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Chiang Dao, viaggio tra la natura e il misticismo di una Thailandia poco nota

La Thailandia è una destinazione molto nota, una terra amata a tutte le età e che ogni anno attira milioni di visitatori che desiderano scoprire quante più meraviglie possibili. Il Paese del sorriso, tuttavia, per fortuna conserva ancora dei luoghi che possiamo definire segreti, lontani dai circuiti di massa e per questo particolarmente misteriosi e autentici. Uno dei posti in questione si chiama Chiang Dao, e coloro che decidono di raggiungerlo hanno l’opportunità di fare un viaggio in una natura rigogliosa e ricca di misticismo, ma anche di tuffarsi in numerose (e interessanti) tradizioni antiche.

Dove si trova e come arrivare a Chiang Dao

Chiang Dao si trova nel Nord della Thailandia e, più precisamente, nella Provincia di Chiang Mai. Si tratta di una zona eccezionale, piena di montagne foreste, grotte, cascate e villaggi tribali. Qui, tra le altre cose, si produce un ottimo vino che, con i suoi poetici paesaggi, crea un connubio che le vale il soprannome di “Piccola Toscana della Thailandia”.

Pur essendo una zona del Paese non ancora invasa dai turisti, arrivarci è piuttosto semplice. I viaggiatori, infatti, hanno a disposizione diverse opzioni:

  • Auto o moto: la strada principale è la Highway 107 (Chiang Mai – Fang);
  • Autobus o minivan: partono dalla Chang Phuak Bus Station di Chiang Mai;
  • Taxi: prenotabili tramite applicazioni.

L’aeroporto più vicino è il Chiang Mai International Airport, ma a disposizione ci sono anche autobus notturni e treni in partenza da Bangkok.

Cosa fare a Chiang Dao

Chiang Dao in sé non è niente di sorprendente: se si cercano templi stravaganti o architetture pazzesche non è qui che si deve venire. Si raggiunge questa zona della Thailandia per avere un contatto intimo e profondo con la natura, per salire sui fianchi di montagne impervie e per avere a che fare in maniera ancora più profonda con lo spirito accogliente e gentile dei thailandesi. Aria fresca, pulita, e il silenzio sono gli ingredienti fondamentali di una sosta da queste parti, ma anche cieli stellati e privi di inquinamento luminoso.

Birdwatching (e non solo) al Doi Luang Chiang Dao

La bellissima località di Chiang Dao non sarà la più incredibile in fatto di strutture uniche nel loro genere, ma senza ombra di dubbio incanta per la sua imponente natura: è proprio qui che sorge la terza montagna più alta del Paese (circa 2270 metri), il Doi Luang Chiang Dao. Parte del Chiang Dao Wildlife Sanctuary, è l’ideale per gli amati del birdwatching, tanto che è uno degli spot più visitati della Thailandia grazie alla presenza di oltre 300 specie di uccelli, tra cui alcune piuttosto rare.

Doi Luang Chiang Dao, Thailandia

Fonte: iStock

Tipico panorama di Chiang Dao

È bene sapere, tuttavia, che l’accesso a questo gigante della natura  è consentito solo nella stagione secca, e non tutti gli anni. Per questo motivo, è importante informarsi sui siti ufficiali di riferimento e/o direttamente in loco. A disposizione ci sono anche diverse escursioni, tra cui:

  • Percorso Den Yah Chad-Ang Saloong: lungo circa 8,5 chilometri (e con un punto di sosta per la notte);
  • Percorso Pang Wua-Ang Saloong: con quasi le stesse identiche caratteristiche dell’altro sentiero ma con una lunghezza di 6,5 chilometri.

Trekking nel Parco Nazionale Sri Lanna

Il meraviglioso Parco Nazionale Sri Lanna è l’ottavo, in termini di grandezza, della Thailandia. Ospita animali selvatici, foreste lussureggianti e sorgenti d’acqua che ipnotizzano con il loro fruscio. Dedicandosi al trekking è possibile ammirare diverse meraviglie della natura, da scoprire con tutta la calma che si desidera perché al suo interno vi sono anche possibilità di campeggio.

Famoso per le sue foreste sempreverdi, i sentieri panoramici e la possibilità di esplorare la cultura delle tribù locali, richiede un paio di giorni minimo per essere visitato al meglio.

Scoprire i villaggi tribali

Nella zona di Chiang Dao si trovano alcuni villaggi tribali, in cinque dei quali dimorano sette delle principali minoranze etniche del Nord del Paese. Per la precisione sono Akha, Lisu, Lahu, Karen e Palong (Dara-Ang) e raggiungendoli si ha l’occasione di conoscere la loro antichissima (e particolare) cultura, i tessuti tradizionali, abiti tipici e persino partecipare a tour fotografici specializzati.

Andare in kayak sul Lago Mae Ngat

Il Lago Mae Ngat sorge all’interno del sopracitato Parco Nazionale Sri Lanna e si tratta di un bacino artificiale creato dalla costruzione della diga Mae Ngat Somboon Chon, nell’ormai lontano 1986. Attualmente è una vera e propria area ricreativa, dove si può andare in kayak, nuotare e anche soggiornare in curiose case galleggianti, simili a quelle che si trovano nell’altrettanto affascinante Parco nazionale di Khao Sok.

Lago Mae Ngat, Chiang Dao

Fonte: iStock

Casa galleggiante del Lago Mae Ngat

Fare un bagno nella piscina della Sticky Waterfall

Il nome, Sticky Waterfall, dice già tutto: la cascata scorre su una superficie di rocce calcaree che non è scivolosa, e che quindi consente alle persone di arrampicarsi senza rischiare di scivolare. Il suo nome può essere infatti tradotto come “Cascata Appiccicosa”, grazie alla composizione delle rocce abbastanza ruvide.

Qui è possibile fare anche un bagno, poiché l’acqua è piuttosto pulita. In più, durante la stagione secca non ci sono forti correnti. È sempre importante tenere a mente, però, che occorre fare molta attenzione alle condizioni meteorologiche a quelle del terreno.

Rilassarsi alle “terme” di Chiang Dao

Chiang Dao offre anche la possibilità di rilassarsi nelle sue sorgenti termali, con acque ricche di minerali, che si dice abbiano effetti benefici per la pelle e per la salute generale. Anche qui serve molta prudenza, perché in alcune zone la temperatura dell’acqua può raggiungere persino gli 80°C . Dotate di strutture turistiche, è presente anche un’area per il picnic e sono anche il punto di partenza ideale per fare escursioni o trekking nelle vicinanze, godendo di una vista sontuosa sulle montagne.

Cosa vedere a Chiang Dao

Come accennato in precedenza, Chiang Dao è la meta ottimale per chi desidera fare esperienze a contatto con la natura, ma non mancano di certo alcuni punti di interesse che vale la pena conoscere.

Wat Tham Chiang Dao

Se cercate fascino e spiritualità non dovete assolutamente perdervi il Wat Tham Chiang Dao. Si trova ai piedi del Doi Luang Chiang Dao, e colpisce per la sua posizione spettacolare e per l’atmosfera mistica che lo circonda.

Sorge infatti all’interno di un complesso di grotte naturali che si estendono lungo la montagna, utilizzate dai monaci per la meditazione e per pratiche spirituali. La cavità principale è la culla di una grande statua del Buddha, ma anche di stalattiti e stalagmiti che creano un’atmosfera davvero sorprendente.

Wat Tham Chiang Dao, Thailandia

Fonte: iStock

Il bellissimo Wat Tham Chiang Dao

Wat Tham Pha Plong

Non lontano dal tempio precedente sorge il Wat Tham Pha Plong. Si trova in cima a una collina dalla quale si gode di una vista affascinante, e per arrivarci è necessario salire una lunga scalinata (impreziosita da statue di draghi e altre decorazioni religiose) attraverso una fitta vegetazione di foresta tropicale.

Costruito in uno stile tradizionale, con statue di Buddha e ornamenti che riflettono la spiritualità della scuola Theravada, è anch’esso noto per essere un centro di meditazione, tanto da rappresentare uno dei luoghi migliori per trovare tranquillità e pace interiore.

Wat Phra That Doi Mon Ching

C’è poi il Wat Phra That Doi Mon Ching, un altro tempio interessante (non molto facile da raggiungere) che incanta per la presenza di una “roccia d’oro”: è simile alla celebre Golden Rock della Pagoda Kyaiktiyo in Myanmar.

Wat Mae Eed

Poi ancora il Wat Mae Eed, con una splendida vista sulla montagna e sulla città, dove prende vita il particolarissimo Giardino del Purgatorio che raffigura il destino di coloro che non seguono le cinque principali regole del Buddismo. Parliamo perciò di un’area riflessiva e simbolica, il cui scopo è quello di invitare i visitatori a riflettere sul loro comportamento e sulle conseguenze karmiche delle loro azioni.

Mercato del martedì mattina

Se vi trovate a Chiang Dao il martedì mattina non saltate una visita al suo mercato settimanale: è frequentato da persone di diversi gruppi etnici, ed è quindi l’occasione ideale per conoscere (e magari acquistare) i loro prodotti tipici e osservare i loro coloratissimi abiti tradizionali.

Tribù Chiag Dao

Fonte: Getty Images

Alcuni abiti tradizionali

Phra That Doi Chiang Dao

Infine il Phra That Doi Chiang Dao, un tempio molto venerato dalla popolazione locale. Per raggiungerlo è necessario percorrere una strada stretta e ripida (sì, serve un po’ di impegno, ma i panorami fanno passare in secondo piano la fatica).

Dalle origini molto antiche, sfoggia un chedi dorato che ospita una reliquia sacra e una statua enorme che raffigura il Phra Narasabho Mahathera, un monaco che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del Buddismo.

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Wat Rong Khun, il Tempio Bianco (e stravagante) della Thailandia

La Thailandia è la terra delle spiagge da sogno, della natura rigogliosa e della gentilezza, ma forse in molti non sanno che è anche un Paese altamente spirituale: ci sono ben 40.717 templi buddisti, di cui 33.902 utilizzati attivamente ogni giorno. Molti di questi sono bellissimi, altri un po’ anonimi e altri ancora incredibilmente stravaganti, al punto che osservandoli sembra persino che provengano da altri pianeti. È il caso del Wat Rong Khun, anche conosciuto con il soprannome di “Tempio Bianco della Thailandia”.

La storia del bizzarro (ma bellissimo) Wat Rong Khun

Il Wat Rong Khun, situato a poca distanza della città di Chiang Rai, più che un unico tempio è un complesso templare sorprendente e caratterizzato da uno stile architettonico eccezionale. La sua non è una storia millenaria, poiché risale al 1997 e quindi non ha nemmeno 30 anni. Anzi, ad esser del tutto onesti risulta ancora un’opera incompiuta (come la Sagrada Família di Barcellona, per intenderci), e si presume che potrebbe essere terminato nel (lontanissimo) 2070. Tuttavia, si è già distinto da tanti altri edifici del Paese fino ad essere diventato uno dei punti di riferimento per chi decide di esplorare la Thailandia del Nord.

