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Romagna: tre cascate scenografiche sull’Appennino per i picnic di primavera

C’è chi pensa che la Romagna sia solo riviera, sabbia, mare, trascurando tutto quello che può regalare nel suo sottovalutato entroterra, tra le sue colline e le sue montagne.

Un territorio rurale fatto di boschi e picchi, pascoli e piccoli borghi con ancor più piccole frazioni, tanti torrenti e fiumi che scorrono uno parallelo all’altro, dando origine a una serie di valli incontaminate e autentiche. Una porzione d’Italia che merita di essere esplorata nel corso della bella stagione, perché è punteggiata di piccoli tesori naturali nascosti.

Con l’inoltrarsi della primavera, infatti, torna anche il desiderio di scoperta. Per gli amanti dell’acqua dolce i tempi non sono ancora maturi per un tuffo rinfrescante o qualche bracciata energizzante, ma si possono tornare ad esplorare itinerari acquatici come quelli collegati ad alcune splendide cascate che caratterizzano il territorio montano della Romagna.

La Cascata di Civorio a Spinello

Cascata di Civorio, Romagna

Fonte: iStock

La Cascata di Civorio

La valle del torrente Borello, principale affluente del fiume Savio che scorre a Cesena, è un’area appenninica non particolarmente aspra, ma remota e non particolarmente antropizzata. Un regno di grandi prati e pascoli, boschi e colline.

Uno dei centri abitati più rilevanti di questa valle della Romagna è Spinello, una frazione del comune di Santa Sofia che conta appena 200 residenti. A una decina di chilometri si trova Civorio, frazione del comune di Civitella di Romagna ancora più scarna: una chiesetta, un ristorante, un campo da calcetto e qualche casa sparsa sull’incrocio di una strada provinciale.

Nascosta fra queste due amene località si trova la cosiddetta Cascata di Civorio, che invece è un vero e proprio tesoro di vitalità. La si raggiunge parcheggiando a bordo strada all’ultima curva della Strada provinciale 95 prima di arrivare a Civorio, provenendo da Spinello. Qui un pannello informativo segnala l’inizio del breve sentiero che porta alla cascata, che scende costeggiando un campo coltivato, oltrepassa alcune abitazioni e infine svolta a sinistra, ancora più in discesa, inoltrandosi nella vegetazione sul fianco di un edificio in rovina.

Con una camminata di circa quindici minuti in discesa si raggiunge un’ampia radura ai piedi della maestosa cascata. L’ampio pianoro alberato ai margini del torrente è ben tenuto, con tanto spazio nel verde dove poter trascorrere la propria giornata e imbandire un picnic con i fiocchi nelle belle giornate di primavera e d’estate.

Cascata di Civorio

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata di Civorio è un luogo di grande pace, circondata da una radura alberata

L’arrivo al cospetto della cascata è reso ancora più spettacolare dal fatto che, nonostante se ne oda il rombo, la vista è parzialmente ostruita dagli alberi: quando poi si arriva a vedere tutto il salto, alto una quindicina di metri, è un momento di grande effetto.

La cascata crea un’ampia polla ai propri piedi, oltre la quale il torrente torna ad essere un piccolo corso d’acqua che scorre placido verso valle. Malgrado non sia un luogo particolarmente remoto, si distinguono solo i rumori della natura circostante, regalando momenti di grande relax. In estate il laghetto che si forma ai piedi della cascata viene utilizzato per un tuffo rinfrescante nelle giornate più calde.

La Cascata dell’Alferello ad Alfero

Cascata dell'Alferello, Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

Le dimensioni della persona in cima alla cascata aiutano a capire la magnificenza del salto

Dalle pendici del Monte Fumaiolo, nell’Appennino cesenate, laddove si trova la sorgente del Tevere, sgorga anche un piccolo torrentello: l’Alferello.

Un corso d’acqua dalla vita breve, che in pochi chilometri si esaurisce tuffandosi nel fiume Para, che peraltro regala splendide avventure risalendone il corso dove possibile. Per coloro che amano l’acqua dolce, ma percorsi meno avventurosi la cascata che l’Alferello genera nei pressi del paese di Alfero è uno spettacolo naturale garantito e accessibile a tutti.

La particolarità del torrente, infatti, è che al contrario di molti suoi simili incontra un terreno geologicamente diverso, fatto di roccia estremamente resistente all’erosione, che lo porta a formare piscine naturali e cascatelle. Ad Alfero, nel suo tratto finale, si supera, generando uno spettacolare salto di oltre 30 metri con un ampio fronte.

Cascata dell'Alferello

Fonte: Lorenzo Calamai

È praticamente impossibile non trovare la Cascata dell’Alferello

La Cascata dell’Alferello costituisce un’attrazione piuttosto conosciuta in Romagna e pertanto è ben segnalata dalle indicazioni stradali che dal paese di Alfero conducono a un ampio parcheggio. Da qui si imbocca il comodo sentiero in leggera discesa, riparato fra le fronde del bosco, seguendo se necessario le tracce bianche e rosse dei segnavia CAI.

In circa quindici minuti di discesa si raggiunge la maestosa cascata, che si può esplorare sia da sopra, dove si può accedere anche a un’ampia zona attrezzata con tavolini per il picnic, che arrivando ai suoi piedi con un ultimo tratto di sentiero più ripido. Dalla base della cascata, inoltre, ci si può avventurare un po’ più a valle, dove il torrente ha scavato ampie piscine naturali che diventano balneabili nella stagione più calda.

La Cascata dell’Acquacheta a San Benedetto in Alpe

Cascata Acquacheta

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata dell’Acquacheta in estate

Più vicino al confine dell’Emilia Romagna con la Toscana, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, uno splendido luogo per godersi un picnic di primavera è la Cascata dell’Acquacheta a San Benedetto in Alpe.

Si tratta di un salto generato dall’omonimo torrente dalle caratteristiche estremamente scenografiche: l’acqua cade per circa 70 metri tra pareti rocciose inclinate, in un contesto montano e boscoso.

Raggiungere la cascata è meno semplice che nei due casi precedenti: qui si deve affrontare una vera e propria escursione in montagna, lunga circa quattro chilometri. Si tratta di un percorso ben mantenuto, agevole e alla portata di tutti, ma al quale dedicare buona parte della giornata.

Per chi tiene di più a una giornata rilassante, il torrente Acquacheta offre comunque uno spazio perfetto: a pochi minuti dal centro di San Benedetto in Alpe un’ampia ansa del corso d’acqua è corredata da un’area attrezzata con tavoli da picnic perfetta per le famiglie con bambini piccoli.

Lungo il sentiero che porta alla cascata, inoltre, si trovano due piccoli bivacchi con vicini altri tavoloni in legno, perfetti per una sosta o per un picnic all’ombra, accompagnati dal cullante sciabordio delle acque su una piccola curva del torrente.

I più audaci invece possono proseguire fino ad arrivare allo splendido punto panoramico che permette di ammirare tutto lo scenografico splendore della grande cascata, che fu peraltro cantata anche da Dante nella Divina Commedia. Una volta giunti al belvedere, il sentiero prosegue per qualche altro centinaio di metri fino ad arrivare ad un ampio spiazzo con un’altra cascata, la Cascata del Levane, affluente dell’Acquacheta. Attorno tantissimo spazio per godersi la giornata immersi nella natura, prima di rimettere lo zaino in spalla e tornare al punto di partenza.

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Nuotare sull’orlo dell’abisso: benvenuti alla Devil’s Pool

Di posti straordinari nel mondo ce ne sono davvero tantissimi, ma alcuni sembrano essere quasi alieni, perché risulta difficilissimo credere che siano veri. Ne è un esempio la piscina a strapiombo su una delle cascate più incredibili del mondo, che permette di nuotare sull’orlo di un abisso. Parliamo della Devil’s Pool (già il nome – Piscina del Diavolo – dice tutto), ed è considerata da molti uno dei luoghi più mozzafiato della Terra.

Dove si trova la Piscina del Diavolo?

