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Il Cammino del Gran Sasso: tappe, consigli e info

Il Cammino del Gran Sasso è un itinerario escursionistico di 61 km, articolato in 5 tappe, che si snoda tra altopiani, borghi storici e montagne del massiccio più imponente dell’Appennino. Si parte da Campo Imperatore, a oltre 2.100 metri di altitudine, per scendere gradualmente verso alcuni dei luoghi più iconici del Parco Nazionale del Gran Sasso, fino a chiudere il percorso nei pressi di Fonte Cerreto, punto d’arrivo connesso alla partenza tramite la funivia.

Non è un cammino per tutti, ma per chi cerca grande bellezza, silenzio e verticalità, il Gran Sasso sa essere maestoso e generoso. È un cammino adatto a chi desidera attraversare paesaggi vasti e aperti, lontani dai centri abitati, dove l’incontro principale è quello con le creste rocciose, i pascoli e il cielo.

La storia del cammino

Il Cammino del Gran Sasso nasce con l’intento di valorizzare un territorio spesso vissuto solo in chiave alpinistica o sciistica. Questo itinerario si inserisce in una tradizione secolare di pastorizia, spiritualità montana e vita nei borghi in pietra, e oggi permette a escursionisti e camminatori di ripercorrere queste direttrici a piedi, con lentezza.

Il progetto unisce natura e patrimonio culturale, offrendo una rete di sentieri segnati, accoglienze rurali e borghi storici come Castel del Monte, Calascio e Santo Stefano di Sessanio. Il percorso tocca luoghi d’altitudine e scorci tra i più fotogenici del centro Italia, ma lo fa con uno spirito intimo, offrendo ospitalità sobria e autentica, fuori da ogni turismo di massa.

Le tappe del Cammino del Gran Sasso

Tappa 1: Piana di Campo Imperatore – Castel del Monte

(21,9 km, 358 D+, 1153 D-, 6h)

Si parte da Campo Imperatore, uno degli altopiani più vasti d’Europa, spesso definito il “Tibet d’Italia”. Il cammino segue un tratto del Canyon dello Scoppaturo, ambientazione di film come Lo chiamavano Trinità, con scenari mozzafiato tra pascoli e fenditure di roccia. Il tracciato è inizialmente pianeggiante, poi inizia una lenta discesa verso Castel del Monte, borgo fortificato che conserva un’atmosfera arcaica, tra case in pietra e strade acciottolate. È bene partire al mattino presto, poiché il tratto iniziale è esposto e completamente privo d’ombra o punti d’acqua, se non quello alla partenza oppure quelli presso i rifugi Fontari e Racollo.

Tappa 2: Castel del Monte – Rocca Calascio

(9 km, 455 D+, 382 D-, 4h)

Da Castel del Monte si risale verso il Pianoro di San Marco, in un paesaggio che alterna tratti erbosi e massi. La salita è costante ma mai eccessiva, e premia con la vista sulla spettacolare Rocca Calascio, uno dei castelli più alti d’Europa, situato a 1.460 metri. Il tratto finale è su sentiero roccioso, da affrontare con cautela. La vista, una volta arrivati, è senza eguali: a perdita d’occhio, l’intero Appennino centrale.

Tappa 3: Rocca Calascio – Santo Stefano di Sessanio

(5 km, 177 D+. 322 D-, 2h)

Tappa breve, ottima per rigenerare le gambe. Dopo la visita alla rocca e alla chiesetta ottagonale di Santa Maria della Pietà, si scende lungo sentieri erbosi verso Santo Stefano di Sessanio, uno dei borghi simbolo del recupero architettonico in Abruzzo. Questa sezione offre il fascino di una camminata rilassata, tra fioriture spontanee e muretti a secco. Ottimo punto per una sosta lunga, una cena abruzzese e una notte immersa nella quiete più assoluta.

Tappa 4: Santo Stefano di Sessanio – Barisciano

(7 km, 546 D+. 795 D-, 2h 30’)

Il sentiero prosegue dolcemente nella Piana delle Locce, tra vecchi stazzi e alture dolci. È una delle tappe più semplici, adatta per lasciar andare il passo e assaporare la dimensione contemplativa del cammino. Si arriva a Barisciano, paese dalla storia millenaria con il suo castello, la torre civica e le chiese medievali.

Tappa 5: Barisciano – Fonte Cerreto

(17,5 km, 755 D+, 634 D-, 8h)

L’ultima tappa è la più lunga e richiede un buon livello di resistenza. Dopo i primi chilometri tra campi e boschi, si sale lentamente verso le pendici del Monte Ruzza, poi si attraversa il Vado di Sole, un valico erboso da cui si apre una vista strepitosa sulle pareti settentrionali del Gran Sasso. Il tratto finale conduce a Fonte Cerreto, base della funivia che sale a Campo Imperatore e punto conclusivo del cammino.

Indicazioni pratiche per affrontare il cammino

Il Cammino del Gran Sasso è segnalato con segnavia bianco-rossi CAI e con il logo ufficiale del cammino. Tuttavia, la segnaletica non è sempre evidente: è fondamentale scaricare le tracce GPX prima della partenza e avere con sé una mappa topografica.

Gran parte del percorso si svolge tra i 1.200 e i 2.100 metri, quindi è essenziale avere abbigliamento adatto a condizioni variabili: anche in estate, vento e temporali possono comparire all’improvviso. Porta sempre una giacca antivento e uno strato termico, anche se parti col sole.

La disponibilità d’acqua è limitata: le tappe hanno tutte delle fonti d’acqua alla partenza e all’arrivo, ma potresti avere delle difficoltà a trovarla lungo il percorso in alcuni momenti. Porta con te almeno 2 litri d’acqua, specialmente nelle tappe Campo Imperatore–Castel del Monte e Barisciano–Fonte Cerreto.

Le accoglienze sono in B&B, rifugi o alberghi diffusi, spesso a gestione familiare. Si consiglia di prenotare in anticipo, soprattutto nei mesi estivi, perché le strutture sono poche e possono riempirsi facilmente. Non esistono punti tenda autorizzati lungo il percorso.

I rifornimenti alimentari non sono sempre disponibili lungo le tappe: è consigliato portare cibo energetico, frutta secca, panini o snack salati, soprattutto per la prima e l’ultima tappa. Non ci sono bar né negozi a Campo Imperatore: occorre arrivare già equipaggiati.

La credenziale del cammino

La credenziale è il documento che accompagna ogni pellegrino lungo il Cammino del Gran Sasso. Non è solo un ricordo simbolico, ma un vero e proprio strumento di riconoscimento, utile per accedere all’accoglienza dedicata e per raccogliere i timbri tappa dopo tappa, fino al termine del cammino.

È possibile acquistarla prima della partenza, ad esempio presso alcuni punti di accoglienza locali lungo il tracciato. Il suo utilizzo prevede che venga timbrata in ciascuna località significativa, a testimonianza del passaggio e della progressione del cammino.

Alcuni dei luoghi dove è possibile timbrare la credenziale includono:

  • A Castel del Monte, presso strutture ricettive e piccoli esercizi commerciali del centro storico.
  • A Calascio e Rocca Calascio, dove si trovano ristori e B&B con timbro a disposizione dei pellegrini.
  • A Santo Stefano di Sessanio, nel cuore del borgo, in alcune accoglienze e spazi informativi.
  • A Barisciano, presso strutture convenzionate e punti di accoglienza lungo la via.
  • A Fonte Cerreto, punto d’arrivo del cammino, dove è anche possibile ottenere l’ultimo timbro e, su richiesta, ricevere l’attestato finale di completamento.

È consigliato verificare in anticipo la disponibilità dei timbri e gli orari di apertura, soprattutto nei giorni festivi o in bassa stagione. La credenziale rappresenta il filo conduttore dell’esperienza: pagina dopo pagina, raccoglie tracce concrete del passaggio attraverso una delle zone più belle e selvagge dell’Appennino.

Quando partire, perché farlo e a chi è adatto

Il Cammino del Gran Sasso si può affrontare da fine maggio a inizio ottobre, evitando però i periodi più affollati o più caldi come la seconda metà di agosto. Le condizioni ottimali si trovano in giugno e settembre, quando il clima è più stabile, le giornate sono lunghe e la temperatura è gradevole anche in quota.

Il cammino è adatto a escursionisti mediamente allenati, che hanno familiarità con i sentieri di montagna e non temono tratti lunghi o isolati. È ideale per chi cerca un’esperienza a contatto con la natura incontaminata, lontano da ambienti turistici, ma con il conforto di accoglienze autentiche.

È perfetto per chi ama i paesaggi vasti, i silenzi, i cieli aperti e vuole vivere un viaggio interiore fatto di spazi, respiro e lentezza. Non è il cammino giusto per chi cerca comodità a ogni passo, ma lo è per chi sa apprezzare l’essenzialità e la forza della montagna.

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Alla scoperta delle Badlands: canyon, deserti e cieli infiniti

Vi sono luoghi negli Stati Uniti capaci di disorientare il viaggiatore, tanto da farlo dubitare di trovarsi ancora sul nostro pianeta. Scenari che sembrano descritti in un romanzo di fantascienza o in una visione primordiale della natura, scolpiti dal tempo, dal vento e da millenni di erosioni silenziose.

Il Badlands National Park è uno di questi luoghi. Un deserto di roccia, colori e silenzi, dove le forme della terra assumono contorni quasi mistici. È uno di quei paesaggi che non si dimenticano, anche quando il viaggio è finito da tempo.

Fuori dai percorsi turistici più battuti, lontano dalle folle dei grandi parchi americani, le Badlands regalano un’esperienza davvero intensa e viscerale.

Dove si trova e come arrivare

Per raggiungere questo angolo surreale degli Stati Uniti occorre puntare verso il South Dakota, che già di per sé parla di grandi spazi e di libertà. Il Badlands National Park si estende proprio qui, e la città più vicina, Rapid City, rimane a poco più di un’ora d’auto.

Chi desidera varcare i confini del parco deve essere in possesso di un biglietto d’ingresso dal costo di 30 dollari per veicolo, a meno che non si possieda l’abbonamento annuale “America the Beautiful”, un vero lasciapassare per andare alla scoperta dei parchi nazionali statunitensi.

Sono due le principali strade d’accesso: la più rapida è la Interstate 90, che conduce direttamente alla Badlands Loop Road, una delle strade panoramiche più affascinanti del Paese. Ma se il tempo non è un problema e si desidera che la meraviglia inizi ancor prima di arrivare a destinazione, allora vale la pena optare per la Highway 44. Più lunga, certo, ma capace di donare scorci spettacolari e un primo assaggio dell’incanto selvaggio che attende oltre l’ingresso. Porta all’entrata sud del parco, passando per la cittadina di Interior, piccola e silenziosa, quasi un avamposto dimenticato nel nulla.

Cosa vedere in un luogo incredibile

Paesaggio del Parco delle Badlands in South Dakota

Fonte: iStock

Scenario surreale nel Parco delle Badlands al mattino

Se c’è un motivo che spinge i viaggiatori verso il South Dakota, è il desiderio di trovarsi di fronte a qualcosa di irripetibile. Le Badlands, con i calanchi frastagliati e colorati, offrono esattamente questo: uno spettacolo geologico che lascia senza parole, plasmato da una distesa di creste taglienti, pinnacoli, canyon e coni piramidali che sembrano appartenere alla Preistoria.

