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Portacomaro, il borgo piemontese legato a Papa Francesco

Benché arrivasse dall’Argentina, le origini di Papa Francesco erano italiane. La famiglia del Papa del popolo, infatti, era originaria del Piemonte, di un paese in provincia di Asti: Portacomaro. Con i suoi circa duemila abitanti, è un borgo immerso tra i vigneti dedito soprattutto all’agricoltura. È da qui che il nonno di Jorge Mario Bergoglio, Giovanni Angelo Bergoglio, emigrò in Argentina all’inizio del Novecento. Ed è a Portacomaro che vivono ancora oggi alcuni dei partenti del Papa che ha sempre mantenuto vivi i rapporti con loro.

Dopo la sua elezione, nel 2013, il borgo è diventato meta di pellegrinaggio di curiosi e devoti, desiderosi di conoscere il luogo da cui partì una famiglia destinata a cambiare la storia della Chiesa. Nel 2022, venne in visita anche lo stesso Papa Francesco, che ebbe l’occasione di incontrare i parenti e l’intera cittadinanza.

Il borgo di Papa Francesco

Sorto in cima a una collina, Portacomaro è un borgo fatto di case in pietra, con una piazza centrale dominata dalla chiesa di San Bartolomeo e la chiesa romanica di San Pietro con bellissimi affreschi. La sua storia ha origini antiche, sarebbe stata una famiglia romana di nobili origini, Gens Comara, a dare il nome al paese che, inizialmente, fu un accampamento militare dei quella che ai tempi era la Gallia. Terra longobarda, poi, e quartier generale di Federico Barbarossa durante l’assedio di Asti, fu conteso tra Monferrato e Comune di Asti, ma non ebbe mai una vera rilevanza politica, motivo per cui in questo borgo non fu mai costruito un castello né una fortezza a difesa del proprio territorio. Al posto dei castelli e delle fortificazioni che troviamo, per esempio, nei paesi confinanti (vedi i vicini Comuni di Castagnole Monferrato, di Saluzzo o di Castell’Alfero), Portacomaro sviluppò un “Ricetto” ovvero un gruppo di case contadine protette da un muraglione, per il ricovero della popolazione e per proteggere i raccolti, in caso di pericolo.

Portacomaro-piemonte

Fonte: Getty Images

Il borgo piemontese di Portacomaro

Il Sentiero di Papa Francesco

Da qualche anno è nato un itinerario che ripercorre le tracce dei nonni di Papa Francesco. Si tratta di un’escursione su stradine sterrate e, in parte, su strade asfaltate, organizzato in collaborazione con il Comune di Portacomaro per far conoscere il territorio dove sono vissuti i nonni di Papa Francesco Bergoglio. Il sentiero è lungo circa 8,5 chilometri com un minimo dislivello di 200 metri e il tempo di percorrenza è di due ore e mezza-tre.

Il borgo del Grignolino

Da sempre, la tradizione vitivinicola, qui, l’ha fatta da padrona. È dell’anno 1054 la prima citazione, in un documento scritto, dei vigneti presenti nella zona di Portacomaro. Il Comune di Portacomaro comprende anche la Frazione di Migliandolo, celebre ancora oggi per il suo vino Grignolino, il preferito dalla Regina Margherita di Savoia e, naturalmente, da Papa Francesco che lui stesso ha spesso riconosciuto come “un dono di Dio”. E fu proprio grazie all’annessione di Migliandolo, avvenuta sotto Carlo Alberto, Re di Sardegna, che ebbe inizio un periodo di prosperità: la coltura della vite iniziò a dare frutti nel commercio delle uve e del vino. Venne costruita una strada che collegava il paese agli altri Comuni e venne aperta una stazione ferroviaria. E, finalmente, nel 1973, venne riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata al Grignolino d’Asti DOC, così da allora Portacomaro divenne il Comune di riferimento per la zona di produzione di questo vitigno.

Il vino di Papa Francesco

Ce n’era uno, di vino, in particolare che Papa Francesco amava più di altri, un Grignolino prodotto a Portacomaro, nella terra d’origine della sua famiglia, chiamato Laudato, come il titolo dell’enciclica papale sui temi dell’ecologia integrale. Il terreno dove viene prodotto il Laudato è nel centro del paese, a metà strada tra la cascina dei Bergoglio, dove nacque il nonno di Papa Francesco, e la chiesa di San Bartolomeo, dove fu battezzato. Il primo vitigno fu piantato proprio nel 2013, subito dopo l’elezione del nuovo Papa, e da allora è curato dai volontari della Comunità Laudato Sì. La prima vendemmia venne fatta nel 2016 e furono prodotte 500 bottiglie, che oggi sono diventate un migliaio, non di più. Papa Francesco riceveva ogni anno qualche cartone di questo rarissimo vino, che continuerà a essere prodotto.

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Fuochi d’artificio: viaggio tra le location che accendono la memoria

La nuova serie televisiva “Fuochi d’artificio”, diretta da Susanna Nicchiarelli, scritta da Marianna Cappi e da Susanna Nicchiarelli con la collaborazione di Andrea Bouchard e tratta dal libro omonimo di Andrea Bouchard, racconta le avventure di quattro adolescenti che, nel 1944, si uniscono alla Resistenza italiana nelle Alpi piemontesi. Girata interamente in Piemonte, la serie sui partigiani, che rientra nell’ambito delle iniziative per l’80° anniversario della Liberazione, sfrutta le bellezze naturali e storiche di questa regione per avvolgere il telespettatore nell’atmosfera dell’epoca.

La Val di Susa e diversi comuni delle Alpi piemontesi sono i protagonisti di questa storia. Tra le location della serie compaiono Cesana, Forte di Exilles, alcuni luoghi del Comune di Exilles, Oulx e la frazione Rochemolles. La scelta di queste location ha permesso di ricreare l’ambientazione storica della serie e ha valorizzato il patrimonio culturale e naturale del Piemonte, regalando agli spettatori un vero viaggio immersivo tra le bellezze di questa regione.

La serie andrà in onda in tre prime serate su Rai 1: 15, 22, 25 aprile 2025 ed è una produzione Fandango-Matrioska in collaborazione con Rai Fiction.
Nel cast: Anna Losano, Luca Charles Brucini, Carlotta Dosi, Lorenzo Enrico, Carla Signoris, Bebo Storti, Alessandro Tedeschi, Paolo Briguglia, Barbara Ronchi, Francesco Centorame.

Forte di Exilles: il cuore della resistenza

Il Forte di Exilles, situato nell’omonimo comune e coinvolto tramite l’Associazione “Amici del Forte di Exilles” e la Regione Piemonte, è una delle location principali di questa serie. Questa imponente struttura militare, che domina la Val di Susa, è stata scelta per rappresentare un comando nazista, ricostruito appositamente per le riprese di “Fuochi d’artificio”. La scelta del forte non è ovviamente casuale: la sua storia militare e la sua ubicazione strategica lo rendono il luogo ideale per ambientare le scene legate alla Resistenza. Alcune scene sono state girate anche a Exilles.

Oulx: la casa dei ricordi

Nel comune di Oulx è stata allestita l’abitazione dei nonni di Marta, una delle protagoniste della serie. Questo paese, situato all’ingresso dell’Alta Val di Susa, offre un paesaggio montano genuino e suggestivo: perfetto per rappresentare la routine quotidiana e i ricordi familiari dei personaggi.

Rochemolles: tra natura e storia

La frazione di Rochemolles, nel comune di Bardonecchia, è un altro luogo chiave della serie. Con le sue antiche case in pietra e le strade acciottolate, Rochemolles offre un’ambientazione perfetta per le vicende ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche la stessa Bardonecchia è stata location della riprese.

Cesana: crocevia di culture

Cesana, situata vicino al confine francese, è un comune ricco di storia e tradizione. Le sue strade e piazze sono state utilizzate per diverse scene della serie “Fuochi d’artificio”, grazie alla loro capacità di evocare un’atmosfera anni ’40.

Sestriere: location tra le vette alpine

Sestriere, famoso centro sciistico, ha offerto le sue spettacolari vedute montane per alcune riprese. Le sue alture innevate e i panorami impressionanti hanno contribuito a creare l’ambiente ideale per alcune scene della serie.

Pragelato: la vita nei villaggi

Il comune di Pragelato, con i suoi quartieri e le sue tradizioni alpine, ha regalato a “Fuochi d’artificio” lo sfondo perfetto per rappresentare la vita quotidiana nei villaggi durante il periodo della guerra. Le sue ambientazioni autentiche hanno aggiunto profondità e realismo alla storia.

Usseaux: un tuffo nel passato

Usseaux, uno dei borghi più belli d’Italia, è stato scelto per alcune scene grazie alle sue caratteristiche architettoniche e alla sua atmosfera dove il tempo sembra essersi fermato. Le sue strade strette e le case in pietra hanno reso le riprese particolarmente affascinanti.

borgo di usseaux in piemonte, location della serie Fuochi d'artificio

Fonte: iStock

Il villaggio di Usseaux, in Val Chisone.

Susa: la città storica

Anche la città di Susa, con il suo ricco patrimonio storico e culturale, ha ospitato alcune delle riprese della serie. I suoi monumenti e le sue strade hanno fornito un contesto urbano autentico per la narrazione.

