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La compagnia aerea con la nuova classe “adults only”

Molte volte le compagnie aeree hanno minacciato di bandire i bambini – del tutto o in parte –  dai velivoli. Ma poi quasi nessuna l’ha veramente fatto. Non è politically correct, perché tutti hanno diritto di viaggiare. Anche se ciò comporta alcuni sacrifici (spesso per chi bambini non ne ha).

Invece, ora c’è chi fa sul serio. Una compagnia ha veramente deciso di vietare ai bambini l’accesso almeno a una parte dell’aereo, riservato solo a passeggeri adulti. E la notizia sta facendo il giro del mondo (molti stanno anche già cercando di capire dove vola e quando poter partire).

La compagnia aerea che separa i bambini

La compagnia aerea è la Corendon Airlines ed è una compagnia low cost olandese. Al momento non vola in Italia, ma in altri Paesi d’Europa e in Egitto, questo bisogna dirlo. Molti, però, sperano già che arrivi ben presto anche da noi.

In pratica cos’ha deciso di fare la Corendon: a bordo dei propri velivoli ha separato nettamente con pareti e tende la zona dove i bambini possono viaggiare da quella in cui non sono ammessi.

Un volo super rilassante

La configurazione dell’aereo, un A350, con zona “solo adulti” prevede 102 posti per i passeggeri che desiderano stare il più lontano possibile dai bambini.

La zona “adults only” si trova in punta, al posto della Business Class, e si potrà scegliere tra poltrone XL con spazio extra per le gambe (ce ne saranno nove così) e posti standard, gli altri 93.

La nuova classe al momento è disponibile solo su un volo a lungo raggio, quello diretto da Amsterdam a Curaçao, nei Caraibi olandesi. I biglietti partono da 45 euro a tratta (100 euro per i posti Extra Large) e il primo volo decollerà il 3 novembre. Per poterla prenotare bisogna avere un’età superiore ai 16 anni.

La compagnia ha giustificato la scelta spiegando che: “Questa zona della cabina è stata pensata per quei passeggeri che volano senza bambini e per chi viaggia per lavoro e che ha bisogno di operare in un ambiente silenzioso. Al contempo, l’introduzione della zona ‘only adult’ ha un effetto positivo anche sui passeggeri che viaggiano con i loro bimbi in quanto non devono più preoccuparsi delle reazioni degli altri passeggeri nel caso in cui i loro figli iniziassero a piangere nel bel mezzo della notte o li disturbassero in qualunque altro modo”.

Insomma, non è una questione di discriminazione, al contrario, la scelta della Corendon, che non deve essere stata molto facile da fare accettare, farà felici tutti quanti.

Le (poche) altre compagnie aeree “adults only”

La Corendon non è la prima compagnia aerea a essere intervenuta per riuscire a separare i passeggeri che viaggiano con bambini al seguito da quelli che non ne hanno (almeno a bordo). La prima è stata la low cost della Singapore Airlines, la Scoot, che già nel 2012 ha lanciato l’offerta “ScootinSilence”. Anche in questo caso, i posti a disposizione di chi vuole stare alla larga dai bimbi sotto i 12 anni sono nella parte frontale della cabina.

Invece, la Japan Airlines ha un’opzione nel sistema di prenotazione che indica quali sono i posti a bordo occupati da bambini fino a due anni (quelli più difficili da fare stare zitti, insomma).

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Questo “nuovo” vulcano è diventato già un’attrazione turistica

Organizzare un viaggio in Islanda, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché quei paesaggi incontaminati, che da sempre popolano l’immaginario dei viaggiatori, sono così belli che non sembrano reali, e non si possono descrivere, ma solo vivere.

Terme naturali, campi di lava, vulcani e geyser, e poi ancora ghiacciai imponenti e parchi nazionali: queste sono alcune delle meraviglie che appartengono a un Paese la cui natura è diventata un patrimonio per l’intera umanità. A queste, poi, si aggiungono la cultura, le tradizioni e il passato vichingo di un’isola che non smette mai di stupire.

Raggiungere l’Islanda, dicevamo, è una di quelle avventure che tutti dovremmo concederci almeno una volta nella vita. Ma farlo adesso vuol dire assistere a un nuovo e incredibile show, quello di un paesaggio in continuo mutamento a causa dell’eruzione di un nuovo vulcano che è già diventato un’attrazione turistica.

Bentornati in Islanda

Il cielo d’Islanda si è acceso ancora una volta di meraviglia incantando il mondo intero. Nella terra dei vulcani, infatti, l’attività è costante e attira ogni anno l’interesse di migliaia di avventurieri provenienti da ogni parte del mondo. Sono più di 100 i vulcani che si snodano in tutto il Paese, molti dei quali ancora attivi e visitati, contemplati e fotografati da cittadini e viaggiatori.

