Bosco delle Fate. Da non perdere anche la Val Graveglia, alle spalle di Chiavari.

Nel Parco Nazionale delle 5 Terre si trovano anche castagni e il loro frutto tipico è la castagna Brodasca tipicamente molto scura. Così come vale la pena raggiungere la Valle Arroscia nell’imperiese e Urbe in provincia di Savona, dove i marroni sono storicamente importanti. Tra i piatti tipici il castagnaccio e le trofie impastate con la farina di castagne.

Trentino-Alto Adige

Pronti per un viaggio in Trentino? Per andare alla ricerca di castagne si deve raggiungere la Valle Isarco dove si trova il Keschtnweg, il sentiero delle castagne che si snoda per novanta chilometri da Verna fino a Castel Roncolo. Si può suddividere in tappe. Frutti gustosi con cui si preparano piatti altrettanto buoni come i dolci cuori di castagne, o il tronco, oppure la zuppa.

Castagne in Trentino Alto Adige la strada fino a Castle Roncolo

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In Trentino Alto Adige c’è il sentiero delle castagne che arriva a Castel Roncolo

Veneto

In Veneto la castagna è un prodotto importantissimo che si trova in alcune zone, come quella della provincia di Treviso dove c’è il famoso il Marrone di Combai Igp, dalla polpa molto croccante. Si può mangiare arrostito oppure bollito, ma anche per il tiramisù alla crema di marroni. Lo si trova nei boschi di località come Vittorio Veneto, Fregona e Follina su un’area di oltre 270 chilometri quadrati. Vengono anche organizzate passeggiate. Nella stessa zona vi è anche il Marrone del Monfenera igp, dal sapore dolce sono perfetti cucinare gustose ricette, biscotti compresi. Si trova in 19 comuni tra la pedemontana del Grappa e il Montello.

Infine, i marroni di San Zeno Dop, dal gusto dolce che si trova nella zona del Monte Baldo, tra il Lago di Garda e la Vallagarina.

Friuli-Venezia Giulia

Nelle provincie di Udine e Pordenone si possono trovare boschi di castagni per una gita fuori porta. In particolare, nella Valle di Soffumbergo dove si tiene anche una festa dedicata. E poi a Dardago, frazione del comune di Budoia. In Friuli-Venezia Giulia le castagne – ad esempio – possono accompagnare piatti della tradizione come il frico.

Emilia-Romagna

Sono ben tredici le tipologie di castagne che si possono trovare in Emilia-Romagna, tra cui ricordiamo il Marrone Igp di Castel del Rio e il Marrone di Pavullo.

E i luoghi da esplorare per la ricerca di questo prezioso frutto sono davvero tanti. Vale la pena, ad esempio, raggiungere la provincia di Parma e percorrere la Via del Castagno in Val di Taro: si snoda per otto chilometri e si parte da Borgo Val di Taro. Tra Modena e Bologna, invece, c’è un tratto della Via Europea del Castagno e, ancora, a Carpineti nel Parco Nazionale Tosco-Emiliano vicino a Reggio Emilia, dove vi sono bellissimi alberi nella zona dell’Abbazia di Marola. Le specialità di questa regione sono tante come i tortelli con un ripieno di castagne o la minestra.

Carpineti, zona dove cercare le castagne in Emilia Romagna

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Carpineti, nei suoi dintorni alla ricerca delle castagne in Emilia Romagna

Toscana

Altra regione amata da chi va alla ricerca di castagne è la Toscana: qui, ad esempio si trova il Marrone del Mugello Igp una varietà tipica solo di questa area che si trova in una parte della provincia di Firenze. Da visitare Marradi senza dimenticare di assaggiare la sua celebre torta di marroni.

Tra le località da raggiungere vi sono il Monte Amiata, in particolare tra i 500 e i 1000 metri di altitudine, e il Monte Pisano. Da assaggiare – ad esempio – il castagnaccio e i necci (crepes di farina di castagna).

Marche

Nelle Marche ci sono due aree che sono meta prediletta per tutti coloro che amano le castagne: si tratta dei Monti Sibillini – ad esempio a Montemonaco – e l’alta Valmarecchia a cavallo tra Marche, Toscana ed Emilia-Romagna. Tra i piatti tipici i ravioli fritti di castagne.

Castagne, da cercare in alcune località dei monti Sibillini nelle Marche

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Nelle Marche le castagne si possono trovare in alcune località dei monti Sibillini

Abruzzo

La castagna Roscetta si trova in Abruzzo in diversi comuni in provincia dell’Aquila, come Balsorano e Canistro, ha dimensioni medio grandi e un sapore delicato. Ma questo non è l’unico luogo in cui trovare il tesoro. Ad esempio, si può raggiungere il Parco nazionale del Gran Sasso e, in particolare, il comune di Valle Castellana: basti pensare che in una sua frazione si può ammirare un castagno secolare. Merita una visita anche Castelvecchio Calvisio con i suoi bellissimi boschi. Una delle ricette tipiche è la zuppa di ceci e castagne.

Lazio

Tra le mete più celebri da raggiungere nella regione Lazio ci sono i Monti Cimini, in provincia di Viterbo, soprattutto vale la pena raggiungere i boschi di alcune località come Ronciglione e Soriano nel Cimino. Da provare anche la Castagna di Vallerano Dop, dell’omonimo comune. Oppure esplorare i Monti Lepini e il piccolo comune di Cori in provincia di Latina. Anche nel Lazio una delle ricette da fare con le castagne è il castagnaccio.

Vallerano nel Lazio, alla ricerca di castagne

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Nel Lazio è celebre la castagna di Vallerano

Umbria

Se si vogliono ammirare i boschi di castagni in Umbria, la zona da raggiungere è quella di Spoleto, poco distante – infatti – si trovano gli antichi alberi di quel sito noto con il nome di Boschi di Montebiblico, i cui frutti sono di ottima qualità. Oppure la zona della Vallocchia. Anche qui è diffusa la zuppa di ceci e castagne.

Molise

Il borgo in provincia di Campobasso è di piccole dimensioni ma è tra i luoghi del Molise prediletti da chi ama le castagne: si tratta di San Massimo con i suoi boschi dove è possibile trovare questi tesori d’autunno. Merita una menzione anche Bojano dove si trova quello che viene considerato il castagno più vecchio di Italia. Le caggiunitte sono dolci che vengono preparati in questa regione.

Bojano, nel Molise arra ricerca delle castagne

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Bojano, borgo del Molise famoso per i castagni

Campania

Un viaggio in Campania alla ricerca di uno dei tesori d’autunno ci porta direttamente nel Parco regionale dei Monti Piacentini, dove si trova in diverse località la Castagna di Montella Igp, di dimensioni abbastanza piccole e dal sapore dolce.

Un’altra area, poi, è quella che interessa una settantina di comuni in provincia di Salerno dove si trova il Marrone di Roccadaspide IG, castagna molto zuccherina. Nella zona di Benevento ci sono diversi boschi di castagni, mentre in quella di Caserta il prodotto top è la castagna di Roccamonfina Igp, con queste – ad esempio – si prepara il risotto. Tra i comuni da raggiungere si possono ricordare Caianello, Conca della Campania e Teano.

Puglia

In Puglia si può andare a caccia di castagne in provincia di Foggia, raggiungendo i Monti Dauni, oppure in quella di Bari nella Murgia Barese. Una ricetta antica di questa regione è la minestra di castagne secche.

Basilicata

Ci sono alcune zone della Basilicata dove imbattersi in castagneti, ad esempio nei pressi di alcuni luoghi che si trovano in provincia di Potenza come Brienza, Armento e Albano di Lucania: tutti piccoli comuni. Se ci spostiamo nella zona di Matera, invece, troviamo Bernalda. Da assaggiare il calzoncello, ripetono di marroncino di Melfi, che si trova nel Parco nazionale regionale del Vulture.