Per provare a nuotare nella Piscina del Diavolo bisogna recarsi presso il Parco Nazionale Mosi-oa-Tunya, vicino alla città di Livingstone. Ci troviamo quindi sulle maestose Cascate Vittoria, al confine tra Zambia e Zimbabwe (ma sul lato delle cascate di quest’ultimo Paese).

Gli aeroporti più vicini per raggiungerla sono quelli di Livingstone, in Zambia, e lo scalo di Victoria Falls, in Zimbabwe. In entrambi i casi, bisogna poi prendere un taxi o un transfer privato, con i quali recarsi dai tour operator autorizzati in quanto non ci si può andare da soli. È infatti obbligatoria la presenza di una guida esperta per fare un’escursione comprensiva di bagno.

Il periodo migliore è quello della stagione secca, quindi da fine agosto a dicembre, ovvero quando il livello dell’acqua si abbassa al punto da poter raggiungere la Devil’s Pool per fare una sbracciata con vista su un profondissimo burrone. Se il livello è troppo alto, infatti, per ragioni di sicurezza non è possibile nuotare.

È pericolosa la Devil’s Pool?

È assolutamente lecito domandarsi se sia pericolosa la Devil’s Pool. Del resto, parliamo di un incredibile miracolo della natura, di una piscina naturale che si trova esattamente sul bordo delle Cascate Vittoria, Patrimonio dell’Umanità e una delle Sette Meraviglie Naturali del Mondo. Qui ci sono il boato delle cascate, la corrente che spinge e poi, a un certo punto, il nulla: la Piscina del Diavolo si trova proprio sul ciglio del salto principale, alto circa 108 metri, con solo una roccia piatta a fermare l’acqua che precipita lungo la parete delle cascate. Qualcosa che a pensarci mette i brividi, anche perché guardando sotto si vede l’abisso che si spalanca.

Non ci sono barriere artificiali e nessuna corda, vi è solo un sasso che funziona come diga. O meglio, alcune agenzie oggi usano piccole misure di sicurezza aggiuntive, come corde mobili o segnali, ma questo non succede per tutte. Eppure, nonostante ciò, se ci si attiene alle istruzioni i pericoli sono quasi assenti (anche se purtroppo non è impossibile cadere): proprio nel punto della piscina, la corrente rallenta grazie alla forma delle rocce. Si crea quindi una specie di vasca naturale dove l’acqua è profonda il giusto per nuotare, ma non abbastanza potente da trascinare nel vuoto. In più, c’è sempre una guida a controllare ogni singolo movimento.

Piscina del Diavolo con guida

Fonte: Getty Images

Un gruppo di ragazzi alla Piscina del Diavolo con guida

C’è da sottolineare, tuttavia, che il luogo è estremamente pericoloso se non si seguono scrupolosamente tutte le precauzioni necessarie. Per questo motivo è essenziale attenersi a tutte le istruzioni, rimanere in gruppo e non allontanarsi mai dai sentieri sicuri.

Come si è formata la Devil’s Pool

È stata la natura, con un lavoro durato millenni, a creare la Devil’s Pool. Si tratta infatti di una vasca naturale scavata nel corso dei secoli dalla forza del fiume Zambesi, proprio sul bordo delle Cascate Vittoria. Per migliaia di anni quindi, l’acqua ha corso e ha scolpito la roccia basaltica sotto di sé formando crepacci, bacini naturali e scivoli d’acqua, compresa la Piscina del Diavolo.

Non soddisfatta del capolavoro, Madre Natura ha deciso di fare qualcosa di più: ha lasciato intatta una lastra di roccia piatta, la stessa che oggi blocca la corrente più forte permettendoci di nuotare letteralmente sul ciglio dell’abisso.

Curiosità e leggende

La Piscina del Diavolo e le Cascate Vittoria sono un sito davvero unico nel loro genere e, in quanto tale, non potevano di certo essere esenti da leggende e incredibili curiosità.

Un racconto popolare narra che, prima di chiamarsi “Victoria Falls” (Cascate Vittoria in inglese), questi potenti flussi d’acqua avessero un nome molto più evocativo: Mosi-oa-Tunya che, in lingua Lozi e Tonga, significa “Il fumo che tuona”. Il “fumo” è il vapore che sale dal salto d’acqua (che si vede a distanze incredibili), mentre il “tuono” è il rombo assordante dell’acqua che si tuffa.

Cascate Vittoria, meraviglie natura

Fonte: iStock

Cascate Vittoria, meraviglia della natura

C’è poi la leggenda di Nyami Nyami, il Dio del Fiume Zambesi, una divinità metà pesce e metà drago che sembrerebbe (ancora) vivere nel fiume. Si narra che quando gli europei costruirono la diga di Kariba, la popolazione locale disse: “State disturbando Nyami Nyami. Lui è arrabbiato.” E, stando ai racconti, avevano ragione: durante i lavori ci furono alluvioni improvvise, morti e tragedie, che i Tonga attribuirono al Dio che si ribellava al disturbo del suo regno.

Infine, una leggenda legata proprio alla Devil’s Pool: secondo alcuni, la piscina è una sorta di portale tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Per questo motivo, chi ci si bagna non solo sfida il sonno eterno, ma anche il giudizio degli antenati. Alcuni anziani sono infatti convinti che l’acqua di questa conca naturale osservi chi vi si immerge. Se si è puri di cuore, quindi, il fiume lascerebbe andare, mentre in caso contrario si potrebbe udire una voce che inviterebbe a toccare il fondo.

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Dove si nasconde la fiaba primaverile più bella della Croazia

Con l’arrivo della primavera, la natura del Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice prende vita in un gioco spettacolare di colori, suoni e profumi. Le cascate tornano a ruggire con tutta la loro potenza, le foreste si risvegliano in fresche sfumature di verde e l’aria è pervasa da un profumo unico di natura. In questo ritmo di rinnovamento, i Laghi di Plitvice diventano più di una semplice destinazione turistica – si trasformano in un luogo di profondo riposo personale e di riconnessione con la natura.

Laghi di Plitvice, un tesoro naturale da vivere in ogni stagione

Situati nella Croazia montana, tra Zagabria e Zara e perfettamente collegati con le principali arterie stradali, i Laghi di Plitvice costituiscono una delle più riconoscibili ricchezze naturali d’Europa. Grazie alla loro struttura unica di barriere di tufo, specchi d’acqua collegati tra loro e una flora e fauna rigogliose, il Parco è protetto dall’UNESCO come patrimonio naturale mondiale dal 1979.

Ed è proprio la primavera precoce a distinguere il Parco dalle altre esperienze di viaggio, lontano dalle folle dei mesi estivi. È questo il momento ideale per chi cerca pace, uno spazio per la contemplazione e un contatto intimo con un paesaggio mozzafiato. Attraverso il concetto di slow tourism, profondamente radicato nella filosofia del Parco, i visitatori sono invitati a rallentare, ad abbandonarsi ai ritmi naturali e a vivere la bellezza dei Laghi di Plitvice nella loro forza piena e indisturbata.

La sostenibilità non è solo una linea guida, ma un principio vivo secondo cui si sviluppano i Laghi di Plitvice. Il Parco investe attivamente nella conservazione dell’equilibrio ecologico e promuove un turismo responsabile – dalla gestione intelligente dei visitatori, all’educazione e al coinvolgimento della comunità locale. Ogni visitatore diventa un compagno di viaggio in una missione comune per preservare questo ecosistema unico per le generazioni future.

Laghi di Plitvice

Fonte: NP Laghi di Plitvice

Godersi il sole primaverile

Soggiorno nel cuore del Parco, un’esperienza da non perdere

Per tutti coloro che desiderano prolungare il loro soggiorno e immergersi più profondamente nel risveglio primaverile della natura, l’Hotel Jezero, situato proprio nel cuore del Parco, è di certo un rifugio ideale. In un ambiente luminoso e arioso, la struttura ha pensato a un’offerta speciale primaverile che include uno, due o tre pernottamenti con colazione o mezza pensione, con numerosi servizi aggiuntivi per il relax e la ricreazione. Oltre alle passeggiate nel Parco per tutta la durata del soggiorno, gli ospiti possono godere della zona wellness dell’hotel, che comprende idromassaggio, sauna finlandese, bagno turco e una moderna sala fitness. Il parcheggio è gratuito e l’offerta comprende sconti aggiuntivi a seconda della durata del soggiorno.

