Categorie
America Centrale maya Messico mete storiche Notizie treni Viaggi viaggiare

Il Treno dei Maya, tra meraviglie e polemiche

Nello Yucatan meridionale, tra le zone più povere ma ricche di biodiversità del Messico, presto potrebbero arrivare circa 3 milioni di turisti l’anno: è in corso d’opera una linea ferroviaria di oltre 1500 chilometri, progetto voluto fortemente dal presidente Andres Manuel Lopez Obrador.

Sarà il Treno Maya che tuttavia, secondo molti, rischia di compromettere un favoloso territorio ancora incontaminato e custode di testimonianze del passato precolombiano.

Il Treno dei Maya, più turismo ma potenziale rischio per l’ambiente

La meravigliosa giungla di Calakmul terra di coccodrilli, tucani, scimmie urlatrici e di un’antica città precolombiana Patrimonio UNESCO, lo scorso anno ha attratto poco meno di 50mila visitatori.

Il Treno Maya ha l’obiettivo di portare benessere in una zona povera del Paese andando a colmare un deficit di infrastrutture che, finora, per il sud del Messico ha significato non poter valorizzare appieno le potenzialità in ambito turistico.

L’opera, il cui costo si aggira intorno ai 20 miliardi di euro, richiede un percorso largo 45 metri e vedrà 20 stazioni, circondate da centri commerciali e alberghi. È prevista anche una strada, destinata in particolare al trasporto pesante per permettere l’approvvigionamento di prodotti agricoli e carburante.

È chiaro che, nel suo tracciato, la nuova ferrovia si insinuerà in un ecosistema intatto e unico al mondo, caratterizzato dalle tipiche formazioni calcaree attorno alle quali spiccano i cenote, le grotte abbracciate dall’acqua dolce che sono simbolo della riviera Maya.

L’attenzione ora si è focalizzata sulla giungla di Calakmul, parte della vasta giungla Maya, la più vasta foresta tropicale d’America (Amazzonia esclusa): secondo la primatologa britannica Kathy Slater, un progetto di una simile portata richiede tempi di progettazione superiori ai 10 anni mentre tutto si sta svolgendo in maniera troppo veloce, senza un’adeguata pianificazione e la doverosa attenzione all’impatto sull’ambiente.

Il presidente vuole che la linea ferroviaria entri in funzione entro il 2023, scadenza del suo mandato, e ha descritto il progetto come “questione di sicurezza nazionale” così da accelerare i tempi.

Jesus Leon Zapata, membro del consiglio indigeno di Xpujil, ha ribadito che “hanno parlato soltanto dei benefici del megaprogetto, trascurando l’impatto o i possibili danni“.

Ancora, per il biologo marino Rodrigo Medellin che lavora presso la più grande università messicana, la Unam, la ferrovia non dovrebbe assolutamente transitare nella giungla: “Finirà per frammentare in modo irreversibile una delle più importanti roccaforti di biodiversità nel Paese“.

L’unicità della spettacolare giungla di Calakmul

La giungla di Calakmul è un bene prezioso, dimora di circa cento specie di mammiferi, di una delle più significative popolazioni di giaguari della Mesoamerica, di oltre 350 specie di uccelli e di specie a rischio come il puma, il tacchino ocellato e il tapiro.

Ma non soltanto.

Tra le peculiarità dell’area spicca la grotta di Volcan de los Murcielagos dove vivono ben 3 milioni di pipistrelli, fondamentali anche per l’agricoltura di tutto lo Yucatan del sud: ogni notte si cibano di 30 tonnellate di insetti, tenendo lontane le malattie dalle piante di peperoncino, piselli e granoturco.

La prima versione del progetto del Treno Maya prevedeva che la ferrovia passasse a 700 metri dalla grotta ma, nelle 2100 pagine di resoconto sull’impatto ambientale dell’opera, la grotta non viene nominata.
È scritto che la nascente linea ferroviaria provocherà una frammentazione dell’habitat e avrà un grave impatto sulle specie. Tuttavia, “può essere costruita” perché vi è l’idea di riforestare 74 ettari, appena il 10% dei 730 che saranno abbattuti in totale.

