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Puoi dormire in un piccolo borgo incastonato in un parco storico

Organizzare un viaggio in Trentino è sempre un’ottima idea, soprattutto per chi è alla ricerca di esperienze rilassanti e rigeneranti a stretto contatto con la natura. La regione dell’Italia Settentrionale, che confina con la Svizzera e con l’Austria, è puntellata da montagne e da borghi ad alta quota che offrono attività per avventurieri di ogni età e scorci mozzafiato da scoprire passo dopo passo.

L’immenso patrimonio naturalistico della regione, poi, si fonde con la storia, con l’arte e la cultura di un territorio meraviglioso che sono raccontate dai castelli medievali, come Castel Tirolo, Castel Roncolo e Castel d’Appiano, dai palazzi rinascimentali che popolano il capoluogo Trento, e dalle tradizioni e dalle storie che sono custodite nei piccoli borghi montani.

Ed è proprio un borgo che oggi vogliamo visitare insieme a voi, un piccolo villaggio che sorge a 1650 metri sopra il livello del mare in una posizione unica e privilegiata in Val di Pejo, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. È proprio qui che è possibile dormire all’interno di masi storici, tipici edifici del territorio, e vivere e condividere un’esperienza incredibile completamente immersi nella natura.

Bergdorf Stablo: la rinascita del borgo delle meraviglie

Il nostro viaggio di oggi ci porta nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, uno dei più antichi parchi naturali italiani che dal 1935, anno della sua istituzione, preserva, valorizza e celebra tutte le bellezze naturalistiche delle vallate alpine. Ci troviamo nella Val di Pejo, lateralmente alla Val di Sole, una destinazione già conosciuta da tutti gli amanti degli sport invernali per la sua celebre stazione turistica, nonché perfetto punto di partenza per imboccare i sentieri che attraversano il parco nazionale e per cimentarsi in escursioni ad alta quota.

Proprio qui, dove la natura regna sovrana, nell’estate del 2023 sono stati completati dei lavori di ricostruzione che hanno permesso a un piccolo borgo di rinascere in tutto il suo splendore. Stiamo parlando del Bergdorf Stablo, il paesino dei masi situato a 1650 metri di altezza e incastonato, alla stregua di un tesoro prezioso, nella Val di Pejo.

L’antico borgo, composto da alcuni masi, è stato ricostruito mantenendo intatte le strutture architettoniche originali che oggi sono state trasformate in alloggi confortevoli e suggestive. Si tratta di baite di montagne realizzate in legno e in pietra completamente immerse nella natura lussureggiante del territorio che affacciano direttamente sulle imponenti cime del Gruppo Ortles Cevedale. La vista, da qui, è mozzafiato. Ma non è tutto, perché soggiornando all’interno dei masi sarà come fare un viaggio nel tempo che consentirà agli ospiti di vivere un’esperienza slow ispirata ai ritmi della vita contadina.

Gli interni dei Masi trasformati in alloggi

Fonte: Ufficio Stampa

Gli interni dei masi trasformati in alloggi

Dormire all’interno di un maso storico nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio

Sono tre i masi che compongono il piccolo borgo Stablo, e possono ospitare fino a un massimo di 12 persone grazie a diverse sistemazioni offerte. Tutto, dagli interni agli esterni, è stato pensato nei minimi dettagli per catapultare gli ospiti all’interno di un’ambientazione rustica e contadina dove il tempo sembra essersi fermato.

Le baite, poi, sono completamente immerse nel paesaggio selvaggio e naturale della Val di Pejo e offrono tutta una serie di visioni che si aprono sul panorama circostante, e che lasciano senza fiato a ogni ora del giorno e della sera. Non ci sono rumori, se non quelli della natura, e il caos e il disordine cittadino sono solo un ricordo lontano. Non c’è neanche il wi-fi: l’unica connessione che esiste è quella con la natura.

Tutto ciò che esiste, qui, è un’atmosfera evocativa che invita le persone a riappropriarsi del proprio tempo e a goderselo lentamente percorrendo le orme dei contadini che popolano da sempre il territorio.

Dormire nel Borgo dei Masi Stablo

Fonte: iStock

Dormire nel Borgo dei Masi Stablo
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Sta per partire la più grande caccia al tesoro tra i borghi d’Italia

L’Italia è una terra ricca di luoghi stupefacenti, veri e propri gioielli che vanno a impreziosire il territorio con le loro ricchezze, con la loro storia, con le tante meraviglie tutte da scoprire: un vero e proprio patrimonio culturale, storico, artistico ed enogastronomico.

E c’è un modo davvero molto speciale per scoprire quanto grande è l’eredità culturale del nostro paese, un metodo divertente ma anche creativo. Si tratta della più grande caccia al tesoro tra i borghi d’Italia, un’iniziativa che coinvolge contemporaneamente ben 100 luoghi da sogno dell’entroterra, disseminati lungo la nostra penisola.

La manifestazione porta la firma del Touring Club Italiano ed è un modo unico per conoscere di più il tesoro prezioso custodito da queste località che arricchiscono il nostro paese. Posti che hanno ottenuto il riconoscimento della Bandiera arancione, che ne attesta la qualità turistica e ambientale.

