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Cascate di San Fele, un angolo di paradiso nell’Appennino Lucano

I paesaggi naturali sono capaci di meravigliarci ogni volta che ne entriamo in contatto. E quando due elementi in particolare, terra e acqua, si uniscono a formare uno spettacolo mozzafiato, allora sembra proprio di ritrovarsi in una fiaba.

Ci troviamo in Basilicata, terra di paesaggi suggestivi tra colline e mare, tra natura e borghi medievali che raccontano storie di vita centenarie. Proprio qui, immerse nel paesaggio naturale della Valle di Vitalba, in provincia di Potenza, esistono luoghi in cui la terra e l’acqua danno vita a un paesaggio suggestivo tutto da esplorare: le Cascate di San Fele.

Le Cascate di San Fele, cosa vedere in questo paradiso

Se cercate un angolo di paradiso in Italia, dovete assolutamente visitare le Cascate del Borgo di San Fele, in provincia di Potenza. Il territorio è attraversato dal Torrente Bradano che sgorga dall’Appennino Lucano e confluisce nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Lungo il suo percorso, il corso d’acqua segue particolari salti di quota che danno vita a queste meravigliose cadute d’acqua.

Le Cascate di San Fele, però, non parlano solo di bellezze naturali, ma anche di storia. Proprio qui, lungo la strada che porta alla discesa d’acqua, si trova la famosa “Gualchiera di San Fele“. Ma di cosa si tratta? È una macchina degli anni venti che venne costruita per lavare e trattare la lana grezza al Torrente Bradano, sfruttando la forza motrice dell’acqua che batteva sulle pale dello strumento. Un macchinario eco-sostenibile all’avanguardia, se si pensa all’epoca in cui venne realizzato, che permetteva di rendere lana più resistente e pronta per essere sottoposta a ulteriori lavorazioni.

Gli abitanti del posto usavano la potenza dell’acqua anche per far funzionare gli antichi mulini, i cui resti sono presenti ancora ai giorni nostri, una testimonianza dell’ingegno e della devozione al lavoro della popolazione locale.

Una volta concluso l’itinerario alla scoperta delle Cascate di San Fele, merita una visita anche il centro storico di San Fele, un piccolo borgo medievale incastonato tra i monti che fa parte della Comunità Montana del Vulture. Qui si possono ammirare il castello, i palazzi storici e le chiese che ne raccontano la storia e le tradizioni.

5 itinerari per le Cascate di San Fele, in Basilicata

Fonte: iStock

Vista sul borgo di San Fele, lungo il cammino per le Cascate, in Basilicata

Come arrivare alle cascate di San Fele: 5 itinerari

Per raggiungere le splendide Cascate di San Fele esistono diversi percorsi tracciati. È possibile percorrerli tutti, per un totale di circa 8 chilometri, oppure scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. Ecco 5 itinerari per il trekking alla scoperta di queste meravigliose cascate immerse nella natura incontaminata.

Il Paradiso

Con soli 300 metri e 10 minuti di tragitto, il “Paradiso” è il sentiero più breve per arrivare alle Cascate di San Fele. Il suo nome non è casuale: qui si respira una silenziosa pace che rigenera corpo e spirito.

Le Gemelle

Anche questo percorso è molto breve, con 300 metri di sentiero percorribili in circa 15 minuti. E anche qui il nome conferito è decisamente azzeccato: al termine del cammino spiccano infatti le splendide cascate “Le Gemelle”, nate dall’incontro di due ruscelli appartenenti al Torrente Bradano e al Torrente Acquafredda.

U Urtone

l percorso è lungo circa 1 km e parte dal paese di San Fele. Lungo il sentiero che costeggia il Torrente Bradano si può ammirare la cascata “U Urtone”, alta 22 metri, e anche i ruderi di un antico mulino.

Fosso d’Anna

L’itinerario “Fosso d’Anna” è lungo 1 chilometro e in questa zona le cascate prendono il nome di “U Uattënnierë”, il termine dialettale della zona per chiamare la “gualchiera”.

Il Ponte

Aumenta la lunghezza del percorso e la difficoltà per il percorso “Il Ponte”. Si tratta di un sentiero i 4,5 chilometri da percorrere in circa 4 ore di camminata. Si parte dal paese si San Fele, attraversando Piazza Nocicchio, per addentrarsi in un percorso naturalistico suggestivo. Si attraversa anche un antico ponte risalente alla Prima Guerra Mondiale, elemento caratteristico che dona il nome a questo itinerario.

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Toscana d’autunno: la Cascata del Ghiaccione e la Valdera

Nello scacchiere amministrativo del territorio toscano la Provincia di Pisa ha uno spazio geografico particolare. Non comprende infatti solo la zona del litorale tirrenico a nord di Livorno e l’area pianeggiante intorno al capoluogo, ma anche una vasta zona che si spinge verso sud, comprendendo la Valdera, la Val di Cecina e le Colline Metallifere. Aree dal più classico dei panorami rurali toscani: dolci colline rivestite di boschi, vecchi borghi medioevali e panorami incantevoli.

Proprio in Valdera si nascondono alcune piccole gemme poco frequentate, visto che il turismo preferisce concentrarsi nei circuiti più mainstream. Fra queste merita un posto speciale la Cascata del Ghiaccione, o più semplicemente Il Ghiaccione tout court, una scenografica cascata che assume un tocco di fascino speciale durante le stagioni autunnale e invernale, grazie al foliage del bosco che la contorna, alla maggior portata d’acqua e al suo aspetto silvano, incantato, come uscita da una favola nordica.

Una destinazione perfetta per una domenica che possa abbinare l’avventura selvaggia della breve escursione alla cascata con la visita ad uno dei tanti bei borghi che punteggiano questo spicchio di Toscana stretto tra Volterra e il mare.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata del Ghiaccione in autunno

L’escursione alla Cascata del Ghiaccione

Il Ghiaccione, che prende il nome ovviamente dalla temperatura delle acque che vi scorrono, altro non è che il torrente Carbonaia, un piccolo corso d’acqua della Valdera che scorre nei boschi tra Chianni e Castellina Marittima, due piccoli borghi contornati da maestosi panorami tipicamente toscani.