Il merito è certamente del suo ideatore, Chalermchai Kositpipat, un noto architetto locale che ha deciso di dedicarsi alla realizzazione di questa opera colossale con un obiettivo ben preciso: dare vita al tempio più bello del mondo. Ci è riuscito? Probabilmente no (anche perché, come accennato, non è ancora ultimato), ma di sicuro questo complesso rientra a pieni voti tra i più dettagliati, profondamente simbolici, brillanti e stupefacenti dell’intero globo.

Cosa vedere al Wat Rong Khun

Quando si arriva al cospetto del Wat Rong Khun è impossibile non rimanere colpiti dalla brillantezza quasi accecante che emana: è dovuta al colore bianchissimo e a una serie di specchietti, presenti nell’intonaco, che luccicano con i raggi del sole. Entrambi non sono stati di certo scelti a caso, perché il colore bianco è lì a simbolizzare la purezza del Buddha, mentre gli specchietti ne rappresentano la saggezza.

Passo dopo passo, quindi, il visitatore si sente catapultato in una sorta di mondo dei sogni, o quantomeno di quello del suo autore che regala una visione piuttosto surreale degli insegnamenti buddhisti, rivisitati in chiave moderna e originale. Ogni dettaglio del tempio, infatti, ha un suo preciso e distintivo simbolismo che desidera spingere chiunque si trovi da queste parti a riflettere sugli insegnamenti del Buddha per non cadere in tentazione.

Il Ponte del Ciclo delle Rinascite

Questo nome, Ponte del Ciclo delle Rinascite, sembra quasi poetico e rasserenante ed effettivamente è così, anche se per raggiungerlo occorre quasi meritarselo: prima bisogna attraversare l’Inferno. Tale ponte, che conduce all’edificio maggiore, al suo principio presenta infatti tantissime sculture di mani protese in diversi gesti, che sono state messe lì come simbolo della sofferenza del mondo e dei desideri che prendono il sopravvento sugli esseri umani.

Ponte del Ciclo delle Rinascite, Tempio Bianco

Fonte: iStock

Il Ponte del Ciclo delle Rinascite del Tempio Bianco

Bisogna quindi superare questa prima zona della struttura in modo da riuscire a lasciarsi alle spalle tutto ciò che è “impuro”, per poi avvicinarsi al mondo di Buddha. L’architettura ha perciò lo scopo di invitare a concentrarsi sul proprio mondo interiore per trovare la pace, e raggiungere nella piena consapevolezza e serenità la porta (del Paradiso) che si trova proprio in fondo al ponte stesso, mentre si è attentamente sorvegliati da due notevoli Kinnaree, creature mitiche del Buddismo per metà umane e metà uccello.

Una piccola curiosità: il ponte ha questo nome perché per il buddismo tutti gli esseri viventi sono soggetti ad un ciclo continuo di morte e rinascita, che termina solo con il raggiungimento della felicità eterna (Illuminazione).

La Porta del Paradiso

Si trova sul lato opposto dell’Inferno e si presenta altissima, bianchissima e brillantissima ma, come già accennato, controllata da due statue di creature mitiche che sono state erette per intimorire e far comprendere agli esseri umani se sono davvero pronti a varcare la soglia del mondo illuminato, oppure tornare indietro per reincarnarsi in una nuova vita.

Ubosot

L’Ubosot è la struttura principale del complesso, quindi l’edificio in cui si entra varcando la straordinaria Porta del Paradiso. Dalla classica architettura thailandese (tetto a tre livelli impreziosito da un abbondante uso di serpenti Naga), tra le sue mura nasconde tantissimi elementi decisamente sbalorditivi: il bianco incontaminato viene, in alcuni casi, sostituito da murali che raffigurano fiamme arancioni e volti di demoni, poi ancora idoli e persino supereroi occidentali, come Michael Jackson, Neo di Matrix, Batman, Spiderman e molti altri ancora.

Ci sono poi immagini di guerre nucleari, attacchi terroristici (come quello alle Torri Gemelle del 2001), e poco più in là Harry Potter e Hello Kitty. Niente di tutto ciò, chiaramente, si trova al suo interno in maniera fortuita perché la morale che l’Ubosot vuole raccontare è sempre e solo una: le persone sono crudeli, e c’è una continua lotta tra il bene e il male.

Ubosot del Wat Rong Khun

Fonte: iStock

Il bellissimo Ubosot del Wat Rong Khun

Edificio Dorato

Un altro dei punti di interesse del Wat Rong Khun è l’Edificio Dorato, costruito con questo colore – in totale contrasto con il bianco candido – per rappresentare il desiderio per i beni materiali dell’uomo, completamente opposto al simbolismo di purezza dell’animo e della mente simboleggiato dal bianco.

Crematorio

Del tutto candido è anche il Crematorio, che si mostra pure abbastanza imponente e con uno stile architettonico molto elaborato. La solennità della struttura è stata scelta come dimostrazione che alla morte, gli uomini, non possono sottrarsi anche perché, secondo il buddismo, è una sorta di fase di transizione tra una vita e l’altra, che può poi terminare esclusivamente con il raggiungimento dell’Illuminazione, quindi attraversando la bellissima Porta del Paradiso.

Dove si trova e come arrivare al Wat Rong Khun

Il Wat Rong Khun sorge a circa 15 km di distanza dalla città di Chiang Rai, nel Nord del Paese. Per arrivarci ci sono varie soluzioni, che possiamo riassumere in:

  • Tuk-tuk: probabilmente il mezzo più veloce se si soggiorna a Chiang Rai;
  • Bus: partono dalla stazione vecchia dei pullman (Old bus station), sempre di Chiang Rai;
  • Taxi: prenotabili tramite applicazione;
  • Escursioni organizzate: private e comprensive di altre tappe di questa affascinante zona della Thailandia.

Info generali: orari e costi d’ingresso

La Thailandia è un Paese in cui le regole cambiano piuttosto velocemente, e per questo il consiglio è quello di verificare sempre sui siti ufficiali prima di organizzare le proprie attività da fare. A livello generale possiamo però dire che il Wat Rong Khun è aperto tutti i giorni dalle 08:00 alle 18:00, e che il costo del biglietto è di 100 bath a persona (circa 3 euro).

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Viaggio zaino in spalla sulla rotta di Pechino Express 2025, tutte le emozioni dell’Asia

Ritorna uno dei programmi televisivi più attesi: stiamo parlando di Pechino Express che, quest’anno, ci porterà fino al tetto del mondo tra avventure e tanti, tantissimi imprevisti. La nuova edizione parte il 6 marzo in esclusiva su Sky e in streaming su Now e vedrà protagoniste nove coppie per un viaggio lungo 6000 chilometri. A disposizione dei viaggiatori, come da programma, ci saranno pochi elementi di base come uno zaino con una dotazione ridotta al minimo e 1 euro al giorno a persona in valuta locale.

Il reality, condotto da Costantino della Gherardesca dal 2013, ci farà scoprire luoghi incredibili tra Filippine, Thailandia e Nepal, in condizioni climatiche in continuo cambiamento che ostacoleranno e metteranno alla prova tutti i partecipanti. Ovviamente non mancherà la parte comica garantita dall’inviato speciale Fru (Gianluca Colucci).

Le coppie in gara quest’anno sono i Medagliati (Jury Chechi e Antonio Rossi), i Complici (Dolcenera e Gigi Campanile), i Cineasti (Nathalie Guetta e Vito Bucci), gli Estetici (Giulio Berruti e Nicolò Maltese), le Sorelle (Samanta e Debora Togni), i Primi Ballerini (Virna Toppi e Nicola Del Freo), gli Spettacolari (Gianluca Fubelli-Scintilla e Federica Camba), i Magici (Jey e Checco Lilloù), le Atlantiche (Ivana Mrázová e Giaele De Donà).

Quali saranno le tappe del viaggio zaino in spalla sulla rotta di Pechino Express 2025? Scopriamo i luoghi dell’Asia che vedremo in tv nelle prossime settimane.

Prima tappa: Filippine

Il viaggio di Pechino Express ci porta davvero “fino al tetto del mondo” perché si svilupperà letteralmente in altezza: la prima tappa, infatti, lunga 140 chilometri, sarà in riva all’oceano, nelle acque cristalline dell’isola di Palawan, nelle Filippine.

Qui i viaggiatori affronteranno le prime sfide della loro avventura, immergendosi nella cultura dell’isola fra pietanze particolarmente lontane dai gusti nostrani, animali e usanze locali. Sullo sfondo degli splendidi scenari oceanici e delle verdi foreste asiatiche, oltre che delle spiagge di Palawan che, ammettiamolo, non hanno paragoni, offrendo opportunità illimitate a chi desidera evadere dalla realtà anche se per un breve periodo.

Pechino Express 2025

Fonte: Ufficio Stampa

Una scena dall’ultima edizione di Pechino Express

Seconda tappa: Thailandia

Dopo le Filippine, i viaggiatori si sposteranno negli altopiani misteriosi e nelle giungle imprevedibili nel nord della Thailandia. Questa zona del Paese è famosa per i suoi templi buddisti, che si ergono maestosi tra le colline, e per i villaggi che conservano con cura le proprie tradizioni secolari. Una delle città più importanti è Chiang Mai, la più grande della regione, che offre un mix vibrante di modernità e storia, con mercati animati, templi dorati e una vivace scena artistica. Rispetto al sud e alle isole, la Thailandia del nord offre ai viaggiatori la possibilità di immergersi in un’atmosfera rilassata (non tanto per i partecipanti a Pechino Express!) e accogliente che invita a un’esperienza autentica e indimenticabile.

Terza tappa: Nepal

Infine, il viaggio di Pechino Express ci porterà in Nepal, un Paese piccolo, ma dalla storia millenaria che si snoda nella catena montuosa dell’Himalaya. Qui ci sono 8 delle 10 montagne più alte del mondo, in primis “sua maestà” l’Everest con i suoi 8848 metri di altezza.

Il Nepal è famoso per essere un vero e proprio paradiso per gli amanti del trekking, tra paesaggi mozzafiato, templi dorati e pittoreschi villaggi di montagna. Non sarà sicuramente un Paese facile per i concorrenti del reality che dovranno affrontare sfide non indifferenti per terminare l’ultima tappa e vincere la finale.

