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Cosa fare a Laax, la migliore meta per il freestyle da visitare in inverno

Riconosciuta come la migliore meta per il freestyle avendo vinto i World Ski Awards 2025, Laax è una località assolutamente da non perdere in inverno. Il comprensorio svizzero si è fatto notare per le tante attività sulla neve e l’attenzione verso la sostenibilità. La vittoria conferma come la località stia investendo nell’innovazione, nelle infrastrutture e nella tecnologia senza perdere di vista il contatto con la natura. Ma cosa fare durante una vacanza a Laax? E cosa vedere nella località? Ecco alcuni suggerimenti.

I nuovi impianti sciistici

Visitare Laax durante la stagione invernale significa entrare in un universo dove il freestyle incontra il lifestyle alpino. L’apertura della stagione 2025-2026, fissata per il 29 novembre, porta con sé grandi novità: due nuovi impianti d’avanguardia, il FlemXpress e la Vorab Gondola, ridefiniscono il modo di muoversi tra le montagne, con un occhio attento alla sostenibilità.

Il FlemXpress, primo “Ropetaxi” al mondo, è un sistema rivoluzionario di cabinovie a chiamata che collega sei stazioni all’interno dell’area Unesco Arena Tettonica Sardona, riducendo del 50% i consumi energetici. La Vorab Gondola, invece, porta sciatori e snowboarder fino al ghiacciaio Vorab, a 3.018 metri, con viste panoramiche mozzafiato.

Il mondo freestyle

Ma ciò che rende davvero speciale Laax è la sua anima freestyle: cinque snowpark, l’halfpipe più grande del mondo, oltre 224 km di piste perfettamente curate e un’atmosfera vibrante che contagia chiunque arrivi.

Con i suoi cinque snowpark, tra cui il Crap Sogn Gion Park e il P60, teatro di eventi internazionali offre strutture adatte a tutti i livelli: dai principianti ai pro.

Anche quando il tempo non collabora, il divertimento non si ferma: la Freestyle Academy di Laax è la prima indoor base d’allenamento d’Europa, con trampolini, foam pit e rampe per provare trick in totale sicurezza.

Vista panoramica sugli snowpark di Laax

Ufficio Stampa

Divertirsi agli snowpark di Laax

Eventi a Laax

Il calendario invernale è un concentrato di energia: il Laax Open di gennaio è l’evento europeo più importante per snowboard e freeski, seguito dal Banked Slalom e dal Kids Laax Open a marzo. Tre appuntamenti imperdibili per vivere da vicino la community freestyle più vibrante delle Alpi. Da non perdere le numerose ciaspolate e lo sci alpinismo che può essere praticato durante la stagione, spesso associandosi a gruppi che propongono l’attività.

Crap Sogn Gion

Prendendo la funivia si raggiungono i 2.252 metri del Crap Sogn Gion. Il punto panoramico e incredibilmente fotogenico lascia tutti a bocca aperta ed è il punto esatto in cui avvengono le competizioni della Laax Open.

Crap Sogn Gion a Laax

Getty Images

Vista dal Crap Sogn Gion a Laax

Lago Cauma

Tra i posti più belli da visitare a Laax c’è sicuramente il lago Cauma che incanta con acque turchesi e i boschi di pini che lo incorniciano. Il posto perfetto dove passeggiare e godersi la natura; è soprattutto in primavera ad attirare i visitatori, ma anche con la neve ha grande fascino.

Ruinaulta, il Canyon del Reno

È stato soprannominato come Swiss Grand Canyon, ed è tutto da scoprire con le pareti di roccia bianca alte centinaia di metri che costeggiano le rive del fiume Reno. Si può visitare a piedi con un trekking segnato dai sentieri, in bici oppure per i più freddolosi e meno sportivi con un treno panoramico. In estate i più avventurosi ci fanno Kayak.

Ruinaulta, il canyon del Reno

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Percorrere in treno o facendo trekking il Ruinaulta

Dove si trova Laax e come arrivarci

Laax si trova in Svizzera tra Flims e Falera e si fa notare per la sua anima giovane, visionaria e capace di attrarre sportivi da tutto il mondo.  Tra le Alpi Svizzere nel cantone dei Grigioni il luogo è facile da raggiungere in auto, oppure in treno da Zurigo.

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Viaggio a Mauritius: tre motivi per andare quest’anno

Scegliere dove andare in vacanza non è mai semplice, ma per chi cerca una destinazione che unisca mare, natura, autenticità e una crescente attenzione alla sostenibilità, Mauritius è una scelta perfetta per quest’anno.

Questo arcipelago dell’Oceano Indiano, già famoso per le sue spiagge da sogno e il clima tropicale, sta vivendo una fase di profondo rinnovamento nel turismo. Nuove iniziative green, progetti di tutela marina e un collegamento aereo diretto dall’Italia: ecco gli ottimi motivi per partire alla scoperta di questo Paese straordinario.

Turismo sostenibile e iniziative green

Mauritius sta puntando sempre più su un turismo rispettoso dell’ambiente. Nel 2025 l’isola ha rafforzato il proprio impegno green promuovendo un modello di vacanza più sostenibile con tanti progetti dedicati a:

  • riduzione dei rifiuti,
  • alloggi certificati ecologici,
  • preservazione dei siti naturali,
  • tutela della biodiversità,
  • sensibilizzazione delle comunità locali e dei visitatori.

Molte spiagge e riserve naturali sono oggi gestite con precisi criteri ecologici e le autorità locali incoraggiano attività a basso impatto, come l’escursionismo nei parchi e nelle riserve naturali o la visita dei giardini botanici che regalano un’esperienza immersiva nella natura incontaminata. Anche la popolazione è coinvolta in iniziative di riforestazione e protezione del territorio.

Scegliere Mauritius oggi significa quindi contribuire a uno sviluppo turistico consapevole, dove la bellezza dei luoghi va allo stesso ritmo della tutela della natura. Un viaggio qui è un’occasione per vivere un’esperienza autentica e responsabile, che unisce il piacere della scoperta di un Paese straordinario con il rispetto dell’ambiente.

Tre motivi per raggiungere Mauritius quest'anno

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Sette terre colorate a Chamarel, Mauritius

Progetto di conservazione marina

Oltre alla terraferma, Mauritius si distingue per il suo straordinario ecosistema marino. Tra il 2024 e il 2025 i ricercatori mauriziani, insieme a partner internazionali, hanno avviato un grandissimo progetto di conservazione delle barriere coralline e della fauna marina dell’Oceano Indiano occidentale.

Questa iniziativa punta a sfruttare la riproduzione sessuata dei coralli per radunare tantissime larve da usare poi per ripopolare in modo preciso i siti più degradati anche in seguito dell’ondata di calore marino da record registrata mesi fa nel Paese.

