Categorie
cascate lago lusso piscine Vacanze natura Viaggi

Cascate, piscine e perfino laghi: dove fare il bagno nel fiume Magra

Il fiume Magra, corso d’acqua che parte lo Genovese dal Toscano, per dirla con Dante Alighieri: settanta chilometri di percorso dall’Appennino Toscoemiliano fino al Mar Ligure, antico confine romano al di sotto del quale gli abitanti godevano della cittadinanza di quello che sarebbe diventato un secolo più tardi l’impero, nell’Ottocento terreno di scontro delle truppe napoleoniche e britanniche e oggi raccontato in alcune delle opere di Maurizio Maggiani.

Un fiume importante per i tanti paesi e le città che attraversa, ma un fiume che riserva il meglio di sé per gli avventurosi viaggiatori che trovano la voglia di esplorare le sue anse più recondite, nascoste là dove il corso è ancor giovane, dove le acque hanno da poco lasciato i pendii del monte Borgognone e del monte Tavola.

Cascate, piscine naturali e perfino un lago, in qualche modo: sono questi i tesori che offre lo scrigno del Magra nella sua prima parte, a monte rispetto alla cittadina di Pontremoli, il centro più importante della Lunigiana.

Fiume Magra piscine naturali
L’eloquente cartello sul ponte di Groppodalosio

Il Piscio di Pracchiola

Pracchiola è un minuscolo abitato della Valdantena, la zona collinare a nord-est del territorio del comune di Pontremoli, il cui nome deriva probabilmente dall’antico nome etrusco del fiume Magra.

È l’ultimo borgo che si trova sulla strada che da valle risale il corso d’acqua e poi raggiunge il Passo del Cirone, che separa la provincia di Massa da quella di Parma. In corrispondenza di Pracchiola la Strada provinciale 108 smette di seguire il corso del fiume, che lambisce la frazione nel suo lato occidentale.

Risalire il corso del Magra è invece l’obiettivo dell’esplorazione: si può lasciare l’auto nel parcheggio di Pracchiola, attraversare l’unica strada lastricata del paese a piedi e inoltrarsi nel bosco seguendo l’artigianale indicazione su un cartello di legno che dice: cascata.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Tutta la forza dell’imponente cascata di Pracchiola

In circa mezz’ora di escursione nel bosco si raggiunge il salto noto come il Piscio di Pracchiola, un’imponente parete rocciosa dal quale il Magra, che nasce appena qualche chilometro più su, si getta per circa 30 metri con grande fragore, sbatacchiandosi nello stretto cunicolo scavato nella roccia e generando un’ampia polla ai suoi piedi.

La cascata è destinazione di tanti visitatori ed è uno spettacolo della natura imperdibile in tutte le stagione, ma diventa poi una stuzzicante meta per i giorni più caldi dell’estate: l’acqua della piscina naturale è molto fredda e un tuffo proprio sotto la cascata un must per i più coraggiosi.

Il Ponte della Colombaia

Nei pressi di Pracchiola si trova un’altra sensazionale destinazione per gli amanti dell’acqua dolce e del wild swimming: il Ponte della Colombaia. Arrivando da valle nel piccolo abitato, ci si accorgerà di passare su un cavalcavia che permette di attraversare il corso del fiume.

Poco sotto il cavalcavia si trova in realtà un ben più vecchio e scenografico ponte, risalente al Quattrocento e ristrutturato recentemente, il quale a sua volta sorveglia una bella zona di piscine naturali dall’acqua cristallina, con grandi massi piatti ai bordi che lo rendono un luogo ideale per un picnic fuori porta.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

II ponte della Colombaia risale al XV secolo

Alle piscine naturali si accede percorrendo un breve sentiero che parte poco più a valle rispetto al cavalcavia, in concomitanza di uno spiazzo sterrato sulla destra della sede stradale.

È uno spot che garantisce ampia ombreggiatura, grazie alla boscaglia circostante, mentre le piscine naturali sono al sole nelle ore centrali della giornata. Non sono profondissime, si tocca quasi in ogni punto della polla, ma si riesce comunque a fare un bagno rinfrescante.

Le Piagnare

Scendendo insieme al Magra verso valle, ci si sposta nel paese di Casalina, altra caratteristica borgata del pontremolese, con splendide case in pietra a vista e i tipici tetti coperti di piagne, lastre di arenaria disposte in triplice strato per proteggere dalla pioggia.

Proprio dal nome di queste particolari tegole scure deriva quello delle Piagnare, una delle zone in assoluto più belle della Lunigiana per il wild swimming: e sì che ce n’è, di concorrenza.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Arrivo alle Piagnare, una delle spiagge d’acqua dolce più belle sul fiume Magra

A Casalina, scendendo lungo la strada asfaltata che collega con le frazioni di Barcola e Previdè, su un tornante della strada verso sinistra si trova su un lato della strada un cancello per il bestiame. Aperto quello si accede a un breve sentiero che in due minuti porta alle Piagnare.

Qui il colpo d’occhio è subito splendido: un enorme masso ostruisce il corso del Magra un centinaio di metri più a monte; il fiume gli scorre attorno e si stringe ai piedi di una ripidissima parete grigio-nera d’arenaria, per poi gettarsi con una cascatella in una ampia e profonda piscina naturale dai colori elettrizzanti; un ampio masso quadrato e piatto all’ombra di alcuni alberi. Un vero e proprio paradiso.

Gli audaci potranno anche risalire il corso del Magra con un piccolo percorso di light canyoning fino a raggiungere il ponte di Groppodalosio, un affascinante ponte in pietra dal quale ammirare la vista dell’omonima borgata sovrastante, peraltro facilmente raggiungibile da un sentiero che collega il paese al ponte.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Il ponte di Groppodalosio: da qui, peraltro, passa la via Francigena

Il Pallino

Immediatamente a valle della succitata zona delle Piagnare si trova il Pallino, una bella cascata ai cui piedi si è creata una splendida polla d’acqua cristallina.

Dalla cima della cascata i giovani di Previdè, di Barcola e di Casalina amano tuffarsi nelle profondità del corso d’acqua, in un contesto davvero bello e senza sostanziali pericoli: è facilissimo arrampicarsi dalla base della cascata fin sopra la medesima.

Intorno alla polla la boscaglia crea una piacevole ombra, dove trovare riparo dalle grinfie del solleone, e si può anche sistemarsi sugli ampi lastroni di roccia a monte del salto.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

La bella cascata del Pallino

Il Lago Scaiè

Lo chiamano lago, ma un lago non è.

Ancora più a valle rispetto a Pracchiola e a Previdè, nei pressi della località Molinello, il Magra si apre in un’ampia polla che i locali hanno preso a chiamare lago (Scagliolo o Scaiè) ed è una delle destinazioni balneari più gettonate della vallata, anche per l’ampia offerta del posto.

Un po’ più a monte dell’ampia piscina un tratto di acqua bassa e una spiaggetta di sassolini sono un luogo ideale per un picnic adatto anche alle famiglie con bambini piccoli. Più a valle ci si può sistemare in un’ampia zona ombreggiata di rocce piatte un paio di metri più in alto rispetto al corso del fiume: una zona per godersi il fresco ma anche per prodursi in un acrobatico tuffo nella profonda piscina sottostante. Per gli amanti della tintarella ampie zone di rocce comode per sdraiarsi si trovano sull’altra sponda, facilmente accessibile tramite guado, senza dover passare dalla zona più profonda del lago.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Impossibile resistere alla tentazione di un tuffo

Impossibile resistere al richiamo delle fresche e dolci acque del Magra, così azzurre e al tempo stesso cristalline, talmente trasparenti che anche nei punti più profondi si può vedere senza problemi il fondale.

La Serra di Mignegno

Lasciando la Valdantena e avvicinandosi a Pontremoli, vicino al cimitero di Mignegno si trova l’omonima Serra, fusione perfetta di natura e intervento dell’uomo.

Due grandi briglie di contenimento della forza del fiume Magra servono a creare due grandissime polle di acqua azzurra e fresca in un punto dove il corso d’acqua ha aumentato la sua portata e anche in estate rovescia da un lato all’altro del salto tutto il suo carico.