L’attività vulcanica del Paese è diventata con gli anni una vera e propria attrazione turistica, come dimostra anche la celebre eruzione che ha infuocato il territorio durante l’estate. Nel mese di luglio, infatti, nell’area che si snoda attorno al Fagradalsfjall, a circa 40 chilometri da Reykjavik, si è aperta una nuova fenditura che ha dato vita a un’incredibile eruzione.

Non si tratta di una novità assoluta in realtà. Nel luogo dove è sorto Litli-Hrútu, questo il nome del vulcano di cui tutti parlano, era già iniziata un’attività negli anni precedenti, con un eruzione nel marzo del 2021 e un’altra nell’agosto dell’anno successivo. Il vulcano, che sorge su una zona inattiva da secoli, ha registrato quest’estate un’apertura di 300 metri, guadagnandosi l’appellativo di “Più recente Baby Vulcano della terra”, come ha specificato la BBC.

La sua attività si è trasformata in un incentivo per visitare l’aerea di Fagradalsfjall. Attraversando sentieri tutt’altro che semplici, migliaia di persone hanno raggiunto il sito contemplare e fotografare lo spettacolo della lava che fuoriesce dal vulcano.

Come visitare Litli-Hrútu

Sono passate settimane dall’eruzione di Litli-Hrútu, eppure questo nuovo vulcano ha già attirato l’attenzione di tutti, al punto tale da essere diventato tappa obbligatoria di un itinerario di viaggio in Islanda. A spiegare come visitare il sito dell’eruzione vulcanica del 2023, e come raggiungerlo, ci hanno già pensato gli operatori turistici locali.

Litli-Hrútu si trova nell’area del vulcano Fagradalsfjall, nella penisola di Reykjanes e non molto distante dall’Aeroporto Internazionale di Keflavik. Chi vuole visitare quest’area ancora fumante, e lasciarsi suggestionare dal paesaggio vulcanico, può farlo prendendo parte ai diversi tour organizzati oppure in autonomia.

Noleggiando un auto, infatti, è possibile raggiungere i parcheggi vicino al sito e raggiungere il vulcano a piedi percorrendo circa 10 chilometri da Suðurstrandarvegur. A causa dell’attività in continua evoluzione del vulcano, l’area potrebbe essere chiusa al pubblico per motivi di sicurezza. Il consiglio è quello di consultare il sito Viaggiare Sicuri prima di mettersi in viaggio.

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Equinozio d’autunno: 5 viaggi straordinari per celebrare l’arrivo della stagione

C’è qualcosa di magico che accade intorno a noi quando il calendario annuncia l’inizio di settembre. È la magia della natura che porta in scena il suo ultimo e grandioso spettacolo prima di ritirarsi in un lungo e meritato riposo. In questo periodo i paesaggi intorno a noi si tingono di meraviglia: gli alberi colorati lasciano andare le foglie che si librano in una danza incantata fino a occupare i viali, le strade e i quartieri delle città.

L’autunno diventa così la stagione perfetta per organizzare nuovi viaggi, quelli che ci permettono di ammirare lo show di Madre Natura, ma anche di scoprire e riscoprire città e destinazioni abbigliate con una veste inedita e bellissima.

Se il desiderio è quello di vivere a pieno tutta la magia dell’equinozio d’autunno, allora prendete carta e penna. Abbiamo selezionato per voi 5 viaggi straordinari da organizzare per celebrare l’arrivo della stagione. Preparate le valigie: si parte!

5 destinazioni per celebrare l’autunno

Il sole tiepido che bacia le città del mondo, mentre si tingono di oro e dei colori della terra, è un invito a viaggiare e a scoprire i paesaggi meravigliosi dell’autunno. Scegliere un solo luogo da visitare in questo periodo è davvero difficile, quello che possiamo fare, però, è parlarvi di tutti quei luoghi che vale assolutamente la pena visitare, ora più che mai.

Paesi che hanno fatto dell’autunno una vera e propria celebrazione solenne, luoghi avvolti nel mistero che evocano tradizioni arcaiche e scenari incontaminati dove la natura continua a dare spettacolo. Ecco la nostra top 5 delle destinazioni da raggiungere per festeggiare la stagione delle meraviglie.

