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Il Castello di Gabiano, meraviglia del Monferrato, apre per la prima volta al pubblico

Il Castello di Gabiano è un fiabesco edificio che sorge in maniera dominante sulla valle del Po, nella città di Gabiano, in provincia di Alessandria. Da circa quattro secoli è di proprietà della famiglia Durazzo, che conserva con amore e passione una delle dimore più antiche e meglio conservate della zona attraverso il vino, l’arte e l’ospitalità. Quest’anno, tuttavia, il legame tra il Castello di Gabiano e la famiglia Durazzo compie ben 400 anni, e per questo i discendenti hanno deciso di aprire le porte al pubblico, per la prima volta, grazie a un percorso storico guidato disponibile solo su prenotazione.

Quando e come visitare il Castello di Gabiano

Le visite guidate del Castello di Gabiano sono disponibili sabato 27 luglio alle ore 11:00, 12:00 e poi alle 15:00 e 16:00. Durante i mesi di settembre e ottobre, invece, il maniero aprirà le sue porte sempre ogni sabato, ma solo alle ore 11:00 e alle ore 12:00.

Non si sarà soli a scoprire le meraviglie di questo antico maniero, perché le visite si svolgeranno in due gruppi di 20-25 visitatori. Della durata di un’ora, il costo del biglietto di ingresso è di 30 euro a persona (gratuito per i bambini/ragazzi da 0 a 15 anni) e, come vi abbiamo anticipato, è disponibile solo su prenotazione da effettuare tramite il sito ufficiale, 400annicastellodigabiano.it.

A potervi entrare sono anche i cani, in particolare nei giardini delle sedi museali purché tenuti al guinzaglio. Mentre a poter accedere alle sale sono solo gli amici a quattro zampe di piccola taglia, ma sempre tenuti in braccio o nel trasportino.

Perché vale la pena visitare il Castello di Gabiano

L’affascinante Castello di Gabiano è tra i più antichi e i più vasti del Monferrato, tanto da essere persino citato dalle fonti già nell’VIII secolo. La sua è una storia di ben 1000 anni, nel corso dei quali ha spesso subito dei lavori di riqualificazione che lo hanno reso il gioiello che è oggi.

Un restauro ottocentesco, per esempio, cancellò il suo aspetto originario di fortificazione turrita. Dal 1908, invece, iniziò a prendersene cura il Marchese Giacomo Durazzo Pallavicini, e successivamente la marchesa Matilde Durazzo Pallavicini, i quali lo resero un vero e proprio esempio di reinterpretazione medievale in chiave eclettica, anche adesso ammirabile sia negli arredi interni in stile, sia nel parco circostante.

Al giorno d’oggi l’opera prosegue grazie al lavoro dei nipoti, che hanno condotto un’attenta ristrutturazione dell’ambiente, coniugando le attuali conoscenze dell’enologia con il rispetto della tradizione.

In sostanza, le mura, le decorazioni e gli interni sembrano raccontare la trasformazione del ruolo del Castello: nato nell’ Alto Medioevo serviva per controllare i traffici che traversavano il Po destinati al Nord Europa, per poi assumere nel corso del tempo una funzione difensiva, fino a trasformarsi nel Rinascimento in residenza delle dinastie dominanti il Monferrato, tra cui i Durazzo, per l’appunto.

Una piccola curiosità: il Castello di Gabiano è dotato di un labirinto che costituisce uno dei rarissimi esempi documentati nell’ambito dei giardini storici del Piemonte. Realizzato negli anni Trenta del Novecento, sorge nel cuore del parco ed è stato creato con lo scopo di enfatizzare il contrasto tra le linee rigide e geometriche dell’impianto e il parco naturale da cui è abbracciato.

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I migliori festival musicali in Lombardia e Piemonte

L’estate porta con sé il richiamo irresistibile della musica e delle serate sotto le stelle, e non c’è luogo migliore per immergersi in tale magia delle splendide regioni della Lombardia e del Piemonte che, grazie al loro ricco patrimonio culturale e paesaggistico, offrono un palcoscenico ideale per alcuni dei festival musicali più affascinanti e coinvolgenti d’Italia, capaci di soddisfare ogni gusto e preferenza.

Scopriamo insieme quali sono i migliori festival del 2024, dove le note e le emozioni si fondono per creare ricordi che non si dimenticano.

Le 4 stagioni di Villa Erba

Giovedì 25 luglio, nell’incantevole cornice di Cernobbio sul Lago di Como, va in scena il secondo appuntamento annuale del format “Le quattro stagioni di Villa d’Erba“, in collaborazione con il Teatro Sociale di Como AsLiCo, con il contributo del Comune di Cernobbio e il patrocinio della Provincia, del Comune di Como e della Camera di Commercio Como-Lecco.

Si inizia alle ore 11 con “SUNRISE VIBES”, suggestivo viaggio sonoro alle prime luce del mattino con le composizioni originali di B~Piæ, Elisa Simonetto e UNLKD, che sapranno fondere suoni contemporanei con la musica classica, l’elettronica, il jazz, il soul ed elementi tradizionali giapponesi.

Alle ore 17, invece, ecco lo spettacolo itinerante per bambini e famiglie “OVER THE RAINBOW“, che coinvolge gli spettatori nelle avventure della piccola Dorothy, travolta da un ciclone nel grigio Kansas e portata alla scoperta dell’amicizia e del mago di Oz.

Alle ore 19 sarà il momento di “SULUTUMANA IN CONCERTO“, “Canzoni per nuovi orizzonti” mentre alle ore 21.30 “CINEMA ALL’APERTO A CASA VISCONTI: Gruppo di famiglia in un interno” di Luchino Visconti in occasione dei 50 anni dall’uscita del film.

Info utili

Come arrivare a Cernobbio

In auto

Cernobbio, a una cinquantina di chilometri da Milano, si trova lungo l’Autostrada A9 Milano-Como-Chiasso.

Da Milano Malpensa, percorrere l’autostrada A8 direzione Milano e poi l’autostrada A9 verso Como-Chiasso e poi Cernobbio.

Da Milano Linate, seguire la tangenziale est in direzione A4, poi l’A8 in direzione Varese e infine l’A9 verso Como-Chiasso e poi Cernobbio.

Da Bergamo Orio al Serio, prendere l’A4 direzione Torino, l’A8 in direzione Varese e infine l’A9 verso Como-Chiasso e poi Cernobbio.

In treno

Como, a pochi passi da Cernobbio, dispone di due stazioni ferroviarie, la Como-San Giovanni con collegamenti Trenitalia sulla linea Milano-Chiasso e la Como Lago, sulla linea Saronno-Como, gestita dalle Ferrovie LeNord.

Biglietti Le quattro stagioni di Villa d’Erba

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria a partire dalle ore 10 di lunedì 22 luglio sul sito o presso la biglietteria del Teatro Sociale Como, Piazza Verdi 1.