Per raggiungerle si deve obbligatoriamente camminare per un breve tratto nel letto del Magra. Dopo il ponte sulla Magriola della Strada statale 62, si gira bruscamente a destra in via Mignegno, che porta verso il cimitero. Dopo qualche decina di metri si tiene la destra al bivio e si prosegue fin quando la strada consente. Dal termine della strada si scende sul letto del fiume e si risale per circa 10 minuti, fino a raggiungere i due bei tonfi.

Fiume Magra piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Il doppio salto della Serra di Mignegno

La Serra di Mignegno è quindi in realtà un doppio salto con una doppia piscina dove potersi tuffare e fare il bagno. La cascata più a monte è un po’ più alta ed è sfruttata soprattutto per tuffarsi, mentre la seconda è più bassa, con un laghetto più ampio adatto anche a qualche bracciata, e ha ai suoi margini un’ampia spiaggia di piccoli ciottoli bianchi dove potersi sistemare.

Categorie
cascate crociere Europa Idee di Viaggio Norvegia vacanza natura Viaggi viaggiare

Cosa vedere a Geirangerfjord, paradiso tra ghiacciai e cascate

Ci sono luoghi nel mondo che lasciano tutti senza fiato. Geirangerfjord, il fiordo norvegese del Sunnmore, un ramo del Storfjorden che abbraccia il villaggio di Geiranger, è sicuramente uno di questi. Cascate selvagge cadono fragorose nelle acque color smeraldo del fiordo, mentre il contrasto tra le imponenti cime innevate e i paesaggi verdi circostanti creano un panorama difficile da dimenticare. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è una delle mete più visitate della Norvegia, tanto che arrivare al porto e al villaggio di Geiranger significa subire quasi uno shock: qui, la quiete e bellezza della natura si scontrano contro una marea interminabile di turisti, autobus e navi da crociera.

Il porto, infatti, è il più frequentato del paese per via delle 160 navi turistiche che nei 4 mesi estivi visitano la cittadina, abitata da sole 250 persone. L’alta stagione va da marzo a settembre, il periodo ideale per visitare non solo Geirangerfjord, ma la Norvegia in generale soprattutto per il clima, che in questi mesi potrebbe essere più clemente. Se non amate confrontarvi con la folla e non siete interessati a fare la crociera, potete scegliere di visitare il fiordo in altri modi più sostenibili e tranquilli. In questo articolo vi raccontiamo cosa vedere a Geirangerfjord e tutte le attività che potete fare per scoprirlo al meglio.

Perché il fiordo è così famoso

Spiegare la notorietà di Geirangerfjord è molto semplice: immaginate uno degli spettacoli naturali più belli di tutto il pianeta, un ambiente unico nato durante l’ultima era glaciale, quando i ghiacciai scavarono i profondi fiordi e plasmarono le alte montagne. L’eccezionale bellezza naturale deriva dalle pareti cristalline strette e ripide che si ergono fino a 1.400 metri sul livello del mare e si immergono per 500 metri. Ma non finisce qui. Dalle mura di roccia fuoriescono cascate spettacolari che, precipitando dalle montagne quasi in modo verticale, accarezzano le scogliere con leggeri veli di nebbiolina e creano arcobaleni in continua evoluzione.

Cosa vedere a Geirangerfjord

Le cascate sono sicuramente una delle attrazioni più importanti. Le due più famose sono le “Sette Sorelle” e quella del “Pretendente”, posizionate l’una davanti all’altra e il cui nome deriva da una leggenda. Secondo la storia, sette sorelle molto belle e somiglianti tra loro avevano attirato l’attenzione di un principe della zona che, interessato ottenne ospitalità dal padre. Il principe, abbagliato dalla loro bellezza, decise di sposarne una. Ogni giorno però, al risveglio dopo notti di bagordi, si dimenticava il volto e il nome della prescelta. Con il passare degli anni le sorelle, inconsolabili, cominciarono a piangere e a gettare lacrime, così tante da trasformarsi nelle rinomate cascate che potrete ammirare da sopra una barca o durante un trekking avventuroso.

Un’altra cascata da non perdere è il Bride Veil (il velo della sposa) chiamata così per via della sua particolare conformazione: cadendo oltre un bordo roccioso sembra davvero il velo sottile di una sposa, soprattutto quando illuminata dal sole. Bellissimo è anche il Dalsnibba, un rilievo montuoso che con la sua imponenza sovrasta Geiranger. Il rilievo è il traguardo di una competizione sportiva detta Geiranger-From Fjord to Summit ed è spesso meta di escursioni turistiche, anche perché offre una vista privilegiata sul panorama. Questa può essere goduta anche senza faticare troppo perché la cima, a un’altitudine di 1500 metri sopra il livello del mare, può essere raggiunta comodamente in auto.

A completare il paesaggio ci sono i resti di antiche fattorie, tra le più famose e fotografate ci sono quelle di Skagefla, Knivslfa e Blomberg, caratterizzate dai classici tetti con il manto erboso.

Cottage tetto verde Geirangerfjord

Fonte: iStock

Vecchio cottage con tetto verde a Geirangerfjord

Cosa fare a Geirangerfjord

Sono diverse le cose da fare tra i paesaggi di Geirangerfjord, il re dei fiordi norvegesi. Chi ama i trekking, tempo permettendo, può percorrere il sentiero escursionistico nazionale Fosseråsa, che consente di ammirare da vicino le cascate in un alternarsi di scale e passerelle. Sempre dedicati agli appassionati del turismo d’avventura ci sono i tour acquatici, che vi permetteranno di scoprire il fiordo direttamente dalle sue acque noleggiando un kayak.

Chi, invece, preferisce un’attività più rilassata può optare per una delle tante crociere che partono quotidianamente dal porto di Geiranger. Grazie a questa minicrociera potrete ammirare la bellezza del fiordo e delle sue cascate da una posizione privilegiata. Non mancano i punti panoramici gratuiti, come quelli offerti da una delle strade più spettacolari della Norvegia. Ornevegene Eagle Road è composta da 11 tornanti e arriva a un’altezza di 620 metri. Aperta nel 1955, fu chiamata Eagle Road perché il punto più alto era anche quello dominato da un gran numero di aquile.

Anche Flydalsjuvet offre una vista bellissima, oltre che rappresentare la location perfetta per scattare splendide fotografie del villaggio di Geiranger e del fiordo. Il punto di osservazione è suddiviso in due: un pianoro superiore e uno inferiore, con passerella in mezzo.

Qual è il mese migliore per visitare i fiordi norvegesi

Chiunque stia organizzando un viaggio in Norvegia desidera ammirare dal vivo i meravigliosi fiordi, uno su tutti Geirangerfjord. Scegliere il periodo giusto per visitarli è fondamentale per poterseli godere al meglio, anche se il tempo può riservare sempre delle sorprese! In generale, i mesi ideali per scoprire i fiordi norvegesi sono compresi tra maggio e settembre. L’estate vanta giornate lunghe durante la quale potete ammirare anche il sole di mezzanotte, oltre che un clima piacevole, non caldo, ma che permette di praticare diverse attività all’aperto.

Nave da crociera su Geirangerfjord

Fonte: iStock

Vista di Geirangerfjord con navi da crociera
Categorie
cascate Emilia Romagna Vacanze natura Viaggi

Romagna d’estate: il Ponte della Brusia e altre meraviglie del fiume Montone

Tre arcate di pietra, le laterali più piccole, la centrale più ampia, sormontata dalla guglia che congiunge le due metà: il Ponte della Brusia ne ha vista scorrere di acqua sotto le sue imponenti fondamenta. La sua schiena d’asino attraversa le acque del fiume Montone, in corrispondenza della frazione di Bocconi, da circa 600 anni.

Ancor più antica è la spettacolare cascata che salta ai suoi piedi, creando un anfiteatro di pietra attorno a una grande polla d’acqua dolce che d’estate diventa una delle località balneari più ambite della Romagna appenninica.

