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A Bologna si può fare il Grand Tour dell’Italia

Bologna si prepara a offrire un nuovo viaggio nella biodiversità delle regioni italiane attraverso il cibo, l’arte, le tradizioni e l’intrattenimento. Il 5 settembre aprirà definitivamente al pubblico Grand Tour Italia, un ambizioso progetto che vuole celebrare l’eccezionale diversità culturale e culinaria del nostro Paese. Ecco cosa offrirà il nuovo parco gastronomico del capoluogo emiliano.

Grand Tour Italia: cosa offre il nuovo parco gastronomico a Bologna

Nel nuovo parco gastronomico Grand Tour Italia ognuna delle 20 regioni avrà un suo spazio dedicato che comprenderà un’area paesaggisticae di promozione turistica, un’osteria tipica con gestione e menù che variano periodicamente (circa ogni due mesi), un mercato con prodotti tipici regionali e un’area didattica. Per quest’ultima, ne hanno curato la narrazione la Scuola Holden di Torino sulla storia e cultura, Coldiretti sull’agricoltura e Slow Food sulla biodiversità enogastronomica.

All’interno dell’area si avrà la possibilità di frequentare corsi di cultura enogastronomica, lezioni di cucina ed educazione agroalimentare, nonché di partecipare a un ricco programma di eventi culturali, enogastronomici e folkloristici. Le osterie, i prodotti e i piatti presentati rappresenteranno autentiche espressioni delle singole regioni, garantendo un’esperienza genuina e dando priorità alla sostenibilità ambientale, con prodotti principalmente provenienti da fonti biologiche o sostenibili.

Attraverso una serie di eventi e manifestazioni folkloristiche, Grand Tour Italia trasferirà, inoltre, l’energia e l’entusiasmo delle tradizioni regionali direttamente nel cuore del Parco, rendendo l’esperienza dei visitatori ancora più coinvolgente. “Grand Tour Italia è molto più di una semplice destinazione turistica – afferma il fondatore, Oscar Farinetti – È un omaggio alla straordinaria diversità e ricchezza culturale del nostro Paese, un invito a esplorare, gustare e vivere l’Italia in tutto il suo splendore. Un percorso di 50.000 metri quadrati che offre ai visitatori l’opportunità di gustare l’Italia come mai prima d’ora”.

Le attrazioni ed esperienze a Grand Tour Italia

Con l’apertura imminente prevista per settembre 2024, Grand Tour Italia ambisce a rivoluzionare il concetto di turismo esperienziale e a diventare una tappa imprescindibile per i viaggiatori da tutta Italia e non solo. Diverse le attrazioni e le esperienze che saranno proposte all’interno dell’area di Grand Tour Italia, versione rivista del parco agroalimentare Fico Eataly World di Bologna, chiuso dallo scorso febbraio. Tra questi, spicca il tour guidato tra le regioni con quattro tappe nelle aree didattiche multimediali e degustazioni.

Ci sarà poi una vasta scelta di corsi di cucina e di specializzazione regionale, spettacoli, promozione turistica, convegni divulgativi e tanto altro. L’aera ospiterà, inoltre, uno spazio espositivo di EARTH Foundation, con le mostre dedicate alla fotografia contemporanea, pensate per instaurare un dialogo con il contesto e celebrare la cultura del cibo, oltre ad allestimenti speciali pensati ad hoc per raccontare il connubio tra arti visive ed enogastronomia.

In perfetta sintonia con lo spirito della Motor Valley, all’interno di Grand Tour Italia si inserirà anche Grand Tour Karting, una struttura esclusiva che coniugherà intrattenimento e sostenibilità. Utilizzando kart elettrici Parolin di ultima generazione a zero emissioni, i visitatori potranno godere di un coinvolgente circuito indoor lungo oltre 500 metri.

Grand Tour Italia si prepara anche a essere un luogo di svago per grandi e piccini, con un parco divertimenti interamente dedicato a bambini e famiglie. La fattoria del contadino Gianni si estende su 6500 metri quadri e ospiterà giostre, videogiochi e aree per feste private. Infine, ci sarà spazio anche per un centro congressi, che potrà ospitare qualsiasi tipo di evento sia pubblico che privato e team building.