Lake Sound Park – Cernobbio

Il 12, 13, 14 e 15 settembre, Cernobbio torna protagonista con il Lake Sound Park che, nato dall’idea di MyNina, agenzia che produce eventi e spettacoli tra Como e Lugano e supportato da Villa Erba e il Comune di Cernobbio, per il terzo anno consecutivo trasformerà Le Serre di Villa Erba (area galoppatoio) in un Parco della Musica sulle rive del lago.

In particolare, giovedì 12 vi sarà il live show Anni 90 più grande d’Italia, venerdì 13 il concerto di Piero Pelù, sabato 14 “The Dance Moon” con Dargen D’Amico live, Crookers dj-set, Tommy Boy dj-set e WOW SOUNDSYSTEM djset, e domenica 14 TBA.

Info utili

Biglietti Lake Sound Park

Acquistabili online su Ticketone oppure Ticketmaster.

Festival musica sull’acqua

Dal 5 al 28 luglio, sulle rive del Lago di Como, torna il “Festival musica sull’acqua“, giunto alla XX edizione.

L’importante traguardo sarà celebrato con la presenza di prestigiosi artisti celebri a livello internazionale, quali Maria João Pires (pianoforte), Sara Mingardo (contralto), Gilles Apap con Myriam Lafargue (violino e accordeon), Gennaro Cardaropoli (violino), Simone Briatore (viola), Anton Dressler (clarinetto), Thibaut Garcia (chitarra), i violoncellisti Gabriele Geminiani, Sebastian Klinger e Amalie Stalheim e i pianisti Ingrid Fliter e André Gallo.

Non mancheranno, inoltre, giovani musicisti da ogni parte del mondo che prenderanno parte al MACH – Music, Art, Creativity, Hub per un’esperienza immersiva di condivisione e crescita che darà vita a concerti sinfonici diretti da Diego Matheuz, e cameristici.

Il Festival sarà, ancora una volta, un favoloso viaggio tra arte e natura, nella cornice straordinaria dei territori del Lago di Como, tra Colico (centro del Festival), Como, Gravedona, Pianello del Lario e Varenna.

Info utili

Come arrivare a Colico

In auto

Da Nord, si percorre la SS 36 del Lago di Como e del Passo dello Spluga attraversando la Valchiavenna; da Sud si segue la SS 36 del Lago di Como e del Passo dello Spluga che affianca il ramo Lecco oppure la SS 340 – Regina che costeggia il ramo Como; da Est la SS 38 dello Stelvio lungo la Valtellina.

In treno

Da Milano Centrale, in un’ora e mezza si arriva alla stazione di Colico, lungo la tratta Milano Centrale-Lecco-Tirano oppure Milano Centrale-Lecco-Sondrio.

Biglietti Festival musica sull’acqua

I biglietti e gli abbonamenti potranno essere acquistati online su Vivaticket o presso la biglietteria del Festival presente in loco. Attivo il servizio di prenotazione telefonica al numero +39 350 529 5856 (tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 13).

Biglietto intero dai 31 anni: 20 euro (acquisto diretto alla biglietteria).

Biglietto ridotto: giovani dai 14 ai 30 anni compiuti, accompagnatore persona con disabilità, associati Festival “Musica sull’Acqua”, Coro Musica Viva, Scuola Sperimentale di Musica “R. Goitre”: 15 euro (acquisto diretto alla biglietteria).

Gratuito: 0-13 anni compiuti, persona con disabilità.

Abbonamento “INTERO”: dai 31 anni

4 concerti: €60,00

7 concerti: €104,00

10 concerti: €152,00

Abbonamento “RIDOTTO”: giovani dai 14 ai 30 anni compiuti, accompagnatore persona con disabilità, associati Festival “Musica sull’Acqua”, Coro Musica Viva, Scuola Sperimentale di Musica “R. Goitre”

4 concerti: €44,00

7 concerti: €76,00

10 concerti: €112,00

Varese Summer Festival

Dal 14 al 28 luglio, i Giardini Estensi di Varese sono la cornice perfetta del Varese Summer Festival, festival di musica e teatro con concerti e spettacoli per godersi appieno l’estate in città.

I prossimi appuntamenti sono:

  • sabato 20 luglio CLARA – “Primo” summer tour, dopo il successo di “Diamanti grezzi” al Festival di Sanremo 2024;
  • mercoledì 24 luglio incontro con Roberto Saviano che torna in teatro con un recital che conduce lo spettatore in un viaggio inedito nella vita del potere criminale;
  • venerdì 26 luglio lo show di Mario Biondi e la sua band;
  • sabato 27 luglio a teatro con Max Angioni con il suo nuovo spettacolo “ANCHE MENO”;
  • domenica 28 luglio la conferenza spettacolo di Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista.

Info utili

Come arrivare a Varese

In auto

Percorrendo l’Autostrada A8 – Milano Laghi in direzione Varese; dal Piemonte seguendo l’Autostrada A26 e poi il raccordo Autostrada A8 direzione Varese; dalla Svizzera attraverso i valichi di Gaggiolo, Ponte Tresa, Porto Ceresio, Clivio, Fornasette, Zenna, Indemini, Cremenaga.

In treno

Con Trenitalia da Milano Porta Garibaldi direzione Porto Ceresio con fermata a Varese FS oppure direzione Varese FS con fermata al capolinea.

Con TRENORD da Milano Cadorna direzione Varese Nord e fermata al capolinea oppure direzione Laveno con fermata Varese Nord.

Biglietti Varese Summer Festival

I biglietti degli eventi del Varese Summer Festival sono acquistabili presso il botteghino del Teatro di Varese, online su Ticketone, o presso la biglietteria del Festival ai Giardini Estensi (portici ingresso principale di via Sacco 5) solo nei giorni di spettacolo.

Nextones 2024

Nell’ameno territorio della Val D’Ossola, troviamo invece il Nextones 2024, festival internazionale di arti audiovisive, musica e ricerca.

Fino al 21 luglio, con punto cardine il Tones Teatro Natura, include performance site-specific e grandi show audio-video  a cura di alcuni dei ricercatori e artisti di spicco della scena contemporanea.

Info utili

Come arrivare in Val D’Ossola

In auto

Da Milano si segue l’Autostrada A8 in direzione Sesto Calende, al raccordo con la A26 si prosegue in direzione Gravellona Toce, dove l’autostrada diventa SS33 Superstrada dell’Ossola e si esce a Domodossola.

Da Torino si imbocca la tangenziale verso l’Autostrada A55, poi si prende l’Autostrada A4 direzione Milano e al raccordo si prosegue in direzione Gravellona Toce fino a Domodossola.

Da Genova si segue l’A26 in direzione Gravellona Toce fino a Domodossola.

In treno

Domodossola si raggiunge comodamente da Milano lungo la tratta Domodossola-Milano o Domodossola-Novara oppure da Torino con cambio a Milano Centrale.

Biglietti Nextones 2024

Disponibili online su Dice.