La caccia al tesoro sta per partire: tutto quello che c’è da sapere

Sta per partire la Caccia ai Tesori Arancioni, la data da segnare in agenda – per prendere parte a una manifestazione che porterà alla scoperta dei tanti tesori che si nascondono nell’entroterra italiano – è quella dell’8 ottobre 2023. Una domenica all’insegna della bellezza che coinvolgerà ben 100 borghi Bandiera arancione, disseminati nelle varie regioni.

L’Italia è bellezza, infatti appena si volge lo sguardo si incontra qualche dettaglio che ci lascia senza parole. Ma non conosciamo tutto, ragion per cui un’iniziativa come questa non solo permette di scoprire di più sui luoghi, ma anche sulle storie che li hanno animati.

Non c’è una gara, ma – come viene spiegato sul sito ufficiale – ogni gruppo potrà ricevere un dono rappresentativo del luogo esplorato, a patto che la caccia al tesoro venga portata a termine in maniera corretta.

La manifestazione è giunta alla sua quarta edizione, mentre ammontano a 25 gli anni che si festeggiano dell’iniziativa Bandiere arancioni. Per celebrare questo importante traguardo, al momento dell’iscrizione si potrà scaricare gratuitamente la guida Borghi da vivere 2023, un passaggio possibile tramite la app.

Come si svolge la caccia al tesoro

Per prendere parte all’iniziativa si deve innanzitutto procedere con l’iscrizione sul sito ufficiale della manifestazione (che si trova all’indirizzo tesori.bandierearancioni.it). Dopo questo passaggio, sarà necessario presentarsi il giorno della manifestazione con la propria squadra, composta da un massimo di sei partecipanti. A quel punto si darà il via al gioco grazie ai vari indizi.

Accanto all’iniziativa promossa dal Touring Club Italiano, in diversi comuni verranno organizzate manifestazioni parallele o verrà arricchita la caccia al tesoro, magari proponendola a tema enogastronomico per far conoscere i prodotti tipici del territorio.

Aperta a tutti, grandi e piccini, la Caccia ai Tesori Arancioni è un modo creativo per approfondire la propria conoscenza dei luoghi che magari si vivono ogni giorno, ma anche di posti nuovi. E di farlo divertendosi e in compagnia. Sul sito dell’iniziativa sono segnalati tutti i borghi suddivisi per regione.

Tra i tanti, ad esempio, si potrà scorpire Triora in Liguria, il paese delle streghe. Oppure Arona, in provincia di Novara, che si affaccia sul lago Maggiore. Se si è in Toscana, invece, tra le location si trova anche Collodi, frazione del comune di Pescia, il cui nome è legato a quello del “papà” di Pinocchio.

Scelta la località, basterà selezionarla per scoprire quali sono i punti di incontro ed eventuali contatti per maggiori informazioni. L’iscrizione è a offerta libera.

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Tuenno, il borgo di origine preistorica

Questo piccolo agglomerato di casette, circondato da una natura incontaminata e molto suggestiva, è uno dei più antichi di tutta la regione: stiamo parlando di Tuenno, un minuscolo borgo della Val di Non che ha origini preistoriche. La sua è una storia lunghissima, che affonda le radici indietro di millenni, e più precisamente in epoca retica. Tante sono le meraviglie che il paesino ha in serbo per i turisti: scopriamole insieme.

Il borgo di Tuenno, ricco di storia

Il Trentino Alto Adige è terra di splendidi borghi incastonati tra le montagne, dove la natura non ha mai ceduto il passo all’uomo. Uno di questi paesini così pittoreschi è Tuenno, perla della Val di Non: conta poco più di 2mila abitanti ed è cinto da montagne imponenti, tra boschi lussureggianti e piccoli laghi turchesi. Nel 2016 ne è stata decretata la sua fusione con i comuni di Nanno e Tassullo, dando così vita a Ville d’Anaunia, rendendolo di fatto una frazione. È tuttavia nel suo passato che si cela il fascino di questo luogo magico, dove il tempo sembra non essere mai trascorso.

Sul territorio di Tuenno sono state trovate tracce di insediamenti preistorici, e ci sono testimonianze che fosse già stato abitato in epoca retica. Nel corso dei secoli, il borgo ha conosciuto periodi di grande prosperità: nel 1027 è diventato un possesso vescovile, e in seguito un feudo appartenuto a nobili locali. La sua tradizione rurale è ancora chiaramente impressa nelle piccole casette in pietra e in legno: oggigiorno, il paese vive principalmente della coltivazione di mele, che ne caratterizza il paesaggio di incommensurabile bellezza.

Cosa vedere a Tuenno

Nonostante sia così piccolo, il borgo di Tuenno nasconde tra le sue strette viuzze alcune perle assolutamente da visitare. È il caso della Chiesa di Sant’Orsola e Compagne, costruita nel 1914 proprio a ridosso del vecchio edificio risalente invece al XIV secolo: al suo interno sono custoditi un prezioso altare ligneo decorato in oro, una statua dell’Addolorata e pregiati affreschi di inizio ‘900. Accanto spicca il campanile, eretto a metà dell’800 su fondamenta rette da palafitte. Poco al di fuori del centro storico, invece, si può visitare la Chiesa di Santa Emerenziana, che domina l’ingresso della Val di Tovel. Anch’essa presenta meravigliose opere d’arte come un’affascinante pala del ‘600.

