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Il Cammino del Gran Sasso: tappe, consigli e info

Il Cammino del Gran Sasso è un itinerario escursionistico di 61 km, articolato in 5 tappe, che si snoda tra altopiani, borghi storici e montagne del massiccio più imponente dell’Appennino. Si parte da Campo Imperatore, a oltre 2.100 metri di altitudine, per scendere gradualmente verso alcuni dei luoghi più iconici del Parco Nazionale del Gran Sasso, fino a chiudere il percorso nei pressi di Fonte Cerreto, punto d’arrivo connesso alla partenza tramite la funivia.

Non è un cammino per tutti, ma per chi cerca grande bellezza, silenzio e verticalità, il Gran Sasso sa essere maestoso e generoso. È un cammino adatto a chi desidera attraversare paesaggi vasti e aperti, lontani dai centri abitati, dove l’incontro principale è quello con le creste rocciose, i pascoli e il cielo.

La storia del cammino

Il Cammino del Gran Sasso nasce con l’intento di valorizzare un territorio spesso vissuto solo in chiave alpinistica o sciistica. Questo itinerario si inserisce in una tradizione secolare di pastorizia, spiritualità montana e vita nei borghi in pietra, e oggi permette a escursionisti e camminatori di ripercorrere queste direttrici a piedi, con lentezza.

Il progetto unisce natura e patrimonio culturale, offrendo una rete di sentieri segnati, accoglienze rurali e borghi storici come Castel del Monte, Calascio e Santo Stefano di Sessanio. Il percorso tocca luoghi d’altitudine e scorci tra i più fotogenici del centro Italia, ma lo fa con uno spirito intimo, offrendo ospitalità sobria e autentica, fuori da ogni turismo di massa.

Le tappe del Cammino del Gran Sasso

Tappa 1: Piana di Campo Imperatore – Castel del Monte

(21,9 km, 358 D+, 1153 D-, 6h)

Si parte da Campo Imperatore, uno degli altopiani più vasti d’Europa, spesso definito il “Tibet d’Italia”. Il cammino segue un tratto del Canyon dello Scoppaturo, ambientazione di film come Lo chiamavano Trinità, con scenari mozzafiato tra pascoli e fenditure di roccia. Il tracciato è inizialmente pianeggiante, poi inizia una lenta discesa verso Castel del Monte, borgo fortificato che conserva un’atmosfera arcaica, tra case in pietra e strade acciottolate. È bene partire al mattino presto, poiché il tratto iniziale è esposto e completamente privo d’ombra o punti d’acqua, se non quello alla partenza oppure quelli presso i rifugi Fontari e Racollo.

Tappa 2: Castel del Monte – Rocca Calascio

(9 km, 455 D+, 382 D-, 4h)

Da Castel del Monte si risale verso il Pianoro di San Marco, in un paesaggio che alterna tratti erbosi e massi. La salita è costante ma mai eccessiva, e premia con la vista sulla spettacolare Rocca Calascio, uno dei castelli più alti d’Europa, situato a 1.460 metri. Il tratto finale è su sentiero roccioso, da affrontare con cautela. La vista, una volta arrivati, è senza eguali: a perdita d’occhio, l’intero Appennino centrale.

Tappa 3: Rocca Calascio – Santo Stefano di Sessanio

(5 km, 177 D+. 322 D-, 2h)

Tappa breve, ottima per rigenerare le gambe. Dopo la visita alla rocca e alla chiesetta ottagonale di Santa Maria della Pietà, si scende lungo sentieri erbosi verso Santo Stefano di Sessanio, uno dei borghi simbolo del recupero architettonico in Abruzzo. Questa sezione offre il fascino di una camminata rilassata, tra fioriture spontanee e muretti a secco. Ottimo punto per una sosta lunga, una cena abruzzese e una notte immersa nella quiete più assoluta.

Tappa 4: Santo Stefano di Sessanio – Barisciano

(7 km, 546 D+. 795 D-, 2h 30’)

Il sentiero prosegue dolcemente nella Piana delle Locce, tra vecchi stazzi e alture dolci. È una delle tappe più semplici, adatta per lasciar andare il passo e assaporare la dimensione contemplativa del cammino. Si arriva a Barisciano, paese dalla storia millenaria con il suo castello, la torre civica e le chiese medievali.

Tappa 5: Barisciano – Fonte Cerreto

(17,5 km, 755 D+, 634 D-, 8h)

L’ultima tappa è la più lunga e richiede un buon livello di resistenza. Dopo i primi chilometri tra campi e boschi, si sale lentamente verso le pendici del Monte Ruzza, poi si attraversa il Vado di Sole, un valico erboso da cui si apre una vista strepitosa sulle pareti settentrionali del Gran Sasso. Il tratto finale conduce a Fonte Cerreto, base della funivia che sale a Campo Imperatore e punto conclusivo del cammino.

Indicazioni pratiche per affrontare il cammino

Il Cammino del Gran Sasso è segnalato con segnavia bianco-rossi CAI e con il logo ufficiale del cammino. Tuttavia, la segnaletica non è sempre evidente: è fondamentale scaricare le tracce GPX prima della partenza e avere con sé una mappa topografica.

Gran parte del percorso si svolge tra i 1.200 e i 2.100 metri, quindi è essenziale avere abbigliamento adatto a condizioni variabili: anche in estate, vento e temporali possono comparire all’improvviso. Porta sempre una giacca antivento e uno strato termico, anche se parti col sole.

La disponibilità d’acqua è limitata: le tappe hanno tutte delle fonti d’acqua alla partenza e all’arrivo, ma potresti avere delle difficoltà a trovarla lungo il percorso in alcuni momenti. Porta con te almeno 2 litri d’acqua, specialmente nelle tappe Campo Imperatore–Castel del Monte e Barisciano–Fonte Cerreto.

Le accoglienze sono in B&B, rifugi o alberghi diffusi, spesso a gestione familiare. Si consiglia di prenotare in anticipo, soprattutto nei mesi estivi, perché le strutture sono poche e possono riempirsi facilmente. Non esistono punti tenda autorizzati lungo il percorso.

I rifornimenti alimentari non sono sempre disponibili lungo le tappe: è consigliato portare cibo energetico, frutta secca, panini o snack salati, soprattutto per la prima e l’ultima tappa. Non ci sono bar né negozi a Campo Imperatore: occorre arrivare già equipaggiati.

La credenziale del cammino

La credenziale è il documento che accompagna ogni pellegrino lungo il Cammino del Gran Sasso. Non è solo un ricordo simbolico, ma un vero e proprio strumento di riconoscimento, utile per accedere all’accoglienza dedicata e per raccogliere i timbri tappa dopo tappa, fino al termine del cammino.

È possibile acquistarla prima della partenza, ad esempio presso alcuni punti di accoglienza locali lungo il tracciato. Il suo utilizzo prevede che venga timbrata in ciascuna località significativa, a testimonianza del passaggio e della progressione del cammino.

Alcuni dei luoghi dove è possibile timbrare la credenziale includono:

  • A Castel del Monte, presso strutture ricettive e piccoli esercizi commerciali del centro storico.
  • A Calascio e Rocca Calascio, dove si trovano ristori e B&B con timbro a disposizione dei pellegrini.
  • A Santo Stefano di Sessanio, nel cuore del borgo, in alcune accoglienze e spazi informativi.
  • A Barisciano, presso strutture convenzionate e punti di accoglienza lungo la via.
  • A Fonte Cerreto, punto d’arrivo del cammino, dove è anche possibile ottenere l’ultimo timbro e, su richiesta, ricevere l’attestato finale di completamento.

È consigliato verificare in anticipo la disponibilità dei timbri e gli orari di apertura, soprattutto nei giorni festivi o in bassa stagione. La credenziale rappresenta il filo conduttore dell’esperienza: pagina dopo pagina, raccoglie tracce concrete del passaggio attraverso una delle zone più belle e selvagge dell’Appennino.

Quando partire, perché farlo e a chi è adatto

Il Cammino del Gran Sasso si può affrontare da fine maggio a inizio ottobre, evitando però i periodi più affollati o più caldi come la seconda metà di agosto. Le condizioni ottimali si trovano in giugno e settembre, quando il clima è più stabile, le giornate sono lunghe e la temperatura è gradevole anche in quota.

Il cammino è adatto a escursionisti mediamente allenati, che hanno familiarità con i sentieri di montagna e non temono tratti lunghi o isolati. È ideale per chi cerca un’esperienza a contatto con la natura incontaminata, lontano da ambienti turistici, ma con il conforto di accoglienze autentiche.