Brienza, paese della Basilicata dove cercare castagne

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Brienza, il paese in Basilicata è un luogo dove cercare castagne

Calabria

Anche la Calabria regala alcuni tesori: aree dove è possibile andare alla ricerca di castagne e, in particolare nella zona del Pollino e della Sila.  Ma anche Vibo Valentia, raggiungendo il Parco Regionale delle Serre, mentre il Parco Nazionale d’Aspromonte è un’altra meta da esplorare in zona Reggio Calabria. Vale la pena assaggiare i pistiddri, castagne secche bollite.

Nell'area del Pollino in calabria si possono trovare le Castagne

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In Calabria una delle zone da raggiungere per scovare castagne è il Pollino

Sicilia

Ci spostiamo in Sicilia, in provincia di Palermo, dove si trova la Rocca Busambra con il bosco della Ficuzza e il Bosco del Cappelliere: qui vale anche la pena visitare Mezzojuso. Da non perdere il Parco delle Medonie e il Parco dell’Etna. In Sicilia le castagne vengono messe in forni alti, con una base bucherellata, e il sale grosso viene gettato nel fuoco, facendole diventare bianche: davvero particolari.

Sardegna

Concludiamo il viaggio alla scoperta dei luoghi dove cercare le castagne in Italia con la Sardegna. Gli alberi si trovano soprattutto nella Barbagia-Mandrolisai-Gennargentu e in particolare nei comuni che fanno parte di questo territorio, dove pare ci sia il 90% degli esemplari. Si trovano sia di grandi dimensioni, che di piccole. Tra le ricette vale la pena provare la zuppa di fagioli e castagne.

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All’ombra in Umbria: cascate e piscine naturali tra i boschi del centro Italia

No, non è così: la parola ombra, derivata dal latino umbra, non sta all’origine del nome della regione Umbria né del popolo degli Umbri che l’abitava in tempi remoti. Eppure il motivo di tale equivoco non è difficile da immaginare: i dolci rilievi collinari che animano il profilo morfologico della regione sono coperti di verdi e fitti boschi del cui riparo si può giovare il viaggiatore che ci si trovi a passare.

Non solo il viaggiatore, ma anche chi va alla ricerca di cascate, polle e piscine naturali d’acqua dolce può bearsi della frescura delle ombre umbre, scoprendo paesaggi unici e piccoli tesori rimasti nascosti al riparo delle chiome degli alberi.

L’Umbria è attraversata, d’altra parte, da alcuni dei fiumi più lunghi d’Italia. Il Tevere nasce in Emilia-Romagna, attraversa il territorio umbro e finisce, come noto, nel Lazio. Il Chiascio, il Nera, il Topino, il Nestore sono altri corsi d’acqua che superano tutti i cinquanta chilometri di percorrenza. Tuttavia questo non significa che l’Umbria rurale offra una gran quantità di luoghi adatti al wild swimming, anzi.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Acque cristalline e purissime tra le colline dell’Umbria

Alcuni di questi fiumi hanno letto ampio e passano attraverso un ampio numero di cittadine, altri hanno corsi impetuosi, con forti correnti che li rendono più adatti agli sport acquatici come il kayak che non a un semplice tuffo rinfrescante.

Insomma: per trovare il luogo giusto per una gita estiva al fiume, dove potersi godere la fresca ombra dei boschi, incontrare un contesto naturale magico e godersi qualche bracciata in acqua dolce bisogna sapersi orientare. Ecco quindi un piccolo compendio di spot ideali per un picnic in riva al fiume.

Il Laghetto incantato di Assisi

Nel periodo estivo buona parte dei venti chilometri occupati dal corso del torrente Tescio, affluente del fiume Chiascio, rimangono in secca.

Lo si vede poco lontano da Assisi, nei pressi di Santa Maria degli Angeli, o anche a Pian della Pieve, dove una maestosa e spettacolare cascata si asciuga ben presto, trasformandosi in una sorta di grosso fossile inerme.

C’è però un luogo dove il Tescio non subisce le paturnie meteorologiche dell’estate, un laghetto incantato circondato da un’atmosfera magica, nascosto tra i boschi che popolano il Parco del monte Subasio.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

L’atmosfera speciale del Laghetto incantato

Per raggiungerlo si deve lasciare Assisi in direzione del già citato abitato di Pian della Pieve, superarlo e imboccare la strada per Santa Maria di Lignano. Il fondo stradale diventa sterrato, ma ben tenuto. Proseguite per ca 2,5 km fino ad incrociare un cartello che indica una strada che scende verso destra e si dirige al B&B La Zuppa Inglese. Non svoltate, ma proseguite per qualche decina di metri: troverete uno spiazzo dove lasciare la vostra auto. Il luogo dal quale si scende al fiume dista circa 9 km dal centro di Assisi ed è un ottimo percorso da fare anche in bicicletta, con una mountain bike o una bici gravel.

Dal luogo di arrivo descritto, tornate a piedi sulla strada percorsa e scendete stavolta verso il bed and breakfast. Dopo un tornante troverete il cancello che dà accesso alla tenuta della struttura, ma anche un guado per attraversare il corso del Tescio e imboccare un breve sentiero che in meno di 5 minuti vi porterà ad un’ampia radura in mezzo al bosco che dà diretto accesso alla cascata e al magico laghetto sottostante.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Il laghetto incantato sul Tescio

Il sole filtra dalle chiome degli alberi, baluginando sull’azzurro specchio del laghetto alla base della cascata, con giochi di luce abbaglianti. Il contesto riparato e nascosto isola completamente dalla vicina strada bianca, il tronco ritorto di un albero offre un trampolino ideale per un tuffo.
La piscina non è profondissima, e la quantità d’acqua dipende dal momento della stagione, ma offre sempre la possibilità di un bagno rinfrescante.

I Borgoni del Torrente Sorre

Un angolo per il wild swimming davvero selvaggio e davvero nascosto: i Borgoni di Castel di Fiori, minuscolo borgo medievale perso nella campagna umbra, nei pressi di Fabro, altro bel borgo noto ai più principalmente per l’omonima uscita autostradale della A1.

Da Fabro si deve percorrere la Strada provinciale 52 in direzione di Parrano, fino a raggiungere il bivio verso sinistra che porta a Castel di Fiori. Questa seconda strada diventa a tratti bianca e va seguita per ca 5 chilometri. Prima di giungere al borgo, si nota un ampio sentiero che scende sulla sinistra. Qui va lasciata l’auto per poi proseguire a piedi.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Un colore dell’acqua davvero speciale

Il percorso per arrivare fino alle cascate, chiamate Borgoni dai locali, non è particolarmente segnalato, ma con un po’ di senso dell’orientamento non è difficile riuscire a scendere verso il fiume. All’inizio del sentiero si segue una comoda carrabile fino ad incrociare dei cartelli in legno che indicano la via per i fossi e le natural pools, come c’è scritto, inoltrandosi nel bosco. Dopo poche decine di metri è necessario imboccare una deviazione verso destra che scende scoscesa fino al letto del fiume. In alternativa potete digitare le seguenti coordinate su una app per smartphone con mappe e GPS per trovare la destinazione: 42.904510, 12.100610.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Indicazioni poliglotte per i Borgoni

Una volta arrivati potrete trovare due diversi spot molto vicini. Una piccola piscina naturale piuttosto profonda animata da una piccola cascatella. Pochi metri più lontano si trova una spettacolare cascata dal colore dell’acqua davvero particolare, quasi brillante malgrado l’ombra del bosco. Viene alimentata da una vicina fonte, con le acque che poi confluiscono nel torrente Sorre. Tutto intorno ci sono vasche, piscinette e cascatelle molto belle, anche se meno interessanti e non adatte al bagno perché troppo piccole e con alberi e arbusti all’interno.

Il Sasso sul Torrente Soara

Nei pressi di Città di Castello il torrente Soara ha scavato una serie di piccole piscine dove trovare refrigerio dal sole estivo. Si trovano a circa 5 chilometri dal centro cittadino, facilmente raggiungibili anche in bicicletta, nei pressi del bar ristorante il Sasso.

Il torrente Soara ha scavato in questo punto tante piccole piscine naturali adiacenti alla strada provinciale. Un luogo di relax frequentato anche i residenti della zona e che si divide in una prima zona, vicino ad un curato prato verde, totalmente investita dal sole, e una seconda parte poco più a valle, nei pressi di una cascatella, dove invece il torrente entra in una zona boschiva e sempre all’ombra.