Sforzi, ricerche e studi che hanno portato a un graduale miglioramento della salute dei fondali, con un ritorno della biodiversità e un’esperienza subacquea ancora più affascinante per chi ama fare snorkeling o immersioni.

Dai giardini di corallo ai delfini che nuotano al largo delle coste occidentali, il mare di Mauritius è un patrimonio che oggi si può ammirare con maggiore consapevolezza.

Partecipare ad attività guidate e rispettose dell’ambiente consente di scoprire un mondo sommerso di rara bellezza, contribuendo allo stesso tempo alla sua salvaguardia.

3 motivi per andare a Mauritius

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Snorkeling subacqueo, spiaggia di palme di Le Morne

Nuovo volo diretto dall’Italia

Un altro motivo per visitare Mauritius quest’anno è la maggiore comodità nel raggiungerla. ITA Airways ha infatti annunciato l’apertura del volo diretto da Roma Fiumicino verso Mauritius, operativo dal 7 novembre 2025 con due frequenze settimanali.

La rotta, servita con moderni Airbus A330neo, permetterà di volare senza scali, riducendo tempi e stress del viaggio. Questo rende l’isola ancora più accessibile, perfetta sia per chi sogna una fuga invernale al caldo, sia per chi desidera una vacanza lunga e rigenerante. Con questa novità, il sogno di scoprire Mauritius diventa più vicino e semplice da realizzare.

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Sogna il caldo: ecco dove andare a Natale 2025 per fuggire dall’inverno

Quando in Italia si accendono le luci natalizie e le temperature si abbassano, per molti cresce il desiderio di partire verso destinazioni dove il sole scalda ancora la pelle.

Per chi sogna di trascorrere il Natale 2025 al caldo, ci sono tante mete ideali, tra mare, natura e cultura. Dalle isole più autentiche d’Europa ai paradisi tropicali d’oltreoceano. Ecco 5 destinazioni perfette per un Natale sotto il sole.

Isole Canarie: dove il sole c’è tutto l’anno

Le Isole Canarie sono una delle scelte migliori per chi cerca il caldo a dicembre senza allontanarsi troppo. Tenerife e Gran Canaria offrono spiagge dorate, escursioni sui vulcani e una vivace atmosfera natalizia tra mercatini e feste locali.

Chi desidera un’esperienza più autentica può spingersi oltre e visitare le isole minori come La Palma, La Gomera o El Hierro, meno turistiche e perfette per escursioni nella natura, trekking panoramici e panorami mozzafiato sul mare.

Le temperature a dicembre oscillano tra i 19 e i 24 gradi, perfette per godersi un pranzo di Natale in riva all’oceano.

Oman: tra deserto, mare e cultura araba

L’Oman è una destinazione sorprendente, dove al posto dell’inverno europeo ci sono giornate miti e soleggiate. A dicembre, le temperature si aggirano intorno ai 27 gradi, ideali per scoprire Muscat, con i suoi souq profumati e la grande moschea del Sultano Qaboos.

Da non perdere un tour nel deserto di Wahiba Sands, dove trascorrere una notte sotto le stelle, oppure un soggiorno sulle coste di Salalah, dove il mare è cristallino e il ritmo di vita è più lento. È una meta perfetta per chi cerca autenticità e avventura durante un viaggio di Natale al caldo.

Idee di viaggio per un Natale 2025 al caldo

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Salalah in Oman

Thailandia: Natale rilassante sulle spiagge tropicali

Il Natale in Thailandia è sinonimo di spiagge bianche, acque turchesi e tramonti spettacolari. Phuket e Krabi offrono resort di ogni tipo, ma chi preferisce luoghi più tranquilli può optare per Koh Lanta o Koh Phangan.

Oltre al mare, vale la pena visitare Bangkok, una delle capitali più affascinanti d’Asia, o il nord del Paese, con Chiang Mai e i suoi templi. Il clima a Natale è perfetto: asciutto, soleggiato e con temperature intorno ai 30 gradi.

5 mete dove passare il Natale al caldo

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Vista aerea della spiaggia di Railay a Krabi, Thailandia

Costa Rica: spiagge e natura selvaggia

Per chi desidera vivere un Natale immerso nella natura, la Costa Rica è un sogno. A dicembre inizia la stagione secca, il periodo migliore per visitarla. Tra foreste pluviali, vulcani e spiagge selvagge, si può fare surf a Tamarindo, ammirare la biodiversità del Parco Nazionale Manuel Antonio o rilassarsi alle sorgenti termali di Arenal.

È una meta ideale per famiglie e coppie che vogliono alternare relax e avventura in un Paese verde e sostenibile.

Zanzibar: mare turchese e cultura swahili

Zanzibar regala un Natale dal sapore esotico, con temperature che variano tra i 25 e i 30 gradi e spiagge che sembrano dipinte. Le località di Nungwi e Paje sono perfette per il mare e gli sport acquatici, mentre Stone Town conquista con i suoi vicoli profumati di spezie e la sua storia frutto di una fusione di culture.

Un mix unico di relax, cultura e natura che rende Zanzibar una delle mete più affascinanti per chi sogna un Natale 2025 al caldo.

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Appennini boschi Cosa fare in autunno montagna parchi naturali vacanza natura Vacanze natura Viaggi Viaggi Avventura

Sirente-Velino, leggenda e natura tra rocce scolpite dal tempo e boschi affascinanti

In Appennino non ci sono molte vette più alte delle cime gemelle del monte Velino e del monte Cafornia, in Abruzzo. Il loro profilo è lo stereotipo della montagna e sembra quasi il disegno di un bambino: pareti che vanno su dritte, in diagonale, fino a disegnare una punta aguzza, l’una accanto all’altra. Poco più a oriente si trova il monte Sirente: se il Velino e il Cafornia sfondano il muro dei 2.400 metri di altitudine, questa vetta non ci arriva per poco. La sua forma ricorda più quella di un enorme pagnotta, con le cime rotonde che si susseguono una all’altra, dominando dall’alto il cosiddetto Altopiano delle Rocche.

Il Velino e il Sirente sono le due montagne che danno il nome al Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, nel cuore dell’Abruzzo: un mosaico di vette aspre che vegliano su valli, piccoli insediamenti e boschi di faggio che in autunno si accendono di tutte le sfumature dell’oro e del rame. Una stagione speciale: quando il freddo si avvicina e si chiude il capitolo del turismo estivo, il Parco Sirente-Velino rivela la sua anima più autentica, rustica e vera.

Cosa fare e cosa vedere in autunno nel Parco Sirente-Velino

Il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino abbraccia un territorio vasto e sorprendentemente vario, tutto in provincia de L’Aquila. Con i suoi oltre 50.000 ettari, il parco include la catena montuosa del Sirente e quella del Velino, oltre all’Altopiano delle Rocche. È collegato a un’altra riserva naturale vicina, la Riserva regionale Montagne della Duchessa, che si trova in Lazio, ma che comprende un gruppo montuoso orograficamente afferente allo stesso complesso.