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Maya Bay, la rinascita di una delle mete più afflitte dall’overtourism

Un tempo Maya Bay era un luogo quasi sconosciuto della Thailandia, un paradiso incontaminato dove aveva la fortuna di arrivare solo quel viaggiatore interessato alle rotte al di fuori dei classici circuiti turistici. Nel 2000, tuttavia, uscì nei cinema di tutto il mondo il film The Beach con Leonardo DiCaprio girato proprio in questo scorcio del Paese che, inevitabilmente, lo trasformò in un posto di enorme successo.

Da quel momento in poi, Maya Bay divenne meta obbligatoria di tutti i visitatori diretti in Thailandia che, più o meno consapevolmente, hanno contribuito a devastare la sua biodiversità, fino a costringere le autorità locali a chiuderla al pubblico: un vero e proprio esempio tangibile dei danni creati dall’overtourism. Per fortuna, dopo alcuni anni in cui non è stato più possibile mettervi più piede, questa magnifica insenatura sembrerebbe essere rinata, dimostrando che alcune soluzioni potrebbero veramente arginare i problemi causati del turismo di massa.

Dove si trova e come arrivare a Maya Bay

La meravigliosa Maya Bay si trova sull’isola di Phi Phi Leh, parte dell’altrettanto affascinante arcipelago delle Phi Phi Island, nella provincia di Krabi. Siamo quindi in Thailandia del Sud, in un angolo del Paese dalla bellezza sconvolgente: montagne scoscese ricoperte di giungla e grandi scogliere si specchiano su un mare dai colori favolosi, quasi da far credere di essere attraccati su un altro pianeta.

Maya Bay, accarezzata dal Mar delle Andamane, si trova a poco più di 3 miglia nautiche (che sono approssimativamente 6 km) dalla baia di Tonsai a Phi Phi Don (l’altra isola principale delle Phi Phi Island) e vi ci si può arrivare tramite escursioni in barca in partenza da varie località del Paese (oltre Phi Phi Don, anche Krabi, Phuket e Koh Lanta).

La storia della sua rinascita

Navigando sul web è facile imbattersi in racconti di persone che hanno avuto la fortuna di visitare Maya Bay tra gli anni ’80 e ’90, quando a godersela erano solo decine di turisti. Il film del 2000 con DiCaprio e l’esplosione dei viaggi low cost, però, hanno completamente cambiato gli scenari e la Thailandia non è stata in grado di gestire l’enorme afflusso di visitatori che ha purtroppo messo a dura prova l’intero ecosistema della zona.

Nel giugno 2018, e poi ancora nell’ottobre dello stesso anno, su tutti i quotidiani del pianeta rimbalzava la notizia che le autorità della Thailandia avevano preso la decisione di chiudere l’insenatura a tempo indeterminato. Il motivo? Maya Bay era visitata da una media di 5.000 viaggiatori al giorno che, per colpa di un turismo non responsabile ed etico, avevano causato danni alla barriera corallina (e non solo).

La necessità era quindi quella di dare tempo a questo posto di riprendersi, di curare quel terribile deterioramento – in particolare dei coralli – dovuto anche alle barche che entravano e uscivano a piacimento.

Maya Bay, Koh Phi Phi Leh

Fonte: iStock

Maya Bay quando il flusso dei turisti era incontrollato

Gli anni del fermo biologico – compresi quelli della pandemia – sono stati quasi 4 e in questo periodo l’area è riuscita a ritornare allo splendore di un tempo, anche se con diversi problemi: all’inizio del 2022 il numero elevato delle visite, circa 100.000 persone, ha portato le autorità a dover di nuovo optare per una chiusura temporanea della baia che quindi, come accadeva negli anni precedenti, si poteva osservare solo da lontano (in barca).

In seguito Maya Bay è stata riaperta ai visitatori ma con diverse limitazioni, e per questo motivo oggi è possibile rimettere piede sulla sua sabbia morbidissima solo seguendo precise regole.

Tutta la bellezza di Maya Bay oggi

Maya Bay sembrerebbe essere un luogo rinato dalle sue ceneri: il mondo acquatico sta tornado a nuova vita e vi si possono persino avvistare pesci che in passato non c’erano più. Vi basti pensare che, come si può leggere sul sito dell’Ente dei Turismo Thailandese, un centinaio di squali di barriera pinna nera sono tornati a nuotare nelle acque di questa straordinaria baia.

La pausa necessaria e il prosieguo dovuto alla pandemia hanno certamente rinvigorito il regno animale e vegetale di questo paradiso in Terra che sembrava ormai perso, ma quel che è altrettanto sicuro è che anche adesso bisogna assolutamente continuare a preservare il mare e non ritornare alle vecchie (e nocive) abitudini.

Seguendo regole ben precise, infatti, i visitatori hanno davvero l’opportunità di scoprire in maniera etica una delle baie più belle del pianeta, che non può non far innamorare per la sua purezza e i suoi colori.

Regole e costi per la visita

Una piccola e dovuta premessa: regole e costi per visitare Maya Bay possono cambiare da un momento all’altro, e per questo vi invitiamo a visionare anche i siti di riferimento.

La prima cosa da sapere è che l’accesso alla “spiaggia del film The Beach” non è possibile durante tutto l’anno: nei mesi di agosto e settembre viene chiusa ai turisti, sempre con lo scopo di continuare ad aiutare l’ecosistema.

Per arrivarci, inoltre, è necessario pagare una tassa d’ingresso di 400 bath (circa 11 euro) a persona perché si trova all’interno di un’area protetta. Il regolamento attualmente in vigore prevede l’accesso alla spiaggia ad un massimo di 300 persone ogni ora. La visita è consentita tutti i giorni dalle 10 alle 16 (come ultima entrata) e solo tramite un pontile galleggiante situato nella baia di Loh Samah, sul retro di Maya Bay.

Una volta superato occorre camminare per circa 10 minuti su un percorso facile ed obbligatorio attraverso la natura, che poi conduce al cospetto di questo angolo della Thailandia che fa emozionare.

Maya Beach, Thailandia

Fonte: iStock

Maya Bay oggi

Sulla spiaggia, che si estende per circa 250 metri, si può passeggiare e stendere il proprio asciugamano, mentre non è assolutamente possibile fare un tuffo nelle sue acque limpide. È consentito solo mettere i piedi in acqua, massimo fino al ginocchio. Ciò vuol dire che è vietato anche fare snorkeling.

In genere le escursioni organizzate prevedono di poter sostare a Maya Bay circa un’ora, ma ci sono anche altri tour che consentono una sosta maggiore. Per il resto ci si affida al buonsenso, ovvero quello di lasciare sempre pulito e rispettare in tutti i modi possibili il magnifico ambiente naturale nel quale ci si trova. L’augurio è certamente quello che queste misure possano contribuire a preservare davvero questo paradiso, perché altrimenti si rischia di vederlo sparire per sempre.

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L’effetto delle serie tv sul turismo: l’esempio di White Lotus

Che i film e le serie tv abbiano un impatto sul nostro modo di viaggiare e, soprattutto, sulla destinazione da scegliere è ormai evidente a tutti. Una serie in particolare, però, sta facendo parlare molto di sé per il suo potenziale turistico, tanto da essere stato coniato un termine ben preciso per raccontare questo fenomeno: “l’effetto White Lotus”. I turisti attratti da questo trend rappresentano una categoria ben precisa, ossia persone facoltose che possiedono una visione sfarzosa delle vacanze, tra hotel lussuosi e ambientazioni glamour.

Che la serie tv sia un prodotto di successo è un dato di fatto considerando il numero di ascolti: si tratta di un prodotto incalzante che attira, dove i protagonisti sono turisti ricchi e belli e l’azione è avvincente. Nonostante l’apparenza di paradiso veicolata dall’hotel lussuoso e dai paesaggi, lo spettatore sa che qualcosa di terribile sta per accadere. Il tutto è impreziosito dalle location spettacolari: nella prima stagione le Hawaii, nella seconda Taormina e nella terza la Thailandia.

Location che, dopo l’uscita degli episodi, hanno assistito a un boom esorbitante di prenotazioni. Questo è l’effetto White Lotus, un fenomeno che, se da una parte porta benefici e fa girare l’economia del Paese protagonista, dall’altro potrebbe trasformarlo nella classica vittima del proprio successo.

L’effetto di White Lotus a Taormina

Tutti vogliono soggiornare al White Lotus, un’ambizione evidente fin dalla prima stagione filmata alle Hawaii e, soprattutto, dalla seconda girata in Italia. Protagonista è stata Taormina, in Sicilia, dove si trova il lussuoso San Domenico Palace appartenente alla catena canadese Four Seasons.

Il resort ha beneficiato dell’effetto White Lotus generando grandi numeri: nel dicembre del 2022, un paio di settimane dopo l’uscita dell’ultimo episodio della serie, la direttrice delle strutture italiane del Four Seasons ha dichiarato che l’hotel aveva avuto un picco di visite web dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dall’Australia dovuto all’interesse generato dalla serie.

A confermare l’interesse su Taormina grazie alla serie sono le stesse agenzie di viaggio e i tour operator, che hanno dichiarato un aumento delle vendite di viaggi in Sicilia in concomitanza con l’uscita della serie. Inoltre, per soddisfare i turisti, sono stati creati anche dei pacchetti tematici dedicati ai luoghi mostrati nella serie. La stessa cosa che è presente, per esempio, a Dubrovnik o Malta, dove sono state girate molte scene della serie Il Trono di Spade.

Gli effetti della serie tv sulla Thailandia

La terza stagione, uscita a febbraio 2025, è ambientata in Thailandia. Considerato l’effetto avuto sulle Hawaii e su Taormina non stupisce che, dopo l’annuncio della location nel 2024, l’interesse globale per i viaggi nel Paese asiatico sia schizzato alle stelle, con le piattaforme di prenotazione che hanno segnalato aumenti immediati nelle ricerche, con impennate del 40% nell’interesse per le prenotazioni del Four Seasons Resort Koh Samui.

Koh Samui è stata inserita più volte nelle classiche liste di mete da evitare quest’anno proprio perché, come altre destinazioni quali Bali, è diventata sovraffollata da una classica popolazione turistica di passaggio, a discapito della vita locale e delle infrastrutture. Non è la prima volta che la Thailandia si ritroverebbe a fronteggiare il problema dell’overtourism in uno dei suoi luoghi più belli. Basti pensare a Maya Bay, la spiaggia di Koh Phi Phi Leh resa famosa dal film The Beach con Leonardo Di Caprio e chiusa per anni perché gravemente danneggiata proprio a causa dei flussi turistici esagerati.

A Koh Samui, l’effetto White Lotus potrebbe portare benefici sia positivi che negativi, soprattutto considerando che si tratta di una piccola isola già alle prese con problemi infrastrutturali, come la scarsità d’acqua e le difficoltà nella gestione dei rifiuti, e che rischia di essere completamente sopraffatta dall’aumento improvviso di turisti. Per darvi un’idea più chiara: se un residente locale medio consuma 150 litri d’acqua al giorno, un ospite di un resort di lusso ne consuma quasi 1.500, una disparità che diventa cruciale se moltiplicata per migliaia di nuovi turisti.