Vicino al praticello, l’acqua scorre tranquilla, piuttosto bassa, ma immediatamente a valle costituisce delle comode vasche dove fare qualche bracciata e rinfrescarsi dal caldo sole estivo. Sui massi piatti in riva al fiume le persone prendono il sole, o si siedono sul basso fondale di alcune piscine naturali godendosi la rinfrescante temperatura delle acque del Soara.

Umbria piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Veduta delle piscine naturali del Soara

Anche nella parte ombreggiata ci sono un paio di belle piscine, compresa una dalla forma di una vasca da bagno e un’ultima cascatella che forma un’ampia polla fra le fronde. Per chi desidera ulteriore privacy, scendendo lungo il corso del torrente per qualche decina di metri ancora, passando attraverso il letto dello stesso, si raggiunge una spiaggetta di sassolini bianchi completamente in ombra dove potersi sistemare.

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Non solo Irlanda: anche l’Italia ha i suoi folletti e si trovano in questi boschi

La magia non ha età e confini. Lo sanno i bambini che guardano il mondo con gli occhi colmi di meraviglia e stupore e lo sanno gli adulti che non smettono di sognare. E a credere, per gioco o per davvero, all’esistenza di magiche creature fatate. Proprio come i folletti che sembrano avere casa solamente in Irlanda, ma in realtà pare che si possano trovare anche in Italia.

In quei luoghi storie e leggende narrano di questi esseri dispettosi, divertenti, di piccole dimensioni che si divertono a fare scherzi. Ma non solo lì, in quell’isola di smeraldo, anche in Italia si racconta di avvistamenti di folletti e si tramandano leggende e tradizioni legate a loro.

Pare che vivano nella natura, in quei luoghi incontaminati e di rara bellezza, tra piante, erba, fiori e animali. Boschi che lasciano senza fiato, fitti e suggestivi, in cui divertirsi a cercarli, in cui provare ad andare in compagnia dei propri figli per provare ad avvistarli con i propri occhi, magari cogliendo un fruscio di foglie, o un movimento repentino tra gli alberi.

Dove scovare i folletti in Italia: le destinazioni da raggiungere per grandi e piccini.

I luoghi dove cercare i folletti

C’è un luogo nel Lazio, vicino a Viterbo, dove la natura regala una scenografia unica e dove si racconta si nascondano i folletti. Il nostro viaggio alla ricerca di queste creature magiche parte da lì, dal Bosco del Sasseto di Torre Alfina: un luogo speciale, in cui si possono ammirare tantissimi alberi diversi, alcuni centenari e di grande altezza. Lì tra massi lavici e una foresta da sogno si narra si nascondano i folletti. Per visitarlo ci si deve affidare a visite guidate e di gruppo.

Diverse creature magiche, invece, si dice vivano nei pressi del Lago delle Fate che si trova in Val Quarazza, in Piemonte. Lì gli gnomi raccolgono l’oro e lo donano alle fate e, guardando bene, è possibile vederli con i propri occhi, ma pietrificati.

Alcune destinazioni perfette per i bambini

In Lombardia la destinazione migliore è Giocabosco, dove immergersi in querceto e andare alla scoperta di piccole creature magiche grazie a sculture, casette e abiti degli gnomi appesi agli alberi. L’obiettivo finale è formativo e mette i bambini a stretto contatto con la natura e con la fantasia.

In Veneto, invece, ci si dirige verso Montegrotto Terme: lì c’è un bosco delle fate, che si trova in un parco alberato di 6.000 per scoprire la magia delle trazioni popolari e della fantasia.

A circa 5 chilometri da Urbania nelle Marche si trova il Bosco dei folletti di San Martino, un luogo in cui non smettere di sognare. A loro è dedicato un sentiero di 1 chilometro e mezzo e si snoda tra casette, statue e sagome. Si dice che qui siano arrivati nell’antichità 66 folletti dalla Transilvania.

A Bagno di Romagna in Emilia Romagna, infine, c’è il Sentiero degli Gnomi un percorso che si snoda nel bosco e costeggia il torrente Amina. Ci sono disegni, sculture, ma anche casette di legno. È lungo 2 chilometri, molto agevole e per farlo tutto si impiegano circa 45 minuti.

I boschi dove vedere più facilmente le creature magiche

Ma quali sono in generale i boschi dove è possibile vedere con più facilità le creature magiche, compresi i folletti?

Si dice che sia più semplice vederli nei boschi di conifere, ovvero dove si trovano pini, abeti o cipressi. E si racconta, ad esempio, che vivano anche lungo il confine che separa Romagna e Toscana. Non solo nella natura, spesso infatti dimorano nei cortili delle case di campagna.

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Boschi fatati, castelli e avventura: 10 luoghi straordinari per stupire i bambini

Tutti conosciamo le fiabe, molti hanno sognato di diventarne i protagonisti da bambini. Conoscere elfi, fate, gnomi, streghe, principesse, cavalieri valorosi, re e regine. E vivere esperienze fuori dal comune in un mondo fatato e a contatto con la natura più autentica e selvaggia.

Non si tratta solo di sogni, perché i bambini possono veramente toccare con mano un’esperienza che li immerge nel mondo delle fiabe, facendole diventare realtà.

Succede in alcuni castelli e parchi fatati lungo lo Stivale. Da Nord a Sud spiccano luoghi dove magia e avventura si intersecano, donando ai bambini quei meravigliosi ricordi che rimarranno nel cuore, indelebili.

Ma dove si trovano questi luoghi fatati e avventurosi in cui andare con tutta la famiglia? Ne abbiamo selezionati 10 e sono uno più incantevole dell’altro.

Al Castello di Gropparello con il Parco delle Fiabe

Quale miglior esperienza se non quella che ci trasforma nei personaggi di un racconto d’altri tempi, nell’ambiente di un castello medievale? Succede al Castello di Gropparello (a Piacenza), nel Parco delle Fiabe. È il primo parco “emotivo” d’Italia e merita sicuramente una visita.

Ciò che lo rende speciale, oltre all’ambientazione nel bosco, è la storia che i piccoli sono guidati a vivere, grazie a personaggi delle fiabe che li coinvolgono lungo tutto il percorso. Accolti da un cavaliere e vestiti anch’essi con finte armature e spade, incontreranno il taglialegna, gli elfi e i folletti, con i quali devono portare a termine una missione: liberare la fatina rapita dalla strega o dall’orco. Un’esperienza memorabile per i bambini e divertente anche per i genitori, che possono assistere alle rocambolesche avventure di questi piccoli valorosi cavalieri.

Il Bosco delle Fiabe nel Castello di Gropparello, a Piacenza

Fonte: Ufficio Stampa Castello di Gropparello

Animazione per bambini nel Bosco delle Fiabe, Castello di Gropparello

Il Fantastico Mondo del Fantastico a Roma

Rimanendo nell’ambientazione di un castello, ci spostiamo a Roma, precisamente in un luogo in cui si può vivere realmente un viaggio nella fantasia. Stiamo parlando del Castello di Lunghezza, nel cui parco che lo circonda va in scena ogni domenica il Fantastico Mondo del Fantastico. È un luogo di intrattenimento per bambini (ma anche per i più grandi) tutto incentrato sul mondo della fantasia e dell’immaginazione, con personaggi di favole celebri e leggende che prendono vita coinvolgendo tutti in avventure principesche all’insegna del divertimento. Vi consigliamo di controllare le date di apertura e i prezzi sul sito ufficiale del parco.

Il Giocabosco, in provincia di Brescia

A Gavardo, in provincia di Brescia, si trova uno dei primi boschi incantati d’Italia: il Giocabosco. Si tratta di un bosco di querce a tema didattico che unisce l’avventura all’apprendimento per bambini fino ai 7/8 anni di età, accompagnati da un pizzico di magia.

Lungo il parco si incontrano infatti le fate e gli gnomi, che li accompagnano nell’esplorazione della flora e della fauna di questo bosco incantano. Aperto dalla primavera all’autunno, è un ottimo luogo in cui far divertire i vostri figli, sensibilizzandoli sul delicato tema della tutela ambientale per un futuro maggiormente sostenibile.