L’autunno è forse la stagione più affascinante per visitare il parco: da un lato le temperature ancora non rigide permettono di intraprendere la maggior parte delle attività all’aperto, dall’altro il grosso del flusso turistico, che da queste parti comunque non è mai ingente, è ormai scorso via con il cambio di stagione.

Il passare dei mesi è anche l’altro motivo per cui visitare il Sirente-Velino a settembre, ottobre e novembre: il paesaggio si trasforma in una tavolozza di colori, dal rosso intenso dei faggi al giallo brillante dei pioppi. È, inoltre, il periodo del bramito del cervo, il verso particolare emesso da questi animali durante la stagione degli amori e un modo unico di scoprire la loro solitamente discreta presenza: è una sorta di concerto naturale che risuona al tramonto nei boschi del parco.

Sirente Velino Abruzzo Autunno

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Il monte Velino in un tramonto d’autunno

Le attrazioni naturali sono varie e ricchissime. La Valle Subequana, ad esempio, è uno dei luoghi più scarsamente popolati della regione, un altopiano collinare coronato da alte montagne con ampie aree di prati e pascoli e un misterioso lago stagionale che si dice sia nato dall’impatto di un meteorite, il cosiddetto Cratere del Sirente.

Le Gole di Celano, scavate dal Rio La Foce, sono forse il simbolo del parco: un canyon impressionante, con pareti di oltre 200 metri che si stringono fino a pochi metri di distanza. Il sentiero che le attraversa è un viaggio nella geologia e nel mito, tra pietre scolpite dal tempo e dalle acque, ma anche leggende di eremiti che cercarono rifugio in queste buie fenditure naturali.

La Val di Teve, poi, è un angolo di natura incontaminata alle pendici del Monte Velino. Le sue faggete, in autunno, sono un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Non è raro incontrare la fauna tipica del parco: camosci, cervi, rapaci e volpi, che qui trovano un rifugio perfetto.

Ultimo, ma non meno importante, il sito delle Pagliare di Tione conserva un patrimonio umano e storico straordinario: le pagliare sono i tipici edifici degli antichi villaggi stagionali, utilizzati dai pastori durante la transumanza e le altre attività di agricoltura e pastorizia legate alla montagna. Casette in pietra, ricavata a sua volta dalla ripulitura dei terreni al fine di renderli coltivabili, spesso dotate di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, che ancora oggi si possono notare nei resti di questi insediamenti.

Sirente Velino Abruzzo Autunno

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Le Pagliare di Tione

Nel mezzo di questo contesto naturale montano e rustico piccoli paesi come Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, Ovindoli e Secinaro accolgono i pochi visitatori con le facciate in pietra delle case, i ruderi degli antichi castelli, le chiese austere e le sagre dedicate ai prodotti di stagione, che trasmettono tutto il calore di questi luoghi.

Escursioni d’autunno nel Parco Sirente-Velino

L’autunno invita a camminare. Prima che arrivi la neve a coprire le cime pietrose delle montagne abruzzesi, c’è tempo per esplorarle senza che il sole cuocia i sentieri, beandosi del fascino dei boschi e dei panorami che si possono osservare dalle ampie radure, antichi pascoli ormai abbondanti.

Il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino offre una varietà di contesti, scorci e prospettive su una natura selvaggia, ricca di flora e fauna, da scoprire da vicino.

Gole di Celano

Un trekking di media difficoltà, con partenza dal parcheggio dedicato poco fuori il borgo di Celano e una durata di circa 4 ore in totale, che permette di esplorare uno dei luoghi simbolo del Parco Sirente-Velino. Il percorso delle Gole di Celano si snoda nel cuore del canyon, tra pareti verticali e passaggi strettissimi, che poi si aprono all’improvviso su piccole radure.

Lungo il cammino si incontrano ponticelli in legno, piccole sorgenti e scorci mozzafiato sul panorama delle Gole. Secondo la leggenda qui viveva un eremita che parlava con gli spiriti della montagna, e in certi momenti, quando il vento si incunea tra le strette pareti di roccia, non sarà difficile immaginarlo.

Anello del Sirente

I più esperti tra i camminatori che si avventurano tra le vette del Parco Sirente-Velino non possono non apprezzare l’impegnativa camminata tra pascoli e faggete che porta fino alla vetta del monte Sirente, a oltre 2.300 metri di altitudine.

Si tratta di un’escursione che regala panorami grandiosi sulla valle che giace ai piedi del complesso montuoso. Il sentiero sale tra prati e boschi fino a raggiungere la cima del Sirente, da cui si gode una vista che abbraccia tutto l’Abruzzo interno. In autunno questo percorso ha qualcosa in più grazie ai faggi che circondano la parte bassa del percorso. Le loro chiome si tingono di mille tonalità diverse, creando un contrasto magnifico con le rocce grigie della cima.

Da Rocca di Mezzo a Ovindoli

Percorso facile che parte da uno dei borghi più affascinanti del Parco Sirente-Velino, Rocca di Mezzo, e in circa tre ore consente di farsi un’idea dell’Altopiano delle Rocche, un ampio pianoro tra i 1.200 e i 1.400 metri di altitudine all’ombra del Sirente e delle altre montagne.

Sirente Velino Abruzzo Autunno

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Tra i pascoli del Parco Sirente-Velino

È un itinerario dolce, adatto anche alle famiglie, che segue antiche tracce tra i boschi di betulle ingialliti dalla stagione e ampie radure, punteggiate di mucche e cavalli che pascolano placidi. Ovindoli, nota località sciistica e uno dei centri turistici del parco, accoglie gli escursionisti con il suo rustico fascino e con i suoi sapori della cucina locale e stagionale: polenta, funghi o una zuppa di legumi locali.

Le Pagliare di Tione

Tione degli Abruzzi è un piccolissimo comune della Comunità montana Sirentina. Un luogo elegantemente austero, con la sua simbolica Torre del Castello che domina l’abitato. Da qui parte un percorso piuttosto semplice, seppure in salita, che porta ad esplorare le note Pagliare di Tione, casali in pietra sparsi in ampie radure, conservati nello stile tipico del luogo e presenti fin dal medioevo.

L’ampio spazio dove si trovano le Pagliare di Tione domina la Valle del fiume Aterno, su cui si posa lo sguardo, ammirando i toni caldi autunnali delle chiome dei boschi che la ricoprono. Un luogo capace di abbinare la testimonianza storica alla bellezza della natura, specialmente in autunno.