È perfetto per chi ama i paesaggi vasti, i silenzi, i cieli aperti e vuole vivere un viaggio interiore fatto di spazi, respiro e lentezza. Non è il cammino giusto per chi cerca comodità a ogni passo, ma lo è per chi sa apprezzare l’essenzialità e la forza della montagna.

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Quando la roccia diventa preghiera: il mistero delle Grotte di Longmen

Ci sono luoghi che fanno battere il cuore anche a distanza di secoli dalla loro creazione. Tra questi ci sono le Grotte di Longmen, un sito archeologico speciale diventato un luogo di culto e preghiera. Qui silenzio e fede vanno a braccetto unendosi alla natura che rende la porta del drago ancora più unica. La roccia smette di essere solo materia e diventa messaggera.

Scoprire le Grotte di Longmen

In Cina esistono luoghi ricchi di mistero e spiritualità ma uno brilla tra tutti: si tratta delle Grotte di Longmen, conosciute anche con il soprannome di “porta del drago”. Questo luogo, fatto di pietra e poesia, si trova a dodici chilometri da Louyang nella provincia di Henan e fa schiudere davanti agli occhi un paesaggio che sembra sospeso e lascia tutti a bocca aperta. Il varco naturale ha affascinato letterati, pellegrini e sognatori fin dai tempi antichi e ancora oggi ha un grande appeal.

Annoverate tra le meraviglie scolpite della Cina, insieme ai complessi Mogao e Yungan, hanno la capacità di lasciare sopraffatto chiunque le visiti. Reverenza e stupore sono le emozioni più comuni nell’osservare il chilometro di pareti rocciose in cui si snodano oltre 2345 tra grotte e nicchie in cui sono custodite 10.000 statue di Buddha e dei suoi discepoli. A tutto ciò si aggiungono migliaia di iscrizioni che narrano di fede, arte e scienza.

Il sito ha richiesto oltre quattro secoli di lavoro per poter essere realizzato e ha coinvolto sei dinastie, oltre ad infinite generazioni di artisti e devoti. Un vero e proprio capolavoro che ha reso le Grotte di Longmen un muse o a cielo aperto in cui maestria scultorea e spiritualità vanno a braccetto. I viaggiatori hanno l’opportunità di viaggiare tra le diverse epoche più floride della cultura cinese.

Non possiamo definirlo semplicemente un sito archeologico, è un luogo in cui natura e opera umana danzano all’unisono. La bellezza di queste grotte è universale e senza tempo tanto che dal 2000 sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Scoprire il sito Unesco delle Grotte di Longmen in Cina

Fonte: iStock

Statue di Buddha scolpite nelle grotte di Longmen

Grotta centrale di Binyang

Tra le prime attrattive da non perdere c’è la Grotta centrale di Binyang, un gioiello appartenente alla dinastia Wei settentrionale. La figura centrale è dedicata a Buddha Sakyamuni, raffigurato con tratti solenni e uno sguardo che sembra custodire il segreto della compassione universale. Accompagnano la statua due leoni di pietra che vegliano fieramente ai suoi piedi mentre la presenza di discepoli e Bodhisattva si dispongono ai lati. A questo punto non resta che alzare gli occhi: sul soffitto le figure di apsaras fluttuano in un eterno volo di grazia e mistero.

Tempio di Fengxian

Proseguendo la passeggiata si incrocia il tempio di Fengxian. La grotta più grande del sito è stata realizzata durante la dinastia Tang. Possiamo dire con certezza che qui la grandezza dell’arte scultorea ha raggiunto il suo apice con il Buddha Losana alto oltre 17 metri. La statua lo mostra seduto sereno su un trono di loto, con un sorriso delicato e rassicurante sul volto. Il luogo ha attirato tantissimi visitatori tra cui l’imperatrice Wu Zetian che ha preso parte a cerimonie solenni quali la presentazione della luce, un rito che celebrava la compassione di Buddha.

Grotta di Guyang

Non la più grande ma la più antica e densamente ricca di significato: la grotta di Guyang è uno scrigno di arte e custodisce al suo interno centinaia di statue con nomi di devoti incisi dagli artigiani.

Dove si trovano e come raggiungere le Grotte di Longmen

Le Grotte di Longmen si trovano poco distanti dalla città di Luoyang, circa 12 chilometri di tragitto. Il luogo simbolo della regione di Henan in Cina sorge lungo le scogliere calcaree che costeggiano il fiume Yi e rappresentano uno dei siti di arte buddhista più rilevanti in Cina. Per raggiungerle dall’Italia servirà volare verso Pechino, Shanghai o Xi’an, e da lì prendere un volo interno o un treno ad alta velocità per Luoyang. A quel punto tramite treno in breve distanza si raggiungerà il sito, oppure è possibile utilizzare un autobus. Esistono anche tour di gruppo che conducono sul posto e raccontano il luogo con maggiori dettagli.

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Giardino della Kolymbethra ad Agrigento: angolo di paradiso

In Sicilia, nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, luogo amato e apprezzato in tutto il mondo, si nasconde un tesoro unico, che pochi oggi conoscono: il Giardino della Kolymbethra.

Chiunque visiti questo luogo rimane senza parole. Natura, storia e spiritualità si fondono creando un’esperienza sensoriale unica, capace di incantare gli occhi ed il cuore di qualsiasi viaggiatore. Una destinazione lontana dalle rotte turistiche più ambite e ricercate, che potrebbe trasformarsi in un’idea unica per il tuo prossimo viaggio alla scoperta dei tesori nascosti della Sicilia e dell’Italia intera. Ecco cosa devi sapere del Giardino di Kolymbethra ad Agrigento, un angolo di paradiso.

Cos’è il Giardino della Kolymbethra? Storia ed origini

Il Giardino della Kolymbethra è un vero e proprio paradiso, dalla grandezza di oltre cinque ettari, che si trova nel cuore della Valle dei Templi, uno dei siti archeologici più affascinanti al mondo e Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il nome di questo luogo deriva dal greco antico “kolymbethra” e significa, letteralmente, “vasca per nuotare”.

Originariamente, infatti, questi giardini erano una grande cisterna artificiale, realizzata addirittura nel quinto secolo a.C, con lo scopo di raccogliere le acque provenienti dalle sorgenti della vicina collina di Agrigento grazie ad un complesso sistema di gallerie sotterranee.

È stato con il passare dei secoli che questo bacino si è trasformato in un bellissimo giardino rigoglioso, che ha subito continue modifiche nel tempo grazie ad arabi e normanni che, durante il loro dominio, hanno introdotto coltivazioni di agrumi, mandorli, ulivi e piante aromatiche.

Un giardino che, nonostante la sua bellezza ed il fatto di essere diventata un’oasi agricola preziosa per gli abitanti di Agrigento, nel Novecento è stata abbandonata nel dimenticatoio. Tutto questo, almeno, fino all’intervento del FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano, che ha trasformato questo luogo in un affascinante giardino, valorizzando le sue bellezze e riaprendolo al pubblico, diventando un’attrazione estremamente amata in Sicilia.

Perché visitare il Giardino della Kolymbethra?

Sotto la gestione del FAI, questo luogo ha visto una costante crescita nel tempo di servizi e turisti, che lo hanno reso uno scalo archeologico molto apprezzato dagli amanti della storia antica. Il Giardino della Kolymbethra è anche sede di eventi culturali ed attività didattiche, adatte ai visitatori di tutte le età, grandi e bambini, per un vero viaggio nel tempo.

Cosa vedere nel Giardino della Kolymbethra: tra storia, natura e scoperta

Camminare lungo i sentieri del giardino, si può ammirare l’imponente cornice dei templi greci, mentre intorno si respira il profumo intenso degli aranci, dei limoni, del mirto e del rosmarino. Questo trasforma il Giardino della Kolymbethra come un luogo in cui vivere un’esperienza unica, in grado di coinvolgere tutti i sensi.

Al suo interno è possibile visitare diverse aree tematiche, ognuna delle quali racconta un pezzo della storia del paesaggio mediterraneo siciliano. Uno degli elementi più affascinanti e assolutamente da vedere del sito sono gli ipogei, delle antiche gallerie scavate nella roccia, che facevano parte del sistema idrico dell’antica Akragas, l’odierna Agrigento. È anche possibile esplorare questi cunicoli attraverso delle visite guidate, per un itinerario sotterraneo della durata di circa 40 minuti. Un escursione perfetta per chi ama la storia e l’archeologia e desidera il lato più nascosto della Sicilia antica.