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Tra piazze, arte e montagne: alla scoperta di Cuneo

Adagiata tra i morbidi profili delle Langhe e del Roero, in un angolo di Piemonte dove i torrenti Gesso e Stura si intrecciano con la vita di tutti i giorni, Cuneo si svela come una gemma raffinata, perfetta per chi desidera immergersi in un’atmosfera autentica.

Fondata nel lontano 1198, è un vero e proprio salotto a cielo aperto, dove l’ospitalità è un valore radicato e il ritmo scorre in maniera differente, tra passeggiate storiche e gustosi intermezzi enogastronomici.

Cosa vedere a Cuneo: le tappe da non perdere

Conosciuta per il suo centro storico che sa affascinare al primo sguardo e per la straordinaria vicinanza alle Alpi, Cuneo regala ai visitatori un caleidoscopio di emozioni.

Ogni angolo racconta una storia, ogni scorcio custodisce un’anima antica pronta a svelarsi a chi sa osservare.

Piazza Galimberti

Cuore pulsante, Piazza Galimberti si apre come un enorme abbraccio proprio nel centro di Cuneo. Intitolata all’eroe della Resistenza Duccio Galimberti, la maestosa piazza, con i suoi 24.000 metri quadrati, si impone come una delle più grandi d’Italia. La sua origine affonda nell’epoca napoleonica, quando le vecchie mura difensive lasciarono il posto a uno spazio nuovo, concepito per diventare il palcoscenico della vita cittadina.

Gli edifici che la incorniciano, dallo stile neoclassico impreziosito da decori di ispirazione greco-romana, le donano un’eleganza senza tempo. Al centro, quasi a vegliare sulle giornate e sulle sere cuneesi, si erge la statua di Giuseppe Barbaroux, avvocato e giurista ricordato con orgoglio.

Il Duomo

In pieno centro si innalza anche il Duomo di Cuneo, sontuoso tributo alla devozione e all’arte. Dedicato a Santa Maria del Bosco, venne edificato nel XIX secolo sui resti di un’antica chiesa quattrocentesca, della quale resta ancora una magnifica fonte battesimale.

All’esterno, la facciata neoclassica introduce a un interno che incanta per la ricchezza dei dettagli: pregiati affreschi, stucchi finemente modellati e altari barocchi raccontano la storia di una fede viva.

La cupola, ristrutturata e affrescata da Toselli nel 1835, domina la navata con grazia, mentre non si può fare a meno di notare la pala d’altare seicentesca raffigurante la Vergine in trono. Il pulpito barocco e la cappella del Santissimo Sacramento completano un insieme che spicca per armonia e spiritualità.

Via Roma

La via principale di Cuneo

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Scorcio notturno di Via Roma

Lasciandosi alle spalle Piazza Galimberti, si imbocca Via Roma, l’anima elegante del centro storico di Cuneo. Pedonale, animata da botteghe storiche, boutique di charme e caffè accoglienti, invita a una passeggiata lenta, scandita dalla piacevole presenza dei portici medievali e degli affreschi che decorano le antiche facciate.

Il Giardino di Sculture della Fondazione Peano

Appena varcata la soglia della Fondazione Peano, ci si ritrova in un luogo dove arte e natura dialogano senza sosta. Voluta da Roberto Peano, antiquario e mecenate, la verde oasi nasce nel 1993 con l’intento di promuovere la scultura contemporanea come strumento di rigenerazione urbana.

Il giardino, ricavato dall’antico vivaio botanico di famiglia, regala un’esperienza sensoriale rara: oltre sessanta specie botaniche convivono in armonia con opere d’arte esposte in permanenza, frutto dell’annuale concorso Sculture da Vivere.

La Fondazione, inoltre, sorprende ogni anno con mostre temporanee e laboratori, oltre alla suggestiva rassegna dedicata ai taccuini di viaggio disegnati.

Complesso Monumentale di San Francesco e Museo Civico

Il Complesso Monumentale di San Francesco, costruito nel XIII secolo come convento francescano, nel corso dei secoli ha vissuto trasformazioni radicali, passando da centro di preghiera a caserma napoleonica, per poi rinascere come custode della memoria cittadina.

Il chiostro e il portico, ristrutturati nel XVII secolo, conservano intatto il fascino antico, mentre gli scavi archeologici più recenti hanno riportato alla luce preziosi reperti ora protetti da vetrate.

Nella sezione dedicata al Museo Civico si compie un viaggio di sicuro interesse, dalle tracce preistoriche allo splendore dell’arte sacra dei secoli XVI-XVIII, fino ai rari reperti longobardi, testimoni silenziosi di una storia millenaria.

Palazzo della Torre

Infine, merita una sosta il Palazzo della Torre, risalente ai primi decenni del 1200 e dominato dalla Torre Civica, alta ben 52 metri. Secondo una leggenda locale, la torre sarebbe stata costruita a spese dei monregalesi come pegno di pace dopo il trattato stipulato nel 1317, anche se la storia ufficiale non conferma.

Dalla sommità della cella campanaria,  si apre un magnifico panorama che abbraccia tetti, torri e il profilo delle montagne.

Tutto il fascino dei dintorni

Limone Piemonte in inverno

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Scorcio invernale di Limone Piemonte

Pochi minuti d’auto portano al Filatoio Rosso di Caraglio, un gioiello di archeologia industriale voluto alla fine del XVII secolo da Giò Gerolamo Galleani. Antica fabbrica della seta, la più antica d’Europa ancora esistente, testimonia un’epoca di fervente attività manifatturiera. Accanto alla fonte di Celleri, il complesso si sviluppa attorno a tre corti interne perfettamente conservate, oggi animate dal Museo del Setificio Piemontese e da prestigiose mostre temporanee.

Non molto distante, il Castello della Manta è ideale per uno straordinario tuffo nel passato. Maniero medievale immerso nel verde, custodisce al suo interno la Sala Baronale, decorata da affreschi quattrocenteschi che raccontano le gesta di cavalieri e dame con una vivacità sorprendente. Una passeggiata tra le sue stanze e il parco è un viaggio nell’arte gotica internazionale, dove il sogno e la storia diventano tutt’uno.

Ancora, ai piedi delle colline, il Santuario della Madonna degli Angeli invita alla contemplazione. Raggiungibile percorrendo un suggestivo viale settecentesco, l’antico convento francescano del XV secolo conserva affreschi sulla vita di San Francesco, altari preziosi dedicati alle grandi famiglie del luogo e una splendida opera lignea raffigurante la Madonna.

Per chi ama la montagna, Limone Piemonte si svela come una chicca a soli trenta chilometri di distanza. Famosa meta invernale grazie all’eccezionale innevamento, offre chilometri di piste da sci e un’atmosfera vivace, mentre in estate si trasforma diventa una località indimenticabile per escursioni e gite a cavallo. Storica stazione sciistica, cuore della Riserva Bianca, ha accolto gare di Coppa del Mondo e continua ad attrarre appassionati da tutto il Piemonte e non solo.

Infine, Vernante regala un tocco di magia. Piccolo borgo montano, nell’abbraccio della natura incontaminata, è diventato celebre per i murales che raccontano la storia di Pinocchio. Passeggiare per le stradine è come entrare in un libro illustrato a cielo aperto, in cui ogni scorcio strappa un sorriso e ogni muro narra una fiaba.

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I giardini labirinti dove perdersi in Italia, regione per regione

L’Italia vanta alcuni dei giardini labirinto più affascinanti d’Europa, veri capolavori di arte e paesaggio. Scopriamo le principali regioni con i più grandi e spettacolari labirinti, con dettagli su caratteristiche, biglietti, orari e come raggiungerli.

Labirinti in Piemonte

Parco del Castello di Masino

Immerso nelle colline del Canavese, il Parco del Castello di Masino ospita un suggestivo labirinto vegetale che si estende per circa 2.000 mq. Restaurato dal FAI, è uno dei più grandi labirinti storici d’Italia. Le prime testimonianze scritte su questo labirinto risalgono al 1753 e, grazie a un attento restauro, oggi è stato riportato al suo antico splendore settecentesco. La ricostruzione ha seguito fedelmente un disegno d’epoca ritrovato negli archivi, utilizzando oltre duemila piante di carpino tagliate con precisione.

Il labirinto, elemento ricorrente nella mitologia greca, richiama la leggenda di Minosse e del Minotauro, imprigionato nel dedalo costruito da Dedalo e Icaro. L’origine stessa della parola “labirinto” è legata all’isola di Creta, dove il palazzo del re Minosse aveva una planimetria intricata che potrebbe aver ispirato il mito.

Il Castello e Parco di Masino è aperto al pubblico dal mercoledì alla domenica, con orari che variano a seconda del periodo: da febbraio a novembre dalle 10 alle 18, mentre nei mesi di novembre e dicembre la chiusura è anticipata alle 17. L’ingresso prevede un biglietto di 15 euro per gli adulti e 8 euro per ragazzi dai 6 ai 18 anni e studenti fino ai 25 anni. I bambini fino a 5 anni, gli iscritti FAI e alcune categorie di visitatori hanno accesso gratuito. Per le famiglie composte da due adulti e almeno due bambini è disponibile un biglietto cumulativo a 38 euro, che include il percorso FairPlayFamily.