Hotel Jezero

Fonte: NP Laghi di Plitvice

Hotel Jezero

Ad esempio, i visitatori potranno usufruire di tariffe vantaggiose per massaggi rilassanti presso lo studio Fors Fortis, un’ora di canottaggio sul lago Kozjak, equitazione presso il ranch “Terra” o una visita alle grotte di Cerovac e Barać, nonché allo Speleon – il centro del patrimonio sotterraneo. Nel pacchetto che include tre pernottamenti, il noleggio di una barca a remi sul lago Kozjak è incluso senza costi aggiuntivi. Inoltre, tutti gli ospiti che scelgono l’opzione pernottamento con colazione ricevono uno sconto sul pranzo o la cena presso la vicina pizzeria Vučnica, arricchendo così ulteriormente l’esperienza gastronomica.

Primavera ai Laghi di Plitvice, il momento perfetto per partire

Nel periodo primaverile, i Laghi di Plitvice non sono solo un’attrazione naturale – sono un luogo vivo di equilibrio, rigenerazione e riposo consapevole. Per i visitatori dall’Italia, soprattutto per coloro che apprezzano il soggiorno all’aria aperta, uno stile di vita sano ed esperienze nuove, questa è la destinazione perfetta – a portata di mano, ma lontana dal ritmo quotidiano. Ideale per riconnettersi con la natura, ma anche con se stessi.

Passeggiata ai Laghi Inferiori

Fonte: NP Laghi di Plitvice

Passeggiata ai Laghi Inferiori

Vieni e scopri un mondo in cui la natura ispira ogni passo. Per maggiori informazioni visita questo link.

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I parchi naturali più belli al mondo, capolavori da scoprire

Se l’uomo è stato in grado di plasmare opere architettoniche capaci di incantare, la natura (con pazienza millenaria) ha forgiato meraviglie che vanno ben oltre l’immaginazione: sono i parchi naturali, veri capolavori scolpiti dal tempo, dove immergersi in un’atmosfera selvaggia e ammirare panorami che lasciano senza fiato, tra laghi cristallini, boschi rigogliosi e cascate spumeggianti.

In questo viaggio, andiamo alla scoperta dei paesaggi più affascinanti, autentici rifugi dell’anima.

Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, in Croazia

Chi pensa alla Croazia solo come destinazione balneare, dovrà ricredersi appena varcata la soglia del Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice: nel cuore di un ambiente lussureggiante, la forza dell’acqua incontra la quiete dei boschi. Ben sedici laghi si “rincorrono tra loro” formando rapide, cascate e lagune dai colori cangianti: uno spettacolo che cambia con la luce, come un dipinto vivente. L’acqua, talvolta color smeraldo, altre volte blu profondo o grigio argenteo, è abbracciata da una fitta vegetazione, rifugio ideale per gli animali selvatici e custode di un rigenerante silenzio.

Il percorso si snoda lungo passerelle di legno che sembrano fluttuare sul pelo dell’acqua, tra il fragore delle cascate e la quiete di specchi d’acqua cristallini. È un luogo capace di stupire tutti, dai bambini agli escursionisti più esperti, un angolo di bellezza che rimane nel cuore di chi lo visita.

Parco Nazionale di Canaima, in Venezuela

In Venezuela esiste un regno antico e primordiale ed è il Parco Nazionale di Canaima, laddove i fiumi attraversano la giungla facendosi strada tra il verde intenso della vegetazione e riversandosi in cascate impetuose.

Tra le immagini più potenti c’è quella dei Tepuyes, imponenti montagne dalle cime piatte che si ergono come isole nel cielo. Qui, secondo la mitologia indigena, abitano le divinità della terra, mentre i Pemon, popolo ancestrale, custodiscono la memoria di tali luoghi sacri.

Dall’altopiano dell’Auyantepuy scende la cascata più alta del mondo, il Salto Ángel: 979 metri di pura poesia che si lascia cadere nel vuoto. Fu l’aviatore Jimmy Angel a farla conoscere al mondo, ma per i nativi era già Churún Merú, voce antica che racconta l’essenza di un paradiso terrestre.

Parco Nazionale di Göreme, in Turchia

In Cappadocia, la terra sembra trasformarsi in fiaba. Il Parco Nazionale di Göreme è un mosaico di valli incantate, pinnacoli di tufo e grotte abitate fin dall’antichità.

I cosiddetti “camini delle fate” si stagliano come guardiani silenziosi, plasmati dal vento e dalla pioggia in forme quasi irreali: tra queste meraviglie si nasconde il villaggio di Göreme, le cui abitazioni scavate nella roccia raccontano storie di popoli antichi e di civiltà monastiche.

Dall’alto di una mongolfiera o al passo lento di un mulo, ogni percorso svela una nuova prospettiva e ogni scorcio sorprende con una luce diversa, in una terra sospesa tra sogno e realtà.

Parco Nazionale Torres del Paine, in Cile

Alla fine del mondo, tra la steppa e le montagne della Patagonia cilena, il Parco Nazionale Torres del Paine è un incanto e la natura si mostra nella sua veste più spettacolare: ghiacciai che scintillano al sole, laghi dai colori irreali, boschi scolpiti dal vento, e le tre torri di granito che danno nome al parco, svettanti come sentinelle di pietra.

 Il fiume Paine traccia il suo corso tra laghi turchesi e acque glaciali, mentre lungo i sentieri si possono incontrare guanachi che osservano curiosi, puma elusivi e il maestoso condor che solca i cieli.

Parco Nazionale Kruger, in Sudafrica

Giraffe al Parco Nazionale Kruger

Fonte: iStock

Giraffe nel Parco Nazionale Kruger

Nella savana del Sudafrica, il Parco Nazionale Kruger è il regno assoluto della vita selvaggia. Non c’è altro posto al mondo dove ci si possa sentire così vicini all’essenza primordiale della natura. Su un territorio vastissimo, che si estende oltre i confini nazionali abbracciando Zimbabwe e Mozambico, si muovono indisturbati i Big Five: leoni, leopardi, rinoceronti, elefanti e bufali.

Ma il Kruger è anche storia, cultura, paesaggi variegati che si alternano tra savana, foreste di acacie, fiumi abitati da ippopotami e coccodrilli. È un ecosistema potente, vivo, che pulsa da milioni di anni, e che continua a raccontare la storia del pianeta con la voce delle sue creature.

Parco Nazionale di Phong Nha-Ke Bang, in Vietnam

Nel cuore del Vietnam centrale, tra le nebbie leggere della foresta pluviale, si nasconde uno dei più grandi tesori speleologici del mondo: il Parco Nazionale di Phong Nha-Ke Bang, dove i secoli hanno scavato la roccia calcarea e creato un labirinto di grotte, cunicoli e cavità che si snodano nel sottosuolo per centinaia di chilometri.

Alcune grotte sono visitabili e offrono uno spettacolo di stalattiti e stalagmiti che non si dimentica: la Paradise Cave è un nome che dice tutto, mentre la Phong Nha Cave si raggiunge solo in barca, navigando lentamente sul fiume Son, tra pareti che si chiudono su un mondo misterioso.

La foresta è l’habitat di tigri, orsi e scimmie.

Parco Nazionale della Valle del Jiuzhaigou, in Cina

Esiste un luogo in Cina dove i colori appaiono più intensi, l’acqua più limpida, e le montagne più imponenti: è la Valle di Jiuzhaigou, luogo sacro per i tibetani, oggi Patrimonio UNESCO. I suoi laghi, secondo una leggenda, sarebbero nati dai frammenti di uno specchio magico spezzato per amore. E guardandoli, non si può fare a meno di crederci.