Il Montone nasce solo pochi chilometri più a monte, nell’abitato di San Benedetto in Alpe, prima cittadina della regione Emilia Romagna a pochi chilometri dal confine con la Toscana, superato il Passo del Muraglione.

Ponte della Brusia Emilia Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata della Brusia, da cui prende il nome il magico ponte che la sovrasta

Imbocca quindi la vallata che scende rapida dalle quote appenniniche fino a Forlì, scandendone la morfologia con il suo passaggio. All’ombra dei boschi che circondano il suo corso sorgono splendidi angoli fluviali, con spettacolari cascate e ampie piscine naturali scavate nella tipica, friabile roccia che compone questo territorio. La Cascata della Brusia, che dà il nome al ponte, ne è solo l’esempio più eclatante.

Il Ponte della Brusia

Percorrendo la Strada statale 67 che collega San Benedetto in Alpe a Portico di Romagna, si attraversa la frazione di Bocconi. Qui evidenti indicazioni stradali consentono di raggiungere l’ampio parcheggio dell’abitato, dove eventualmente lasciare l’auto prima di imboccare il breve sentiero in discesa che in un centinaio di metri consente di arrivare al Ponte della Brusia.

Ponte della Brusia

Fonte: Lorenzo Calamai

Imponente e spettacolare: la cascata sotto lo sguardo sempiterno del Ponte della Brusia

Il primo sguardo al contesto rivela subito lo spettacolo che ci attende: sotto il ponte il Montone si divide in mille rivoli su un pianoro roccioso, rompendosi poi mentre cade per una decina di metri verso un’ampia vasca sottostante. Tutt’intorno gli avventori trovano posto sui massi piatti levigati dall’acqua ed esposti al sole per buona parte della giornata.

Per raggiungere le sponde del fiume si deve attraversare il ponte e imboccare il sentiero che, sulla sinistra, scende fino a riva.

Ponte della Brusia

Fonte: Lorenzo Calamai

I ragazzi più temerari si sfidano a tuffarsi dalla non trascurabile altezza dei contrafforti rocciosi della cascata

Il Ponte della Brusia e la sua cascata sono una destinazione adatta a tutti: ci si può rilassare sulle rocce piatte, prendendo il sole sempre rinfrescati dallo scorrere dell’acqua; si può nuotare nella profonda piscina naturale ai piedi della cascata, dove l’acqua verde in estate sembra chiamare chi è accaldato; i più piccoli possono divertirsi nelle parti più esterne della medesima polla, dove l’acqua è bassa e la corrente nulla; c’è abbastanza spazio per accogliere molte persone e anche per organizzare un bel picnic, sfruttando la forza refrigerante del fiume.

Altre piscine naturali sul fiume Montone

Nei 12 chilometri che collegano San Benedetto in Alpe a Portico di Romagna il fiume Montone regala altri tre luoghi che con il Ponte della Brusia compongono un poker d’acqua dolce che gli amanti del wild swimming non possono non adorare.

Tra San Benedetto e Bocconi, frazione che sta a metà strada rispetto a Portico, il Montone compie un’ampia curva a gomito. In questo tratto peculiare si trova una maestosa cascata, con ai suoi piedi una coppia di ampie piscine naturali e le rovine di un antico mulino di pietra.

Gorgoni - Fiume Montone

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata principale dei Gorgoni sul Fiume Montone

Si tratta della spiaggia d’acqua dolce nota come Gorgoni, e si può raggiungere percorrendo il sentiero che parte in corrispondenza del cartello che indica il chilometro 150 della Strada statale 67.

In pochi minuti si potrà raggiungere un bel punto panoramico in corrispondenza di una prima cascatella con una piccola piscina naturale da cui godere di una bella vista sulle due cascate principali e sulla grande e affascinante parete rocciosa sgretolata nel corso dei millenni dallo scorrere del corso d’acqua. Alcune tracce conducono poi sulle sponde del fiume, a entrambi i livelli.

Gorgoni - Fiume Montone

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle piscine naturali dei Gorgoni

Poco più a monte dei Gorgoni, utilizzando in parte lo stesso sentiero, si può raggiungere il cosiddetto Gorgo del Diavolo. Si tratta di una grande piscina naturale immersa nel bosco, e pertanto sempre all’ombra.

È la destinazione ideale nei caldi giorni dell’estate più profonda, quando le temperature diventano insostenibili e c’è bisogno di tutto il refrigerio possibile. Per raggiungere il Gorgo del Diavolo bisogna giocoforza passare per alcuni tratti nel letto del fiume, ed è pertanto necessario essere attrezzati per doversi bagnare.

Vi accorgerete di essere arrivati quando troverete una ampia polla verde, evidentemente molto profonda, sormontata da una cascatella, con due rocce che costringono il passaggio del corso d’acqua e due contrafforti rocciosi sui lati della medesima, che consentono di sistemare la propria roba e fungono anche da trampolino per un tuffo acrobatico.

Gorgo del Diavolo

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Gorgo del Diavolo, con una corda appesa tra gli alberi per tuffi sempre più pazzi

Ultimo, ma non meno importante: prima di arrivare a Portico di Romagna, svoltando a destra proprio al limitare dell’abitato in via Molino di Sopra, si scende fino al bed and breakfast omonimo. Da qui un breve sentiero costeggia il fiume fino a La Chiusa, una imponente cascata artificiale con un bello spazio verde attorno sotto l’ombra di un grande e frondoso albero.

Meno bella dal punto di vista naturalistico, questa spiaggia d’acqua dolce ha il merito di essere meta ideale per un momento di condivisione acquatica per tutta la famiglia, tra giochi e relax nella zona dove l’acqua scorre su lunghe lastre di pietra.

La Chiusa Portico di Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

La Chiusa a Portico di Romagna

A La Chiusa è possibile arrivare anche percorrendo il sentiero degli orti, un percorso cittadino che fa il giro di Portico di Romagna passando sulla sponda opposta del Montone rispetto all’abitato, consentendo così di godere di begli scorci sul borgo e poi di risalire in centro passando per il centrale Ponte della Maestà.

Portico di Romagna, borgo medievale lungo il fiume

Quando nel 2021, a 700 anni dalla morte del padre della lingua italiana Dante Alighieri, molti luoghi d’Italia toccati dal passaggio dell’esule fiorentino hanno festeggiato la ricorrenza con grandi celebrazioni.

Forse, fra i fasti delle città più grandi, sono passati sottotraccia gli onori riservati al Sommo dai comuni dell’Appennino Toscoromagnolo, in particolare da quello di Portico e San Benedetto, piccolo municipio che comprende le tre località di San Benedetto in Alpe, Bocconi e Portico di Romagna, tutte destinazioni di Dante Alighieri dopo il suo esilio da Firenze all’inizio del Trecento.

Se San Benedetto in Alpe e il suo torrente Acquacheta, con la famosa cascata, hanno avuto l’onore di essere citati nella Divina Commedia all’interno del canto XVI dell’Inferno, Portico di Romagna è invece nota per la leggenda che vorrebbe che l’Alighieri si fosse qui innamorato di Beatrice Portinari, lungo le rive del fiume Montone che accarezzano le rive del borgo.

Portico di Romagna

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Ponte della Maestà di Portico di Romagna

Una leggenda che ha il suo fondo di verità nella residenza storica dei Portinari a Portico di Romagna, luogo di nascita del capofamiglia Folco. Palazzo Portinari abbellisce ancora oggi il caratteristico centro storico del borgo medievale, fatto di vicoli stretti, acciottolato ed edifici con mattoni a vista.

Il Giardino di Dante e Beatrice è invece un curato spazio verde nella parte alta della cittadina, dominata dalla Torre dell’Orologio, una delle antiche vestigia del castello della famiglia Guidi, signori di Portico nel Medioevo, epoca di maggior splendore di questo importante snodo tra Toscana e Romagna, fra l’ovest e l’est del Centro Italia.

Il Ponte della Maestà sul fiume Montone, nella parte più bassa del centro abitato, collega invece il centro cittadino ad una bella passeggiata in spazi verdi molto ben curati, sulla sponda opposta del corso d’acqua rispetto all’abitato.