Da visitare sono anche gli orti didattici, i percorsi olfattivi, gli spazi dedicati al relax ed i diversi punti panoramici, dai quali è possibile ammirare alcuni degli scorci più belli e spettacolari della Valle dei Templi.

Quando visitare il Giardino della Kolymbethra: i periodi migliori

Il giardino è aperto tutto l’anno, ma il periodo migliore per vistarlo e scoprire tutta la sua bellezza è la primavera, quando la vegetazione è in piena fioritura e le temperature sono ideale per passeggiare tra gli alberi di agrumi. Inoltre, durante la bella stagione, è possibile anche partecipare a laboratori, degustazioni e piccoli eventi culturali, tutti pensati per valorizzare le tradizioni locali. Anche l’autunno è perfetto per godersi una visita senza l’affollamento estivo e con una luce dorata che rende il paesaggio ancora più suggestivo.

Nei mesi di Gennaio, Febbraio, Novembre e Dicembre è possibile visitare il giardino dalle 10.00 alle 16.00, da Marzo a Maggio ed Ottobre dalle 10.00 alle 18.00, a Giugno dalle 10.00 alle 19.00, da Luglio a Settembre dalle 10.00 alle 20.00.

Per visitare il Giardino della Kolymbethra è necessario acquistare in precedenza un biglietto che prevede l’ingresso alla Valle dei Templi. Il prezzo del biglietto combinato che prevede l’ingresso ad entrambe ha un costo di 23€ per gli adulti, ridotto a 2€ per i bambini dai 6 ai 17 anni e di 15€ per gli studenti dai 18 ai 25 anni. Per gli iscritti al FAI il costo d’ingresso alla Valle dei Templi è di 10€, mentre è gratuito al solo Giardino.

Il solo ingresso al Giardino della Kolymbethra ha un costo di 7€ per gli adulti, ridotto a 2€ dai 6 ai 17 anni ed a 5€ per gli studenti.

Per chi volesse visitare anche gli ipogei è necessario acquistare un ingresso a parte, che ha un costo di 10€ per gli adulti, 7€ ridotti e gratuito per i bambini fino a 5 anni.

Valle dei Templi di Agrigento, dove si trova il Giardino della Kolymbethra

Fonte: iStock

Tramonto nella splendida Valle dei Templi di Agrigento

Un giardino da vivere, proteggere e raccontare

Il Giardino della Kolymbethra è una meta ideale per tutti, grandi e bambini. Per tutte quelle famiglie che vogliono scoprire il fascino della storia antica e della natura tramite percorsi educativi ed attività per bambini, ma anche per le coppie che cercano un luogo romantico e fuori dal comune, amanti della natura e dell’archeologia.

Visitare il Giardino della Kolymbethra è un’occasione unica per scoprire un luogo incantevole, nel cuore della Sicilia, dove il FAI tutela il patrimonio culturale e naturale italiano, trasformando l’area in una destinazione unica.

Per chiunque stia pianificando un viaggio alla scoperta della Sicilia e vuole vivere appieno il lato autentico, profondo e poetico dell’isola, allora il Giardino della Kolymbethra deve essere inserito assolutamente all’interno dell’itinerario. Sarà una tappa indimenticabile!

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Olympic National Park: cosa vedere e come vivere un’avventura indimenticabile

Il richiamo selvaggio del Pacific North West ti stuzzica? Allora è il momento di preparare lo zaino e partire alla volta di Washington. Chi ama la natura più autentica e desidera andare oltre i luoghi più battuti non può perdere l’Olympic National Park. Un parco e molto di più per scoprire ecosistemi diversi, spaziando dalla foresta pluviale alle vette più maestose senza escludere alcune spiagge.

Attenzione però, a differenza di altri parchi, dispone di molte strade che lo attraversano ed essendo così esteso richiede un po’ di pianificazione. Scopri cosa vedere all’Olympic National Park e il modo migliore per organizzare un’itinerario.

Olympic National Park cosa vedere

Tra foreste impenetrabili, spiagge selvagge e montagne maestose, l’Olympic National Park è uno dei gioielli incontaminati del Pacific North West degli Stati Uniti. È il parco più prezioso per la grande estensione e il fatto di custodire al suo interno tanti ecosistemi diversi. Se stai pianificando un viaggio in questa zona ecco qualche consiglio pratico su cosa vedere a seconda delle tue preferenze e come organizzare un itinerario.

La zona costiera

Se stai cercando panorami mozzafiato sull’oceano parti da questi luoghi. Il primo è Ruby Beach, facile da raggiungere, è tra gli scenari top per gli amanti del tramonto. I faraglioni che emergono dalle onde, la sabbia scura e i tronchi hanno fatto sì che questa diventasse una delle immagini più famose del parco.

Spostandosi verso nord, e non troppo lontano da Ruby Beach si trova Rialto Beach, altrettanto famosa per la lunga spiaggia e per la formazione rocciosa Hole in the Wall. Attenzione alle maree: in alcune ore del giorno l’acqua può coprire completamente il sentiero di ritorno. Da non perdere anche Kalaloch, un luogo cult per gli amanti della fotografia. Tra gli spot più fotografati c’è Tree of Life, un albero sospeso tra due scogliere che sembra sfidare la gravità e le leggi della natura.

Rialto Beach Stati Uniti

Fonte: iStock

La splendida Rialto Beach all’Olympic National Park

La zona forestale

Tappa imperdibile la Hoh Rain Forest per immergersi nella zona più forestale del parco. Tra sentieri ed escursioni ci si trova immersi in boschi di alberi secolari, felci giganti e un piacevole silenzio interrotto solo da qualche canto di uccelli. Sono due i sentieri principali: Hall of Mosses Loop e Spruce Nature Trail perfetti anche per chi ha poco tempo da dedicare all’escursione.

Spostandosi nella parte sud del parco, il Lake Quinault e la sua foresta offrono un’esperienza più tranquilla ma altrettanto suggestiva. Da qui si prosegue per il Quinault Rain Forest Nature Loop, passeggiando lungo il Willaby Creek, oppure raggiungere il Big Spruce Tree, uno dei più grandi alberi della regione. Altrettanto imperdibile il lago Quinault Lodge.

Le escursioni montane

La catena montuosa del parco è uno dei luoghi imperdibili; tra i punti più accessibili per ammirarla c’è l’Hurricane Ridge che regala panorami a perdita d’occhio specialmente nelle giornate più limpide. Qui imperdibili i sentieri conosciuti con il nome di Cirque Rim Trail e Hurricane Hill Trail che spiccano per una difficoltà moderata.

Da non perdere il Lake Crescent, un lago glaciale dalle acque profonde e limpide, perfetto per una passeggiata o in alcuni momenti dell’anno per un’escursione in kayak. Altrettanto top un sentiero di circa 2,5 km che è conosciuto con il nome di Marymere Falls Trail che conduce alle omonime cascate alte ben 30 metri.

 Lake Crescent all'Olympic National Park

Fonte: iStock

Raggiungere Lake Crescent ed esplorarlo in Kayak

Valli e scorci segreti

La Sol Duc Valley è famosa per le sue sorgenti termali naturali e la potente Sol Duc Falls, considerata una delle cascate più belle del parco. Il Sol Duc Falls Nature Trail è facilmente accessibile e perfetto per una passeggiata breve, mentre il Deer Lake Trail e il Lovers Lane Loop offrono percorsi più lunghi per chi vuole esplorare l’interno della foresta seguendo il corso del fiume Sol Duc.

Nella zona sud-est, suggerisco di non perdere la Staircase Area vicino al Lake Cushman: una perla poco conosciuta. La passeggiata Staircase Rapids Loop, di circa 3 km, è apprezzabile per scorci spettacolari sul fiume Skokomish e passa sopra un suggestivo ponte in legno mentre il Shady Lane Trail conduce fino alle sponde del lago dove rilassarsi e organizzare un pic nic.

Come organizzare una gita all’Olympic National Park

Se stai penasndo di pianificare una visita all’Olympic National Park non fare l’errore di improvvisare. La prima regola d’oro è organizzazione, così da gestire al meglio gli itinerari in base a quanto tempo hai a disposizione.