Il cuore pulsante è la Badlands Wilderness Area, la zona più visitata del parco, dove l’esperienza si fa totale. Percorrendo la Highway 240, conosciuta anche come Badlands Loop Road, ci si immerge in un viaggio panoramico che potrebbe anche durare solo un’ora, ma che spesso finisce per prolungarsi, perché ogni curva apre nuovi orizzonti da contemplare. Fermarsi a osservare le rocce che cambiano colore con la luce, scattare una foto, respirare il silenzio: è questo il ritmo che il parco impone, senza fretta.

A rendere ancora più variegata l’esperienza, non mancano gli ingressi principali, che accolgono i viaggiatori in tre differenti punti del parco: il Northeast Entrance, facilmente raggiungibile dalla Interstate 90 all’uscita 131, il Pinnacles Entrance all’uscita 110 della stessa autostrada, e l’Interior Entrance, accessibile dalla Highway 377 passando per la cittadina omonima.

Per chi desidera spingersi oltre i percorsi più battuti, esiste un’area che racconta un’altra storia, meno spettacolare dal punto di vista paesaggistico, ma carica di significato: è la Stronghold Unit, nella parte meridionale, che sconfina nella Pine Ridge Indian Reservation. Qui è dove si trova il sito di Wounded Knee, testimone di una delle pagine più dolorose della storia dei nativi americani. Nel 1890, oltre 250 membri della tribù Lakota furono massacrati dalle truppe del 7° Cavalleggeri degli Stati Uniti. Oggi, ospita la fossa comune, una piccola chiesa e poche lapidi silenziose, ma capaci di trasmettere un’emozione forte e profonda.

E poi ecco i sentieri, ognuno con la propria anima. I più spettacolari si snodano tra pareti rocciose, creste e canyon, e disegnano prospettive sempre diverse.

Il Door Trail, ad esempio, è un invito ad aprire “una porta verso un altro mondo”: 1,2 chilometri andata e ritorno che arrivano a un’apertura naturale tra le montagne. È un percorso semplice, ma oltre il punto segnalato il terreno diventa più selvaggio, e solo i più esperti si avventurano oltre.

Per chi cerca emozioni forti, c’è il Notch Trail: un sentiero di 2,4 chilometri che si fa subito più impegnativo. Dopo aver costeggiato un canyon, ci si arrampica su una scala in legno e si raggiunge una cresta spettacolare che domina tutta la White River Valley. Non adatto a chi soffre di vertigini, ma ideale per chi vuole sperimentare la “vertigine della bellezza”.

Il Cliff Shelf Trail, invece, è una passeggiata breve ma panoramica: 800 metri su un percorso sopraelevato che disegna una vista d’insieme del paesaggio tutt’intorno. Infine, il Fossil Exhibit Trail propone una prospettiva diversa: oltre ai panorami, racconta la storia geologica del territorio. In soli 400 metri si possono osservare pannelli informativi e repliche di fossili, testimonianze di un passato remoto che riaffiora dalla polvere con la stessa forza con cui la natura continua a scolpire le rocce.

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L’anima selvaggia del Matese: un sogno protetto d’Italia

Il parco del Matese rappresenta una significativa storia di tutela ambientale in evoluzione. Un percorso che lo ha condotto dal riconoscimento regionale a pieno titolo tra i parchi nazionali d’Italia. Nella Giornata della Terra, il 22 aprile 2025, il parco del Matese è diventato, infatti, il venticinquesimo parco nazionale d’Italia. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha firmato così il decreto per la salvaguardia del parco nazionale del Matese. Il nuovo parco nazionale del Matese nasce dall’inglobamento e dall’ampliamento dell’ex parco regionale del Matese, che si estendeva per oltre 33.000 ettari sul versante campano, e dell’oasi WWF di Guardiaregia e Campochiaro, che copre 3.135 ettari sul versante molisano.

Questo prezioso scrigno di biodiversità, incastonato tra Campania e Molise e con una superficie ora di 87.898 ettari, custodisce un ecosistema di straordinaria ricchezza. Le sue vette maestose, le foreste secolari e una ricca fauna selvatica lo consacrano come un autentico gioiello naturalistico del nostro Paese. La sua elevazione da parco regionale a parco nazionale segna un nuovo e importante capitolo nella sua conservazione e valorizzazione, proiettandolo a pieno titolo nella categoria delle aree protette più importanti d’Italia.

Nei prossimi mesi e anni, potremmo assistere a sviluppi che renderanno la visita a questi luoghi un’esperienza ancora più ricca e significativa. Sarà interessante seguire come la gestione del nuovo parco nazionale applicherà nuove strategie per evidenziare e valorizzare al meglio le sue peculiarità.

Nel parco nazionale del Matese, gli amanti della tranquillità, delle passeggiate lente e della montagna, troveranno un ambiente perfetto per rilassarsi, godendo delle bellezze paesaggistiche di questo splendido territorio. Il parco nazionale del Matese è scelto dagli amanti dello sport e dell’avventura, poiché si presta a molteplici attività, dal cicloturismo al kayak, fino alle arrampicate e al parapendio.

Il parco nazionale del Matese: una splendida oasi naturale

Il parco nazionale del Matese è un’oasi naturale di estrema bellezza, con peculiarità tutte da scoprire. Entrato in funzione come area naturale protetta della Campania nel 2002, diventato poi parco regionale con un’area di ben 33.326 ettari, è ora parco nazionale con una nuova area protetta che si estende su 87.898 ettari tra la Campania e il Molise e comprende quattro Province (Benevento, Campobasso, Caserta e Isernia) e ben 52 Comuni.

Questo parco, a meno di due ore da Napoli, prende il nome dal Massiccio del Matese – a cavallo tra Campania e Molise – sul quale spiccano tre imponenti monti di natura calcarea: il Mutria, il Miletto – il più alto della zona con più di 2.000 metri – e il Gallinola.

Ma non è tutto, perché il Parco custodisce una varietà di paesaggi e punti di interesse tutti da esplorare. Nell’area sono presenti quattro laghi, tra i quali il Matese, il più alto d’Italia, e quattro fiumi che lo attraversano tra i quali il Titerno e il Tammaro.

Ciò che incanta è la varietà di flora e fauna presenti in questa riserva naturale, dalla vegetazione mediterranea alle praterie, che lasciano il posto a boschi di faggi e castagni salendo in quota. Qui, inoltre, trovano dimora i lupi, le volpi, le lepri, i caprioli, i gatti selvatici e tanti altri esemplari.

Il Lago del Matese e gli altri specchi d’acqua

La distesa naturale del parco nazionale del Matese è ricca di acqua, tra sorgenti, cascate e laghi. Tra questi spicca il lago del Matese, il lago carsico più alto d’Italia: si trova a circa 1000 metri di altitudine tra i comuni di Castello del Matese e di San Gregorio Matese. Incastonato tra i meravigliosi boschi di faggio è sorvegliato dall’alto da due imponenti montagne rocciose: il Monte Miletto e il Monte La Gallinola.

Questo specchio d’acqua è un’oasi che numerosi volatili hanno scelto come loro dimora, come il germano reale e gli aironi cenerini. Visitarlo è semplice, tramite diversi percorsi segnalati che accompagnano lungo il suo perimetro, a piedi o in bicicletta. Questa camminata è facile e adatta a tutti, anche ai bambini. Nei periodi in cui il livello dell’acqua del lago è più basso è possibile anche raggiungere l’isolotto “Montrone” – o “Monterone” – che una volta veniva utilizzato per riparare il bestiame.

Ma non c’è solo il lago del Matese ad arricchire il paesaggio naturale di questo meraviglioso parco. Troviamo anche il lago di Letino, il lago di Gallo Matese e il lago di Arcichiaro. Sono più piccoli ma molto suggestivi e utilizzati per produrre energia idroelettrica.

punto di interesse all'interno del parco nazionale del Matese

Fonte: iStock

Gallo Matese, parco nazionale del Matese

Trekking e tanto sport per tutto l’anno

Il parco nazionale del Matese ha una varietà di ambientazioni che lo rendono il luogo ideale per numerose attività all’aperto durante tutto l’anno.

I sentieri per il trekking sono numerosi e segnalati: si addentrano nei fitti boschi, girano attorno ai laghi, esplorano i canyon scavati nella roccia e salgono in quota fino alle cime dei monti che compongono questo splendido paesaggio, con viste mozzafiato dall’alto.

Anche gli amanti delle due ruote possono seguire in mountain-bike le stradine e i sentieri che esplorano ogni punto del parco, per un’escursione all’insegna dell’avventura.

Ma non è tutto, perché sono tanti gli sport che si possono praticare in quest’area protetta, a partire dalle arrampicate sulle pareti calcaree: quelle di Civita di Pietraroja, di San Lorenzello, di Letino e della Valle Orsara, sono le più famose.

Inoltre, le acque tranquille dei laghi del Parco del Matese sono bacini perfetti per escursioni in kayak e canoa e per chi ama vivere il brivido dell’avventura è possibile fare escursioni guidate tra le gole e i canyon scavati dalle acque, mentre le zone umide circostanti sono ottimi ambienti per coloro che sono appassionati di birdwatching. Qui si possono avvistare, tra i vari esemplari, la marzaiola, il picchio rosso e anche l’aquila reale.

Gli amanti delle passeggiate a cavallo possono esplorare il paesaggio in sella a queste splendide creature, addestrate dalle aziende locali, e i più temerari possono effettuare discese in parapendio o in deltaplano.

Quando arriva l’inverno, poi, il paesaggio si imbianca e diventa l’ambientazione perfetta per gli sport sulla neve. A Bocca della Selva gli appassionati si possono cimentare nello snowboard, nello sci da discesa e nello sci da escursionismo, oppure percorrere piacevoli camminate con le ciaspole ai piedi.

Cosa vedere nel parco

Oltre ai laghi, i boschi incantati e le alte cime che fanno da guardiane al parco nazionale del Matese, ci sono molti altri punti di interesse da visitare durante un’escursione in questa magnifica zona d’Italia. Ecco tre luoghi da non lasciarsi sfuggire: la piana delle pesche, la cipresseta di Fontegreca e le forre di Lavello.

Piana delle pesche

Uno dei punti da raggiungere lungo un’escursione nel parco del Matese è la piana delle pesche, una distesa di prati circondata da un bosco con enormi alberi, il luogo perfetto per famiglie con bambini per cimentarsi in un’escursione semplice e fare un picnic nella natura. Per arrivare alla piana delle pesche, che si trova a Gioia Sannitica, si parte dalla frazione di Curti. Da qui parte una stradina segnalata, in salita, che attraversa il bosco fino a raggiungere il pianoro. Quando le acque dei ghiacciai si sciolgono, inoltre, nella zona si forma anche un piccolo specchio d’acqua chiamato laghetto Suglio.

Cipresseta di Fontegreca

Al di sopra della cittadina di Fontegreca ha sede lo splendido bosco degli Zappini, conosciuto come la cipresseta di Fontegreca. Una tappa qui è dovuta, per ammirare una tipologia di cipresso raro e unico al mondo. Si tratta della varietà che ha più di 500 anni definita “horizontalis”.

Oltre agli alberi, che ricoprono un’area di circa 40 ettari, si trovano anche piccole piscine naturali, cascate e ruscelli, che rendono il paesaggio ancor più suggestivo. All’entrata del bosco, inoltre, si trova anche il santuario della Madonna dei Cipressi.