Ma la vera bellezza di Tuenno è la natura selvaggia che lo circonda: per chi ama camminare all’aria aperta o fare trekking, ci sono tantissimi sentieri che conducono tra i boschi, alla scoperta di paesaggi meravigliosi. L’attrazione più suggestiva è il lago di Tovel, immerso nel panorama incantevole del Parco Naturale Adamello-Brenta. Si trova a poco più di 1.100 metri di quota, ed è un laghetto alpino tra i più famosi in Italia. Il motivo? Sino agli anni ’60, le sue acque si tingevano di rosso quando, con l’arrivo dell’estate, fioriva un’alga chiamata Tovellia sanguinea.

Sebbene ormai da molto tempo questo fenomeno non accada più, probabilmente per via del cambiamento della composizione chimica dell’acqua, il soprannome di Lago Rosso è rimasto vivo nel ricordo di tutti e ancora oggi il bacino viene chiamato così. Al di sopra del lago, sorge la piccola Chiesa di Tovel: la si può raggiungere percorrendo una stradina che si arrampica tra le rocce, e una volta arrivati sul luogo non resta che ammirare il panorama e restare a bocca aperta dinanzi a tanta meraviglia che la natura ci ha regalato.

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Tavoleto, il borgo con una magnifica struttura difensiva

Come è ben noto a noi italiani e anche al resto del mondo, la nostra affascinante Penisola è costellata di piccoli borghi dalla storia antichissima e in cui sono conservati monumenti di pregio. Alcuni hanno poche centinaia di abitanti, che sono però fieri di preservare tutte le meraviglie che fanno parte del loro paesino.

È il caso di Tavoleto, un borgo della provincia di Pesaro e Urbino, che svetta in cima ad una collina che domina la Valle del fiume Foglia.

Cosa aspettarsi

Tavoleto è un borgo davvero piccino che venne fortificato dai Malatesta. Si sviluppa infatti intorno a un maestoso maniero, tanto che divenne persino uno dei più potenti castelli della zona a difesa della pianura del fiume Conca.

Si tratta perciò di un grazioso borgo che vanta una magnifica struttura difensiva, comprensiva di un castello e una cinta muraria ben tenuta: nel corso dei secoli è stato terreno di una lunga contesa fra i Malatesta e la nobile famiglia dei Montefeltro, mentre il 31 marzo del 1797 il minuto abitato venne completamente distrutto ad opera dell’esercito francese.

Tra le altre cose, è un luogo della memoria della Linea Gotica e qui si trovano un monumento ai caduti e una stele dedicata ai soldati nepalesi Gurkha dell’esercito inglese, che liberarono il comune dall’assedio delle forze tedesche.

Tavoleto, coa fare

Fonte: iStock

Veduta del borgo di Tavoleto in autunno

Cosa vedere

Chiamato in dialetto Tavléd, la visita del borgo può tranquillamente iniziare dalla sia graziosa piazza principale sulla quale si apre un lato elegante del castello. Seppur privato, il Castello di Tavoleto è senza ombra di dubbio un’attrazione da non perdere, almeno dall’esterno.

Si tratta infatti di una fortezza merlata ricostruita in stile gotico. Quel che rimane del forte originale, realizzato nel 1465 da Francesco di Giorgio Martini su commissione di Federico da Montefeltro, sono le fondamenta e parte delle mura.

Stando a quanto si può leggere sul Resto del Carlino, il castello di Tavoleto è attualmente in vendita, ma fino a poco tempo fa era disponibile per eventi, cerimonie e matrimoni. Del resto, parliamo di una magnifica struttura di ben 2100 metri quadrati con camere, bagni, saloni, ampie zone di rappresentanza, sale degli armigeri, cortili, e cucine. Il tutto impreziosito da antichi mobili e armi varie dei secoli passati.

Molto bella è anche la Chiesa di San Lorenzo Martire che si presenta con una facciata semplice ma con un interno elegantemente decorato con paraste e lesene corinzie baroccheggianti e robusti pilastri che sorreggono archi a tutto sesto.

Non mancano preziosi dipinti, tra cui “S. Lorenzo Martire e Angeli”, “Vergine con Bambino e S. Antonio da Padova” e “Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina”.

Il bellissimo Castello di Tavoleto

Fonte: Getty Images – Ph: Education Images

Una zona del Castello di Tavoleto

Cosa vedere nei dintorni

Il suggestivo borgo di Tavoleto è immerso nella tranquillità e confina con dei comuni che senza ombra di dubbio vale la pena esplorare. Uno di questi è Mondaino in provincia di Rimini, una località che sorge arroccata su una cresta che divide le Valli dei fiumi Tavollo e Foglia, la Romagna e le Marche.

A colpire qui è la sua suggestiva piazza circolare e la rocca che regala un panorama che spazia sul mare e sui monti, mentre nel paese si sviluppano camminamenti sui quali si raccontano storie dalle sfumature misteriose e ricche di segreti. Poi ancora gli scorci emozionanti, i palazzi nobiliari e un museo dove sono raccolti diversi resti fossili degli animali che abitarono queste terre milioni di anni fa.