Se parti da Seattle e hai intenzione di fare una gita in giornata dovrai concentrarti su un’unica area; per esempio, quella dell’Hurricane Ridge con panorami mozzafiato e a 40 minuti da port Angeles o il vicino lago Crescent a 30 minuti di auto. Se invece preferisci qualcosa di più rilassante non perdere le spiagge di Ruby e Rialto oppure visita la Hoh Rain Forest, una delle foreste pluviali temperate meglio conservate al mondo.

Chi ha a disposizione un’intera giornata potrà invece optare per un percorso ad anello iniziando da Hurricane Ridge per spostarsi verso Lake Crescent e raggiungere la Sol Duc Valley. Se non si ha l’auto a noleggio una buona opzione è affidarsi ai tour organizzati: ne esistono molti che partono dalla città e riportano al punto di partenza in serata; si tratta di un’opzione comoda e sicura ma con meno libertà.

Dove si trova e come raggiungere l’Olympic National Park

Nascosto tra le brume e i paesaggi selvaggi della Penisola Olimpica sotto il distretto di Washington si trova questa meraviglia naturale. Per raggiungerlo l’opzione migliore è partire da Seattle distante poco più di 2 ore di auto.

Il parco è aperto tutto l’anno (ad eccezione del giorno del ringraziamento e del Natale) ma gli orari dei quattro Visitor Centre cambiano a seconda della stagione. Il periodo migliore per vederlo? Da giugno a settembre quando le condizioni metereologiche sono più favorevoli e le precipitazioni si riducono.

L’ingresso costa 30$ per veicolo e il pass (acquistabile online) è valido per 7 giorni consecutivi. Per poter risparmiare se si ha in programma un on the road degli Stati Uniti c’è l’opzione della tessera America the Beautiful con cui accedere in modo illimitato a tutti i parchi nazionali USA per un anno.

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Zara, dove l’Adriatico abbraccia la terra

C’è un luogo, affacciato su un Adriatico limpido come cristallo, in cui il tempo sembra dilatarsi e ogni sguardo si riempie di luce. Zara, in Croazia, è un posto unico dove il mare incontra la storia e la natura accarezza ogni angolo di pietra. Basta un passo sul lungomare per sentire che sei arrivato in un luogo speciale che rapisce i sensi e risveglia il desiderio di scoprire luoghi nuovi.

La regione di Zara non è solo una destinazione ma è più un’esperienza profonda che conquista chiunque vi arrivi. Qui, dove le montagne guardano il mare e il vento sussurra storie millenarie, il presente si fonde con il passato in un’armonia che lascia senza fiato. Che tu stia cercando avventure marine, scorci mozzafiato o quiete rigenerante, qui potrai lasciarti sorprendere dalla natura più vera.

Un patrimonio culturale che vive e respira

Immagina di camminare su una strada romana, con l’eco dei secoli sotto i tuoi piedi, e di arrivare in una piazza dove il moderno incontra il sacro. A Zara, la storia non è relegata ai musei. È viva e presente. La città poi, con la sua architettura stratificata, ti accompagna in un viaggio nel tempo. La Chiesa di San Donato ad esempio, con la sua struttura imponente e austera, racconta l’epoca bizantina con la forza silenziosa della pietra. Poco distante, la Cattedrale di Sant’Anastasia invita a salire sulla torre campanaria per una vista che toglie il respiro.

Poi percorri la Kalelarga, la via principale della città, dove ogni pietra racconta una storia. Sulla Piazza Petar Zoranić osserva la memoria che si mantiene di oltre duemila anni – dalle rovine romane agli eleganti palazzi rinascimentali. Ma non fermarti qui. Continua la tua passeggiata fino alla suggestiva Piazza dei Cinque Pozzi, un luogo dove ingegno e bellezza si incontrano in un equilibrio perfetto.

Pozdrav

Fonte: Darko Kešnjer

Riva di Zara con il Saluto al Sole e l’Organo Marino, un incontro di luci e suoni in riva al mare

Non perdere però la sua anima contemporanea, che vibra con l’Organo Marino – un’opera geniale che trasforma il moto delle onde in musica – e si illumina al Saluto al Sole, un’installazione che celebra l’energia del giorno negli ultimi attimi di luce. Qui, ogni tramonto è un inno alla bellezza, un abbraccio tra natura e arte. E dopo tante scoperte, concediti un momento di relax: scegli uno dei numerosi ristoranti di Zara e lasciati coccolare dai sapori locali, tra mare e terra.

Il gusto della tradizione, la cucina come memoria e passione

Quando si parla di questa regione, non si può prescindere dai suoi sapori. Ogni piatto racconta una storia, ogni ingrediente è parte di un’eredità ancora viva. Sul litorale, i ristoranti servono pesce appena pescato, preparato con semplicità e rispetto per la materia prima che arriva direttamente dall’Adriatico. Un’orata alla griglia, una zuppa di scampi, un piatto di cozze con aglio e prezzemolo. Basta davvero poco per comprendere quanto il mare sia parte dell’identità di questo luogo.

Ma la cucina zaratina sa anche deliziare con la ricchezza della terra. Gli uliveti antichi donano un olio profumatissimo, dorato come il sole che li nutre. E il Maraschino, il celebre liquore a base di ciliegie marasche, racchiude l’eleganza di una tradizione che ha affascinato imperatori e poeti. E invece, se cerchi un pasto che sia anche un rituale, la peka è la scelta ideale. Cucinate lentamente sotto una campana di terracotta, le carni e le verdure si fondono in una sinfonia di aromi che parla di pazienza, condivisione e calore.

Un viaggio tra sogno e realtà tra le isole dell’arcipelago

Navigare tra le isole è come entrare in un dipinto che cambia ad ogni rotta. Biograd na Moru, elegante borgo marinaro, è di certo il punto di partenza giusto per scoprire l’arcipelago zaratino che si sviluppa in oltre 200 isole. Qui, dove il mare è limpido come uno specchio e il vento guida i velisti esperti, si apre un mondo fatto di insenature segrete, borghi silenziosi e natura primordiale.

Ugljan, l’isola degli ulivi, riscalda con la quiete del suo verde. Pašman invece invita alla lentezza, tra spiagge morbide e profumi di macchia mediterranea. Per le emozioni forti c’è Dugi Otok: la sabbia bianca di Sakarun e le alte scogliere di Telašćica parlano la lingua della meraviglia. Poi arriviamo a Molat, rifugio per chi cerca pace e immersione nella natura più pura. E infine Galešnjak, l’isola a forma di cuore, simbolo di un amore che solo luoghi così sanno ispirare.

Avventura e scoperta, per ogni età e in ogni stagione

Zara è anche terra di attività all’aria aperta, di adrenalina gentile e di scoperte emozionante. Gli amanti della bicicletta troveranno nel Parco Naturale del Lago di Vrana un itinerario tra cielo e acqua, mentre chi preferisce il kayak potrà esplorare angoli nascosti dal ritmo lento, immerso nel silenzio. Il mare invita alle immersioni, con fondali che custodiscono tesori sommersi e vita marina rigogliosa.

Lago di Vrana

Fonte: Aleksandar Gospić

Scopri la vista spettacolare dal punto panoramico di Kamenjak

Anche le famiglie trovano in questa regione un rifugio perfetto per ogni età: musei interattivi, parchi tematici come Dalmaland, percorsi nella natura e panorami spettacolari, come quello del punto panoramico di Kamenjak, rendono ogni giorno un piccolo frammento da conservare nei propri ricordi.

Dormire tra lusso e natura, l’esperienza di Aminess Avalona

Per completare questa avventura, l’alloggio deve essere all’altezza della destinazione. L’Aminess Avalona Camping Resort, sull’isola di Pag, risponde con un’offerta su misura per ogni esigenza. Ville glamping, case mobili e piazzole con piscina privata per un comfort che incontra la natura senza compromessi.

Aminess Avalona Camping Resort

Fonte: Aminess Hotels & Resorts

Il soggiorno perfetto ti aspetta in Aminess Avalona Camping Resort

Con una vista impareggiabile sul mare e un servizio attento ma mai invadente, il resort propone tutto ciò che serve per rilassarsi, divertirsi o semplicemente godersi il silenzio. Piscine, ristoranti, sport, passeggiate lungo la costa in cui ogni dettaglio è pensato per rispondere alle richieste di chi cerca un rifugio per staccare dalla routine quotidiana.