Per raggiungere la cascata si deve percorrere un breve sentiero. La percorrenza è di circa 30 minuti e non ci sono particolari difficoltà, ma si devono attraversare tratti di bosco che lontano dall’estate saranno certamente fangosi e guadare più volte il torrente. Sarà utile pertanto avere calzature adeguate.

A seconda della vostra provenienza, raggiungete Chianni o Castellina Marittima e percorrete la Strada provinciale 48. All’incirca a metà strada tra i due paesi si trova un ponticello stradale sul torrente Carbonaia, contrassegnato dal classico cartello stradale blu (coordinate GPS: 43.459820, 10.629130). Sarà il segnale per posteggiare l’auto a bordo strada, fuori dalla carreggiata.

Sul versante in direzione Chianni del ponticello, un sentiero si addentra nella boscaglia: è quello da seguire per arrivare alla Cascata del Ghiaccione. Fate attenzione, perché nel bosco ci sono diversi sentieri, realizzati per diversi scopi, senza particolari indicazioni. Per non perdervi tendete sempre a mantenere la sinistra in modo da non allontanarvi dal torrente.

Fonte: Lorenzo Calamai

La prima cascata che si incontra lungo il sentiero

Non sarà comunque difficile costeggiare il Carbonaia fino a raggiungere una prima cascata ben irregimentata. Il sentiero la supera mantenendo la sinistra orografica, ma poco più a monte la traccia del percorso si abbassa occasionalmente a livello del corso d’acqua. Risalendo per ancora 400 metri circa, arriverete alla radura dove si può ammirare la Cascata del Ghiaccione.

Nascosta dal bosco, questa piccola perla selvaggia è affascinante in ogni momento dell’anno, tingendosi di nuovi colori: in estate le sue fresche acque possono dare ristoro dalla calura; in primavera la natura rigogliosa si mostra in tutto il suo potere; in autunno le foglie degli alberi cadono danzando nell’aria nella polla sottostante, mosse dall’impetuoso cadere del torrente oltre il salto; in inverno si può addirittura cogliere la polla ghiacciata in alcune sue parti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Durante la primavera la cascata è posta in costante ombra delle fronde del bosco

Chianni, Lajatico e Peccioli: i borghi della Valdera

Dopo aver visitato le magie della natura con l’escursione alla Cascata del Ghiaccione è il momento di scoprire i piccoli, caratteristici borghi che punteggiano i dintorni. Specie in un periodo freddo come quello del tardo autunno e dell’inizio dell’inverno, percorrere i vicoli di queste cittadine sarà un modo di ritrovare calore dopo l’escursione lungo il torrente.

Il borgo più vicino è quello di Chianni, arrampicato su una collina con uno splendido balcone naturale che domina il territorio sottostante e regala panorami unici in ogni stagione. Sebbene non abbia particolari attrattive dal punto di vista culturale, il paese ha un’atmosfera tranquilla e posata, con le sue case dalle facciate in pietra e la Chiesa di San Donato che domina il borgo contornata dai rami degli ulivi.

Fonte: ph. annurca – CC BY 2.0

La luce del tramonto illumina le campagne intorno a Chianni

Tra i colli che si possono ammirare da Chianni in direzione est c’è anche quello sulla cui sommità sorge Lajatico, uno degli altri borghi della zona di cui si consiglia la visita, a poco più di 10 chilometri di distanza.

Paese natale di Andrea Bocelli, Lajatico ha un centro storico recentemente ristrutturato che combina classiche vestigia medievali a opere d’arte contemporanea disseminata in diversi angoli del paese. Una passeggiata per il paese offre il passaggio dalla terrazza panoramica sui territori circostanti, sempre affascinante, alla visita della Chiesa di San Leonardo, fino alla centrale Piazza Vittorio Veneto.

Nei pressi del centro cittadino sorge il Teatro del Silenzio, un anfiteatro costruito nel 2006 sul fianco di una vicina collina, nato per ospitare un solo grande spettacolo all’anno intorno a una scenografia minimalista, incentrata su una diversa opera d’arte ogni anno. Igor Mitoraj, Arnaldo Pomodoro e Mario Ceroli sono stati tra gli scultori contemporanei che hanno allestito la scenografia del Teatro del Silenzio nei primi anni Duemila. Un luogo suggestivo da visitare anche lontano dagli spettacoli.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo scenografico paesaggio dove sorge il Teatro del Silenzio a Lajatico

Salendo verso nord per una decina di chilometri ancora si incontra Peccioli, borgo bandiera arancione per il turismo dall’impianto, anche in questo caso, tipicamente medievale. Chiese romaniche dalle facciate eleganti, palazzi signorili, stretti vicoli e alternanza di spazi compressi e più aperti animano l’architettura del paese. Tuttavia il paese e le sue frazioni hanno saputo distinguersi nel corso degli anni recenti per una particolare attenzione all’arte contemporanea, ivi compresi diversi interventi di land art, che rende viva e frizzante la visita tra i vicoli e le piazze di Peccioli e dintorni.

Fonte: LigaDue – CC BY 4.0

Peccioli domina la Valdera dalla cima del proprio colle

Un ideale complemento ad una visita che coniuga l’elemento naturale a quello umano, artistico e storico e che risulta in un’ottima opzione per una gita giornaliera in tutte le stagioni.

 

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Le Cascate di Pale sul fiume Menotre, una meraviglia per tutte le stagioni

In questo autunno caldo, dove l’imbrunire delle foglie ha tardato a manifestarsi e le temperature rimangono tutto sommato miti, ci si può avventurare nel cuore dell’Umbria, per scoprire una serie impressionante di cascate magiche e spettacolari al riparo delle fronde di un bosco secolare.