A Cassino, nel Bosco delle Favole

Andiamo in provincia di Frosinone, nel Lazio, per vivere un’altra esperienza memorabile nel Bosco delle Favole, il parco tematico per bambini immerso nella natura delle Terme Varroniane di Cassino. È il parco tematico più grande del Centro Italia, con ben 110.000 mq si estensione.

Le attrazioni sono numerose, tra scivoli, tour in gommone, discese di rafting, spettacoli giornalieri con principesse ed eroi e giochi interattivi per grandi e piccini. C’è l’imbarazzo della scelta per un divertimento assicurato per i bambini.

Il Bosco delle Fate a Montegrotto Terme

A Montegrotto Terme, in provincia di Padova, esiste un bosco incantato popolato da fate, folletti e troll, ma anche da animali e un’ampia varietà di esemplari vegetali. Stiamo parlando del Bosco delle Fate, un parco di 7.000 mq nel quale i personaggi della storia popolare e antica fanno immergere in un’atmosfera magica e suggestiva.

Nel Magico Bosco della natura pugliese

Spostandoci a Sud raggiungiamo la Puglia e in particolare le colline dell’Alta Murgia. Qui è il Parco Naturale Selva Reale a far vivere un’avventura fiabesca ai bambini, con il suo Magico Bosco. Immersi nel verde della pineta, si trovano folletti, elfi, fate e gnomi, che accompagnano con fiabe, racconti e storie fantastiche i piccoli avventurieri. Nel percorso si trova la casa delle fate, quella di Biancaneve e anche la famosa casetta di Hänsel e Gretel, tutta ricoperta di dolci di marzapane.

Il parco western Cowboyland

Volete immedesimarvi, insieme ai vostri bambini, in un cartoon western d’altri tempi? Al Cowboyland questo è possibile. Si tratta di un parco a tema western realizzato all’interno di un ranch, il Cowboy’s Guest Ranch, a Voghera (in provincia di Pavia).

Il parco avventura ospita animali tipici nordamericani (tra i quali lama, orsetti lavatori, cavalli), un Saloon, il maneggio e l’area in cui ha luogo il rodeo. I bambini potranno imparare a lanciare il lazo, cavalcare i pony, assistere a spettacoli e giochi all’insegna del divertimento e dell’avventura. Per sentirsi per un giorno dei veri cowboy immersi nelle praterie degli indiani d’America, lungo il selvaggio West.

Movimënt, il parco di Corvara in Badia

Saliamo in montagna fino ai 2000 metri sull’altopiano di Corvara di Badia, in provincia di Bolzano, per raggiungere Movimënt: il parco a misura di bambino (e non solo) che unisce natura, animali, sport e divertimento in un’esperienza avventurosa per tutti.

Le attività da fare qui sono tantissime: dall’arrampicata sulle pareti attrezzate, per sviluppare equilibrio e resistenza, alle acrobazie su un enorme Air Bag, oppure andare alla scoperta delle abitudini degli orsi dissotterrando anche le ossa dell’”Ursus Ladinicus”, o esplorare il mondo degli insetti guidati da una storia coinvolgente. C’è anche il minigolf e percorsi fitness all’aria aperta, corde e maniglie sulle quali appendersi e tanto altro.

Parco della preistoria Rivolta d’Adda

Se abitate nei pressi di Milano, a soli 25 chilometri dalla città esiste un luogo ideale in cui portare i bambini per vivere un’avventura speciale: il Parco della Preistoria di Rivolta d’Adda (CR). Una vasta area naturale con un bosco di 100 ettari che custodisce più di 50 ricostruzioni a grandezza naturale di 31 differenti specie preistoriche, tra le quali alcuni dei più grandi dinosauri.

Ma non è tutto, perché questo è un vero e proprio parco avventura che conta anche un labirinto fatto di siepi che appassiona tutti, il museo paleontologico, diverse aree gioco e pic-nic, laghetti, un percorso botanico e animali in semilibertà (tra i quali simpatici scoiattoli, lepri e coniglietti selvatici). La chicca, poi, è il trenino che trasporta i bambini in giro per il parco, tra divertimento e avventura a contatto con la natura.

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Poggio Scali, un’escursione di primavera nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi

Il confine fra Toscana ed Emilia Romagna corre lungo la dorsale dell’Appennino, eppure quelle montagne non conoscono linee tracciate sulle carte geografiche, tant’è che è possibile ammirare splendidi panorami naturali su ognuno dei due versanti.

Si prenda ad esempio Poggio Scali, una vera e propria terrazza immersa nel Parco delle Foreste Casentinesi, posta esattamente sul confine tra le due regioni. La vista dei boschi e dei colli che lo contornano da una parte e dell’altra del confine regionale lo rendono un luogo speciale, senza la necessità che nessuna linea di demarcazione artificiale gli doni particolarità.

Poggio Scali è infatti una splendida radura che si apre tra i boschi che coprono questa porzione di Appennino Tosco-romagnolo, con ampi prati sui quali stendersi ad ammirare la natura circostante. Ci si arriva percorrendo un tranquillo sentiero escursionistico che non richiede particolare preparazione fisica e tecnica, costeggiando una riserva naturale integrale.

Si tratta di un percorso di trekking ideale per una giornata primaverile, quando il verde tenue dei faggi denota l’avviarsi della natura verso la bella stagione, e tutt’intorno ci si accorge della rinascita dopo il letargo invernale.

Come arrivare a Poggio Scali

Vari sentieri conducono a Poggio Scali e al suo prato a 1520 metri di altitudine, una delle vette più alte dell’Appennino Tosco-romagnolo, secondo solo al Monte Falco e al Monte Falterona. Per una escursione di bassa difficoltà, con una lunghezza di circa 12 chilometri fra andata e ritorno e una durata stimata di percorrenza intorno alle 4 ore, partite dall’Eremo di Camaldoli, un monastero nelle vicinanze di Poppi (AR) risalente all’XI secolo.

Per raggiungerlo recatevi a Ponte a Poppi, la zona bassa della succitata e caratteristica cittadina che sorge in cima a un colle ed è uno dei borghi più belli del Casentino, una delle vallate che separa Firenze da Arezzo. Da qui l’evidente cartellonistica vi aiuterà a salire, in circa 25 minuti di auto, all’Eremo.

Secondo la tradizione l’Eremo di Camaldoli sarebbe stato fondato da San Romualdo intorno al 1012, e la regola che regge il monachesimo ivi praticato è tratta proprio dagli insegnamenti del fondatore, monaco benedettino che dette origine alla Congregazione camaldolese. Oggi l’Eremo è diviso fra una parte dove alcuni monaci praticano ancora l’eremitismo e una parte visitabile, tra cui l’antica cella di San Romualdo, una chiesa con opere d’arte di stile barocco e un emporio con i prodotti del monastero, come profumi e liquori.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una splendida escursione con il verde della primavera che torna a colorare i fusti degli alberi

Il sentiero che collega Camaldoli a Poggio Scali è peraltro parte della Viae Sancti Romualdi, un cammino da Sant’Apollinare in Classe, in provincia di Ravenna, fino a Fabriano in 30 tappe sulle orme del santo.

Una volta giunti di fronte all’edificio religioso basterà lasciare l’auto in uno dei tanti posteggi allestiti all’esterno. Il luogo è molto conosciuto, facilmente raggiungibile e particolarmente prediletto dalle famiglie per una gita domenicale, per cui, se possibile, preferite giorni feriali e arrivi in mattinata per trovare comodamente il vostro posto auto.

Nei pressi del cimitero dell’Eremo si trovano le indicazioni per Poggio Scali, manutenute dal CAI.

L’escursione

Le difficoltà principali di questa escursione si trovano subito all’inizio del percorso. Poggio Scali, come detto, si trova sul crinale che divide la Toscana dall’Emilia Romagna, e il sentiero 00 è il Sentiero di spartiacque appenninico, per definizione quel sentiero che percorre appunto il crinale della catena montuosa.