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Il segreto del primo mulino sull’Arno: tra natura, storia e tradizione

Molin di Bucchio, il primo mulino sull’Arno, è una gemma incastonata lungo la strada che da Stia porta verso Londa, nel cuore verde e profondo del Casentino. Il rumore dell’acqua che accarezza le pale del mulino, l’eco dei passi sulle vecchie scale di pietra, il profumo di legna e farina sospeso nell’aria. Tutto sembra congelato tra passato e presente. È come se qualcuno avesse fermato l’orologio proprio nel momento in cui la storia diventava leggenda.

Molin di Bucchio, il primo mulino sull’Arno

Nel punto in cui l’Arno è ancora un torrente giovane e vivace, sorge il Molin di Bucchio, tra i più antichi del territorio casentinese. Le sue origini risalgono al XIII secolo, quando i Conti Guidi di Porciano ne fecero un punto nevralgico della valle. Da allora, per oltre settecento anni, la famiglia Bucchi ha custodito il ritmo segreto delle macine e dell’acqua, mantenendo vivo un mestiere che è quasi una preghiera.

Il mulino ha funzionato fino agli anni Sessanta, e ancora oggi nulla sembra davvero cambiato. Entrando, si incontrano le pale orizzontali, le tramogge, le macine tutte lì, ferme ma pronte a riprendere il loro canto se solo l’acqua decidesse di tornare a spingerle.

Incredibile la cucina dell’Ottocento, che collega il mulino attraverso una scalinata ripida; il pavimento lastricato, il grande camino, gli oggetti delle case contadine e gli odori di un tempo che non vuole svanire.

In ogni angolo sembra quasi avvertirsi la voce di Pietro Bucchi, detto “Pietrone”, l’ultimo mugnaio. Le sue incisioni sulle pareti sono piccoli graffiti d’amore per la sua terra, per il suo mestiere, per la vita semplice e dura che scorreva accanto al fiume.

La cucina dell'Ottocento del Molin di Bucchio

Molin di Bucchio

La splendida cucina ottocentesca del Molin di Bucchio

Il progetto di rinascita

Grazie alla Cooperativa In Quiete, un gruppo di giovani ha riportato in vita una delle più antiche troticolture della zona, restituendo voce e movimento a un mestiere che sembrava dimenticato. Il progetto si chiama Antica Acquacoltura Molin di Bucchio, e nasce con un’idea poetica e concreta al tempo stesso: recuperare le vasche storiche e farne un laboratorio di biodiversità, educazione ambientale e sostenibilità.

Le antiche vasche in pietra, costruite a fine Ottocento, si alternano alle strutture più recenti. In tutto, dieci vasche e un bottaccio medievale che raccontano il ciclo infinito della vita: la nascita, la crescita, il ritorno alla sorgente.

Camminando lungo i sentieri che costeggiano l’impianto, si può sentire la voce dell’acqua che accarezza le rocce. È la stessa voce che, secoli fa, dettava il ritmo del lavoro dei mugnai e oggi ispira i giovani biologi e ambientalisti che qui hanno deciso di restare.

Molin di Bucchio è anche un luogo d’incontro: ogni anno, infatti, la sua cucina e i suoi spazi si trasformano in palcoscenici per concerti, commedie, laboratori e convegni.

E poi c’è il trekking, quello che parte da Stia e costeggia l’Arno, attraversando ponticelli, radure e castagneti fino a raggiungere il mulino. Sono diversi i sentieri percorribili a piedi o in bici per esplorare il parco nazionale delle foreste casentinesi perfetti per scoprire l’anima più autentica della Toscana.

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Asia Idee di Viaggio itinerari culturali vacanza natura Viaggi Viaggi Avventura Vietnam

Perché è il arrivato il momento di organizzare un viaggio in Vietnam

Vi portiamo in viaggio alla scoperta di un Paese magico, dalla natura sbalorditiva e dalla cultura immensa. Il Vietnam è un luogo che evoca immagini contrastanti di antichi templi e pagode, di costruzioni fantasiose ispirate alle antiche leggende locali, di vaste risaie e colline baciate da sole, di baie che sembrano dipinte da un maestro della seta e da corsi d’acqua silenziosi dove la natura sovrasta ogni cosa.

Un viaggio che oggi non è più un sogno lontano, ma che può essere alla portata di tutti grazie ai nuovi voli diretti dall’Italia e ad alcuni consigli che vi diamo per trascorrere una vacanza meravigliosa, anche in famiglia.

Nuovo volo diretto dall’Italia

Non solo il Vietnam è un Paese dal fascino indiscutibile, ma da qualche mese è anche più accessibile da noi italiani. Lo scorso luglio, infatti, è tornato il collegamento diretto tra l’aeroporto di Milano Malpensa e quello di Hanoi con Vietnam Airlines. La rotta è operata con aeromobili Airbus A350-900, con tre voli di andata e ritorno a settimana e un tempo di volo di circa 12 ore per tratta. Malpensa è oggi il primo aeroporto italiano a offrire un volo diretto operato dalla compagnia di bandiera vietnamita. Questa rotta è una parte chiave della strategia per aiutare il Vietnam a raggiungere l’obiettivo di 22-23 milioni di visitatori internazionali entro il 2025. Da Hanoi ad Ho Chi Minh City, la vecchia Saigon, ci sono poi decine di collegamenti giornalieri per visitare il resto del Paese.

Le tappe consigliate di un tour in Vietnam

Un viaggio in Vietnam dovrebbe durare non meno di una settimana, in modo da consentire di visitare non soltanto la Capitale, ma di fare anche qualche altra tappa e rendersi conto di com’è fatto il Paese e di cosa offra.

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Train Street ad Hanoi

Hanoi

Ecco allora che la prima tappa obbligata è Hanoi, la Capitale del Vietnam, nota per la sua architettura secolare e per una ricca cultura che risente delle influenze asiatiche, cinesi ma anche di quelle francesi, quando il Paese era chiamato Indocina. Per respirare quest’atmosfera d’altri tempi ecco allora che merita una tappa il quartiere vecchio, dove ogni strada è specializzata nella vendita di una tipologia di bene, c’è quella dell’argento, delle stoffe ecc. Qui si assapora la vera anima caotica di Hanoi, specie se lo si percorre in un tipico risciò. Da non perdere è una delle attrazioni più note, la Train Street, una stretta via nel quartiere vecchio dove, a orari regolari, un treno attraversa letteralmente una strada piena di case, bar e gente, sfiorando pareti, tavolini e persone. Dal fascino autentico è anche la Trấn Quốc Pagoda, uno dei templi più antichi della città, situato su un’isola nel West Lake. Qui è tutto il contrario del caos ma è il luogo della calma e della spiritualità. La storia della città – e del Paese – è racchiusa nell’Ho Chi Minh Mausoleum, il luogo di sepoltura di Ho Chi Minh, figura centrale della storia vietnamita, e nella One Pillar Pagoda, uno dei simboli della città.