Il fiume Menotre, infatti, dopo essere nato a circa 30 chilometri dalla città di Foligno, sulle pendici del monte Mareggia, scende verso Rasiglia, piccolo borgo inondato dalle copiose acque delle numerose sorgenti presenti sui colli circostanti. Qui il corso d’acqua riceve il tributo di numerosi, piccoli affluenti che ne incrementano la portata in maniera sostanziale. Prima che il Menotre si immetta nel fiume Topino a Scanzano, però, presso il Sasso di Pale, si getta in una gola ripida e in una serie di salti che prende il nome di Cascate di Pale, o dell’Altolina, e raggiunge la cittadina di Belfiore.

Fonte: Lorenzo Calamai

Spiaggetta lungo il corso del fiume Menotre

La distanza in linea d’aria tra Pale e Belfiore è irrisoria, inferiore al chilometro, ma il primo paese si trova arroccato in cima a una falesia ricoperta di boschi e il secondo ai piedi della medesima. I due borghi sono collegati non solo dalla Strada statale 77, ma anche da un sentiero che corre lungo il corso del fiume Menotre, regalando un’impareggiabile esperienza al cospetto delle meravigliose Cascate di Pale.

Cascate di Pale sul fiume Menotre: come arrivare

Fonte: ph. Mongolo1984 – CC BY-SA 4.0

La luce autunnale nel bosco lungo il Menotre

Il sentiero che porta alla scoperta delle Cascate di Pale si può prendere da ciascuno dei due paesi a cui fa capo, Pale e Belfiore. Tuttavia, solitamente si consiglia di affrontare la salita partendo da quest’ultimo, dov’è stato allestito un parcheggio ad hoc per il percorso.

Oltre a trovare facilmente un posto per l’auto, attaccare il sentiero da Belfiore consente di affrontare la salita per prima e solo dopo la discesa e di fare tappa intermedia fra l’una e l’altra a Pale, un borgo piccolissimo ma che contiene alcuni elementi di fascino da non trascurare.

Per raggiungere il Parcheggio dell’Altolina (coordinate GPS: 42.983308, 12.768861), area da cui deriva uno dei nomi con cui sono conosciute le Cascate del Menotre, si deve percorrere la Strada statale 77, quale che sia la provenienza. Si scende quindi nel paese di Belfiore e si imbocca, per l’appunto, via Altolina. La strada si snoda in un bel paesaggio circondato da ulivi e in poco meno di un chilometro si arriva al grande spiazzo sterrato che fune da parcheggio.

Il sentiero lungo il Menotre e le cascate

Dal Parcheggio dell’Altolina lo sguardo segue il corso della gola boscosa dove scorre impetuoso il Menotre, e si scorgono in cima le vette degli edifici del paese di Pale, destinazione ultima dell’escursione che ci si sta apprestando a compiere.

Il sentiero delle Cascate di Pale è lungo circa 2 chilometri ed affronta un dislivello di circa 300 metri. Questo significa che pur essendo tutto in salita, in alcuni tratti anche ripida, è comunque breve e alla portata di tutti, particolarmente adatto alle famiglie. La buona manutenzione del percorso, inoltre, consente di affrontare in tutta serenità l’escursione, anche se si consiglia di affrontarla con calzature adeguate. L’ascesa da Belfiore a Pale si compie in un’ora e mezza circa.

Oltre a essere adatto a qualsiasi tipo di visitatore, il percorso è anche adatto a tutte le stagioni. Offre ovviamente il meglio di sé durante il caldo estivo, offrendo riparo e ristoro dalla canicola, ma ha il suo fascino estremo anche durante l’autunno e l’inverno, quando il bosco ingiallisce e la natura affronta la sua mutazione. Assicuratevi comunque di percorrere il sentiero in condizioni meteorologiche buone.

Il sentiero inizia in fondo al piazzale sterrato del parcheggio e si inoltra inizialmente tra gli ulivi. Una volta entrati nel bosco, si passa al fianco di un vecchio edificio bianco, si oltrepassa un ponticello e ci si avvicina alla prima cascata del percorso, una delle più conosciute e caratteristiche: il Velo della Sposa.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le impetuose acque del Velo della Sposa

Il salto prende questo nome dalla forma che l’acqua assume attorcigliandosi sul grande spuntone di roccia levigata dove scorre, stringendosi e poi allargandosi come una farfalla. Dietro la cascata l’acqua ha scavato una grotta suggestiva, dove ci si può affacciare.

Proseguendo lungo il sentiero che si apre nella roccia calcarea, dal colore ocra tipico del travertino, si sale fino a raggiungere una spiaggetta sulle rive del fiume. Qui il Menotre ci arriva con un grande salto da monte e si getta poi nel vuoto a valle con un’altra cascata sostanzialmente invisibile, immersa nella vegetazione.

Deviando leggermente dal sentiero si può raggiungere una delle cascate più suggestive del percorso, un grande salto dove il fiume si divide in diversi rivoli, al cospetto dei quali si è piccoli contro la forza roboante della natura.

Nel suo ultimo tratto il sentiero si distanzia leggermente dal corso del fiume, inoltrandosi in un bosco di lecci che preannuncia l’arrivo nel borgo di Pale.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il sentiero lungo il Menotre scavato nella roccia

Cosa vedere a Pale

Il minuscolo paese di Pale, che oggi raccoglie appena qualche decina di abitanti e fa parte, amministrativamente, del comune di Foligno, è un insediamento antichissimo, risalente all’epoca pre-romana, lungo quella che era una fondamentale via di collegamento con l’antica città di Plestia.

La forza impetuosa del Menotre ha sempre consentito al borgo di avere un ruolo rilevante: mulini e frantoi prima, opifici e cartiere poi hanno caratterizzato l’attività del paese e lo hanno tenuto vivo nel corso dei secoli. Nel Trecento Pale era un borgo fortificato cinto da mura, nel Quattrocento vi venne costruito un castello, tra il Cinquecento e il Seicento l’industria della carta fiorì a tal punto da rendere la cittadina rinomata in tutta la regione per la qualità dei suoi prodotti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Menotre ha una notevole portata, che si manifesta nella forza delle sue cascate

Piccolo gioiello di impianto medievale, Pale merita una rapida visita per i suoi vicoli da chi è emerso dalla forra del Menotre. Un paio di osterie offrono l’opportunità di rifocillarsi con un panino, un aperitivo oppure un pasto completo.