Le acque turchesi, smeraldo e zaffiro si alternano a cascate cristalline, foreste sempreverdi e villaggi nascosti. In autunno, il parco si trasforma in una tavolozza infuocata, con riflessi che incantano. Ma anche l’inverno lo veste di magia, con la neve che ricopre in silenzio un paesaggio che commuove, che parla al cuore, che sembra appartenere più al mondo dei sogni che a quello reale.

Parco Nazionale Banff, in Canada

Veduta sul Lago Moreno, Parco Nazionale Banff

Fonte: iStock

Spettacolare veduta sul Lago Moreno

Tra le Montagne Rocciose del Canada, il Parco Nazionale Banff è una “poesia scritta dalla natura”. Le cime innevate si specchiano in laghi immacolati, i boschi si perdono all’orizzonte, e il silenzio si fa palplabile. Il Lago Louise e il Lago Moreno, dalle acque turchesi incorniciate da pini e picchi montani, sono immagini che rimangono impresse come cartoline.

I sentieri che si snodano tra le montagne mostrano panorami dall’aura eterna. Tra i prati fioriti di Sunshine Meadows e la spettacolare Icefields Parkway, Banff è una promessa di libertà, un invito a perdersi nella bellezza incontaminata del territorio.

Parco Nazionale di Jim Corbett, in India

Concludiamo il nostro viaggio nel subcontinente indiano, dove il Parco Nazionale di Jim Corbett accoglie i viaggiatori ai piedi dell’Himalaya, tra fiumi, colline e foreste, e si rivela un autentico santuario per la fauna selvatica. Infatti, con un pizzico di fortuna, si può incontrare la regina della giungla: la tigre del Bengala.

Ma non è tutto.

Leopardi silenziosi, elefanti maestosi, cobra reali e un’infinità di uccelli popolano un mondo sospeso tra mito e realtà. Fondata nel 1936, questa è stata la prima area protetta dell’India, e ancora oggi conserva un magnetismo selvaggio e irresistibile.

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Le cascate color rosso sangue esistono e si trovano sull’Isola di Hormuz

L’Isola di Hormuz, adagiata proprio nel cuore del Golfo Persico, in Iran, è un luogo di straordinaria bellezza naturale, caratterizzato da spiagge e formazioni rocciose dai colori surreali, ma non solo: tra i fenomeni più affascinanti che si possono osservare in questa destinazione, infatti, vi sono le cascate rosso sangue, un evento naturale che ha recentemente catturato l’attenzione del web grazie a spettacolari video diventati virali.

Ma cosa causa questo straordinario effetto visivo in questo splendido angolo di natura? Scopriamolo insieme.

Cosa sono le cascate rosso sangue dell’Isola di Hormuz

Le cascate rosso sangue dell’Isola di Hormuz non sono veri e propri corsi d’acqua permanenti, bensì flussi temporanei di acqua piovana (proprio per questo, dunque, non sempre osservabili) che assumono una peculiare colorazione rossastra. Questo fenomeno si verifica quando le precipitazioni scorrono sulla terra che in quel luogo è oltremodo ricca di ossidi di ferro, dilavando il terreno e tingendo l’acqua di un intenso rosso rubino. Il risultato è un effetto visivo sorprendente, che richiama l’immagine di un fiume di sangue che scorre lungo la superficie dell’isola in Iran.

L’isola di Hormuz è infatti definita come un diapiro di sale, una formazione geologica che si distingue per la presenza di antichi depositi di roccia sedimentaria e di un nucleo di salgemma. Oltre agli ossidi di ferro, responsabili come già detto della colorazione rossa del suolo e delle acque, il territorio presenta anche una varietà di minerali che contribuiscono alla sua particolare conformazione.

Dove si trovano le cascate rosso sangue

L’Isola di Hormuz si trova nel sud dell’Iran, all’ingresso dello Stretto di Hormuz, una delle rotte marittime più strategiche al mondo. Con una superficie di circa 42 km², l’isola appartiene alla provincia di Hormozgan ed è celebre per i suoi paesaggi spettacolari, tra cui le celebri Spiagge Rosse, che condividono la stessa origine geologica delle cascate rosso sangue.

Dall’alto, l’isola appare come una macchia colorata immersa nel blu del Golfo Persico, con sfumature che vanno dal rosso intenso al bianco del sale e al giallo dorato delle sue rocce. Il contrasto tra la terra e il mare crea uno scenario mozzafiato che attira ogni anno viaggiatori e fotografi da tutto il mondo.

Il fenomeno delle cascate rosso sangue

Come già accennato, dunque, il processo alla base delle cascate rosso sangue è del tutto naturale e trova la sua spiegazione nella composizione del suolo di Hormuz. Gli ossidi di ferro presenti nelle rocce e nella sabbia si dissolvono nell’acqua piovana, conferendo alla corrente il tipico colore rosso vivo. Questo fenomeno non è esclusivo dell’Iran: un caso simile si verifica anche in Antartide, dove le celebri Blood Falls presentano un effetto visivo molto simile, generato dall’acqua ricca di ferro che sgorga dai ghiacciai.

Oltre ad avere un impatto visivo straordinario, il terreno ricco di ossidi di ferro dell’Isola di Hormuz ha trovato applicazione in diversi ambiti. L’ocra rossa locale, chiamata golak, viene utilizzata per scopi industriali, cosmetici e persino alimentari. Tuttavia, alcuni studi hanno evidenziato la presenza di metalli pesanti nel suolo, sottolineando la necessità di monitorarne l’uso per garantire la sicurezza alimentare.

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Marche: la Via delle Cascate Perdute di Sarnano

Come una cittadella di pietra, Sarnano si staglia, arroccata sulla vetta di un colle al centro di una valle popolata da ampi pascoli e campi coltivati e fitti boschi. Sullo sfondo le austere cime dei Monti Sibillini fanno bella mostra di sé.

Un territorio che si risveglia in primavera dal proprio torpore invernale, ripopolandosi di verde man mano che la stagione avanza. La zona meridionale delle Marche, dove si trova Sarnano, è una destinazione ideale per il ritorno del clima più propizio alle attività nella natura: alla visita di un borgo medievale dalla storia affascinante e con un grande patrimonio architettonico e artistico consente infatti di abbinare un percorso di trekking alla scoperta di alcune splendide cascate formate dai torrenti che percorrono la valle.

La chiamano la Via delle Cascate Perdute, un itinerario alla portata di tutti, che si compie agevolmente in mezza giornata e che prende le mosse dal centro storico di Sarnano per inoltrarsi nelle vicinanze e portare alla scoperta dei tesori di acqua dolce nascosti tra pietre, querce e faggi.

Il borgo medievale di Sarnano

Sarnano sorge a ridosso delle vette dei Monti Sibillini, in una sorta di culla tra le colline, con le sue torri medievali che svettano in cima al colle a oltre 500 metri di altitudine dov’è seduta.

Il centro storico della cittadina è tutto edificato in pietra cotta, donando un aspetto peculiare al borgo, con le mura degli edifici nelle tonalità dell’ocra e dell’arancio.

Una volta che si entra nel centro del borgo, la cosa migliore da fare è perdersi fra i labirintici vicoli lastricati che salgono e scendono questo piccolo capolavoro del Medioevo, in un alternarsi di diversi livelli fra piazzette, scorci e scalinate.

La Piazza Alta è il cuore della Sarnano medievale, animata dalle sagome del basso Palazzo dei Priori, la bella torre del Palazzo del Popolo (oggi trasformato in teatro),  il Palazzo del Podestà e la Chiesa di Santa Maria Assunta con i suoi affreschi.

Scorcio del borgo di Sarnano nelle Marche

Fonte: iStock

Piazzette, scale, vicoli: la meraviglia medievale del centro storico di Sarnano

Da qui le vie del borgo scendono come cerchi concentrici fino ad arrivare alla base del colle, dove si è poi sviluppata la Sarnano contemporanea. La perfetta conservazione e la cura con cui viene mantenuto il centro storico permette di entrare appieno nell’atmosfera medievale del luogo: costituitosi come libero comune a metà del Duecento, Sarnano ha conservato la fierezza delle proprie origini e le sfoggia ancora con orgoglio.