Il castello si trova a Caravino, facilmente raggiungibile in auto. Da Torino si impiegano circa 45 minuti prendendo l’autostrada A5 con uscita a Scarmagno o Albiano. Da Milano, il viaggio dura circa un’ora percorrendo l’A4 e poi la A5 con uscita a Albiano. È possibile arrivare anche da Biella e dal Lago di Viverone in circa mezz’ora, seguendo la SS228 e la SP56. Il castello dista solo pochi minuti dal casello autostradale più vicino, rendendolo una meta facilmente accessibile per una giornata immersa nella storia e nella natura.

Castello di Gabiano

Nel Monferrato, il Castello di Gabiano è circondato da un parco secolare con un affascinante labirinto di siepi. Il castello, di origini medievali, offre un’esperienza unica tra storia e natura, con viste spettacolari sulla campagna piemontese.

Il labirinto del Castello di Gabiano è un raro esempio documentato di labirinto all’interno di un giardino storico piemontese. Fu progettato negli anni Trenta del Novecento dall’architetto Lamberto Cusani, in un periodo in cui i giardini formali venivano integrati con elementi paesaggistici. Il labirinto, con la sua struttura intricata, racchiude molteplici significati simbolici legati alla mitologia, alla religione, alla filosofia e alla matematica.

Nel cuore del parco, il labirinto crea un affascinante contrasto tra l’ordine geometrico delle sue siepi e la naturalezza del paesaggio circostante. Questo richiama il concetto medievale della selva come luogo di smarrimento e conoscenza, contrapponendo la natura spontanea alla rigida manipolazione umana. Il restauro del castello e del suo labirinto, completato nel 1935 dalla Marchesa Matilde Durazzo Pallavicini, ha restituito al sito il suo splendore originale, permettendo ai visitatori di immergersi in un’atmosfera senza tempo.

Il castello è visitabile su prenotazione, con possibilità di visite guidate. Si trova in provincia di Alessandria, ed è raggiungibile in auto da Torino in circa un’ora, percorrendo l’autostrada A4 fino a Chivasso Est e proseguendo sulla SP107. Da Milano il viaggio dura circa un’ora e mezza, prendendo l’A7 fino ad Alessandria e poi la SP31 in direzione Casale Monferrato.

I labirinti del Veneto

Labirinto Borges a San Giorgio Maggiore, Venezia

Situato sull’isola di San Giorgio Maggiore, il Labirinto Borges è un omaggio allo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Progettato dall’architetto Randoll Coate, il labirinto si ispira al celebre racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, un’opera che esplora il concetto di tempo, scelte e realtà parallele. Il design del labirinto riproduce il nome dello scrittore e alcuni simboli ricorrenti nella sua opera, come l’infinito e l’idea di labirinto stesso, entrambi elementi centrali nei suoi scritti. Le 3250 piante di bosso che compongono il labirinto sono disposte in modo da riprodurre il nome di Borges, creando una vera e propria dedica verde al genio della letteratura novecentesca. Il percorso, lungo circa un chilometro, è pensato per indurre alla riflessione e alla contemplazione. All’interno del giardino, si trovano elementi amati dallo scrittore: clessidre, specchi, sabbia, una tigre, un bastone e un enorme punto interrogativo.

Il labirinto è organizzato e accessibile anche per le persone cieche, con un percorso sicuro e facilmente percorribile, e offre l’opportunità di vivere un’esperienza multisensoriale. La visita è resa ancora più suggestiva dalla colonna sonora originale, composta da Antonio Fresa e eseguita dall’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, che può essere ascoltata in audioguida.

Per raggiungere l’isola di San Giorgio Maggiore, è necessario prendere il vaporetto dalla fermata di Piazza San Marco. L’accesso al labirinto è disponibile solo tramite visite guidate, che devono essere prenotate in anticipo. Il costo della visita è di 10 euro per adulti, con tariffe ridotte per bambini e gruppi. Gli orari di apertura variano in base alla stagione, ma in genere il labirinto è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18, con l’ultima visita guidata alle 17:30.

Il labirinto Borges a Venezia

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Labirinto Borges dall’alto

Villa Barbarigo di Valsanzibio

Il labirinto di Villa Barbarigo a Valsanzibio, uno dei più antichi e affascinanti d’Italia, si estende su un’area di 12 ettari ed è composto da circa 6.000 arbusti di bosso. Realizzato tra il 1665 e il 1690, il labirinto non è solo una meraviglia botanica, ma anche un simbolo di rinascita e spiritualità. Concepito come un voto a Dio per la fine della terribile pestilenza del 1630, il giardino rappresenta un cammino di purificazione e salvezza. Ogni elemento del giardino, dalle fontane alle sculture, è pensato per simboleggiare la bellezza della vita, nonostante le sue difficoltà, che si riflettono nel tortuoso percorso del labirinto.

Il percorso inizia dal Padiglione di Diana, l’ingresso monumentale che, fino all’Ottocento, era raggiungibile in barca da Venezia, e si snoda tra i sentieri alberati, offrendo momenti di riflessione e stupore.

Il Giardino Monumentale di Valsanzibio è aperto tutto l’anno e può essere visitato autonomamente. L’ingresso comprende la visita al giardino simbolico, al giardino botanico, alle antiche scuderie e alla torretta centrale del labirinto, da cui è possibile ammirare il capolavoro arboreo dall’alto. I biglietti sono acquistabili in loco o online. Gli orari di apertura variano in base alla stagione: dalle 10 al tramonto, con una chiusura anticipata a dicembre (alle 16:30) e una chiusura posticipata a fine marzo fino ai primi di ottobre (alle 19).

Ai piedi dei Colli Euganei, il giardino è raggiungibile in auto da Padova, che dista circa 30 minuti, e da Venezia, a soli 45 minuti di distanza. Si trova anche a pochi minuti dal casello autostradale A13 (uscita Terme Euganee).

Villa Barbarigo_giardini autunno

Fonte: 123rf

Villa Barbarigo a Valsanzibio

Lombardia, il Parco della Preistoria  a Rivolta d’Adda

In un’area naturale di oltre 100 ettari, il Parco della Preistoria è un viaggio nel tempo tra riproduzioni di dinosauri e mammiferi preistorici. Il percorso include anche un labirinto di siepi di circa 1.000 mq, che appassiona grandi e piccoli.

Il parco si trova a breve distanza da Milano e Cremona ed è aperto da marzo a novembre. Il biglietto d’ingresso (17 euro per gli adulti, 13 euro per i bambini 3-12 anni e gratuito fino a 2 anni) include tutte le attrazioni del parco.

Villa Garzoni a Collodi, Toscana

Villa Garzoni si trova all’interno del Parco di Pinocchio a Collodi, in Toscana, e rappresenta uno dei più affascinanti esempi di giardino barocco della regione. Il Giardino Garzoni ospita un labirinto, un luogo simbolo di tradizione, che originariamente era arricchito da giochi d’acqua a sorpresa, fontane e getti d’acqua nascosti tra le sue siepi. La leggenda locale narra che percorrere il labirinto con la propria dolce metà garantirà un amore duraturo.

Una curiosità: pare che Carlo Lorenzini, l’autore di Pinocchio conosciuto come Collodi, abbia lavorato come giardiniere proprio a Villa Garzoni. Non è difficile immaginare che il labirinto e la sua atmosfera misteriosa possano averlo ispirato nel creare il mondo fantastico del suo celebre racconto.

Villa Garzoni è aperta tutto l’anno, con orari che vanno dalle 10 alle 18, con variazioni stagionali. Il biglietto d’ingresso include anche la visita alla Casa delle Farfalle, un’altra delle attrazioni del parco (il biglietto intero costa 26 euro, quello ridotto con percorso avventura è di 23 euro. L’ingresso è gratuito per i bambini sotto i 2 anni).

Per raggiungere il parco, è possibile arrivare in auto percorrendo l’autostrada A1 da Firenze Nord, per prendere l’A11 verso Pisa Nord, con uscita a Chiesina Uzzanese e proseguire per Pescia e Collodi. In alternativa c’è il treno (linea Firenze-Pescia) o gli autobus da Pescia o Lucca.

Collodi

Emilia-Romagna: il labirinto della Masone

Il Labirinto della Masone, a Fontanellato, a pochi chilometri da Parma, è il più grande labirinto di bambù del mondo, che si estende su ben 8 ettari. Ideato dall’editore e collezionista Franco Maria Ricci, il parco è stato inaugurato nel maggio 2015 e si presenta come un luogo unico che fonde natura, arte e cultura. Concepite come un vero e proprio laboratorio culturale, le strutture del parco, insieme alla cappella a forma di piramide, ospitano una collezione di opere d’arte che spaziano dal Rinascimento al Novecento e una serie di mostre temporanee ed eventi, offrendo una continua varietà di esperienze. Il labirinto di bambù è sicuramente l’elemento più affascinante e rappresenta un omaggio alla passione di Ricci per il simbolismo del labirinto, un tema che gli era caro anche grazie alla sua amicizia con lo scrittore Jorge Luis Borges, che ispirò l’idea di realizzare il più grande labirinto del mondo.

La visita al Labirinto della Masone non ha limiti di tempo, ma si consiglia di prevedere almeno un’ora e mezza per godere appieno dell’intera esperienza, che include il labirinto, le gallerie, le mostre temporanee. Il parco è aperto tutto l’anno, con un orario invernale che va dalle 9:30 alle 18 (ultimo ingresso alle 16:30) e un orario estivo dalle 10:30 alle 19 (ultimo ingresso alle 17:30). Il biglietto d’ingresso ordinario è di 20 euro, con tariffe ridotte per studenti, famiglie e gruppi.