Tour alla scoperta delle ambientazioni di White Lotus

Probabilmente, molti di noi vorrebbero alloggiare in questi hotel lussuosi, ma la maggior parte non se lo può permettere. Sapete chi può permetterselo? Le persone che si stanno iscrivendo al viaggio “World of Wellness” a tema “The White Lotus” promosso dal Four Seasons, che porterà i turisti in tutti gli hotel della serie fino ad oggi e non solo. Il viaggio, della durata di 20 giorni, avverrà sul jet privato del Four Seasons. Il costo? 188.000 dollari a persona.

Gli ospiti soggiorneranno negli hotel mostrati nella serie a Maui, Taormina e Koh Samui, e avranno anche la possibilità di trascorrere del tempo a Singapore, Marrakech, Nevis, Città del Messico e alle Maldive, il tutto con un itinerario benessere personalizzato. Si tratta di un viaggio che partirà da Singapore il 7 maggio 2026 e si concluderà a Maui il 26 maggio.

Le attività proposte sono diverse, dai safari delle tartarughe alle Maldive agli allenamenti di Muay Thai in Thailandia, dal giro in bicicletta tra le cantine di Taormina alla cerimonia del temazcal a Città del Messico.

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Viaggio a Krabi, la Thailandia del Sud che lascia senza fiato

Il fascino del Sud della Thailandia, soprattutto per chi ama il mare, è indiscutibile. Una delle provincie più amate da chi sceglie di esplorarlo è quella di Krabi, situata nella costa Ovest meridionale del Paese. Con una superficie di 4.709 km quadrati, è un susseguirsi di piccoli arcipelaghi, scogliere calcaree che si specchiano sul mare, foreste di mangrovie, grotte e posti che sono apparsi anche in molti dei film più famosi ed amati del mondo. La città di Krabi è quindi spesso utilizzata come base per poi perlustrare tutto ciò che di meraviglioso offre il suo territorio ed è anche una meta ideale per chiunque, in quanto può davvero accontentare tutte le età grazie ai tanti servizi che offre. Scopriamo insieme cosa vedere in questa bellissima provincia.

Dove si trova Krabi e come arrivare

Arrivando a Krabi si ha la sensazioni di essere giunti in un paradiso in Terra, anche se nei fatti è spesso pieno di turisti. I colori, le formazioni calcare e la morbidezza delle spiagge, però, fanno quasi passare in secondo piano la (frequente) massiccia presenza di turisti. Situata a circa 800 km da Bangkok in Thailandia del Sud, può essere raggiunta con un volo diretto (la penisola dispone di un aeroporto), tramite bus notturni o addirittura con il treno (queste ultime due soluzioni comunque non sono consigliate per via dei possibili lunghi tempi di percorrenza).

Un’altra opzione è viaggiare da altre isole del Paese, come ad esempio Phi Phi, Koh Lanta o Phuket, e raggiungere Krabi tramite i traghetti locali (che sono piuttosto economici).

Krabi Town

Krabi Town non è di certo la miglior cosa che si può visitare nella provincia, ma senza ombra di dubbio è uno dei posti più indicati per trovare un alloggio. Tuttavia, se si ha del tempo a disposizione si può scegliere di dicare un pomeriggio e una serata alla sua scoperta:

  • Wat Kaew Korawaram: tempio buddista cittadino che sorge su una collina. Per raggiungerlo occorre salire una grande scalinata ornata con statue di serpenti;
  • I mercatini: Krabi Town Walking Street, dal lunedì al venerdì e include anche spettacoli; mercato notturno di Krabi, ideale per chi è in cerca di prodotti alimentari a poco prezzo; mercato notturno di Chao Fah, è aperto tutti giorni ed è perfetto per fare una gustosa cena sulla riva del fiume.

Wat Tham Suea

Se Krabi Town può essere lasciata in secondo piano, differente è la situazione per Wat Pham Suea: è imperdibile! Vi basti pensare che il suo nome tradotto in italiano è Tempio della Grotta della Tigre. No, non è così chiamato perché popolato da esemplari di questi animali, ma perché, secondo una leggenda, in passato una grande e feroce tigre viveva nelle caverne (che esistono anche oggi), tanto che all’epoca quasi nessuno osava avvicinarsi. Tuttavia, un monaco di nome Jumnean Seelasettho decise di stabilirsi proprio qui per meditare, al punto che la tigre divenne il suo “animale domestico”.

Wat Pham Suea, Krabi

Fonte: iStock

Wat Pham Suea, il Tempio della Tigre di Krabi

Per raggiungerlo occorre salire ben 1.237 gradini (quindi non è adatto a tutti) che spesso, a causa dell’umidità e delle calde temperature, si rivelano una vera e propria sfida. La fatica però viene ampiamente ripagata dalla straordinaria vista panoramica che si può ammirare dalla sua cima, soprattutto al tramonto, mentre accanto si ha un’enorme statua del Buddha. Vale la pena scoprire anche le varie caverne che contengono alcune impronte di animali e altre opere dedicate al fondatore del Buddismo.

Emerald Pool

Sognate un bagno in acque naturali e calde immerse nella natura? Allora tra le cose da visitare nella provincia di Krabi dovete assolutamente inserire la Emerald Pool: è una piscina naturale con acqua proveniente da sorgenti termali che, a loro volta, vengono “create” da alcune camere vulcaniche ad una temperatura che oscilla tra i 35 e i 40 gradi centigradi.

Qui si può quindi fare un bagno ricco di sali minerali che possono portare diversi benefici per la salute. Un’esperienza indimenticabile, quindi, anche perché la piscina è immersa in un magnifico contesto naturale, ovvero quello di una foresta pluviale incontaminata (si trova all’interno dell’affascinante Riserva Naturale di Khao Phra-Bang Khram). Un piccolo consiglio: questo luogo è particolarmente frequentato dai turisti, quindi è meglio evitare i fine settimana e i giorni festivi.

Ao Nang

Anche la cittadina di Ao Nang offre diverse soluzioni per l’alloggio, ma a differenza di Krabi Town può vantare anche un numero maggiore di punti di interesse. Il primo è certamente il suo lungomare, ricco di localini addobbati che invitano a mangiare o a bere qualcosa vista mare. La seconda è la sua lunga spiaggia, di certo non la più pulita della zona ma ideale per ammirare alcuni dei tramonti più belli della Thailandia.

Infine il mercato notturno, considerato la mecca del gusto a prezzi economici: vi si può gustare una deliziosa cucina thailandese. È molto importante sapere, inoltre, che da Ao Nang partono alcune delle escursioni che conducono alla volta delle isole più belle di questa straordinaria provincia.

Le spiagge più belle di Krabi

Prendendo in considerazione le spiagge sulla terraferma, e quindi non quelle delle isole della provincia, a Krabi c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Come già accennato, quella di Ao Nang non è la migliore ma comunque certamente turistica per via della presenza di numerosi ristoranti, negozi e locali.

Tra le altre più suggestive e in cui occorre fare un salto ci sono:

  • Nopparat Thara Beach: separata dalla spiaggia di Ao Nang da un piccolo promontorio;
  • Pai Plong Beach: di circa 300 metri, la si raggiunge attraversando un piccolo sentiero chiamato The Monkey Trail (sì, è possibile incontrare diverse scimmie). Nei fatti è una spiaggia privata, ma rimane aperta al pubblico e offre una vista mozzafiato;
  • Klong Muang Beach: lunga circa 2 km, è paradisiaca e perfetta per chi è alla ricerca di un proprio angolo di relax;
  • Tub Kaek Beach: da qui i tramonti sono bellissimi, e anche da queste parti pace e bellezza sono assicurate.

Penisola di Railay

La magnifica Penisola di Railay (raggiungibile solo in barca e mentre si naviga tra immense falesie che riescono persino ad emozionare) merita un discorso a parte rispetto alle spiagge più belle di Krabi: è praticamente impossibile resistere al fascino di questo angolo della provincia, e le sue spiagge sono da visitare assolutamente.

Railay, Krabi

Fonte: iStock

Un magnifico angolo della Penisola di Railay

Chiamata comunemente Railay Beach – o Rai Leh -, anche se nei fatti si tratta di una penisola, offre spiagge tendenzialmente (dipende dai periodi dell’anno) incontaminate e lambite da acqua cristallina. Ma non è di certo tutto: la zona è ideale anche per fare arrampicate su roccia, kayak, immersioni, snorkeling, trekking nella giungla, rafting e molto altro ancora. Non vi sorprenderà sapere, quindi, che da queste parti ci sono oltre 150 sentieri ferrati, con numerosi strapiombi e pareti rocciose lisce.

Railay West

La spiaggia di Railay West è spesso quella che dà il benvenuto ai viaggiatori che decidono di esplorare questa affascinante penisola. Si distingue per essere ampissima e con una sabbia bianca e morbida, mentre con gli occhi è possibile spaziare tra maestose scogliere calcaree che rendono il paesaggio surreale. Non mancano i servizi e la possibilità di ammirare meravigliosi tramonti.

Railay Est

Essendo soggetta alla bassa marea, Railay Est non è ritenuta una di quelle spiagge da visitare assolutamente. Tuttavia, conviene farci assolutamente un salto se si è amanti della natura allo stato puro: qui è presente una mangrovia fangosa fiancheggiata da uno stretto sentiero di cemento. Non mancano gli hotel, bar, ristoranti e negozi.

Phra Nang Beach

Phra Nang Beach è un angolo della penisola che incanta, anche perché appare all’improvviso dopo una passeggiata che serve per raggiungerla (il momento migliore per visitarla è la mattina, perché il pomeriggio la marea tende ad alzarsi). Si volta l’angolo e eccola che compare in tutta la sua meraviglia, con una vista panoramica speciale perché un’immensa roccia calcarea si erge fiera in mezzo al suo limpido mare. Composta di sabbia bianchissima e morbida, viene da molti considerata una delle spiagge più belle della Thailandia, e noi non possiamo che essere d’accordo. Qui è presente, inoltre, una piccola grotta con una sorta di santuario dedicato a Shiva: la Grotta Phra Nang.

Spiaggia e Grotta Phra Nang

La Grotta Phra Nang è davvero particolare poiché al suo interno è piena di peni in legno di varie dimensioni. Secondo la leggenda, da queste parti nel III secolo a.C. affondò una nave in cui viaggiava una principessa indiana, e il cui spirito sembra ancora aleggiare in cerca di pace. Da quel momento in poi, i pescatori hanno iniziato a portare nella caverna dei manufatti fallici in legno, come offerta per avere in cambio abbondanti giornate di pesca. Di fronte alla grotta c’è anche una piccola ma bellissima spiaggia, a forma di mezzaluna soffice e bianca.