Penisola di Zara

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Cosa vedere a Salem, affascinante capitale dell’Oregon

Immersa tra dolci colline, vigneti rinomati e foreste rigogliose, Salem è una gemma nascosta che sa sorprendere con il suo mix unico di natura, storia e cultura. È la capitale dello Stato dell’Oregon, negli Stati Uniti, ma con l’anima tranquilla e pacifica di una piccola cittadina. Non a caso le popolazioni native la chiamarono Chemeketa, il cui significato è luogo di incontro e riposo.

Salem ha una spiccata vocazione artistica, con numerose istituzioni culturali preposte alla conservazione e alla promozione del patrimonio artistico locale e internazionale. Partendo dalla visita ai principali centri museali, passando per i parchi fioriti, i mercati e le aree collinari dedite alla coltivazione, si possono esplorare le vicine meraviglie naturali, come il Silver Falls State Park, per un viaggio unico e lontano dalle classiche rotte turistiche statunitensi. Ecco cosa fare e vedere a Salem, la destinazione perfetta per chi cerca autenticità, bellezza e un pizzico di avventura.

Dove si trova Salem

La tranquilla e graziosa città di Salem, il cui nome deriva dall’ebraico shalom (che significa pace), si trova nella parte nord-occidentale dello stato dell’Oregon, che confina a nord con Washington, a sud con la California e il Nevada, a ovest con l’oceano Pacifico e a est con l’Idaho.

Più precisamente, Salem è il capoluogo della contea di Marion e sorge nella rinomata Willamette Valley, una verdissima e lussureggiante valle immersa in un contesto naturalistico eccezionale, caratterizzato da ampi campi in fiore, pascoli, frutteti e soprattutto vigneti, che garantiscono a quest’area una delle produzioni ortofrutticole più importanti e redditizie di tutti gli Stati Uniti.

Oggi è spesso considerata la “Oregon Wine Country“, con ben 7.700 ettari di vigneti e più di 500 aziende vinicole, ma è soprannominata anche Cherry City, la città delle ciliegie, per via dell’ingente produzione di questi deliziosi frutti.

Cosa vedere a Salem

Salem ha una storia molto affascinante, che affonda le radici nel rapporto (seppur tragico e conflittuale) tra pionieri europei e tribù native, il cui influsso culturale è oggi tangibile nella toponomastica locale e nella presenza fertile e viva nelle arti, oggi più che mai arricchite dal profondo dialogo tra presente e passato. La cittadina offre infatti diversi musei d’arte e di storia, che ne raccontano le radici più autentiche.

Ma non solo. Qui si trovano anche meravigliosi parchi e giardini pubblici, che conferiscono alla cittadina una notevole vivibilità e spingono a visitarla a passo lento, attraverso lunghe e piacevoli passeggiate.

Ecco cosa non perdere in un viaggio nell’artistica e verdeggiante Salem.

Oregon State Capitol

Partiamo da un must durante una visita a Salem: l’Oregon State Capitol, edificio in stile Art Deco costruito negli anni ’30, oggi sede del governo statale. È possibile visitarne l’interno, in cui è presente anche un museo con un’ampia collezione di manufatti del Paese. Viene definito il Campidoglio dello Stato dell’Oregon, e a vederne l’imponenza non potrebbe essere diversamente: in granito, è il punto architettonicamente più suggestivo della città. Durante la visita, è possibile salire sulla cupola per godere di una vista panoramica memorabile di Salem.

Mission Mill Museum

Per conoscere le origini dello sviluppo industriale di Salem, con la storia dei pionieri e del loro stile di vita, dovrete recarvi al Mission Mill Museum (nei pressi dell’Oregon State Capitol), un’ampia area museale in cui ammirare gli utensili, l’arredamento, e i macchinari utilizzati nell’Ottocento in Oregon, oltre ai tradizionali giardini e orti di quell’epoca.

Willamette Heritage Center

Per immergervi nelle architetture del XIX secolo e farvi trasportare dai racconti del passato, da non perdere c’è il Willamette Heritage Center, un museo che include il Thomas Kay Woolen Mill e altri edifici storici. L’ingresso al museo dà accesso alle mostre ospitate in nove edifici storici, che esplorano le esperienze dei nativi americani nella Willamette Valley e i primi insediamenti europei in Oregon.

Bush’s Pasture Park

Gli amanti del verde e dei luoghi in cui fare trekking e incantarsi di fronte alla potenza della natura non rimangono di certo delusi a Salem. Tra i re dei parchi della città c’è il Bush’s Pasture Park: un’ampia area con sentieri, giardini, roseti fioriti, campi sportivi, un anfiteatro e il Bush House Museum, una splendida dimora vittoriana del 1878 aperta al pubblico. Vicino alla casa spicca anche una graziosa serra (del 1882) che contiene un tripudio di fiori e piante antiche. Non mancano anche ampie zone verdi in cui fare deliziosi picnic in compagnia.

Bush Barn Art Center

Si trova all’interno del Bush’s Pasture Park, ed è un altro gioiello di Salem: il Bush Barn Art Center è un centro d’arte che ospita gallerie con interessanti opere di artisti locali e internazionali, ma anche una galleria di artigianato.

È curato dalla Salem Art Association, un’associazione culturale che da oltre cento anni si occupa di promuovere le arti figurative e che annualmente, nei mesi estivi, organizza un importante evento culturale, il Salem Art Fair & Festival, che prevede diversi eventi artistici, teatrali e musicali e di intrattenimento per tutti, dagli adulti ai bambini.

Deepwood Museum & Gardens

Una delle testimonianze storiche e paesaggistiche più affascinanti di Salem è il sito Deepwood Museum & Gardens. Un ampio terreno che ospita un’antica villa vittoriana del 1894, esempio di architettura Queen Anne, caratterizzata da forme scultoree, design asimmetrici, dettagli ornamentali e vetrate artistiche, che permette di immergersi nell’eleganza dell’epoca. Tutt’attorno, bellissimi giardini formali, con aiuole fiorite, sentieri e un’atmosfera di tranquillità.

Hallie Ford Museum of Art

Concludiamo i luoghi d’arte e cultura di cui è ricca Salem con l’Hallie Ford Museum of Art, altro centro museale molto importante della città, situato anch’esso nei pressi dell’Oregon State Capitol. Qui si possono esplorare le collezioni che spiegano lo sviluppo storico dell’area occidentale degli States, e quello artistico culturale delle regioni del Pacifico. Alcune sale sono dedicate all’arte antica, sia europea che asiatica, e, tra le diverse mostre permanenti, ve ne segnaliamo una intitolata Ancestral Dialogues: Conversations in Native American Art, dedicata al dialogo, in bilico tra modernità e radici culturali, nel contesto dell’arte dei nativi americani.

Cosa fare a Salem

La città di Salem non offre solo numerose attrazioni da visitare, ma anche vere e proprie esperienze immersive che accontentano tutti i gusti, da chi ama le escursioni nella natura a chi viaggia in famiglia con bambini e cerca luoghi di divertimento e svago, oppure chi vuole esplorare la cultura enogastronomica di quest’area statunitense. Ecco cosa vi consigliamo di fare a Salem.

Picnic e divertimento con tutta la famiglia nel Riverfront Park e al Carosello

Salem è divisa in due dal fiume Willamette, che dona il nome alla valle. Proprio sulle rive del corso d’acqua sorge un altro parco che si presta benissimo per un picnic in famiglia o tra amici: il Riverfront Park. Proprio qui sorge anche una giostra artigianale dalla quale i bambini non vorranno più scendere: il Salem’s Riverfront Carousel.

Riverfront Park di Salem, Oregon

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Riverfront Park di Salem, Oregon

Serata culturale all’Elsinore Theatre

Se cercate una serata di intrattenimento con film, concerti e spettacoli teatrali, e conoscete bene la lingua inglese, perché non recarvi all’Elsinore Theatre? È il teatro più storico della città, con la sua suggestiva architettura gotica e quell’atmosfera d’altri tempi.

Tour enogastronomico nella Willamette Valley

Amanti del buon cibo e del vino di qualità, questa è l’esperienza che vi aspetta a Salem: un tour enogastronomico esplorando la valle di Willamette. Qui vengono organizzati moltissimi tour guidati con visite a vigneti locali e degustazioni di vini, in particolare il rinomato Pinot Nero, tra i prodotti di spicco della regione.