Forre di Lavello

forre di lavello nel parco nazionale del matese

Fonte: iStock

Forre di Lavello, parco nazionale del Matese

Uno dei luoghi più incantevoli del parco nazionale del Matese sono le forre di Lavello. Si tratta di gole, create dall’azione erosiva dell’acqua per millenni, che si trovano tra i monti Erbano e Cigno, sulla strada che collega Cerreto Sannita a Cusano Mutri, lungo il fiume Titerno. Il corso d’acqua ha creato un canyon di spettacolare bellezza tra le rocce calcaree, visitabile attraverso un sentiero che ripercorre un’antica mulattiera di epoca sannitica.

Nel tragitto, lungo circa 2 chilometri, si trovano anche altre perle che questo parco custodisce gelosamente: la grotta delle fate, il ponte del mulino, il Muraglione, la caverna dell’elefante, la grotta delle streghe e quella dei briganti, oltre ad alcuni punti panoramici come il belvedere sulla forra.

Il territorio del Matese è carsico e quindi ricco di corsi d’acqua sotto terra che in certi punti compaiono in superficie sotto forma di cascate, piscine naturali e torrenti. Le forre di Lavello, infatti, non sono gli unici canyon presenti all’interno del parco del Matese. Sono ottimi luoghi da esplorare anche la gola di Caccaviola, il canyon di pesco rosso e la forra dell’inferno.

E proprio le azioni del mare, fin dall’antichità, rendono questo territorio ricco di fossili. Molti sono situati nel sito geo-paleontologico di Pietraroja (nella provincia di Benevento): qui si possono ammirare reperti fossili di vertebrati (pesci, rettili, anfibi) e anche un esemplare di un dinosauro carnivoro, antenato dei velociraptor.

Il parco nazionale del Matese tra storia e tradizioni antiche

I sentieri di questo splendido parco sono stati percorsi dall’uomo fin dall’antichità. Quest’area fu roccaforte di un popolo particolarmente tenace, i Sanniti, che a lungo tennero testa alle armate dell’Impero di Roma.

In questi territori è possibile ritrovare tracce anche di Goti, Vandali e Longobardi, tra monumenti e grotte sacre. Quella che racconta questo territorio è una storia tanto antica quanto intrigante, composta da svariati popoli, come ad esempio i Saraceni, il cui arrivo è testimoniato dai centri arroccati e dai monasteri fortificati. I borghi, inoltre, portano i segni di splendori e ricchezze, di stili differenti e periodi di carestie particolarmente difficili. Il territorio parla e racconta ancora di Normanni, Svevi e Angioini, per un’esperienza incredibile, che porterà ad immergersi nella storia di questi luoghi.

Ma è una storia caratterizzata anche da tradizioni ben radicate, soprattutto per quanto concerne il cibo. All’interno del parco sarà possibile apprezzare tutte le specialità dell’area, tramandate da generazioni dal mondo pastorale e contadino: dal formaggio pecorino alle caciotte, dai caciocavalli alla mozzarella. Impossibile non provare i prosciutti stagionati di Pietraroja, così come il cazzu’ntontulu (salume) di Castello Matese. Tutto ruota intorno alla natura, dolci compresi, caratterizzati soprattutto da fragole, more e mirtilli offerti dai boschi.

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Il Parco nazionale di Khao Sok in Thailandia, con una delle foreste pluviali più antiche del pianeta

La maggior parte dei visitatori che giunge in Thailandia sceglie questo Paese come meta di viaggio per i templi e il mare da cartolina. Ma la verità è che questa destinazione del Sudest asiatico ha da offrire tantissimo anche dal punto di vista naturale, con luoghi davvero unici nel loro genere e con località che lasciano a bocca aperta. Ne è un esempio il Parco nazionale di Khao Sok, dove è custodita una delle foreste pluviali più antiche di tutto il nostro pianeta e che si distingue per essere puntellato di laghi, ruscelli, fiumi, grotte e formazioni rocciose in grado di emozionare.

Dove si trova e come arrivare al Parco nazionale di Khao Sok

Il Parco nazionale di Khao Sok è una di quelle mete che gli amanti della natura devono assolutamente inserire nel loro itinerario in Thailandia. Sorge in tutta la sua grandezza (ben 739 km²) nella Thailandia del Sud e, più precisamente, nella parte occidentale della provincia di Surat Thani. La sua, quindi, è una posizione invidiabile poiché si trova proprio a metà strada tra l’affascinante costa dell’Oceano Indiano ad Ovest e il Golfo della Thailandia ad Est.

Arrivarci è molto semplice e da più destinazioni del Paese:

  • In aereo: ci sono voli diretti per l’Aeroporto di Surat Thani da Bangkok, da dove poi occorre prendere un autobus o un taxi;
  • In treno: partono dalla stazione di Hua Lamphong di Bangkok e arrivano a Surat Thani, fermata da cui salire a bordo di un autobus o un taxi;
  • In autobus: esistono numerosi bus giornalieri che collegano Bangkok, Krabi e Phuket con questo parco.

I viaggiatori che desiderano visitare questo capolavoro della Thailandia devono cercare un alloggio presso Khao Sok Village, il cui vero nome è Klong Sok. Si tratta di un villaggio situato appena fuori dall’ingresso del parco e che si presenta pieno di pensioni, resort e altre tipologie di alloggi, ristoranti, caffè e negozi di vario tipo.

Parco nazionale di Khao Sok, Thailandia

Fonte: iStock

Il Parco nazionale di Khao Sok visto dall’alto

Tour del Lago Cheow Lan con pernottamento in una casa galleggiante

All’interno del Parco nazionale di Khao Sok sorge il Cheow Lan, un lago di origine artificiale che permette di vivere diverse esperienze, alcune delle quali molto emozionanti: si possono fare trekking, safari e persino dormire in case galleggianti, dei veri e propri bungalow di legno in mezzo al lago. Un luogo magico, che si presenta al visitatore come uno specchio contornato da singolari e bellissime formazioni carsiche che spuntano fiere dalle sue acque.

È possibile organizzare l’escursione al lago tramite la struttura in cui si alloggia nel Khao Sok Village (non si può pianificare questa esperienza in autonomia) e, ognuna di queste, offre anche altre attività più o meno simili. A livello generale sono compresi i pasti, gli spostamenti in barca, i pernottamenti nelle case galleggianti e le seguenti attività:

  • Escursione alla scoperta della natura nei pressi del lago;
  • Birdwatching;
  • Safari all’alba;
  • Scoperta di alcune grotte.

Le strutture che offrono case galleggianti sono di vario livello. La maggior parte mette a disposizione camere doppie con bagno privato ma anche bungalow per più persone con bagno condiviso. È bene sapere, inoltre, che le escursioni con notte al lago vengono organizzate anche in caso di pioggia (il parco, infatti, rimane aperto anche durante la stagione dei monsoni).

Case galleggianti, Cheow Lan

Fonte: iStock

Le bellissime case galleggianti sul Cheow Lan

Escursione alla scoperta della natura nei pressi del lago

Il consiglio principale che vi diamo è quello di portare con voi (ma si possono anche noleggiare nelle strutture) le scarpine da scogli perché molte delle escursioni prevedono la salita e discesa di una delle cascate del parco. Niente di particolarmente complesso, sono percorsi alla portata di tutti, ma utilizzare scarpe che poi rischiano di rimanere bagnate anche il giorno seguente non è una decisione che potremmo definire valida, oltre al fatto che si potrebbe persino scivolare sulle rocce bagnate del parco.

L’esperienza comunque è interessante perché consente davvero di entrare nel cuore di una delle foreste pluviali più antiche del pianeta, scoprendone la pace e anche alcuni spot unici nel loro genere.

Birdwatching

L’attività di birdwatching può essere piacevole o no: dipende da tanti fattori, come la fortuna, il periodo in cui si visita il parco e il silenzio che sono disposti a fare i compagni di viaggio sulla propria barca. Molto spesso si fa anche a seguito dell’escursione nei pressi del lago, navigando verso zone che le guide turistiche sanno essere piene di volatili. Tra gli uccelli da poter avvistare ci sono: il grande bucero, il picchio pigmeo dal ciuffo grigio, il malkoha dal petto a castagna, il pigliamosche rosso e nero, il tordo arancio e molto altro ancora.

Safari in barca all’alba

Dopo aver trascorso la notte nelle case galleggianti (attenzione: la maggior parte delle strutture mette a disposizione l’elettricità solo per 3/4 ore e non è possibile né chiamare né utilizzare internet), ci si sveglia un po’ prima dell’alba per ammirare il principio del nascere del sole dal proprio bungalow o mentre si fa un bel bagno nel lago. Subito dopo si parte tutti insieme per fare un safari in barca di prima mattina insieme ai propri compagni di viaggio e di una guida professionista, mentre si finisce anche di osservare il sole che sale verso il cielo e che si specchia sulle acque. Oltre alla bellezza del paesaggio, è possibile scorgere tantissimi altri animali grazie all’aiuto della guida turistica. Infine si ritorna negli alloggi per fare colazione e prendere le proprie cose.

Lago Cheow Lan, Thailandia

Fonte: Serena Proietti Colonna

Bagno all’alba nelle placide acque del Lago Cheow Lan

Come nel caso del birdwatching, anche durante il safari all’alba l’avvistamento dei tantissimi animali che popolano il parco dipende da più fattori, ma quel che è certo è che si può ammirare una natura straordinaria, una di quelle albe che difficilmente si dimenticano e incredibili formazioni rocciose che sembrano catapultarci persino in un altro Paese: c’è chi è pronto a giurare che il paesaggio sia davvero molto simile a quello della Baia vietnamita di Ha Long.

Pra Kay Petch Cave

Sulla via del ritorno, quindi prima di tornare sulla terraferma, si fa una sosta alla Pra Kay Petch Cave, soprannominata “Grotta dei Diamanti”. Il motivo è molto semplice: è completamente adornata da stalattiti e stalagmiti, che quando vengono illuminate brillano come queste pietre preziose. Lunga circa 500 metri, per visitarla occorre sapere che ci sono dei punti in cui è necessario strisciare e che non mancano tratti ripidi e scivolosi (in generale è assolutamente possibile e consigliata a tutti, a meno che non si soffra di una forte claustrofobia).

Le altre esperienze da fare a Khao Sok

La maggior parte delle persone che sceglie di raggiungere il Parco nazionale di Khao Sok lo fa principalmente per trascorre una notte su case galleggianti in una zona remota della Thailandia, quasi completamente priva di elettricità, senza internet e linea telefonica, e per addormentarsi e svegliarsi cullati dai suoni della natura e degli animali. Tuttavia, la verità che questa vastissima area protetta di foresta pluviale consente di fare moltissime esperienze diverse tra loro.

Scoprire flora e fauna del parco

Gli amanti del trekking non rimaranno di certo delusi dalla flora e dalla fauna del Parco nazionale di Khao Sok: il paesaggio quasi preistorico, che si caratterizza per affioramenti di rocce calcaree che raggiungono i 400 metri di altezza, è impreziosito da vecchi alberi e mangrovie, dipterocarpacee, conosciute come alberi dei frutti volanti, spettacolari piante carnivore, alberi di cocco, intrecci di liane e molto altro ancora.