Per raggiungerlo si deve affrontare un tratto iniziale con discreta pendenza in salita che potrebbe tagliarvi immediatamente le gambe. Prendetela con filosofia, mettete le marce ridotte e andate su del vostro passo: la parte più dura è lunga poco più di un chilometro ed è totalmente immersa in uno splendido bosco di larici, che vi delizieranno le narici con il loro profumo balsamico.

Dopo l’attacco del sentiero, il resto dell’escursione è molto tranquillo: si attraversa una lunga parte di brevi saliscendi, mentre i larici lasciano il posto ai faggi e alle betulle, con occasionali radure di splendidi prati dal colore verde acceso.

Camminando lungo il crinale, però, sono quasi nulle le opportunità di affacciarsi oltre la coltre alberata che circonda il sentiero. Diventa poi impossibile nell’ultima parte del sentiero, quando questo è costeggiato dal territorio della Riserva naturale integrale di Sasso Fratino, la prima in Italia, istituita nel 1959.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle poche radure sul percorso che permettono di affacciarsi verso la Romagna

Una riserva naturale integrale è un’area nella quale non sono ammesse attività dell’uomo che non siano  la ricerca scientifica, quindi nemmeno l’attraversamento della medesima. Quella di Sasso Fratino è particolarmente importante perché conserva uno dei pochi tratti di foresta ancora intatti, con la presenza di aspri pendii rocciosi e nessun accesso che l’hanno così riparata dall’intervento della mano umana. Dal 2007 la Riserva di Sasso Fratino fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO come parte del sito seriale “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa“.

Niente paura, però: la vostra fame di panorama sarà esaudita poco dopo. Una bacheca in legno con informazioni sulla affascinante fioritura del botton d’oro è il segnale per svoltare a destra e salire la breve rampa in salita che porta sulla vetta di Poggio Scali, a 1520 metri sul livello del mare.

Da qui lo sguardo può spaziare dai monti sopra Firenze in lontananza, verso sinistra, alla strada che sale al Passo della Calla, frontiera fra Toscana ed Emilia Romagna, fino alle colline del forlivese, al Lago di Ridracoli e alle valli che declinano verso Cesena.

Fonte: Lorenzo Calamai

Poggio Scali è la terza vetta dell’Appennino Tosco-romagnolo

Il prato che si stende tutto intorno il cocuzzolo della collina è l’ideale per apprezzare un bel picnic e riposare le gambe prima di rimettersi in cammino, ma attenzione: è qui che tra la fine di aprile e i primi di maggio si può assistere alla splendida fioritura del botton d’oro, nome scientifico Trollius Europaeus, un fiore tipico degli ambienti montani ma non particolarmente diffuso, specie in Italia. Nel Parco delle Foreste Casentinesi è presente solo a Poggio Scali. La sua forma particolarmente elegante rende la sua fioritura affascinante.

Ritorno all’Eremo di Camaldoli e dintorni

Per il ritorno ci sono alcune opzioni alternative al compiere lo stesso percorso dell’andata, ma prevedono tutte almeno un paio di chilometri di strada asfaltata prima di tornare presso l’Eremo di Camaldoli, per cui il suggerimento è di rimanere nella natura e tornare per la stessa via dell’andata.

Dopo la discesa, una fermata ideale prima di riprendere l’auto è al piccolo emporio dell’Eremo, dove potrete trovare una ampia selezione di prodotti dei monaci camaldolesi.

Scendendo di nuovo a valle verso il Casentino, non dimenticate di effettuare una visita ai tanti bei borghi che punteggiano la vallata, a cominciare da Poppi, uno dei più caratteristici del territorio.

Cittadina che fa parte del club de I Borghi più belli d’Italia, Poppi ha un retaggio medievale che si intuisce a prima vista grazie alla slanciata torre del castello che rappresenta il simbolo e il centro del paese.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il castello dei Conti Guidi a Poppi

Si tratta del Castello dei Conti Guidi, la famiglia nobile che per tre secoli comandò su Poppi e dintorni. Nella piana di fronte a queste mura si combatté nel 1289 la Battaglia di Campaldino, una delle decisive battaglie del Medioevo con cui Firenze divenne egemone sulle altre città toscane. Vi partecipò notoriamente Dante Alighieri, nelle fila dei guelfi fiorentini che risultarono vittorioso, come avrebbe poi raccontato nel canto V del Purgatorio.

La somiglianza con il Palazzo Vecchio di Firenze ha portato a supporre che anche questa costruzione sia attribuibile ad Arnolfo di Cambio, mentre altre attribuzioni ne hanno conferito la paternità a Lapo di Cambio, suo padre. Oggi il castello è visitabile ed ospita una cappella notevolmente affrescata, una sala museale dedicata alla Battaglia di Campaldino con un minuzioso plastico che ricostruisce lo scontro armato e una prestigiosa biblioteca.

Fuori dal castello un’ampia piazza alberata offre una splendida visuale a 360 gradi sulla vallata casentinese, che si tinge di diversi colori a seconda delle stagioni. Il chiosco adiacente al castello è il luogo ideale per chiudere con un degno finale una memorabile giornata di primavera.

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Libri, boschi e magnifici panorami: la magia di Montereggio

A pensarci bene, l’Italia è bella per questo: in piccoli luoghi sperduti, nascosti o solo dimenticati, si trovano le tracce di secoli di storia, sia essa con la s maiuscola o minuscola.

Prendete ad esempio il borgo di Montereggio, frazione del comune di Mulazzo, in provincia di Massa Carrara. Meno di cinquanta anime, stando agli ultimi rilevamenti. In pratica: un grumo di case di pietra con un paio di campanili a sormontare i tetti, edifici aggrappati alla sommità di una collina circondata da boschi a perdita d’occhio.

Eppure questo luogo remoto e rurale è la culla di una fetta importante dell’editoria italiana.

Montereggio, il monumento ai librai ambulanti con il campanile dell’antica Chiesa di Sant’Apollinare

Montereggio, il paese dei librai

Nato come insediamento medievale in posizione militare strategica sul passo che congiunge la valle del fiume Magra con la via Francigena, Montereggio è sempre stato un borgo agricolo, sorretto da agricoltura e pastorizia.

All’inizio del XIX secolo il paese era caratterizzato da una forte emigrazione. Buona parte della popolazione, almeno per parte dell’anno, si trasformava da contadino in venditore ambulante, attraversando l’Italia, ma anche altri paesi d’Europa, occupandosi di rifornirsi di merci in un luogo per poi venderle in un altro.

A questo fenomeno contribuì in maniera decisiva l’anno senza estate. Il 1816, infatti, fu caratterizzato da alcune anomalie climatiche che distrussero i raccolti, costringendo la popolazione rurale a trovare altri mezzi di sostentamento. A Montereggio i membri delle famiglie del borgo si risolsero a trasformarsi in venditori ambulanti di un nuovo tipo di merce, molto desiderato negli ambienti borghesi delle città: i libri.

A Montereggio le strade e le piazze sono intitolate ai grandi nomi dell’editoria italiana

Pur essendo analfabeti, i venditori montereggini avevano imparato che il libro era un oggetto facilmente trasportabile (più delle pietre per affilare le falci che di solito portavano), redditizio e richiesto, viste le pesanti censure operate dalla maggior parte degli apparati burocratici degli Stati italiani ed europei, in primis l’Impero austriaco.

Partiti da questo piccolo borgo di pietra della collina lunigianese, i librai montereggini si resero protagonisti di una vera e propria invasione culturale del centro e del nord Italia, contribuendo in maniera fattiva, nel corso dell’Ottocento, alla diffusione delle idee mazziniane tramite il contrabbando di opuscoli e scritti degli intellettuali risorgimentisti. Dapprima muniti solo di una gerla, poi di un carretto e infine caratterizzati dalle loro bancarelle, divennero una consuetudine nelle piazze delle città italiane lungo tutto il Novecento.