Tonsai Bay

Arrivare a Tonsay Bay è come fare un viaggio indietro nel tempo: è la culla di una serie di curiose capanne in bambù, circondate da imponenti rocce calcaree e una fitta giungla. Più che per la spiaggia, dove si può nuotare solo con l’altra marea, è famosa soprattutto per l’arrampicata, tanto da essere uno dei luoghi più importanti del Paese per questa attività.

Khao Phing Kan

Probabilmente Khao Phing Kan è un insieme di parole che non vi diranno niente, ma il nome con cui è stata ribattezzata sicuramente sì: è James Bond Island, ovvero l’isola dove è stato girato Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro, nel 1974. In realtà non è parte della provincia di Krabi, ma è facilmente raggiungibile e per questo è sempre tra le tappe da fare quando si arriva in zona.

Khao Phing Kan, Thailandia

Fonte: iStock

Un’affascinante veduta di Khao Phing Kan

Si distingue per la presenza di rocce calcaree a strapiombo sul mare e per essere completamente ricoperta di vegetazione. Parte di un arcipelago composto da una dozzina di altre isole, colpisce soprattutto per la piccola Koh Tapu che sorge dall’acqua come se fosse un chiodo enorme. Circondata da acqua di colore verde giada, regala anche numerose grotte e bellissime spiagge.

Isole di Poda

Le Isole Poda sono un’altra di quelle attrazioni della provincia di Krabi in grado di lasciare a bocca aperta chiunque vi ci metta piede. Sono 4 e piccoline ma sono una più bella dell’altra e certamente meritevoli di una gita. Esse, infatti, possono essere facilmente raggiunte con 25 minuti di traversata dalla baia di Ao Nang. Per molti, inoltre, questo mini arcipelago vanta il mare più bello e trasparente della provincia.

Koh Poda

Koh Poda, circondata dalle meravigliose acque del Mare delle Andamane, è piccina ma da una forma in grado di incuriosire tutti. Offre spiagge bianchissime e numerose palme da cocco, che spesso si rivelano degli ottimi ripari naturali dal sole. A 20 metri di distanza dalla sua costa è inoltre presente anche una bellissima barriera corallina.

Koh Kai

La pittoresca Koh Kai non si può visitare, ma comunque è uno spettacolo da vedere dalla propria barca: assomiglia alla testa di un pollo, al punto che viene chiamata anche Chicken Island. Prevalentemente rocciosa, è ideale per lo snorkeling poiché vi si ammirano coralli duri e molti altri pesci coloratissimi.

Koh Tup

Molto interessante è anche la piccola Koh Tup, poiché offre acque poco profonde e angoli naturali perfetti per risposare. In sostanza, è uno dei posti più suggestivi di Krabi per dedicarsi al relax più autentico.

Koh Mor

L’ultimo isoletta dell’arcipelago prende il nome di Koh Mor. Interessante è arrivare qui durante la bassa marea, perché si può notare che è collegata a Koh Tup e a Koh Kai da un banco di sabbia chiamato Talay Waek, dove è possibile pure camminare. Oppure, vi si può accedere nuotando in acque straordinarie.

Isole Hong

L’arcipelago di Hong è composto da circa 12 bellissime isole, alcune delle quali molto piccole e prive di spiagge. Dall’atmosfera particolarmente tranquilla e la vista che spezza il fato, sono caratterizzate anche dalla presenza di una laguna verde (Hong Lagoon), circondata da grandi scogli.

Tra le isole più belle segnaliamo:

  • Ko Hong: è la più grande dell’arcipelago e per alcuni aspetti anche la più eccezionale. È famosa per le sue impressionanti formazioni calcaree e la sua bellezza naturale incredibile, e anche per la presenza di un prezioso punto panoramico (per raggiungerlo occorre salire 400 scalini) che regala una vista assolutamente eccezionale;
  • Koh Lao La Ding: per arrivare alla sua spiaggia bisogna leggermente camminare, ma appare come per magia agli occhi del visitatore con la sua accattivante bellezza, poiché racchiusa tra immense rocce calcaree e lambita da un mare trasparente.

Phi Phi Island

Le Phi Phi Island non hanno bisogno di molte presentazioni: è uno degli arcipelaghi più famosi dell’intera Thailandia. Formato da due isole principali, Koh Phi Phi Don e Koh Phi Phi Leh, e altre isole e isolotti più piccoli, si rivela ottimale persino per soggiornare e trovare ogni tipo di divertimento, ma la verità è che offre anche numerosi punti di interesse che non bisogna perdersi:

  • Bamboo Island: isola disabitata dove si estende sia una spiaggia bianca con fondali sabbiosi e acque trasparenti, sia una zona ricca di picchi rocciosi da cui ammirare un tramonto straordinario;
  • Monkey Beach: bellissima spiaggia dove vive un gruppo di (dispettosi ma simpatici) macachi. Lunga solo 150 metri, mette a disposizione sabbia bianchissima e soffice, acqua color smeraldo e una scogliera di calcare ricoperta da vegetazione;
  • Maya Bay: è uno dei luoghi più belli di tutta la Thailandia e forse anche del mondo intero. Resa famosa dal cinema, perché qui è stato girato il film The Beach con Leonardo DiCaprio, è caratterizzata da una sabbia quasi più bianca delle neve e morbida come il velluto. In più, colpisce perché è incastonata tra scogliere da sogno e faraglioni che spuntano da un mare limpidissimo (in cui però non si può fare il bagno);
  • Long Beach: una delle spiagge più suggestive dell’intero arcipelago, perfetta anche per praticare snorkeling.

Koh Lanta

Tra le destinazioni più affascinanti dell’intera provincia di Krabi c’è, senza ombra di dubbio, Koh Lanta. Si tratta di un’isola eccezionale, parte di un arcipelago in cui le isole maggiori si chiamano Koh Lanta Noi e Koh Lanta Yai (piccola e grande isola di Lanta), che presenta un territorio relativamente pianeggiante (quindi diverso rispetto alla costa di Krabi) e puntellata di villaggi di pescatori, piccoli templi che si nascondono in mezzo alla natura e isole da sogno.

Koh Lanta, Krabi

Fonte: iStock

Gli incredibili colori di Koh Lanta

Tra le cose da visitare assolutamente menzioniamo:

  • Khlong Dao: spiaggia bianchissima lunga ben 3 km, famosa per permettere di osservare tramonti spettacolari;
  • Phra Ae o Long Beach: con un’estensione di 5 km, questa spiaggia offre un mare incontaminato;
  • Khlong Nin: puntellata di alberi tropicali, è un paradiso per il relax grazie anche alle sue acque pulitissime;
  • Lanta Old Town: la città vecchia, per fare un viaggio indietro nel tempo;
  • Sang-ga-u: villaggio in cui vivono gli Zingari del Mare, popolazione che ha adottato uno stile di vita semi-nomade.

Parco Nazionale di Khao Phanom Bencha

Come accennato, la zona di Krabi offre anche moltissime attività per coloro che sono interessati alla natura, quindi non esclusivamente al mare. Ne è un esempio il magnifico Parco Nazionale di Khao Phanom Bencha, con una lussureggiante foresta e con catene montuose che regalano paesaggi emozionanti, grazie anche alla presenza di ruscelli e cascate. Bellissime, per esempio, sono le cascate di Huai To che precipitando vanno a formare 11 grandi piscine, e le cascate Huai Sa-de, a tre salti. Da queste parti, inoltre, è possibile fare diverse escursioni anche della durata di più giorni.

Parco Nazionale di Bok Khorani

Il Parco Nazionale di Bok Khorani non deve invece mancare nell’itinerario di coloro che desiderano praticare turismo sostenibile. Oltre all’Emerald Pool di cui vi abbiamo parlato sopra, infatti, mette a disposizione anche sentieri naturali, cascate, foreste di mangrovie, grotte ed isole calcaree meravigliose. Un luogo da esplorare principalmente piedi, quindi, lungo percorsi segnalati da passerelle in legno appositamente costruite, oppure in kayak per scoprire misteriose grotte.

Santuario degli Elefanti

Infine, a Krabi è possibile fare anche una delle esperienze più amate dai viaggiatori che raggiungono la Thailandia: visitare un Santuario degli Elefanti. Sono delle vere e proprie case per questi pachidermi, salvati dallo sfruttamento turistico o da altre problematiche, in cui vengono accolti per essere reinseriti nel loro habitat naturale. In Thailandia, infatti, purtroppo può succedere che gli elefanti abbiano bisogno di essere sottratti dai maltrattamenti umani, che li portano ad essere ciechi, per esempio, o con problemi motori.

Per questo motivo in molte località del Paese (compresa anche la provincia di Krabi) esistono dei veri e propri santuari etici dedicati a questi affascinanti animali, che nei fatti sono dei centri di salvataggio e di riabilitazione. I visitatori hanno quindi l’opportunità di passare una giornata insieme a questi mammiferi proboscidati, cibandoli e preparandogli persino medicinali.

Santuario degli Elefanti, Krabi

Fonte: iStock

Elefanti che vagano liberi in un santuario

La raccomandazione più importante però è scegliere i giusti centri, perché purtroppo ne esistono di alcuni che “fingono” di essere dei santuari dedicati alla riabilitazione di questa splendidi (e dolcissimi) animali. Quelli che permettono di salirvi in sella, per esempio, sono da evitare. Pur essendo legale farlo in Thailandia, per questa pratica le organizzazioni per il benessere degli animali sollevano diverse preoccupazioni: gli elefanti non sono naturalmente attrezzati per sostenere il peso umano per lunghi periodi, al punto che rischiano di ritrovarsi a soffrire di più condizioni dolorose, tra cui l’artrosi.

Possiamo quindi concludere che un’esperienza presso un Santuario degli Elefanti a Krabi è assolutamente consigliata perché in grado di regalare emozioni uniche, ma a patto che si decida di farlo in un centro etico.

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Palazzo Reale di Bangkok: storia, curiosità, info utili

Simbolo della magnificenza e della cultura della Thailandia, il Palazzo Reale di Bangkok è il monumento più visitato della capitale thailandese. Costruito nel 1782, è stato la residenza ufficiale dei re del Siam (ora Thailandia) per oltre un secolo. Con le sue guglie dorate, i templi finemente decorati e i dettagli architettonici che raccontano secoli di storia, rappresenta tuttora una testimonianza della grandezza della monarchia thailandese e della sua influenza culturale e religiosa. Ogni anno, milioni di visitatori varcano le sue imponenti mura per ammirare la sontuosità dei suoi edifici e immergersi in un’atmosfera che fonde storia, arte e spiritualità.