Da Nang

Uno dei luoghi più belli del Vietnam si trova lungo la costa ed è Da Nang, famosa per le spiagge, come quella pubblica di An Bang, o Lang Co, verso Huế, che si estende per 10 chilometri di lunghezza ed è famosa per la sabbia bianca, ma anche per due incredibili ponti che sono diventati star di Instagram: il Dragon Bridge, un ponte a forma di drago che, nei weekend, sputa fuoco e acqua alla sera e il Golden Bridge a Bà Nà Hills, una passerella sospesa sorretta da due mani giganti, raggiungibile con una funivia che è la più lunga del Sud-Est asiatico.

Hội An

Vicinissima è Hội An, una città affascinante e ricca di storia. L’intera zona antica di Hội An è Patrimonio mondiale Unesco, le stradine pedonali sono costeggiate da case gialle con le lanterne appese. Il consiglio è di visitarla proprio dopo l’ora del tramonto, quando le lanterne sono accese. A pochi chilometri dal centro, c’è un villaggio agricolo chiamato Vegetable Village dove la vita ruota intorno agli orti, alle erbe aromatiche e ai metodi tradizionali di coltivazione, mantenuti quasi identici da secoli. Qui si può prendere parte a un corso di cucina vietnamita.

Huế

Poco distante si trova Huế, la Capitale imperiale del Vietnam. Infatti, da vedere c’è la Cittadella Imperiale con il tempio di Thế Miếu, un santuario ancestrale degli imperatori. Qualche chilometro fuori dal centro si trova la Pagoda della Signora Celeste, sulla riva del fiume Perfume River (“Fiume dei Profumi”), simbolo spirituale della città. Sempre nei dintorni ci sono i Solenni Mausolei Imperiali con le numerose tombe funerarie degli imperatori. Da segnalare è soprattutto la Tomba di Khải Định che è probabilmente il mausoleo più spettacolare, un tripudio di barocco asiatico, un mosaico di pietra, vetro e porcellana costruito su una collina che domina il paesaggio e il fiume.

Ninh Binh

Spostandosi verso l’interno del Vietnam, si scoprono paesaggi meravigliosi tra risaie, fiumi, valli da cartolina e templi scavati nella roccia (Bích Động Pagoda) e imponenti monumenti religiosi (Bái Đính Pagoda). Solitamente qui si noleggia una barca per ammirare questi luoghi da un punto di vista privilegiato, godendosi il silenzio, prima di inerpicarsi sui 500 gradini che portano alla Mua Cave la cui cima sulla montagna assomiglia a un drago danzante.

Baia di Ha Long

Dicono sia una delle baie più belle del mondo e forse è proprio così: provare per credere. Fatto sta che da un mare del color e della giada spuntano più di 1.600 isolotti appuntiti, coperti da vegetazione lussureggiante. Il suo nome significa “dove il drago scende nel mare” e secondo la leggenda fu proprio un drago a creare queste isole, frustando l’acqua con la propria coda per proteggere la costa dai nemici. Ha Long è un Patrimonio mondiale dell’Unesco e molte delle grotte interne, come Sung Sot Cave, la “Grotta della Sorpresa”, sono visitabili, con stalattiti enormi e luci soffuse che sembrano accendere l’interno di un pianeta alieno.

Baia di Halong, Vietnam

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La splendida Baia di Halong vista dall’isola di Bo Hon, Vietnam

Come spostarsi in Vietnam

Il più delle volte si visita il Vietnam con un viaggio organizzato, in quel caso è il tour operator a occuparsi di tutti i transfer. In caso di viaggio individuale, invece, ci sono diversi modi di sposarsi e tutti fanno parte dell’esperienza di viaggio. Uno di questi è a bordo dei bus notturni i cosiddetti sleeping bus, che sono una specialità vietnamita, pullman incredibilmente comodi con poltrone che diventano letti e fatti apposta per lunghe percorrenze. Sono economici e partono con regolare frequenza. Per chi viaggi con i bambini sono super consigliati, ne andranno matti.

Un altro modo di sposarsi è a bordo del treno, un modo molto pittoresco di attraversare il Vietnam. Uno di questi è il famoso Reunification Express, un convoglio che attraversa il paese tra villaggi, cittadine, colline verdeggianti, vaste risaie e paesaggi nebbiosi. Un’esperienza davvero unica. La ferrovia fu costruita nel 1881 e correva principalmente lungo la costa, percorrendo un tragitto di 1.772 miglia che collegava Hanoi a Ho Chi Minh City. I posti a sedere spaziano dalle carrozze letto ai sedili standard. Questo tipo di viaggio è perfetto per una coppia in cerca di romanticismo, ma anche per i bambini che non si annoieranno mai.

Infine, ci si può spostare, anche se solo per un breve tratto, in nave. La breve crociera sulla Baia di Ha Long di due o tre giorni è un’altra delle esperienze più consigliate da fare in Vietnam. Oltre a essere immersi nella meravigliosa baia circondati da migliaia di isole, si toccano alcune tappe altrimenti irraggiungibili, come la Sung Sot Cave, la Bight Cave – a bordo di un kajak o di una barca in bambù -, la paradisiaca Titov Island, la Lan Ha Bay, molto meno frequentata di Ha Long, e spiagge isolate come quella di Ba Trai Dao, mentre a bordo si fanno esperienze indimenticabili come ammirare il tramonto sulla baia, pescare o ascoltare sul ponte i racconti di un Paese che sa incantare.

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Cosa vedere a Oulu, la città della Finlandia eletta Capitale Europea della Cultura 2026

È stata eletta la Capitale Europea della Cultura: Oulu, in Finlandia, dista appena sessanta miglia dal Circolo Polare Artico e tra mare, luce e foreste cambia colore a ogni stagione. Vita slow, arte e innovazione sono il mix magnetico che ha reso questa meta tra le più ambite per il prossimo anno e non solo. Un luogo dove respirare aria pulita, perderti tra ponti di legno e scoprire quanto può essere cool il Grande Nord.

Cosa vedere a Oulu

Oulu è tra le mete inserite dal National Geographic nella lista The Best Places in the World to Travel to in 2026 e proprio per questo registrerà un boom di visitatori. Non molto distante dal Circolo Polare Artico, la cittadina nel nord della Finlandia sorge sulla foce del fiume Oulujoki e domina la regione dell’Ostrobotnia settentrionale.

Meno conosciuta della rinomata Helsinki, farà presto parlare di sé. Tra i principali luoghi da vedere a Oulu c’è la cattedrale costruita nel 1777 e poi distrutta durante un incendio per arrivare ai giorni d’oggi con la ricostruzione in stile neoclassico firmata dall’architetto Engel.

Chi visita la Finlandia e raggiunge questa città non deve perdere una visita al mercato coperto Kauppahalli: l’edificio del 1901 alterna antiche botteghe di pesce, renne e dolci di bacche e mirtilli. Assaggiare è assolutamente fondamentale per vivere a pieno quella che è la cultura gastronomica del luogo.