Merita inoltre una visita l’Eremo di S. Maria di Giacobbe, ossia quell’edificio incastonato nella roccia del colle che sovrasta il paese, il Sasso di Pale. Si tratta di un monastero del XIII secolo, raggiungibile da Pale attraverso un breve sentiero che sale lungo il versante sud-ovest del Sasso, in una zona scoscesa e rocciosa che viene anche utilizzata per l’arrampicata. Si raggiunge in circa 45 minuti con una passeggiata che merita la fatica anche senza visitare gli interni del santuario, che apre le sue porte solo su prenotazione per poter ammirare i bei soffitti affrescati dei suoi interni.

Il ritorno a Belfiore e al parcheggio si compie per lo stesso percorso dell’andata, stavolta con una rapida discesa che riporterà velocemente al punto di partenza.

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Cascata di Foroglio, incanto a due passi dall’Italia

Le cascate sono mete perfette da scoprire durante una vacanza nel cuore della natura, un’oasi da fiaba tra il rombo dell’acqua e l’incanto del paesaggio tutt’intorno.

Il Canton Ticino, e in particolare la Vallemaggia, è un territorio straordinario che pullula di fragorosi salti d’acqua tra cui spicca la bellissima Cascata di Foroglio, una delle più rappresentative della Svizzera italiana.

Con la sua mole imponente, non può certo passare inosservata e accoglie con il suo salto di 110 metri chiunque arrivi all’omonimo paesino, frazione di Celio in Val Bavona: formata dal corso del fiume Calnegia, si nota già al ponte che collega la strada cantonale all’ingresso di Faroglio.

E, dopo una passeggiata tra le caratteristiche vie del centro disegnato da graziose case in pietra e chiesetta quattrocentesca, seguendo il sentiero di campagna sulla sinistra, dopo cinque minuti a piedi eccola ancora più vicina, in tutto il suo splendore: sì perché la potenza dell’acqua lascia sempre senza parole.

La magnifica cascata e il Percorso della Transumanza

Una volta al cospetto della Cascata di Foroglio, ammiratela senza più pensieri: è un’immagine che fa bene alla mente e al cuore e che rimane indelebile nei ricordi di un piacevole viaggio alla scoperta del Canton Ticino.

Oppure organizzate un picnic in una fresca oasi (soprattutto durante la stagione estiva) e salite sulla suggestiva altalena che fa parte del progetto “Swing the World“, che ha l’obiettivo di valorizzare quelle aree meno conosciute grazie all’installazione di un’altalena e intrattenere grandi e piccoli in maniera creativa, incentivandoli a trascorrere del tempo di qualità all’aria aperta in panorami mozzafiato: infatti, l’altalena crea una cornice perfetta e dondolarsi al suono dell’acqua di una cascata ha qualcosa di magico.

Ma non soltanto.

Una volta in zona, potrete imboccare il “Percorso della Transumanza” che conduce tra i pascoli incontaminati della Val Calnegia tra Foroglio e Calnegia, un rigenerante itinerario anche “a misura di famiglia”. Si tratta di un sentiero di 8,6 chilometri, percorribile in due ore e mezza circa andata e ritorno, con dislivello di 500 metri: dopo una quarantina di minuti vi troverete a Puntid, un verde pianoro dove scorre il fiume Calnegia e lo sguardo si perde ad ammirare il ponte di pietra, le case edificate a ridosso di massi erratici e le marmitte dei giganti plasmate dall’azione dell’acqua.

Foroglio, iconico villaggio alpino

Una sosta la merita ovviamente il villaggio alpino di Foroglio, con le case dal tetto e mura interamente in pietra nonché la chiesetta da cui scorgere il salto d’acqua.

Non mancano ristorante, negozio di artigianato e le torbe in pietra e legno, tipiche costruzioni adibite alla conservazione dei cereali come, ad esempio, la segale.

Esplorate ogni scorcio e ogni angolo senza fretta e avrete la sensazione di un viaggio indietro nel tempo, fino al Medioevo.

Come arrivare a Foroglio

Per raggiungere la Valle Bavona e la Cascata di Foroglio, occorre arrivare a Locarno e poi continuare in direzione Avegno/Vallemaggia.

Risalita la valle fino a Cevio, si prosegue percorrendo la Vallemaggia fino a Bignasco, la porta d’accesso alla Val Bavona: da qui, ancora avanti fino a svoltare in Via Bavona e attraversare le località Bavona e Ritorto, per poi giungere a Foroglio.

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La cascata che sprofonda negli abissi del mare: fotomontaggio o realtà?

Gli spettacoli che ci regala la natura riescono a superare la fantasia, è in quelle occasioni che la magia diventa come un qualcosa di reale e tangibile. E c’è un luogo sulla terra dove la natura si mostra in tutta la sua bellezza: il verde lussureggiante, il mare che sembra un caleidoscopio di colori e visioni capaci di togliere il fiato. È lì che si trova una cascata che sprofonda negli abissi del mare. Quello che viene da chiedersi, osservandola con attenzione, è se si tratta di un fotomontaggio oppure se quell’effetto – che appare incredibile ai nostri occhi – è reale.

Siamo sull’isola di Mauritius dove il mare sembra gettarsi nelle sue profondità più misteriose, andando a creare quelle che sembrano delle vere e proprie cascate. Ma è davvero così?

La cascata che si getta negli abissi a Mauritius è reale?

Per ammirare quella che è una visione difficile da dimenticare bisogna volare verso l’isola di Mauritius, che fa parte di un arcipelago che si trova nell’Oceano Indiano, molto noto per le sue tante meraviglie.