Il Labirinto della Masone è facilmente raggiungibile in auto da Parma e dalle principali città limitrofe, con ampio parcheggio disponibile sia per le auto che per le biciclette.

Labirinto della Masone

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Labirinto della Masone

Il giardino inglese della Reggia di Caserta in Campania

Tra i più bei giardini d’Italia, il giardino inglese della Reggia di Caserta ospita un labirinto, all’interno del parco monumentale che si estende per oltre 120 ettari. Progettato alla fine del XVIII secolo per volere della regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, il giardino rappresenta un capolavoro del paesaggismo romantico e si integra perfettamente nel contesto del più grande palazzo reale d’Italia. Il labirinto, realizzato con muretti in pietra, è un percorso misterioso che invita i visitatori a esplorare il parco in un viaggio che unisce natura e storia. Accanto al labirinto, il parco offre ampi viali alberati, cascate, fontane e boschi, ideali per passeggiate all’aria aperta.

La visita alla Reggia di Caserta permette di scoprire un patrimonio UNESCO unico, facilmente raggiungibile da Napoli in circa 30 minuti di treno. Il biglietto per il Parco Reale e il Giardino Inglese ha un costo di 9 euro, con tariffe separate per l’ingresso agli interni del palazzo e ad altri giardini. È disponibile anche un biglietto combinato. La Reggia è aperta tutto l’anno con orari che variano a seconda delle stagioni, e l’ingresso è gratuito per i residenti di Caserta. Il parco è accessibile anche a persone con mobilità ridotta, che possono usufruire di percorsi dedicati.

reggia caserta

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I giardini della Reggia di Caserta

Sicilia:  Castello di Donnafugata a Ragusa

Il Castello di Donnafugata, nei pressi di Ragusa, è un luogo ricco di storia e fascino. Il suo labirinto unico, realizzato con muri a secco in pietra bianca, è un esempio straordinario di come l’arte del giardinaggio e dell’architettura possano unirsi per creare un’esperienza unica. La struttura del labirinto si distingue da altri più comuni, che spesso sono realizzati con siepi di bosso facili da modellare. Qui, invece, i muretti di pietra formano un percorso trapezoidale che sembra richiamare il celebre labirinto di Hampton Court, in Inghilterra, progettato nel 1690.

L’attuale labirinto di Donnafugata, seppur ispirato a quello inglese, ha subito modifiche nel corso dei secoli. Originariamente, i muretti erano rivestiti con siepi di rose, che non solo mascheravano il percorso, ma aggiungevano anche un tocco di bellezza. Tuttavia, con il tempo e l’incuria, queste siepi vennero abbandonate, e il restauro del castello, avvenuto dopo l’acquisizione del Comune di Ragusa, ha portato alla decisione di lasciare i sentieri liberi da vegetazione. Oggi, il labirinto si presenta come un elegante dedalo di pietra, dove la geometria e la storia si fondono in modo perfetto.

Il Castello di Donnafugata è visitabile tutto l’anno, con il biglietto d’ingresso che comprende la visita sia agli interni che al parco, che conserva ancora l’atmosfera di un tempo. Gli orari di apertura variano a seconda della stagione ma indicativamente apre alle 9 e chiude alle 16 in inverno e alle 19 in estate. Il biglietto intero per l’ingresso al Castello e al Parco costa 6 euro, mentre il biglietto ridotto è disponibile a 3 euro per bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni, studenti tra i 18 e i 26 anni e adulti over 65.

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Forte di Fenestrelle: la spettacolare Grande Muraglia d’Italia, tra storia e leggenda

Il Forte di Fenestrelle è la più imponente fortificazione alpina d’Europa, seconda nel mondo solo alla Muraglia Cinese: per questo viene chiamata anche la “Grande Muraglia piemontese” o la “Grande Muraglia Italiana“.

La fortezza si trova vicino a Torino, nella Val Chisone, la valle piemontese che corre tra Sestriere e Pinerolo, terra contesa tra francesi e Savoia nei secoli passati. Ed è proprio per motivi bellici che, lungo il fianco di questa valle angusta, i francesi di Re Sole cominciarono a costruire le prime fortezze che in seguito furono inglobate nell’imponente realizzazione della Grande Muraglia Piemontese.

In realtà, questa fortezza edificata a scopo difensivo non dovette mai sopportare violenti assedi nel corso della sua storia. Piuttosto, fin dalla sua costruzione, svolse un ruolo principalmente detentivo e servì a prigione di stato, prigione comune e prigione militare.

Forte di Fenestrelle: storia e costruzione

La fortezza venne commissionata da Vittorio Amedeo II nel 1727, a scopo essenzialmente difensivo: infatti si sviluppa lungo quello che un tempo era il confine tra Italia e Francia. La costruzione del Forte di Fenestrelle durò 122 anni, dal 1728 al 1850, ma il risultato fu imponente e unico nella storia dell’architettura difensiva.

Per chi si chiede dove si trova esattamente la grande muraglia del Piemonte, la riposta è semplice: la Fortezza è alle porte del paese di Fenestrelle, piccolo comune lungo la strada che da Torino, passando per Pinerolo, conduce a Sestriere. Qui, abbarbicata sulla montagna, si allunga l’antico e straordinario baluardo di difesa che oggi si vanta di essere la più grande struttura fortificata d’Europa. Anche se viene chiamato Forte di Fenestrelle, quello che attende i visitatori è ben di più un maniero. Il complesso fortificato che si sviluppa per oltre 3 chilometri su un dislivello di circa 635 metri andrebbe infatti chiamato Fortezza di Fenestrelle perché è composto da:

  • 3 forti ovvero il Forte San Carlo, il Tre Denti e il Delle Valli;
  • 7 ridotte;
  • Un tunnel dalle mura spesse due metri, dove corre la scala coperta più lunga d’Europa. Con i suoi 4mila gradini, la scala è stata realizzata per permettere di raggiungere tutti i punti della Fortezza delle Finestrelle senza mai bisogno di uscire;
  • Una scalinata di 500 gradini a cielo aperto, la cosiddetta Scala Reale perché era quella usata dal Re quando si recava in visita alla Grande Muraglia Piemontese.

Visite guidate alla Grande Muraglia Piemontese

Da quando venne realizzata fino alla fine del Seconda Guerra Mondiale, la Fortezza di Fenestrelle fu utilizzata come presidio militare con scopo di difesa dei confini, come Prigione di Stato e come Prigione Militare. Poi venne abbandonata a se stessa per i successivi cinquant’anni. Negli anni Novanta, grazie all’iniziativa e all’impegno di numerosi volontari, la Fortezza di Fenestrelle ha visto una seconda nascita. Con il recupero della struttura, oggi è possibile accedere alla fortezza, partecipare alle interessanti visite guidate e ammirare le numerose rappresentazioni teatrali e culturali che avvengono all’interno.

Si può visitare la Fortezza di Fenestrelle tutto l’anno, basta prenotare per assicurarsi il proprio posto durante le visite guidate che accompagnano i turisti alla scoperta di forti e di ridotte, tra passaggi segreti e antiche celle di detenzione, le stanze del Governatore e il palazzo degli Ufficiali.

Gli itinerari che si possono seguire sono tanti, e quindi anche la durata della vista del Forte di Fenestrelle è variabile. Il consiglio è quello di non trascurare niente e di approfittare della visita che dal mattino alla sera: vi permetterà di immergervi nel cuore segreto della Fortezza e di salire fino in cima alla Grande Muraglia Piemontese, a quota 1.800 metri.

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Fioriture in Italia: un viaggio tra colori e profumi, da Nord a Sud

L’Italia offre una straordinaria varietà di fioriture che, in diversi momenti dell’anno, trasformano il paesaggio in un dipinto a cielo aperto. Ogni regione regala spettacoli naturali unici, dai campi di tulipani del Piemonte alle distese di lavanda in Toscana, che appassionano non solo i green addicted.

Ecco una mappatura delle più belle fioriture in Italia, che non avvengono tutte nello stesso periodo: i mandorli sono tra i primi a sbocciare, già a febbraio, seguiti dai ciliegi e dai glicini in primavera. In estate, invece, dominano i colori della lavanda e dello zafferano, mentre la spettacolare fioritura delle lenticchie tinge i campi di Castelluccio tra giugno e luglio. Un calendario che purtroppa sta cambiando di anno in anno a causa dei cambiamenti climatici.  Vediamo dove e quando andare per un viaggio immersivo di colori e profumi.

La fioritura dei mandorli

La fioritura dei mandorli è uno spettacolo naturale. Ogni anno, tra febbraio e marzo, i mandorli si ricoprono di fiori bianchi e rosa, creando panorami mozzafiato, soprattutto nelle regioni meridionali e insulari d’Italia. Questo evento segna l’arrivo della primavera e attira numerosi visitatori, curiosi di vivere l’emozione di passeggiare tra i fiori profumati.