A pochi chilometri dal centro, l’isola di Turkansaari è un viaggio nel tempo. Tra 44 edifici storici in legno, chiese del Seicento e vecchie fattorie, il museo all’aperto racconta la vita rurale dell’Ostrobotnia settentrionale. In estate, i profumi del legno e del fieno si mescolano al suono del fiume: pura poesia nordica. Un labirinto di isolette verdi collegate da ponti di legno bianchi, prati fioriti e corsi d’acqua cristallini: l’Hupisaaret Islands City Park è la versione finlandese del paradiso urbano: perfetto per passeggiare, andare in bici o semplicemente osservare la vita scorrere lenta.

Cosa vedere a Oulu

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Oulu, la Capitale Europea della Cultura 2026, è tutta da scoprire

Con oltre 4.000 specie di piante da tutto il mondo e due serre futuristiche a forma di piramide, i giardini botanici dell’università sono un luogo dove scienza e bellezza convivono. Un piccolo mondo tropicale nel cuore del Nord, ideale per una pausa verde tra una mostra e un festival.

Tra i motivi che spingono i viaggiatori a raggiungerla c’è la scoperta della rotta di Pohjola, il famoso percorso panoramico di 900 chilometri da scoprire e l’imperdibile parco nazionale di Syöte dove organizzare escursioni su slitte trainate da husky o praticare sci.

Oulu Capitale Europea della Cultura 2026

Nel 2026, Oulu diventerà ufficialmente Capitale Europea della Cultura, e l’intera città si prepara a brillare come non mai. Ma non aspettatevi solo mostre e concerti: qui la cultura è un’esperienza immersiva che unisce arte, natura, tecnologia e comunità.

Il progetto ha lo scopo di raccontare l’anima più autentica del Nord, mixando innovazione digitale e tradizione. Spaziando dall’Arctic Food Lab che fa scoprire i sapori tipici finlandesi con piatti a base di renna, salmone e bacche al festival di luce come Lumo Light Festival: c’è davvero tanto da scoprire.

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Il Lago Tekapo è il paradiso dei lupini: la fioritura fiabesca della Nuova Zelanda

Esistono luoghi nel mondo talmente incantevoli da non sembrare reali. Posti in cui la natura usa tavolozze di colori speciali e dipinge un panorama unico al mondo: uno di questi, in un particolare periodo dell’anno, si trasforma in un paesaggio mozzafiato che sembra sia stato pensato appositamente per raccontare la fiaba perfetta.

Montagne glaciali sullo sfondo, calme acque turchesi e cieli spettacolari che con il calare del sole infuocano l’orizzonte. Tutt’intorno una distesa infinita di fiori viola, lilla e rosa che creano sfumature meravigliose. Siamo in Nuova Zelanda, sulle sponde del Lago Tekapo, dove verso la fine di novembre la fioritura dei lupini mette in scena uno spettacolo meraviglioso.

L’esplosione di colori che conquista occhi e cuore

Conosciamo i lupini per essere presenti nel celebre romanzo “I Malavoglia” di Verga, ma tanti non hanno mai avuto la fortuna di assistere allo spettacolo della loro fioritura.

Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, ogni anno, per alcune settimane sulle sponde del Lago Tekapo torna la magia: il paesaggio si trasforma in un mosaico vivente di sfumature che vanno dal rosa al lilla e al giallo. Così, i lupini selvatici (Lupinus polyphyllus) invadono ogni angolo: colline, rive, sentieri. In quei giorni, il Lago Tekapo diventa un dipinto impressionista firmato dalla natura.

La fioritura mozzafiato dei lupini al Lago Tekapo

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La fioritura dei lupini al Lago Tekapo

È lo scatto perfetto che tutti vorremmo fare e il quadro che nessun artista potrebbe mai replicare: il contrasto tra le tonalità accese dei lupini, l’acqua turchese del lago, la neve residua sulle montagne e la natura incontaminata, creano uno scenario da sogno per chi ama la natura e vuole vivere un’esperienza visivamente indimenticabile.

Come ammirare la magia della fioritura

Il luogo migliore da cui ammirare le distese di lupini? Uno dei punti panoramici più amati è una suggestiva chiesetta in pietra affacciata al lago, la Church of the Good Shepherd. Ma non è l’unico: lungo la Godley Peaks Road si susseguono scorci perfetti per immergersi nella bellezza dei campi di lupini, magari partecipando a un’escursione guidata che porta nei luoghi più nascosti.

L’alba e il tramonto sono i momenti migliori per vivere questa magia, quando la luce si riflette sull’acqua, i fiori sembrano accendersi e il cielo si tinge d’oro. È in questo momento che il Lago Tekapo invita a riscoprire il legame tra uomo e natura in uno dei luoghi più puri e incontaminati del pianeta, e mostra la sua anima più poetica: quella che fa innamorare ogni viaggiatore.

Dove si trova

Il Lago Tekapo si trova nel cuore dellIsola del Sud della Nuova Zelanda, nella splendida regione del Mackenzie, circondata dalle Alpi Meridionali. Vi si arriva in auto in circa 3 ore da Christchurch e 3 ore e mezza da Queenstown, lungo una delle strade panoramiche più suggestive del Paese.

Un ultimo consiglio? Raggiungete anche il Mount John Observatory, da cui si gode una vista mozzafiato sul lago e sui cieli stellati che rendono questa zona una delle più limpide al mondo.

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Cammina Natura, le escursioni più belle in Italia il 25 e 26 ottobre

Il 25 e il 26 ottobre 2025, la natura torna protagonista con la settima edizione di Cammina Natura, l’evento diffuso organizzato dall’Aigae – Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche – che invita a rallentare, respirare a pieni polmoni e lasciarsi incantare dalla bellezza del paesaggio italiano.

Di cosa si tratta

In centinaia di tappe sparse da Nord a Sud, le Guide Ambientali condurranno lungo percorsi poco battuti, tra sentieri che svelano la ricchezza nascosta del Belpaese: luoghi minori, angoli dimenticati, parchi naturali, beni confiscati alle mafie restituiti alla collettività, ecosistemi preziosi da preservare e narrazioni che uniscono ambiente, storia e cultura.

Un’occasione gratuita, inclusiva e diffusa per riscoprire il valore dell’escursionismo non solo come attività fisica, ma come esperienza di connessione con il territorio e le sue comunità: Cammina Natura è un modo per partecipare attivamente a una visione di turismo responsabile, di economia circolare e di memoria collettiva.

Oltre alle escursioni a piedi o in bicicletta (anche in orari insoliti come l’alba o la notte) il programma include visite nei beni confiscati alle mafie in collaborazione con l’associazione Libera. Il 25 ottobre sarà possibile partecipare a queste esperienze in Toscana, Calabria, Basilicata e Puglia, mentre il 26 ottobre sarà la volta dell’Emilia-Romagna. Il senso di appartenenza, la memoria e il riuso sociale incontrano così con la meraviglia dei paesaggi e il piacere del cammino.