La natura qui ci ha regalato spiagge indimenticabili, mare dalle mille sfumature di blu e spazi verdi lussureggianti. Mark Twain aveva detto di questi luoghi che: “Dio creò prima Mauritius e poi il Paradiso”. Ma è in uno dei suoi punti più scenografici che la natura fa la sua vera magia. Si tratta del mare nei pressi della penisola di Le Morne Brabant, un’area che sulla cartina punta verso sud-ovest, e che dal 2008 fa parte dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.

Lì l’acqua del mare sembra trasformarsi in una cascata che si getta negli abissi. È un fotomontaggio o realtà? Nulla di tutto questo, infatti si tratta di un’illusione ottica data dalla conformazione dei fondali e dai colori della sabbia.

La spiegazione, naturalmente, nulla toglie all’incanto che questa visione regala all’occhio umano. A guardare con attenzione, infatti, l’acqua sembra sprofondare verso il centro della terra, proprio come fa una cascata gettandosi dalle rocce verso la natura sottostante.

A creare l’illusione della cascata è la sabbia che assume colorazioni diverse e il fondale che in maniera repentina diventa più profondo. Infatti qui si getta nel profondo del mare regalando l’effetto ottico della cascata.

Il risultato finale è una vista da sogno: sembra di ammirare una gola profonda e che si getta a strapiombo verso le profondità oceaniche. Suggestiva e magica, tanto da togliere il fiato.

Mauritius, cosa c’è da sapere su questo paradiso terrestre

La Repubblica di Mauritius è composta dall’isola principale e dalle isole Agalega, Cargados Carajos e Rodrigues. È curioso sapere che la lingua ufficiale è l’inglese dal momento che questi luoghi sono stati per lungo tempo colonia del Regno Unito, ma la più parlata è il creolo mauriziano.

Ci sono tanti luoghi da visitare in questo paradiso terrestre che si trova al largo del Madagascar, tra questi il monolite di roccia basaltica che si trova proprio sulla penisola di Le Morne Brabant. Ovviamente non possono mancare le spiagge come quella di Pereybere Beach. Tra le aree più rinomate vi è quella di Grand Bay che si trova nel nord dell’isola di Mauritius ed è ricca di offerte per i turisti, pur mantenendo la sua autenticità. E poi l’entroterra, la costa sud, perché ogni angolo dell’isola (e delle altre dell’arcipelago) regala emozioni.

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Un paradiso incontaminato: le cascate di Kravice

Flussi d’acqua che sgorgano da ripide rocce che si fanno spazio in mezzo alla natura, quella più autentica e vera: questo e molto altro sono le cascate di Kravice – chiamate anche cascate di Kravica – che si distinguono per essere alcuni dei gioielli più preziosi della Bosnia ed Erzegovina.

Dove si trovano

Le cascate di Kravice sono un’incredibile – e largo – salto d’acqua del fiume Trebižat che scorre tra le meraviglie della Bosnia ed Erzegovina. Localizzate a 10 km a sud del comune di Ljubuški e 40 km da Mostar, offrono al visitatore anche la possibilità di fare un fresco bagno nel laghetto sottostante.

In passato erano di proprietà di Zaim-beg Selimić, un consigliere comunale di Ljubuški, filantropo e benefattore, mentre oggi sono accessibili con una breve ma sorprendente passeggiata.

Cosa aspettarsi

La visione delle cascate di Kravice è emozionate: si gettano un’imponente parete di tufo da cui fanno un salto di approssimativamente 30 metri. La piscina naturale ai loro piedi, invece, vanta un diametro di circa 120 metri ed è una vera piacevolezza.

Il momento migliore per visitarle è senza ombra di dubbio la primavera, stagione dell’anno in cui il flusso d’acqua è maggiore e la vegetazione circostante si colora di un verde smeraldo. Tuttavia, è durante i mesi estivi che, per via delle temperature, è davvero possibile fare il bagno e praticare alcuni sport acquatici.

Come arrivare

È possibile visitare lo spettacolo che regalano le cascate di Kravice partecipando a uno dei tanti tour organizzati in partenza da città come Mostar e Sarajevo, così come Dubrovnik e Spalato in Croazia. Tuttavia, c’è la possibilità di raggiungerle in autonomia con la propria automobile o in autobus.

I punti più vicini in cui arrivare in bus sono la città di Ljubuški o Čapljina, da dove però occorre poi proseguire in taxi.

Le attività che si possono fare in zona

Oltre ad ammirare un vero e proprio spettacolo della natura e a fare un bagno in acque fresche e limpide, da queste parti ci si può dedicare anche al puro escursionismo in mezzo alla natura.

Un modo alternativo per andare alla scoperta di questa zona sorprendente è fare è un safari canoa. Il fiume Trebižat è infatti ricco di biodiversità con molte specie vegetali e animali e barriere di travertino bellissime.

Non molto distanti, inoltre, ci sono anche siti che vale la pena conoscere. Ne è un esempio la fortezza di Herceg Stjepan, o meglio, i resti di questa eccezionale struttura.

Decisamente interessanti sono anche le Tombe situate a Ljubuški che contano ben 214 lapidi stećak, di cui 88 lastre, 78 cassapanche, 1 cassapanca con piedistallo, 9 sarcofagi e 48 esemplari di lastre e cassapanche non descritte singolarmente.

Infine, se di cascate non ne avete abbastanza il consiglio è quello di dirigervi presso il pittoresco villaggio di Veljaci dove sgorga un piacevole flusso d’acqua alto circa 5 metri e largo 50.

Insomma, se le maestose cascate di Kravice incantano e consentono di fare bagni rigeneranti, non sono di certo meno emozionanti i dintorni. Non resta che prenotare un viaggio in Bosnia ed Erzegovina e inserire nel proprio itinerario questo autentico angolo di natura.