A popolarla sono anche grandi farfalle colorate, millepiedi pelosi, uccelli azzurri, poi ancora elefanti, leopardi, tigri, scimmie e tantissimi altri animali. Ma la vera protagonista è la Rafflesia (visibile solo nei mesi di gennaio e febbraio) che può vantare il titolo di essere il fiore più grande del mondo.

La Rafflesia deve il suo particolare nome a Sir. Raffles, un nobile inglese  che la scoprì durante il periodo coloniale. Si tratta di uno straordinario fiore che può raggiungere anche gli 80 cm di diametro e che colpisce tutti i visitatori per il suo bellissimo colore che va dal rosso acceso all’arancione.

Rafflesia, Thailandia

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Tutta l’incredibile bellezza della Rafflesia

Esplorazione in canoa

Un’altra delle attività molto amate è andare in canoa, oppure in kayak, nei fiumi e nei laghi di Khao Sok. È un modo tranquillo per esplorare la natura godendo al massimo delle incredibili formazioni rocciose che spuntano dall’acqua. Ci si può informare con il proprio albergo su come fare e dove andare, oppure chiedere al Centro Visitatori. A metterle a disposizione sono anche le strutture che offrono case galleggianti sul Lago Cheow Lan.

 Il sentiero della Cascata di Ton Kloi

Il sentiero della cascata di Ton Kloi è uno dei due migliori che si può intraprendere direttamente dall’entrata principale del parco. Ha una lunghezza di circa 7 km ma è molto importante sapere che solo i primi 3 km si possono fare in autonomia, perché per i restanti 4 è necessaria una guida turistica.

Tra alberi millenari e meraviglie della natura che lasciano a bocca aperta, il visitatore ha l’opportunità di ammirare la Cascata di Wing Hin, di circa 20 metri di altezza e che scivola su grandi rocce. Il percorso è infatti considerato moderatamente impegnativo e richiede più di 2 ore di tempo per essere compiuto.

A poca distanza dalla prima cascata ecco la Piscina di Wang Yao, dove poter fare persino un bel bagno rigenerante. Poi ancora la Cascata di Bang Hua Rat, nota per la sua ampiezza e perché si tuffa in una piscina limpida e poco profonda che riflette il verde della vegetazione circostante.

Il trekking continua in direzione Cascata di Than Sawan, che si distingue per la bellezza mozzafiato e l’atmosfera serena in cui è immersa. Famosa per i suoi dintorni incontaminati e l’acqua cristallina, precipita lungo una serie di gradini rocciosi, creando più piscine dove poter persino nuotare e rilassarsi.

Si arriva poi alla Gola di Tang Nam e infine alla Cascata di Ton Kloi, a più livelli e con l’acqua che scorre attraverso una lussureggiante giungla. Anche qui è possibile fare una nuotata rinfrescante.

Il Sentiero della Cascata Sip Et Chan

Non è di certo meno interessante il Sentiero della cascata Sip Et Chan lungo circa 4 km. La prima parte è fattibile in autonomia in quanto è presente una passerella di legno, mentre per il resto del sentiero è necessario farsi accompagnare da un ranger. Meno battuto dell’altro percorso, offre diversi punti di interesse come il belvedere di San Yang Roi e la Cascata di Mae Yai, un grandioso flusso d’acqua alto ben 30 metri.

Infine si arriva alla Cascata Sip Et Chan, il cui nome tradotto significa “Undici livelli”. Si tratta di una delle cascate più alte e impressionanti del Parco Nazionale di Khao Sok, ma va specificato che il sentiero verso di essa è una vera e propria avventura: si snoda attraverso una fitta giungla, attraversando ruscelli e viste mozzafiato sulle montagne circostanti. Si tratta quindi di un percorso consigliato ad escursionisti molto esperti, in quanto presenta anche tratti di arrampicata e attraversamenti fluviali.

Cheow Lan Lake Sunset tour

Infine, se non si desidera trascorrere una notte nelle case galleggianti ma si preferisce ammirare la bellezza del lago in uno dei suoi momenti migliori, a disposizione c’è anche il Cheow Lan Lake Sunset tour. Parliamo di un’esperienza adatta soprattutto a chi possiede uno spirito romantico, poiché è un’escursione in barca (la tipica thailandese) al calar del sole sulle placide acque del lago.

Il tour conduce attraverso scogliere calcaree mozzafiato e lussureggiante foresta pluviale, mentre si può osservare la fauna selvatica lungo le rive bevendo un bicchiere di vino e mangiando tapas.

Riserva nazionale di Khao Sok, Thailandia

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Alcune delle incredibili formazioni rocciose del Parco nazionale di Khao Sok
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Cosa vedere all’Acadia National Park: alla scoperta della natura autentica del Maine

Tra i luoghi cult da vedere nella costa atlantica del Maine c’è l’Acadia National Park, conosciuto anche come parco nazionale Acadia: una vera chicca da non perdere, con una storia unica e strettamente legata alla colonizzazione francese del Nord America. Il parco è nato l’8 luglio del 1916 con il nome di Sieur de Monts National Monument per omaggiare i primi esploratori francesi che si sono avventurati in queste aree. Nel 1929 ha cambiato nome in quello di oggi. Potremmo definirlo uno tra i primi parchi nazionali americani ad est del Missisipi; incarna tutto l’impegno per la tutela del patrimonio naturale e culturale americano, celebrando al contempo la bellezza unica della costa del Maine. Un vero e proprio paradiso per chi ama la natura: foreste rigogliose, montagne imponenti, panorami mozzafiato e foreste rigogliose per una superficie di circa 200 chilometri quadrati. Scopriamo insieme tutto ciò che c’è da sapere e da vedere all’interno dell’Acadia National Park.

Informazioni utili per visitare Acadia National Park

Si può accedere all’Acadia National Park tutto l’anno, poiché l’apertura è di 12 mesi ma è bene sapere che molte strutture e servizi sono accessibili esclusivamente nella finestra da maggio ad ottobre, che è anche il periodo ideale per visitarlo così da godere appieno delle bellezze naturali. L’ingresso è a pagamento: per accedere serve un pass settimanale legato ai veicoli privati ma sono anche disponibili pass annuali per chi è della zona e lo visita più volte.

Una buona notizia per chi viaggia con amici a 4 zampe? Gli animali domestici sono i benvenuti ma dovranno essere obbligatoriamente tenuti al guinzaglio; attenzione però a leggere con cura i cartelli poiché in alcune aree ci sono delle restrizioni per tutelare la fauna selvatica. All’interno del parco è possibile muoversi con mezzi privati, ma nei mesi estivi è consigliabile utilizzare il sistema gratuito di navette Island Explorer, che collega le principali attrazioni riducendo il traffico e l’impatto ambientale. Per chi ama il campeggio, ci sono diverse opzioni, come il Blackwoods Campground, dotato di servizi essenziali e immerso nella natura.

Costa del Parco nazionale dell'Acadia

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Zona costiera nel Parco nazionale dell’Acadia

Cosa fare all’Acadia National Park: le attività consigliate

Possiamo considerare Acadia National Park una destinazione imperdibile sia per chi ama la natura più tranquilla sia chi cerca l’avventura. Gli escursionisti avranno modo di scegliere tra circa 200 chilometri di sentieri divisi per livelli. Percorsi semplici o più alternativi si alternano toccando il culmine con il Precipice Trail, già il nome è tutto un programma. Per chi si muove in bici, invece, consigliate le Carriage Roads, una rete sterrata realizzata negli anni ’30 e chiusa totalmente al traffico automobilistico.

In estate si possono praticare kayak lungo la costa, osservare le balene o rilassarsi sulle rive del Sand Beach. In autunno, il parco si trasforma in uno spettacolo di colori, ideale per i fotografi. Durante l’inverno, le attività includono sci di fondo e racchette da neve. Per chi ama osservare le stelle, Acadia è un luogo privilegiato grazie alla bassa inquinamento luminoso. Partecipare a un evento di stargazing è un’esperienza magica che resta nel cuore.

Cosa vedere ad Acadia National Park

Il modo ideale per scoprire le meraviglie dell’Acadia National Park è percorrere la Park Loop Road, una strada panoramica lunga 43 chilometri. Questo tragitto, che include tratti a senso unico, regala viste spettacolari che competono con quelle dei parchi più celebri dell’Ovest americano. I panorami lungo il percorso sono semplicemente imperdibili, rendendo questa strada una tappa obbligata per chiunque visiti Bar Harbor o il New England. Il Visitor Center Hulls Cove, situato vicino a Bar Harbor, è il punto di partenza perfetto per pianificare l’itinerario.

Altrettanto imperdibili le Carriage Roads, una sorta di rete stradale sterrata immersa nella natura ideale per fare una bella escursione a piedi o in bicicletta soprattutto. Continuando ad esplorare si raggiunge l’Ocean Path Trail: qui si può fare una splendida passeggiata lungo la costa per osservare alcuni scorci suggestivi sull’oceano. I più avventurosi potranno trovare top l’esperienza della Precipice Trail che regala una vera e propria esperienza adrenalinica. La vetta più alta degli Stati Uniti si trova proprio qui: stiamo parlando della Cadillac Mountain che è anche famosa per essere uno dei luoghi più suggestivi dove ammirare l’alba ma altrettanto interessante la Gorham Mountain per chi cerca un’escursione di medio livello. 

South Ridge Trail

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South Ridge Trail, in cima alla Cadillac Mountain nel Maine

Altre bellezze naturali sono quelle della Sand Beach con sabbia dorata e scogliere e il Thunder Hole, una formazione costiera unica che a causa della sua conformazione vede le onde fare un vero e proprio show.

Le Otter Cliff rappresentano uno dei punti più alti della costa atlantica, con viste impareggiabili. Jordan Pond e Bubble Pond incantano con le loro acque cristalline, ideali per rilassarsi o esplorare i sentieri circostanti. Altri luoghi imperdibili includono Eagle Lake, Echo Lake, Bass Harbor Head Light, con il suo faro iconico, e Somes Sound, un raro esempio di fiordo sulla costa orientale.

La fauna selvatica e la flora di Acadia National Park

Acadia National Park è anche un rifugio per una straordinaria varietà di fauna selvatica. Si possono avvistare alci, cervi dalla coda bianca, volpi rosse e castori, marmotte e persino coyote oltre a una ricca popolazione di uccelli, come aquile reali, aquile calve e falchi pellegrini. Lungo la costa con un po’ di fortuna si possono osservare orsi neri, pulcinelle di mare e le maestose balene che frequentano le acque del Maine ma è anche possibile osservare foche che si rilassano sulle rocce. 

Questo incredibile patrimonio faunistico rende il parco una destinazione ideale per gli appassionati di birdwatching e per chi desidera immergersi nella natura. La flora dell’Acadia National Park è altrettanto ricca e variegata. Tra gli alberi predominano conifere e caducifoglie come querce, aceri, faggi, abeti tradizionali e rossi. Il sottobosco è impreziosito da agrifogli, felci, gigli, ninfee e altre piante acquatiche. I lamponi, l’uvetta selvatica e le numerose varietà di mirtilli aggiungono un tocco di colore e sapore al paesaggio. I profumi, le forme e i colori di questa vegetazione creano ambienti che invitano alla tranquillità e alla contemplazione.