In Sicilia

La Sagra del Mandorlo in Fiore, che si svolge annualmente a Noto (provincia di Siracusa), è l’evento più noto dedicato alla fioritura dei mandorli. La sagra, che solitamente si tiene durante il mese di febbraio o marzo, celebra la tradizione siciliana con spettacoli folkloristici, musica, e processioni. Durante la sagra, è possibile partecipare a visite guidate, mercati di prodotti tipici, e assistere a danze e canti tradizionali. L’ingresso ad alcuni eventi può essere a pagamento.

A Castelvetrano, sempre in Sicilia, si tiene ogni anno la Fiera del Mandorlo, un evento che celebra la fioritura di questa pianta con mostre, degustazioni, e visite guidate ai campi di mandorli. L’evento si svolge solitamente a marzo. Durante la fiera, i visitatori possono acquistare prodotti tipici a base di mandorla e partecipare a eventi culturali legati alla tradizione agricola della zona.

Nel Belice, cuore della produzione di mandorle, non esiste un evento ufficiale, ma la bellezza dei mandorli in fiore è un’attrazione che attira ogni anno numerosi turisti. I campi di mandorli si estendono per chilometri e sono visibili da diverse strade panoramiche. La zona, soprattutto attorno ai comuni di Partanna e Salemi, è ideale per chi vuole immergersi nella natura, fare escursioni, e scoprire i paesaggi della campagna siciliana.

Mandorlo in fiore ad Agrigento

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Mandorlo in fiore ad Agrigento

Valle d’Itria, Puglia

A Locorotondo, uno dei borghi più belli della Puglia, la fioritura dei mandorli è un momento che viene celebrato con piccole feste locali. Durante il mese di marzo, i visitatori possono fare passeggiate tra i mandorli in fiore, visitare le masserie e scoprire i piatti tipici a base di mandorle. Tutta la zona del Valle d’Itria è famosa per la fioritura dei mandorli, che crea scenari suggestivi tra gli uliveti e le colline.

Castellammare di Stabia, Campania

La Festa del Mandorlo a Castellammare di Stabia è un evento che si tiene durante i primi giorni di marzo. Qui, i mandorli in fiore vengono celebrati con una serie di eventi musicali, culturali e gastronomici. La vista dei mandorli fioriti in questa zona, con il mare e il Vesuvio sullo sfondo, è particolarmente suggestiva. Durante la festa, i visitatori possono partecipare a passeggiate tra i mandorli e gustare i prodotti locali.

Fioritura dei Tulipani

I tulipani, originari della Turchia, sono tra i fiori più amati per la loro vasta gamma di colori e la forma elegante. Fioriscono tra marzo e aprile, e trasformano balconi, giardini e parchi in distese di rosso, giallo, rosa e viola. Questi fiori, simbolo di eleganza e rinascita, hanno trovato in Italia il clima ideale per sbocciare rigogliosi, nonostante la loro vita relativamente breve. Una curiosità:  il tulipano è il simbolo delle relazioni perfette ed equilibrate, e per questo considerato simbolo di vero amore. Secondo un’antica leggenda, infatti, il tulipano nasce dalle gocce di sangue di un uomo che si tolse la vita per amore di una donna.

Parco Giardino Sigurtà, Veneto

A Valeggio sul Mincio, il Parco Giardino Sigurtà ospita ogni anno “Tulipanomania”, la fioritura di tulipani più grande d’Italia e seconda in Europa dopo quella di Keukenhof nei Paesi Bassi. Da marzo ad aprile, oltre un milione di tulipani colorano i 60 ettari del parco, creando scenari suggestivi tra aiuole galleggianti e viali fioriti. Il parco è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19 e si consiglia di prenotare i biglietti in anticipo, specialmente nei fine settimana.

Villa Pisani Bolognesi Scalabrin, Veneto

La storica Villa Pisani Bolognesi Scalabrin a Vescovana, in provincia di Padova, ospita ogni primavera “Giardinity Primavera”, un evento dedicato alla fioritura dei tulipani. Tra marzo e aprile, oltre 200.000 tulipani di diverse varietà trasformano il giardino in una vera e propria opera d’arte. L’accesso è a pagamento e i biglietti possono essere acquistati online o in loco.

Castello di Pralormo, Piemonte

In Piemonte, il Castello di Pralormo accoglie ogni primavera “Messer Tulipano”, una manifestazione che celebra la fioritura di oltre 100.000 tulipani. Il parco storico del castello si colora di mille sfumature e offre ai visitatori percorsi botanici e visite guidate. L’evento si svolge generalmente tra aprile e maggio, con biglietti acquistabili online.

Tulipani

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Messer Tulipano, Castello di Pralormo, Torino

Fioritura dei Glicini

Il glicine è una pianta rampicante dal profumo intenso e dai fiori a grappolo, che variano dal lilla al bianco. La fioritura si può ammirare tra aprile e maggio, ed è molto spesso utlizzata per decorare pergolati, giardini e coprire mura di antichi borghi o divisori con la sua cascata di petali profumatissimi. Nel meraviglioso linguaggio dei fiori il glicine è considerato un talismano contro le avversità, da regalare alle persone amiche. Già, pare che questo fiore simboleggi l’amicizia, dall’usanza degli antichi imperatori giapponesi di portare in regalo un bonsai di glicine nelle terre in cui giungevano.

Giardino di Ninfa, Lazio

Considerato uno dei giardini più romantici al mondo, il Giardino di Ninfa, situato a Cisterna di Latina, offre una spettacolare fioritura di glicini tra aprile e maggio. I lunghi grappoli di fiori viola ricoprono pergolati e antiche rovine, creando uno scenario incantato. Il giardino è aperto solo in date specifiche, quindi è necessario prenotare in anticipo.

I glicini nei Grandi Giardini Italiani

Sono ancora tanti i luoghi per ammirare i glicini, da Nord a Sud. In Liguria, La Cervara a Portofino ospita un esemplare plurisecolare; mentre i Giardini di Villa della Pergola ad Alassio vantano 40 varietà certificate. Sul Lago di Como, Villa Carlotta ospita una spettacolare cascata viola che avvolge un antico pino nero; e a Varenna, tra Villa Monastero e Villa Cipressi, il glicine crea scenari da sogno durante la fioritura. Sul Lago Maggiore, l’Isola Madre ospita 25 varietà provenienti da tutto il mondo; in Trentino, il glicine giapponese forma un suggestivo pergolato nei Giardini di Castel Trauttmansdorff; mentre in Toscana, nei giardini di Villa Bardini il visitatore si immerge in un vero e proprio tunnel colorato, lungo 70 mt e largo 4,5 mt. A Venezia, nei Giardini Reali, si passeggia sotto un pergolato ottocentesco; e in Sicilia, a Casa Cuseni di Taormina, il glicine incornicia un luogo carico di storia e arte.

Giardino di Ninfa

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Giardino di Ninfa, tra glicine, gelsomino e bambù

Fioritura della Lavanda

La fioritura della lavanda è una delle più profumate e iconiche d’Italia. Le sue sfumature di viola tingono i campi tra giugno e luglio, che poco hanno da invidiare a quelli della Provenza. Oltre alla bellezza del fiore, la lavanda è molto apprezzata per le sue proprietà rilassanti, motivo per cui la pianta è utilizzata in cosmetica e profumeria. Se regalata, la lavanda è simbolo di purezza e devozione, virtù e serenità, capace di attirare energie positive verso se stessi e gli altri.

Sale San Giovanni, Piemonte

Questo piccolo borgo in provincia di Cuneo è noto per i suoi campi di lavanda, che fioriscono tra fine giugno e inizio luglio. Ogni anno si tiene la “Fiera della Lavanda”, con visite guidate, prodotti artigianali e workshop sul mondo della lavanda. L’accesso ai campi è gratuito, ma alcune attività potrebbero richiedere la prenotazione.

Il Lavandeto di Assisi

Il Lavandeto di Assisi è un’oasi di profumi e colori ai piedi della città, con tre ettari di campi fioriti, giardini e laghetti ornamentali. Qui si possono ammirare oltre 50 varietà di lavanda, dal viola al rosa, immerse in un paesaggio unico. Fondato nel 2005 da Lorena e Gino, il vivaio è diventato un punto di riferimento per gli amanti della natura e delle piante aromatiche. La fioritura, da giugno a metà luglio, regala uno spettacolo indimenticabile. Da non perdere la Festa della Lavanda, quattro weekend tra giugno e luglio.

Festa della Lavanda in provincia di Assisi

Fioritura delle Lenticchie

Ogni anno, tra giugno e luglio, l’altopiano di Castelluccio di Norcia si trasforma in un mosaico di colori per la fioritura delle lenticchie. Questo fenomeno naturale, che prende il nome dalle celebri lenticchie di Castelluccio, attira appassionati di botanica, fotografi e turisti, desiderosi di ammirare e immortalare la bellezza del paesaggio. Distese di papaveri, fiordalisi e margherite si mescolano al verde delle piantine di lenticchia, creando un panorama unico nel suo genere.

L’accesso ai campi è libero, ma è fondamentale rispettare le coltivazioni e osservare la fioritura dai sentieri circostanti senza calpestare le piante. Ogni anno, migliaia di persone affollano il piccolo borgo di Castelluccio per partecipare a questo spettacolo straordinario, rendendo il periodo della fioritura uno dei momenti più attesi della stagione.

castelluccio di norcia

Fonte: 123rf

Le Piane di Castelluccio di Norcia

Fioritura dello Zafferano

Lo zafferano è una delle spezie più pregiate al mondo, coltivata anche in piccole aree del nostro paese. Sboccia tra ottobre e novembre, trasformando i campi in un tripudio di colori purpurei. Lo zafferano non è solo un ingrediente fondamentale nella cucina italiana, ma è anche una pianta che regala uno spettacolo visivo unico. I suoi fiori, di un delicato viola intenso, sono simbolo di tradizione e passione agricola in molte regioni italiane, soprattutto in Abruzzo, Sardegna e Umbria, destinazioni apprezzatissime durante la fioritura.