Categorie
cascate Europa Idee di Viaggio Islanda vacanza natura Viaggi viaggiare

Skogafoss, in Islanda: cosa vedere e quando andare

Probabilmente hai già sognato più volte di partire per l’Islanda e una delle domande che ti sei fatto è cosa vedere e quando andare a Skogafoss, per trovarti al cospetto di una meraviglia naturale che sembra uscire direttamente dalla mitologia vichinga. L’Islanda è una terra di spettacoli naturali unici, una di quelle mete che prima o poi vanno messe nella tua lista dei viaggi da fare.

Tra le meraviglie da vedere assolutamente in Islanda spicca Skogafoss, una delle cascate più iconiche e ammirate del paese. Situata nel sud dell’Islanda, questa maestosa cascata attira visitatori da tutto il mondo per la sua bellezza senza pari e anche per la sua accessibilità. Considerati i costi di un viaggio su quell’isola al limite del Circolo Polare Artico, è sempre bene comprendere prima di partire cosa vedere e quando andare a Skogafoss per ottenere il meglio da un viaggio in Islanda.

La Cascata: una delle cose più belle da vedere in Islanda

Skogafoss è il nome proprio della cascata che dà il nome a questa località islandese. “Foss” è una parola che ti capiterà di leggere o sentire spesso in viaggio in Islanda. Vuol dire, per l’appunto, cascata. Quello di Skogafoss è un salto d’acqua alto 60 metri e largo 25, situata lungo il fiume Skógá, da cui trae l’alra parte del nome. In Islanda ci sono molte cascate da vedere, molte delle quali con nomi mitici e mitologici ma Skogafoss non è tra quelle. Attira per la sua bellezza e non per il suo nome.  La sua potenza e il fragore dell’acqua che si schianta sulle rocce sottostanti creano un’atmosfera impressionante e indimenticabile.

Data la posizione in cui si trova, avvicinarsi a Skogafoss è più facile di quel che si potrebbe immaginare: con le dovute attenzioni, è possibile raggiungere alcuni punti molto vicini alla base della cascata, il che offre fantastiche opportunità fotografiche e la possibilità di sentire la forza della natura da vicino. La portata d’acqua della cascata varia a seconda della stagione ma ciò che resta perfetto in tutte le stagioni è la capacità di Skogafoss di creare un ambiente magico, che sembra uscito da un romanzo. Non a caso, Skogafoss è una delle location cinematografiche più utilizzate d’Islanda, presente anche in una serie epica come Il Trono di Spade.

Islanda

L’Arcobaleno: il ponte di luce che porta al Valhalla

Chissà che cosa hanno pensato i primi vichinghi, una volta giunti in questa terra sconosciuta che poi avrebbero chiamato Islanda, la terra del ghiaccio. La potenza della natura e la forza trasmessa dalla stessa terra tramite le sorgenti geotermiche hanno conquistato quei fieri navigatori. Secondo molte saghe vichinghe, l’Islanda era quanto di più vicino all’ingresso del Valhalla, il mondo in cui risiedono gli Dei. Secondo le credenze tipiche della mitologia vichinga, il Valhalla si raggiunge camminando sul Bifrost, un arcobaleno.

Una delle cose da vedere assolutamente a Skogafoss è proprio lo spettacolo dell’arcobaleno. Grazie alla quantità di spruzzi generati dalla cascata, nei giorni di sole si può spesso vedere un arcobaleno, o addirittura un doppio arcobaleno, che aggiunge un tocco magico alla già spettacolare vista. Tieni pronta la tua macchina fotografica.

Il Sentiero di Fimmvörðuháls: l’ideale per chi ama il trekking

Un viaggio in Islanda è qualcosa di perfetto per chi ama le attività outdoor. Skogafoss è un luogo molto amato dagli amanti del trekking. Una delle cose da fare a Skogafoss, infatti, è camminare e fare trekking, visto che la zona della cascata è anche il punto di partenza del sentiero di Fimmvörðuháls, uno dei percorsi escursionistici più celebri dell’Islanda.

Il sentiero conduce attraverso un paesaggio incredibile, passando per altre cascate, distese formate dalla lava delle passate eruzioni e ghiacciai. Questo percorso di trekking che parte da Skogafoss termina a Thórsmörk, una splendida valle racchiusa tra ghiacciai. Per poter percorrere questo sentiero occorre avere l’attrezzatura giusta, sia come abbigliamento che come scarpe ed equipaggiamento da avere con sé.

Fare trekking a Skogafoss in Islanda

Fonte: iStock

La bellezza di un arcobaleno a Skogafoss

La Scala Panoramica: un modo più semplice per osservare Skogafoss

Skogafoss si può osservare da molti punti, una volta arrivati nella zona d’Islanda in cui si trova. Accanto alla cascata c’è una lunga scala di metallo che permette di salire fino in cima, offrendo una vista panoramica sulla cascata stessa e sulla campagna circostante. Da qui, si possono ammirare il fiume Skógá che scorre tranquillo prima di precipitare nel vuoto e l’infinito paesaggio islandese.

Anche questo punto di osservazione è un luogo privilegiato per avere un punto di vista diverso da quelli che si possono avere dalla base di Skogafoss.

La Leggenda del Tesoro: una storia da perfetta saga islandese

L’Islanda, nel primo Medioevo, venne colonizzata da popolazioni vichinghe che lasciavano le altre terre scandinave. Secondo molte saghe che potrai ascoltare durante il tuo viaggio in Islanda, il primo colono si chiamava Þrasi Þórólfsson. Una delle cose da fare a Skogafoss è lasciarsi avvolgere dalla leggenda legata alla storia di Þrasi Þórólfsson e andare alla ricerca del suo tesoro.

La leggenda vuole, infatti, che questo navigatore vichingo abba nascosto un forziere pieno d’ora dientro la cascata. Nessuno studioso o archeologo ha mai trovato evidenze di questo tesoro ma è molto bello arrivare ai piedi di Skogafoss e immaginare che tutta quell’acqua protegga chissà che tesoro. Si tratta di lavorare di immaginazione per aggiungere, se possibile, ancora più fascino a un luogo come Skogafoss e l’Islanda intera.

Quando andare a Skogafoss

Visitare Skogafoss e, soprattutto, fare un viaggio in Islanda sono azioni che richiedono una buona pianificazione. Questo è necessario per via della forte presenza della natura sul territorio: per questo motivo, è fondamentale compredere quando andare a Skogafoss, dato che le stagioni possono far variare di molto l’esperienza di fronte alla cascata ma, soprattutto, richiedono un equipaggiamento diverso.

La primavera, in Islanda, dura da aprile a giugno, circa. La primavera è un ottimo periodo per visitare Skogafoss, con temperature più miti, per il clima islandese, e giornate che si allungano. La neve inizia a sciogliersi, rivelando una vegetazione lussureggiante e permettendo di godere appieno dei sentieri escursionistici. Tuttavia, l’acqua della cascata può essere particolarmente abbondante a causa dello scioglimento delle nevi. Oltre a questo, va considerata una cerca variabilità del meteo: si può passare da giorni soleggiati a giorni di piena neve.

L’estate islandese è la stagione che prende vita in luglio e agosto. La posizione geografica dell’Islanda fa sì che le stagioni siano di durata un po’ diversa rispetto a quella dell’Italia. L’estate è il periodo più popolare per visitare l’Islanda, grazie alle temperature più calde (non si superano mai i 20°) e alle lunghe giornate di luce. Questo è il momento ideale per esplorare i sentieri escursionistici e per godersi la cascata in tutto il suo splendore. Tuttavia, preparati a incontrare molti turisti. È la quantità di ore di luce a fare proprio la differenza per visitare Skogafoss in estate. La luce naturale, in giugno, è presente per circa 21 ore al giorno, con picchi anche di 22, a seconda della data e della posizione in cui ci troviamo.

L’autunno, a Skogafoss, inizia in settembre e dura fino alla fine di ottobre. Questa stagione offre un’esperienza più tranquilla, con meno turisti e colori autunnali che dipingono il paesaggio. Le temperature iniziano a scendere, ma le giornate sono ancora abbastanza lunghe per poter visitare luoghi come Skogadoss o esplorare altre zone dell’isola. Questo è un ottimo periodo per i fotografi che desiderano catturare la cascata con i colori autunnali.