Molto interessante è anche Monte Cerignone, in provincia di Pesaro e Urbino, che si fa spazio su uno sperone di roccia che si trova a sua volta alle falde del Monte Faggiola. Davvero affascinante è il suo castello che si eleva su di un costone tufaceo e che può essere raggiunto solcando delle pittoresche stradine lastricate. Poi ancora la Chiesa di Santa Caterina, la Chiesa di Santa Maria del Soccorso e il Santuario di Santa Maria in Recluso.

Voliamo ora a Montefiore Conca, piccolo borgo dell’entroterra riminese, che si fa spazio tra sinuose colline. Assieme ad altri quattro comuni riminesi è parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia e offre monumenti di pregio come la Chiesa di San Paolo, che custodisce al suo interno uno dei crocifissi più conosciuti di tutta la diocesi riminese; il Santuario Cella di Bonora che è la casa di un antico dipinto con la Madonna che allatta il figlio; il Castello su più piani con arredi, oggetti di epoca rinascimentale e una spettacolare terrazza da cui si può abbracciare con i propri occhi tutta la Riviera romagnola.

Montefiore Conca, il Castello

Fonte: iStock – Ph: Flavio Vallenari

Il Castello di Montefiore Conca

Un altro borgo molto interessante della provincia di Rimini che si trova al confine con Tavoleto è Saludecio. Si tratta di un paesino che svetta tra colline dai profili dolci e allungati e che conserva diversi siti di interesse. Vi si può fare ingresso da Porta Marina che insieme agli edifici vicini dà l’idea di quello che un tempo doveva essere il complesso di fortificazione del paese.

In più, il borgo è impreziosito dai murales realizzati dagli artisti ARPERC: più di 40 opere abbelliscono l’abitato rendendolo una sorta di museo a cielo aperto e che raccontano la nascita del cinema, della fotografia, dell’ecologia, della lametta, della carta igienica, del fumetto, del reggicalze, della pizza margherita e di tantissime altre cose interessanti.

Certamente straordinario è Sassocorvaro Auditore in provincia di Pesaro e Urbino. E lo è perché si erge su un colle che domina la valle del fiume Foglia e in più perché vi si estende un lago artificiale, chiuso da una diga. Ma non solo: il centro storico di Sassocorvaro è ancora cinto da mura in cui sono incastonate tre originarie porte d’accesso e un torrione di vedetta quadrangolare.

A dominare l’antico abitato, invece, è la possente Rocca Ubaldinesca (1475), dalla singolare struttura zoomorfa a forma di testuggine. Auditore, dal canto suo, è sede di numerosi ritrovamenti archeologici e anche oggi è cinto da mura difensive intatte.

Infine, un nome che evoca un vero e proprio capolavoro italiano: la città di Urbino, uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano e una città con un magnifico centro storico che dal 1998 è patrimonio dell’umanità Unesco.

Sassocorvaro Auditore, cosa vedere

Fonte: iStock

Il borgo di Sassocorvaro
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Alla scoperta dei borghi dell’Alto Cilento

Il Cilento è una regione storica del sud Italia, incastonato lungo la costa campana – da dove si estende nell’entroterra collinare e montuoso, che ospita l’omonimo Parco Nazionale. È un luogo meraviglioso, caratterizzato da piccoli paesini ricchi di fascino e di splendide architetture tutte da scoprire, ma anche da una natura mozzafiato e da panorami che sembrano uscire da una cartolina. Ecco un suggestivo itinerario per ammirare i borghi dell’Alto Cilento.

Alto Cilento, terra di incredibili meraviglie

Occupando l’area più settentrionale della regione, l’Alto Cilento è delimitato dal Monte Stella e da Punta Licosa, in un territorio attraversato dal fiume Alento. Va dal mare alle montagne, ed è punteggiato di splendidi borghi dove il tempo sembra essersi fermato: sono luoghi che nascondono ancora un pizzico di magia, e che meritano assolutamente una visita. Chi arriva in Cilento, oltre alle incantevoli spiagge che attirano tantissimi turisti in estate, non può fare a meno di apprezzare il fascino dei paesini incastonati tra le rocce o a due passi dalla costa, e di sentirsi accolto proprio come a casa.

I borghi più belli dell’Alto Cilento

Andiamo alla scoperta dei borghi dell’Alto Cilento, partendo da un vero gioiello: Capaccio Paestum. Il suo centro storico, situato su un piccolo altopiano alle cui spalle sorge il Monte Soprano, è un intrico di strette viuzze su cui si affacciano antiche chiese e splendidi monumenti come Palazzo D’Alessio e la Fontana dei Tre Delfini. Da quassù si gode di un panorama meraviglioso, che racchiude il Golfo di Salerno, la Costiera Amalfitana e persino l’incantevole isola di Capri. Ma la sua vera bellezza è il sito archeologico di Paestum, uno dei più importanti del sud Italia.