Beehive trail sentiero

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Beehive trail, il sentiero panoramica all’interno dell’Acadia National Park

Gli eventi da non perdere 

Ogni anno a settembre va in scena uno degli eventi più suggestivi: l’Acadia Night Sky Festival. Si tratta di un vero e proprio festival che celebra il cielo stellato del Maine in una delle zone più interessanti da cui fare osservazione astronomica negli Stati Uniti. Durante l’appuntamento imperdibile si susseguono seminari e attività interattive a cui si aggiungono eventi guidati da esperti: un calendario ricchissimo di eventi che coinvolge professionisti, appassionati e curiosi. Il luogo migliore da cui guardare le stelle? Sand Beach: qui il silenzio e il panorama con pochissime luci aiutano ad avere una visione nitida e privilegiata.

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La Groenlandia ha il parco più grande del mondo ma anche il meno visitato

Il Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale è una delle meraviglie naturali più straordinarie e meno conosciute del nostro pianeta. Con una superficie che supera i 972.000 chilometri quadrati, è il parco naturale più grande del mondo e rappresenta un angolo remoto e selvaggio dell’Artico, lontano dai flussi turistici tradizionali.

Qui, la natura è intatta, ma l’accesso a questo paradiso glaciale è tutt’altro che facile. Scopriamo di più su questo luogo affascinante e quasi inaccessibile e il motivo per cui, nonostante sia il più esteso del mondo, questo parco sia anche il meno visitato in assoluto.

Cosa vedere nel Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale

La Groenlandia, terra di ghiacci e natura incontaminata, custodisce al suo interno un tesoro ambientale che pochi conoscono. Il Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale, creato nel 1974, è il parco naturale più grande del mondo, con una superficie che supera i 972.000 chilometri quadrati, un’estensione più del doppio di quella della Francia. Questo parco si estende dal cuore dell’Artico fino alle sue remote coste, un angolo di Europa che sembra quasi al di fuori del tempo e dello spazio, un luogo dove la natura regna sovrana e indomita.

Il paesaggio che caratterizza il parco è straordinariamente variegato. Qui, i ghiacciai che avanzano e le maestose montagne frastagliate si alternano a fiordi profondi e tundre colorate. In alcune aree, i ghiacci ricoprono il suolo per tutto l’anno, mentre in altre, durante i mesi estivi, la vegetazione della tundra esplode in una miriade di colori, dai rossi agli arancioni, un contrasto mozzafiato con il blu intenso delle acque artiche. La geografia, così diversificata, rende il parco un microcosmo di bellezze naturali, un luogo dove ogni angolo svela un nuovo scenario.

Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale, orso polare

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Un orso polare tra i ghiacciai

La fauna che abita queste terre è altrettanto affascinante. Nonostante le condizioni climatiche estremamente rigide, il parco ospita una varietà sorprendente di animali. Tra le specie più iconiche troviamo il bue muschiato, l’orso polare, la volpe artica e il lemming, che si sono adattati alla vita in un ambiente tanto ostile. Le acque che circondano il parco, inoltre, sono popolate da balene, trichechi e numerose colonie di uccelli marini. Questo ecosistema unico, dove la vita selvaggia prospera nonostante le difficoltà, rende il parco un luogo di grande interesse per gli appassionati di natura e biologia.

Perché questo parco è il meno visitato del pianeta

Nonostante le sue dimensioni colossali e la straordinaria bellezza, il Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale è anche uno dei luoghi meno visitati al mondo. Solo una manciata di ricercatori e avventurieri ha avuto il privilegio di esplorarlo. Le difficoltà logistiche e le condizioni climatiche estreme rendono infatti l’accesso a questa remota regione praticamente impossibile per la maggior parte dei viaggiatori. Non ci sono strade che attraversano il parco, né villaggi permanenti o infrastrutture turistiche. Questo isolamento naturale contribuisce a preservare la sua bellezza intatta, ma allo stesso tempo lo rende un obiettivo difficile da raggiungere. Chi ha avuto la fortuna di visitarlo parla di un viaggio che richiede preparazione e adattamento a condizioni climatiche che vanno dal freddo polare a venti fortissimi, ma che, una volta affrontati, regalano emozioni senza pari.

Come accedere al Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale

Accedere al Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale non è un’impresa semplice, ma per chi è disposto ad affrontare le difficoltà, è possibile vivere un’esperienza unica al mondo. Poiché non ci sono strade né infrastrutture turistiche all’interno del parco, l’accesso avviene principalmente via aerea.

Le principali modalità di accesso sono i voli charter da Nuuk, la capitale della Groenlandia, o da altre località più a sud. Alcuni tour operator specializzati offrono pacchetti per esplorare le regioni circostanti il parco, ma raramente si accede all’interno vero e proprio del parco senza una preparazione adeguata. La maggior parte dei visitatori proviene da ambienti scientifici o da spedizioni avventuriere organizzate, che permettono di addentrarsi in queste terre selvagge con mezzi specializzati, come elicotteri o piccole imbarcazioni.

Inoltre, i viaggiatori che decidono di affrontare questa avventura devono essere pronti a condizioni estreme. Come già detto, le temperature polari, i venti forti e la totale assenza di strutture ricettive fanno sì che chi si avventuri in queste terre debba essere altamente preparato e in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del clima.

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Abruzzo, le destinazioni di montagna più magiche sono queste

Terra in cui la natura regala scenari pazzeschi, l’Abruzzo è la regione da scegliere per chi cerca una vacanza all’insegna della bellezza: tra cime elevate, montagne, boschi e colline, qui vivono tantissimi animali, comprese alcune specie protette.

Un vero e proprio polmone verde grazie ai suoi tre parchi nazionali, a un parco regionale e a 38 aree protette. Quindi non stupisce che spesso questa area del Centro Italia venga definita la regione verde d’Europa. Qui la vegetazione è varia e ci si può immergere in faggeti, oppure incontrare abeti bianchi, pini, ginepri e molto altro.

Con una varietà naturale incredibile e le sue tante zone da scoprire, l’Abruzzo è la destinazione perfetta da raggiungere per una vacanza in montagna, sia in estate, sia in inverno, per trascorrere momenti indimenticabili andando alla scoperta di location che levano il fiato. Senza dimenticare anche i borghi che punteggiano questo territorio e che sono veri e propri gioielli da conoscere, oppure le destinazioni più note in cui fare il pieno di bellezza e di storia. Tutto quello che devi sapere per scegliere l’Abruzzo come prossima destinazione delle tue vacanze nella natura: dove andare in montagna in estate e in inverno.

Dove andare in montagna in Abruzzo in estate: parchi, laghi e riserve

Tre parchi regionali, uno nazionale e numerose aree protette: l’Abruzzo è la destinazione ideale per chi sogna una vacanza in montagna d’estate. Sono tantissimi i luoghi da visitare e c’è l’imbarazzo della scelta tra vette, boschi secolari, ampi altipiani ricchi di meraviglia, ma anche laghi da conoscere ed esplorare. Tante le possibilità tra le quali scegliere come prossima meta per un viaggio immersi in paesaggi mozzafiato. Alcune di queste destinazioni, poi, sono perfette sia in estate sia in inverno e regalano tante attività differenti, per chi è alla ricerca di una vacanza attiva.

Lago di Campotosto

Circondato dalle montagne, il Lago di Campotosto si trova a circa 1300 metri di altitudine ed è un bacino di origine artificiale realizzato tra il 1930 e il 1940, che si sviluppa in maniera particolare nel territorio dell’omonimo comune.

Si trova nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Lega ed è la destinazione perfetta per tutti coloro che vogliono vivere una vacanza estiva all’insegna di bellissimi panorami e di tante attività da fare. Ad esempio, si può esplorare il lungolago che si snoda per oltre 40 chilometri da percorrere in bici, oppure in questa zona si possibile fare belle camminare e dedicarsi all’equitazione; infatti, il comune di Campotosto si trova all’interno dell’ippovia del Gran Sasso, che si può percorrere sia a piedi, ma anche a cavallo e in bicicletta. Le attività da fare nel lago, invece, sono in particolare windsurf, kitesurf e kayak. Un luogo che regala davvero tante opportunità. Si trova a circa una ventina di chilometri da Amatrice e da una cinquantina da L’Aquila, si raggiunge facilmente con l’automobile.

Lago di Campotosto dove andare in montagna in estate in Abruzzo

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Lago di Campotosto: destinazione in Abruzzo per chi ama la montagna in estate

Monti della Laga

Restiamo nel parco nazionale del Gran Sasso e andiamo alla scoperta dei Monti della Laga, tra le più belle mete di un viaggio nel cuore della natura abruzzese. Qui ci si immerge in uno scenario sorprendete che mescola boschi di faggi e abeti, a meravigliose cascate vista la grande presenza di acqua. Da segnalare la cascata della Morricana che si raggiunge partendo da Ceppo e attraversando un meraviglioso bosco di faggi e abeti bianchi. Ceppo è una località di Rocca Santa Maria in provincia di Teramo e si trova immerso nell’antico bosco Martese.  Da Teramo si raggiunge la frazione di Ceppo in meno di un’ora con l’automobile transitando lungo la provinciale 48.

Campo Imperatore

Un luogo di rara bellezza, che colma gli occhi di meraviglia e stupore: si tratta di Campo Imperatore, noto anche con l’appellativo di Piccolo Tibet, un meraviglioso altipiano posto tra i 1500 e i 2000 metri d’altitudine e inserito all’interno del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. La destinazione di montagna perfetta da raggiungere in estate (ma non solo) in Abruzzo: vi sono laghetti, il giardino botanico Campo Imperatore, la stazione meteorologica e la stazione di osservazione astronomica a 2145 metri d’altitudine. Si tratta del luogo ideale da raggiungere per fare passeggiate, escursioni a piedi e in bicicletta, oppure scegliere percorsi che si possono fare in mountain bike. E come se non bastasse, questi luoghi hanno fatto anche da scenografia a film celebri italiani e non solo.

In estate si può raggiungere in automobile, oppure con la Funivia del Gran Sasso d’Italia. Questa seconda opzione è molto utile in inverno: si parte da Fonte Cerreto e si arriva a 2128 metri di altitudine. La funivia è aperta nei giorni feriali dalle 8,30 con ultima corsa alle 17 (partenze ogni 30 minuti), mentre il fine settimana e nei giorni festivi la prima corsa è alle 8.

Lago di Scanno

Non si sbaglia a pensare che potrebbe essere considerato uno dei luoghi più romantici da ammirare e visitare: si tratta del lago di Scanno, un affascinante bacino naturale in Abruzzo dalla particolarissima forma a cuore. Ci troviamo a quasi mille metri d’altitudine, in provincia dell’Aquila nella alta valle del fiume Sagittario, a fare da corona a questo specchio d’acqua ci sono i monti Marsicani, mentre il suo bacino si estende tra il comune di Villalago e quello di Scanno.

Lago di Scanno: dove andare in montagna in Abruzzo

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La forma del Lago di Scanno: dove andare in montagna in Abruzzo

Un luogo suggestivo in cui vivere un’estate in montagna praticando anche sport acquatici, oppure prendendo il sole sulle piccole spiagge che sono state ricavate lungo il suo perimetro. Non mancano le passeggiate, come la bella escursione lungo il Sentiero del Cuore che si snoda per circa 2 chilometri e porta al punto panoramico da cui – osservando il lago – si può vedere la particolare forma. Da non perdere anche la chiesa della Madonna del Lago, consacrata nel 1702. Si arriva in circa un’ora partendo dall’Aquila.

