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Le montagne dell’Alto Adice si infiammano: l’appuntamento è a giugno

Un viaggio in Alto Adige, durante il mese di giugno, può trasformarsi in un’esperienza mistica, suggestiva e spirituale. Perché è proprio in questo territorio, caratterizzato da splendide cime che svettano verso il cielo, da laghi alpini, natura lussureggiante e tradizioni secolari, che quando inizia l’estate grandi falò infiammano i monti per onorare la promessa solenne fatta al Sacro Cuore di Gesù, per ricordare il Tirolo unito.

Cuori, croci e fiamme si palesano davanti agli occhi di cittadini, turisti e viaggiatori che ammirano lo spettacolo che prende vita sulle cime delle montagne del Tirolo storico, che comprende quello austriaco e le province autonome di Trento e Bolzano) e che si può osservare dai rifugi ad alta quota, dalle terrazze panoramiche o dalle vallate.

Una tradizione, questa, che viene perpetuata da secoli, che fonde le usanze pagane legate al solstizio d’estate con la storia del territorio e la credenza religiosa. Ecco quando e dove vivere il fuoco del Sacro Cuore di Gesù.

fuoco del Sacro Cuore di Gesù

Fuoco del Sacro Cuore di Gesù

Alto Adige: le montagne illuminate dai falò

Tutti conosciamo la tradizione dei falò che si accendono durante il solstizio d’estate, quella che poi si è trasformata nei Fuochi di San Giovanni Battista, di cui si hanno testimonianze già dal XII secolo.

Questa sentita usanza nel XVIII secolo fu presa e convertita in Tirolo. Preoccupato per una possibile invasione da parte dell’esercito francese di Napoleone, l’abate di Stams ripose tutta la sua fede in Dio affidando tutto il Tirolo al Sacro Cuore di Gesù.

Dopo la vittoria delle truppe tirolesi diversi fuochi vennero accesi sulle cime delle montagne e l’abate rinnovò questo voto per proteggere l’intero territorio.

Nel 1809, il condottiero e paladino del Tirolo Andreas Hofer, rinnovò nuovamente la promessa fatta al Sacro Cuore di Gesù prima di condurre la battaglia del Monte Isel dal quale uscì vittorioso insieme ai tirolesi. Da quel momento, quella di accendere il fuoco del Sacro Cuore di Gesù divenne una tradizione da celebrare la terza domenica dopo la Pentecoste.

Un’usanza ancora vivida nelle vallate della regione e nei paesi del Tirolo orientale, settentrionale e meridionale.

fuoco del Sacro Cuore di Gesù

Fuoco del Sacro Cuore di Gesù

Quando e come ammirare il fuoco del Sacro Cuore di Gesù

Le montagne si tingono di rosso mentre le fiamme ondeggiano e si innalzano maestose, sulle vette compaiono simboli religiosi che ardono e incantano.

Una tradizione, quella del fuoco del Sacro Cuore di Gesù, perpetuata da secoli e che è celebrata in Alto Adige con il rito di accendere i falò sui versanti delle montagne dando vita a uno spettacolo magico e mistico.

Dalle terrazze panoramiche, dalle vallate e dai paesi che si snodano lungo il territorio, è possibile ammirare le luci delle fiamme che brillano da lontano. Durante la stessa sera dell’accensione, viene anche celebrata una messa solenne con la processione. Non mancano cori, danze folcloristiche e concerti.

L’appuntamento per la celebrazione del fuoco del Sacro Cuore di Gesù in Alto Adige è previsto per il 26 giugno 2022. È quello il giorno in cui i tirolesi ricordano il giuramento fatto, le vittorie di un popolo unito in battaglia. Dall’oscurità guizzano le fiamme e illuminano tutto il territorio circostante. I falò sono visibili da tutto il Tirolo, da Merano, da Bolzano e anche dal Lago di Caldaro.

Fuoco del Sacro Cuore di Gesù

Fuoco del Sacro Cuore di Gesù

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Incastonata tra le Alpi c’è una città da fiaba sospesa sull’acqua

La chiamano La perla delle Alpi, perché in effetti a guardarla bene sembra davvero un gioiello prezioso. Si tratta di Annecy, la cittadina situata nel cuore della regione Alvernia-Rodano-Alpi e incastonata in una cornice suggestiva che riporta alla mente l’immaginario favolistico.