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Cammini sul Lago d’Orta, lungo splendidi sentieri naturali

Il lago d’Orta è uno dei gioielli naturali nascosti del Piemonte, una destinazione meno nota rispetto ai vicini Lago Maggiore e Lago di Como, mete di un flusso di turisti sicuramente più elevato, ma non per questo motivo meno affascinante. Il lago d’Orta si trova in una cornice naturale incantevole, circondato da montagne verdi e borghi pittoreschi ed offre una vasta gamma di sentieri naturali che permettono ai visitatori di immergersi nella bellezza del paesaggio e nella tranquillità dell’ambiente.

La magia del lago d’Orta

Il lago d’Orta, che viene anche chiamato Cusio, è un luogo famoso per la sua bellezza e per l’atmosfera romantica e tranquilla che pervade i suoi dintorni. Orta San Giulio, che ne è il borgo principale, è un vero e proprio gioiello medievale con stradine acciottolate, palazzi antichi e la suggestiva ed iconica isola di San Giulio, situata proprio al centro del lago. Ma oltre a queste attrazioni, il territorio circostante offre numerose opportunità per gli amanti del trekking e delle passeggiate nella natura.

Vista aerea delle colline che circondano il Lago d'Orta in Piemonte

Fonte: iStock

Colline che circondano il lago d’Orta, in Piemonte

Sentieri imperdibili nei dintorni del lago d’Orta

Sentiero Azzurro

Il Sentiero Azzurro è uno dei percorsi più famosi e affascinanti nei dintorni del lago d’Orta. Percorrendo questo sentiero panoramico è possibile visitare due dei borghi più pittoreschi del lago. Infatti, questo cammino collega Orta San Giulio a Pella passando attraverso boschi, prati e proseguendo lungo le rive del lago.

Il percorso inizia a Orta San Giulio, dove è possibile visitare la suggestiva Piazza Motta, che è anche il punto di partenza per l’isola di San Giulio. Da qui, il sentiero si snoda verso la collina del Sacro Monte di Orta, un sito UNESCO noto per le sue cappelle affrescate dedicate a San Francesco d’Assisi. Proseguendo lungo il sentiero, è possibile immergersi nel fitto bosco piemontese, offrendo viste spettacolari sul lago e sulle montagne circostanti. Durante la camminata, si incontrano piccoli borghi e antiche chiesette, come la Chiesa di San Filiberto a Pella, che merita sicuramente una sosta.

  • Partenza e arrivo: Orta San Giulio – Pella
  • Difficoltà del sentiero: media
  • Durata: circa 3 ore

Anello di Ameno

Un altro percorso interessante nella zona del lago d’Orta è l’Anello di Ameno. Questo sentiero naturale, che offre una visione completa delle colline che circondano il lago, passa attraverso i rigogliosi boschi di castagni e faggeti, oltre che nei pressi numerose ville storiche e cascine, caratteristiche della zona.

L’itinerario del sentiero parte dal centro di Ameno, piccolo borgo piemontese ricco di storia ed arte, e si snoda attraverso boschi e prati verdi, che si affacciano sul Lago d’Orta. Lungo il percorso, si attraversano edifici storici come Villa Nigra, una delle residenze più belle della zona.

  • Partenza e arrivo: Ameno
  • Difficoltà del sentiero: facile
  • Durata: circa 2 ore

Sentiero del Quadrifoglio

Il sentiero del Quadrifoglio è probabilmente il sentiero naturale più impegnativo fra quelli che circondano il lago d’Orta, ideale per gli escursionisti esperti. Questo sentiero circolare parte da Omegna e attraversa la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Orta, offrendo viste spettacolari sul lago e sui dintorni.

Il percorso del sentiero naturale del Quadrifoglio inizia a Omegna, un vivace centro cittadino situato sulla sponda nord del lago e da qui si snoda verso la Riserva Naturale del Sacro Monte di Orta, attraverso i boschi fitti ed i prati che rendono questa zona un vero e proprio paradiso naturale nel cuore del Piemonte. Il sentiero del Quadrifoglio offre numerosi punti panoramici, da cui si può ammirare la bellezza del lago d’Orta. Lungo questo percorso, si incontrano diverse cappelle affrescate e piccoli santuari, che aggiungono un tocco spirituale a questo sentiero naturale del Piemonte.

  • Partenza e arrivo: Omegna
  • Difficoltà del sentiero: alta
  • Durata: circa 5 ore

Sentiero della Madonna del Sasso

Un percorso breve, ma allo stesso tempo suggestivo, è quello che conduce alla Madonna del Sasso, un santuario situato su una spettacolare rupe che domina il lago. Il sentiero parte dal piccolo borgo medievale di Boleto, un pittoresco villaggio situato sulle colline che circondano il lago, e sale fino al santuario. Il sentiero sale gradualmente lungo i boschi, fino a raggiungere il santuario, da dove la vista sul Lago d’Orta e sulle montagne circostanti è semplicemente spettacolare, creando ricordi indimenticabili.

  • Partenza e arrivo: Boleto
  • Difficoltà del sentiero: media
  • Durata: circa 1 ora
Veduta aerea del Santuario della Madonna del Sasso

Fonte: iStock

Santuario della Madonna del Sasso, nelle vicinanze del lago d’Orta

Consigli pratici per le escursioni al lago d’Orta

Per godere appieno delle escursioni sul Lago d’Orta, è importante essere ben equipaggiati. Ad esempio, è importante vestire scarpe da trekking, che risultano indispensabili per affrontare in sicurezza questi fantastici sentieri naturali. Da prestare molta attenzione anche agli zaini, che dovrà contenere acqua e snack per avere con sé tutto l’occorrente, ed all’abbigliamento, che si consiglia a strati e al quale aggiungere anche una giacca impermeabile, per contrastare eventuali e rapidi cambiamenti climatici.

Questo splendido lago si trova  tra le province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. Facilmente raggiungibile in auto da Milano, che dista circa 80 km, e da Torino, che invece dista circa 120 km, il il Lago d’Orta può essere visitato in qualsiasi periodo dell’anno, ma i mesi migliori per le escursioni sono sicuramente la primavera e l’autunno, quando le temperature sono miti e i colori della natura sono più vivaci. L’estate è ideale per chi vuole combinare le escursioni con un po’ di relax in riva al lago, allo stesso modo l’inverno può offrire un’atmosfera magica, con le montagne innevate.

Questi sentieri naturali sono sicuramente meno impegnativi di molti cammini d’Italia, che si possono intraprendere durante tutto l’anno, ma allo stesso tempo il Lago d’Orta è una destinazione perfetta per chi cerca una vacanza all’insegna della natura e delle attività all’aperto, proprio come le camminate lungo questi sentieri naturali.

I sentieri naturali che circondano il lago offrono esperienze uniche, permettendo ai visitatori di scoprire angoli nascosti e di immergersi nella bellezza di un paesaggio incontaminato come questo nel cuore verde del Piemonte. Una destinazione ideale escursionisti esperti, ma anche per i semplici amanti delle passeggiate all’aria aperta. Il Lago d’Orta saprà conquistare gli amanti con i suoi panorami mozzafiato e la sua atmosfera incantata.