L’inverno è la stagione più lunga in Islanda e dura da novembre a fine marzo. Non sono le temperature rigide che caratterizzano l’inverno in Islanda, benché la colonnina di mercurio scenda decisamente, ma la durata del giorno: la luce naturale, in gennaio, è presente dalle 4 alle 7 ore al giorno. Questa stagione fa delle vere e proprie magie: per esemuo, trasforma Skogafoss in un luogo incantato, con ghiaccio e neve che aggiungono un fascino unico alla cascata. Oltre a considerare le temperature basse, ricorda che le condizioni climatiche possono essere impegnative, con strade ghiacciate e brevi ore di luce. Per chi ama il freddo e le avventure invernali, questo è un periodo magico per visitare Skogafoss e, con un po’ di fortuna, ammirare anche l’aurora boreale.

Perché visitare Skogafoss in Islanda

Visitare Skogafoss, durante un viaggio in Islanda, è una cosa da fare prima o poi nella vita. Questo gioiello del Nord Europa è un luogo che offre una bellezza naturale senza pari e una varietà di esperienze per ogni stagione. C’è chi dice che solo qui si può capire la grandezza dell’opera di Madre Natura sul nostro pianeta. Un viaggio in Islanda è un qualcosa che raramente si può dimenticare e visitare Skogafoss è, senza dubbio, quell’esperienza capace di aggiungere meraviglia a qualcosa di già così speciale.

Che tu stia cercando l’avventura, la tranquillità, o semplicemente un paesaggio mozzafiato da fotografare, Skogafoss ti lascerà senza parole. Scegli bene cosa vedere e quando andare a Skogafoss, chiedendoti che cosa vuoi dal tuo viaggio in Islanda. Pianifica la tua visita tenendo conto delle diverse stagioni, parti con la giusta attrezzatura e con abbigliamento appropriato nel tuo zaino. Infine, preparati a restare incantato da una delle meraviglie naturali più spettacolari del mondo.

Categorie
cascate Trentino Alto Adige Trento Vacanze natura Viaggi

Cascata di Tret, nel cuore della Val di Non

La Val di Non, perfetta per chi desidera una vacanza rigenerante e rilassante lontano dallo stress in un suggestivo paesaggio naturale disegnato da boschi, villaggi montani, laghi e prati, custodisce autentiche meraviglie mozzafiato tra cui è doveroso annoverare la Cascata di Tret, fragoroso salto d’acqua di 70 metri che conquista grandi e piccoli.

Raggiungibile a piedi, emoziona con la passeggiata tra le rocce e gli alberi, in un ambiente dove si respira pace assoluta, le scalette e i ponticelli di legno.

Il fascino speciale della Cascata di Tret

Trovarsi al cospetto di una cascata è sempre un’esperienza magica ma la Cascata di Tret ha qualcosa di speciale: in Alta Val di Non, tra i paesi di San Felice e Tret, si rivela uno spettacolo della natura reso ancora più grandioso dal panorama in cui è immersa. L’acqua che scorre dai verdissimi prati si trasforma in un possente salto che si lancia a picco lungo le pareti rocciose superando un dislivello totale di ben 105 metri e raccogliendosi nel canyon plasmato dal Rio Novella.

Dopo aver attraversato il bosco e formato un primo piccolo salto, l’acqua cade nel vuoto dando vita alla vera e propria cascata di una settantina di metri, nella stretta gola incastonata tra le nude e ripide pareti di roccia: e poi, il torrente prosegue per un breve tratto tra le fronde per unirsi al Novella, il fiume che, dal canyon omonimo, funge da confine naturale tra le provincie di Trento e Bolzano.

Come godersi la magia della Cascata di Tret

Sono due i modi per arrivare a godersi la magia della Cascata di Tret, con itinerari piacevoli da percorrere soprattutto in primavera e in estate, sia con bambini che con amici a quattro zampe al seguito.

Per avere un primo impatto con la cascata da sotto e scendere nella gola in modo da “sentirsi piccoli” al suo cospetto (con una vista che lascia senza parole!) la partenza è da Tret poco dopo la chiesa a destra verso l’albergo Aurora: la strada a un certo punto da asfaltata diventa sterrata e, nelle vicinanze dell’ultima casa, ecco il bivio che indica le due possibilità, ovvero per “la cascata alta” e per la “cascata bassa”.

In questo caso, occorre seguire la stradina a sinistra per giungere alla base della cascata. Si tratta di un gradevole sentiero di campagna, tra i prati e un muro di pietra, che comodo e largo, inizia a scendere inoltrandosi nel bosco: dopo aver camminato all’ombra di maestosi abeti, ecco una radura con ringhiera di legno da cui hanno inizio gli scalini che portano alla cascata.

Il primo tratto della discesa appare ripido ma la protezione della ringhiera viene in aiuto: sono due tornanti di scalinata, a ridosso della parte rocciosa che accompagna fino al salto d’acqua.

Si cammina in piano per poi salire alcuni gradini, seguire il sentiero e arrivare al ponticello che attraversa il torrente: qui fa bella mostra di sé la Cascata di Tret, da ammirare, fotografare e godersi senza alcuna distrazione.

Volendo, invece, scorgere la cascata da sopra, al bivio già menzionato, occorre proseguire dritto lungo la strada sterrata, passeggiando in un paesaggio sublime fiancheggiato da alberi e verdi prati. Il percorso, pianeggiante, si inoltra poi nel bosco e, superato un ponte in legno, sulla sinistra si apre il sentiero (costeggiato da una ringhiera di legno) che va alla parte alta della Cascata di Tret.
Ancora un breve tratto nel bosco e, poi, l’atmosfera da favola del rio che sfocia nella cascata!

Entrambi gli itinerari si percorrono agevolmente con una decina (al massimo un quarto d’ora) a piedi.

Categorie
cascate Idee di Viaggio lago Lago Di Garda Viaggi

A due passi dal Lago di Garda c’è una cascata nascosta

Sapevate che il Lago di Garda nasconde una perla segreta che in pochi conoscono? Si tratta di una spumeggiante cascata ben riparata dagli sguardi indiscreti, che può essere raggiunta solamente via acqua: proprio per la sua inaccessibilità, è rimasta per lungo tempo ignorata dai turisti. Ed è un vero peccato, perché sembra davvero un posto paradisiaco che vale la pena esplorare, a costo di un po’ di fatica. Scopriamo dove si trova e come arrivarci.

La Cascata del Ponale, un angolo segreto

Forse non l’avete mai sentita nominare, eppure la Cascata del Ponale è una delle più belle del Trentino Alto Adige: non ha nulla a che vedere con i panorami alpini e le fresche acque dolomitiche che solitamente ricordano la regione, bensì con il Lago di Garda. Questo piccolo tuffo d’acqua si trova infatti lungo le rive del bacino, in una posizione pressoché nascosta e irraggiungibile via terra. Per questo motivo, i turisti praticamente non la conoscono e sono in pochi ad aver avuto la possibilità di ammirare la sua incredibile bellezza.

Ma scopriamo qualcosa in più: la cascata si trova a poca distanza dal borgo di Riva del Garda, situato lungo la sponda settentrionale del lago. Non è altro che uno scrosciante getto d’acqua che si tuffa tra le rocce, dando vita ad un piccolo laghetto fresco e trasparente. La cascata è incastonata lungo una parete ripida, che la protegge dagli sguardi dei più curiosi. Impossibile arrivarci, se non affrontando un piccolo tratto in acqua: forse è proprio questo a renderla così speciale, dal momento che bisogna meritarsi la vista del suo panorama mozzafiato.

Come raggiungere la cascata

Vediamo allora come raggiungere la Cascata del Ponale. Come abbiamo anticipato, occorre per forza arrivare via lago: si parte da Riva del Garda, dove ci sono diversi punti di noleggio per poter trovare tutta l’attrezzatura che vi servirà per questa avventura. Tenendo la sponda sulla vostra destra, dovrete spostarvi verso il centro del borgo e attraversare il suo porticciolo, facendo attenzione alle barche in movimento. Proseguite poi verso sud, ammirando nel frattempo il panorama maestoso che si apre ai vostri occhi: quello del paesino colorato cinto dalle montagne a picco sul Lago di Garda.