C’è chi l’ha ribattezzata la Venezia francese, perché in effetti quei canali che attraversano la città e che riflettono le ombre delle case e degli edifici che brillano al sole, ricordano la nostra meravigliosa laguna.

Le acque dolci, limpide e cristalline da una parte, e le montagne della regione alpina francese che si stagliano contro il cielo, rendono il capoluogo dell’Alta Savoia uno dei luoghi più suggestivi del Paese. Una cartolina da fiaba tutta da vivere e immortalare.

Annecy

Annecy

Un luogo da fiaba: benvenuti ad Annecy

Situata tra le alte colline e le montagne pre alpine, al confine con la Valle d’Aosta, Annecy è un luogo da favola che ogni anno accoglie visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Vengono qui per conoscere i segreti del centro storico, per fare gite in barca o in battello e per ammirare le splendide montagne di Semnoz e Tournette che fanno da sfondo a questa cartolina.

La città dell’Alta Savoia si snoda per 13 chilometri quadrati nei pressi del lago omonimo. Un bacino di origine glaciale conosciuto per le sue acque pulite, limpide e chiare all’interno delle quali si specchiano le montagne circostanti.

Non è solo la scenografia naturale a incantare e ad attirare i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, ma anche il prezioso patrimonio artistico, culturale e storico che appartiene al territorio. Annecy, infatti, conserva la storia dei Conti di Savoia e dei Conti di Ginevra, che la scelsero come residenza prima del 1980, quando questa fu annessa alla Francia per volontà di Napoleone III.

Ecco quindi che architetture caratteristiche dominano suggestivamente il centro storico che si snoda tra strade acciottolate, edifici colorati e strutture medievali, mentre tutto intorno i canali regalano sorprendenti giochi di luci riflesse quando splende il sole.

Annecy

Annecy

Dalla città vecchia ai suggestivi dintorni

Non basta un giorno per scoprire tutta la bellezza di Annecy, perché sono tanti i tesori nascosti tra le strade e i vicoli, tra i ponti, i canali e gli angoli nascosti. E poi ci sono gli scorci, quelli meravigliosi davanti ai quali innamorarsi, quelli da immortalare in istantanee di grande bellezza. Come quelle da scattare dal Palais de I’Île, situato proprio all’incrocio dei due canali che attraversano il centro storico e che sfociano poi nell’omonimo lago.

La città vecchia di Annecy, poi, è una vera meraviglia, un tripudio di storia e cultura che esplode proprio tra le case colorate, gli edifici, i ristoranti e i piccoli negozi che si susseguono uno dopo l’altro e che raccontano la vita degli abitandi della città. Qui è possibile vedere i due canali, Le Port e Le Canal du Vassé, che attraversano la città e che gli hanno dato l’apellativo di Venezia Francese.

Ovviamente, il Lago di Annecy è una tappa imprescindibile in questo viaggio. Con le sue acque azzurre, che sembrano aver rubato il colore dal cielo terso, crea un ambiente favolistico e quasi surreale. Nei dintorni del lago è possibile dedicarsi a a passeggiate per scoprire gli scorci naturali più suggestivi di tutto il territorio.

Non mancano poi le escursioni nei dintorni, come quella al Semnoz che consente di attraversare gli straordinari paesaggi alpini che circondano tutta la città. Salire in cima, poi, permette di godere dello splendido panorama sul lago e su Annecy.

Annecy

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Come in un quadro: la montagna che ha rubato i colori all’arcobaleno

Sono tantissimi i viaggi che organizziamo ogni giorno e che ci portano alla scoperta dei luoghi più sensazionali del mondo. Eppure, proprio quando crediamo di aver visto tutto, ecco che le meraviglie del pianeta che abitiamo ci sorprendono ancora una volta con la loro grande bellezza, così immensa da sembrare finta o artificiale. E invece è reale, così come lo è splendida montagna Vinicunca che ha rubato i colori all’arcobaleno e di quella si è abbigliata.

Immaginate di avere davanti agli occhi una terra variopinta e surreale su quella poter camminare. È quello che accade quando si raggiunge la Montaña de Siete Colores, un massiccio montuoso situato a 5200 metri sul livello del mare e che appartiene alle Ande, che a guardarlo sembra essere una cartolina dipinta a mano dai migliori illustratori

Qui, numerosi viaggiatori provenienti da tutte le parti del mondo giungono ogni giorno dell’anno per ammirare quei colori, per lasciarsi incantare dal meraviglioso spettacolo messo in scena dalla natura che, come un pittore, ha dipinto le montagne con vigorose e intense pennellate.