Un esempio simile si è concretizzato, 9 anni fa, sui terreni di Gomez Farias dove i residenti hanno realizzato un progetto di ecoturismo: gli ospiti dormono in tende ricoperte di tetti di palme intrecciate, scoprono la laguna in kayak e osservano la fauna in postazioni mimetizzate.

Categorie
maya mete storiche Notizie Viaggi

L’incredibile scoperta di una civiltà Maya nascosta sotto la giungla

Un’indagine senza precedenti, condotta con un sofisticato sistema di scansione laser, ha portato alla scoperta di quasi mille insediamenti antichissimi che starebbero svelando l’esistenza di una società Maya molto più sofisticata, popolosa e unificata di quanto previsto finora.

Scoperta una civiltà Maya perduta in Guatemala

L’indagine condotta nel bacino carsico Mirador-Calakmul del Guatemala settentrionale, ha permesso di scoprire 964 antichi insediamenti Maya finora sconosciuti, nascosti sotto la fitta giungla, risalenti prevalentemente al periodo preclassico, durato dal 1.000 a.C. fino al 150 a.C. circa.

Si tratta di un ritrovamento straordinario, sia per l’estensione dei siti, che coprono un’area di circa 1.685 chilometri quadrati, che per la natura degli insediamenti. L’incredibile scoperta è opera di un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi della Foundation for Anthropological Research and Environmental Studies (FARES) e dell’Università Statale dell’Idaho, che hanno collaborato a stretto contatto con il Dipartimento di geografia e ambiente dell’Università del Texas, la Scuola di Storia dell’Università di San Carlos – Città del Guatemala, il Progetto Bacino Mirador e altri istituti.

La nuova civiltà è stata riportata alla luce grazie alla tecnica di telerilevamento LiDAR (Laser Imaging Detection and Ranging) che utilizza un impulso laser, impiegato negli ultimi anni per scansionare dense foreste pluviali tropicali alla ricerca di segni di antiche civiltà, come è accaduto, ad esempio per il misterioso monumento nella Foresta di Dean nel Regno Unito o per la città perduta in Honduras. Questi sistemi, infatti, sono in grado di penetrare le fitte chiome vegetative, rivelando ciò che si trova sul terreno sottostante.

Quasi mille insediamenti nascosti nella fitta giungla

Gli scienziati, coordinati dal professor Richard D. Hansen, hanno sorvolato per anni il bacino con dispositivi LiDAR  per cercare tracce nascoste di antichi insediamenti. Per la loro gioia, l’indagine ha portato a una scoperta unica. Gli oltre 900 insediamenti sono stati al momento raggruppati in 417 antiche città, paesi e villaggi che, secondo lo studio, suggeriscono la presenza di una struttura politica centralizzata e complessa. Queste costruzioni includono decine di campi da gioco per la pratica degli sport mesoamericani e un complesso sistema di gestione delle acque composto da canali e serbatoi.

L’architettura monumentale, i confini specifici dei siti, i 195 bacini idrici e gli oltre 177 km di strade rialzate che mettevano in collegamento i diversi insediamenti, suggeriscono una coesione sociale ed economica superiore a quella delle comunità minori di questi periodi. Tra le strutture rilevate ci sono anche grandi piramidi a gradoni risalenti al periodo del tardo-medio preclassico. Opere che, come spiegano i ricercatori nello studio pubblicato sul forum internazionale “Ancient Mesoamerica”, “hanno richiesto enormi quantità di lavoro e risorse, concentrate da un’organizzazione e un’amministrazione presumibilmente centralizzate”.

La civiltà Maya avrebbe quindi avuto il potere di organizzare migliaia di lavoratori altamente qualificati, tecnici e specialisti, architetti, funzionari delle forze dell’ordine e capi religiosi, tutti ad operare in un’omogeneità politica e ideologica, il che suggerirebbe l’esistenza di un potente regno-stato nella regione, di cui non sapevamo nulla finora.