Il Grand Palace si estende su una superficie di circa 218.000 metri quadrati ed è circondato da mura fortificate che si estendono per 1.900 metri. Il complesso è suddiviso in diverse zone principali, ciascuna con una funzione specifica e caratterizzata da un’architettura peculiare. Passeggiando tra i suoi cortili e le sale regali, è impossibile non lasciarsi incantare dalla raffinatezza degli affreschi, dalle imponenti statue mitologiche che fanno da guardiani agli ingressi e dalla solennità dei luoghi sacri. Ogni angolo del Grand Palace trasuda un’aura di regalità e mistero, facendo di ogni visita un’esperienza indimenticabile per chiunque voglia scoprire il cuore storico della Thailandia.

Storia del Palazzo Reale di Bangkok

La storia del Grand Palace si intreccia profondamente con quella del Regno di Thailandia. La sua fondazione risale al regno di Re Rama I, il fondatore della dinastia Chakri, che dopo la caduta di Ayutthaya, la vecchia capitale, decise di trasferire la nuova capitale del regno sull’isola di Rattanakosin sulla riva orientale del fiume Chao Phraya, nell’area che oggi conosciamo come Bangkok. Con questa mossa strategica desiderava ricreare la magnificenza della vecchia Ayutthaya, consolidare il potere reale e riaffermare il ruolo della Thailandia come potenza politica e religiosa nella regione. Per segnare questo trasferimento, ordinò la costruzione di un nuovo palazzo reale, che divenne noto come il Grand Palace facendone un punto nevralgico del governo e della cultura thailandese.

Il progetto si ispirava alla vecchia residenza reale di Ayutthaya, sia nella disposizione degli edifici che nelle decorazioni architettoniche. Inizialmente, il palazzo era costituito da strutture in legno, ma nel corso degli anni furono sostituite da edifici in muratura più duraturi. Durante il regno di Re Rama III (1824-1851), il complesso subì significative espansioni e ristrutturazioni, con l’aggiunta di nuovi edifici e templi che riflettono l’evoluzione della monarchia e l’apertura della Thailandia al mondo, con influenze architettoniche che spaziano dal neoclassico europeo al tradizionale stile thailandese. ​

Nel 1925, durante il regno di Re Rama VII, la famiglia reale trasferì la propria residenza ufficiale al Dusit Palace, ispirato alle regge europee e situato in una zona più moderna di Bangkok. Nonostante questo trasferimento, il Grand Palace ha mantenuto la sua importanza come sede di cerimonie reali, eventi ufficiali e come simbolo del patrimonio culturale thailandese.

Palazzo Reale Bangkok, Thailandia

Fonte: istock

La Corte Centrale del Palazzo Reale di Bangkok

La Corte Esterna

La Corte Esterna, situata nella parte nord-ovest del complesso, è l’area che i visitatori incontrano per prima entrando nel complesso. Storicamente, questa sezione ospitava uffici governativi, ministeri, la tesoreria reale e la Sala Sahathai Samakhom, utilizzata per ricevimenti ufficiali. Uno degli edifici più notevoli in questa zona è il Phra Thinang Suthaisawan Prasat, la cui architettura combina elementi tradizionali thailandesi con influenze occidentali, utilizzato per cerimonie pubbliche e come sala del trono durante il regno di Re Rama I. Questo spazio, più tranquillo rispetto alla Corte Centrale, offre una panoramica interessante sulla gestione del regno e sulla famiglia reale.​

La Corte Centrale

Cuore del Grand Palace è la Corte Centrale, che ospita tre complessi architettonici che comprendono le principali residenze reali e le sale del trono.

Phra Maha Monthien

Il complesso del Phra Maha Monthien è particolarmente significativo, poiché era la residenza privata del sovrano, oltre che il luogo in cui i re venivano incoronati e dove si svolgevano importanti cerimonie di stato. A partire dall’incoronazione di Re Rama II, tutte le cerimonie di incoronazione reale si sono svolte all’interno di questo complesso. ​

Per questo motivo, è considerato il più importante dell’intero Palazzo Reale, caratterizzato da tetti a più livelli decorati con tegole smaltate e dettagli dorati, simbolo della regalità e della spiritualità thailandese. L’edificio più rappresentativo è il Phra Thinang Amarin Winitchai, la sala del trono che era destinata alle udienze reali, all’accoglienza di ambasciatori stranieri e allo svolgimento di cerimonie di stato. Tutte le strutture sono collegate tra loro, creando un insieme architettonico coeso e armonioso.

Phra Thinang Chakri Maha Prasat

Un altro complesso di rilievo nella Corte Centrale è il Phra Thinang Chakri Maha Prasat, situato tra il Maha Monthien e il Maha Prasat. Costruito durante il regno di Re Rama V è un esempio di stile eclettico, poiché combina elementi europei e thailandesi: la parte inferiore presenta un’architettura tipicamente occidentale, ispirata allo stile rinascimentale italiano, mentre la parte superiore è caratterizzata da tetti spioventi rivestiti di tegole verdi e arancioni, sormontati da guglie dorate (prasat), tipiche delle strutture reali del Siam. L’interno è riccamente decorato con affreschi, sculture e arredi che testimoniano l’influenza europea sull’arte e sulla cultura thailandese dell’epoca.

​La sala del trono del Chakri Maha Prasat veniva utilizzata dai sovrani thai per importanti cerimonie di stato, come l’accreditamento di ambasciatori stranieri e l’accoglienza di delegazioni ufficiali. Nel corso della storia recente questo ambiente lussuoso ha accolto dignitari e capi di stato di fama mondiale, tra cui la Regina Elisabetta II, il Presidente Bill Clinton e Papa Giovanni Paolo II, consolidando così il ruolo di questo edificio come centro delle relazioni diplomatiche della monarchia thailandese.

Phra Thinang Dusit Maha Prasat

Situato nella parte più occidentale della Corte Centrale e risalente al regno di Re Rama I, il Phra Thinang Dusit Maha Prasat è uno dei complessi architettonici più antichi del Palazzo Reale. Considerata un esempio perfetto dell’architettura tradizionale thailandese, la sala del trono Dusit Maha Prasat è un capolavoro in cui ogni dettaglio decorativo è carico di simbolismo. La struttura stessa è concepita per evocare la sacralità del Monte Meru, il centro mitologico dell’universo nella cosmologia buddhista e induista, che riflette la concezione del potere regale come elemento divino.

Il Giardino di Siwalai

Il Giardino di Siwalai, o “Giardino delle Tartarughe”, situato sul lato orientale della corte centrale, rappresenta un’oasi di pace all’interno del complesso. Questa parte del palazzo, costruita dal re Rama V, ha subito diverse modifiche nel corso degli anni ed è ora una miscela affascinante di residenze reali e strutture religiose. Durante la visita, non si può fare a meno di rimanere affascinati dai monumenti dorati, dalle statue colorate e dai tetti variopinti che decorano gli edifici. Oltre a essere un luogo di meditazione e contemplazione, offre una vista incantevole sugli edifici circostanti, rendendolo uno degli angoli più fotografati del complesso.​

Il Phra Thinang Boromphiman è la struttura più grande all’interno del Giardino di Siwalai. Si tratta di una residenza in stile neo-rinascimentale, realizzata a fine Ottocento con la supervisione di architetti europei, caratterizzata da un distintivo tetto a mansarda. Sebbene lo stile architettonico e la decorazione esterna dell’edificio siano in stile occidentale, le decorazioni interne sono in stile thai, testimoniando il desiderio della monarchia di integrarsi con le tradizioni occidentali pur mantenendo un legame forte con la cultura thailandese.

La Corte Interna

La Corte Interna era riservata esclusivamente alla famiglia reale e alle dame di corte. Questa zona, separata dalle altre per garantire la privacy e la sicurezza della famiglia reale, comprendeva residenze, giardini e templi privati. L’accesso alla Corte Interna era strettamente controllato, e solo le persone autorizzate potevano entrarvi. Durante il regno di Rama II, la Corte Interna fu estesa per ospitare le mogli e le consorti reali, che vivevano all’interno del palazzo per tutta la vita, come prevedeva la tradizione, un costume che terminò nel 1932, con la fine della monarchia assoluta. Oggi, alcune parti di quest’area sono aperte al pubblico, offrendo uno sguardo intimo sulla vita quotidiana della corte reale.

Wat Phra Kaew, il tempio del Buddha di Smeraldo

Fonte: istock

Wat Phra Kaew, il tempio del Buddha di Smeraldo, Palazzo Reale di Bangkok

Il Wat Phra Kaew, il tempio del Buddha di Smeraldo

Nel cuore del Grand Palace si trova uno degli edifici più sacri e significativi della Thailandia: il Wat Phra Kaew, il Tempio del Buddha di Smeraldo. Eretto nel 1785, è famoso per ospitare una piccola statua di Buddha scolpita in giada verde, alta circa 75 centimetri, che è considerata un talismano sacro per il Paese. La sua storia è avvolta nel mistero, con racconti che parlano del suo lungo viaggio dall’India alla Cambogia, al Laos, fino a raggiungere la Thailandia.

Il Wat Phra Kaew è un esempio straordinario di architettura thailandese tradizionale, con pareti riccamente decorate da affreschi raffiguranti il Ramakian, l’epopea thailandese ispirata al Ramayana indiano, che narrano le vite precedenti del Buddha e la sua lotta contro il demone Mara.
Un elemento affascinante del culto legato al Buddha di Smeraldo è il rituale del cambio del mantello, eseguito esclusivamente dal re della Thailandia in tre momenti dell’anno: estate, inverno e stagione delle piogge. Un rito che simboleggia la protezione e la prosperità del Paese, oltre a rappresentare una delle tradizioni più solenni della monarchia thailandese.

Informazioni utili per la visita

Visitare il Grand Palace è un’esperienza imperdibile per chiunque si rechi a Bangkok. Per garantire una visita piacevole e rispettosa, è importante tenere a mente alcune informazioni pratiche. Il Grand Palace è aperto tutti i giorni dalle ore 8,30 alle 16,30, con ultima ammissione alle 15,30. Il biglietto d’ingresso costa 500 baht (circa 18 euro) e include anche l’accesso al Wat Phra Kaew. È consigliato indossare un abbigliamento appropriato, con spalle e ginocchia coperte, poiché si tratta di un luogo sacro.​

Come arrivare al Palazzo Reale

Sky Train (BTS): dalla stazione BTS Saphan Taksin Exit 2, prendere il Chao Phraya Express Boat, bandiera arancione, fino alla fermata Tha Chang (N9), l’ingresso principale è a pochi passi.

Metropolitana (MRT): dalla stazione MRT Sanam Chai Exit 1, bus n. 3, 9, 44, 47, 53 o 82

Chao Phraya Express Boat: scendere alla fermata Tha Tien (N8)

Bus: effettuano fermate in prossimità del Grand Palace i bus n. 1, 3, 9, 15, 25, 30, 32, 33, 43, 44, 47, 53, 59, 64, 80, 82, 91, 203, 503, 508, 512

A piedi: dalla zona di Khao San Road si può facilmente raggiungere il Grand Palace a piedi con una passeggiata di circa 20 minuti.