Vinicunca

Vinicunca

La montagna delle meraviglie

Per ammirare con i nostri occhi questa meraviglia che appartiene al pianeta, dobbiamo recarci in Perù, al cospetto delle Ande. Nella regione di di Cusco, e più precisamente tra le province di Quispicanchi e Canchi, troviamo Vinicunca, anche conosciuta col nome di Montaña de Siete Colores.

Un caleidoscopio di colori si apre davanti allo sguardo di chi osserva. L’arancione, il blu, il viola, il rosso e il giallo si intrecciano al marrone e al rosa in maniera indissolubile tra i monti. E sembra quasi di poter camminare su un arcobaleno.

Vinicunca

Vinicunca

Vinicunca, l’arcobaleno sotto ai nostri piedi

Trovarsi al cospetto della montagna arcobaleno è un’esperienza unica, da fare almeno una volta nella vita. A guardare questa meraviglia del mondo è facile lasciarsi trasportare dalle suggestioni che uno scenario così magico può provocare.

In realtà quello che si nasconde dietro ai colori che caratterizzano questa montagna delle Ande è stato ampiamente spiegato dalla scienza. Le striature che splendono sotto il sole non sono altro che il risultato dei diversi minerali che nel corso di milioni di anni si qui sono depositati e poi sovrapposti.

Ossido di ferro, manganese, zolfo, calcio, magnesio, rame ossidato e granito hanno creato questi sette colori che oggi rendono la montagna una delle più suggestive del mondo intero.

A rendere ancora più suggestiva la montagna arcobaleno è stato il fatto che questa, per molti secoli, è rimasta nascosta sotto uno spesso strato di ghiaccio, come se fosse un tesoro a proteggere. Una volta che questo si è sciolto però ha mostrato al mondo intero uno scenario meraviglioso, inedito e sensazionale.

Oggi Vinicunca è diventato un luogo da esplorare e da scoprire, per perdersi e immergersi nelle meraviglie del nostro mondo. Tuttavia, l’esplorazione della montagne delle Ande prevede può risultare abbastanza impegnativa, meglio quindi se ci si avvale della presenza di guide esperte.

Lungo il tragitto di quella valle incantata, è possibile incontrare gli animali che popolano l’altopiano da secoli, tra i quali il vicuña e l’alpaca, e i villaggi delle comunità locali.

Vinicunca

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Cercasi foto di rifugi e bivacchi: perché e come fare

Sta per arrivare il 150esimo anniversario della SAT (Società Alpinisti Tridentini). Per festeggiare l’evento l’intenzione è quella di ridare alle stampe la pubblicazione dei rifugi della SAT. Il tutto attraverso una nuova veste grafica che l’obiettivo di raccontare la storia, i sentieri e le curiosità dei presidi delle terre alte.

Cos’è la SAT

La SAT è una società che opera nel nostro meraviglioso Trentino e che conta circa 27.000 soci. Il lavoro principale è quello di occuparsi della manutenzione di 5.500 km di sentieri della regione garantendo, allo stesso tempo, l’ospitalità attraverso 34 rifugi d’alta quota e promuovendo moltissime attività culturali, corsi d’alpinismo e iniziative nelle scuole di ogni grado.

Fondata nella splendida cornice di Madonna di Campiglio il 2 settembre 1872, ha una storia che si intreccia con le vicende politiche e storiche del Trentino, fino almeno al primo dopoguerra. Oggigiorno cura la segnaletica e la manutenzione di 842 sentieri (4.357 km), 125 sentieri attrezzati (863 km con circa 9 km di tratti attrezzati) e 68 vie ferrate (263 km con 19 km di tratti attrezzati) per un totale di 5.550 km.

Un vero e proprio punto di riferimento stabile per tutti gli alpinisti. In fondo, i rifugi diventano sempre più luogo di accoglienza e incontro sociale. Basti pensare al Rifugio Mandron, inaugurato dalla SAT nel 1959, che sorge sul ciglio della costa erbosa della Conca Mandron, a poca distanza dai laghetti omonimi, ossia in vista di quello che uno dei più vasti e importanti ghiacciai italiani.