A poca distanza, affacciato sul mar Tirreno, ecco il borgo di Agropoli con il suo pittoresco porto turistico. È ancora oggi possibile ammirare il suo nucleo più antico, cinto da possenti mura che si sono conservate ottimamente: vi si accede, dopo aver percorso una lunga salita a gradoni, attraverso un portale seicentesco monumentale. A dominare il centro storico è il castello, a pianta triangolare e contornato da tre torri circolari. D’estate, sono molti i turisti che affollano le sue spiagge premiate con la Bandiera Blu, per la qualità delle loro acque.

Anche l’entroterra dell’Alto Cilento accoglie degli splendidi borghi. Uno è quello di Cicerale, arroccato su una collina con una particolare struttura urbana che consta di un’unica, lunga strada su cui si affacciano tutti gli edifici. Nei pressi, altri due paesini davvero suggestivi: Ogliastro Cilento e Prignano Cilento. Quest’ultimo vanta alcuni bellissimi monumenti storici, tra cui la Chiesa di San Nicola di Bari, costruita attorno al XIII secolo e dotata di un’imponente torre campanaria a tre piani, e il vicino Palazzo Cardone, sulla cui facciata campeggia una torre cilindrica molto affascinante.

Scendendo un po’ più a sud, incontriamo il borgo di Perdifumo: qui visse, per qualche anno, il celebre filosofo Giambattista Vico, al quale è dedicato il Museo Vichiano. La sua collezione è ospitata all’interno del Castello Vargas-Machucha, risalente al X secolo. Infine, tra le colline dell’Alto Cilento non ci resta che ammirare il paesino di Salento. Piccolo e dedito soprattutto alla produzione di olio extravergine d’oliva, è cinto da un paesaggio naturale da favola. Tra gli ulivi e i campi coltivati, sorgono tanti splendidi agriturismi dove trascorrere una vacanza veramente autentica.

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Città Sant’Angelo, incantevole borgo d’Abruzzo

In Abruzzo, e più precisamente su una collina a 317 metri sul livello del mare che svetta nella provincia di Pescara, sorge un borgo che è un vero scrigno di tesori e che colpisce i visitatori per la sua vivacità, le tradizioni, i prodotti tipici e per il paesaggio che pare uscito da una cartolina. Il posto in questione si chiama Città Sant’Angelo, una località che fa parte dei Borghi più Belli d’Italia e che è anche città del vino e dell’olio, città slow e città verde.

Città Sant’Angelo, cosa aspettarsi

Visitando Città Sant’Angelo avrete l’opportunità di immergervi nell’arte, nella storia e nella natura più vera, un angolo incantato d’Abruzzo in cui fare una sorta di viaggio indietro nel tempo.

Al contempo, potrete prendere parte alle sue sentite tradizioni, gustare i prodotti tipici e godere di un clima e di un panorama davvero invidiabili: il borgo è situato a soli 18 chilometri dalla città di Pescara, a 30 minuti dalla montagna, mentre il mare è proprio lì, ad accarezzare il suo territorio.

Cosa vedere

Il centro storico di Città Sant’Angelo è una piccola bomboniera ed è pregno di siti di interesse che inevitabilmente conquistano il cuore dei suoi visitatori. Uno degli edifici più interessanti è la chiesa di San Michele Arcangelo che è persino uno dei più importanti monumenti dell’architettura abruzzese. Si trova nella zona iniziale dell’antico abitato ed è costituita da due navate, che a loro volta sono completate da un pregevole porticato quattrocentesco.

Molto raffinata è anche la chiesa di San Francesco che tra le sue mura conserva un pavimento a mosaico e una tela raffigurante la “Madonna del Rosario e San Domenico”, opera del pittore angolano Paolo De Cecco. Poi ancora la chiesa di Sant’Agostino che è stata edificata nel punto più alto della collina tabulare in cui sorge Città Sant’Angelo.

Bellissima è anche la chiesa di San Bernardo che è parte di un vasto complesso architettonico e che presenta una facciata dalla configurazione insolita ed originale nel panorama architettonico della regione. Assolutamente affascinante è la strada del ghetto che si sviluppa nel più antico nucleo abitativo di Città Sant’Angelo: il Casale.

Non sono di certo meno suggestivi gli ingressi alla cinta muraria del borgo. Le porte arrivate ai giorni nostre sono tutte in laterizio e quattro in totale: Porta Casale e Porta Licinia (o Borea) risalenti alla cinta muraria più antica, del XIV secolo, Porta Sant’Egidio e Porta Sant’Antonio (o Nuova) costruite tra il 1700 e il 1800.

Infine la torre dell’orologio che svetta nei cieli nel cuore del borgo di Città Sant’Angelo e che anticamente era una torre d’avvistamento e la sede del deposito delle armi della “Civitas”.

Città Sant’Angelo borgo di cultura: i musei più belli

Città Sant’Angelo è anche un borgo di cultura grazie agli interessanti musei che si possono visitare. Ne è un esempio il Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea “ex manifattura tabacchi” che spesso offre mostre personali e collettive, monotematiche o a tema libero, incontri con gli artisti, visite guidate, specifici corsi di formazione professionale nel campo delle arti applicate e molto altro ancora.