Lo zafferano a L’Aquila e nelle Terre dell’Aquila

La zona intorno a L’Aquila, in Abruzzo, è uno dei luoghi più celebri per la coltivazione dello zafferano, e ogni anno, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, i campi si tingono di viola. L’altopiano di Navelli è famoso per la produzione dello zafferano, e in autunno molte aziende agricole organizzano visite guidate e degustazioni per far conoscere il processo di produzione di questa preziosa spezia, o vedere la raccolta manuale dei fiori, un processo che avviene all’alba, quando i fiori sono ancora chiusi.

La Fioritura dello Zafferano in Sardegna

La Sardegna è indubbiamente in Italia la regione maggior produttrice di zafferano il cui nucleo storico e produttivo è concentrato nei comuni di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca nel Medio Campidano con altre piccole isole produttive al nord della Sardegna. Una valorizzazione di questa realtà produttiva è giunta con il recente riconoscimento comunitario della DOP (Denominazione di Origine Protetta) a tutto il prodotto dell’isola.

Lo Zafferano in Umbria

Anche in Umbria, nella zona di Città della Pieve, si coltiva lo zafferano, e durante la fioritura autunnale, i campi di questa spezia si tinto di un viola intenso. La fioritura è un evento che attira visitatori da tutto il mondo, che possono assistere alla raccolta dei fiori e scoprire i segreti di un prodotto che ha una lunga storia nella regione.

le località della fioritura di zafferano

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Le destinazioni dello zafferano: le fioriture
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Piemonte, terra di bellezza: viaggio tra i luoghi più suggestivi

Se Torino è una città ricca di bellezze, dove storia e cultura si intrecciano in un luogo dalle mille meraviglie, tutto il Piemonte è uno scrigno di piccole perle altrettanto affascinanti e suggestive. Panorami incantevoli, come quelli delle Langhe o del lago Maggiore, racchiudono borghi deliziosi dove il tempo sembra davvero essersi fermato. E tra le montagne, con una splendida vista sulle Alpi, ecco stagliarsi fortificazioni dall’aspetto misterioso.

Quali sono i posti imperdibili del Piemonte? Partiamo insieme alla scoperta di indiscusse meraviglie.

Il Ricetto di Candelo, gioiello medievale

Nel comune di Candelo, in provincia di Biella, sorge il grazioso Ricetto di Candelo, una delle testimonianze storiche più affascinanti della regione. Il borgo, con le mura in ciottoli disposte a lisca di pesce, promette infatti un’emozionante viaggio nel passato.

Nato tra il XIII e il XIV secolo per volere della popolazione locale, il Ricetto di Candelo aveva in origine la funzione di deposito per i prodotti agricoli. Tuttavia, nei momenti di pericolo e durante i conflitti, diveniva un rifugio sicuro per gli abitanti, protetto dalle robuste mura fortificate. Oggi, riconosciuto tra i Borghi Più Belli d’Italia e noto come la “Pompei medievale del biellese”, continua a raccontare la sua storia tra le stradine lastricate e all’ombra delle antiche costruzioni.

Oltrepassata la porta torrione, sovrastata da un grande arco, ci si ritrova nella piazzetta del ricetto, laddove si erge il Palazzo del Principe, realizzato da Sebastiano Ferrero nel 1496, che rappresenta l’evoluzione di un insieme di cantine preesistenti trasformate in una sorta di torre. Le strade del borgo, chiamate con il francesismo “rue”, si distinguono per la particolare pavimentazione in ciottoli inclinati, studiata per favorire il deflusso delle acque.

Ogni edificio del Ricetto sa sorprendere: al piano terra, un tempo adibito a stalla o cantina, si accede direttamente dalla strada, mentre il piano superiore, il solarium, era destinato all’essiccazione delle granaglie e si raggiungeva tramite una balconata in legno. Passeggiando tra queste antiche strutture, si può visitare anche l’Ecomuseo della Vitivinicoltura, per conoscere da vicino la tradizione contadina e la cultura enologica del territorio.

Poco distante, merita una sosta la Chiesa di Santa Maria, dalla facciata romanica, che custodisce al suo interno affreschi di grande valore artistico e pregiati capitelli, testimoni della maestria artigianale dell’epoca.

La Morra, belvedere delle Langhe

Nel cuore delle Langhe, a pochi chilometri da Alba, vale la pena visitare l’incantevole borgo de La Morra, fiore all’occhiello della zona di produzione del celebre Barolo, che si distingue per la posizione privilegiata sulla sommità di una collina, da cui si gode di un panorama senza eguali sulle vigne a perdita d’occhio.

Il centro storico si sviluppa attorno alla piazza principale, su cui si affacciano edifici di grande interesse architettonico. La Chiesa barocca di San Martino e la Confraternita di San Rocco raccontano la storia di un paese profondamente legato alla sua identità culturale. Poco distante, un piccolo giardino triangolare cresce sull’antico cimitero, mentre il Municipio e l’ex casa del corpo di guardia completano il quadro a dir poco idilliaco.

Una delle tappe imperdibili è poi la Cantina Comunale, dove è possibile degustare e acquistare i vini della zona. Salendo verso Piazza Castello, lo sguardo viene rapito da uno dei belvedere più spettacolari delle Langhe, tra colline ricoperte di vigneti e scorci da cartolina.

Infine, nella frazione dell’Annunziata, si trova l’ex abbazia benedettina di San Martino di Mercenasco, attuale sede del Museo Ratti dei Vini. Da qui partono i celebri sentieri del vino e la “Mangialonga”, un evento enogastronomico che consente di gustare i sapori del territorio con uno splendido percorso tra le vigne.

La Sacra di San Michele, panorama incredibile

Sacra di San Michele, Torino

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Vista panoramica della Sacra di San Michele

Maestosa, imponente, avvolta da un’aura mistica: la Sacra di San Michele domina la Val di Susa dall’alto del Monte Pirchiriano, a 962 metri di altitudine. L’antico complesso monastico, simbolo del Piemonte, ha ispirato Umberto Eco nella stesura del noto romanzo “Il nome della rosa”.

Costruita tra il 983 e il 987, l’abbazia si erge in una posizione strategica che regala una vista difficile da descrivere a parole sulla valle e su Torino. La meravigliosa architettura, con elementi romanici e gotici, è testimone di secoli di storia e spiritualità. Oltre alla chiesa principale, risalente al XII secolo, la Sacra ospita le tombe di alcuni membri della famiglia reale di Casa Savoia.

Dedicata all’Arcangelo Michele, difensore del popolo cristiano, la Sacra rappresenta una delle tappe principali di un lungo percorso di pellegrinaggio che collega Mont-Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. La sua sagoma svettante, incorniciata dai boschi della Val di Susa, è un baluardo che attira ogni anno migliaia di visitatori.

Il fascino della Sacra di San Michele si percepisce fin dal primo sguardo, ma è avvicinandosi che la sua energia diventa tangibile. I sentieri che si snodano tra i boschi, calpestati dai pellegrini per secoli, conducono a un luogo di rara bellezza, dove arte, storia e fede si fondono in un’esperienza che non si può dimenticare.

Gli Orridi di Uriezzo, al cospetto del canyon

La Valle Antigorio, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, cela uno spettacolo naturale di straordinaria bellezza: sono gli Orridi di Uriezzo, un canyon modellato nei millenni dalla forza dell’acqua. Gole spettacolari, scavate dallo scioglimento dell’antico Ghiacciaio del Toce, regalano ai visitatori un viaggio tra rocce levigate e giochi di luce che lasciano senza fiato.

Al termine dell’ultima glaciazione, circa dodicimila anni fa, il ghiacciaio iniziò a ritirarsi, dando origine a torrenti impetuosi che scavarono profondi cunicoli e meravigliose cavità. Oggi, gli Orridi di Uriezzo si suddividono in diverse zone, ognuna con caratteristiche uniche. L’Orrido Sud, noto come Tomba d’Uriezzo, è il più impressionante, con una lunghezza di circa 200 metri e pareti che si innalzano fino a 30 metri. L’Orrido Nord-Est, più piccolo ma altrettanto suggestivo, si estende per 100 metri, mentre l’Orrido Ovest si sviluppa in due tratti distinti. Infine, l’Orrido Vallaccia, sotto la Chiesa di Baceno, risulta di difficile accesso ma conserva un’impronta selvaggia e incontaminata.

Esplorare gli Orridi di Uriezzo significa ritrovarsi in un paesaggio primordiale, dove la natura ha scolpito forme incredibili e ogni angolo mostra la potenza degli elementi.

Il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero, il paradiso tra le vette

Perla della Val d’Ossola, il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero incanta chiunque vi arrivi grazie allo straordinario paesaggio alpino. Istituito nel 1995, il parco abbraccia due magnifiche conche alpine e si estende sui comuni di Baceno, Crodo, Trasquera e Varzo, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola.