Oppure aI Bivacco Presanella che si trova in Val Nardis, nel gruppo della Presanella, a 2205 m s.l.m. Edificato dalla SAT nel 1885, è stato completamente ristrutturato nel 1999. Oggi si caratterizza per essere in muratura e dotato di un unico locale. Sempre aperto, può ospitare 12 persone ed è utilizzato prevalentemente per la salita alla Presanella.

Ma questi sono solo alcuni degli esempi di tutte le occasioni di ospitalità gestite dalla SAT.

AAA cercasi foto di rifugi e bivacchi

Per festeggiare i sui 150 anni, la società è alla ricerca di foto di rifugi e bivacchi SAT che diventeranno parte dell’archivio fotografico e che potrebbero essere utilizzati nella pubblicazione 2022. Chi volesse condividere i propri scatti (fotografie in alta risoluzione) può partecipare semplicemente inviandoli entro il 15 aprile 2022 alla seguente e-mail: comunicazione@sat.tn.it.

Ma questa non è l’unica celebrazione per questo importante traguardo. Infatti, verranno organizzati eventi, iniziative, pubblicazioni e mostre per un cammino condiviso in vista del 3 settembre 2022. Per esempio, sono proposti a tutti gli escursionisti 15 itinerari su tutto il territorio provinciale per scoprire i valori, la storia e le radici dell’associazione.

Sentieri per tutti poiché la proposta non è solo escursionistica: per quanto possibile, alcuni di questi tragitti potranno essere percorsi anche da diversamente abili. Camminandovi sarà possibile incontrare persino riferimenti storici e culturali, riferimenti alla cultura materiale e all’ambiente naturale. Elementi che verranno evidenziati dalla cartellonistica a inizio e fine percorso, ma anche lungo il tragitto. Vi basterà scansionare un QR code informativo e il gioco sarà fatto.

Panorami, paesaggi e realtà tutte da conoscere che regaleranno momenti di vita da trascorre su catene montuose, su valli o insediamenti abitati di una delle zone più belle ed emozionanti del nostro Paese.

foto rifugi e bivacchi sat

Un angolo del Trentino

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Smart working in aperta campagna: l’ufficio dei sogni esiste

In una quotidianità sempre più caratterizzata da caos e disordine, da stress, impegni e scadenze, anche l’ufficio può diventare un’oasi di pace, un rifugio di creatività e produttività. Un’idea, questa, che sembra appartenere a un immaginario quasi surreale, e che invece è reale e più concreta che mai grazie alle Tini house e ai Tini office.

Si tratta di progetti prefabbricati proposti dallo studio di architettura DeLaVega Canolasso che sembra rispondere perfettamente alle esigenze di chi non vuole smettere di lavorare viaggiando e viceversa avendo a disposizione un piccolo spazio immerso nella natura più autentica e primitiva.

L’ultima proposta dello studio di architettura è la Tini XS, una struttura micro, come il nome stesso suggerisce, situata all’interno di una tenuta equestre. Un luogo accogliente e straordinario da dove contemplare i magnifici panorami, lavorare e rilassarsi.

Tini XS

Tini XS

Tini office e Tini house: i rifugi degli smart woker

Da diversi anni le tiny house hanno stravolto, letteralmente, il modo di abitare gli spazi. Sono moltissime le persone che hanno lasciato ville, appartamenti e grandi spazi per questi micro ambienti che però offrono tutto ciò di cui una persona ha bisogno.

Con la diffusione dello smart working, e l’esigenza sempre più crescente di avere un lavoro flessibile, le tiny house hanno fatto un upgrade e si sono trasformate in piccoli uffici all’interno dei quali è possibile stimolare creatività e produttività lavorativa in ambienti confortevoli.

Con i loro Tini Office, lo studio di architettura DeLaVega Canolasso ci ha dimostrato che è possibile avere un ufficio diverso dalle solite postazioni di home office, all’interno del quale godere dei panorami più belli del mondo.

Un’alternativa, questa, che celebra la flessibilità e che risponde alle richieste sempre più esigenti di un nuovo modo di lavorare.

Dopo l’ufficio nel bosco, la nuova proposta che questa volta diventa XS, è un piccolo rettangolo che risponde alla vocazione dei nomadi digitali. La struttura, composta da moduli liberi, è facile da installare e da trasportare ovunque. Ovviamente il consiglio è quello di optare per i luoghi a noi più cari e suggestivi.