Vi servirà circa un’ora per giungere ad un vecchio hotel ormai abbandonato, chiamato Casa della Trota: qui troverete un piccolo ponticello in pietra. Non vi resta che passarvi sotto ed entrare in una piccola insenatura naturale che si apre tra le rocce. Ecco che vi imbatterete improvvisamente nello spettacolo della Cascata del Ponale, dove potervi fermare a riposare un po’, per recuperare le forze per il viaggio di ritorno. Potete infatti scendere a terra e godervi la meraviglia, facendo un tuffetto nelle acque cristalline che si raccolgono ai piedi del tuffo.

La cascata è raggiungibile con svariati mezzi: potete optare per il kayak, la canoa, il surf e addirittura il sup. Dovrete attrezzarvi bene per compiere l’esplorazione, soprattutto se avete intenzione di farla nei mesi più freddi – noleggiando ad esempio una muta. Inoltre, il momento migliore per mettersi in marcia è il mattino, quando il vento è a vostro favore e vi aiuterà spingendovi delicatamente verso l’insenatura in cui si nasconde la cascata. Nel primo pomeriggio, quando le correnti soffieranno in senso contrario, potrete agevolmente tornare verso casa.

Categorie
Basilicata Borghi cascate Vacanze natura Viaggi

Cascate di San Fele, un angolo di paradiso nell’Appennino Lucano

I paesaggi naturali sono capaci di meravigliarci ogni volta che ne entriamo in contatto. E quando due elementi in particolare, terra e acqua, si uniscono a formare uno spettacolo mozzafiato, allora sembra proprio di ritrovarsi in una fiaba.

Ci troviamo in Basilicata, terra di paesaggi suggestivi tra colline e mare, tra natura e borghi medievali che raccontano storie di vita centenarie. Proprio qui, immerse nel paesaggio naturale della Valle di Vitalba, in provincia di Potenza, esistono luoghi in cui la terra e l’acqua danno vita a un paesaggio suggestivo tutto da esplorare: le Cascate di San Fele.

Le Cascate di San Fele, cosa vedere in questo paradiso

Se cercate un angolo di paradiso in Italia, dovete assolutamente visitare le Cascate del Borgo di San Fele, in provincia di Potenza. Il territorio è attraversato dal Torrente Bradano che sgorga dall’Appennino Lucano e confluisce nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Lungo il suo percorso, il corso d’acqua segue particolari salti di quota che danno vita a queste meravigliose cadute d’acqua.

Le Cascate di San Fele, però, non parlano solo di bellezze naturali, ma anche di storia. Proprio qui, lungo la strada che porta alla discesa d’acqua, si trova la famosa “Gualchiera di San Fele“. Ma di cosa si tratta? È una macchina degli anni venti che venne costruita per lavare e trattare la lana grezza al Torrente Bradano, sfruttando la forza motrice dell’acqua che batteva sulle pale dello strumento. Un macchinario eco-sostenibile all’avanguardia, se si pensa all’epoca in cui venne realizzato, che permetteva di rendere lana più resistente e pronta per essere sottoposta a ulteriori lavorazioni.

Gli abitanti del posto usavano la potenza dell’acqua anche per far funzionare gli antichi mulini, i cui resti sono presenti ancora ai giorni nostri, una testimonianza dell’ingegno e della devozione al lavoro della popolazione locale.

Una volta concluso l’itinerario alla scoperta delle Cascate di San Fele, merita una visita anche il centro storico di San Fele, un piccolo borgo medievale incastonato tra i monti che fa parte della Comunità Montana del Vulture. Qui si possono ammirare il castello, i palazzi storici e le chiese che ne raccontano la storia e le tradizioni.

5 itinerari per le Cascate di San Fele, in Basilicata

Fonte: iStock

Vista sul borgo di San Fele, lungo il cammino per le Cascate, in Basilicata

Come arrivare alle cascate di San Fele: 5 itinerari

Per raggiungere le splendide Cascate di San Fele esistono diversi percorsi tracciati. È possibile percorrerli tutti, per un totale di circa 8 chilometri, oppure scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. Ecco 5 itinerari per il trekking alla scoperta di queste meravigliose cascate immerse nella natura incontaminata.

Il Paradiso

Con soli 300 metri e 10 minuti di tragitto, il “Paradiso” è il sentiero più breve per arrivare alle Cascate di San Fele. Il suo nome non è casuale: qui si respira una silenziosa pace che rigenera corpo e spirito.

Le Gemelle

Anche questo percorso è molto breve, con 300 metri di sentiero percorribili in circa 15 minuti. E anche qui il nome conferito è decisamente azzeccato: al termine del cammino spiccano infatti le splendide cascate “Le Gemelle”, nate dall’incontro di due ruscelli appartenenti al Torrente Bradano e al Torrente Acquafredda.

U Urtone

l percorso è lungo circa 1 km e parte dal paese di San Fele. Lungo il sentiero che costeggia il Torrente Bradano si può ammirare la cascata “U Urtone”, alta 22 metri, e anche i ruderi di un antico mulino.

Fosso d’Anna

L’itinerario “Fosso d’Anna” è lungo 1 chilometro e in questa zona le cascate prendono il nome di “U Uattënnierë”, il termine dialettale della zona per chiamare la “gualchiera”.

Il Ponte

Aumenta la lunghezza del percorso e la difficoltà per il percorso “Il Ponte”. Si tratta di un sentiero i 4,5 chilometri da percorrere in circa 4 ore di camminata. Si parte dal paese si San Fele, attraversando Piazza Nocicchio, per addentrarsi in un percorso naturalistico suggestivo. Si attraversa anche un antico ponte risalente alla Prima Guerra Mondiale, elemento caratteristico che dona il nome a questo itinerario.

Categorie
Borghi cascate Toscana Vacanze natura Viaggi

Toscana d’autunno: la Cascata del Ghiaccione e la Valdera

Nello scacchiere amministrativo del territorio toscano la Provincia di Pisa ha uno spazio geografico particolare. Non comprende infatti solo la zona del litorale tirrenico a nord di Livorno e l’area pianeggiante intorno al capoluogo, ma anche una vasta zona che si spinge verso sud, comprendendo la Valdera, la Val di Cecina e le Colline Metallifere. Aree dal più classico dei panorami rurali toscani: dolci colline rivestite di boschi, vecchi borghi medioevali e panorami incantevoli.

Proprio in Valdera si nascondono alcune piccole gemme poco frequentate, visto che il turismo preferisce concentrarsi nei circuiti più mainstream. Fra queste merita un posto speciale la Cascata del Ghiaccione, o più semplicemente Il Ghiaccione tout court, una scenografica cascata che assume un tocco di fascino speciale durante le stagioni autunnale e invernale, grazie al foliage del bosco che la contorna, alla maggior portata d’acqua e al suo aspetto silvano, incantato, come uscita da una favola nordica.

Una destinazione perfetta per una domenica che possa abbinare l’avventura selvaggia della breve escursione alla cascata con la visita ad uno dei tanti bei borghi che punteggiano questo spicchio di Toscana stretto tra Volterra e il mare.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata del Ghiaccione in autunno

L’escursione alla Cascata del Ghiaccione

Il Ghiaccione, che prende il nome ovviamente dalla temperatura delle acque che vi scorrono, altro non è che il torrente Carbonaia, un piccolo corso d’acqua della Valdera che scorre nei boschi tra Chianni e Castellina Marittima, due piccoli borghi contornati da maestosi panorami tipicamente toscani.

Per raggiungere la cascata si deve percorrere un breve sentiero. La percorrenza è di circa 30 minuti e non ci sono particolari difficoltà, ma si devono attraversare tratti di bosco che lontano dall’estate saranno certamente fangosi e guadare più volte il torrente. Sarà utile pertanto avere calzature adeguate.