L’Alpe Veglia, raggiungibile da Varzo attraverso la Val Cairasca, è una meta ideale per gli amanti del trekking. Qui, le ampie distese di pascoli si fondono con boschi di larici e laghi cristallini come il Lago d’Avino, il Lago del Bianco e l’ammaliante Lago delle Streghe, che danno vita a un ambiente fiabesco perfetto per escursioni a pieno contatto con la natura.

L’Alpe Devero, accessibile da Baceno attraverso la Valle di Devero, è invece il regno degli sport invernali. Con i suoi impianti sciistici, offre piste battute e percorsi fuoripista per sciatori e snowboarder in cerca di avventura. Per gli escursionisti esperti, il percorso che conduce fino a Binn, in Svizzera, passando dal Bivacco Combi Lanza a oltre 2000 metri di altitudine, rappresenta una sfida tutta da vivere.

La Palazzina di Caccia di Stupinigi, il fascino regale del Barocco

Splendida Palazzina di Caccia di Stupinigi, Torino

Fonte: Ph @ELENAPHOTOS – iStock

Splendida Palazzina di Caccia di Stupinigi

A pochi chilometri da Torino, nel comune di Nichelino, da segnare in lista è la sontuosa Palazzina di Caccia di Stupinigi, una delle più coinvolgenti espressioni dell’architettura barocca in Europa. Commissionata da Vittorio Amedeo II e progettata dal celebre architetto Filippo Juvarra, la storica residenza rappresenta un vero e proprio viaggio nella magnificenza della dinastia sabauda.

Con i sontuosi saloni affrescati, i giardini eleganti e l’inconfondibile statua del cervo che sovrasta la sommità della cupola, la Palazzina è una tappa imprescindibile per chi desidera immergersi nell’atmosfera fastosa della corte reale piemontese.

Ceresole Reale, oasi del Parco del Gran Paradiso

Parte del Parco Nazionale del Gran Paradiso, Ceresole Reale è un autentico gioiello montano, incastonato tra le cime alpine della provincia di Torino. Borgo pittoresco, deve il nome al re Vittorio Emanuele II che frequentava la zona per le battute di caccia, e si presenta come un’esperienza unica tra natura, sport e storia.

Il Lago di Ceresole, dalle acque turchesi, è il luogo ideale per rilassarsi con passeggiate rigeneranti o gite in bicicletta. Durante l’inverno, invece, il paesaggio si trasforma in una scenografica pista che fa la gioia degli appassionati di sci di fondo.

Ma non è ancora tutto. I dintorni, a loro volta, disegnano panorami che scaldano il cuore, come il Lago di Serrù, un gioiello alpino abbracciato dalle vette, e il Colle del Nivolet, a oltre 2.600 metri di altitudine, da cui si aprono magici scenari plasmati da praterie d’alta quota, laghi glaciali e dalla presenza della fauna selvatica, tra cui stambecchi e aquile reali.

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Tutti a bordo del treno storico a vapore sulla Novara-Varallo

In Italia ci sono dei binari senza tempo che ci permettono di scoprire le bellezze dei territori a un ritmo lento, seduti comodamente dentro vagoni dal fascino retrò. Uno di questi è il treno storico Novara-Varallo, un viaggio nel passato che attraversa l’incantevole campagna piemontese e le suggestive valli arrivando fino a Varallo, una delle perle nascoste del Piemonte. Il tutto a bordo di un treno centoporte trainato da locomotiva a vapore, che percorre tranquillo l’antica linea inaugurata nel lontano 1886.

Dopo il successo degli anni passati, ad aprile ripartiranno i viaggi a bordo di questo treno storico con la prima data in programma per domenica 13 aprile. Il viaggio, organizzato da Fondazione Fs Italiane, Città di Varallo e Regione Piemonte, è parte del progetto “Binari Senza Tempo” e comprende non solo la tratta da Novara a Varallo, ma anche attività, visite guidate ed esperienze pensate per far scoprire la zona ai visitatori in un modo unico.

La storia del treno storico Novara-Varallo

La linea ferroviaria Novara-Varallo fu inaugurata nel 1886, collegando la città di Novara con Varallo, considerato un importante centro culturale e turistico situato nella Valsesia. La ferrovia ricoprì un ruolo cruciale nello sviluppo economico e sociale della regione perché, facilitando il trasporto di persone e merci, contribuì anche allo sviluppo turistico della zona.

Con l’avvento delle automobili e della modernizzazione dei trasporti, però, molte linee ferroviarie minori furono abbandonate o ridimensionate. Dopo anni di viaggi ad alta velocità, la passione dei turisti cambia direzione e sempre più persone desiderano sperimentare il fascino delle locomotive storiche a vapore, lasciandosi cullare dal rollio delle carrozze d’epoca e dal piacere di scoprire itinerari poco battuti a un ritmo diverso.

Ed è proprio dalla volontà di offrire quest’esperienza speciale che, dieci anni fa, è ritornata a funzionare, in date specifiche, la linea storica che collega Novara e Varallo.

Il percorso del treno storico e le date

Il 13 aprile si sentirà il fischio del treno storico lungo la Ferrovia della Valsesia che da Novara, capoluogo dell’omonima provincia piemontese, porterà i viaggiatori nelle stazioni di Fara, Romagnano Sesia e di Borgosesia, terminando la corsa a Varallo, dominata dall’imponente complesso architettonico del Sacro Monte, Patrimonio UNESCO.

La tratta, lunga 54 chilometri, permette di attraversare paesaggi diversi, da quello pianeggiante al collinare, fino a quello montano con il suo ingresso in Valsesia, racchiusa tra le vette delle Alpi Pennine e conosciuta anche come la “Valle più verde d’Italia”, dominata dal massiccio del Monte Rosa.

Dopo quella del 13 aprile, le altre date in programmazione sono domenica 5 maggio, domenica 8 giugno, domenica 28 settembre, domenica 12 ottobre e domenica 14 dicembre, ossia quella tradizionalmente dedicata alle festività e ai mercatini natalizi.

Attività e visite guidate incluse nel biglietto

Il programma e i prezzi dei biglietti verranno aggiornati presto sul sito ufficiale del Museo Ferroviario Valsesiano, ma intanto possiamo raccontarvi cosa succederà una volta saliti a bordo. Il treno storico, infatti, non è solo un mezzo di trasporto che collega due destinazioni, ma un fulcro di esperienze culturali e gastronomiche.

Acquistando il biglietto avrete accesso alle visite con guide abilitate, come quella della città di Varallo con due percorsi, uno a Sacro Monte e alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie e l’altro tra le antiche contrade con le botteghe di prodotti tipici e Palazzo dei Musei.

In più, potrete salire gratuitamente con la funivia al Sacro Monte, accedere alla Casa Museo Scaglia e al Palazzo dei Musei. Potrete usufruire anche dei biglietti ridotti per entrare alla Pinacoteca e al Museo dell’Orologio.

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Carnevale di Santhià: alla scoperta della festa più antica del Piemonte

Situata tra Torino e Milano e tra le tappe storiche della Via Francigena, la città di Santhià è famosa per molte cose, una su tutte il suo Carnevale, considerato tra i più antichi d’Italia e il più antico del Piemonte. Con i suoi quasi 1000 anni di storia, ogni edizione porta in scena creatività e divertimento attraverso l’organizzazione di tutta una serie di eventi.

Il Carnevale di Santhià ha delle particolarità che lo differenziano da altre feste italiane. Oltre alla sfilata con i carri e le maschere, è l’unico a organizzare anche la Colossale Fagiuolata, lo spettacolo simbolo della tradizione carnevalesca santhiatese che vede protagoniste pentole su pentole di fagioli cucinati all’alba e distribuiti in oltre 20.000 razioni.

Qui vi raccontiamo la storia di questo Carnevale e l’attesissimo programma della nuova edizione 2025.

Storia del Carnevale a Santhià

Quello di Santhià è uno dei Carnevali storici d’Italia perché vanta quasi 1000 anni di storia. Questo è attestato da alcune note custodite presso l’archivio comunale della città che ne testimoniano l’esistenza già dai primi anni del Trecento: qui si parla di una “Abadia”, ovvero un’associazione giovanile laica che si occupava di organizzare da tempo balli e festeggiamenti in occasione del Carnevale.

Un documento del 1893, inoltre, contiene un preciso e univoco riferimento a usi e consuetudini connesse con i festeggiamenti del Carnevale. Il testo ricorda l’ottavo centenario dell’Antica Società Fagiuolesca, che risalirebbe dunque al 1093. Oggi, il Carnevale di Santhià continua a portare avanti questa tradizione coinvolgendo tutta la cittadina e conquistando i visitatori che, ogni anno, si divertono grazie alle tante iniziative organizzate che attirano una ventina di compagnie carnevalesche con oltre duemila figuranti in maschera e alcuni gruppi musicali.

Carnevale Santhia carri

Fonte: Ufficio Stampa

Un carro preparato in occasione del Carnevale di Santhià

Date del Carnevale a Santhià

Seppur cominciato il 6 gennaio, il primo appuntamento ufficiale con il Carnevale di Santhià è previsto per il 27 febbraio, la sera del Giovedì Grasso, quando verrà organizzato un percorso enogastronomico ricco di stand che offriranno cibi e bevande. Gli eventi con i carri, le maschere e le fagiolate sono invece previste nelle date del 2, 3 e 4 marzo 2025.