Willamette Valley, tra vigneti e cantine in Oregon

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Willamette Valley, valle ricca di vigneti in cui si trova Salem

Trekking nei parchi di Salem

Abbiamo già visto alcuni dei parchi più importanti di Salem, ma non finiscono di certo qui. Ecco allora che se siete appassionati di trekking nella natura, dovrete raggiungere il parco più grande di Salem, il Minto-Brown Island Park. Con circa 5 km di verde incontaminato, offre sentieri per escursioni, ciclismo e aree per l’osservazione della fauna selvatica.

Escursione al Silver Falls State Park

A meno di 40 km dal centro di Salem sorge uno dei parchi statali più spettacolari e visitati di questo Stato, non a caso una meta definita come una “perla”: il Silver Falls State Park. Una combinazione unica di cascate mozzafiato, più di 50 km di sentieri immersi nella foresta e attività all’aria aperta, adatti a tutti i livelli di difficoltà.

Vi consigliamo di intraprendere il Trail of Ten Falls, un percorso ad anello di circa 12 km che attraversa una foresta lussureggiante e permette di ammirare dieci cascate spettacolari. La cosa più curiosa? Alcune di queste cascate possono essere ammirate anche da un altro punto di vista, ovvero dietro al velo d’acqua che cade libera verso terra. Tra le più particolari e suggestive troverete la South Falls, alta circa 54 metri.

North Falls nel parco statale dell'Oregon

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North Falls all’interno del Silver Falls State Park, in Oregon

Non solo trekking: qui ci si può divertire con mountain bike, passeggiate a cavallo, arrampicate sugli alberi, ma anche nell’osservazione di uccelli e fioriture. Non mancano aree per picnic e campeggi attrezzati. Per conoscere gli orari e le modalità di ingresso (è previsto il pagamento di un biglietto) vi consigliamo di consultare il sito ufficiale del parco Oregon State Parks – Silver Falls (Stateparks.oregon.gov).

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Alla scoperta dei 10 siti Unesco più insoliti del mondo

C’è qualcosa di profondamente affascinante nei luoghi che sembrano sfidare la logica. Non sono soltanto splendidi e antichi ma anche sorprendenti, imprevedibili, quasi impossibili: sono i siti UNESCO più insoliti del pianeta, quelli che potrebbero appartenere a un racconto fantastico, dove la natura, il tempo e la storia hanno scritto le loro trame più straordinarie.

Il nostro viaggio comincia qui, tra foreste di pietra, grotte scavate da acidi naturali e paesaggi fossili che custodiscono il ricordo dei dinosauri.

Tsingy de Bemaraha: la foresta verticale

Nel cuore selvaggio del Madagascar, laddove la vegetazione si aggrappa alle rocce e la terra tocca il cielo, si apre uno dei paesaggi più surreali, ovvero il Parco Nazionale di Tsingy de Bemaraha. Le guglie calcaree, alte oltre cento metri, si ergono come una cattedrale gotica scolpita dalla natura stessa, e formano una vera e propria “foresta di pietra” tra canyon profondi e corridoi naturali.

Camminare su queste creste significa attraversare un mondo a sé, dove la roccia brilla di riflessi metallici e il verde delle piante tropicali si insinua tra le fenditure. I lemuri osservano curiosi dai rami, i camaleonti si confondono con la corteccia, e l’eco del vento racconta storie mai dimenticate.

Il Parco dei Dinosauri: un tuffo nell’era preistorica

Nel Parco Nazionale delle Badlands dell’Alberta, in Canada, si estende in un territorio dove ogni pietra racconta un’era scomparsa: è il Parco Provinciale dei Dinosauri dove i paleontologi hanno riportato alla luce decine di specie di dinosauri, risalenti a 75 milioni di anni fa.

Il paesaggio, brullo e struggente, richiama un film post-apocalittico. Eppure, è proprio qui che la Terra ha nascosto alcuni dei suoi segreti più attraenti.

Carlsbad Caverns: un mondo sotterraneo scolpito dall’acido

Spettacolari Carlsbad Caverns in New Mexico

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Le spettacolari Carlsbad Caverns

Nel sottosuolo del New Mexico, si cela una meraviglia rara e silenziosa. Le Carlsbad Caverns non sono semplici grotte, bensì un regno di pietra e buio, scolpito in modo inusuale non dall’acqua, ma dall’acido solfidrico: un processo geologico quasi unico al mondo ha creato stanze immense, colonne di calcite, stalattiti affilate come spade e formazioni di una bellezza ipnotica.

La Big Room, la sala sotterranea più grande, è una cattedrale nascosta, e camminarvi dentro è come entrare in un’altra dimensione. Al calar del sole, poi, migliaia di pipistrelli escono in volo dalle fenditure e disegnano coreografie spettacolari nel cielo del deserto.

I laghi Willandra: l’eco dell’umanità più antica

Nel silenzio rosso del Nuovo Galles del Sud, in Australia, si distende una regione plasmata da laghi fossili e dune millenarie: i laghi Willandra. Un tempo qui scorreva l’acqua, ora rimane la memoria. È tra queste rive prosciugate che si è riscritta una parte fondamentale della storia dell’umanità.

Le tracce lasciate dagli aborigeni raccontano una presenza umana continua da oltre 50mila anni. Sono frammenti di utensili, resti di antichi fuochi, ma anche ossa che parlano di riti e di vita quotidiana.

Humberstone e Santa Laura: le città fantasma del deserto cileno

Nel deserto di Atacama, là dove la terra è spoglia e il sole impietoso, spiccano le raffinerie di salnitro di Humberstone e Santa Laura. Abbandonate nel XX secolo, sono rimaste per decenni come due scheletri nel nulla. Oggi, riaperte al pubblico e protette come Patrimonio UNESCO, raccontano con le loro strutture arrugginite e i loro silenzi infiniti l’epoca dell’“oro bianco”, quando il salnitro valeva quanto il petrolio.

Passeggiare tra i capannoni e i binari arrugginiti è come camminare dentro una fotografia color seppia: una memoria industriale intrisa di malinconia e fascino.

Isola di Gorée: la ferita e la memoria

A pochi chilometri da Dakar, in Senegal, l’isola di Gorée emerge come una ferita nel mare. Qui sorge infatti la Maison des Esclaves, la casa degli schiavi, un edificio che ha visto passare milioni di vite, vendute e deportate verso le Americhe. È un luogo che parla di dolore e resistenza, di disumanità e memoria.

Visitare Gorée significa ascoltare le voci del passato, camminare tra i muri che hanno trattenuto lacrime e speranze, e restare in silenzio davanti alla “porta del non ritorno”, affacciata su un oceano che allora rappresentava l’ignoto.

Il Parco nazionale di Pirin: un rifugio selvaggio in Bulgaria

Parco nazionale di Pirin in Bulgaria

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Oasi verde nel Parco nazionale di Pirin

In Bulgaria, tra i rilievi aspri e romantici del sud-ovest, si nasconde il Parco Nazionale di Pirin, un angolo d’Europa ancora intatto e selvaggio. Qui la natura si esprime con potenza: laghi glaciali che riflettono il cielo come specchi d’acqua, cascate che si tuffano tra le rocce, grotte profonde e foreste antiche dove ancora vivono specie rare.

Il silenzio del parco è interrotto soltanto dal canto degli uccelli o dal fruscio delle fronde.

Bukhara: l’eco dorata della Via della Seta

Nel cuore dell’Asia Centrale, l’antica città di Bukhara, in Uzbekistan, è un luogo dove il tempo sembra davvero essersi fermato. Le madrase e i minareti raccontano di una civiltà fiorita, di mercanti, poeti e scienziati che hanno animato la Via della Seta.

Il mausoleo di Ismail Samani è un capolavoro architettonico che sfida i secoli, e la Madrasa di Nadir Khan Devanbegi incanta con i mosaici cobalto e oro.

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Piscina Rei, un paradiso terrestre nel cuore della Sardegna

Esiste una spiaggia, nella parte sud-orientale della Sardegna, dove la sabbia bianca si stende come un velo leggero su chilometri di costa, e l’acqua (così limpida e trasparente da sembrare irreale) si adagia dolcemente sul fondale, rivelando con grazia ogni dettaglio del paesaggio marino: ecco Piscina Rei, uno dei tesori più suggestivi dell’Isola, tanto da meritarsi l’attenzione di Lonely Planet, che lo ha incluso tra le dieci spiagge più belle al mondo.