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Idea per il weekend: scopri il Monferrato

Lo scorrere del tempo non ha scalfito il fascino di una terra splendida come quella del Monferrato. Il paesaggio dolce di questa zona, composto da colline, borghi, castelli e vigneti, è perfetto per un weekend romantico all’insegna della scoperta lenta, di passeggiate tra vie acciottolate e di pomeriggi tranquilli sorseggiando un bicchiere di Barbera, Grignolino o Cortese. Situato tra Asti e Alessandria, il Monferrato rappresenta una meta turistica molto ambita per chi desidera staccare la spina e dedicarsi alla scoperta di un ricco patrimonio artistico, culturale e vinicolo.

Di seguito raccontiamo cosa fare e cosa vedere in questa regione storica del Piemonte, suddivisa in zona sud e zona nord e riconosciuta, grazie alla sua cultura vitivinicola, Patrimonio UNESCO.

A spasso tra i borghi del Monferrato

Trascorrere un weekend a Monferrato significa passeggiare tra le strade dei suoi borghi medievali che, con le loro peculiarità architettoniche, si inseriscono perfettamente nel paesaggio creando veri e propri scorci da cartolina. Da dove partire se non da Casale Monferrato, borgo simbolo del territorio? Questa città barocca è rinomata per le sue chiese, per i palazzi, ma soprattutto per due edifici bellissimi: il Duomo, di arte romanica, e la Sinagoga, risalente alla fine del ‘500. Un altro borgo da segnare sull’itinerario è sicuramente Rosignano Monferrato, famoso per i suoi settanta Infernot (termine piemontese che indica un luogo sotterraneo con assenza di luce impiegato come cantina) e per la Panchina Gigante n.41, da dove è possibile godere di un panorama mozzafiato.

Imperdibili sono anche gli Infernot di Cella Monte, piccolo borgo famoso non solo per il vino, ma anche per il suo tartufo bianco di Valle Ghenza, e gli edifici di Vignale Monferrato come Palazzo Callori, costruito nel ‘700 in stile gotico, e Porta Urbica, realizzata in stile medievale. Sono tanti i borghi da scoprire in base ai propri interessi, come anche Canelli, con il suo Castello Gancia risalente all’XI secolo, Asti e Gavi.

Costigliole d'Asti

Fonte: iStock

Il borgo di Costigliole d’Asti nel Monferrato

I castelli da non perdere

Ad ampliare il fascino di questo territorio ci sono gli affascinanti e antichi castelli, come il Castello di Tagliolo, considerata una delle fortezze meglio conservate di tutto l’Alto Monferrato e location da sogno in cui dormire e organizzare eventi. Dal Castello Malaspina a Cremolino, invece, grazie alla sua altezza (è considerato il più alto della zona nord del Monferrato) è possibile godere di una vista meravigliosa sulla valle e sulla catena delle Alpi. Parlando di castelli, impossibile non citare quello di Razzano, la cornice perfetta per chi è alla ricerca di un’esperienza enogastronomica di alto livello, e quello di Gabiano, con il suo labirinto, il quale rappresenta uno dei rari esempi documentati nell’ambito dei giardini storici del Piemonte.

Camminate tra i vigneti e degustazioni

L’arte del vino è una maestria che a Monferrato si tramanda di generazione in generazione. Unendo saperi artigianali e tecnologici, le diverse cantine del territorio offrono vini di altissima qualità che possono essere scoperti prenotando una degustazione, solitamente accompagnata da una visita delle cantine e degli iconici Infernos. Da non perdere il vino prodotto nella zona di Canelli, considerato una vera eccellenza del Piemonte: in quest’area si produce soprattutto lo spumante, il rinomato Moscato di Canelli, una delle varietà più antiche e diffuse di tutto il Mediterraneo. Una particolarità del Casalese sono anche e soprattutto gli Infernos, i luoghi scavati a mano nel tufo sotto le case, con tanto di nicchie specifiche costruite per contenere le bottiglie migliori. Le tenute dove prenotare una degustazione sono tante, noi consigliamo la Tenuta dei Marchesi Alfieri e le cantine custodite all’interno del Castello di Gabiano.

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In bicicletta lungo la Route 45 del Monferrato

Ogni appassionato di cicloturismo dovrebbe regalarsi l’opportunità di percorrere la Route 45 del Monferrato, un suggestivo percorso ad anello che esplora la bellezza sconfinata di questo territorio Patrimonio UNESCO, disegnato da dolci colline ricoperte da vigneti, ciliegi, noccioleti e lavanda.

Con uno sguardo verso la valle del Po, da un lato, e le Alpi Marittime d’altro, è l’ideale per pedalare in totale armonia con l’ambiente, in una campagna ordinata con panorami che si aprono tra casali, campi coltivati, solitarie torri d’avvistamento e piccoli borghi.

La Route 45, un omaggio al 45° parallelo nord

La chiamano Route 45 del Monferrato come omaggio al 45° parallelo Nord che attraversa in ben sei punti il prestigioso territorio collinare della zona, portando il cicloturista a trovarsi a metà strada tra l’Equatore e il Polo Nord.

Si tratta di un itinerario di difficoltà media, lungo 24 chilometri con rapidi saliscendi, immerso nel fascino indiscusso delle basse colline del Monferrato, patria di vini DOC quali il nebbiolo, il barbera e il dolcetto, ma anche tavolozza di colori in estate con la fioritura della lavanda ed eco di un passato di scontri e incroci con gli antichi borghi e le torri solitarie.

Luoghi natii di leggendari ciclisti come Fausto Coppi e Costante Girardengo, invitano a pedalare e a riscoprire un ritmo lento e autentico.

L’emozionante percorso ad anello della Route 45 del Monferrato

Il punto di partenza (e di arrivo) è San Salvatore Monferrato (a una decina di chilometri a nord da Alessandria) con uno dei suoi palazzi più antichi, il Palazzo Carmagnola, che svetta nella piazza omonima: dopo un breve tratto in salita su Via Prevignano, ecco la Chiesa di San Martino del XV secolo e, in seguito sulla destra, la Chiesa di San Siro del XVI secolo.

Percorsi 700 metri, occorre svoltare a sinistra su Via Camurati e, nei pressi di Villa Lingua (l’ex quartier generale dello Stato Maggiore durante la Seconda Guerra d’Indipendenza), ha inizio una discesa in ghiaia che conduce lungo la strada secondaria che unisce San Salvatore con Alessandria, il punto più basso della Route 45.

Sono pochi minuti di pedalata ma il paesaggio si trasforma di colpo: dal contesto urbano, infatti, ci si ritrova al cospetto di stradine ghiaiate, pioppeti e verdeggianti colline. Subito dietro l’angolo, torna la salita tipica del paesaggio collinare del Monferrato.

Si percorrono, quindi, quasi due chilometri di sentieri ghiaiati di collina nel cuore della natura per poi tornare (per un breve tratto) in paese e imboccare la strada che porta al Santuario della Madonna del Pozzo, oasi di pace dove fare una piacevole sosta ammirando le dolci colline che scendono verso il Parco del Po.