Cinque escursioni da non perdere, tra natura, storia e legalità

Tra le centinaia di escursioni proposte da Cammina Natura, ne abbiamo selezionate cinque che raccontano (in modi differenti) il fascino dei territori, la forza del cammino condiviso e l’importanza di riscoprire ciò che spesso resta ai margini.

Tramonto tra le Colline del Prosecco

A Farra di Soligo, nel cuore delle Colline del Prosecco, l’armonia tra uomo e natura ha generato un paesaggio che oggi è riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità: le mani sapienti di generazioni di viticoltori hanno modellato con dolcezza le colline, e trasformato la terra in un mosaico di vigneti, stradine e borghi sospesi nel tempo.

Sabato 25 ottobre, la guida ambientale Mattia Pertile accompagna i partecipanti in un’escursione di circa quattro ore, lungo un itinerario di 8 chilometri che si snoda tra dolci dislivelli e scorci mozzafiato. Il momento più suggestivo? Quando il sole inizia a calare, tingendo di oro e rame i filari del Prosecco.

San Leo: tra spiritualità, mistero e paesaggi spettacolari

Il fascino di San Leo, in provincia di Rimini, risiede nell’incontro tra storia, leggenda e natura. Sabato 25 ottobre, l’escursione guidata da Massimo Ruggeri conduce i partecipanti in un itinerario a piedi che si muove all’ombra della celebre rocca, dove si intrecciano le vicende del Conte di Cagliostro e la spiritualità francescana.

Il cammino attraversa un bosco dai colori autunnali intensi, per momenti di pura meraviglia. Il percorso, lungo sei chilometri, offre anche una rara occasione: quella di avvicinarsi alla frana che sconvolse l’antica capitale d’Italia, un evento naturale che ha lasciato segni profondi nel paesaggio e nella memoria del territorio. Tre ore per immergersi in un luogo che incanta e interroga.

Vista della Fortezza di San Leo, Rimini

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La magnifica Fortezza di San Leo

Alla scoperta del Parco dello Stirone e del Piacenziano

Domenica 26 ottobre sarà possibile esplorare un’area unica per valore ambientale e significato civile. L’escursione parte dal Podere Millepioppi, bene confiscato alla mafia oggi sede del Parco dello Stirone e del Piacenziano, alle porte di Salsomaggiore Terme. Le guide ambientali Annalisa Guaraldo e Antonio Consoli porteranno lungo un percorso lungo il fiume Stirone, dove affiorano strati geologici che raccontano l’antico passato marino di queste terre.

Camminando per circa tre ore e mezza lungo un tragitto di 12,5 chilometri, si avrà l’opportunità di leggere la storia della Terra nei suoi sedimenti, ma anche di riflettere sul valore del bene comune e sul potere trasformativo della legalità.

Grotte, poeti e mare della Costa Viola

Nel cuore della Costa Viola calabrese, sabato 25 ottobre si parte da Palmi per un’escursione che è un vero e proprio abbraccio tra mare e montagna. La salita inizia tra uliveti e antiche vie, fino a raggiungere le suggestive grotte di “Pignarelle” e “Trachina”, scrigni di pietra che custodiscono silenzi e racconti.

Le guide Andrea Laurenzano e Giuseppe Tripodi accompagneranno i camminatori fino alla caletta di Rovaglioso, dove il mare si apre all’improvviso tra le rocce, e regala uno dei panorami più poetici dell’intera regione. Durante il percorso di circa 10 chilometri si attraverseranno anche terreni un tempo in mano alla criminalità organizzata, oggi riconsegnati alla comunità.

Veduta della caletta di Rovaglioso lungo la costa di Palmi, Calabria

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Splendida caletta di Rovaglioso lungo la costa di Palmi

Il Balcone Calcareo di Monte Murone

Infine, nella Sardegna nord-occidentale, tra i profumi della pineta e il Parco Naturale Regionale di Porto Conte, si snoda un sentiero che unisce memoria bellica e meraviglia paesaggistica. Domenica 26 ottobre, la guida Gianluca Soru accompagnerà i partecipanti lungo le antiche strade militari della Seconda Guerra Mondiale, dove trincee, fortini e postazioni di tiro raccontano la storia di uno sbarco mai avvenuto, ma temuto e preparato.

Il cammino, breve ma intenso, in due ore conduce fino alla cima di Monte Murone: una terrazza calcarea che si affaccia sulla baia di Conte e sulla rada di Alghero. Da lassù, la natura si apre in uno spettacolo a 360 gradi, tra luce, vento e orizzonti infiniti.

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Calabria: sui sentieri dell’Aspromonte illuminati dal sole ogni roccia si trasforma in oro

Il 29 agosto del 1862 i boschi dell’Aspromonte si riempirono di grida, fumo, fuoco e pallottole. I Bersaglieri del regio esercito caricarono contro le migliaia di volontari garibaldini, che dalla Calabria avevano intenzione di muovere verso Roma per renderla italiana.

Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, venne ferito ad una gamba. Ne nacque una celebre canzone popolare cantata sull’aria di una marcia dei Bersaglieri e ne scaturì uno dei capitoli cruciali dell’epopea dell’eroe del Risorgimento italiano. In quei boschi, territorio di Sant’Eufemia d’Aspromonte, un monumento ricorda l’episodio, indicando l’albero a cui Garibaldi si poggiò dopo essere stato colpito.

Oggi in quei boschi permane un silenzio immobile, interrotto solo dal passo degli occasionali escursionisti che si avventurano lungo i sentieri dell’Aspromonte per scoprirne la bellezza ruvida, integra e naturale che li caratterizza. Destinazione di viaggio affascinante in tutte le stagioni, l’Aspromonte, cuore selvaggio di Calabria, è una terra che in autunno si mostra nel suo volto più scenografico, poetico. Tra gole e torrenti, antichi borghi arroccati e panorami che si aprono fino allo Stretto di Messina, questo massiccio montuoso che caratterizza l’Appennino calabrese offre sentieri scenografici, che sembrano usciti da un dipinto impressionista.

Aspromonte: come arrivare e cosa fare in autunno

Il Parco Nazionale dell’Aspromonte si trova nel cuore della Calabria meridionale e abbraccia gran parte della provincia di Reggio Calabria. Dal capoluogo, in meno di un’ora d’auto, si raggiungono i primi borghi montani come Gambarie, Santo Stefano in Aspromonte e San Luca, porte d’ingresso a un mondo fatto di boschi, panorami e leggende.