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In Thailandia esiste un incredibile tempio avvolto da un drago spaventoso

La Thailandia è una terra magnifica, dal punto di vista naturale, culturale e persino spirituale. Questo Paese del Sudest asiatico, infatti, è puntellato di templi che sono uno più bello dell’altro e che lasciano a bocca aperta per le loro incredibili strutture. Chi si trova a Bangkok, per esempio, può scegliere di visitare nei suoi dintorni il Wat Samphran, edificio locale decisamente originale: è avvolto da un drago “spaventoso”.

Dove si trova al Wat Samphran

Il bellissimo Wat Samphran, chiamato anche il Tempio del Drago, sorge in una zona della provincia di Nakhon Pathom, a circa 40 km di distanza da Bangkok. Quest’area non è molto collegata con i mezzi pubblici, ma visti i costi poco eccessivi dei taxi e dei minivan privati vale certamente la pena inserire tale tappa nel propio itinerario in Thailandia.

Fino a qualche anno fa era praticamente sconosciuto al pubblico, ma con l’avvento dei social media il numero dei visitatori è aumentato. Tuttavia, rimane ancora un posto poco frequentato dal turismo di massa, al punto che alla sua vista potrebbero rimanere completamente sbalorditi persino i thailandesi stessi.

Cosa vedere

La prima reazione che ha chi ci si trova al cospetto del Wat Samphran è spesso quella di essere increduli, in quanto si è arrivati di fronte a una struttura gigantesca e piena di sfumature: si presenta con una torre di colore rosa alta ben 80 metri (80 come l’età di Buddha alla sua morte), avvolta da cima a fondo da un drago, costruito invece come simbolo dell’ascesa dall’inferno al paradiso.

Parliamo perciò di un edificio dall’architettura molto particolare e composto di ben 17 piani. Decisamente affascinante è anche il drago che lo abbraccia grazie ai tanti dettagli che possiede, particolarmente curati nelle zampe e sul corpo. A lasciare senza fiato è anche il verde smeraldo di cui è caratterizzato, poiché presenta anche suggestive inserzioni dorate. Il drago è stato realizzato in ferro e fibra di vetro, per questo motivo nelle giornate più soleggiate in molti sono pronti a giurare che sembri risplendere.

Wat Samphran, Thialandia

Fonte: iStock@Warunporn Thangthongtip

Alcuni dettagli del Wat Samphran

Va specificato, tuttavia, che il passare del tempo (il tempio è stato costruito nel 1985) sembra stia lasciando i suoi segni anche su questa impressionante struttura, poiché attualmente i colori non sono vividi come lo erano fino a poco tempo fa.

In sostanza, il Wat Samphran non è un classico tempio thailandese a livello architettonico, ma sicuramente è unico e soprattutto sfoggia quella tipica spiritualità che caratterizza il Paese del Sorriso.

I visitatori, inoltre, possono attraversare (nel vero senso della parola) l’interno del drago fino a raggiungere la testa, quindi sulla sommità della torre, per ammirare il panorama poiché in cima vi è una sorta di terrazza.

Coloro che sono scaramantici, invece, devono assolutamente sapere che se si decide di scoprire questo particolare luogo della Thailandia occorre compiere azioni ben precise:

  • Toccare dolcemente la coda del drago;
  • Lanciare una moneta nel “vaso della felicità”;
  • Colpire il gong del tempio.

C’è chi è pronto a giurare, infatti, che facendo tutto ciò che abbiamo elencato sopra si ottengano fortuna e felicità per la durata di un anno.

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Scoprire la Chinatown di Bangkok, una delle più grandi del mondo

Moltissime destinazioni del mondo possono annoverare una Chinatown: è un quartiere di una grande città dove si concentra e vive la comunità cinese. Una delle più estese del nostro pianeta è senza ombra di dubbio la Chinatown di Bangkok, in Thailandia, che fa credere persino di non essere più nel Paese del Sorriso ma direttamente in Cina. Farvi un tour, quindi, è una di quelle esperienze da provare nella Capitale, sia per ammirare angoli sorprendenti che per mangiare cibo di strada buonissimo.

Tour della Chinatown di Bangkok: cosa vedere

La Chinatown di Bangkok, oltre ad essere una delle più ampie del globo, rappresenta uno dei quartieri più antichi dell’intera Capitale. Queste premesse fanno certamente capire che le cose da fare e da vedere non sono affatto poche. Tale zona è infatti la culla di molti degli edifici che rappresentano un esempio perfetto dell’antica architettura caratteristica di Bangkok, al punto che molti di essi sono stati designati come punti di riferimento storici. In base al luogo di partenza, ci si può arrivare in barca o a bordo di un tuk-tuk, ma quel che è certo è che è impossibile non rimanere incantati dal caos e dalle tante attrazioni che offre.

Wat Traimit

Il tour della Chinatown di Bangkok, in Thailandia, può iniziare dal Wat Traimit, meglio conosciuto da noi italiani come il Tempio del Buddha Dorato. Si tratta quindi di un edificio al cui interno è situata la più grande statua in oro massiccio al mondo dedicata a questo monaco che ha gettato le basi per la nascita del Buddismo.

La storia di quest’opera è molto particolare: oltre alle origini incerte, è rimasta nell’anonimato per ben 200 anni, perché il suo strato di oro massiccio è venuto alla luce solo nel 1955 a seguito di una caduta che ha eliminato la copertura di stucco. Oggi è invece una statua alta tra i 3 e 4 metri, del peso di 5 tonnellate e mezzo e ricoperta di oro a 18 carati. Il Buddha è rappresentato seduto mentre tocca la terra con la mano destra.

Wat Traimit, Bangkok

Fonte: iStock

La statua del Buddha d’oro nel Wat Traimit

Chinatown Gate

La Chinatown Gate rappresenta l’ingresso principale del quartiere cinese della Capitale della Thailandia. Costruita nel 1999, è anche chiamata Porta di Odean e si presenta con incisioni, sia in lettere thailandesi che cinesi, e una targa di ottone con un’iscrizione cinese. Secondo la tradizione, chi si trova in questo punto può ricevere l’energia cosmica secondo la fede nel Feng Shui. Sono inoltre presenti due statue di leoni in giada bianca e una scultura di coniglio realizzata con lo stesso materiale.

Kuan Yim Shrine

Molto affascinante è anche il Kuan Yim Shrine, un santuario coloratissimo circondato da edifici in cui è stato istituito un ospedale, inizialmente creato per fornire assistenza medica tradizionale cinese gratuita ai poveri e ai senzatetto. Il santuario, invece, serviva per guarire a livello spirituale.

Oggi l’ospedale esiste ancora e mette a disposizione sia trattamenti tradizionali cinesi che trattamenti convenzionali moderni. Si può visionare anche la statua di Kuan Yim, la dea cinese della misericordia, scolpita in teak e dipinta in oro, di circa 900 anni, circondata da pareti con affreschi colorati in stile cinese che raffigurano varie divinità.

Yaowarat Road

Benvenuti sulla Yaowarat Road, la strada principale della Chinatown di Bangkok che nel 2022 è stata persino decretata una delle 10 più belle del mondo dalla rivista britannica Time Out. In realtà questo nome viene spesso utilizzato per indicare l’intero quartiere, che poi si sviluppa anche lungo altre vie contigue. Quel che è certo è che si tratta di una via famosa per la sua varietà di prodotti e negozi, ma soprattutto perché di notte si trasforma in una grande “strada del cibo”.

Wat Mangkon Kamalawat

Arrivare da queste parti vuol dire trovarsi al cospetto del tempio buddista cinese più grande e importante a Bangkok. A colpire del Wat Mangkon Kamalawat è senza ombra di dubbio l’atmosfera, resa ancora più unica dal costante profumo di incenso da cui è avvolta e dal leggero suono dei canti religiosi.

Wat Mangkon Kamalawat, Bangkok

Fonte: iStock@benedek

Una delle zone del Wat Mangkon Kamalawat

Conosciuto anche come Wat Leng Nui Yee o Tempio del Drago di Loto, offre un ubosot che si rivela un magnifico esempio di stile tradizionale cinese, una bella statua dorata del Buddha, la sala viharn con quattro enormi statue raffiguranti i Chatulokkaban, i guardiani del mondo, una serie di santuari che venerano le principali divinità, tre padiglioni e dei bellissimi giardini.

Tang To Kang Gold Shop

Come preannuncia il nome, il Tang To Kang è un negozio che vende gioielli e oro. Detta così potrebbe sembrare un luogo di poco interesse, ma nei fatti è antichissimo, al punto che risale al regno di re Rama VI e che conserva anche un museo per i visitatori. Fondato agli inizi del 1900, è un edificio di ben sette piani in stile tardo coloniale e dove ancora oggi è possibile acquistare oro.

Sampeng Lane

Siete alla ricerca di oggetti, vestiti, accessori e chi più ne ha più ne metta a prezzi stracciatissimi? Allora dovete dirigervi presso Sampeng Lane, dove si sviluppa un mercato gigantesco che, oltre a vendere di tutto, permette anche di fare una vera e propria immersione nella cultura cinese. Accessibile dalle 8 alle 18 tutti i giorni, offre anche strumenti elettronici a prezzi imbattibili.

Wat Chakrawat

Questo è il posto ideale per chi desidera scoprire angoli poco turistici, ma comunque davvero unici nel loro genere: il Wat Chakrawat è il Tempio dei Coccodrilli. Questi “spaventosi” animali sono infatti ospitati al suo interno (veri, eh) perché, secondo la leggenda, vi vennero intrappolati dopo aver divorato dei monaci. Gli “originali” sono chiaramente morti e oggi quel che rimane di loro è esposto in teche di vetro poste al di sopra di uno stagno, dove riposano altri esemplari attualmente vivi.

The King Rama I Memorial

Il tour dei luoghi di interesse della Chinatown di Bangkok può terminare presso The King Rama I Memorial, monumento eretto per commemorare la grazia e l’onore del re Rama I. Si tratta di una statua del sovrano seduto su un trono con le mani su una spada che tiene in grembo. L’opera è alta 4,6 metri, è posta su una base di marmo larga 2,30 e vi è incisa la storia della costruzione. Su ogni lato è situata una fontana e vi è scolpito anche un elefante bianco, simbolo della dinastia Chakri. Una piccola curiosità: l’opera è nata per mano di un scultore italiano, Corrado Feroci (conosciuto anche come Silpa Bhirasri).