Ripresa la bicicletta, il percorso in salita arriva alla frazione di Frescondino (uno dei punti più alti della Route da cui scorgere il Parco del Po) e, svoltando a sinistra, alla frazione di Valparolo dove si attraversa il primo dei sei punti lambiti dal 45° parallelo Nord. In questo tratto, le stradine sono fiancheggiate da vigneti e cascine, a testimonianza della forte vocazione agricola del Monferrato.

Seguendo una lunga discesa asfaltata nell’abbraccio della campagna, arrivati alla provinciale di Valenza si svolta dapprima a destra e dopo 200 metri a sinistra, verso la frazione di Frosseto: dopo 400 metri in salita ecco una strada ghiaiata, tra campi e vigneti, e al chilometro 9,900 il secondo punto del parallelo. Al termine della strada ghiaiata, ecco di nuovo la strada asfaltata che torna in Piazza Carmagnola a San Salvatore per rifocillarsi e prepararsi alla seconda metà della Route 45.

Infatti, dal centro si prosegue lungo Via Panza in direzione Casale Monferrato per poi svoltare a sinistra in Via Suanno. Lasciata la via alle spalle, si percorre la salita che termina in Via Frascarolo: allo stop (dove si trova una cappella votiva) si va in direzione Lu, sul crinale della collina, spartiacque tra la pianura alessandrina a sinistra e le colline del Monferrato casalese a destra dietro le quali, in giornate limpide, si apre il favoloso scenario delle Alpi Marittime.

È un idilliaco tratto di aperta campagna, dove il paese di Lu Monferrato fa da cornice, tra vigneti e noccioleti a perdita d’occhio: dopo 1100 metri, ecco per la terza volta il 45° parallelo, in un panorama verso le colline e le Alpi che davvero non ha eguali e ripaga di ogni eventuale fatica. Arrivati alla frazione di Barzattini, si svolta a destra per incontrare la frazione rurale di Valdolenga: da qui, si prende la ripida discesa a destra e, dopo il sottopasso autostradale, si svolta a destra per percorrere tutta la strada fino alla sua conclusione in salita. Al chilometro 15,400, si incrocia di nuovo il Parallelo Nord.
Ed è tempo di tornare a San Salvatore: al primo stop, degno di nota è il vecchio Ospedale di Santa Croce del XV secolo e, deviando dapprima a sinistra verso Casale e poi a destra verso via Sottotorre, fa bella mostra di sé il Parco della nota Torre Paleologa risalente al XV secolo, contraddistinta da un buco a forma di pera.
Il parco è attrezzato ed è perfetto per un’altra piacevole pausa per riempire le borracce, riprendere le forze e prepararsi all’ultimo meraviglioso tratto.

Raggiunta la sommità della collina dove si staglia la storica torre, ecco l’unica strada asfaltata che inizia sul retro per tornare, dopo circa 400 metri, sul tracciato originale e, al termine della discesa, svoltare a sinistra verso un tratto di ghiaia, in Strada Molinara.
L’itinerario continua dritto e, a 300 metri dall’inizio di Strada Molinara, incrocia il 45° parallelo per la quinta volta: fiancheggiando sulla sinistra un agriturismo, la strada ghiaiata (e poi sterrata) scende verso destra e propone un ultimo tratto a pieno contatto con la natura che finisce dopo quasi due chilometri in un altro punto basso del percorso. Raggiunta nuovamente la strada asfaltata, è il momento di svoltare a destra verso la frazione di Fosseto.

Con un’ulteriore svolta a sinistra e 600 metri di percorso, la normale segnaletica stradale indica San Salvatore Monferrato, il paese punto di partenza e di arrivo, che si raggiunge dopo quasi 2,5 chilometri per la sosta finale: ma prima, vi è l’incontro, per la sesta e ultima volta, con il Parallelo Nord al chilometro 24,200.

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Venaria Reale, la città della grande partenza del Giro d’Italia 2024

È l’elegante Venaria Reale, vero gioiello nel cuore del Piemonte, la protagonista della grande partenza della 107° edizione del Giro d’Italia 2024 il 4 maggio alle 13,50 dai giardini della Reggia.

La città, che nel 2025 sarà anche Capitale europea dello sport, offre una combinazione unica di patrimonio culturale e natura, da scoprire in occasione del grande evento sportivo (ma non solo) con itinerari da percorrere a piedi o in bici. Grandi parchi, viali alberati, eleganti piazze, specialità enoganostromiche… È tempo di conoscere meglio Venaria Reale, a una decina di chilometri da Torino.

La Reggia di Venaria, Patrimonio UNESCO

Il punto di partenza privilegiato per iniziare a esplorare la città è, senza dubbio, la Reggia di Venaria Reale, grandioso complesso che con i suoi 80mila metri quadrati di edificio monumentale e 60 ettari di giardini, rappresenta uno dei luoghi iconici del Belpaese.

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1997, è aperta al pubblico dal 2007 dopo essere stata il cantiere di restauro più rilevante d’Europa per i beni culturali e vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale: l’incantevole scenario della Sala di Diana progettato da Amedeo di Castellamonte, la solennità della Galleria Grande e della Cappella di Sant’Uberto con l’immenso complesso delle Scuderie, opere settecentesche di Filippo Juvarra, le fastose decorazioni, il celebre Bucintoro e la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore rappresentano la cornice ideale del Teatro di Storia e Magnificenza, il percorso espositivo dedicato ai Savoia che accompagna il visitatore lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e piano nobile della Reggia.

Una passeggiata lungo l’affascinante centro storico

La visita prosegue nel centro storico: uscendo dalla Torre dell’orologio della Reggia, si attraversa Piazza a Esedra (oggi Piazza della Repubblica) e ci si incammina lungo via Mensa, animata da locali e caffè dove sostare per uno spuntino o assaggiare i prodotti enogastronomici del territorio.

Piazza della SS. Annunziata a Venaria Reale, Torino

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Piazza della SS. Annunziata, Venaria Reale

Da qui si giunge in Piazza della SS. Annunziata, raffinata piazza e cuore del seicentesco borgo di Venaria Reale: il primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte aveva concepito questo spazio come un’area relativamente ampia, che interrompesse il lungo rettilineo di via Mensa (all’epoca Via Maestra) dividendolo in due tratti, con l’obiettivo di creare una tappa scenografica lungo la via che conduceva alla Reggia. La sua forma particolare ricorda il Collare dell’Annunziata, simbolo del più antico e prestigioso ordine cavalleresco sabaudo.

La piazza è dedicata all’Annunciazione di Maria, rappresentata dalle due statue, opera di Giuseppe Maria e Giovanni Domenico Carlone (1678), scultori luganesi, autori anche delle statue dei quattro Evangelisti collocate sempre sulla piazza: tra i suoi frequentatori il poeta Guido Gozzano, che amava molto Venaria e la sua piazza, tanto da inserirla nel suo racconto Garibaldina.