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Bologna tra le 50 città migliori al mondo

Tra le città in assoluto più belle, vivaci, con un ricco patrimonio storico, artistico e culturale e una scoppiettante popolazione studentesca, c’è senza ombra di dubbio Bologna. E a saperlo non siamo solo noi italiani, ma anche il mondo intero: il capoluogo dell’Emilia-Romagna, con i suoi ben 43 eventi internazionali ospitati nel 2023, è oggi tra le 50 migliori città al mondo.

Le migliori destinazioni congressuali del mondo

In occasione della fiera IMEX a Francoforte è stato reso noto il ranking 2023 di ICCA (International Congress and Convention Association), contenente la graduatoria delle destinazioni congressuali top del mondo.

Come accennato sopra, con ben 43 eventi internazionali ospitati nel 2023 Bologna rientra nella Top 50 mondiale, tanto da essersi classificata al 47° posto. Una posizione che la fa entrare di diritto anche nella Top 30 in Europa, davanti a destinazioni come Monaco, Zurigo e Anversa, e che le fa confermare il proprio posizionamento tra le prime tre realtà in Italia, subito dopo Roma e Milano.

Guardando alla graduatoria dei Paesi, l’Italia figura come prima destinazione in Europa per numero di congressi associativi e con ben 553 eventi ospitati nell’anno solare, lo Stivale si guadagna anche (e per la prima volta) la seconda posizione al mondo, preceduta solo dagli Stati Uniti e con la Spagna subito dietro.

Da cosa deriva questo grande successo

Per la città di Bologna questo è un grande successo, perché il rapporto ICCA nasce dal confronto delle performance delle destinazioni in tutto il mondo, e rappresenta quindi un riscontro importante sull’andamento della meta in ambito congressuale, nonché una vetrina promozionale rilevante a livello internazionale.

Il merito di questa popolarità è dovuto anche al lavoro del Bologna Convention Bureau, dipartimento della Fondazione Bologna Welcome creato proprio per aumentare la visibilità della città e delle sue strutture a livello congressuale, che ha permesso a questa splendida realtà di distinguersi nel settore della meeting industry e di ospitare numerosi organizzatori di congressi ed eventi internazionali di diversi settori.

Nel corso del 2023 sono state infatti ben 19 le candidature chiuse con successo e oltre 400 le richieste ricevute per organizzare ulteriori eventi sul territorio. Altri fattori che hanno fanno (e faranno nel futuro) la differenza in questo settore sono state la varietà e versatilità delle sedi per eventi, la privilegiata posizione geografica e la sinergica collaborazione tra operatori territoriali, istituzioni cittadine e Università.

Ma non è finita qui, perché Bologna può anche contare su un capitale intellettuale di rilievo che il Bologna Convention Bureau valorizza e sostiene, rappresentato da personalità del mondo accademico e scientifico che si spendono per candidare questa magica città come sede del proprio evento internazionale.

Dal desiderio di premiare questo impegno è nato il progetto Bologna Ambassador, creato nel 2018 dal BCB, insieme al Comune di Bologna e all’Università di Bologna – Alma Mater Studiorum: ad oggi la città può contare su ben 68 Bologna Ambassador. La sesta Premiazione Bologna Ambassador, in programma il 12 giugno 2024 in Cappella Farnese a Palazzo d’Accursio, sarà l’occasione per premiare altre 15 personalità che si sono distinte quest’anno per aver portato in città eventi rilevanti, oltre che un appuntamento per approfondire gli importanti risultati condivisi oggi da ICCA alla presenza di figure istituzionali rappresentative del territorio.

Insomma, Bologna è sempre di più una meta internazionale.

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Bologna, la città più sostenibile d’Italia

Una città sempre più a misura delle persone che la vivono e di chi la visita. Bologna continua a brillare per mobilità sostenibile e sicurezza, aggiudicandosi il premio Urban Award 2023 per il limite di velocità fissato a 30 chilometri orari in tutto il centro cittadino – è il primo capoluogo “Città 30” d’Italia – cui si aggiungono i 237 km di Bicipolitana già realizzati e numerosi servizi per la ciclabilità, tra cui 12.500 posti bici, oltre tante iniziative di sensibilizzazione come il Bike Pride. Scopriamo quali sono le altre due città sul podio e quali si sono aggiudicate una menzione speciale.