Angoli di Montereggio

Alcuni di loro resero permanente la loro emigrazione in Italia e all’estero, trasformandosi da librai in editori e dando vita a piccole e grandi case editrici, come nel caso della Casa Editorial Maucci, che prendeva il nome da una famiglia montereggina e che da Barcellona aprì succursali a Madrid, Città del Messico e Buenos Aires, rendendosi protagonista dell’esportazione dei grandi classici europei del Novecento in Sud America.

Una storia che, in esaurimento nel secondo Dopoguerra, viene celebrata ogni anno dal noto Premio Bancarella, nato nel 1952 a Mulazzo e poi spostato a Pontremoli, a pochi chilometri da Montereggio, proprio per celebrare con un riconoscimento letterario annuale la storia dei librai lunigianesi e del piccolo borgo sulla collina in particolare.

Come arrivare e cosa vedere a Montereggio

La storia e la tradizione dei venditori ambulanti di libri trova robusta testimonianza nelle strade di Montereggio, un paese oggi animato da pagine e scaffali, nei cui vicoli trovano posto piccole biblioteche e le cui strade sono intitolate ai grandi nomi dell’editoria italiana.

Se a questo si unisce il fascino di un borgo medioevale ben conservato e gli splendidi panorami naturali sulle colline circostanti, ricoperte di boschi, una visita a Montereggio diventa un appuntamento da non perdere.

Non poteva mancare una little free library a Montereggio

Il piccolo borgo si trova sul fianco di un colle a oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. Per raggiungerlo occorre recarsi a Pontremoli, il centro più importante della Lunigiana, e percorrere la Strada provinciale 31 che da qui porta alla frazione di Arpiola, correndo lungo il versante in destra orografica del fiume Magra. Seguendo le indicazioni stradali per Mulazzo, la strada inizia ad inerpicarsi sulla collina. Giunti nel capoluogo comunale, si passa sotto l’antico arco in pietra adiacenti i lavatoi e si prosegue seguendo le indicazioni per Montereggio: in circa 15 minuti sarete arrivati a destinazione.

Si può lasciare l’auto negli appositi posteggi all’imbocco del paese, sotto l’antica Chiesa di Sant’Apollinare, caratteristico edificio religioso che accoglie i visitatori. Il suo campanile di pietra svetta, coronato dal verde delle colline che contornano la vista. Costruita nell’undicesimo secolo, con un rosone in arenaria a decorazione della facciata, venne semi-distrutta da una violenta grandinata alla fine dell’Ottocento. Oggi è stata restaurata, ricostruendo il soffitto con le piagne, le tipiche lastre di arenaria con cui sono costruiti molti dei tetti delle costruzioni lunigianesi. Vista la costruzione della nuova chiesa parrocchiale nel centro del paese, intanto, l’antica è stata declassata a oratorio. La posizione e l’aspetto, però, le conferiscono una magia e un carattere unico.

Tex e Zagor sulle panchine di Montereggio, con un panorama speciale sulle colline verdeggianti

Dalla adiacente piazza Angelo Rizzoli, con il suo monumento ai librai di Montereggio che fa bella mostra di sé, inizia la scoperta del borgo di Montereggio. Il libro è il minimo comune denominatore della visita, tra panchine panoramiche realizzate come un fumetto da sfogliare, piccole librerie per lo scambio libero di volumi, testimonianze del passato del paese nelle numerose targhe affisse sui muri in pietra delle abitazioni e un’ampia biblioteca colma di volumi di seconda mano in vendita per sostenere le associazioni locali che mantengono vivo il paese dei librai.

Ogni momento dell’anno è buono per visitare Montereggio, che assume un fascino diverso a seconda della stagione. Il borgo si anima soprattutto nella bella stagione: in primavera arrivano i canti del maggio, un’antica tradizione contadina del centro Italia che vede musici e cantanti attraversare le strade del paese con canti benauguranti per l’arrivo del bel tempo; in estate il Festival del Fumetto e la Festa del Libro rimandano alla grande tradizione dei librai di Montereggio, tra bancarelle e incontri letterari.

Al fascino del paese di pietra e della storia dei librai ambulanti, si abbina il forte richiamo della natura. I dintorni sono caratterizzati da numerosi percorsi per trekking, mountain bike e ippovie per scoprire le piccole meraviglie che si celano tra i boschi, come torrenti, cascate e panorami che possono spingersi da favolose viste appenniniche, come dal vicino Passo dei Casoni, fino al Golfo di La Spezia, visibile dalla vetta del Monte Cornoviglio.

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I colori dell’autunno: il Sentiero delle Cascate di Sant’Annapelago

Verde, rosso, ocra, giallo. Sono solo alcune delle mille magiche sfumature che l’autunno conferisce ai colori del bosco.

Nel 2023, una delle stagioni più magiche dell’anno è arrivata con un po’ di ritardo, ma è finalmente pronta a regalare i suoi desiderati frutti a tutti, anche agli amanti dell’acqua dolce.

Se, infatti, è ormai terminata la stagione del wild swimming, tra tuffi rinfrescanti e giornate passate sul greto del fiume, il Sentiero della Cascate di Sant’Annapelago consente a tutti coloro che hanno un feeling particolare con i corsi d’acqua di perseverare nella soddisfazione delle proprie passioni con un itinerario semplice, alla portata di tutti e dall’impatto scenografico davvero sensazionale.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Le chiome dei faggi di Sant’Annapelago

Le cascate di Sant’Annapelago

Il Sentiero delle Cascate di Sant’Annapelago è un itinerario di trekking ad anello lungo circa 12 chilometri, situato nell’omonima frazione adagiata tra le vette dell’Appennino modenese, non lontano dal confine tra Emilia e Toscana. Per percorrerlo tutto ci vogliono circa 6 ore, comprensive di soste. Il dislivello in salita è di circa 400 metri e l’altitudine massima raggiunta è di 1.315 metri slm. La prima parte del sentiero è quella in ascesa e con un sentiero stretto, seppur privo di sostanziali difficoltà tecniche. Nella seconda parte il percorso si distende in una lunga discesa su una comoda strada forestale che costeggia i corsi d’acqua.

Si tratta di un sentiero tracciato all’ombra di ariosi boschi di faggio, alberi particolarmente eleganti con i loro fusti slanciati, tesi verso la luce e le loro chiome che in autunno assumono una colorazione che va dall’ocra al giallo. Camminando lungo il sentiero, sarete sovrastati dal tipico foliage autunnale, un tetto di foglie brillante, oltre il quale s’intravede il cielo. Il percorso è ben segnalato dai segnavia apposti dall’associazione Sentiero delle Cascate, che lo mantiene pulito e funzionante. L’associazione fornisce inoltre la traccia GPS del percorso.

A questo contesto si aggiunge la bellezza e la potenza dell’acqua, che scorre senza sosta nel letto del Rio Valdarno e del Fosso del Terzino, i due corsi d’acqua che s’intrecciano lungo il percorso di Sant’Annapelago, dando vita a sei cascate e tre fonti d’acqua dolce, l’una più scenografica dell’altra.

Sant’Annapelago, come arrivare

Sant’Annapelago è una frazione del comune di Pievepelago, posta a 1.170 metri sul livello del mare. Si trova nel cuore del Parco regionale del Frignano, area naturale protetta che è dimora del monte Cimone, la vetta più alta dell’Emilia Romagna con i suoi 2.165 metri.

Per raggiungere la valle che ospita la cittadina e il suo capoluogo si percorre, da sud o da nord, la Strada statale 12 dell’Abetone e del Brennero, che la attraversa. Da Pievepelago, poi, in corrispondenza del ponte sul Rio Perticara, si imbocca la Strada provinciale 324, seguendo le indicazioni per Sant’Annapelago e il Passo delle Radici. Dopo circa 7 km dalla svolta, si giunge in paese.

La via alternativa, utile a chi arriva dalla Garfagnana, dalla Toscana occidentale o dalla Liguria, è quella di affrontare il Passo delle Radici, panoramico valico appenninico tra le province di Lucca e Modena, e arrivare a Sant’Annapelago percorrendo il lato opposto della SP 324 prima descritta.