Sulla piazza un tempo si affacciavano due locali, Nuova Cernaia (ancora in attività) e Vecchia Cernaia (ora scomparso), denominati così in ricordo della guerra di Crimea (poiché l’artiglieria impegnata nel conflitto era partita proprio da Venaria) e si fa sempre apprezzare la Chiesa della Natività di Maria Vergine, anch’essa opera del Castellamonte, ricostruita nella parte centrale da Benedetto Alfieri: sopra il portale si trova l’iscrizione che indica le origini e lo scopo della costruzione (Nell’anno 1662 Carlo Emanuele II inaugurò i natali della nuova città sotto la protezione della natività della Vergine).

Castellamonte aveva previsto anche la realizzazione di una chiesa gemella sulla parte opposta della piazza di cui però fu compiuta la sola facciata. L’edificio ospitava fino a qualche anno fa l’Ospedale della città.

Incantevoli scorci autentici nei dintorni di Venaria Reale

Dopo aver ammirato il cuore del borgo, altre sorprese le riservano le vie che si snodano dal centro, con i molti scorci ancora autentici della cittadina.

In particolare Via Boglione, che era la sede di alcune attività artigianali come il maniscalco, la tipografia e l’erboristeria, e Via Pavesio, dove ci si immerge ancora una volta nel tempo passato camminando lungo l’edificio della Corte Pagliere, le scuderie e la Cavallerizza Lamarmora. Questo imponente isolato, della metà del Settecento, dapprima ospitava il magazzino della biada e del fieno, poi l’ospedale per i cavalli e successivamente nell’Ottocento divenne sede della Scuola d’Equitazione d’Artiglieria.

In alternativa, chi ama passeggiare nel verde urbano può percorrere i sentieri lungo la Ceronda, l’ampio torrente affluente della Stura che bagna Venaria.

Castello della Mandria, Venaria Reale, Torino

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La bella facciata del Castello della Mandria a Venaria Reale

Un’esperienza totally green è il Parco della Mandria, un vasto parco naturale che offre splendide opportunità per escursioni e osservazione della fauna selvatica e rappresenta il principale polmone verde dell’area torinese: si tratta del più antico e conservato esempio di bosco planiziale (cioè in pianura) del Piemonte, con 6556,80 ettari racchiusi in 30 chilometri di mura, 40 chilometri di sentieri aperti al pubblico (da percorrere a piedi o in bici), 20 edifici tutelati tra cui numerose cascine, i resti di un ricetto medievale, due reposoir di caccia e il complesso del Borgo Castello, riconosciuto Patrimonio UNESCO.

Qui, dove vissero la loro storia d’amore Re Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin (divenuta poi moglie morganatica) si sente ancora il bramito dei cervi, il grugnito dei cinghiali e lo zigare dei conigli selvatici che vivono liberi nel parco.

Lungo una delle strade che conduce a Torino sorge poi la Cappella campestre dedicata a San Marchese, ricostruita nel 1751, in sostituzione di quella antica. Quest’ultima aveva custodito fino al 1604 le spoglie del Santo, patrono di Altessano (oggi quartiere di Venaria Reale), soldato della Legione Tebea, martirizzato intorno al 300 d.C., a causa della sua opera di evangelizzazione della popolazione locale. Oggi, dopo alcuni fatti miracolosi e vari spostamenti (tra cui uno all’interno della cassa che aveva custodito la Sindone), le ossa sono conservate nella Chiesa parrocchiale.

Anche per trascorrere la serata non mancano le proposte, tra cui va citato il Teatro della Concordia, cuore culturale dell’intero territorio nord ovest di Torino che compie venti anni di attività proprio nel 2024. Il suo cartellone spazia dalla stand up comedy alla grande prosa, dagli spettacoli per famiglie ai concerti.

Un dolce assaggio

Infine, è impossibile partire da Venaria Reale senza aver assaggiato il Canestrello di Altessano, dolce povero ma saporito che già un secolo fa faceva parlare di sé politici e letterati come Michele Lessona, venariese doc e senatore del Regno.

Realizzato con farina doppio zero, zucchero, burro, uova freschissime, scorza di agrumi, latte, vaniglia e aromi naturali, deve il suo gusto particolare alla cottura per pochi secondi negli stampi “il ferro a pinza” e la cottura sul putagé, la cucina a legna tipica piemontese.

Prodotto della tradizione locale, il Canestrello è tutelato dal Paniere dei Prodotti tipici provinciali, dalla DE.C.O. (Denominazione Comunale di Origine di Venaria), dalla Pro Loco Altessano Venaria e dall’Associazione dei produttori di Canestrelli, che ne garantiscono origine e qualità.

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La leggenda del Lago delle Fate: ecco perché si chiama così 

Ci sono luoghi intrisi di fascino e magia. La loro ricetta è davvero speciale e ha come ingredienti la bellezza che regala l’ambiente, ma anche le leggende che cela.

Il posto perfetto per far vivere ai bambini (ma anche agli adulti) un’esperienza davvero indimenticabile si trova sulla cartina del Piemonte e, più precisamente, in Val Quarazza.

Circondato dalle montagne, ricoperte di boschi, è un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Il contrasto di colori è impareggiabile e regala emozioni indelebili a chi lo visita. Si chiama Lago delle fate e anche ciò che cela il suo nome contribuisce a renderlo un posto speciale, oltre al fatto che, se a fare scenografia c’è la natura, lo specchio d’acqua invece è nato dalla mano dell’uomo.

Si tratta, infatti, di un bacino artificiale realizzato nel 1948. Si raggiunge tramite diversi sentieri, non si può fare il bagno, ma è perfetto per una sosta e per riposare o giocare lasciando che gli occhi si colmino di bellezza. E la mente di fantasia. La leggenda che gli ha dato il nome, infatti, è davvero speciale e intrisa di magia.

Lago delle fate un luogo magico, la leggenda

Immaginatevi un lago con le acque brillanti, di un verde smeraldo intenso. Tutto intorno si stagliano le montagne, ripide e ricoperte di boschi e vegetazione. Un luogo speciale, che esiste e che cela una leggenda. Siamo dal Lago delle fate, dove si possono ammirare anche ospiti speciali. Si tratta di statue che raffigurano degli gnomi e che sono lì per una ragione ben precisa.

Si dice, infatti, che questo luogo sia abitato da creature magiche, perché lì vicino si trova una miniera da dove pare che gli gnomi estraggano ancora il metallo prezioso che serve come merce di scambio con le fatine: i primi consegnano oro e loro in cambio restituiscono dolci.

Ma a cosa serve l’oro alle fate? A creare la polvere che permette loro di volare. Ma non solo, pare infatti che sia anche nei loro abiti e che l’oro serva anche a far brillare le acque del lago illuminate dalla luce.

Una leggenda intrisa di magia, che senza dubbio sarà divertente per i visitatori più piccini, ma anche per i grandi che non rinunciano alla bellezza dei sogni e della fantasia.