Urban Award 2023: Bologna, un esempio di sostenibilità

La settima edizione del prestigioso riconoscimento che analizza i progetti della mobilità sostenibile dei centri urbani, ideato da Ludovica Casellati con il sostegno di Anci e il supporto di Intesa Sanpaolo, ha svelato le buone pratiche dei Comuni virtuosi che, da Nord a Sud isole comprese, stanno disegnando i nuovi stili di vita dell’Italia che verrà. Più natura, meno smog, centri urbani a misura di pedone e bicicletta in ottica prospettica di “Mobilty-as-a-Service” (MaaS), ovvero l’idea che il trasporto si riorganizzerà attorno al “servizio” di mobilità piuttosto che “al mezzo”.

Il capoluogo emiliano ha colpito in maniera trasversale il giudizio dei membri della giuria, per essere riuscito a dare forma a un piano omogeneo di azioni culminate nella più estesa e connessa rete ciclabile metropolitana d’Italia, con tanto di limite posto a 30 chilometri orari sull’intero sistema viario del centro cittadino. La Bicipolitana di Bologna ha al suo attivo 237 chilometri già percorribili sui 1.000 progettati con il coinvolgimento di 45 Comuni limitrofi. Due le reti principali, una dedicata agli spostamenti giornalieri con 20 linee e un’altra con 14 percorsi per il tempo libero. In tutto, 34 linee funzionanti per il 40%, di cui il 75% su carreggiata protetta e il resto in sede condivisa.

Non mancano i principali servizi per le biciclette, come rastrelliere, una ciclo stazione funzionante e 10 in progettazione in prossimità delle fermate del servizio ferroviario metropolitano, colonnine installate per il gonfiaggio e la riparazione delle gomme, servizio di noleggio, officina, area relax e wi-fi gratuito, segnaletica delle direttrici ciclabili e mappatura online e cartacea delle reti e naturalmente il bike sharing con 500 biciclette normali e 1.800 e-bike disponibili su strada 24h/24 in circa 200 postazioni riservate in varie zone. Una città virtuosa anche per i visitatori che desiderano esplorarla a piedi o sulle due ruote, in sicurezza e senza stress.

Le altre città classificate e le menzioni speciali

Sul secondo gradino del podio troviamo Ascoli Piceno. La cittadina marchigiana si è distinta in particolare per i servizi rivolti agli studenti oltre che per l’installazione dei totem conta bici che aiutano a comprendere meglio la concentrazione e i flussi di biciclette per poter meglio pianificare gli interventi futuri.

Terza classificata è Lecce, con il progetto “Reactivity”, il cui obiettivo principale è stimolare il cambio di abitudini di mobilità premiando gli spostamenti a piedi, in bicicletta, in car-pooling e utilizzando i mezzi pubblici e di micro mobilità.

Due le menzioni speciali. Al borgo di Oliveri, in provincia di Messina, dove il sindaco, Francesco Iarrera, ogni mattina ha deciso di compiere dei piccoli gesti per muovere grandi rivoluzioni, andando in giro con una bici vintage dotata di cassetta e raccoglie i rifiuti per la strada, diventando così un esempio per tutti i cittadini. A Torino, grazie alla creazione dei “quartieri resilienti” con l’istituzione dei trenta chilometri orari, un progetto che sta ridisegnando per intero il popoloso quartiere di Basso San Donato, con interventi di riqualificazione del verde, dell’arredo urbano, piste ciclabili e pedonali, e aree car free, per un nuovo modo di vivere la città: più green, più dolce, più sostenibile.

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Via delle Dee, il trekking per sole donne tra Emilia-Romagna e Toscana

Se la Via degli Dei è un itinerario turistico ormai noto agli appassionati di cammini e di trekking, che collega Bologna a Firenze attraversando l’Appennino tosco-emiliano, lo è meno la Via delle Dee, la versione riservata alle sole donne delle stesso itinerario.

Nato nel 2019 e inaugurato in occasione della Festa della Donna, oggi la Via delle Dee è un percorso da fare tutto l’anno e che riserva delle incredibili sorprese.

A proporlo per la prima volta è stato Destinazione Umana, un tour operator specializzato in vacanze ispirazioni che lo descrive come un “trekking emozionale“. Sì, perché, se il percorso lungo la Via delle Dee è bellissimo, lo scopo del viaggio non è tanto raggiungere la meta, quanto fare un percorso di ispirazione, apprendimento e consapevolezza ed è anche un’occasione per incontrare nuove persone.