Eventi 2025 del Carnevale di Santhià

Il Carnevale storico di Santhià riprende sia le tradizioni secolari documentate dall’XI secolo che eventi originali pensati per rendere moderna la manifestazione e proiettarla nel futuro. Quest’anno sono tante le iniziative in programma, dalle sfilate mascherate alle fagiolate.

Giovedì Grasso o Giobia Gras

Il Carnevale di Santhià comincia il 27 febbraio, il giorno di Giovedì Grasso chiamato in piemontese il Giobia Gras. Con in sottofondo la musica dei Pifferi e Tamburi del Carnevale Storico e delle due bande cittadine, lungo Corso Nuova Italia in pieno centro storico ci sarà un percorso enogastronomico con ventisei stand che offriranno cibi e bevande per tutti. Al termine della serata ci sarà un evento musicale al PalaCarvè.

Cerimoniale Carnevalesco e Consegna delle chiavi della Città

Sabato 1 marzo, invece, ci sarà il Cerimoniale Carnevalesco e la Consegna delle chiavi della Città: durante l’evento, le maschere tradizionali popolari Majutin dal Pampardù e Stevulin ʼd la Plissera riceveranno le chiavi della città dal sindaco ed effettueranno il “Proclama al Popolo”. A seguire ci sarà il tradizionale Ricevimento Popolare: le maschere, dopo un giro lungo le vie cittadine, accompagnati dai musicisti, raggiungeranno il Veglione in Maschera organizzato al PalaCarvè. Qui salirà sul palco Saverino Sateriale, il muratore toscano di Casciavola che, nella finalissima de ‘La Corrida con Amadeus’, si è aggiudicato il primo premio.

Santa Messa speciale delle maschere

Quella di domenica 2 marzo sarà un giornata ricca di eventi per il Carnevale più antico del Piemonte. La mattina ci sarà la Santa Messa delle maschere e l’arrivo dell’antica statua del Gianduja, issato sul suo trono al centro della Piazza Maggiore, dove resterà fino alla fine dei festeggiamenti.

Il pomeriggio, dalle 14:30, comincerà la prima sfilata con ospite d’onore Miss Italia 2025. Qui, i visitatori potranno ammirare la creatività, l’arte e l’originalità delle maschere, dei carri allegorici, delle bande e dei gruppi storici, che sfileranno insieme allo Stato Maggiore, in divisa napoleonica. Infine, alle 22:30, si terrà un grande spettacolo pirotecnico, seguito dall’appuntamento danzante al PalaCarvè.

La Colossale Fagiuolata

Uno degli eventi più attesi si terrà lunedì 3 marzo, quando ci sarà la Colossale Fagiuolata. Dall’alba, vengono accesi i fuochi di 150 grandi caldaie di rame dentro le quali verranno cucinati oltre 20 quintali di fagioli seguendo una ricetta tradizionale depositata con atto notarile per preservarne la storicità.

Dopo la benedizione del parroco, al segnale di un doppio sparo di fucile, inizia la distribuzione alla popolazione del pane, del salame e dei fagioli. Questa Fagiuolata è la più grande d’Italia durante la quale vengono distribuite 20.000 razioni di fagioli, che spariscono totalmente in meno di mezz’ora!

Nel pomeriggio, per i più piccoli viene organizzato il Gran Ballo dei Bambini presso il PalaCarve’, una festa mascherata a base di musica e giochi. La sera, infine, a partire dalle 20:45, ci sarà la suggestiva seconda sfilata notturna con i carri e le maschere.

I Giochi di Gianduja e il Terzo Corso Mascherato

Il 4 marzo si terranno gli antichissimi “Giochi di Gianduja” nelle vie del centro, che rimandano alle tradizioni popolari medievali: la corsa nei sacchi, la rottura delle pignatte piene di farina o coriandoli, il tiro alla fune, il recupero della mela nella tinozza e tanti altri. Alle 14:30 ci sarà il Terzo Corso Mascherato e, alla fine della sfilata, verranno proclamati i vincitori delle varie categorie.

La sera, il Carnevale di Santhià si chiuderà ufficialmente con il gran finale che prevede il “Rogo del Babàciu”, un pupazzo che viene appeso su una pira e pubblicamente bruciato in piazza Maggiore. Il suono delle campane a lutto e le note di una marcia funebre segneranno la fine della festa.

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Dimore Amiche: un nuovo turismo d’élite tra storia e cultura

Il 2025 si apre per il Piemonte con rinnovata energia e voglia di crescere dal punto di vista del turismo all’insegna della qualità e della gestione dei flussi turistici.

Grazie a un’iniziativa unica nel suo genere, nata dalla collaborazione tra l’Associazione Dimore Storiche Italiane (A.D.S.I.) del Piemonte e i professionisti del turismo organizzato di Fiavet Piemonte, la regione punta a distinguersi nel panorama turistico nazionale e mondiale.

L’obiettivo è quello di rispondere ai fenomeni di overtourism che affliggono altre regioni italiane e proporre un turismo più colto ed esclusivo, capace di far rivivere ai visitatori atmosfere da fiaba in luoghi carichi di storia e fascino.

Il progetto “Dimore Amiche” e il debutto alla BIT

Il fulcro dell’innovazione turistica è il progetto “Dimore Amiche“, presentato ufficialmente il 10 febbraio alla Borsa Italiana del Turismo (BIT) di Milano. Pensato per valorizzare il patrimonio storico e culturale piemontese, verrà anche promosso all’ITB di Berlino, uno degli eventi più importanti del settore turistico mondiale, in programma dal 4 al 6 marzo.

Grazie al protocollo d’intesa tra Fiavet Piemonte e A.D.S.I., circa cinquanta dimore storiche apriranno le loro porte al pubblico. Alcune di queste, finora non accessibili, saranno il cuore di itinerari esclusivi che porteranno alla scoperta di borghi e angoli poco noti del Piemonte.

I proprietari delle residenze, custodi di autentici gioielli architettonici e testimoni diretti di secoli di storia, condivideranno racconti e aneddoti inediti, in modo da arricchire ancora di più l’esperienza.

Un’offerta turistica esclusiva tra storia e bellezza

Le dimore storiche coinvolte nel progetto diventeranno veri e propri luoghi di narrazione, complementari ai circuiti di visita dei beni statali. La collaborazione tra Fiavet Piemonte e A.D.S.I. ha già portato alla definizione di itinerari di gruppo disponibili per il pubblico, tra cui spicca un Grand Tour di otto giorni tra varie province piemontesi, pensato per il mercato internazionale.

I percorsi possono essere personalizzati su richiesta, con soggiorni di due o più giornate, e offrono una valida alternativa ai tradizionali itinerari turistici e si pongono come proseguimento di una visita a Torino. I dettagli dei programmi, le date e le modalità di prenotazione sono disponibili sui siti ufficiali di Fiavet Piemonte e dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, nonché tramite le agenzie e i tour operator che hanno aderito all’iniziativa.

Il ruolo strategico degli agenti di viaggio

La presidente di Fiavet Piemonte, Gabriella Aires, ha sottolineato l’importanza del progetto per il settore turistico incoming: “Questo accordo valorizza il ruolo degli agenti di viaggio nell’incoming. Siamo i primi in Italia a siglare un protocollo con l’Associazione Dimore Storiche Italiane in Piemonte e abbiamo già ricevuto richieste da colleghi in altre regioni per estendere il progetto a livello nazionale“.

Un entusiasmo condiviso anche dal presidente di A.D.S.I. Piemonte e Valle d’Aosta, Sandor Gosztonyi, che ha evidenziato le nuove opportunità offerte da Dimore Amiche per la valorizzazione delle dimore storiche private.

Il sostegno delle istituzioni e l’impatto economico

L’iniziativa ha ricevuto il plauso delle istituzioni, tra cui Marina Chiarelli, Assessore Regionale al Turismo, e Beppe Carlevaris, Presidente di Visit Piemonte. Quest’ultimo ha evidenziato il valore strategico dell’iniziativa, definendola “un fiore all’occhiello del turismo piemontese” e sottolineando l’importanza di promuoverla sui mercati esteri.

L’obiettivo è creare una rete solida che possa garantire un impatto economico significativo e rafforzare il posizionamento del Piemonte come destinazione di turismo culturale e di alta qualità.

Un turismo d’élite tra storia e grande schermo

Laura Audi, Vicepresidente di Fiavet Piemonte e titolare di Somewhere Tour Operator, ha evidenziato come il progetto risponda a una crescente domanda internazionale per esperienze autentiche e lontane dalle rotte più affollate. “Stiamo creando ciò che il turismo straniero chiede da tempo: la ‘True Italian Experience‘, con visite guidate esclusive all’interno di dimore private normalmente chiuse al pubblico“.

Un fenomeno che si inserisce nel successo crescente del turismo legato al cinema e alle serie televisive. Produzioni come “The Crown”, “Lidia Poët”, “Giacomo Leopardi” e “Il Conte di Montecristo” hanno già valorizzato alcune delle location, contribuendo a stimolare l’interesse del pubblico straniero. Con il progetto “Dimore Amiche”, il Piemonte si propone di trasformare la tendenza in un‘opportunità concreta per il turismo culturale e sostenibile.