L’autunno è la stagione ideale per scoprire l’Aspromonte a piedi: le temperature sono miti, i cieli ancora perlopiù limpidi. La natura, com’è caratteristico della stagione, colpisce tutti i sensi: la vista con i colori delle chiome degli alberi che cambiano di settimana in settimana; l’olfatto con i ricchi profumi del sottobosco, arricchito dai funghi e dalle castagne; l’udito e il gusto con il clamore e i sapori delle sagre nei piccoli paesi.

Oltre alle escursioni, l’autunno in Aspromonte invita alla scoperta dei tanti borghi che punteggiano il territorio: lo splendido e medioevale Gerace, con il Duomo e le sue cento chiese, le viuzze in pietra; Stilo, uno de I Borghi più belli d’Italia, caratterizzato dalla Cattolica bizantina; l’isolata Bova, dove ancora si parla l’antico greco di Calabria e si possono ammirare splendidi panorami. Sono luoghi, questi, dove il tempo scorre più lentamente e, in certi casi, sembra essersi fermato.

gerace

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Il borgo di Gerace

In autunno una marcia in più a una visita in Aspromonte è data, infine, dai sapori della sua tavola: il profumo del pane cotto nei forni a legna invade i vicoli dei borghi, il caciocavallo non manca mai, i funghi e le castagne caratterizzano le ricette stagionali e, dall’inizio di novembre, arriva sulle tavole il nuovo Greco di Bianco, il vino passito che è considerato uno dei più antichi d’Italia.

Tre escursioni d’autunno in Aspromonte

L’Aspromonte è una montagna da scoprire passo dopo passo, specialmente in autunno. Dotato di una fitta rete sentieristica, curata e manutenuta dal Parco Nazionale e dal Club Alpino Italiani, il massiccio offre esperienze adatte a tutti: dalle tranquille passeggiate nei boschi alla portata di chiunque fino alle escursioni panoramiche sulle cime più alte, riservate a chi ha un po’ più di allenamento e dimestichezza con l’escursionismo, e ai cammini con più tappe.

Il bello del trekking in Aspromonte durante l’autunno sta nella possibilità di assistere alla trasformazione della natura e al brillare unico della caratteristica luce di questa stagione sulle rocce di granito, che si accendono di sfumature dorate, rossastre. Le chiome dei faggi, inoltre, si vestono di rosso e d’arancio, e il vento che scende dalle vette porta con sé il profumo di resina e terra bagnata.

Da Gambarie al Montalto

È l’escursione simbolo dell’Aspromonte: il Montalto è la vetta più alta del massiccio calabrese, a 1955 metri sul livello del mare. Si parte da Gambarie, principale centro turistico del territorio, e si attraversa una grande faggeta, che in autunno esplode dei classici colori: il giallo, l’oro, il ramato, il bruno.

Aspromonte Calabria autunno

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Una mattina d’autunno in Aspromonte

Il sentiero segue una salita dolce ma costante, fino a raggiungere il crinale. Il dislivello in salita dell’escursione è di circa settecento metri, rendendo l’escursione mediamente impegnativa. Servono circa cinque ore di cammino per completare l’itinerario andata e ritorno.

Dalla cima, la vista è mozzafiato, specie nelle giornate terse e luminose: a nord lo sguardo si posa sulla Sila e sul massiccio del Pollino, verso sud si arriva a vedere lo Stretto di Messina e, con un po’ di fortuna, anche l’Etna che si staglia all’orizzonte. La discesa può seguire un percorso ad anello che tocca il suggestivo Belvedere di Puntone Galera, dove la luce del pomeriggio d’autunno rende ancora più bello il contesto roccioso e boschivo.

Trekking alle Cascate di Maesano

Non lontano dalla già citata Gambarie, all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, si trova uno degli spettacoli naturali più suggestivi della Calabria: le Cascate di Maesano, dette anche Cascate dell’Amendolea. Si tratta di tre salti d’acqua che si susseguono tra rocce di granito e felci, in un paesaggio che in autunno diventa ulteriormente magico.

Aspromonte Calabria autunno

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La Fiumara di Amendolea

Il sentiero per raggiungere le Cascate parte dalla diga sul fiume Menta, che crea un lago artificiale immerso nei boschi. L’itinerario si dipana lungo un tracciato ben segnato, che scende tra faggi e pioppi fino a raggiungere il punto panoramico sulle cascate, dove dal riparo del bosco si passa ad alcuni brulli costoni senza alberi. Durante il percorso si attraversano piccoli ruscelli e si incontrano scorci di grande bellezza, con giochi di luce che cambiano a ogni passo.

Questo itinerario, più facile del precedente, è perfetto per chi cerca un’escursione a contatto con la natura, ma alla portata di tutti. Il dislivello in salita è limitato (circa 300 metri) e la durata totale non supera le tre ore.

Da San Luca al Santuario di Polsi

Un percorso più lungo, impegnativo e complesso è quello che conduce dal paese di San Luca al Santuario della Madonna di Polsi, uno dei luoghi spirituali più importanti della Calabria. Si percorrono le antiche mulattiere dei pellegrini, attraversando boschi, valloni e pascoli, fino a raggiungere il santuario incastonato tra le rocce.

L’itinerario, che peraltro corrisponde alla quarta tappa del cammino Sentiero Calabria, è mediamente impegnativo. Richiede tra le tre e le quattro ore di cammino nel solo tragitto di andata, per via di una distanza complessiva di circa 13 chilometri. Tuttavia il dislivello in salita è di circa 500 metri, rendendo fattibile anche una escursione di andata e ritorno, partendo presto la mattina.

Oltre alla visita al ricco Santuario della Madonna di Polsi, questo trekking offre la possibilità di ammirare un luogo speciale come la Valle delle Grandi Pietre, un’area che costeggia la Fiumara Bonamico, percorsa dal sentiero, e che è caratterizzata da splendidi e giganteschi monoliti, veri e propri monumenti di pietra realizzati dalla natura.

Ai monoliti sono stati dati nomi affascinanti come Pietra Cappa, Pietra Lunga, Pietra Castello, Rocca San Pietro. La Pietra Cappa è forse il più spettacolare dei monoliti: svetta dalla cima di una collina boscosa, come una sempiterna vedetta: occupa circa quattro ettari di terreno ed è alta 140 metri.

Aspromonte Calabria autunno

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La Pietra Cappa brucia sotto il sole autunnale

Le pietre sono monumenti naturali attorno ai quali l’uomo ha lasciato tracce della storia: a Pietra Castello ci sono resti di antiche fortificazioni, la Rocca San Pietro è stata scavata in tempi antichi da asceti in cerca di un rudimentale rifugio, vicino alla Pietra Cappa ci sono i ruderi di una chiesa intitolata a San Giorgio.

L’itinerario permette di ammirarne i contorni mentre si risale la Fiumara Bonamico, prima di iniziare l’ascesa diretta verso la Guardia della Mancusa, il punto più alto del percorso, e infine Polsi.