L’itinerario della Via delle Dee

La Via delle Dee parte da piazza Maggiore, a Bologna, e arriva in piazza della Signoria, a Firenze: 130 chilometri attraverso gli straordinari paesaggi appenninici, su antichi sentieri, passando tra oasi naturalistiche e boschi secolari, borghi ed edifici ricchi di storia.

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Fonte: @Destinazione Umana

Un gruppo di ragazze lungo la Via delle Dee

Ripercorrere l’itinerario della Via degli Dei, il sentiero escursionistico segnalato anche dal CAI (Club Alpino Italiano) molto simile agli antichi percorsi che nel Medioevo venivano utilizzati per le comunicazioni tra le due città e, ancora prima, dai Romani, lungo la Flaminia militare.

Ideata alla fine degli Anni Ottanta da un gruppo di escursionisti bolognesi, la Via degli Dei ricalca gli antichi tracciati tra Monte Bastione e Monte di Fo’ e, in alcuni tratti, ricalca la strada Romana originale, riscoperta proprio di recente.

Le tappe della Via delle Dee

La Via delle Dee (come anche la Via degli Dei) può essere percorsa a piedi in cinque o sei giorni oppure in mountain bike in soli due o tre giorni, ma è possibile percorrerne anche solo alcuni tratti. La difficoltà non è accessiva ed è un itinerario adatto a tutti.

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Fonte: @Destinazione Umana

Camminare in mezzo alla natura sulla Via delle Dee
  • Prima tappa

Lasciata Bologna e il famoso portico di San Luca, il più lungo del mondo, ci si dirige, a passo lento, verso i colli e, con un po’ di sali scendi, si giunge alle pendici di Monte Adone. La prima tappa è lunga circa 30 km e il tempo di percorrenze è di circa sette ore.

  • Seconda tappa

Inizia con la salita alla vetta di Monte Adone, per godere di un panorama appenninico meraviglioso e raggiungere il paese di Monzuno. Seguendo un sentiero di crinale, con vista sui boschi delle valli del Setta e del Savena, e camminando su un tratto di strada Romana si arriva a Madonna dei Fornelli, a quasi 800 metri di altitudine, tappa fondamentale della Via degli Dei, e dopo aver percorso 25 km.

  • Terza tappa

La terza tappa del cammino si entra in Toscana e si raggiunge il punto più alto di tutto il percorso. La sosta si fa dopo 15 km a Traversa, una mioroscopica frazione di Firenzuola che cota una manciata di abitanti, vicino al Passo della Futa, il valico dell’Appennino tosco-emiliano a 903 metri di altitudine.

  • Quarta tappa

Dal Passo della Futa a questo punto si scende verso Sant’Agata del Mugello, un piccolo gioiello architettonico alle porte di Firenze esistente già nel V secolo e ricco di testimonianze di epoca Romana. La quarta tappa termina a San Piero a Sieve dopo aver percorso 27 km.

  • Quinta tappa

La quinta tappa di 21 km è tutta un sali-scendi tra le colline toscane, in mezzo a ulivi, vigneti e anche castelli ed è un itinerario da cartolina. Il percorso si snoda su strade sterrate e sentieri nel bosco fino a raggiungere il sacro eremo di Monte Senario risalente al XIII secolo e infine il piccolo abitato di Olmo.

  • Sesta tappa

La sesta e ultima tappa, infine, comprende un tratto di sentiero naturalistico verso Poggio Pratone, da cui si scende verso Fiesole, una delle cittadine più belle e storiche della Toscana, abitata già dall’epoca etrusca. Da qui, seguendo la vecchia via Fiesolana che collegava Fiesole a Firenze si giunge a destinazione dopo aver percorso 17 km.

Quando andare

Per chi decide di percorrere le Via delle Dee in mountain nike o e-mountain bike (ancora meglio) le tappe sono Bologna – Madonna dei Fornelli – Passo della Futa – Firenze. Il periodo migliore per percorrerla è naturalmente durante la bella stagione, quindi da marzo all’autunno.