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Riaprono le cascate più alte d’Italia, vero spettacolo della natura

Sono le cascate più alte (e forse anche le più belle) d’Italia, ma il loro spettacolo è riservato a pochi: per gran parte dell’anno, infatti, le loro acque sono convogliate da una diga per permetterne l’utilizzo a scopi idroelettrici. Tuttavia in alcune occasioni speciali, solamente 5 volte durante la stagione estiva, tornano a regalare un’emozione incredibile agli spettatori che si assiepano lungo i sentieri per poter ammirare questa magia della natura. Ecco le Cascate del Serio e gli appuntamenti da non perdere per poter assistere alla loro riapertura.

Le Cascate del Serio, un capolavoro della natura

Incastonate tra le Alpi Orobie, in provincia di Bergamo, le Cascate del Serio sono formate dall’omonimo fiume e si trovano a ben 1750 metri di quota, in una cornice naturale semplicemente favolosa. Sono considerate le più alte d’Italia (nonché tra le più alte d’Europa), caratterizzate da tre salti principali per un totale complessivo di 315 metri. Ma, come abbiamo anticipato, sono uno spettacolo che solo pochi fortunati riescono ad ammirare. Il motivo? Facciamo un piccolo passo indietro: negli anni ’30, a Valbondione venne realizzata la diga del Barbellino, uno sbarramento sul fiume Serio che permise la creazione di un bacino artificiale per poter sfruttare le acque nella produzione di energia idroelettrica.

Da quel momento, le cascate scomparvero completamente: solo dal 1969, grazie ad un accordo tra l’Enel (che gestisce la diga) e l’amministrazione di Valbondione, fu possibile tornare a vedere l’acqua tuffarsi spumeggiante tra le rocce. Ciò avviene ancora oggi, in cinque giornate speciali che sono considerati dai turisti degli appuntamenti imperdibili. Le date vengono accuratamente scelte tra giugno e ottobre, quando il tempo è più clemente e permette ai curiosi di addentrarsi nella natura per assistere allo spettacolo. E in quei giorni, a Valbondione si respira un’atmosfera davvero speciale, con migliaia di persone che arrivano da tutta Italia per la riapertura delle cascate.

Quando riaprono le Cascate del Serio

Solo cinque volte all’anno, dunque, si può godere della bellezza delle Cascate del Serio. Quando l’invaso del Barbellino viene aperto, le sue acque defluiscono tra le rocce aumentando notevolmente la portata del fiume Serio: si stima, infatti, che in appena mezz’ora si liberino tra gli 8mila e i 10mila metri cubi di acqua. Quali sono queste date imperdibili? Per l’estate 2023, il calendario è davvero interessante: oltre alla riapertura (ormai passata) del 15 giugno, sarà possibile assistere a quelle del 20 agosto, 10 settembre e 8 ottobre. In queste giornate, lo spettacolo andrà in scena tra le 11:00 e le 11:30, un intervallo piuttosto breve ma assolutamente ricco di fascino.

C’è poi un evento che attirerà tantissimi turisti: stiamo parlando della riapertura in notturna, che avverrà il 15 luglio tra le 22:00 e le 22:30. In questa occasione, le cascate saranno illuminate da potenti riflettori per regalare ai presenti una visione mozzafiato. Se volete godervi questi appuntamenti in tutta tranquillità, c’è un punto d’osservazione davvero speciale che potete raggiungere facilmente, lungo il sentiero che conduce al Rifugio Curò. È un cammino adatto a tutti, richiede circa un’ora e mezza per percorrerlo e consente di ammirare un panorama che non ha eguali al mondo.

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Cascata delle Due Rocche, meraviglia a due passi dalla città

Una vera e propria meraviglia naturale che si trova a due passi dalla città e che sembra uscita direttamente da un libro di favole. Parliamo della Cascata delle due Rocche, un affascinante flusso d’acqua da raggiungere attraversando paesaggi nascosti, spesso poco noti al turismo nazionale e internazionale.

Dove si trova la Cascata delle Due Rocche

La fragorosa Cascata delle Due Rocche si trova a Corleone, una cittadina che svetta fiera nel cuore dell’entroterra della provincia di Palermo. Si tratta di una vera e propria meraviglia naturale che prende vita a pochi passi dal centro storico e in un contesto che per le sue caratteristiche morfologiche è chiamato Canyon.

Un fascino assolutamente unico nel suo genere che viene amplificato anche dalla presenza di alcuni resti di un acquedotto, forse di origine medievale.

Cosa aspettarsi

La Cascata delle Due Rocche non è di certo paragonabile alle ben più famose Cascate del Niagara o alla più familiare Cascata delle Marmore. Essa, infatti, possiede un salto che raggiunge un altezza di soli 4 metri, eppure ritrovarsela di fronte catapulta direttamente in un luogo magico.

Cayon di Corleone

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Il meraviglioso Canyon di Corleone

Situata all’interno del Parco delle due Rocche, è il frutto del salto del fiume San Leonardo, un affluente del fiume Belice. Il flusso dell’acqua nel corso dei secoli ha creato un ambiente davvero soprendente, comprensivo anche di una piccola conca circondata da pareti a strapiombo che amplificano i suoni della natura rendendo la visita ancor più speciale.

Il paesaggio è uno di quelli in grado di lasciare senza fiato, di quelli che si vedono solo nei film americani. E invece no, siamo in Italia e a due passi dalla città, un sito di notevole interesse e dove a dominare incontrastato è il silenzio, che ben si mescola ai suoni della natura.

I più avventurosi saranno felici di sapere che attorno al Canyon ci sono alcuni sentieri, non facili da percorrere, dai quali si ha una veduta piuttosto suggestiva. Inoltre, vale la pena imboccare una strada che collega in salita il Convento del Ss. Salvatore, altro luogo suggestivo da visitare.

Come raggiungere la Cascata delle Due Rocche

Lo abbiamo già detto sopra: la Cascata delle Due Rocche si trova a due passi dal centro cittadino di Corleone eppure è poco nota, o almeno non lo è quanto meriterebbe. Non vi sorprenderà sapere, quindi, che raggiungerla prevede la necessità di organizzarsi per benino perché la segnaletica è sfortunatamente scarsa.