Se il borgo è completamente costruito in pietra, i dintorni del paese offrono invece un ritorno alla natura, con una grande quantità di attività outdoor a portata di mano. Percorsi ciclistici, sentieri escursionistici, avventure in parapendio, terme naturali: chi più ne ha, più ne metta.

La Via delle Cascate Perdute

La Via delle Cascate Perdute di Sarnano è un percorso escursionistico di livello molto semplice, lungo circa sei chilometri, che parte dal centro del borgo e conduce per una passeggiata per lo più pianeggiante a tre splendidi, potenti e affascinanti salti che il torrente Tennacola compie nelle vicinanze del paese.

Il tempo di percorrenza dell’intero sentiero, aperto nel 2020, è di poco meno di un paio d’ore, al quale aggiungere il tempo di permanenza presso ciascuna cascata, che offre a suo modo il proprio spettacolo.

Il percorso parte da Piazza Perfetti, ai piedi del centro storico, e unisce tre cascate: la Cascata dell’Antico Mulino, Lu Vagnatò e le Cascatelle di Sarnano. Gli escursionisti più brillanti possono inoltre proseguire per raggiungere due altre cascate, poco più lontane: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino.

Il bel sentiero, che si snoda tra boschi e campagna, per raggiungere queste due ultime destinazioni richiede ulteriori due ore di cammino, una per l’andata e una per il ritorno.

La Cascata dell’Antico Mulino

La Cascata dell'Antico Mulino a Sarnano

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata dell’Antico Mulino a Sarnano

La prima cascata che si incontra lungo la Via delle Cascate Perdute è forse anche la più suggestiva. Ci si giunge rapidamente, in appena dieci minuti di camminata, lasciandosi alle spalle il centro storico di Sarnano e dirigendosi verso est.

Nei pressi degli edifici scolastici della cittadina, una lingua d’asfalto scende verso il basso e si inoltra in una rada boscaglia: dopo poche decine di metri, improvvisamente, l’aria si fa umida e il rumore dell’acqua si fa notare. I ruderi di un antico mulino, da cui il nome della cascata, sono avvolti dalla vegetazione a fianco del sentiero.

Quando la traccia piega verso destra, ecco che si apre allo sguardo la possente conca della doppia cascata del torrente Tennacola: una passerella in legno conduce alla spiaggetta di fronte alla polla d’acqua formata dal salto, che si abbatte con tutta la sua potenza dall’alto di una dozzina di metri.

La Cascata Lu Vagnatò

Cascata Lu Vagnatò sulla Via delle Cascate Perdute Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Lu Vagnatò

Il sentiero che collega la Cascata dell’Antico Mulino a Lu Vagnatò si percorre in circa mezz’ora.

Dopo aver superato un ponticello e sceso una scalinata in legno che porta sul letto del torrente, si arriva al cospetto di questo bel salto. Luogo di balneazione e refrigerio durante l’estate, in primavera sfoggia tutta la propria potenza.

In passato le lavandaie sarnanesi utilizzavano questo tratto del torrente per lavare i panni, come testimonia l’antica vasca che campeggia in fondo al sentiero.

Le Cascatelle di Sarnano

Cascatelle di Sarnano Via delle Cascate Perdute Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Le Cascatelle di Sarnano

Con un’altra mezz’ora di cammino si arriva fino alle Cascatelle di Sarnano, in località Romani. Si raggiungono seguendo il corso del torrente, con il sentiero che si snoda lungo le anse del Tennacola, prima che imbocchi una strada bianca. Da qui si giunge all’imbocco dell’ultimo tratto di percorso per arrivare al luogo.

Per arrivare alle Cascatelle si deve risalire il corso del torrente proprio sul bordo del suo letto nel tratto finale, inoltrandosi nel bosco. Qui tutto diventa acquatico: il rombo della cascata in sottofondo, l’acqua nebulizzata che rende umida l’aria che si respira, il torrente che corre sulle rocce e le leviga.

È la destinazione più selvaggia delle tre previste dal percorso e l’atmosfera che la cascata regala è davvero profondamente silvana, tra muschi e tronchi contorti.

Le cascate bonus: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino

Dalle Cascatelle si può tornare al centro di Sarnano in appena una mezz’oretta, accorciando il percorso fatto all’andata. Per chi però non è stanco di esplorare questo splendido contesto naturale all’ombra dei boschi e tra il fluire dell’acqua dolce, c’è la possibilità di allungare l’escursione fino a una ultima destinazione.

Tra sentieri comodi, larghe strade bianche e tracce ben segnalate nel bosco, il percorso prosegue fino alle Pozze dell’Acquasanta. Non si tratta di una vera e propria cascata, ma di una serie di piccoli balzi che il torrente Acquasanta, affluente del Tennacola, compie in una zona dove la sua azione erosiva finisce per creare delle marmitte dei giganti, profonde polle d’acqua.

Panorama monti sibillini Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Tornando a Sarnano dalle Pozze dell’Acquasanta il panorama regala scorci splendidi sui Sibillini

La caratteristica saliente delle Pozze dell’Acquasanta è che le acque del torrente provengono dalle vette innevate dei Sibillini, e sono pertanto estremamente pure e cristalline. In estate il corso d’acqua viene presto prosciugato dal caldo, lasciando a testimonianza solo alcune cavità molto profonde riempite di acqua incredibilmente chiara, che lascia intravedere il fondale. In primavera, invece, lo scenario è ancora più bello perché il torrente è vivo, e si formano una serie di rapide e cascatelle tra una marmitta e l’altra.

A cinque minuti dalle Pozze dell’Acquasanta, tramite un breve sentiero, si arriva alla Cascata del Pellegrino, alimentata dall’omonimo fosso. Si tratta di un salto non molto alto ma estremamente suggestivo per come l’acqua ha scavato in maniera particolare le rocce.

Dalle Pozze dell’Acquasanta il ritorno al centro storico di Sarnano comporta circa un’ora e quarantacinque minuti.c

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Isola del Liri: l’unica città in Italia con una cascata nel centro storico

Un luogo di rara bellezza, in cui la magnificenza della Natura si mescola alla mano dell’uomo dando vita a una cartolina spettacolare. Il nostro viaggio ci porta nel Lazio, dove si trova una cittadina particolarissima: facendo una passeggiata nel suo centro storico, infatti, ci si può imbattere in una spettacolare cascata, un salto di quasi trenta metri tra le case che lascia senza fiato.

Benvenuti a Isola del Liri, un comune che si trova nel cuore dell’Italia, in provincia di Frosinone. Qui, in verità, si trovano ben due cascate nel centro storico, ma se una è davvero imponente, l’altra invece presenta un salto meno verticale.

Tutto quello che c’è da sapere su questo luogo dalla storia antica, in parte sviluppato su un’isola e che vale la pena visitare.

Isola del Liri, la cittadina con una spettacolare cascata nel centro storico

Immaginatevi di girare il centro storico di una cittadina, di scoprirne le tante bellezze, fino a rimanere senza fiato. Perché è qui che ci si può imbattere in una cascata alta 27 metri: no, non è frutto dell’immaginazione di uno scrittore o di un pittore, ma un posto che esiste davvero e si trova nel cuore dell’Italia.

Per raggiungere Isola del Liri si deve andare nel Lazio, in provincia di Frosinone, qui nel centro città che si sviluppa su un’isola che divide in due il fiume Liri, si trovano due cascate e una di queste leva il fiato.

Per vederle si deve arrivare al castello Boncompagni – Viscogliosi e lì si possono ammirare i due salti. Vi è la Cascata Grande, che ha un’altezza di circa 27 metri, e la Cascata del Valcatoio, che non è verticale ma procede lungo un piano inclinato.