Qui la natura si mostra davvero in tutta la sua perfezione: soffici dune accarezzate dal vento, piante di ginepro che disegnano l’orizzonte con la loro silhouette contorta, arbusti profumati che raccontano l’anima del Mediterraneo, e i candidi gigli di mare, rari e protetti, che sbocciano tra i granelli chiari della sabbia.

Una piscina naturale da sogno a occhi aperti

Piscina Rei riesce a evocare emozioni profonde, grazie al mare turchese dalle sfumature cangianti, al fondale basso che invita a lunghe nuotate in tutta tranquillità, e a tratti rocciosi levigati, perfetti per chi ama immergersi con maschera e boccaglio e lasciarsi guidare dall’incanto del mondo sommerso. Non a caso, snorkeling, diving e pesca subacquea sono tra le attività più praticate.

A rendere ancor più speciale la zona è la sua posizione privilegiata, nel cuore del litorale di Costa Rei, nel territorio di Muravera: una meraviglia che si inserisce in armonia tra stagni popolati da fenicotteri e tratti di costa che alternano sabbia di quarzo e calette nascoste.

Camminando poco più a nord si incontrano San Giovanni, Torre Salinas, le dune fiorite di Colostrai, Feraxi con le tinte bronzee, fino alle piccole baie segrete quali Portu de s’Illixi, Cala sa Figu e la Baia delle Anfore, dove ancora rimangono le tracce di antichi relitti romani.

Relax e servizi per una vacanza senza pensieri

La meravigliosa spiaggia di Piscina Rei in Sardegna

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L’incanto di Piscina Rei

Nonostante la bellezza selvaggia, Piscina Rei non rinuncia al comfort. Sia che stiate cercando un angolo appartato per rilassarvi con il suono delle onde come sottofondo, sia che vogliate vivere la spiaggia con tutti i servizi a portata di mano, troverete ciò che desiderate: sono presenti stabilimenti attrezzati, chioschi, bar, ristoranti e non manca la possibilità di noleggiare ombrelloni, lettini, kayak e gommoni. E per la sicurezza dei bagnanti, è attivo un servizio di salvataggio vigilato.

Il vicino centro turistico di Costa Rei completa l’offerta con hotel, residence, campeggi, ristoranti e le comodità necessarie per vivere un soggiorno all’insegna della serenità. La spiaggia, estesa e spaziosa, riesce ad accogliere un gran numero di bagnanti anche durante i periodi di maggiore affluenza, senza mai perdere la sua atmosfera pacata e distesa.

Un paesaggio che racconta storia e mistero

Ma Piscina Rei è anche terra di antichi misteri e tracce millenarie. A poca distanza dalla spiaggia spicca il sito archeologico di Cuili Piras, un complesso megalitico che sorprende per la disposizione dei menhir: un allineamento misterioso, forse connesso con le stelle e la volta celeste.

Poco lontano, i menhir del Nuraghe Scalas aggiungono fascino al paesaggio, mentre sulla collina di Monte Nai si cela la fortezza punica di Baccu, da cui si domina la costa in un silenzio sospeso tra cielo e mare.

Piscina Rei, dove l’anima si rigenera

Piscina Rei è il simbolo di ciò che la Sardegna ha da offrire di più autentico: un paesaggio incontaminato, un mare che sembra dipinto, una storia millenaria che affiora tra le onde e la terra, e un’accoglienza pensata per tutti. Famiglie con bambini, coppie, viaggiatori solitari, amanti della natura o del comfort troveranno qui un rifugio prezioso, dove ogni giornata può trasformarsi in un ricordo indelebile.

Lasciatevi cullare dal suono delle onde, dal profumo della macchia mediterranea e dal senso di libertà che solo la Sardegna sa regalare.

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Lagoa do Fogo, il lago cristallino nascosto in uno stratovulcano

Ci sono luoghi che sembrano nati per restare nascosti, come se la natura stessa volesse custodirli gelosamente: uno di questi è il Lagoa do Fogo, un angolo remoto e sorprendente incastonato sull’isola di São Miguel, nell’arcipelago delle Azzorre.

Quello che oggi si presenta come un paesaggio da cartolina, un bacino d’acqua cristallina abbracciato da pareti verdeggianti, è in realtà il frutto di una “furia primordiale”. Il cratere che lo accoglie, infatti, si è formato circa 15.000 anni fa, modellato dall’energia esplosiva di un vulcano oggi dormiente, ma ancora vivo. L’ultima eruzione, nel lontano 1563, ha sigillato per sempre un simile anfiteatro di rocce e silenzio, e lo ha trasformato in un paradiso verde-azzurro.

Il lago si trova a un’altitudine compresa tra i 575 e i 949 metri, vegliato dalle alte pareti del cratere che si innalzano per circa 300 metri. Con una lunghezza di 3 chilometri, una larghezza di 2,5 e una profondità che raggiunge i 30 metri, è uno dei più grandi specchi d’acqua naturali dell’isola. Dal 1974, l’intera area è protetta come Riserva Naturale, un tesoro ecologico che custodisce biodiversità, silenzi e purezza.

Un cammino tra il verde e il blu

Il Lagoa do Fogo alle Azzorre

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Particolare del suggestivo Lagoa do Fogo

Raggiungere il Lagoa do Fogo non è così semplice: è un percorso che si conquista passo dopo passo, tra boschi umidi e sentieri scolpiti dal tempo. Si parte nei pressi del villaggio di Água de Alto, seguendo la provinciale EN1-1A e poi deviando lungo la Caminho da Ribeira da Praia, fino a raggiungere l’inizio del sentiero PRC02 SMI. Google Maps vi porterà senza difficoltà al punto d’accesso che, sebbene ancora vicino alla civiltà, segna l’ingresso a un “mondo parallelo”.

I primi tratti del cammino si snodano tra coltivazioni e campi aperti, su una strada asfaltata che presto lascia spazio a un’ampia poderale in costante salita. Il sentiero, sempre ben segnalato, è un crescendo di emozioni e natura: le pendenze sono dolci, quasi amichevoli, ma è la vegetazione a catturare l’attenzione, con boschi che si fanno via via più fitti, muschi che ricoprono tronchi e pietre come velluto, e l’aria che profuma di umidità e legno.

Dopo circa un’ora abbondante, il sentiero devia a sinistra, su uno dei tratti più suggestivi e inaspettati dell’intero percorso dove, per quasi due chilometri, scorre una lunga vasca d’acqua trasparente. Non un semplice ruscello, ma un vero e proprio canale d’irrigazione, profondo circa 60 centimetri, abitato da trote che scompaiono tra i riflessi, e incorniciato tra muschio e rami.

Questo tratto del trekking si sviluppa ancora all’interno del bosco, ma ogni passo avvicina al cuore del cratere. Quando infine il sentiero sbuca su una strada sterrata più ampia, il paesaggio si apre d’improvviso, come un sipario che si alza: davanti agli occhi si svela il Lagoa do Fogo in tutta la sua maestà.

La prima visione è folgorante. Il lago appare come un gioiello sospeso in un cratere immenso, le cui pareti sono un tripudio di vegetazione. La superficie dell’acqua riflette il cielo con sfumature cangianti: dall’azzurro acceso al grigio perla, dal blu profondo al verde smeraldo, tutto dipende dalle nuvole che, spesso, velano il paesaggio come un velo delicato. Non è raro, infatti, che il lago resti nascosto tra le nebbie, rivelandosi solo a chi ha pazienza e rispetto.

Due penisole si protendono verso il centro dello specchio d’acqua mentre le rive, sabbiose e chiare, si perdono nel fitto di un bosco ricco di flora endemica. Se si alza lo sguardo verso l’orizzonte, là dove il cratere si apre, l’oceano Atlantico si intravede in lontananza, quasi a ricordare che questo luogo, pur essendo isolato, fa parte di un’isola sospesa tra cielo e mare.

Oltre il lago: esplorazioni e silenzi

L’intero perimetro del cratere può essere esplorato a piedi, ma richiede tempo, energia e attenzione. Il dislivello è importante e la lunghezza del percorso può superare le quattro ore tra andata e ritorno. Tuttavia, ogni passo aggiunge bellezza: scorci panoramici, silenzi interrotti soltanto dal vento e dalla vita segreta del bosco, sentieri che si inoltrano verso nuove direzioni.

È possibile scendere fino alle rive del lago e camminare lungo alcune spiagge, magari inoltrandosi tra le grotte naturali e la fitta vegetazione. Non è consentito fare il bagno, per preservare l’integrità dell’ecosistema, ma anche solo sedersi vicino all’acqua e osservare i giochi di luce vale il viaggio.