Tini XS

Tini XS

Tini XS a Plasencia

L’ultima proposta del settore è quella che riguarda una Tini house in formato XS che può essere adibita anche a postazione di lavoro. Perfettamente inglobata nella campagna equestre di Plasencia, la città spagnola ai confini fra Estremadura e Castiglia sulla Ruta de la Plata, questa scatola di 12 metri quadri si prepara a diventare il rifugio ideale di tutti coloro che hanno bisogno di allontanarsi dalla città e ritrovare la pace.

La facciata scultura in acciaio nero e la struttura metallica, sembrano prendere in prestito i lineamenti di una roccia che si lega armoniosamente con il territorio circostante. Gli interni caldi e accoglienti, realizzati in legno di pioppo OSB e isolati con ben 14 centimetri di cotone riciclato, danno un tocco di classe che riflette l’ambientazione idilliaca esterna.

La Tini XS sembra adattarsi perfettamente con gli scenari della tenuta equestre di Plasencia, ma a guardarla meglio è intuibile che può integrarsi abilmente in qualsiasi altro contesto. Il risultato è uno spazio molto caldo, un rifugio completamente connesso con l’ambiente circostante dove rigenerarsi e ritrovarsi. Vi piacerebbe lavorare in un ufficio così?

Tini XS

Tini XS

 

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Il rifugio perfetto nel Mediterraneo è una piccola isola colorata

Le destinazioni di viaggio che scegliamo passano inevitabilmente per le esperienze che vogliamo vivere, sempre più autentiche e rilassanti che ci permettono di sfuggire al caos e al disordine dei giorni. Sappiamo quindi che, per soddisfare le nostre esigenze, è necessario andare alla ricerca di tutte quelle realtà poco battute dal turismo di massa.

In questo senso, le isole poco affollate ma straordinarie diventano le perfette mete di una vacanza volta a nutrire i sensi e a recuperare le energie. Ma non c’è bisogno di volare dall’altra parte del mondo per vivere esperienze incredibili perché, nel cuore del Mediterraneo, esiste un’isola incontaminata e bellissima tutta da scoprire. Benvenuti a Linosa.

La vacanza perfetta nel cuore del Mediterraneo

Sorge proprio al centro del Mediterraneo la splendida isola di origine vulcanica che si trasforma, in ogni momento dell’anno, nel rifugio perfetto per chi vuole fuggire dal caos cittadino. Linosa, parte dell’arcipelago delle Pelagie, è situata a nord rispetto a Lampedusa ed è considerata, come le altre isole minori della Sicilia, una vera e propria oasi di pace.

Linosa

Linosa

Le sue origini sono antichissime dato che, la prima menzione di Linosa, risale alla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. Qui non esistono locali notturni e discoteche, non ci sono strade e vie affollate, né traffico con il quale fare i conti. Esistono però case colorate addossate l’una all’altra, botteghe e locali autentici dove poter assaporare la tradizione. Tutto scorre lento qui, assecondando esclusivamente i ritmi scanditi dalle onde.

Sono poco più di 400 gli abitanti dell’isola, molti dei quali si occupano proprio di preservare la meravigliosa e antica storia che il territorio conserva. Questo lembo di terra, sospeso tra cielo e mare, e che misura poco più di 5 km, è stato il rifugio dei Romani durante le Guerre Puniche, poi passato nelle mani degli arabi e dei normanni, fino a quelle degli aragonesi.

Negli anni ’60, grazie anche alla tecnologia, la piccola Linosa è tornata a splendere, complice quell’antica bellezza mai sfiorita. È tornata a essere un rifugio, questa volta di viaggiatori bisognosi di pace, relax e meraviglia.

Linosa

Linosa

Cosa fare a Linosa, tra case colorate e spiagge vulcaniche

Le case colorate di Linosa che si affacciano sulle strade dell’isola, creano un’atmosfera magica e suggestiva, quasi incantata. Sembra davvero di essere in un luogo non assoggettato dalle leggi del tempo e dello spazio.

Per scoprire l’isola non potete sbagliarvi: l’unica e grande strada isolana, che conduce direttamente al mare, fa immergere i visitatori in un’atmosfera fiabesca.