La prima lascia senza fiato ed è una delle poche a trovarsi nel cuore di una cittadina, ma non solo: è l’unica in Italia e in Europa. Solo per questa ragione merita una visita, perché ammirarla significa entrare in contatto con una bellezza rara e preziosa.

Isola del Liri, la storia di questa splendida cittadina

Ma non è solo la cascata a essere un’attrazione imperdibile di questo luogo; infatti, Isola del Liri ha una storia antica e per questa ragione girare per la cittadina significa imbattersi nelle tante testimonianze di un passato ricco e interessante.

A partire dal periodo romano poiché la nascita di Isola del Liri è legata a Arpinum e Sora, due municipi dell’epoca. Successivamente è stata sotto il dominio bizantino e longobardo, poi ha fatto parte del Principato di Capua e del Ducato di Sora. È nel XIX secolo che è entrata a far parte della provincia di Terra di Lavoro e del Circondario di Sora, nello stesso periodo si sono sviluppate molte industrie, soprattutto cartarie.

E tante testimonianze di queste fasi della sua storia si possono ritrovare nelle bellezze che si incontrano visitando la cittadina.

Isola del Liri cosa vedere oltre alla cascata

Fonte: iStock

Isola del Liri, cosa vedere in questa cittadina oltre alla cascata

Cosa vedere a Isola del Liri

Ci sono tantissime meraviglie che si possono ammirare a Isola del Liri, a partire dal Castello Boncompagni-Viscogliosi, che si trova proprio nei pressi della cascata e la sua realizzazione può essere fatta risalire al periodo medioevale. È un monumento nazionale ed è davvero spettacolare e bellissimo. Da non perdere anche la Torre Marica: utilizzata per gli avvistamenti, si trova sul colle San Sebastiano ed è databile intorno all’XI secolo.

Non mancano edifici religiosi come la chiesa di San Lorenzo Martire, con le sue due torri, e quella della Madonna delle Grazie che ha un’interessante pianta circolare, oltre a palazzi affascinanti come Villa Nota Pisani, dove ha vissuto la famiglia industriale Lefebvre e che fa parte della Rete delle Dimore Storiche del Lazio. Si deve sapre che non è accessibile per le visite, ma si può affittare per gli eventi.

E per tutti coloro che amano le passeggiate è imperdibile il Parco Fluviale, un percorso che segue le sponde del fiume Liri e collega questa cittadina con Sora. Si parte dal ponte di Roma e ci si va a immergere in un tracciato lungo il quale si incontrano tantissime delle meraviglie del luogo.

Una cosa è certa: raggiungere Isola del Liri resterà tra i ricordi più belli di una vacanza, non solo per i suoi tanti tesori, ma anche per quella spettacolare cascata che impreziosisce di meraviglia il suo centro storico.

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Villa Gregoriana, il giardino romantico a Tivoli

Nel cuore di Tivoli, tra antiche rovine e una natura incontaminata, si cela un gioiello di straordinaria bellezza: Villa Gregoriana. Questo parco, oggi gestito dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), è un perfetto connubio tra ingegneria, arte e paesaggio, dove la forza dell’acqua ha modellato un luogo di impareggiabile incanto.

Si tratta infatti di uno dei più suggestivi esempi di giardino romantico in Italia. La sua estetica del sublime, tanto cara ai viaggiatori dell’Ottocento, è un trionfo di cascate impetuose, grotte misteriose e sentieri immersi nella vegetazione lussureggiante. Uno scenario altamente suggestivo che ha ispirato pittori, scrittori e poeti, divenendo una tappa imprescindibile del Grand Tour europeo.

Villa Gregoriana è un viaggio attraverso il tempo, un luogo in cui il passato dialoga con il presente in perfetto equilibrio. Visitare questo parco significa immergersi in un’atmosfera unica, in cui ogni angolo racconta una storia di ingegno e bellezza. Per gli amanti della natura, della storia e dell’arte, è una tappa imperdibile, un angolo di paradiso alle porte di Roma che continua a incantare viaggiatori da tutto il mondo.

Storia di Villa Gregoriana

La storia della villa è legata a Papa Gregorio XVI, che nel 1832 affrontò il problema delle frequenti esondazioni del fiume Aniene. Grazie a un imponente progetto di ingegneria idraulica, il corso del fiume fu deviato attraverso un doppio traforo scavato nel Monte Catillo, dando vita alla spettacolare Grande Cascata. In quell’occasione fu anche costruito il Ponte Gregoriano che sovrasta l’antico letto del fiume, dove vengono fatte defluire le acque in eccedenza, e recuperati i ruderi degli edifici d’epoca romana presenti nella zona. L’area circostante venne trasformata in un parco naturale, divenendo una meta privilegiata per intellettuali e artisti.

Nel secondo dopoguerra lo Stato Italiano ne acquisì la proprietà e dopo decenni di abbandono, nel 2002 l’Agenzia del Demanio affidò Villa Gregoriana al FAI – Fondo Ambiente Italiano, che avviò un ambizioso progetto di restauro e valorizzazione. Ripristinato il suo splendore originario, nel 2005 il parco riaprì al pubblico e oggi i visitatori possono esplorare gli antichi sentieri, scoprire la ricchezza botanica del luogo e lasciarsi incantare dalla perfetta armonia tra storia, natura e ingegneria. Il lavoro del FAI ha permesso di riportare alla luce non solo la bellezza paesaggistica del sito, ma anche il suo valore storico e culturale, rendendo Villa Gregoriana uno dei luoghi più affascinanti da visitare nel Lazio.

La Grande Cascata

Protagonista indiscussa del parco è la Grande Cascata, che con i suoi 120 metri di altezza è la seconda più alta d’Italia dopo quella delle Marmore. Un impressionante spettacolo di forza naturale che incanta i visitatori con il fragore dell’acqua che si tuffa nel vuoto, creando giochi di luce e spruzzi scenografici.

Le sue acque, canalizzate artificialmente per proteggere Tivoli dalle inondazioni, creano uno effetto scenografico in ogni stagione. Nei periodi di piena, la cascata raggiunge la massima portata, regalando una vista imponente, mentre in estate i giochi d’acqua si fanno più delicati, permettendo di ammirare con maggiore dettaglio le rocce scolpite dalla forza millenaria del fiume.

Villa Gregoriana a Tivoli

Fonte: istock

Panorama di Villa Gregoriana a Tivoli

La Valle dell’Inferno

Il Parco Villa Gregoriana si sviluppa all’interno della Valle dell’Inferno, un suggestivo canyon naturale scavato nei secoli dalll’Aniene, che dall’acropoli dell’antica Tibur giunge fino al corso del fiume con un salto di 130 metri. Il percorso si snoda tra sentieri immersi nella vegetazione, offrendo scorci spettacolari e un’esperienza immersiva tra natura e storia.

Il nome evocativo della valle deriva dalla sua conformazione: le alte pareti rocciose e le profondità oscure hanno ispirato nei secoli racconti e leggende che la associavano a un paesaggio infernale. Qui si possono osservare formazioni geologiche di grande interesse, come le pareti calcaree modellate dall’erosione, e una flora rigogliosa che si sviluppa grazie all’umidità costante della valle.

L’acropoli e i templi romani

Sull’acropoli si ergono due importanti edifici sacri di epoca romana: il tempio di Vesta, di forma circolare, e il tempio della Sibilla, a pianta rettangolare. Risalenti al I secolo a.C., sono stati fonte di ispirazione per artisti e architetti per secoli. Il tempio di Vesta, in particolare, con le sue colonne corinzie slanciate e la posizione panoramica, è tra i monumenti più rappresentativi di Tivoli.

Accanto ad esso, il tempio della Sibilla ha conservato parte della sua struttura originaria, nonostante i secoli di trasformazioni e riutilizzi, tra cui la conversione in chiesa nel Medioevo. Entrambi i templi dominano il paesaggio circostante, offrendo un punto di vista privilegiato sulla valle sottostante e sulla città di Tivoli.