Gole del Sagittario

Nei pressi del favoloso lago di Scanno si trovano le Gole del Sagittario, riserva naturale e oasi, caratterizzate da una natura selvaggia e meravigliosa: ci si imbatte in rupi, ghiaioni calcarei, ma anche boschi e prati. In tutto questo spiccano le gole calcaree le cui rocce derivano da un passato antichissimo. Si va dai 700 metri di altitudine salendo fino ai 1500 metri e all’interno di questa area vengono programmati eventi per ogni età e gusto. L’accesso all’oasi è gratuito e libero, mentre le visite guidate sono a pagamento, così come le escursioni con accompagnatori. Si trova a soli 15 chilometri da Scanno e a 30 da Pescasseroli, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Dove andare in montagna in Abruzzo in inverno: località e impianti sciistici

Quando si pensa alla montagna nel centro Italia in inverno, l’Abruzzo è una delle location più apprezzate per chi ama la neve, gli sport e tutte le attività correlate. Qui, infatti, ci sono diverse destinazioni adatte a chi è alla ricerca di località e impianti per immergersi nella perfetta atmosfera invernale. Come il già citato Campo Imperatore, nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: la tariffa della funivia durante la stagione invernale ammonta a 12 euro (andata e ritorno) nei giorni feriali, 14 nei giorni festivi, mentre lo skipass giornaliero 22 euro nei giorni feriali e 33 in quelli festivi. Comprende diverse piste, rosse e blu, e un campo scuola.

Comprensorio dell’Alto Sangro

Una delle destinazioni sciistiche per eccellenza è il comprensorio dell’Alto Sangro: quest’area è meravigliosa tutto l’anno e con il freddo offre piste per divertenti discese e percorsi per ciaspolate. Al suo interno vi sono diverse località come Roccaraso o Rivisondoli ma anche Pescocostanzo, Pescasseroli, Barrea e Castel di Sangro. Roccaraso ha 100 chilometri di piste, mentre le altre località regalano moltissime attività differenti.

Ci si può mettere alla prova con lo sci alpino, lungo i 140 chilometri di piste del territorio, adatte a ogni capacità e che si raggiungono con cabinovie, seggiovie, skilift e tapis roulant, ma anche sperimentare lo sci di fondo. Lo skipass ha un costo variabile, ad esempio, il giornaliero tra gennaio e marzo 2025 di 57 euro per gli adulti e di 51 per junior e senior, ma ci sono anche pacchetti scontati.

Tante le attività che si possono fare come lo snowkite (sono previste zone precise per farlo), escursioni con le ciaspole e vi è un’area bambini pensata proprio per loro.

Comprensorio dell’Alto Sangro: Rivisondoli

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Comprensorio dell’Alto Sangro: Rivisondoli, destinazione di montagna in Abruzzo

Ovindoli Monte Magnola

Ci immergiamo nel parco regionale naturale del Sirente – Velino e raggiungiamo Ovindoli, suggestivo borgo di montagna in provincia dell’Aquila. Le piste sono numerose e si adattano a ogni livello e capacità, le aperture dipendono dalla neve: sia degli impianti di risalita (che sono in totale 11) sia delle piste che ammontano a 21. È possibile praticare sci notturno, nelle date che vengono via via specificate, e vi è uno snowpark. Lo skipass ha un costo che varia in base al periodo della stagione (un adulto tra la metà di dicembre e i primi di marzo spende dai 42 ai 40 euro al giorno).

Parco naturale regionale Sirente-Velino

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Parco naturale regionale Sirente-Velino: dove andare in montagna in Abruzzo

Prati di Tivo

Un’altra location in Abruzzo per chi ama la montagna in inverno è Prati di Tivo: qui si trovano quattro impianti di risalita e alcune piste (come sempre vale la regola di verificare le aperture per capire se sono in funzione oppure no). Si possono praticare escursioni e ciaspolate, come quella che da Prati di Tivo porta alla Madonnina, e che ha una durata di circa due ore in salita e di 45 minuti in discesa, oppure raggiungere il Rifugio Franchetti che si trova tra il Corno Grande e il Corno Piccolo, nel Vallone delle Cornacchie a 2433 metri di altezza. In inverno è accessibile su prenotazione e lo raggiungono soprattutto alpinisti e sciatori esperti.

Campo Felice

L’area di Campo Felice dispone di 40 chilometri di piste, suddivisi in 24 percorsi e dotate di 15 impianti, si trova in parte all’interno del parco naturale regionale Sirente-Velino e nei comuni di Lucoli e Rocca di Cambio. Lo skipass giornaliero ha un costo che varia in base al momento della stagione, ma che si aggira (nei festivi) sui 39 – 43 euro. Tra piste, scuole sci e snowpark è l’ideale per chi cerca una bella vacanza in montagna in Abruzzo.

Trekking ed escursioni in montagna in Abruzzo

Con un territorio così ricco di bellezze e di località da vedere, l’Abruzzo è la regione italiana ideale per chi cerca una vacanza all’insegna del trekking e dell’escursionismo, offrendo diverse possibilità: da quelle già citate a percorsi speciali che vale la pena fare, come l’Ippovia del Gran Sasso, ma non solo.

L’Ippovia si snoda lungo 470 chilometri di meraviglia: si può percorrere a cavallo, ma anche in tanti altri modi diversi come a piedi e in bicicletta. E anche i percorsi sono diversificati: da quelli che possono durare una manciata di ore, alle escursioni che possono durare uno o due giorni, fino a un’intera settimana alla scoperta dei paesaggi incredibili dell’Abruzzo. Ci sono opzioni per tutti i livelli da scoprire con le guide.

Per chi ama il trekking un’altra meta da tenere in considerazione è il Monte Amaro che raggiunge i 2793 metri e si trova nel massiccio della Maiella. Un percorso abbastanza difficile, adatto agli esperti, ma che regala un’immersione totale nella natura e scorci davvero spettacolari.

Oppure si può scoprire il Monte Sirente, dell’omonimo gruppo, che ha un’altitudine di 2349 metri e all’interno del parco naturale regionale Sirente-Velino: raggiungere la vetta da Rovere prevede un trekking di circa 20 chilometri e la difficoltà è media.

Monte Amaro sul massiccio Maiella in Abruzzo

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Escursioni e trekking: Monte Amaro sul massiccio Maiella in Abruzzo

Dove andare in Abruzzo con i bambini

Tantissime le cose che si possono fare in Abruzzo con i bambini, oltre a quelle già citate come la montagna in estate, o in inverno, oppure alcune attività e percorsi lungo l’Ippovia del Gran Sasso. Ad esempio, nella regione verde d’Europa si può esplorare qualche tratto del Sentiero Italia CAI che è composto da 14 tappe e si sviluppa lungo 7000 chilometri, oppure si può andare alla scoperta della Camosciara, riserva naturale integrata nel parco nazionale d’Abruzzo, seguendo un percorso fino a raggiungere le due cascate: Ninfe e Tre Cannelle.

Per chi ama conoscere di più sulla fauna di questa splendida regione è imperdibile una visita all’Area Faunistica dell’Orso a Palena, in provincia di Chieti: si trova a 800 metri di altezza e si sviluppa su oltre 10mila metri quadrati.

Da non perdere anche la Transiberiana d’Italia, un treno che porta a scoprire le bellezze naturali di questa regione. Da sperimentare in inverno, ma anche in estate, prevede diverse opzioni partendo e rientrando dalla stazione di Sulmona: un modo affascinante di attraversare paesaggi straordinari.

L’Abruzzo è una regione ricca di bellezze naturali, di spettacolari paesaggi di montagna da scoprire in ogni stagione e adatti ai più piccoli esploratori ma anche ai viaggiatori più grandi, per una vacanza all’insegna della meraviglia.

Parco nazionale d'Abruzzo

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Dove andare in montagna in Abruzzo in estate e in inverno
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Corea del Sud, viaggio alla scoperta del paradiso della tecnologia

La Corea del Sud è una terra di contrasti affascinanti, dove la tecnologia più all’avanguardia incontra secoli di storia e tradizione. Dai grattacieli futuristici di Seul alla spiritualità di antichi templi buddisti, dai sentieri di montagne lussureggianti ai centri folkloristici custodi di antiche tradizioni, questo Paese dinamico e sorprendente ha qualcosa da offrire a ogni tipo di viaggiatore.

La Corea del Sud è una destinazione che conquista a ogni angolo, unendo l’energia delle città che pulsano al ritmo della cultura k-pop alla serenità dei parchi nazionali, senza dimenticare la ricca gastronomia, con delizie tutte da gustare, dal kimchi ai barbecue coreani, fino agli street food più irresistibili.

Cosa vedere in Corea del Sud, le attrazioni principali

Seul, la capitale tra tradizione e innovazione

Palazzi storici, boutique di lusso, ristoranti trendy e parchi incantevoli, Seul è un affascinante mosaico di storia, cultura e tecnologia. Antichi palazzi, come il maestoso Gyeongbokgung, si trovano immersi tra grattacieli all’avanguardia, creando un contrasto spettacolare, mentre quartieri come Gangnam epicentro delle ultime tendenze K-pop, della moda e della bellezza. Simbolo del lusso coreano, qui si trovano boutique di alta moda, centri estetici rinomati e una vivace scena culinaria. Tra le sue attrazioni, i parchi lungo il fiume Han e le tombe reali di Seonjeongneung Park offrono un’oasi di tranquillità nel cuore della città. Seul è anche un modello di innovazione, con infrastrutture tecnologiche all’avanguardia e un sistema di trasporti impeccabile.

Jeju, l’isola incantevole

A soli 85 chilometri dalla costa della Corea del Sud, l’isola di Jeju è un vero paradiso naturale, riconosciuto tra le Nuove sette meraviglie del mondo naturali della New 7 Wonders Foundation. Con le sue spiagge di sabbia bianca circondate da foreste di pini, crateri vulcanici, grotte laviche e giardini botanici spettacolari, è la meta perfetta per gli amanti della natura e i fotografi in cerca di paesaggi suggestivi.

Tra le principali attrazioni, il Seongsan Ilchulbong, noto anche come Sunrise Peak, è uno spettacolare cono vulcanico alto 180 metri, formatosi circa 5.000 anni fa in seguito a un’esplosione sottomarina. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, offre una vista panoramica sulle scogliere e sull’oceano ed è considerato il miglior punto dell’isola per ammirare l’alba: il sole che sorge sopra l’orizzonte crea uno spettacolo di colori che incanta ogni visitatore.

Gyeongju, un museo a cielo aperto

Gyeongju, conosciuta come la “città dai mille anni”, è un autentico gioiello culturale che racchiude la storia millenaria della Corea del Sud. Capitale del regno di Silla dal 57 a.C. al 935 d.C., questa città storica è disseminata di siti antichi e tesori archeologici, tra cui templi, pagode di pietra, palazzi e tombe reali. Luoghi iconici come il Tempio Bulguksa, la Grotta di Seokguram, e il Monte Namsan sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, rendendo Gyeongju una destinazione imperdibile per gli amanti della cultura e dell’arte.