Dopo aver attraversato una serie di viuzze nel quartiere San Giuliano, si giunge davanti a una piccola chiesa dedicata alla Madonna delle Due Rocche. Ed è proprio alla sinistra di questa chiesetta che si può scorgere un sentiero dove si fanno spazio pioppi, salici e olmi.

In sostanza occorre innanzitutto raggiungere Corleone e da lì affidarsi al navigatore, oppure chiedere informazioni ai passanti. Si può raggiungere anche in auto ma, come indicato dalla polizia municipale di Corleone, meglio parcheggiare in aree apposite individuate e percorrere una quindicina di minuti a piedi: le strade non sono il massimo della sicurezza.

Informazioni utili per la visita

Il momento migliore per inebriarsi del potere della natura che si percepisce presso la Cascata delle Due Rocche è la primavera: durante questa stagione si sciolgono i ghiacciai ed il fiume è ricco di acqua. Ma non solo, perché questo periodo dell’anno è anche pregno di colori che invitano alla vita come il blu intenso del cielo, il giallo, bianco e il viola dei fiori che sbocciano e le tante farfalle dalle mille sfumature che svolazzano in libertà.

In estate, invece, il rischio è di trovare un flusso non affatto soddisfacente, anche se la bellezza del contesto naturale rimane pressoché immutata. Occorre visitare questo angolo di paradiso naturale indossando abbigliamento sportivo, soprattutto scarpe da trekking.

Inoltre, compresa la passeggiata per raggiungerla, il sito non richiede tantissimo tempo per essere scoperto. Per questo motivo vi invitiamo a raggiungere anche qualche meraviglia nei dintorni o la stessa Corleone, che ha davvero molo da offrire ai suoi ospiti.

La cascata di Corleone

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Veduta della Cascata delle Due Rocche

Cosa vedere a Corleone

Corleone è una bellissima cittadina del palermitano che sorge in una zona interna di montagna tra i famosi castelli di Soprano e Sottano. Si tratta quindi di una realtà che si trova immersa in uno splendido paesaggio naturalistico. Purtroppo è nota ai più per il suo passato dalle radici mafiose, ma nei fatti è una località ricca di storia e dove natura e architettura creano degli angoli che sono dei piccoli capolavori.

Tante la cose da vedere, ma la prima che vi consigliamo è la Chiesa Madre che conserva opere notevoli come le tele di Fra Felice da Sambuca, una scultura in marmo che raffigura la Madonna del Soccorso di scuola gaginiana e un’opera di Valsi risalente al XVI. Dedicata a San Martino, si distingue per il suo stile tipicamente musulmano soprattutto nella struttura esterna.

Molto interessante è anche il Castello Soprano che sovrasta fiero il centro cittadino. Trovarselo di fronte è davvero emozionante: si erge a 861 metri dal livello del mare su un maestoso blocco calcareo. Oggi sfortunatamente rimane poco del castello originale, ma ciò non toglie che sappia ancora sorprendere il visitatore.

C’è poi il Castello Sottano che al giorno d’oggi è l’eremo dei Francescani. Fino alla metà del XX secolo fu adibito a carcere, mentre adesso è un importante punto di riferimento per la città in cui ritirarsi in preghiera: è davvero buffo come cambiamo le cose nel tempo.

Il viaggio alla scoperta di Corleone continua per giungere al cospetto di un altro bellissimo edificio religioso: la Chiesa di San Domenico. Si tratta di una struttura suddivisa in tre navate che custodisce moltissimi dipinti commissionati tra il Settecento e l’Ottocento, tra cui una tela raffigurante San Tommaso d’Aquino e una Madonna del Rosario. Altri edifici sacri di notevole importanza sono:

  • Monastero del Ss. Salvatore: un santuario di origini medievali in cui ammirare l’affresco di Filippo Randazzo risalente al 1735, il monocolo di Nicosia e molto altro ancora;
  • Chiesa e convento di Sant’Agostino: con un assetto esteriore dallo stile “musulmano” che conserva un altare barocco e delle splendide pitture;
  • Chiesa di San Leoluca: dove scoprire un’incantevole statua lignea del 1761 che rappresenta l’angelo custode.

Coloro che invece vogliono approfondire una parte del controverso passato di questa bellissima città siciliana devono fare un salto presso il Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia e del Movimento Antimafia che è stato creato proprio per sensibilizzare il pubblico su questa organizzazione criminale.

Insomma, Corleone ha davvero molto da offrire e la sua Cascata delle Due Rocche è un piccolo paradiso naturale che vale la pena conoscere.

Cosa vedere a Corleone

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Veduta di Corleone
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La Gola dell’Inferno, una meraviglia a due passi da casa

La Slovenia è il cuore verde d’Europa, una destinazione affascinante che offre innumerevoli occasioni per immergersi nella natura, trascorrere piacevoli giornate all’aria aperta camminando, facendo escursioni o seguendo percorsi da trekking, pedalare e rilassarsi nell’abbraccio di paesaggi a dir poco spettacolari.

La natura è davvero “a portata di mano”: dalle spiagge ai rifugi alpini nello stesso giorno, da verdeggianti pianure a limpidi laghi alpini, da fitte foreste a cascate che sanno emozionare, anche a poca distanza dalla capitale Lubiana.

E’ questo il caso della Gola dell’Inferno, o Gola di Pekel, suggestiva e romantica gola di 1,5 chilometri accanto al piccolo insediamento di Ohonica, nel comune di Borovnica.

Pekel, un luogo magico

A mezz’ora di auto a sud-ovest della capitale, si apre il magico scenario della Gola di Pekel, un favoloso mondo di boschi, cascate e torrenti, molto simile a quello descritto nelle fiabe dell’infanzia.

Si tratta di un paesaggio scolpito dal corso del torrente Borovniščica, che nasce dall’altipiano della Rakitna e si snoda attraverso pittoresche forre e profonde gole per scendere verso la piana di Lubiana: l’acqua precipita dando vita a pozze color smeraldo di rara bellezza e a fragorose cascate di cui le più famose e belle sono cinque, che si tuffano dai 3 ai 20 metri circa.