Altrettanto interessante è il Museo Civico “Luigi Chiavetta” che sorge in quella che un tempo era una chiesa. Al suo interno sono custoditi numerosi reperti archeologici ritrovati nel territorio angolano ed una importante raccolta di chinocchje, delle piccole statue che il popolo ha custodito nel corso dei secoli.

La spiaggia

Città Sant’Angelo offre anche un bellissimo litorale lungo 800 metri e caratterizzato da una sabbia dalle sfumature dorate che sono bagnate da un mare dalle mille tonalità di azzurro.

Con fondale digradante velocemente verso il largo, sorge tra il fiume Saline e il torrente Piomba regalando anche un territorio di particolare interesse faunistico, soprattutto per quanto riguarda gli uccelli.

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Valle del Chiese: cosa visitare in questo angolo di Trentino

Una vacanza rilassante trai monti del Trentino? La località ideale è la Valle del Chiese, una perla incastonata nella Valle delle Giudicarie, attraversata dal corso del Fiume Chiese, al confine con la Lombardia.

Tra laghi, tipici borghi alpini, immense foreste, antichi alpeggi, vette imponenti, ghiacciai, torrenti e sentieri da trekking, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: ecco le tappe da non perdere.

I borghi, 14 gemme da scoprire

Sono ben 14 i borghi che adornano la Valle del Chiese, piccoli scrigni di bellezza ognuno con le sue peculiarità.

E così conosciamo Bondo, ospitale e tranquillo, custode del Cimitero Monumentale Austro-Ungarico e del Museo della Civiltà Contadina, Lardaro, dove svettano ancora oggi le due magnifiche fortificazioni Forte Corno e Forte Larino, il vivace abitato di Roncone con lo splendido laghetto a pochi passi dal centro, Praso, cuore medievale dalle poche casette in pietra, Pieve di Bono con il Castel Romano da cui godere di un panorama incredibile e la Pieve di Santa Giustina.

Poi, ecco Bersone che ospita il Museo della Grande Guerra, Prezzo, eccellente punto di partenza per rigeneranti escursioni nella natura, l’antico Daone non lontano da fragorose cascate tra le rocce, Brione, uno dei più alti della Valle, Condino, scrigno d’arte con la Pieve di Santa Maria Assunta, Castel Condino, laddove la storia incontra la natura, Cimego, dove il tempo si è fermato al Medioevo, Bondone, nei pressi del Lago d’Idro con il magnifico Castel San Giovanni, e Storo, in cui la gastronomia tipica è sopraffina.

Il Sentiero Etnografico del Rio Caino

Terra di percorsi affascinanti ed eccezionale eden per gli escursionisti, i trekker e gli amanti della vita e degli sport all’aria aperta, la Valle del Chiese ha uno dei suoi fiori all’occhiello nel Sentiero Etnografico del Rio Caino di Cimego, un suggestivo museo a cielo aperto di circa quattro chilometri che consente di ripercorrere, in un paesaggio emozionante, la tradizione rurale, i mestieri ormai scomparsi e la storia delle genti che hanno abitato la Valle nei secoli.

Catturano lo sguardo gli antichi opifici, le rarità botaniche, gli scorci invidiabili sul Lago d’Idro e le montagne del bresciano, e le trincee, i camminamenti e i manufatti militari della Prima Guerra Mondiale.

Il Parco Naturale Adamello Brenta

Siamo in una cornice in cui la natura incontaminata è la vera protagonista e non può certo mancare una visita al Parco Naturale Adamello Brenta, tra le Dolomiti del Brenta e l’Adamello, il più grande di tutta la regione dove dedicarsi a spettacolari e facili passeggiate oppure a escursioni più impegnative.

Il paesaggio è variegato, indimenticabile, con la flora e la fauna che sono tra le più ricche di tutte le Alpi: non è difficile scorgere gli stambecchi, gli orsi bruni, e numerose specie di piante e fiori particolari.

Non mancano le Case del Parco per approfondire tematiche specifiche con percorsi dedicati alla natura e alla storia del territorio e delle sue genti.

Il Lago d’Idro

Incantevole specchio lacustre formato dalle acque limpide e trasparenti del Chiese, il Lago d’Idro è un’altra meta da non lasciarsi sfuggire, balneabile e dalla temperatura ottimale per rinfrescanti nuotate fino a settembre inoltrato.

Le sue sponde sono un must per i surfisti, i velisti e i canoisti ma anche per le famiglie grazie ai campeggi e alle spiagge adatte anche ai più piccoli.

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Roccadaspide, il borgo fondato dai seguaci di Spartaco

A circa una trentina di chilometri da Salerno, nella Valle del Sele, svetta, immerso tra i boschi di castagni, l’antichissimo e raccolto borgo di Roccadaspide, che leggenda vuole fondato dai seguaci di Spartaco attorno al 71-73 a.C.

Oggi è un tranquillo paesino dall’eccezionale vista panoramica sulla vallata del fiume Calore, la “città delle castagne” che ha il suo fiore all’occhiello proprio nel “marrone di Roccadaspide” IGP, cui a fine ottobre è dedicata la “Sagra della Castagna d’Oro”, prodotto tipico che si differenzia dalle altre castagne per la dimensione, la forma e per le qualità organolettiche che ne favoriscono la conservazione.