Come arrivare al Lago delle fate

Adatta per tutta la famiglia, è l’escursione che porta fino al Lago delle Fate. Il tracciato è lo stesso, cambia solamente il punto di partenza: da Macugnaga o dalla frazione di Isella. Da lì si cammina lungo un percorso sterrato che si chiama Sentiero delle Slitte. Comodo, abbastanza ampio, è ombroso per cui non si rischia di avere caldo durante la camminata.

Chiaramente non è l’unico sentiero che si può percorrere, ma senza dubbio è molto comodo e fattibile sia per gli adulti, sia per i bambini anche in passeggino. Per fare tutto il percorso si impiega circa un’ora, che si dimezza se si parte dalla frazione

Il Lago delle fate è in Piemonte, in Val Quarazza e si trova a circa 1330 metri di altitudine, nei dintorni vi sono dei ristoranti, oppure è possibile fare un pranzo al sacco godendosi il paesaggio. Ma anche la magia che la leggenda di questo posto regala: magari la fantasia vi farà scorgere le creature che si narra popolino questi luoghi.

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A Torino nascerà il palazzo in legno più alto d’Italia

Negli ultimi anni, la vera sfida nell’edilizia urbana consiste nell’approcciarsi sempre più ai principi di sostenibilità e avanguardia: per questo stiamo vivendo un grande ritorno nell’utilizzo del legno, un materiale davvero green e molto versatile. Riuscire tuttavia a sostituire il cemento non è facile, soprattutto quando si parla di edifici cittadini, di grandi dimensioni. Può un palazzo essere costruito interamente in legno? A Torino sta per nascere il più alto d’Italia, un record incredibile. Scopriamo qualcosa in più.

Il palazzo di legno più alto d’Italia

Vanterà più di 17 metri d’altezza, sarà distribuito su 5 piani e ospiterà 7 alloggi, per un totale di circa 600 metri quadrati: sono i numeri del palazzo di legno che sorgerà a Torino, e che diventerà un vero e proprio record. Sarà infatti il più alto d’Italia ad essere costruito interamente con questo materiale, un ottimo esempio di architettura innovativa che guarda al passato, pur dirigendosi a passi rapidi verso il futuro. Il progetto è in fase di realizzazione presso corso Quintino Sella, nel quartiere appena al di là del fiume Po, in centro a Torino.

Autori di questa idea sono gli architetti torinesi Attilio Giaquinto e Alberto Nada, che nel 2020 hanno fondato Green Arch: la loro società mira a trasformare la città e i suoi edifici, in un’ottica più sostenibile e a misura d’uomo. Non è certo la prima volta che il legno torna ad essere impiegato come materiale principale per la costruzione residenziale, ma nella maggior parte dei casi si tratta di ville o unità bifamiliari, ovvero edifici bassi e quasi sempre situati fuori città. Come si può pensare di creare una struttura così alta senza usare il cemento?

Gli architetti hanno rinforzato il legno con un supporto in acciaio, ottenendo una base ben solida su cui procedere. È vero, i materiali da costruzione sono più costosi (si parla di circa un 10% in più), ma si andrà a risparmiare moltissimo sui tempi di cantiere. Tanto che, per il palazzo torinese, sono previsti appena 10 mesi di lavori – al posto dei 20 solitamente impiegati. L’edificio sarà in legno e sughero, due materiali performanti anche dal punto di vista termico. Mentre i rivestimenti e i pavimenti saranno antibatterici e antinquinanti, per migliorare la qualità della vita dei residenti.

Come sta cambiando la città di Torino

Il palazzo di legno di corso Quintino Sella, che sarà pronto a giugno 2024, ha richiesto un finanziamento di 4,5 milioni di euro. Oltre al record come edificio più alto d’Italia ad avere una struttura di questo tipo, ha già ottenuto una prestigiosa certificazione (la Well Residential) proprio per la miglior qualità della vita che può garantire ai suoi abitanti. Uno dei punti di forza, ad esempio, è l’installazione di pareti fonoassorbenti che consentiranno di ridurre drasticamente l’inquinamento acustico. L’obiettivo è quello di rivoluzionare l’intera città di Torino, migliorando proprio questi aspetti nell’edilizia residenziale.

“Post pandemia il mercato è inevitabilmente cambiato. Ci si è resi conto che grandi spazi, illuminazione e tranquillità non possono essere un optional. Il concetto di abitare si sta trasformando e progetti come il nostro rientrano in un trend che nei prossimi anni si affermerà sempre di più. Torino ha tutte le caratteristiche per essere una città attrattiva. Ma servono gli investitori internazionali, ed è questo il momento in cui Torino ha una possibilità in più rispetto a Milano, dove i prezzi sono diventati inaccessibili” – hanno spiegato gli architetti Giaquinto e Nada.

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Neive, borgo di dolci colline ed inebrianti profumi

Dolci colline, vigneti a perdita d’occhio, sentieri suggestivi da percorrere in diverse stagioni dell’anno alla scoperta di una terra che rende grande il nome dell’enogastronomia italiana nel mondo: in queste immagini è racchiuso solo parte del fascino di Neive, splendido borgo delle Langhe. Andiamo alla scoperta delle bellezze racchiuse nel suo centro storico e dei sapori incredibili che vi conquisteranno.

Dove si trova il borgo di Neive

Incastonato in un panorama meraviglioso, il piccolo borgo di Neive – che conta poco più di 3.000 abitanti – si trova in Piemonte, e più precisamente in provincia di Cuneo. Le sue casette si abbarbicano su una collina a circa 300 metri di altitudine, da cui si gode di una vista mozzafiato: tutt’intorno, infatti, si stendono i famosi vigneti delle Langhe, che caratterizzano una delle regioni vitivinicole italiane più rinomate al mondo.

La storia di Neive

Neive fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia. Le sue origini risalgono ai tempi dell’antica Roma. Il toponimo, legato alla Gens Naevia, è chiara spia del legame con la civiltà della Città Eterna. Degna di nota è anche la presenza della Emilia Scauri, arteria stradale cominciata nel 109 a.C. su iniziativa del console Marco Emilio Scauro e progettata con lo scopo di collegare i centri urbani di Vado Ligure e Tortona.

Ai secoli del Medioevo risale invece la costruzione di un castello fortificato, che venne purtroppo distrutto nel 1274, e la fondazione, nelle immediate vicinanze del suddetto edificio, di un monastero benedettino: si tratta del Santuario di Santa Maria del Piano, di cui oggi resta solo una suggestiva torre campanaria in stile romanico e la piccola sacrestia, trasformata in cappella.

Neive, panorama sulle Langhe

Fonte: 123RF | Ph. lauradibiase

Un panorama sulle Langhe

Il bellissimo centro storico

Il centro storico di Neive ha mantenuto il caratteristico impianto medievale con le tipiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli, l’una accanto all’altra, e le tracce dell’antico ricetto che un tempo si trovava nella parte alta del borgo. Molti sono i monumenti storici che raccontano il passato di questo incantevole paesino, a partire dalla Torre dell’Orologio che svetta imponente verso il cielo: eretta per la prima volta nel ‘200, venne abbattuta e poi ricostruita più volte.