A seconda della vostra provenienza, raggiungete Chianni o Castellina Marittima e percorrete la Strada provinciale 48. All’incirca a metà strada tra i due paesi si trova un ponticello stradale sul torrente Carbonaia, contrassegnato dal classico cartello stradale blu (coordinate GPS: 43.459820, 10.629130). Sarà il segnale per posteggiare l’auto a bordo strada, fuori dalla carreggiata.

Sul versante in direzione Chianni del ponticello, un sentiero si addentra nella boscaglia: è quello da seguire per arrivare alla Cascata del Ghiaccione. Fate attenzione, perché nel bosco ci sono diversi sentieri, realizzati per diversi scopi, senza particolari indicazioni. Per non perdervi tendete sempre a mantenere la sinistra in modo da non allontanarvi dal torrente.

Fonte: Lorenzo Calamai

La prima cascata che si incontra lungo il sentiero

Non sarà comunque difficile costeggiare il Carbonaia fino a raggiungere una prima cascata ben irregimentata. Il sentiero la supera mantenendo la sinistra orografica, ma poco più a monte la traccia del percorso si abbassa occasionalmente a livello del corso d’acqua. Risalendo per ancora 400 metri circa, arriverete alla radura dove si può ammirare la Cascata del Ghiaccione.

Nascosta dal bosco, questa piccola perla selvaggia è affascinante in ogni momento dell’anno, tingendosi di nuovi colori: in estate le sue fresche acque possono dare ristoro dalla calura; in primavera la natura rigogliosa si mostra in tutto il suo potere; in autunno le foglie degli alberi cadono danzando nell’aria nella polla sottostante, mosse dall’impetuoso cadere del torrente oltre il salto; in inverno si può addirittura cogliere la polla ghiacciata in alcune sue parti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Durante la primavera la cascata è posta in costante ombra delle fronde del bosco

Chianni, Lajatico e Peccioli: i borghi della Valdera

Dopo aver visitato le magie della natura con l’escursione alla Cascata del Ghiaccione è il momento di scoprire i piccoli, caratteristici borghi che punteggiano i dintorni. Specie in un periodo freddo come quello del tardo autunno e dell’inizio dell’inverno, percorrere i vicoli di queste cittadine sarà un modo di ritrovare calore dopo l’escursione lungo il torrente.

Il borgo più vicino è quello di Chianni, arrampicato su una collina con uno splendido balcone naturale che domina il territorio sottostante e regala panorami unici in ogni stagione. Sebbene non abbia particolari attrattive dal punto di vista culturale, il paese ha un’atmosfera tranquilla e posata, con le sue case dalle facciate in pietra e la Chiesa di San Donato che domina il borgo contornata dai rami degli ulivi.

Fonte: ph. annurca – CC BY 2.0

La luce del tramonto illumina le campagne intorno a Chianni

Tra i colli che si possono ammirare da Chianni in direzione est c’è anche quello sulla cui sommità sorge Lajatico, uno degli altri borghi della zona di cui si consiglia la visita, a poco più di 10 chilometri di distanza.

Paese natale di Andrea Bocelli, Lajatico ha un centro storico recentemente ristrutturato che combina classiche vestigia medievali a opere d’arte contemporanea disseminata in diversi angoli del paese. Una passeggiata per il paese offre il passaggio dalla terrazza panoramica sui territori circostanti, sempre affascinante, alla visita della Chiesa di San Leonardo, fino alla centrale Piazza Vittorio Veneto.

Nei pressi del centro cittadino sorge il Teatro del Silenzio, un anfiteatro costruito nel 2006 sul fianco di una vicina collina, nato per ospitare un solo grande spettacolo all’anno intorno a una scenografia minimalista, incentrata su una diversa opera d’arte ogni anno. Igor Mitoraj, Arnaldo Pomodoro e Mario Ceroli sono stati tra gli scultori contemporanei che hanno allestito la scenografia del Teatro del Silenzio nei primi anni Duemila. Un luogo suggestivo da visitare anche lontano dagli spettacoli.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo scenografico paesaggio dove sorge il Teatro del Silenzio a Lajatico

Salendo verso nord per una decina di chilometri ancora si incontra Peccioli, borgo bandiera arancione per il turismo dall’impianto, anche in questo caso, tipicamente medievale. Chiese romaniche dalle facciate eleganti, palazzi signorili, stretti vicoli e alternanza di spazi compressi e più aperti animano l’architettura del paese. Tuttavia il paese e le sue frazioni hanno saputo distinguersi nel corso degli anni recenti per una particolare attenzione all’arte contemporanea, ivi compresi diversi interventi di land art, che rende viva e frizzante la visita tra i vicoli e le piazze di Peccioli e dintorni.

Fonte: LigaDue – CC BY 4.0

Peccioli domina la Valdera dalla cima del proprio colle

Un ideale complemento ad una visita che coniuga l’elemento naturale a quello umano, artistico e storico e che risulta in un’ottima opzione per una gita giornaliera in tutte le stagioni.

 

Categorie
cascate Fiume Umbria Vacanze natura Viaggi

Le Cascate di Pale sul fiume Menotre, una meraviglia per tutte le stagioni

In questo autunno caldo, dove l’imbrunire delle foglie ha tardato a manifestarsi e le temperature rimangono tutto sommato miti, ci si può avventurare nel cuore dell’Umbria, per scoprire una serie impressionante di cascate magiche e spettacolari al riparo delle fronde di un bosco secolare.

Il fiume Menotre, infatti, dopo essere nato a circa 30 chilometri dalla città di Foligno, sulle pendici del monte Mareggia, scende verso Rasiglia, piccolo borgo inondato dalle copiose acque delle numerose sorgenti presenti sui colli circostanti. Qui il corso d’acqua riceve il tributo di numerosi, piccoli affluenti che ne incrementano la portata in maniera sostanziale. Prima che il Menotre si immetta nel fiume Topino a Scanzano, però, presso il Sasso di Pale, si getta in una gola ripida e in una serie di salti che prende il nome di Cascate di Pale, o dell’Altolina, e raggiunge la cittadina di Belfiore.

Fonte: Lorenzo Calamai

Spiaggetta lungo il corso del fiume Menotre

La distanza in linea d’aria tra Pale e Belfiore è irrisoria, inferiore al chilometro, ma il primo paese si trova arroccato in cima a una falesia ricoperta di boschi e il secondo ai piedi della medesima. I due borghi sono collegati non solo dalla Strada statale 77, ma anche da un sentiero che corre lungo il corso del fiume Menotre, regalando un’impareggiabile esperienza al cospetto delle meravigliose Cascate di Pale.

Cascate di Pale sul fiume Menotre: come arrivare

Fonte: ph. Mongolo1984 – CC BY-SA 4.0

La luce autunnale nel bosco lungo il Menotre

Il sentiero che porta alla scoperta delle Cascate di Pale si può prendere da ciascuno dei due paesi a cui fa capo, Pale e Belfiore. Tuttavia, solitamente si consiglia di affrontare la salita partendo da quest’ultimo, dov’è stato allestito un parcheggio ad hoc per il percorso.

Oltre a trovare facilmente un posto per l’auto, attaccare il sentiero da Belfiore consente di affrontare la salita per prima e solo dopo la discesa e di fare tappa intermedia fra l’una e l’altra a Pale, un borgo piccolissimo ma che contiene alcuni elementi di fascino da non trascurare.

Per raggiungere il Parcheggio dell’Altolina (coordinate GPS: 42.983308, 12.768861), area da cui deriva uno dei nomi con cui sono conosciute le Cascate del Menotre, si deve percorrere la Strada statale 77, quale che sia la provenienza. Si scende quindi nel paese di Belfiore e si imbocca, per l’appunto, via Altolina. La strada si snoda in un bel paesaggio circondato da ulivi e in poco meno di un chilometro si arriva al grande spiazzo sterrato che fune da parcheggio.

Il sentiero lungo il Menotre e le cascate

Dal Parcheggio dell’Altolina lo sguardo segue il corso della gola boscosa dove scorre impetuoso il Menotre, e si scorgono in cima le vette degli edifici del paese di Pale, destinazione ultima dell’escursione che ci si sta apprestando a compiere.