Una volta raggiunto l’abitato, potete parcheggiare nei pressi degli impianti sportivi (coordinate GPS: 44.190167, 10.555333). Per raggiungere a piedi l’attacco del sentiero proseguite sulla strada, percorrendo via Borracce (dal nome della vicina fonte che incontreremo alla fine del percorso) fino all’incrocio con via Casa delle Rose. Alla fine di quest’ultima strada troverete l’imbocco del Sentiero delle Cascate di Sant’Anna Pelago.

Il sentiero, le cascate, il foliage

“Finché ci sarà l’autunno – ha scritto Vincent van Gogh in una lettera al fratello – non avrò abbastanza mani, tele e colori per dipingere la bellezza che vedo.”

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Alla Cascata della Bandita si arriva da una radura nel bosco

Eppure, percorrendo il Sentiero delle Cascate nella stagione del foliage, vi sembrerà di aver fatto il vostro ingresso in alcune delle sue opere, quelle dai colori aranciati e ocra che hanno colto l’animo di questo speciale momento dell’anno.

L’ingresso in questa sorta di dimensione naturale parallela avviene immediatamente all’avvio del sentiero, che si dipana nel bosco con una morbida salita di un paio di chilometri che vi porterà ad imbattervi nel primo salto del torrente, la Cascata dei Rioo. Ci si arriva deviando dal corso principale del sentiero e seguendo i segnavia: affacciatevi prima dall’alto, ammirando la potenza delle acque e il colore turchese della polla, per poi seguire il sentiero e arrivare fino al cospetto della cascata.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

La Cascata dei Rioo e i mille colori dell’autunno

Dopo essere rimasti in contemplazione della forza e della varietà della natura, si risale sul tracciato principale e si prosegue. Sulla destra, quasi subito, potrete fare rifornimento di acqua fresca e pura dalla Fonte dei Rioo, la prima che si incontra sul percorso.

Dopo circa 1,5 km dalla precedente, vi imbatterete in una seconda cascata, detta della Bandita. Ci si arriva a poco a poco, mentre le fronde del bosco si aprono, lasciando spazio prima ad una radura e poi ai massi che circondano la piscina formata dal roboante scorrere dell’acqua.

Tappa successiva, quasi alla metà del sentiero, è la Cascata di Sassorso, dal nome della vetta che sta alle spalle del salto. Quella del Sassorso è una cascata potente, con tanti rivoli diversi, ad alto tasso di spettacolarità: ricorda la violenza e la forza della natura. L’acqua ha qui infatti plasmato la roccia scura come fosse uno scivolo, con tanti piccoli salti che preludono poi a quello più grande.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Fosso Sassorso, ad alto tasso di spettacolarità

Subito dopo aver superato il giro di boa del percorso quando il sentiero si innesta sulla strada forestale, si incontra la Cascata del Terzino, incassata in una conca più bassa del livello della suddetta strada.

Nelle vicinanze del salto, un suggestivo tronco spezzato è punteggiato di funghi del legno, cresciuti sul fusto come fosse una scultura bizzarra.

In questo punto del percorso l’acqua è semplicemente dappertutto, diventando protagonista dell’itinerario: un rio ne incontra un altro che ne incontra un altro e insieme si mischiano e scendono verso valle, immettendosi nel Fosso del Terzino prima e nel Rio Valdarno poi.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

La Cascata del Terzino, incassata tra le rocce

Superata la Cascata del Terzino, una lunga discesa che costeggia il torrente ci accompagna in un tratto di comoda camminata, dando un attimo di respiro alla successione delle cascate. Un ottimo momento per tornare a concentrarsi sulla bellezza di un bosco pulito, ordinato e profumato in ogni momento dell’anno, ma che in autunno prende le note dolci dell’umidità del terreno, mentre l’aria fresca punge il naso.

Improvvisamente, superata la Fonte Montalto, il sentiero torna a stringersi e scende in maniera un po’ più ripida nel momento in cui ci si appresta ad affacciarsi dall’alto alla cascata forse più spettacolare del sentiero: la Cascadora, un doppio salto delle acque del Fosso del Terzino, circondate da chiome di alberi di ogni colore. Un vero tripudio dell’autunno.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Il doppio, spettacolare salto della Cascata Cascadora

Poco più a valle della Cascata Cascadora, troverete un crocevia. Per visitare anche l’ultima cascata dell’itinerario, si deve seguire le indicazioni per il Pozzo del Pisano, a poche centinaia di metri sul Rio delle Fontanacce, altro immissario del Rio Valdarno.

Il Pozzo del Pisano, al contrario delle altre cascate, non brilla per imponenza o potenza, ma è un posto tranquillo dove organizzare una merenda in riva al torrente prima di concludere l’itinerario. E anche un luogo da segnare in vista della buona stagione, perché la piscina creata dal torrente meriterebbe un tuffo.

Sentiero delle Cascate di Sant'Annapelago

Fonte: @Lorenzo Calamai

Il pozzo del Pisano, ultima tappa del Sentiero delle Cascate di Sant’Annapelago

Per riprendere la strada maestra si ripercorre all’indietro la deviazione presa in un primo momento. Dal crocevia lasciato in precedenza manca circa 1.5 km alla fine del sentiero. Una volta raggiunta la cosiddetta Casa Gennaio il sentiero si conclude a poche centinaia di metri dal suo ingresso, nei pressi della Fonte delle Borracce, di nuovo in paese. Ripercorrendo via Borracce fino agli impianti sportivi, si tornerà all’auto.

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Puoi dormire in una baita nel bosco e vivere una fiaba italiana

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, lo facciamo per toccare con mano le meraviglie del mondo che abitiamo, per scoprire le storie, le tradizioni e le culture dei popoli lontani, per raggiungere i luoghi iconici e i monumenti e per ammirare, con i nostri occhi, tutti quei capolavori creati da Madre Natura.

Ma ci mettiamo in cammino anche per vivere e condividere esperienze inedite e suggestive destinate a creare i ricordi più belli di una vita. Per diventare protagonisti di avventure incredibili, però, non abbiamo bisogno di volare dall’altra parte del mondo perché il nostro è un Paese meraviglioso.

Ed è proprio in Italia che vogliamo restare oggi, per parlarvi di un alloggio suggestivo incastonato in una cornice naturale di immensa bellezza. Ci troviamo a Sutrio, nell’antico borgo del Friuli-Venezia Giulia dove il tempo sembra essersi fermato. Proprio qui, a pochi metri dal paese e alle pendici del monte Zoncolan, è possibile dormire all’interno di una baita nel bosco e vivere una fiaba tutta italiana.

Un alloggio da sogno nel borgo di Sutrio

Il nostro viaggio di oggi ci porta tra le bellezze di un antico borgo montano, uno dei più affascinanti della regione del Friuli-Venezia Giulia. Incastonato nel cuore della Carnia, Sutrio è un piccolo gioiello da scoprire e da vivere in tutti i periodi dell’anno e in ogni stagione. Il centro storico pullula di botteghe che conservano e valorizzano l’artigianato del legno. A Natale, poi, la magia si accende e invade e pervade le strade del paese grazie al Presepe di Teno, un vero e proprio capolavoro artistico e artigianale che attira ogni anno centinaia di persone provenienti da ogni dove.

Passeggiare per il centro storico del borgo è un’esperienza da non perdere per chi desidera collezionare momenti autentici e spensierati. Se invece volete perdervi e immergervi nelle tradizioni del paese, il consiglio è quello di raggiungerlo durante le due celebri manifestazioni “La magia del legno” e “Borghi e presepi”.

Sutrio è anche il perfetto punto di partenza per andare alla scoperta delle meraviglie naturalistiche del territorio. Partendo dal borgo, infatti, è possibile raggiungere il Monte Zoncolan con un trekking delle meraviglie che consente di ammirare paesaggi dove la natura regna sovrana.

Proprio lungo la strada che porta allo Zoncolan, nei pressi di un bosco rigoglioso, esiste un alloggio che sembra uscito da una fiaba. Si tratta di una baita in legno che offre una vista privilegiata sulla vallata circostante e che permette di vivere un’avventura esclusiva e autentica nel cuore della Carnia.