Una storia antica

È un’origine che affonda le sue radici in un lontanissimo passato quella di Roccadaspide così come lo è quella del suo nome: nel 900, infatti, compare come “San Nicola de Aspro” o “Casavetere di Capaccio” mentre, nel 1100, in alcuni documenti è riportato come “Rocca” a conferma dell’esistenza di un’antica roccaforte o torre.

Chiamato poi “Rocca de Aspro” (in greco aspìs ovvero “difesa” o “scudo”), nel 1597 diventò “Rocca de Aspris” e, successivamente, nel XVI secolo, “Rocca dell’Aspide” cui ha fatto seguito, nel 1850, l’attuale denominazione.

La sua storia ha sempre ruotato attorno al Castello feudale edificato nel 1245, all’epoca di Federico II, entrato poi in possesso dei principi Filomarino di Napoli e, nell’Ottocento, della famiglia Giuliani.

Cosa vedere a Roccadaspide

Una passeggiata nel cuore del borgo, famoso anche per la produzione di olio d’oliva e dei vini DOC “Castel San Lorenzo”, consente di ammirare svariati monumenti di sicuro interesse a partire dal già citato Castello che lo veglia, edificato probabilmente a partire dal 1245 sui resti di una rocca preesistente: si racconta che fu Federico II di Svevia a volere la fortificazione della struttura originaria, forse in seguito alla congiura dei baroni di Capaccio per avere, anche in quella zona, un baluardo di controllo sulla Valle del Calore Lucano.

Altrettanto meritevoli di visita sono la Chiesa della Santa Patrona Sinforosa, risalente al 1450, la Chiesa del Carmine di stile rococò, la seicentesca Chiesa della Natività della Beata Maria Vergine (nota come l’Assunta), con maestoso portale in bronzo lavorato a bassorilievi, del peso di 100 quintali, che riporta episodi significativi della storia di Roccadaspide ed episodi tratti dal Vangelo. L’interno a tre navate custodisce pregevoli dipinti e la statua di Santa Sinforosa.

Ma non è tutto: la Chiesa di Santa Maria delle Grazie ospita un pregiato tabernacolo in legno dipinto al cui centro è collocata la Statua della Vergine delle Grazie invocata in passato dagli abitanti contro la siccità.

Infine, ma non certo per ultimi, da vedere sono i resti del Convento dei Carmelitani intitolato a Santa Maria dell’Arco e del Carmine, del primo decennio del XVII secolo, e il Convento di Sant’Antonio, la cui tradizione riporta che abbia avuto come abate Felice Perretti da Grottammare, diventato Papa nel XVI secolo con il nome di Sisto V.

Immerso in un silenzio assoluto, si fa notare per le strutture architettoniche essenziali, il portale cinquecentesco affiancato da due leoni stilofori, le volte a crociera e le pareti del portico esterno riccamente decorate, e la statua in pietra della Madonna del Latte collocata in una nicchia.

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Borghi Viaggi

Perché Montaione è uno dei borghi più green d’Italia

Il panorama magnifico della Val d’Elsa nasconde un vero gioiello: si tratta di Montaione, piccolo borgo abbarbicato tra le colline toscane, che merita di essere inserito tra le realtà più green d’Italia. Il suo esempio è d’ispirazione perché, pian piano, paesi e città voltino pagina e affrontino il nuovo capitolo della transizione ecologica. Ma come mai questo minuscolo centro abitato si è guadagnato un riconoscimento così importante?

Montaione, un esempio green

Il borgo di Montaione è un piccolo agglomerato di casette che ospita poco meno di 3.500 abitanti, con un graziosissimo centro storico e una natura incontaminata a cingerlo. Siamo nella Val d’Elsa, ad una cinquantina di km da Firenze, e questo gioiellino è annoverato (con merito) tra i Borghi più belli d’Italia. A renderlo ancora più speciale è l’impegno che contraddistingue amministrazione e cittadini, per far sì che il paese sia sempre più green. Artefice di una delle transizioni ecologiche più rilevanti – soprattutto per una piccola realtà -, Montaione può essere un ottimo esempio di comunità interessata alla tutela dell’ambiente.

Sono moltissime le iniziative che, nel corso degli ultimi anni, sono state messe in atto per migliorare la sostenibilità energetica del paese. A partire dalla centrale a bio masse per alimentare il Comune e il plesso scolastico, proseguendo poi con la cucina della mensa completamente computerizzata e con l’illuminazione pubblica convertita totalmente a LED. E poi, si parla di edilizia sostenibile e di raccolta differenziata, che ormai da tempo supera l’80%. Infine, l’amministrazione si è dotata di vetture elettriche e sono state installate delle colonnine per la ricarica a disposizione gratuitamente di cittadini e turisti.

Le bellezze di Montaione

Montaione è dunque un’eccellenza a livello italiano – e persino europeo – per quanto riguarda la sostenibilità energetica. Ma rimane comunque un borgo meraviglioso ed incredibilmente suggestivo, che non ha perso il suo fascino d’altri tempi. Un piccolo centro storico, caratterizzato da poche stradine che si intersecano, accoglie un notevole patrimonio architettonico. È il caso, ad esempio, della Chiesa di San Regolo: costruita nel XIII secolo, è un capolavoro barocco e al suo interno custodisce alcuni preziosissimi affreschi.