Lagoa do Fogo è anche una riserva d’acqua dolce vitale per São Miguel: alimentato principalmente dalle piogge, rappresenta uno dei bacini idrici più importanti dell’isola.

Un invito alla meraviglia

Il trekking verso Lagoa do Fogo è alla portata di chi ha un minimo di allenamento e spirito di avventura. Con una lunghezza complessiva di circa 11 chilometri e una durata media di 4 ore e mezza tra andata e ritorno, è un’escursione che si può affrontare in giornata, ma che richiede preparazione. Non ci sono punti di ristoro né fonti d’acqua potabile, e il tempo può cambiare in un istante.

Ma se amate i luoghi autentici, se cercate emozioni vere e panorami che parlano all’anima, allora il Lagoa do Fogo saprà ricompensarvi.

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Cosa vedere sul Monte Bianco: panorami incantevoli e attività da sogno

Con ben 4805 metri di altitudine, il Monte Bianco si innalza come un colosso silenzioso che domina le Alpi con un’eleganza maestosa. È il “tetto d’Europa”, ma è anche un luogo dell’anima: un punto d’incontro tra la potenza della natura, la storia dell’alpinismo e il desiderio dell’uomo di andare oltre i propri limiti.

In ogni stagione, dona esperienze capaci di incantare e sorprendere: durante l’estate, i sentieri fioriti e le terrazze panoramiche invitano a rigeneranti passeggiate o a sfide verticali, mentre in inverno le vette si ammantano di neve e diventano un paradiso per chi ama gli sport invernali. E poi non mancano villaggi incantati, acque termali, tradizioni millenarie e attività in grado di soddisfare tutte le esigenze.

Meraviglie sospese tra ghiaccio e cielo: cosa vedere sul Monte Bianco

A cavallo tra Italia e Francia, il Monte Bianco è uno dei luoghi più visitati dell’arco alpino. Ogni anno, milioni di visitatori accorrono per ammirarne la bellezza, scalarne le vette o, semplicemente, godere di uno dei panorami più emozionanti d’Europa.

Le Funivie del Monte Bianco

Sospese tra terra e cielo, le Funivie del Monte Bianco non sono soltanto un mezzo di trasporto bensì un’esperienza. La Skyway è un viaggio verso l’infinito, un’ascesa che regala una vista a 360 gradi sulle cime più alte delle Alpi Occidentali. La partenza avviene da Pontal d’Entrèves, a 1300 metri di altitudine, e tappa dopo tappa si sale fino a raggiungere i 3466 metri di Punta Helbronner.

Le cabine ruotano su sé stesse per donare una visione completa delle vette innevate, dei ghiacciai scintillanti, dei sentieri che si arrampicano lungo i fianchi della montagna. Ogni stazione della funivia è un piccolo mondo da esplorare: al Pavillon/The Mountain, a 2200 metri, spiccano un giardino alpino, uno spazio espositivo, una cantina vinicola sospesa tra le nuvole, ristoranti e un parco giochi per bambini.

Moderna stazione di montagna sul monte Bianco

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La moderna stazione sciistica sul monte Bianco

E una menzione speciale la merita proprio la cantina vitivinicola più alta del Vecchio Continente: a oltre duemila metri, riposa il Cave du Vin Blanc, un vino valdostano che ha trovato rifugio ai piedi del Monte Bianco per un esperimento davvero singolare. La cantina che lo produce ha infatti deciso di far affinare parte della propria produzione proprio in un luogo estremo, per capire come l’altitudine, le temperature e le condizioni atmosferiche possano influenzare le qualità organolettiche del vino rispetto alla classica maturazione in valle. Il vino nasce da un vitigno autoctono valdostano che ha mantenuto intatta la propria identità nel tempo, senza subire contaminazioni genetiche o adattamenti forzati. È proprio grazie a una simile purezza che il vitigno resiste naturalmente a parassiti che, altrove, costringono l’uomo a interventi aggressivi. Una volta terminato il tour, ci si può spostare nella sala bar per gustare un calice di Cave du Vin Blanc, brindando all’azzurro del cielo.

E poi c’è l’ultima stazione, Punta Helbronner/The Sky, con la terrazza circolare che appare sospesa nel vuoto. Qui la vista si apre su un mondo di ghiaccio e roccia che toglie il fiato. Un bistrot accoglie chi vuole gustare un pranzo ad alta quota, mentre un tunnel pedonale e un ascensore conducono fino al Rifugio Torino, base perfetta per escursioni sul ghiacciaio.

Il Giardino Alpino Saussurea

A 2175 metri di altitudine, su un balcone naturale affacciato sul Monte Bianco, sorge il Giardino Alpino Saussurea: un piccolo paradiso botanico, il più alto d’Europa, dove crescono oltre 900 specie alpine in un ambiente curato e protetto, e danno vita a uno spettacolo sorprendente di colori e forme.

Il giardino prende il nome dalla Saussurea Alpina, pianta rara dedicata allo scienziato Horace-Bénédict de Saussure, che ispirò la prima scalata al Monte Bianco. Visitarlo significa immergersi nel cuore del paesaggio alpino e nelle sue storie: come quella, commovente, della nascita della Stella Alpina, fiore simbolo della montagna e dell’amore eterno.

Il Giardino è raggiungibile sia con la funivia che a piedi, seguendo un sentiero panoramico di 2,5 chilometri. Aperto nei mesi estivi, regala emozioni autentiche agli appassionati di botanica, di fotografia, ma anche a chi vuole godersi un po’ di silenzio e incanto. D’inverno, si trasforma: le ciaspolate sul manto innevato del Campo svelano scenari da sogno.

Sentieri e panorami senza fine: passeggiate e trekking

Intorno al Monte Bianco si snoda una fitta rete di sentieri che soddisfa tutti gli appassionati, dai camminatori alla prima esperienza agli escursionisti più esperti. È un territorio vivo, scolpito dal tempo e dalla natura, che si apre con generosità a chi ha voglia di camminare.

Il Tour du Mont Blanc è uno dei percorsi escursionistici più entusiasmanti di sempre: si sviluppa ad anello attraversando Italia, Francia e Svizzera, e può essere percorso a tappe, pernottando nei rifugi alpini lungo il cammino.

Per chi preferisce itinerari meno impegnativi ma altrettanto suggestivi, le Alte Vie della Valle d’Aosta custodiscono panorami spettacolari sui ghiacciai e sulle cime innevate. Le Balconate del Monte Bianco, invece, si snodano lungo le dolci pendenze della Val Veny e della Val Ferret, così da mostrare vedute indimenticabili sul massiccio.

Non mancano le camminate verso rifugi facilmente accessibili, perfette per le famiglie. Tra queste, il percorso che conduce al Rifugio Torino con la funivia e il tunnel scavato nella roccia, per poi affrontare (con guida e attrezzatura adeguata) un’emozionante escursione sul ghiacciaio. Anche i principianti possono vivere l’avventura, imparando a usare ramponi e ciaspole a seconda della stagione.

Adrenalina, relax e tradizione: le esperienze che completano il viaggio

Escursionismo sul Monte Bianco

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Escursionismo sul Monte Bianco

Il Monte Bianco è anche adrenalina, benessere e scoperta. Gli amanti dell’alpinismo trovano qui un vero e proprio eden: vie classiche e nuove sfide attendono chi ha esperienza e voglia di mettersi alla prova, in uno degli scenari più leggendari della storia alpinistica.

Per chi cerca un’emozione in volo, parapendio e speedriding permettono di librarsi sopra le cime, planando su vallate silenziose e paesaggi infiniti. Chi ama le due ruote, invece, può avventurarsi in spettacolari bike tour tra sentieri sterrati, boschi e pascoli d’alta quota.

Ma c’è spazio anche per il relax. Le terme di Pré Saint Didier equivalgono a un’oasi di benessere, tra piscine calde, saune panoramiche e idromassaggi con vista sulle montagne. Un’esperienza rigenerante, perfetta per concludere una giornata all’aria aperta.

E per le famiglie? Ci sono l’area Skyway for Kids, i laboratori nella natura, le passeggiate guidate e tante occasioni per vivere la montagna in modo semplice e divertente. Infine, chi desidera scoprire l’anima del territorio può lasciarsi guidare dai sapori locali: birre artigianali, vini di montagna, piatti tipici valdostani e piccole storie che parlano di radici, memoria e passione.