L’itinerario per ammirarle, della durata di circa un’ora e mezza, inizia presso la trattoria Pekel e percorre la gola in varie direzioni: dapprima è una facile camminata lungo il torrente che passa accanto a una piccola cascata di 5 metri e a un’altra di sedici metri.

Dopo aver ammirato il loro fascino indiscutibile, inizia la salita vera e propria, in alcuni tratti talmente ripida da presentare alcuni cavi d’acciaio cui aggrapparsi: tuttavia, è proprio lungo questo tratto del sentiero che si svelano le altre tre cascate della Gola dell’Inferno, tra cui spicca la quinta, la più alta e spettacolare, con un salto di ben 20 metri.

Basta lasciarsi trasportare dal suono dell’acqua e dall’incanto del momento per dimenticare, in un secondo, qualsiasi fatica!

In ogni caso, l’intero percorso è assoluta meraviglia, un piacere per gli occhi e per il cuore, una meta ideale per gli amanti della natura, un tesoro nascosto che fa bene all’umore e allo spirito.

Per il suo indiscusso valore, la Gola dell’Inferno (che deve il suo nome all’atmosfera buia, umida e fredda che la caratterizza durante l’inverno poiché il sole, almeno nella parte bassa, non arriva mai) è stata proclamata di importanza nazionale.

Già nel 1897, Josip Ciril Oblak, avvocato sloveno, scrittore di viaggi, di montagna e saggista, la definì “un paradiso turistico” e gruppi organizzati di escursionisti iniziavano a scoprirla.

L’apertura ufficiale al pubblico avvenne invece il 29 giugno 1904, mentre il sentiero pedonale comprensivo di ponti e scale fu terminato nel 1925 e, da allora, è soggetto a regolare manutenzione.

Oltre alle incredibili cascate, è possibile scorgere il camoscio e il merlo acquaiolo, che nidifica nella gola, interessanti specie arboree nonché flora alpina ed endemica come la primula carniola.

Inoltre, la Gola di Pekel si estende fino al roccioso e ripido Hudičev zob (Dente del Diavolo).

Come raggiungere la Gola dell’Inferno dall’Italia

Questo luogo incantato a ingresso libero è “a due passi da casa”: da Trieste, infatti, si imbocca la strada verso Postumia, si prosegue per Vrhnika, poi verso Verd, Bistra e infine Borovnica.

Da qui, è sufficiente seguire le indicazioni per Pekel.

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Zampilli, scale e visioni mozzafiato: è questa la cascata più bella del mondo

La natura regala le scenografie più belle, gli scorci più emozionanti e gli spettacoli più straordinari. Ci sono alcuni luoghi la cui visione è davvero mozzafiato, in cui la potenza degli elementi si percepisce in tutto il suo incanto. Come nella cascata più bella del mondo, dove i visitatori possono immergersi in un’esperienza che lascia senza fiato: zampilli, scale e poi il rumore dell’acqua che compie un tuffo altissimo. Siamo in Ecuador e, più precisamente a Baños una località che è ricca di cose da vedere e di esperienze da vivere. Tra queste c’è la cascata Pailón del Diablo, maestosa e che colma gli occhi di meraviglia, come quando ci si ritrova proiettati  dentro un’ambientazione da sogno che sembra uscita dalla nostra fantasia.

La cascata di Pailón del Diablo, la più bella del mondo

Contrasti di colori, di suoni e a contatto con la natura selvaggia in un’atmosfera che lascia senza fiato: visitare Pailón del Diablo è un’esperienza da fare, perché è una delle cascate più belle e affascinanti al mondo.

Si trova lungo la Ruta de las Cascadas a Baños in Ecuador ed è una visione mozzafiato, non solo perché la potenza dell’acqua che si lancia dalle rocce è sempre magica, ma perché ci fa immergere in una location da sogno. E visitarla è a tutti gli effetti un’esperienza adrenalinica come solo il contatto con la natura selvaggia può essere.

Il costo per l’ingresso a persona ammonta a circa due dollari, che vale la pena spendere per lasciarsi stupire dall’incanto di un luogo simile. Ovviamente lungo le scale che costeggiano la cascata è praticamente impossibile non bagnarsi, ma questo non fa che accrescerne il fascino. I visitatori possono anche transitare su un ponte sospeso da dove godere di una vista straordinaria e immersiva tra acqua, rocce e il verde degli arbusti che si arrampicano tra le gole e gli zampilli.

La cascata è alta 80 metri e ci sono due sentieri che permettono di raggiungerla, vivendo un’esperienza profondamente emozionante e che mette a contatto con la natura più vera, selvaggia e straordinaria.

Perché si chiama Pailón del Diablo

Ma perché questa cascata si chiama Pailón del Diablo. Sembrerebbe che il nome sia stato scelto per la particolare forma di una roccia che, vista da un punto ben preciso, pare ricordare il volto del Diavolo. Se questo non dovesse bastare, poi, l’acqua quando cade sembra precipitare in una grande padella.

Tutto quello che si può fare a Baños

Baños de Agua Santa in Ecuador è un vero e proprio gioiello, un’area ricca di esperienze da vivere e di luoghi da visitare. Proprio come la cascata Pailón del Diablo che – però – non è l’unica. Lungo la Ruta de las Cascadas ce ne sono tantissime da visitare, tra queste vale la pena citare il Manto de la Novia e la cascata di Agoyán.

La città è nota anche come “porta dell’Amazzonia”, perché l’ultimo grande centro prima di immergersi nella giungla. Inoltre si trova alle pendici del vulcano Tungurahua, che dà il nome all’omonima provincia.

Nota come centro termale, gli abitanti dicono che la sua acqua sia miracolosa, offre anche la possibilità di praticare diverse attività sportive come rafting e giri in bicicletta. Per godere di un’altra vista mozzafiato, poi, basta raggiungere la Casa del Arbol e dondolarsi su una delle spettacolari altalene sospese nel vuoto.