A poca distanza, Palazzo Pretorio fa sfoggio di bellissimi stemmi degli antichi podestà, mentre tra le sue sale è ospitato il Museo Civico di Montaione. Nella piccola frazione di San Vivaldo è possibile ammirare un complesso religioso, un Sacro Monte che comprende la Chiesa di San Vivaldo, il vicino convento e ben 34 cappelle devozionali. Nei dintorni, inoltre, si ergono diverse fortezze davvero meravigliose: una di esse è la Rocca di Castelfalfi, che fa ombra all’omonimo centro abitato, costruito su uno sperone di roccia.

Per chi ama la natura incontaminata, Montaione è un ottimo punto di partenza per diversi sentieri destinati al trekking nella Val d’Elsa. Alcuni itinerari ad anello, da percorrere a piedi o in mountain bike, offrono una splendida passeggiata tra i boschi e le colline circostanti, un vero tuffo in panorami meravigliosi. Il territorio comunale ospita anche il bosco delle Corbezzolaie, una faggeta impreziosita da varie specie vegetali e animali – tra cui la rara salamandrina dagli occhiali.

Montaione

Fonte: iStock

I dintorni di Montaione
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Longiarù, un gioiello italiano immerso nel verde

La natura incontaminata del Trentino Alto Adige è punteggiata di deliziosi villaggi montani, dove il tempo sembra essersi fermato. È il caso di Longiarù, un piccolo borgo incastonato ai piedi del Sasso Putia, un luogo meraviglioso incorniciato da prati verdi e foreste lussureggianti, all’interno del Parco Naturale Puez-Odle. Scopriamo insieme le sue bellezze uniche.

Longiarù, un borgo meraviglioso

Siamo nel cuore delle Dolomiti, patrimonio UNESCO per l’incredibile valore naturalistico e paesaggistico: è qui che sorge il villaggio di Longiarù, un piccolo agglomerato di casette situato tra le montagne. Si trova infatti a oltre 1.400 metri di quota, circondato da un panorama davvero meraviglioso. Sulle sue origini c’è un alone di mistero: sappiamo che le sue prime tracce risalgono al ‘300, quando veniva chiamato Campil – molto simile a quello che è il suo odierno nome tedesco. Dobbiamo attendere invece l’800 per poter trovare documenti che fanno riferimento a Lungiarü, da cui deriva la sua denominazione attuale.

Il piccolo borgo è solamente una frazione di San Martino in Badia, famoso soprattutto per il suo castello che ospita il museo della storia e della cultura ladina. A Longiarù tutto sembra essere rimasto come un tempo: i suoi abitanti vivono ancora di agricoltura e di allevamento del bestiame, grazie anche alla presenza di ricchi pascoli e di numerosi alpeggi. Gran parte del fascino di questo paese è dovuto allo stile architettonico predominante, caratterizzato dalla presenza di viles. Queste piccole abitazioni rustiche, lascito d’epoca medievale, ci offrono un vero tuffo indietro nel tempo

Cosa fare a Longiarù

Seppure piccino (conta circa 500 abitanti), il paesino è davvero bellissimo: spicca soprattutto la Chiesa di Santa Lucia, realizzata nel XIV secolo e poi ricostruita a seguito dei pesanti danneggiamenti dovuti a un’alluvione. Il suo campanile nasconde una leggenda: si narra infatti che, prima della costruzione di questo edificio, ci fosse un’antica chiesetta poco distante. Distrutta da una frana, si è deciso di erigerne un’altra in un luogo più sicuro. Durante i lavori, gli abitanti iniziarono a sentir suonare le campane dove un tempo c’era la torre campanaria più antica: solo quando il suono cessò, venne giù una pioggia torrenziale. E da quel momento, si narra che le campane tornarono a farsi sentire per molti secoli, per preannunciare il maltempo.

Una delle attrazioni più suggestive è la piccola frazione di Seres, dove si possono ammirare le viles: questi antichi masi centenari si dipanano in quella che è conosciuta come la Valle dei Mulini, per via dei numerosi edifici situati lungo le sponde dei rii di Longiarù. Il paese, inoltre, è conosciuto per far parte dei Villaggi degli alpinisti del Club Alpino. Vista infatti la splendida natura lussureggiante che lo circonda, è la meta ideale per chi ama fare trekking e sport all’aria aperta. Le Dolomiti offrono innumerevoli opportunità di alpinismo, e non solo: ci sono tantissimi sentieri che si addentrano tra boschi e ripide pareti montane.

Per gli appassionati di due ruote (che si tratti di bici o di moto), è poi consigliata un’escursione sul Passo delle Erbe, che collega la Val Badia e la Valle Isarco. È una delle tappe imperdibili per scoprire i paesaggi meravigliosi del Parco Naturale Puez-Odle, un incanto che racchiude una gran varietà di ambienti: dai pascoli alpini alle gole più profonde, per gli escursionisti è un paradiso di rara bellezza.