Il Tempio Bulguksa, capolavoro dell’architettura del regno di Silla, è una meraviglia di terrazze, ponti e pagode in pietra finemente scolpite. Costruito nel 774 e successivamente restaurato dopo essere stato danneggiato durante la Guerra Imjin (1592-1598), oggi conserva sette tesori nazionali ed è uno dei siti più rappresentativi della cultura buddista coreana.

Cheonggyecheon Seul

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Il moderno spazio ricreativo di Cheonggyecheon nel centro di Seul, Corea del Sud

Andong, il cuore delle tradizioni popolari coreane

Situata nella provincia di Gyeongsangbuk-do, Andong è soprannominata “la città più coreana della Corea”. Un titolo che le si addice perfettamente grazie al suo fascino unico, che culmina nel celebre villaggio Hahoe, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Conosciuta anche come la “città dei musei”, Andong ospita circa 20 musei ed esposizioni che raccontano i diversi aspetti della storia e della cultura locale. Tra le sue principali attrazioni spicca l’Hahoe Byeolsingut Tallori, una danza drammatica con maschere dalla tradizione millenaria.

Gwangju, la culla della democrazia coreana

Nota come il luogo in cui ha avuto origine la democrazia coreana, Gwangju è una città di grande importanza storica e culturale. Fu qui che, nel 1980, ebbe luogo la Rivolta democratica del 18 maggio, un evento cruciale nella lotta della Corea del Sud per la democrazia. Per dieci giorni, i cittadini di Gwangju si sollevarono contro il regime militare autoritario di Chun Doo-hwan, in un movimento iniziato da studenti universitari e trasformatosi poi in una ribellione popolare. Nonostante la repressione violenta, che causò centinaia di vittime, questo evento segnò un punto di svolta nella storia democratica del Paese, celebrato nel Parco Commemorativo del 18 Maggio e nel Cimitero Nazionale.

Busan, la principale località balneare

Situata nell’estremo sud-est della Corea, seconda metropoli del Paese, Busan è nota come la Città del Cinema, grazie al Busan International Film Festival (BIFF), il più grande festival cinematografico d’Asia. Tuttavia, le sue attrazioni vanno ben oltre il grande schermo: ampie spiagge, mercati vivaci, quartieri artistici e una cucina locale unica rendono una visita in questa città un’esperienza indimenticabile.

Haeundae Beach, una delle mete balneari più iconiche della Corea, è un luogo perfetto per rilassarsi, tra spiagge di sabbia bianca, acque cristalline e una vivace atmosfera. Marine City stupisce con grattacieli svettanti e una vasta scelta di ristoranti e caffè, mentre al tramonto, la città si trasforma in un suggestivo gioco di luci che si riflettono sulle onde del mare, regalando momenti di pura magia.

Parco Nazionale di Seoraksan

Nel nord-est del paese, il Parco Nazionale di Seoraksan è una meraviglia naturale che incanta i visitatori con i suoi paesaggi verdeggianti, una ricca biodiversità e una straordinaria combinazione di montagne, valli e foreste. Questo gioiello naturale, che si estende su un’area di 400mila chilometri quadrati protetta come biosfera, è una destinazione imperdibile per gli amanti della natura e per chi cerca un’oasi di tranquillità lontano dal caos quotidiano. Domina il paesaggio la maestosa montagna Seorak-san, che con i suoi 1.708 metri di altitudine prende il nome dalla neve che ricopre le sue vette tutto l’anno. Sule sue pendici sorge il tempio Shinheungsa, custode di un’imponente statua del Buddha che veglia silenziosamente sulla valle circostante.

Cosa fare in Corea del Sud

Visitare il Gyeongbokgung

Costruito oltre 600 anni fa, il Gyeongbokgung Palace è uno dei luoghi simbolo di Seul. Questo complesso storico, circondato da imponenti mura, custodisce sale regali come il Geunjeongjeon, dove si svolgevano gli affari di stato, e il Gyotaejeon, residenza delle consorti reali. Indossare un hanbok, il tradizionale abito coreano, per passeggiare tra i cortili e gli edifici è un’esperienza che riporta i visitatori al tempo dei fasti imperiali.

Fare un tuffo nel passato al Bukchon Hanok Village

Questo villaggio storico ospita antiche case tradizionali coreane, chiamate hanok, che offrono uno spaccato autentico della cultura e dell’architettura del passato. Le strette viuzze del villaggio sono un invito a perdersi tra le facciate in legno, i tetti ricurvi e gli scorci pittoreschi. Per un’esperienza completa, è possibile noleggiare e indossare un hanbok e lasciarsi avvolgere dal fascino di un’epoca lontana.

Tempio a Busan, Corea del Sud

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Tempio Haedong Yonggungsa a Busan, Corea del Sud

Ammirare il panorama dal Seul Sky

Registrato nel Guinness dei Primati come l’osservatorio più alto del mondo, il Seul Sky della Lotte World Tower offre una vista mozzafiato a 360° sulla città da un’altezza di 500 metri. Ai suoi piedi si estende il parco divertimenti Lotte World che offre attrazioni per tutte le età, dall’iconica giostra ai palloni aerostatici, rendendolo una tappa perfetta per le famiglie.

Gustare la cucina tipica coreana

La cucina coreana è un’esperienza sensoriale che va oltre il semplice atto di nutrirsi. Dalle specialità di mare allo street food, ogni pasto è un’esplosione di sapori dolci, salati, acidi e piccanti. Il riso, ingrediente base di ogni pasto, è spesso accompagnato da una miriade di banchan, piccoli contorni a base di verdure fermentate, carne o pesce, che donano al piatto un’esplosione di sapori. Il kimchi, cavolo fermentato piccante, è il re indiscusso della tavola coreana e un simbolo di questa cucina unica. Da provare i piatti iconici come il tteokbokki piccante o i hotteok dolci ripieni, per un’esperienza gastronomica indimenticabile.

Fare trekking nel Parco Nazionale di Hallasan

Situato nel Parco Nazionale di Hallasan, il monte Hallasan è la vetta più alta della Corea del Sud e domina il paesaggio dell’isola di Jeju. Questo vulcano inattivo, situato all’estremità meridionale della penisola coreana, è un santuario di biodiversità con oltre 1.800 specie di piante alpine. Dichiarato Riserva della Biosfera UNESCO, Patrimonio dell’Umanità e Global Geopark, il monte Hallasan offre sette percorsi escursionistici, di cui due conducono al suggestivo lago Baengnokdam, situato all’interno del cratere. La salita è impegnativa, ma ampiamente ripagata dal panorama sensazionale.

Guardare il tramonto al Seongsan Sunrise Peak

Sebbene il nome celebri l’alba, il Seongsan Sunrise Peak sull’isola di Jeju regala soprattutto tramonti indimenticabili. La sua origine vulcanica ha modellato un paesaggio unico, dove il sole che cala sull’oceano dipinge il cielo di sfumature dorate. Dalla cima la vista abbraccia la costa e l’entroterra, rendendo questo luogo un’esperienza indimenticabile per chiunque voglia catturare la magia del crepuscolo.

Immergersi nella magia dei ciliegi in fiore a Gyeongju

Un viaggio a Gyeongju in primavera è particolarmente romantico, grazie ai ciliegi in fiore che decorano la città con un velo di colori pastello. Questa stagione aggiunge un tocco di poesia alle antiche rovine, rendendo ogni angolo della città particolarmente suggestivo.

Scoprire il folklore coreano nel Villaggio Hahoe

Circondato dalle anse del fiume Nakdonggang, il Villaggio Hahoe di Andong è il più rappresentativo centro folkloristico della Corea, visitato in passato anche da personalità illustri come la Regina Elisabetta II e il Presidente George W. Bush. Qui si può respirare l’atmosfera autentica della dinastia Joseon, grazie alle tradizionali case choga con tetti di paglia e alle botteghe artigianali ancora attive. Il villaggio è anche il palcoscenico dell’Hahoe Byeolsingut Tallori, la danza drammatica riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.

Soggiornare in un autentico hanok

Andong offre anche la possibilità di soggiornare in un hanok, le tradizionali case coreane. Dormire in una dimora centenaria significa vivere un’esperienza immersiva nella cultura della dinastia Joseon, tra antichi pavimenti ondol riscaldati e architetture che raccontano storie di un’epoca lontana.

Andar per mercati

Il fascino autentico di Busan si scopre anche nei suoi mercati tradizionali. Jagalchi Market, il più grande mercato ittico del Paese, è un’esperienza sensoriale unica: qui si può gustare pesce fresco appena pescato o provare i piatti locali nei ristoranti adiacenti. Gukje Market, invece, è il luogo ideale per curiosare tra bancarelle di artigianato e street food.

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Stati Uniti nella top list dei viaggiatori italiani

Il sogno americano continua ad affascinare i viaggiatori italiani, con un incremento significativo delle prenotazioni e nuove tendenze di viaggio. È quanto risulta dai dati di Visit USA Italia, secondo cui l’estate 2024 ha segnato la ripresa decisa del turismo italiano verso gli Stati Uniti. Gli italiani quest’estate sono andati soprattutto nelle grandi città americane, nei parchi nazionali e hanno optato per esperienze immersive.

Le mete più amate dagli italiani negli Stati Uniti

Le grandi città come Los Angeles, Miami, New York, San Francisco e Las Vegas sono state le protagoniste per la maggioranza dei viaggi, anche in quanto punto di partenza per itinerari immersivi alla scoperta dei parchi americani o di un’America più selvaggia e iconica, come testimoniano le tante miglia percorse dai turisti che hanno scelto la formula Fly & Drive sulle interminabili Highways, doppiando, quasi, il tour guidato in termini di prenotazioni assolute. Questa formula del viaggio on the road ha portato anche alla scoperta di nuove ed affascinanti sistemazioni come i glamping e i bed & beakfast, garantendo, soprattutto su rotte storiche come l’intramontabile Route 66 (che nel 2026 festeggerà il centenario), alternative più immersive e local rispetto ai più classici motel o alle catene alberghiere.

On the road

La strada, il viaggio itinerante, la scoperta pianificata rimangono una costante del viaggio negli Stati Uniti d’America. Il viaggiatore italiano vuole scoprire la destinazione, immergersi nella vita locale ottimizzando un tempo medio di vacanza che va dai dieci ai 15 giorni di permanenza media.

Fuori dalla rotte più battute

Prendendo in considerazione sempre più la Real America, l’estate 2024 ha generato un interesse crescente verso itinerari meno battuti che hanno spinto il turista italiano alla scoperta di Stati alternativi rispetto ai soliti e maggiormente battuti circuiti turistici. Primo fra tutti, il blocco degli stati del Great American West che include gli stati di Idaho, North Dakota, South Dakota e Wyoming, così come le mete più “selvagge” come l’Alaska, l’Oregon e lo Stato di Washington.

Considerato un viaggio importante, da organizzare per tempo, gli Stati Uniti hanno generato un buon trend di advance booking fissando il periodo di prenotazione ideale tra i 4 ed i 6 mesi prima della partenza. Senza dubbio un dato interessante, spiegano da Visit USA, che permette di annoverare il turista italiano nella sezione “viaggiatore moderno”, quello in grado di acquisire le giuste informazioni, utilizzare le nuove tecnologie e far tesoro del supporto necessario alla creazione di un viaggio interessante e soddisfacente da parte di consulenti specializzati quali tour operator e agenzie di viaggio ma che vuole lasciarsi uno spazio libero per l’esplorazione personale.