Il sentiero delle Cascate di Pale è lungo circa 2 chilometri ed affronta un dislivello di circa 300 metri. Questo significa che pur essendo tutto in salita, in alcuni tratti anche ripida, è comunque breve e alla portata di tutti, particolarmente adatto alle famiglie. La buona manutenzione del percorso, inoltre, consente di affrontare in tutta serenità l’escursione, anche se si consiglia di affrontarla con calzature adeguate. L’ascesa da Belfiore a Pale si compie in un’ora e mezza circa.

Oltre a essere adatto a qualsiasi tipo di visitatore, il percorso è anche adatto a tutte le stagioni. Offre ovviamente il meglio di sé durante il caldo estivo, offrendo riparo e ristoro dalla canicola, ma ha il suo fascino estremo anche durante l’autunno e l’inverno, quando il bosco ingiallisce e la natura affronta la sua mutazione. Assicuratevi comunque di percorrere il sentiero in condizioni meteorologiche buone.

Il sentiero inizia in fondo al piazzale sterrato del parcheggio e si inoltra inizialmente tra gli ulivi. Una volta entrati nel bosco, si passa al fianco di un vecchio edificio bianco, si oltrepassa un ponticello e ci si avvicina alla prima cascata del percorso, una delle più conosciute e caratteristiche: il Velo della Sposa.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le impetuose acque del Velo della Sposa

Il salto prende questo nome dalla forma che l’acqua assume attorcigliandosi sul grande spuntone di roccia levigata dove scorre, stringendosi e poi allargandosi come una farfalla. Dietro la cascata l’acqua ha scavato una grotta suggestiva, dove ci si può affacciare.

Proseguendo lungo il sentiero che si apre nella roccia calcarea, dal colore ocra tipico del travertino, si sale fino a raggiungere una spiaggetta sulle rive del fiume. Qui il Menotre ci arriva con un grande salto da monte e si getta poi nel vuoto a valle con un’altra cascata sostanzialmente invisibile, immersa nella vegetazione.

Deviando leggermente dal sentiero si può raggiungere una delle cascate più suggestive del percorso, un grande salto dove il fiume si divide in diversi rivoli, al cospetto dei quali si è piccoli contro la forza roboante della natura.

Nel suo ultimo tratto il sentiero si distanzia leggermente dal corso del fiume, inoltrandosi in un bosco di lecci che preannuncia l’arrivo nel borgo di Pale.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il sentiero lungo il Menotre scavato nella roccia

Cosa vedere a Pale

Il minuscolo paese di Pale, che oggi raccoglie appena qualche decina di abitanti e fa parte, amministrativamente, del comune di Foligno, è un insediamento antichissimo, risalente all’epoca pre-romana, lungo quella che era una fondamentale via di collegamento con l’antica città di Plestia.

La forza impetuosa del Menotre ha sempre consentito al borgo di avere un ruolo rilevante: mulini e frantoi prima, opifici e cartiere poi hanno caratterizzato l’attività del paese e lo hanno tenuto vivo nel corso dei secoli. Nel Trecento Pale era un borgo fortificato cinto da mura, nel Quattrocento vi venne costruito un castello, tra il Cinquecento e il Seicento l’industria della carta fiorì a tal punto da rendere la cittadina rinomata in tutta la regione per la qualità dei suoi prodotti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Menotre ha una notevole portata, che si manifesta nella forza delle sue cascate

Piccolo gioiello di impianto medievale, Pale merita una rapida visita per i suoi vicoli da chi è emerso dalla forra del Menotre. Un paio di osterie offrono l’opportunità di rifocillarsi con un panino, un aperitivo oppure un pasto completo.

Merita inoltre una visita l’Eremo di S. Maria di Giacobbe, ossia quell’edificio incastonato nella roccia del colle che sovrasta il paese, il Sasso di Pale. Si tratta di un monastero del XIII secolo, raggiungibile da Pale attraverso un breve sentiero che sale lungo il versante sud-ovest del Sasso, in una zona scoscesa e rocciosa che viene anche utilizzata per l’arrampicata. Si raggiunge in circa 45 minuti con una passeggiata che merita la fatica anche senza visitare gli interni del santuario, che apre le sue porte solo su prenotazione per poter ammirare i bei soffitti affrescati dei suoi interni.

Il ritorno a Belfiore e al parcheggio si compie per lo stesso percorso dell’andata, stavolta con una rapida discesa che riporterà velocemente al punto di partenza.

Categorie
cascate Europa Svizzera Vacanze natura Viaggi

Cascata di Foroglio, incanto a due passi dall’Italia

Le cascate sono mete perfette da scoprire durante una vacanza nel cuore della natura, un’oasi da fiaba tra il rombo dell’acqua e l’incanto del paesaggio tutt’intorno.

Il Canton Ticino, e in particolare la Vallemaggia, è un territorio straordinario che pullula di fragorosi salti d’acqua tra cui spicca la bellissima Cascata di Foroglio, una delle più rappresentative della Svizzera italiana.

Con la sua mole imponente, non può certo passare inosservata e accoglie con il suo salto di 110 metri chiunque arrivi all’omonimo paesino, frazione di Celio in Val Bavona: formata dal corso del fiume Calnegia, si nota già al ponte che collega la strada cantonale all’ingresso di Faroglio.

E, dopo una passeggiata tra le caratteristiche vie del centro disegnato da graziose case in pietra e chiesetta quattrocentesca, seguendo il sentiero di campagna sulla sinistra, dopo cinque minuti a piedi eccola ancora più vicina, in tutto il suo splendore: sì perché la potenza dell’acqua lascia sempre senza parole.

La magnifica cascata e il Percorso della Transumanza

Una volta al cospetto della Cascata di Foroglio, ammiratela senza più pensieri: è un’immagine che fa bene alla mente e al cuore e che rimane indelebile nei ricordi di un piacevole viaggio alla scoperta del Canton Ticino.

Oppure organizzate un picnic in una fresca oasi (soprattutto durante la stagione estiva) e salite sulla suggestiva altalena che fa parte del progetto “Swing the World“, che ha l’obiettivo di valorizzare quelle aree meno conosciute grazie all’installazione di un’altalena e intrattenere grandi e piccoli in maniera creativa, incentivandoli a trascorrere del tempo di qualità all’aria aperta in panorami mozzafiato: infatti, l’altalena crea una cornice perfetta e dondolarsi al suono dell’acqua di una cascata ha qualcosa di magico.

Ma non soltanto.

Una volta in zona, potrete imboccare il “Percorso della Transumanza” che conduce tra i pascoli incontaminati della Val Calnegia tra Foroglio e Calnegia, un rigenerante itinerario anche “a misura di famiglia”. Si tratta di un sentiero di 8,6 chilometri, percorribile in due ore e mezza circa andata e ritorno, con dislivello di 500 metri: dopo una quarantina di minuti vi troverete a Puntid, un verde pianoro dove scorre il fiume Calnegia e lo sguardo si perde ad ammirare il ponte di pietra, le case edificate a ridosso di massi erratici e le marmitte dei giganti plasmate dall’azione dell’acqua.

Foroglio, iconico villaggio alpino

Una sosta la merita ovviamente il villaggio alpino di Foroglio, con le case dal tetto e mura interamente in pietra nonché la chiesetta da cui scorgere il salto d’acqua.

Non mancano ristorante, negozio di artigianato e le torbe in pietra e legno, tipiche costruzioni adibite alla conservazione dei cereali come, ad esempio, la segale.

Esplorate ogni scorcio e ogni angolo senza fretta e avrete la sensazione di un viaggio indietro nel tempo, fino al Medioevo.

Come arrivare a Foroglio

Per raggiungere la Valle Bavona e la Cascata di Foroglio, occorre arrivare a Locarno e poi continuare in direzione Avegno/Vallemaggia.

Risalita la valle fino a Cevio, si prosegue percorrendo la Vallemaggia fino a Bignasco, la porta d’accesso alla Val Bavona: da qui, ancora avanti fino a svoltare in Via Bavona e attraversare le località Bavona e Ritorto, per poi giungere a Foroglio.