I colori brillanti della zona centrale lasciano il posto a tinte più scure, ma estremamente affascinanti, sono quelli delle spiagge nere, caratterizzate da sabbia vulcanica, che si alternano a rocce suggestive che si affacciano sul mare. Per godere ancora di più di questo lembo incontaminato il consiglio è quello di raggiungere la Cala Pozzolana di Ponente per avvistare le splendide tartarughe Caretta Caretta.

Dalla cima del Monte Vulcano, raggiungibile con un sentiero escursionistico, è possibile invece ammirare la piccola isola dall’alto, le sue meravigliose distese lussureggianti, tipiche della macchia mediterranea, e le affascinanti case colorate.

Monte Vulcano

Monte Vulcano

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Monveso di Forzo: l’Italia rivendica la sua montagna sacra

Poco conosciuto in occidente, venerato nel resto del mondo da buddhisti, induisti e jainisti, il monte Kailash in Tibet è considerato uno dei luoghi più sacri del mondo. In Giappone, invece, c’è il Monte Fuji ad assolvere questo compito, quello di essere contemplato e venerato.
Anche il nostro Paese vuole la sua montagna sacra e l’ha individuata tra le vette delle Alpi italiane. Stiamo parlando di Monveso di Forzo, una montagna appartenente al massiccio del Gran Paradiso nelle Alpi Graie, situata tra il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Monveso di Forzo: la montagna candidata a diventare il simbolo del Paese
Ha una forma bella, particolare ed elegante la cui suggestione ci riporta alle immagini delle piramidi quadrangolare. Ecco Monveso di Forzo, la nostra montagna che, secondo alcuni, è destinata a diventare sacra e inviolabile. Con un’altezza di 3308 metri, la montagna svetta verso il cielo caratterizzandosi come una delle più importanti elevazioni delle Alpi.
Sono innumerevoli gli itinerari creati e percorsi dagli alpinisti per raggiungere questa straordinaria vetta che offre una delle visioni più sublimi del nostro Paese. Eppure questa cima, che si annovera tra le più alte e iconiche delle Alpi, secondo un gruppo di naturalisti e alpinisti dovrebbe diventare sacra. Un’idea assolutamente inedita per il nostro Paese.
La scelta è caduta su Monveso di Forzo non certo per un caso. Intanto, la sua vetta altissima, anche se lontana dai sentieri più battuti dal turismo, è una delle più iconiche tra tutte le cime alpine proprio per la sua forma. Inoltre si tratta di un’altezza non inflazionata ancora, meno frequentata rispetto alle altre da curiosi, viaggiatori e avventurieri.
Le Alpi italiane avranno la loro montagna sacra?
In occasione della celebrazione del primo secolo di vita del Parco Nazionale del Gran Paradiso, un gruppo di amanti della montagna ha proposto di trasformare Monveso di Forzo in una montagna sacra. La richiesta – leggibile qui -non si basa sui divieti d’accesso, quanto più  a una valorizzazione maggiore del territorio e dei sentieri che conducono alla vetta.
Ma la cima quella sì, diventa inviolabile. E non attraverso multe e sensazioni, ma tramite una scelta consapevole e argomentata, singola e collettiva. “Nessuna sanzione pecuniaria per chi non vorrà “astenersi” – scrivono i rappresentanti dell’appello – “Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sulla cima sarà una scelta suggerita e argomentata, al fine che venga rispettata da tutti”.
Un processo che porta gli scalatori, gli alpinisti e gli amanti della montagna a decidere di restituire alla natura quella vetta, e contemplarla dal basso. Perché l’uomo non è il padrone dell’universo. Da questa consapevolezza è nata una proposta che “Invita a riflettere sulla necessità di una “transizione culturale” per far fronte alle grandi sfide globali che l’umanità è oggi chiamata a risolvere e sul ruolo che in ciò possono avere le aree protette” come hanno dichiarato i firmatari dell’appello.
Qualora l’Ente del Parco Nazionale del Gran Paradiso dovesse accogliere l’appello, l’elegante Monveso di Forzo diventerebbe la nostra montagna sacra, un luogo che prescinde dal culto religioso, ma che diventa simbolo di qualcosa di elevato e inaccessibile, intriso di un valore autentico e trascendentale che l’uomo può fare suo attraverso la contemplazione.
Monveso di Forzo