I resti della villa di Manlio Vopisco

Passeggiando tra la vegetazione del parco si possono scoprire le rovine della sontuosa domus romana di Manlio Vopisco, una dimora aristocratica del II secolo d.C. caratterizzata da un’articolata architettura e attraversata da canali d’acqua. La villa, citata nelle opere del poeta Stazio, doveva essere un luogo di grande lusso, con ambienti affrescati, pavimenti in mosaico e giardini terrazzati. Gli scavi hanno rivelato anche la presenza di un sistema idrico sofisticato, che convogliava l’acqua nelle varie sezioni della dimora, dimostrando l’ingegnosità degli antichi romani nella gestione delle risorse idriche.

Le grotte di Nettuno e delle Sirene

Queste cavità naturali, modellate dall’erosione dell’acqua, sono tra le attrazioni più affascinanti del Parco Villa Gregoriana. La Grotta di Nettuno è accessibile attraverso la Galleria del generale Sextius Miollis, un tunnel scavato nella roccia all’epoca dell’occupazione francese, da cui attraverso finestrelle si ammira una bellissima vista dell’Aniene.

La grotta, avvolta da un’atmosfera misteriosa, è caratterizzata da spettacolari concrezioni calcaree e da un piccolo corso d’acqua che ne accentua la suggestione. La Grotta delle Sirene, invece, cela profondi abissi ancora inesplorati. Qui le acque si insinuano tra le rocce creando cascate sotterranee e riflessi dorati, in un ambiente che ha alimentato nel tempo miti e leggende.

Info Utili

Come arrivare

L’ingresso è da Largo Sant’Angelo; l’uscita e il bookshop dal Tempio di Vesta.

In auto
Autostrada Roma – L’Aquila A24, uscite Tivoli e Castel Madama. Proseguire seguendo le indicazioni per Tivoli, Villa Gregoriana.

In autobus
Da Roma, fermata Ponte Mammolo, alla fermata Tivoli.

In treno
Treni diretti da Roma Termini o Roma Tiburtina, Villa Gregoriana si trova a 5 minuti (400 m) dalla stazione di Tivoli.
Dalla stazione di Bagni di Tivoli partono i bus del Ville di Tivoli

Biglietti

Intero: € 10
Ridotto (6-18 anni): € 3
Iscritti FAI: ingresso gratuito

Orari di apertura

Dal 22 febbraio al 21 marzo, orario: dalle 9:30 alle 17:00
Dal 22 marzo al 29 giugno, orario: dalle 9:30 alle 18:30
Dal 30 giugno al 31 agosto, orario: dalle 9:00 alle 19:00
Dal 1° settembre al 5 ottobre, orario: dalle 9:30 alle 18:30
Dal 6 ottobre al 25 ottobre, orario: dalle 9:30 alle 18:00
Dal 26 ottobre al 9 novembre, orario: dalle 9:30 alle 16:30
Dal 10 Novembre al 14 Dicembre, orario: dalle 9:30 alle 16:00

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Viaggio a Kuta, la località più famosa di Bali

È da molto tempo che Bali attrae visitatori stranieri: negli anni ’70 meta spirituale e magnete per i surfisti, oggi conquista turisti di ogni tipo assumendo sempre più la forma di una destinazione che o si ama o si odia. Su una cosa, però, tutti sono d’accordo: può essere affollata, costosa rispetto ad alte mete asiatiche, ma la sua bellezza è indiscutibile. Giungle rigogliose, spiagge di sabbia vulcanica, rituali induisti al profumo di incenso e cascate mozzafiato.

L’esperienza che si ha di questa isola indonesiana cambia molto in base alle nostre esigenze e alla zona che scegliamo di visitare. Per chi ama il relax e la natura, Ubud è la scelta ideale, mentre per chi preferisce un’atmosfera più festaiola, la località da segnare sull’itinerario è sicuramente Kuta. Questa è una delle destinazioni più famose e turistiche: scopriamola insieme per capire se fa al caso vostro.

Come raggiungerla e come spostarsi a Kuta

Kuta, in origine piccolo villaggio di pescatori, è situata nella zona sud di Bali ed è nota soprattutto per la sua spiaggia e per il suo mare, perfetto per chi pratica surf. Arrivare a Kuta è molto semplice perché la cittadina dista pochi chilometri dall’aeroporto principale dell’isola, quello Internazionale Ngurah Rai, conosciuto comunemente come Aeroporto di Bali-Denpasar. Vi basterà salire su un bus o un taxi per arrivare comodamente e velocemente al vostro alloggio.

Una volta arrivati a Kuta potete spostarvi tranquillamente a piedi, mentre se desiderate esplorare i dintorni avete a disposizione gli scooter a noleggio, un grande classico per chi viaggia in Indonesia perché rappresenta la soluzione più economica. In alternativa potete scaricare sul telefono l’app Grab e usufruire di un servizio simile a Uber.

Tramonto Kuta

Fonte: iStock

Turisti guardano il tramonto sulla spiaggia di Kuta

Kuta: cosa fare e vedere

Un viaggio a Kuta prevede diverse cose e molte di queste riguardano il mare tra relax, surf e divertimento. Non mancano esperienze legate alla scoperta del cibo locale e dei dintorni: grazie alla sua posizione, da qui potete raggiungere facilmente alcune delle mete più amate dell’isola.

Rilassarsi sulla spiaggia

Seppur non sempre sia semplicissimo fare il bagno a causa delle onde alte, la spiaggia principale di Kuta offre l’atmosfera perfetta in cui dedicarsi a una sola attività: rilassarsi. Come ogni cosa presso la cittadina, anche questa può essere raggiunta comodamente a piedi e troverete un’ampia scelta di servizi turistici per il noleggio di attrezzatura sportiva, lettini e ombrelloni. La combinazione di sole, sabbia, surf e vita notturna è ciò che rende questa spiaggia così popolare.

In generale la spiaggia è libera e nelle immediate vicinanze troverete diversi warung (i chioschi tipici) ricchi di frutta e bevande fresche. La spiaggia di Kuta è anche la location dove vengono rilasciate le tartarughine: vi basterà informarvi e rivolgervi all’associazione locale per partecipare a questa esperienza. Se visitate questa parte dell’isola durante la stagione delle piogge, potreste trovare la spiaggia un po’ sporca a causa dei rifiuti trasportati qui dalle maree e dai venti.

Iscriversi a un corso di surf

Bali è diventata sempre più sinonimo di surf e Kuta è il luogo ideale dove imparare perché le onde, in base alla giornata, sono adatte a tutti i livelli, dai più esperti ai principianti. Le onde qui si infrangono lungo tutto il tratto di spiaggia lunga 2 chilometri offrendo così ai surfisti lo spazio necessario per distanziarsi e trovare un piccolo posto tutto per sé. Troverete diverse scuole o istruttori privati, a disposizione per insegnare sia agli adulti che ai bambini ad approcciarsi alla tavola e ad affrontare le prime onde, che essendo morbide si adattano perfettamente anche ai principianti.

Surfisti a Kuta

Fonte: iStock

Coppia di surfisti sulla spiaggia di Kuta

Esplorare i dintorni di Kuta

Se avete voglia di cambiare aria, potete noleggiare uno scooter o partecipare a un tour per raggiungere la vicina Uluwatu. Immersa in un’atmosfera più rilassata rispetto a Kuta, Uluwatu offre spiagge bellissime e tramonti indimenticabili. Una delle attrazioni principali, però, resta il tempio Luhur Uluwatu, anche noto con il nome di ‘tempio delle scimmie’. Per non avere problemi con questi animali non date loro da mangiare e tenete le distanze, così che non possano aggredirvi per rubarvi qualche oggetto personale! La particolarità di questo tempio è la sua posizione a picco sul mare, la quale offre scorci panoramici splendidi.

Per quanto riguarda le spiagge, invece, le migliori sono Bingin Beach, ideale per chi vuole praticare surf, Padang Padang Beach per chi ricerca la classica spiaggia da sogno con sabbia bianca e acque azzurre, e Melasti Beach, famosa per i suoi colori caraibici.