Il team di ricercatori ha anche esplorato i resti della piramide di Danta, nella città maya di El Mirador, un tempo centro della metropoli e una delle più grandi strutture antiche. Ben 158 operai avrebbero impiegato cinque anni solo per estrarre gli oltre 205mila blocchi di calcare che compongono questo imponente monumento, la cui costruzione ha probabilmente richiesto da sei a 10 milioni di giorni di lavoro.

 

Categorie
autunno Curiosità luoghi misteriosi maya mete storiche piramidi Viaggi

Il serpente piumato che appare sulla piramide Maya il giorno dell’equinozio

C’è qualcosa di incredibilmente magico che succede intorno a noi quando arriva l’autunno. C’è la natura che lentamente si addormenta, sprofondando in un lungo letargo, non prima di averci regalato la visione dello spettacolo più bello dell’anno.

E mentre ci prepariamo alla caccia alle foglie, organizzando un viaggio nei luoghi più straordinari dove va in scena il foliage, tutto il mondo celebra l’inizio della stagione con riti, tradizioni e feste pagane, spirituali e mistiche.

Ma c’è un luogo che, più di altri, durante l’equinozio d’autunno regala uno spettacolo senza eguali. Uno show misterioso e apparentemente inspiegabile che attira migliaia di visitatori e che lascia senza fiato. Sì perché qui, al cospetto della maestosa piramide Chichén Itzá, ogni anno appare l‘ombra del serpente piumato e la sua visione incanta.

Chichén Itzá e la grande piramide Maya

Organizzare un viaggio in Messico è sempre un’ottima idea, soprattutto quando l’itinerario ci conduce nello Yucatán, lì dove esiste quella che è probabilmente la più grandiosa testimonianza della civiltà Maya. È qui, infatti, che possiamo raggiungere Chichén Itzá, un complesso di fama mondiale considerato Patrimonio Mondiale dell’Umanità e annoverato tra le nuove sette meraviglie del mondo.

La grande piramide a gradoni di El Castillo occupa una superficie di oltre sei chilometri quadrati campeggiando al centro della scena. Incanta per la sua imponenza, per quelle incisioni grafiche rupestri, e per quello spettacolo di luci e suoni che si ripete ogni sera al calar del sole e che evidenzia i lineamenti e le geometrie di una struttura eccezionale.

Ma Chichén Itzá si configura come un vero e proprio complesso delle meraviglie all’interno del quale è possibile immergersi in un passato grandioso e mai dimenticato. Qui, infatti, è possibile contemplare l’osservatorio astronomico, el Caracol, e tantissimi templi tra cui quello dei guerrieri. E poi c’è lei, la piramide di Kukulkan, conosciuta anche con il nome El Castillo.

Ed è proprio al cospetto di questa che migliaia di cittadini e viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo si riuniscono durante gli equinozi, sia in primavera che in autunno, per ammirare uno spettacolo seducente e misterioso che affonda le sue origini nelle antiche tradizioni Maya.

Durante la giornata, infatti, sulla questa piramide compare un’ombra a forma di serpente: è la discesa in terra del dio Kukulkàn, identificato nel serpente piumato.

La discesa del dio Kukulkàn

Accade che, durante le giornate degli equinozi, sul lato della scalinata della piramide di Kukulcàn appare un’ombra, che dall’alto scende verso il basso percorrendo tutti i 91 gradini, fino a terminare su quella scultura di serpente che si trova alla base della struttura.

In realtà il fenomeno visivo non è altro che un gioco di luci e ombre, creato dal sole, che dà vita a quella suggestiva sagoma a forma di serpente, ma per le leggende locali non ci sono dubbi. Si tratta della discesa del dio Kukulkàn che, proprio in occasione dell’autunno e della primavera, arriva sulla terra per incontrare i suoi seguaci, per portare loro benedizioni e buon auspicio per le stagioni che verranno. Il suo arrivo coincide con le prime luci dell’alba, salvo poi sparire al tramonto per altri sei mesi.

La discesa del Kukulkàn, in occasione degli equinozi, è un evento importantissimo per la tradizione locale e per la cultura Maya, nonché uno spettacolo che incanta e che suggestiona. Proprio per celebrare questo momento, al calar del sole, viene ricreato uno spettacolo di luci e suoni che omaggia la discesa del serpente piumato.