La meta per eccellenza per un tour gastronomico della città

Viaggiare senza scoprire i sapori del Paese in cui ci si trova è come fare un’esperienza a metà. Per questo motivo è assolutamente consigliato fare un tour gastronomico della Chinatown di Bangkok: è da molti considerata la vera e propria tavola della Capitale thailandese. Il visitatore ha quindi l’opportunità di scoprire anche un quartiere pieno di bancarelle per lo street food, come accade in serata (quindi dalle 18 in poi) sulla Yaowarat Road.

Yaowarat Road, Bangkon

Fonte: iStock@Brostock

Cibo da strada presso Yaowarat Road

Partendo proprio da qui, avrete modo di perdervi in una serie di vicoli pieni di bancarelle in cui assaggiare i piatti tipici della cucina sino-thailandese o piatti insoliti a prezzi economici. Desiderate assaggiare gli scorpioni? Qui ci sono. Oppure gli insetti o le pinne di squalo? Troverete anche quelli.

Molto affascinante è pure l’atmosfera, poiché le pietanze vengono preparate di fronte ai passanti su cucine che sono spesso improvvisate, tra luci e odori talvolta molto distanti dalla nostra cultura.

La Chinatown di Bangkok durante il Capodanno cinese

La pittoresca Chinatown di Bangkok è chiaramente visitabile durante tutto l’anno, ma se avete la fortuna di trovarvi in città durante il Capodanno cinese è una di quelle esperienze da fare assolutamente. La comunità cinese di Bangkok è una delle più vaste e influenti di tutto il Sudest asiatico e per questo motivo i festeggiamenti si concentrano prevalentemente lungo la Yaowarat Road.

Non mancano quindi balli tipici, come ad esempio la Danza del Leone, lanterne, striscioni, processioni colorate e decorazioni rosse, un colore che per la tradizione cinese è di buon auspicio. Le celebrazioni, da queste parti, durano circa un mese e prevedono persino spettacoli di proiezione mapping, esibizioni culturali tradizionali, lettura della fortuna, astrologia e altri workshop. È bene sapere, tuttavia, che il festeggiamento principale in genere si svolge durante il vero e proprio giorno che segna il Capodanno cinese (cambia di anno in anno) e in quello successivo, dalle 10 del mattino fino alle 23: un’esperienza da vivere assolutamente se ci si trova a Bangkok durante questo periodo.

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Le spiagge più belle del mondo: nel 2025 sono queste, insieme a due italiane

Se pensate alle destinazioni più idilliache, cosa vi viene in mente? Ognuno ha la propria idea di idilliaco anche se, diciamocelo, la maggior parte delle volte pensiamo subito a magnifiche spiagge affacciate su acque dai colori magnetici. Appena le vedi vuoi fare solo una cosa: immergerti e non andare più via. Ma dove si trovano queste spiagge paradisiache?

Anche per quest’anno, Tripadvisor ha annunciato la classifica dei suoi Travellers’ Choice – Best of the Best dedicata alle spiagge più belle del mondo nel 2025. Il premio viene conferito a chi riceve un elevato numero di recensioni e opinioni eccellenti dalla community di Tripadvisor in un periodo di 12 mesi. Dalle spiagge della Grecia a quelle della Thailandia, passando anche per l’Italia. Si, perché in classifica sono entrati anche due gioielli delle nostre coste.

La top 10 delle spiagge più belle al mondo

Agenda alla mano, queste sono le 10 spiagge più belle al mondo dove andare quest’anno per ricaricarci con una bella dose di sole, mare e atmosfere uniche.

Myrtos Beach, Grecia

Al decimo posto troviamo Myrtos Beach, una delle spiagge più famose di Cefalonia, in Grecia. Qui troverete ciottoli bianchi e acque turchesi che si estendono ad arco contro le bianche scogliere, ricche di vegetazione. La combinazione di un panorama così vario, dalle montagne circostanti al mare, e dai colori intensi offre incredibili opportunità fotografiche, anche se in alta stagione potreste dover affrontare una situazione un po’ affollata. Per raggiungerla dovrete percorrere una strada a tornanti e, consiglio importante, restate fino al tramonto perché qui offre uno spettacolo davvero magico.

Myrtos Beach

Fonte: iStock

Myrtos Beach circondata dalle montagne

Kelingking Beach, Indonesia

Per il nono posto voliamo in Indonesia, precisamente a Nusa Penida dove si trova la meravigliosa Kelingking Beach. Non stupisce la sua presenza in questa classifica, soprattutto se consideriamo che rappresenta una delle spiagge più fotografate di Bali e una delle più condivise sui social. Conosciuta per le sue spettacolari formazioni rocciose che ricordano la testa di un T-Rex, da cui deriva il suo soprannome, le acque turchesi e la sabbia bianca e incontaminata la rendono un luogo ideale per nuotare, prendere il sole e fare snorkeling.

Playa de Muro, Maiorca

All’ottavo posto troviamo Playa de Muro, la spiaggia di sabbia più estesa di Maiorca che, con i suoi quattro tratti, copre quasi sei chilometri. Situata vicino alla cittadina di Muro, nei pressi di Port Alcúdia, sulla costa settentrionale dell’isola, è famosa per la sua sabbia bianca e per essere la meta perfetta per viaggiatori di tutte le età, soprattutto per le famiglie con bambini grazie alle sue acque basse, alla facilità d’accesso e alla presenza di vari comfort e servizi.

Bavaro Beach, Repubblica Dominicana

Al settimo posto c’è Bavaro Beach, il classico paradiso da cartolina della Repubblica Dominicana. Ad accogliervi troverete morbida sabbia bianca, acque calde e limpide e palme da cocco. La spiaggia offre un’esperienza tropicale indimenticabile grazie alla presenza della barriera corallina, perfetta per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni. L’atmosfera rilassata di Bavaro è perfetta anche per chi cerca una fuga tranquilla. Sono presenti diversi resort di lusso che offrono servizi di alta qualità, oltre che ristoranti sulla spiaggia.

Playa Varadero, Cuba

Questa è una delle spiagge più spettacolari di tutta Cuba e occupa la sesta posizione nella classifica dedicata alle 10 spiagge più belle al mondo. Nota anche come Playa Azul, Playa de Varadero si compone in realtà di sei spiagge. Tra queste, le più estese sono Varadero, Rincón Francés e La Alameda. Qui troverete sabbia fina e acque cristalline che si estendono per oltre 20 chilometri nella Península de Hicacos, nella provincia di Matanzas.

Praia da Falesia, Portogallo

Tra le spiagge più belle dell’Algarve (e del mondo, in quinta posizione) c’è Praia da Falesia. Particolarmente suggestiva al tramonto, quando le tonalità dell’ora d’oro esaltano le sfumature rossastre delle scogliere, questa spiaggia è ideale per una romantica passeggiata serale, soprattutto grazie alla presenza di una comoda passerella in legno, e per godersi la giornata sotto il caldo sole portoghese durante i mesi estivi.

Praia da Falesia

Fonte: iStock

Praia da Falesia in Algarve

Siesta Beach, Florida

Al quarto posto c’è l’atmosfera tropicale di Siesta Beach, situata nella zona meridionale della Florida, precisamente a Siesta Key. Il punto di forza di questa spiaggia è la sua sabbia, quasi interamente composta da cristalli di quarzo e per questo motivo soprannominata “la sabbia più fine e bianca del mondo”, che non si surriscalda mai sotto il sole della Costa del Golfo. Negli ultimi anni, Siesta Beach ha ricevuto numerosi riconoscimenti grazie anche alla sicurezza del luogo, garantita dalla presenza quotidiana di bagnini, alla qualità della sabbia e agli eccellenti servizi proposti.

Eagle Beach, Aruba

Arriviamo ora alle posizioni sul podio. Al terzo posto troviamo Eagle Beach ad Aruba, la più amata dai vacanzieri che desiderano semplicemente rilassarsi. Questa spiaggia, infatti, ospita molti boutique hotel e resort: in questo modo gli ospiti non devono preoccuparsi di nulla se non attraversare semplicemente la strada per raggiungerla e godersi la giornata al mare. Qui ci si stende sulla sabbia bianca, si fa una pausa dal sole in uno dei tanti caffè o ci si diverte con le attività sportive acquatiche proposte.

Banana Beach, Thailandia

Nell’anno della Thailandia, in questa classifica non poteva certo mancare una delle sue spiagge. Al secondo posto, infatti, troviamo Banana Beach a Phuket. Definita spesso “una spiaggia segreta”, in realtà la sua popolarità cresce di anno in anno grazie al suo paesaggio paradisiaco. Banana Beach, conosciuta anche come “Banana Rock Beach”, è lunga circa 180 metri, vanta sabbia bianca, mare turchese cristallino e tante palme, il tutto sotto il caldo sole tropicale. Qui potete fare snorkeling tra le rocce al largo della spiaggia o semplicemente rilassarvi al sole e nuotare.

Elafonisi Beach, Grecia

E al primo posto? La vincitrice di quest’anno è Elafonisi Beach, in Grecia. La spiaggia, situata su un’isola-laguna nella parte sud-occidentale di Creta, incanta i visitatori con le sue tonalità esotiche che vanno dal blu, al bianco e al rosa, lo scenario da sogno perfetto in cui trascorrere un’indimenticabile giornata al mare. Protetta dalla rete ambientale Natura 2000, l’isola di Elafonisi ospita esclusivamente dune di sabbia e oltre 100 piante rare, tra cui i narcisi marini a fioritura estiva, che somigliano a coppe bianche. È un luogo sicuro per nuotare e fare snorkeling e ha ricevuto la Bandiera Blu per la sua gestione sostenibile del territorio.

Elafonisi Beach Grecia

Fonte: iStock

Elafonisi Beach in Grecia è stata premiata la spiaggia più bella del mondo

Le spiagge italiane presenti in classifica

Per poco fuori dalla top 10, all’undicesimo posto troviamo la Spiaggia dei Conigli a Lampedusa. Si tratta di un’autentica meraviglia naturale, dove il verde della vegetazione circonda un tratto di sabbia bianca e un mare trasparente. Qui è presente anche un piccolo isolotto che è diventato il regno del gabbiano reale: circa 200 esemplari vivono e nidificano sullo scoglio tutto l’anno. Inoltre, la spiaggia dell’isola dei Conigli è anche un’area protetta perché rappresenta una delle rarissime zone scelte dalla tartaruga Caretta Caretta per nidificare. L’accesso è gratuito, ma per preservarne la bellezza il numero delle persone è limitato.

La seconda spiaggia italiana presente in classifica al ventesimo posto è la Spiaggia di Tropea, in Calabria. La perla del Tirreno, situata lungo la spettacolare Costa degli Dei, è famosa per la sua bellezza contraddistinta dalla presenza di un mare dalle tonalità caraibiche e dal borgo arroccato, che offre allo scenario un fascino unico e particolare.