Se siete interessati ai templi indù, da Kuta potete raggiungere anche il Tempio della Terra nel Mare (Pura Tanah Lot), situato su un isolotto a 100 metri dalla costa. Costruito da un sacerdote nel XVI secolo, il tempio è dedicato agli spiriti guardiani del mare e leggenda vuole che sia sorvegliato da pericolosi serpenti marini. Quando la marea è alta, la roccia su cui è situato viene quasi completamente sommersa, ma per alcune ore al giorno è possibile arrivare al tempio camminando senza quasi bagnarsi. Entrare è vietato, ma al tramonto è possibile ricevere la benedizione dai sacerdoti, così da portarvi a casa un’esperienza unica e spirituale.

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Marche: le più belle piscine naturali del fiume Bosso

Piccoli canyon, forre, cascate, scivoli calcarei e piscine naturali: il fiume Bosso offre tutta la gamma completa del divertimento per gli amanti dell’acqua dolce. E sono in tanti che in questa parte interna delle Marche, al cospetto dell’Appennino umbro-marchigiano, preferiscono il fiume al mare, un turismo quotidiano e di prossimità rispetto alle gettonate coste adriatiche della regione.

Il Bosso nasce in località Pianello dalla confluenza di tre piccoli corsi d’acqua, i torrenti Certano, Giordano e Fiumicello. Costeggia poi l’abitato di Secchiano e si dirige verso Cagli, la cittadina più importante bagnata dalle sue acque, dove riceve il tributo del fiume Burano per poi gettarsi nel Candigliano e, ulteriormente, nel Metauro.

L’area tra Pianello e Cagli è una zona davvero ricca di spiagge d’acqua dolce e piscine naturali per tutti i gusti. Immersi nella splendida cornice rurale marchigiana, con le vette appenniniche a fare da contorno al paesaggio, è un vero piacere esplorare i tredici chilometri che collegano la frazione al suo capoluogo, percorrendo le sponde del fiume e scoprendone ogni angolo vocato al wild swimming. 

Bosso: le spiagge fluviali di San Nicolò

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Le belle piscine naturali tra Secchiano e Pianello

All’incirca a metà strada tra Cagli e Pianello, poco più a monte del fiume rispetto al ponte pedonale che rappresenta il punto di partenza del Sentiero delle Ammoniti, il Bosso offre una zona fantastica per una giornata in riva al fiume.

Grandi massi piatti, qualche spiaggia in terra battuta, piscine naturali di diverse profondità e un po’ di bosco ai margini per ripararsi dal sole battente nelle ore più calde: un contesto a dir poco perfetto per una destinazione adatta a tutta la famiglia.

Le acque del Bosso sono splendide: passano dalla trasparenza più totale nei tratti dove c’è poca profondità a delle tonalità intense di blu, quasi elettriche, lasciando però vedere sempre chiaramente il fondale, sintomo della loro purezza.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Relax a bordo fiume

Un’indicazione della qualità dell’acqua è la presenza occasionale di qualche granchio di fiume, una creatura rara che abita solamente i corsi più incontaminati.

Bosso: la cascata del mulino di Secchiano

Percorrendo la Strada provinciale 29 che corre lungo il corso del Bosso, in direzione di Cagli, si supera l’abitato di Secchiano e, su una curva verso sinistra, si individuano alcune case, ristrutturate là dove c’era un antico mulino che funzionava grazie all’energia fluviale.

Dietro gli edifici una bella cascata dal fronte ampio mette allegria solo a starci vicino. Ci si può sistemare sia in qualche radura poco a monte, seguendo le tracce che si aprono lungo il sentiero, che nella spiaggetta di sassi a valle, ombreggiata da alcuni alberi.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata del mulino di Secchiano

Da sopra la cascata ci si tuffa senza problemi nella polla sottostante, profonda abbastanza da non farsi male. L’acqua fresca è un vero toccasana contro la calura e tanti bambini e bambine del luogo imparano qui a tuffarsi senza paura né pericoli.

Bosso: il canyon di Secchiano

Poco più a valle rispetto alla succitata cascata, il fiume Bosso vede le pareti rocciose attorno al suo letto alzarsi: il suo corso si chiude in un canyon tutto da nuotare e da esplorare.

Alla prima parte del canyon si accede da un sentiero breve ma impervio, è necessario utilizzare la corda legata agli alberi che coprono il sentiero e calarsi con attenzione lungo la traccia battuta per arrivare sulle rocce nel letto del fiume.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorare il canyon a nuoto

Qui ci si può sistemare comodamente in una delle tante nicchie sulla riva, tante piccole alcove nella roccia dove sistemarsi. Tutt’intorno piscine naturali di diverse profondità e trampolini di pietra dai quali tuffarsi.

Dopo questa prima ansa in cui il letto del fiume si restringe di molto, il Bosso torna ad aprirsi in un lungo rettilineo e poi a inforrarsi nuovamente in una seconda parte del canyon. A questo tratto si può accedere da un agile sentiero che si trova qualche centinaio di metri più avanti rispetto al precedente accesso, in direzione Cagli.

Sceso in pochi minuti il sentiero che porta al canyon si trovano a monte alcuni laghetti di acqua bassa che vengono utilizzati per far divertire i bambini piccoli. A valle, invece, le pareti rocciose sui lati del corso d’acqua si alzano sempre di più. La gente si sistema su una sponda e sull’altra, beneficiando dell’ombra degli alberi in cima a questa sorta di scogliere in sinistra orografica.

Scendendo sul letto del fiume, si può iniziare a percorrere il canyon. Si attraversa prima un grazioso laghetto di forma perfettamente circolare, poi una piscina naturale piuttosto profonda dove nuotare per qualche metro è tassativo. Esplorare il canyon nuotando nei punti più profondi, camminando in quelli più bassi e uscendo occasionalmente dall’acqua in occasione delle piccole spiaggette che si incontrano è una esperienza da non perdere.

Bosso: l’ansa rocciosa di Cagli

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

L’ansa del Bosso nei pressi di Cagli

Poco distante dall’inizio dell’abitato di Cagli, il fiume Bosso compie un’ansa in corrispondenza di un promontorio roccioso. Da un lato e dall’altro di questo, due ampie spiagge sono molto gettonate dagli abitanti del luogo.

Nel laghetto che si è formato a monte del promontorio sguazzano allegri i più giovani, mentre consessi familiari articolano lunghe conversazioni con l’acqua alla vita, coadiuvando refrigerio e convivialità. Scendendo a valle, oltre l’ansa attorno alla conformazione rocciosa, l’acqua si fa più profonda: una grande piscina di acqua azzurra fa bella mostra di sé.

I due lati del promontorio sono collegati da un tratto molto stretto del fiume, dove l’acqua è profonda: è divertente percorrere l’ansa a nuoto, per andare da una parte all’altra di questo bel luogo.

Bosso: i Tre pozzi di Cagli

Li chiamano i Tre pozzi. Sono una serie molto ravvicinata di piscine naturali alle porte di Cagli, la spiaggia per eccellenza della gioventù cagliese.

Come indica evidentemente il nome, questo tratto del fiume Bosso è caratterizzato dal susseguirsi di tre piscine naturali. Quella più a monte è figlia di una bella e poderosa cascata intorno alla quale è possibile sistemarsi sui massi.

Bosso Tre Pozzi

Fonte: Lorenzo Calamai

Godersi l’estate sulle rive d’acqua dolce del fiume Bosso, nel cuore delle Marche

Dopodiché il fiume si incanala in una breve forra, circondato di pinnacoli rocciosi torniti dallo scorrere millenario delle acque. Qui, con un po’ di prudenza, ci si può produrre in adrenalinici tuffi da discrete altezze.

Infine, dopo un laghetto con l’acqua bassa dove i ragazzi del luogo hanno sistemato un tavolino da picnic per godersi la giornata con i piedi a bagno, l’acqua torna ad essere profonda di nuovo dirigendosi verso Cagli.