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Rinascimento italiano: l’itinerario da non perdere

C’è una meravigliosa città, nel nostro Paese, che è prevalentemente nota da tutto il mondo per lo splendore medievale ancora oggi visibile nei caratteri del tessuto urbano storico. Ma la verità è che questo magico capoluogo ha conosciuto momenti di gloria anche durante la magnifica stagione del Rinascimento.

Bologna e il suo Rinascimento

La città in questione è la bellissima Bologna, dove una nuova opportunità di riappropriazione e valorizzazione di questo patrimonio artistico di straordinario valore viene offerta dall’esposizione, presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, di un ospite d’eccezione come il Ritratto di Papa Giulio II di Raffaello, proveniente dalla National Gallery di Londra. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna che viene presentata dall’8 ottobre 2022 al 5 febbraio 2023.

Per celebrare il leggendario arrivo di questo capolavoro del Rinascimento, realizzato da a Raffaello a Roma intorno al 1511-1512, tre delle principali istituzioni museali della città – Musei Civici d’Arte Antica | Settore Musei Civici Bologna, Genus Bononiae. Musei nella Città e SMA – Sistema Museale di Ateneo | Università di Bologna – promuovono una speciale iniziativa congiunta, coordinata dal Comune di Bologna, che consente una più ampia e approfondita immersione nel contesto della scena artistica dall’epoca bentivolesca fino all’incoronazione di Carlo V, e del ruolo cruciale avuto da Giulio II nelle vicende cittadine.

In sostanza, è la costruzione di una grande alleanza basata sull’integrazione di risorse e competenze tra enti pubblici e privati, a sostegno di un unico progetto culturale di grande rilevanza per la città.

Ma del resto, il Rinascimento a Bologna costituisce una delle vicende di primo piano della storia artistica italiana. Infatti, a partire dalla seconda metà del Quattrocento la città partecipa alle novità umanistiche in un vivace clima di rinnovamento che favorisce uno straordinario impulso alla trasformazione della sua configurazione architettonica e infrastrutturale, e allo sviluppo di una multiforme cultura artistica capace di dialogare, oltre che con l’antico, con altri centri quali Firenze, Milano e Roma.

ritratto papa giulio raffaello a Bologna

Fonte: National Gallery, Londra


Il Ritratto di Papa Giulio II di Raffaello

E per un un’idea di esposizione diffusa, oltre a scoprire la mostra allestita nell’ala Rinascimento della Pinacoteca Nazionale di Bologna, i visitatori potranno percorrere un itinerario a tappe attraverso 9 luoghi emblematici in cui sono visibili opere fondamentali dei principali artisti che resero grandiosa la civiltà figurativa felsinea tra XV e XVI secolo: Niccolò dell’Arca (Bari, 1435 circa – Bologna, 1494), Francesco Raibolini detto il Francia (Bologna, 1460 circa – ivi 1517), Amico Aspertini (Bologna 1474 o 1475 – ivi 1552), oltre alla compagine dei ferraresi Francesco Del Cossa (Ferrara, 1436 – Bologna, 1478), Ercole de’ Roberti (Ferrara, 1451-1456 – Ferrara, 1496) e Lorenzo Costa (Ferrara, 1460 – Mantova, 5 marzo 1535).

I luoghi di Bologna da visitare assolutamente grazie a questo itinerario

Il punto di partenza è naturalmente la mostra Giulio II e Raffaello presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Curata da Maria Luisa Pacelli, Daniele Benati ed Elena Rossoni, l’esposizione ripercorre lo sviluppo del Rinascimento bolognese dal 1475 al 1530 e inizia con i pittori di corte dei Bentivoglio, documenta il mutamento impresso alla scena artistica cittadina dall’arrivo di Michelangelo e Bramante al seguito di Papa Giulio II e, in un secondo tempo, delle opere di Raffaello e termina con i capolavori dipinti a Bologna da Parmigianino dopo il 1527.

Da non perdere sono anche le Collezioni Comunali d’Arte pressoo il Palazzo d’Accursio nell’affascinante Piazza Maggiore. Una parte delle strutture rinascimentali dell’edificio, come la grande Corte d’Onore, lo Scalone o la Torre dell’Orologio, sono ancora oggi ammirate dal pubblico. Nelle collezioni si conservano opere di grande importanza come la Crocifissione con i santi Giovanni e Girolamo di Francesco Francia o la Vergine allattante di Amico Aspertini.