La baita nel bosco

Il suo nome è Parnassia ed è uno dei tanti alloggi dell’Albergo Diffuso Borgo Soandri, una struttura ricettiva che comprende tutta una serie di camere e appartamenti ricavati dalla ristrutturazione di edifici rurali, vecchie stalle e antiche case con portici in pietra e ballatoi che permettono di scoprire il fascino e le bellezze di Sutrio e dei suoi dintorni.

Tra le tante proposte della struttura, che ha trasformato il borgo in un hotel, troviamo anche una baita nel bosco. Situata appena fuori dal Paese, sul sentiero che conduce allo Zoncolan, casa Parnassia è un dimora che sembra uscita da una fiaba. Disposta su tre piani, e circondata dalla natura lussureggiante, la baita offre una vista privilegiata su tutta la vallata di giorno e sul cielo stellato di notte.

Una sistemazione perfetta, questa, per tutti coloro che desiderano vivere un’esperienza di pace e bellezza a stretto contatto con la natura.

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Questa casa nel bosco sembra uscita da una fiaba. E puoi prenotarla

Gli alloggi, ormai lo sappiamo, non sono più semplici luoghi destinati al riposo e al ristoro, ma sono diventati parte integrante e caratterizzante delle nostre avventure di viaggio. Hotel a tema, glamping di lusso e baite nella foresta, giusto per citarne alcuni, si sono trasformati col tempo in vere e proprie attrazioni turistiche che da sole valgono un viaggio dall’altra parte del mondo.

Il motivo è presto detto: queste strutture, indipendentemente dai servizi offerti, garantiscono esperienze uniche e straordinarie tutte da vivere e da condividere. E se un’avventura del genere che avete immaginato per il vostro prossimo viaggio, allora, abbiamo trovato l’alloggio giusto per voi che, vi anticipiamo, non assomiglia a nessuno dei posti che abbiamo visto fino a questo momento.

Il nostro viaggio inizia tra le colline situate a ovest di Austin, la capitale del Texas, proprio lì dove due amici hanno realizzato un sogno: la costruzione di una casa nel bosco che sembra uscita da una fiaba e che oggi può essere prenotata su Airbnb.

La casa in mezzo al bosco

Il suo nome è Bloomhouse ed è molto di più di un alloggio. Basta guardare le fotografie che la ritraggono per scorgere, nelle forme e nei lineamenti che caratterizzano la struttura, tutti quegli elementi architettonici che rimandano alle dimore che abbiamo visto nelle favole più belle. A rendere il tutto ancora più suggestivo, poi, ci pensa la cornice naturale e lussureggiante del bosco che circonda la casa.

Bloomhouse è un sogno a occhi aperti, quello realizzato dai due amici Dalton Bloom e Charles Harker, allora studenti di architettura, che negli anni ’70 hanno scelto di dare vita alle loro idee realizzando una struttura unica che potesse in qualche modo stabilire un dialogo continuativo tra uomo e natura. E in effetti, quella casa nel bosco dalle forme organiche, si inserisce in maniera estremamente armoniosa nel contesto naturale, quasi a imitarne le forme.

Basta poi lasciarsi andare alla fantasia per dare una forma personale e soggettiva all’alloggio. C’è chi, infatti, nella struttura intravede un drago, chi un Narvalo, l’unicorno marino dell’Artico, e chi ancora associa le linee sinuose al movimento delle onde. Bloomhouse può trasformarsi in tutto ciò che gli ospiti desiderano.

Un’esperienza da favola

Ci sono voluti 11 anni per completare questa casa delle meraviglie, riportata poi al suo antico splendore grazie a un restauro avvenuto nel 2018. Da quel momento in poi la dimora fatata si è trasformato in un alloggio unico che ha attirato l’interesse e la curiosità di moltissimi viaggiatori di tutto il mondo.

Gli esterni, come abbiamo anticipato, sono sbalorditivi, ma l’incanto continua anche negli interni che seguono le curve e le forme organiche dell’architettura esteriore. Non mancano, poi, grandi vetrate trasparenti che affacciano direttamente sul paesaggio circostante. Del resto l’obiettivo dei suoi creatori era proprio quello di creare un rifugio uguale a nessun altro che permettesse a chiunque ne avesse bisogno di recuperare il contatto più autentico con la natura e di vivere in armonia con questa in un luogo fatto di pace, silenzi e bellezza.

Bloomhouse, situata a ovest di Austin, è incastonata tra le colline che si ergono appena fuori dalla città ed è prenotabile su Airbnb. Una vera e propria fuga dalla città da vivere e da condividere con amici, con la famiglia o con il partner. Ma quanto costa dormire qui? I prezzi partono da 589 dollari a notte, non troppi se si pensa che proprio qui è possibile diventare protagonisti di una favola.

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Cromoterapia nei boschi: cos’è e come praticarla anche in Italia

Lasciarsi incantare dai colori, immergersi nella natura e stupirsi ogni volta che lo sguardo si sposta, osservare gli alberi, le foglie, l’erba e sentirsi meglio. I vantaggi della cromoterapia sono noti, spesso la terapia dei colori viene utilizzata a supporto di quelle più tradizionali per aiutare nel ritrovare l’equilibrio, per far sentire meglio, per ridurre lo stress e le preoccupazioni.

E cosa c’è di meglio che farlo nella natura? Magari nei boschi, camminando in mezzo ai tanti colori e alle numerose sfumature che ci regalano. Dal verde inteso, a quello molto più chiaro, fino ai rossi, gli arancioni e i gialli che compongono il tipico paesaggio autunnale.

La cromoterapia nei boschi è un’esperienza da ripetere ogni volta che se ne sente il bisogno, ma anche più semplicemente per entrare in stretto contatto con la natura appena se ne ha la possibilità. Si può fare anche in Italia in location non troppo difficili da raggiungere.

Cromoterapia nei boschi: di che cosa si tratta

Stare in mezzo alla natura fa bene. Il pensiero di staccare per un po’ di tempo dal caos, dalla routine, dagli impegni, per entrare in contatto con boschi e montagne è già di per sé rigenerante. Se a questo si aggiunge la possibilità di fare cromoterapia, allora l’effetto relax e benessere è assicurato.

Come è noto, questa pratica viene proposta ormai da diversi anni nei centri benessere, ma è possibile farla anche nel bel mezzo di un bosco, lasciandosi stupire dai suoi colori.

La mente, ovviamente, corre subito all’autunno la stagione che ci regala il più ampio spettro di sfumature, ma è bene sapere che la cromoterapia nei boschi si può fare anche in altre stagioni. Ad esempio, primavera ed estate quando le tante sfumature di verde incantano e trasmettono al corpo (e alla mente) un senso di pace e di calma.

Anche i fiori sprigionano i loro colori e, allora, perché non sfruttare la loro bellezza per rigenerare lo spirito? Belli da vedere, trasmettono anche vibrazioni positive. Come l’azzurro che ci dona serenità. Il foliage autunnale, poi, sprigiona tutte le sue sfumature e diventa un’immersione totale in un mondo colorato che lascia senza fiato con i suoi rossi vibranti e intesi, che sfumano in giallo e arancione.

Nei boschi per la cromoterapia: dove praticarla in Italia

L’Italia è una terra ricca, dove ogni luogo è diverso, ha le sue peculiarità e regala esperienze uniche. Praticare la cromoterapia è possibile in tantissime location diverse. Se si parte dal nord della penisola non si può non citare il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane dove è possibile ammirare i colori dell’autunno programmando escursioni nei suoi boschi.

Poi ci possiamo spostare a Bormio, dove il foliage avvolge i visitatori offrendo un’ambientazione da sogno, in particolare nella Val Viola. Una mappa del foliage italiano, poi, non può escludere la Val di Non in Trentino.

In Abruzzo, invece, una meta da non perdere è la foresta di Lama Bianca. Mentre in Puglia, e più precisamente sul Gargano, vale la pena fare qualche passeggiata immersi nella bellezza della foresta Umbra.

Questi sono solo alcuni dei tanti luoghi, sparsi per tutta la penisola, dove poter fare cromoterapia nei boschi e camminare immersi nella natura: un’esperienza capace di rigenerare lo spirito e di far bene al corpo e alla mente.