Cosa dicono gli esperti

Il 2024 fornisce anche un dato molto chiaro in termini di scenario di mercato. Stiamo assistendo al ritorno degli specialisti, quei piccoli tour operator sempre più preparati e sempre più interessanti in termini di offerta, che propongono esperienze di viaggio originali e molto spesso impegnandosi in prima persona nell’attività di tour leader. Fenomeno, questo, che non impatta ma arricchisce e completa il lavoro dei grandi tour operator nazionali che su volumi importanti hanno determinato il successo della destinazione. L’estate americana per gli italiani è iniziata presto, con molte partenze già nel mese di giugno, seguite dai periodi più classici di luglio e agosto, ma con una buona coda su settembre. Anche le compagnie aeree confermano il trend positivo sul 2023 e l’introduzione di nuove rotte dirette, vedi Boston, per esempio, sono il risultato di un mercato che ha ritrovato lo slancio giusto per tornare ad essere tra i primi in Europa.

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Il Grand Canyon e la Death Valley negli USA

Gli Stati Uniti, grazie anche alla loro vasta estensione e la grandissima varietà di panorami e caratteristiche geografiche, ospitano alcune delle meraviglie naturali più spettacolari al mondo. Tra queste è possibile visitare i parchi nazionali americani. Luoghi unici, che possono offrire ai viaggiatori un’incredibile varietà di esperienza e paesaggi mozzafiato che portano ad un’immersione totale con la natura.

Questi parchi sono imperdibili, ma due fra tutti, sicuramente, sono degni di nota: il Grand Canyon e la Death Valley. Questi due giganti naturali attraggono, grazie alle loro caratteristiche, milioni di visitatori ogni, provenienti da tutto il mondo, tutti con il desiderio comune di avventurarsi fra i territori incontaminati alla ricerca di panorami spettacolari, escursioni nella natura e scoperte culturali e geologiche. Ecco alcune delle informazioni più importanti che bisogna sapere prima di visitare questi due giganti americani, per partire preparati direzione USA.

Il Grand Canyon: maestosità e geologia senza tempo

Il Grand Canyon si trova in Arizona ed è, senza dubbio, uno dei luoghi più iconici del mondo. Questo canyon, così immenso da sembrare infinito, è stato scavato dal fiume Colorado nel corso di milioni di anni, e si estende per circa 450 chilometri di lunghezza, con una profondità massima che in alcuni punti supera anche i 1800 metri di altezza. Insomma, si tratta di un vero e proprio spettacolo naturale.

Decidere di visitare il Grand Canyon è come entrare in una cattedrale naturali, dove le formazioni rocciose e stratificate sono in grado di raccontare una storia geologica più che millenaria, in una gamma di colori incredibili, che varia dal rosso intenso al giallo ocra e al grigio.

Il South Rim, che è la parte più meridionale del Grand Canyon, è la più accessibile e la più frequentata dai turisti, grazie ad una rete di sentieri ben segnalati, che permette di esplorare il parco anche a piedi e di raggiungere alcuni dei punti panoramici più spettacolari. Per gli amanti della fotografia, alla ricerca di uno scatto memorabile del Grand Canyon, il Mather Point e l’Hopi Point sono i punti più importanti. Infatti, queste sono due delle terrazze naturali più amate dai turisti, in quanto è possibile vedere il sole che tinge le pareti del canyon con tonalità calde, creando, così, uno spettacolo che lascia tutti senza fiato. Questa parte meridionale del Grand Canyon, inoltre, è sede di numerosi centri che offrono informazioni approfondite sulla sua storia e sulla geologia del territorio.

Il North Rim, invece, che è la parte più settentrionale, è meno frequentato. Questa lato del canyon è aperto solo da Maggio ad Ottobre ed è in grado di offrire ai viaggiatori un’esperienza più intima e più selvaggia. Il North Rim si trova a circa 300 metri di altitudine, quindi più alto rispetto al lato meridionale del Grand Canyon, ed è famoso per la sua vegetazione rigogliosa e per i punti panoramici come il Bright Angel Point e il Cape Royal, punti da cui si possono osservare viste mozzafiato del fiume Colorado e dell’immensità del luogo.

Vista dal basso di uno dei Canyon nel Grand Canyon negli USA

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Grand Canyon, Stati Uniti

Attività alla scoperta del Grand Canyon

È possibile vivere il Grand Canyon e scoprire i suoi fantastici paesaggi partecipando a diverse attività. Per gli appassionati di escursionismo, ad esempio, il Bright Angel Trail è uno dei percorsi più celebri, anche se tra i più impegnativi. Seguendo questo sentiero è possibile attraversare i terreni tortuosi del canyon e raggiungere il fiume Colorado, partecipando ad una delle esperienze più uniche al mondo, a contatto con la natura. Per chi, invece, è meno allenato, un’altra suggestiva opzione è quella del South Kaibab Trail, che, nonostante sia più breve, riesce a regalare panorami incredibili lungo tutto il suo percorso.

Per tutti coloro che, invece, vogliono osservare il Grand Canyon da un’angolatura diversa, è possibile scegliere fra diverse opzioni. La prima è sicuramente quella di sorvolare il parco partecipando ad un tour in elicottero, che permette di godere di una vista unica dall’alto. L’altra opzione è data dalla possibilità di scegliere di provare il rafting lungo il Colorado, dove affrontare le rapide tra le imponenti pareti di roccia circostanti. Mentre, la terza opzione, per un’esperienza alquanto vertiginosa, è quella del Grand Canyon Skywalk, ovvero una passerella di vetro sospesa ad oltre 1200 metri di altezza, sulla quale camminare letteralmente sul vuoto ed osservare il canyon che si spalanca sotto i piedi.

Oltre ai classici itinerari, poi, da non perdere nel Grand Canyon c’è una gemma nascosta: le Havasu Falls, un luogo da favola composta da un insieme di cascate turchesi e situate all’interno della riservi degli Havasupai. Per raggiungere queste cascate è necessario, però, camminare lungo un trekking impegnativo: uno sforzo assolutamente ripagato all’arrivo, grazie alla presenza dell’acqua fresca e limpida che scorre tra le rocce rosse e crea delle piscine naturali uniche.

Il fascino unico della Death Valley

Dalla maestosità e l’immensità del Grand Canyon, si passa verso l’affascinante desolazione di uno dei luoghi più estremi ed inospitali non solo degli Stati Uniti, ma dell’intero mondo: la Death Valley.

Questo territorio si trova fra il bellissimo stato della California, dove è presente la meravigliosa città di San Francisco, e lo stato del Nevada ed è il punto più basso e caldo di tutto il Nord America, con le temperature estive che arrivano anche i 56° gradi, rendendolo il luogo più caldo al mondo. Nonostante tutto, ovvero il suo nome così suggestivo e la sua fama di essere un luogo ostile, la Death Valley rimane una delle destinazioni più affascinanti degli Stati Uniti: un luogo caratterizzato da paesaggi quasi surreali e meraviglie naturali che sembrano appartenere ad un altro pianeta.

Cosa non perdere assolutamente nella Death Valley?

Sono diversi i punti che i visitatori di questo parco naturale statunitense non devono assolutamente perdere. Fra questi troviamo, ad esempio, il, che si trova addirittura a ben 86 metri sotto il livello del mare, è una vastissima distesa salata che si estende a perdita d’occhio dal coloro bianco quasi accecante. Si tratta di uno dei luoghi più affascinanti al mondo, specialmente al tramonto, quando le ombre delle montagne circostanti si allungano su tutto il sale cristallino.

C’è anche il Zabriskie Point, un’altra icona della Death Valley, che offre una vista spettacolare sulle formazioni rocciose, caratterizzate da colori caldi ed ondulati e che formano un luogo perfetto per ammirare l’alba o il tramonto e vivere una delle esperienze più indimenticabili di cui si possa godere. Inoltre, nelle sue vicinanze, sono presenti altri punti panoramici ed attrazioni da non perdere come il Dante’s View, una postazione in grado di regalare un panorama mozzafiato sulla valle e sulle montagne circostanti, ed il Mesquite Flat Sand Dunes, ovvero delle dune dorate e che offrono una delle immagini più iconiche del parco, dove camminare al tramonto e godere di un’esperienza magica.

Infine la Artist’s Palette, un’altra meraviglia della Death Valley, un’area dalle rocce multicolori che riesce a stupire per le sue incredibili tonalità di verde, rosa, viola ed arancione. Si tratta di uno spettacolo cromatico risultato della presenza di diversi minerali nella roccia e che può essere ammirato dalla famosa Artist’s Drive.

Vista del Bradwater Basin al tramonto

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Bradwater Basin al tramonto

Storia e misteri del deserto arido statunitense

Nonostante il suo aspetto così inospitale, la Death Valley ha una lunga storia di insediamenti umani. Qui, infatti, le tribù native americane, come i Timbisha Shoshone, abitarono queste terre per secoli, grazie alla loro profonda conoscenza del territorio, di vitale importanza per la sopravvivenza. Tutt’oggi una piccola comunità di questa tribù vive  nella valle e mantiene vive le tradizioni della loro cultura.

Cosa dire, invece, delle origini di questo nome così “particolare’? Il nome Death Valley fu dato dai cercatori d’oro nel lontano 1849, quando alcuni pionieri che si misero in viaggio verso la California rimasero intrappolati nella valle, anche se solo una persona perse la vita. L’appellativo rimase per gli anni a venire come monito ed avvertimento della pericolosità del territorio. Successivamente, nonostante questo, la Death Valley divenne un centro di estrazione mineraria molto importante per gli Stati Uniti: qui, infatti, veniva estratto il borace, un minerale utilizzato nella produzione di saponi e detergenti. Oggi di questa attività rimangono solo i resti delle miniere e vecchi vagoni

Il clima estremo e la vita nella Death Valley

La Death Valley, come già affermato in precedenza, è il luogo più caldo del pianeta. Nonostante queste condizioni estreme, la valle è abitata da alcune specie animali. Fra queste si trovano il Kit Fox, la volpe del deserto, ed il coyote, che hanno sviluppano negli anni strategie di adattamento straordinarie a questo ecosistema. Come gli animali, anche la flora della Death Valley è sorprendente, grazie alla presenza di piante come il creosoto ed il mesquite, che riescono a sopravvivere a queste temperature per le loro radici profonde decine di metri.

Vista da un punto panoramico della Death Valley, con persone che camminano lungo il sentiero

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Vista dall’alto della Death Valley

In rare occasioni, quando le piogge invernali sono più abbondanti della media e con l’arrivo della stagione primaverile, la Death Valley riesce a trasformarsi in un meraviglio prato fiorito. Si tratta di una fioritura straordinaria, un fenomeno che ha preso il nome di Super Bloom.

Entrambi i parchi nazionali sono gestiti con grande attenzione, soprattutto per preservare l’ambiente così particolare ed allo stesso tempo fragile. Per minimizzare l’impatto che può avere l’affollamento turistico, ad esempio, il Grand Canyon ha introdotto in sistema di navette gratuite che permette di visitare l’intero parco senza dover per forza utilizzare la propria automobile.

Misure come queste sono necessarie per preservare la bellezza di queste due destinazioni naturali così iconiche degli Stati Uniti. La Death Valley ed il Grand Canyon potrebbero essere la destinazione ideale per un’avventura immersi nella natura, è ora di prenotare le prossime vacanze!