Poi il Museo Civico Medievale che si trova all’interno del Palazzo Ghisilardi, uno degli edifici rinascimentali di Bologna meglio conservati. Un luogo che possiede una collezione unica nel suo genere.: l’epoca dei Bentivoglio è rappresentata da rari manufatti come lo Stocco, una spada donata da Papa Niccolò V a Ludovico Bentivoglio, o il Targone, scudo da parata dipinto con San Giorgio e il Drago, o la tomba di Domenico Garganelli, opera polimaterica tra i capolavori di Francesco del Cossa.

Museo Civico Medievale bologna cosa vedere

Fonte: Settore Musei Civici Bologna
 – Ph: Roberto Serra

Bologna, Museo Civico Medievale

L’itinerario continua con il Palazzo Pepoli Vecchio, dimora di una delle più potenti famiglie della Bologna di epoca medievale, che oggi è un museo che racconta la storia di questa città. Nell’excursus di secoli che viene dispiegato nelle sale del Palazzo, un ampio spazio è dedicato alla Bologna del Rinascimento. In questa fase così complessa, emerge la famiglia dei Bentivoglio il cui periodo di splendore è ritratto da alcuni dei maggiori artisti del periodo come Lorenzo Costa. Il Museo della Storia è tappa imprescindibile per ricostruire il contesto storico dell’epopea rinascimentale nella città felsinea.

Il tragitto prosegue con il Museo Davia Bargellini che è allestito nell’omonimo e affascinante palazzo. Esso custodisce la memoria della potente famiglia alleata dei Bentivoglio, in particolare Gaspare e Virgilio che furono co-protagonisti dell’epopea bolognese. Tra le numerose opere rinascimentali da non perdere sono: il busto di Virgilio di Onofri, il suo presunto ritratto attribuito ad Aspertini, i dipinti di maniera raffaellesca con San Lorenzo e San Petronio di Innocenzo da Imola, già in Santa Maria dei Servi.

Non può di certo mancare una tappa presso la Chiesa di San Giacomo Maggiore che ospita la cappella della famiglia Bentivoglio, autentico capolavoro del Rinascimento bolognese. Questo spettacolo fu decorato dai due principali artisti attivi a Bologna alla fine del XV secolo: Lorenzo Costa e Francesco Francia che, insieme ad Amico Aspertini, sono autori anche della decorazione, avviata nel 1506, per uno dei più importanti cicli pittorici del Rinascimento bolognese conservato all’Oratorio di Santa Cecilia.

Dal Rinascimento delle corti e dei grandi artisti all’”altro Rinascimento”, quello dei primi scienziati, collezionisti e osservatori della natura. Nelle sale di Palazzo Poggi, decorate dagli affreschi della stagione manierista, l’Università di Bologna conserva un tesoro estremamente importante: quello di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), professore e inventore del museo scientifico moderno.

L’urlo di pietra – con queste parole D’Annunzio definisce il complesso scultoreo del Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca, risalente al 1463 circa. L’opera è inserita all’interno della Chiesa di Santa Maria della Vita che risale al 1200, anno in cui venne fondata l’omonima compagnia che si occupa della cura degli infermi, dei carcerati e dei condannati a morte. All’interno, nella cappella di destra rispetto all’altare maggiore, potete ammirare uno dei capolavori scultorei che dopo seicento anni suscita ancora emozioni e ammirazione.

Di nuovo in Piazza Maggiore, ma questa volta per scoprire la Basilica di San Petronio, simbolo della devozione dei bolognesi. Essa nel Rinascimento fu al centro di importanti campagne artistiche. Numerose, infatti, sono le testimonianze da scoprire, come la decorazione dei finestroni laterali, dove operarono anche Niccolò dell’Arca e Francesco di Simone Ferrucci, o l’assetto attuale della facciata. L’interno custodisce capolavori di tutti i protagonisti della stagione: dal Costa attivo nella Cappella De’ Rossi, a Onofri nel Compianto, fino ai diversi dipinti di Aspertini.

Insomma, ora è possibile scoprire Bologna da un altro interessante e spettacolare punto di vista.

Basilica di San Petronio bologna

Fonte: iStock

L’interno della Basilica di San Petronio