Chichén Itzá, equinozio

Fonte: iStock

Chichén Itzá, equinozio
Categorie
maya mete storiche Notizie treni Viaggi

La scoperta “impressionante” su una linea ferroviaria

Non è ancora stata completamente ultimata, ma questa linea ferroviaria ha già fatto parlare molto di sé. In passato perché imprenditori e albergatori della zona hanno espresso preoccupazione sul fatto che i binari avrebbero diviso in due la loro città (ma anche per questioni ecologiche), adesso perché vi è avvenuta un’interessante scoperta.

Il Treno Maya, un novo modo di esplorare il Messico

La linea ferroviaria in questione è quella del Treno Maya, una novità pensata per rilanciare il turismo in Messico. Nuovi binari ad alta velocità che attraverseranno più o meno 1500 chilometri ma che, sfortunatamente, andranno a distruggere diversi ettari di foresta per “unire” le varie attrazioni turistiche di questo territorio.

Un’imponente infrastruttura che il governo messicano vuole far diventare persino un nuovo simbolo del Paese, della sua efficienza e competenza. In sostanza, questa ferrovia attraverserà Chiapas, Tabasco, Campeche, fino alla penisola che si affaccia sul Golfo e i Caraibi. Un’opera da 7 miliardi di dollari che è stata presentata come green e sostenibile, anche se le cose non sembrerebbero così.

Secondo quanto comunicato lo scorso anno, il Treno Maya unirà il Messico del Sud con i siti archeologici, i monumenti aztechi e le famose spiagge dello Yucatán e di Quitana Roo. Il tutto entro la fine del 2023.

Un nuovo piano ferroviario criticato dalle popolazioni locali, ma anche da esperti ambientalisti, attivisti, associazioni e difensori dei diritti umani. Nonostante questo, i quasi 1.500 chilometri di ferrovia continuano ad essere costruiti, a tal punto che ci è appena avvenuta un’interessante scoperta.

La scoperta avvenuta durante i lavori per il Treno Maya

I ricercatori dell’Istituto Nazionale messicano di Antropologia e Storia (INAH) hanno scoperto un “imponente” (come definito da loro) complesso architettonico preispanico durante i lavori di recupero archeologico sulla sezione 5 a sud del Treno Maya, nello stato di Quintana Roo.

Una situazione che costringerà a modificare il percorso originale della realizzazione. A tal proposito il direttore generale della dipendenza, Diego Prieto Hernández, come riportato dai media locali ha precisato: “Sono in corso gli adeguamenti ingegneristici per poter proteggere un imponente sito archeologico che abbiamo riconosciuto come Paamul 2“. Ed eccezionale Paamul 2 lo è davvero, in quanto sono stati rinvenuti più di 300 edifici, alcuni con altezze superiori agli 8 metri. L’obiettivo è farlo diventare un corridoio archeo-ecologico per garantirne la conservazione.

Prieto Hernández ha anche fatto sapere che il lavoro di archeologia subacquea nelle grotte e nei cenote allagati nella stessa sezione stanno per iniziare. Da qua si pensa di poter recuperare molti materiali preziosi paleontologici e archeologici.

Allo stesso tempo, il direttore ha riferito anche che i tour di prospezione archeologica sono stati completati nella sezione 5 nord, dove saranno scavate poco più di 180 strutture.

Ma non è la prima volta che durante i lavori del Treno Maya e quelli di salvataggio vengono fatte scoperte. In questi anni, infatti, si dice che siano stati portati alla luce (fino a questo momento) 1385 edifici Maya di natura domestica e rituale relativamente completa, più di 300 vasi, alcuni dei quali con scritte, e persino 423 sepolture umane.

Tuttavia, anche se non c’è ancora un quadro completo di tutto quello che è stato ritrovato finora, l’Istituto Nazionale messicano di Antropologia e Storia e dai media ha fatto sapere che le scoperte dovute ai lavori del Treno Maya coprono un lungo periodo della storia di questa popolazione.