Non meno affascinante è la Casaforte dei Conti Cotti di Ceres, che venne fatta costruire nel corso del XIII secolo per volontà di una ricca famiglia di banchieri. Al suo interno, si possono ammirare ancora oggi pregevoli soffitti e antichi caminetti in pietra. Spiccano, tra i vicoletti di Neive, anche diversi palazzi nobiliari di gran pregio: è il caso del Palazzo della Contessa Demaria, risalente al XVI secolo, o anche del Palazzo dei Conti di Castelborgo, con i suoi rigogliosi giardini che tuttavia sono solo l’ombra dello splendore di una volta.

Chi visita il centro storico di Neive si ferma anche in Piazza Italia, cuore del piccolo centro urbano e inconfondibile grazie alle circostanti case variopinte. Qui si possono trovare le principali sedi amministrative. Tra queste spicca il Palazzo del Municipio, che si nota subito per via del suo colore bianco e per la facciata principale dominata da archi slanciati. Di fronte si trova Palazzo Borgese, un edificio che ci porta inevitabilmente a fare cenno ad uno dei personaggi più importanti del borgo.

Stiamo parlando dell’architetto Giovanni Antonio Borgese, il quale nacque proprio tra le mura di questo palazzo che oggi porta il suo nome (e che è sede degli uffici del Comune di Neive). Il suo incredibile talento artistico è visibile in diversi monumenti, sia civili che religiosi, tra i più belli del paese. Come ad esempio la Chiesa dell’Arciconfraternita di Michele, realizzata nel ‘700 con una splendida facciata di gusto barocco e un prezioso portale ligneo.

Il borgo di Neive

Fonte: Getty Images | Ph. Massimo Parisi

Il centro storico di Neive

La cultura enogastronomica

Il panorama delle Langhe, che circonda il borgo di Neive, ci offre l’opportunità di fare un tuffo nella ricca cultura enogastronomica locale. Il paese è infatti uno dei cuori pulsanti della zona del Barbaresco, distretto vitivinicolo tra i più celebri a livello mondiale. Ne fanno parte, principalmente, quattro centri abitati: i più importanti sono proprio Neive e Barbaresco, mentre gli altri due sono Treiso e Alba, noti anche per la produzione di un eccellente tartufo bianco.

Il borgo è chiamato anche Terra dei Quattro Vini, dal momento che le colline circostanti producono quattro rinomate etichette. Sono vere e proprie eccellenze: il Dolcetto d’Alba, il Barbera d’Alba, il Barbaresco e il Moscato d’Asti. Molti turisti visitano questi luoghi meravigliosi per fare un tour di degustazione nelle cantine delle Langhe, assaporando così le specialità locali. È anche l’occasione perfetta per concedersi una passeggiata all’aria aperta o una pedalata tra i numerosi sentieri del vino, immersi nei vigneti.

I vigneti delle Langhe

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I verdi vigneti delle Langhe

Neive: non solo vino

Neive e i suoi dintorni non sono solo terra di buon vino e tartufo. Degna di nota è pure la produzione della grappa, che vede in primo piano l’opera di Romano Levi. Titolare di una celebre distilleria locale e prosecutore della tradizione di famiglia, è poeta, disegnatore e produttore di grappe le cui bottiglie sono apprezzate dai collezionisti di tutto il mondo. In onore di queste piccole opere d’arte è stata coniata l’espressione “arte selvatica”: chi vuole ammirare i capolavori appena citati può fare tappa al Museo Casa della Donna Selvatica, le cui sale ospitano alcune tra le bottiglie che hanno consegnato alla storia i produttori di grappa della zona di Cuneo e del borgo di Neive in particolare.

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Superga, dentro la basilica sulla collina: un gioiello da scoprire

Un luogo di rara bellezza, che domina il territorio circostante e da cui godere di una vista spettacolare: la basilica di Superga è un gioiello prezioso in cui si intrecciano storia e arte, incastonati in un paesaggio meraviglioso. Visitare questa chiesa monumentale significa immergersi ne passato, osservare tantissime bellezze e colmare gli occhi di meraviglia.

L’edificio svetta su un colle ed è poco distante dal centro storico di Torino, per cui è una meta obbligata se si ha in programma di visitare il capoluogo piemontese. Ricco di tesori da scoprire, questo luogo riesce a coniugare valenza storica, arte ma anche natura: da lì la vista spazia e permette di abbracciare il territorio circostante e quindi la città e le alpi.

Basilica di Superga, un gioiello da visitare

A nord est di Torino, su un colle che svetta 672 metri sopra il livello del mare, vi è un luogo di fede, in cui si respira il passato: è la basilica di Superga, il cui progetto è datato 1715 e porta la firma dell’architetto milanese Filippo Juvarra, mentre i primi lavori hanno preso il via a luglio del 1717 e sono andati avanti per 14 anni. L’inaugurazione il primo novembre del 1731.

La storia di questo luogo è strettamente legata a quella di Casa Savoia. Basti pensare che, a quanto pare, l’idea della sua edificazione è datata 1706: Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, ed Eugenio di Savoia, principe di Carignano si trovavano proprio lì nel corso dell’assedio della città da parte dei Franco-Spagnoli. In quella occasione il duca ha fatto un voto alla Madonna delle Grazie promettendo la realizzazione. E così è stato.

La struttura è davvero imponente, a dirlo sono i suoi numeri: alta 75 metri e lunga 51. Lo stile è barocco ed è uno scrigno che contiene numerose bellezze: come le sei cappelle e i quattro altari che si trovano dentro la basilica, oppure le tele e ancora la statua in legno della Madonna delle Grazie, la stessa che pregò il duca di Savoia.

Cosa vedere se si visita la basilica

L’ingresso a chiesa e cappella del voto è gratuito, l’edificio è aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 17. Il sabato, la domenica e i festivi – invece – chiude alle 18. Tra le altre cose da vedere vi sono le Tombe Reali e l’Appartamento Reale. La visita delle prime ha una durata di circa 45 minuti, i lavori per realizzarle sono terminati nel 1778 e al suo interno sono ospitate 62 sepolture di Casa Savoia. Ed è in questa basilica che ha chiesto di essere sepolto Vittorio Emanuele, figlio dell’ultimo re d’Italia.

Sempre qui si trovano anche un suggestivo chiostro, la Sala dei Papi – dal 1876 pinacoteca con circa 265 dipinti – la Sala degli infanti e la Sala delle Regine. Poi vi è l’Appartamento Reale, la cui visita dura circa 45 minuti e che permette di immergersi nella storia attraverso i cinque ambienti che compongono questa area.

Per una vista che toglie il fiato, invece, bisogna entrare nella Salita alla Cupola e affrontare 131 scalini: dalla balconata esterna lo sguardo si colma di meraviglia grazie alla vista che spazia dalla città di Torino alle montagne.

Per l’ingresso a Tombe, Cupola e Appartamento si paga un biglietto. La basilica di Superga si raggiunge facilmente con i mezzi pubblici.