Central Park in autunno

Fonte: Istock

Central Park in autunno

In Giappone per celebrare lo Shun-ki

Il Giappone è in cima alla lista dei luoghi da visitare durante l’autunno. In questo periodo, infatti, molte città del Paese si trasformano in cartoline di immensa bellezza da vivere e contemplare. Gli alberi che crescono intorno ai quartieri, nei parchi e nei pressi dei templi si tingono di mille sfumature di rosso e di arancione creando un’atmosfera idilliaca.

È questo il momento per celebrare lo Shun-ki, la festa dell’equinozio d’autunno che affonda le origini nella tradizione buddista. Ogni anno le persone che vivono nel Paese mettono in pratica tutta una serie di rituali per celebrare l’arrivo della nuova stagione. Tra questi, immancabile, è la tradizione del kōyō: l’osservazione delle foglie d’autunno.

Sono molte le persone che in questi giorni organizzano viaggi ed escursioni per toccare con mano la magia che si scatena a partire da settembre: Hokkaido,  Kyoto e Kyushu sono solo alcune delle destinazioni più raggiunte dai cittadini e dai viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Un’altra tradizione, che viene tramandata da secoli e che si consuma proprio nel giorno dell’equinozio, è quella di andare al cimitero per pregare per i defunti. Secondo la tradizione buddista, infatti, in questo periodo il confine tra il mondo fisico e quello spirituale diventa più sottile.

A caccia di aurora boreale in Norvegia

A partire dalla fine di settembre, la Norvegia si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo incantato: quello del foliage. Le temperature si abbassano e i paesaggi si trasformano assumendo tinte cangianti e sfumature brillanti. Sono quelli dell’autunno che colorano i boschi, i prati e i parchi che si snodano nel Paese.

Tra i luoghi più suggestivi, e meno conosciuti, dove ammirare paesaggi colorati, segnaliamo l’isola di Senja, un lembo di terra che sorge nei pressi della contea di Troms og Finnmark e che è raggiungibile dalla terraferma grazie al ponte Gisund. Ma basta guardarsi intorno, tra i vasti territori incontaminati del Paese, per scorgere la bellezza di questa stagione in ogni dove.

C’è un altro motivo, però, per visitare la Norvegia in autunno. L’arrivo della stagione, infatti, coincide con l’inizio della caccia all’aurora boreale. Nel nord del Paese lo show prosegue anche sulle nostre teste: le bande luminose iniziano a danzare e i cieli si infiammano tingendosi di magia. Lo scenario lascia senza fiato.

L’equinozio a Stonehenge

Ci spostiamo ora nello Wiltshire, a pochi chilometri da Salisbury, proprio lì dove esiste uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi del mondo intero. Stiamo parlando di Stonehenge, il sito neolitico che sin dalla sua scoperta ha affascinato e incuriosito le persone di tutto il mondo.

Ammirare il cerchio di pietre e lasciarsi suggestionare da tutte le leggende che avvolgono il sito è un’esperienza che tutti dovremmo vivere almeno una volta nella vita. Ma farlo durante gli equinozi e i solstizi è a dir poco magico.

A settembre, quando il sole si trova allo zenit dell’Equatore e permette di vivere una giornata perfettamente divisa tra ore di luce e di buio, moltissime persone si riuniscono proprio a Stonehenge per contemplare ciò che succede nel cielo, per lasciarsi incantare dalla luce del tramonto che inonda le pietre e per connettersi con la natura e con i suoi misteri.

Autumn in New York

Nella lista dei luoghi da raggiungere per celebrare l’arrivo dell’autunno non può mancare lei: l’iconica e affascinante New York. Non è un caso che si tratti di una delle destinazioni più desiderate e raggiunte in questo periodo.

La Grande Mela, e i suoi distretti, a partire dalla fine di settembre rubano alla palette autunnale i suoi colori più belli creando paesaggi da cartolina. Imperdibile è la passeggiata a Central Park, una tradizione obbligata in questa stagione che permette di ammirare il volto più bello del polmone verde della metropoli.

Autunno a New York non è solo il titolo di uno dei film emozione, ma è una vera e propria promessa. Quella di vivere una delle esperienze più magiche e indimenticabili di una vita intera.

Canada, un’esplosione di colori

Sono tanti i luoghi del mondo da raggiungere per poter toccare con mano la magia dell’autunno e, anche se sono tutti bellissimi, in pochi però riescono a equiparare quei straordinari paesaggi che infiammano le terre canadesi.

L’ultima destinazione da inserire nella nostra travel wish list, per celebrare la stagione delle meraviglie, è proprio il Canada, uno dei luoghi migliori dove poter osservare il foliage. A partire dalla fine di settembre la terra delle foglie d’acero indossa il suo abito più bello, quello che alterna sfumature di giallo, rosso e arancione.

Tantissimi i luoghi da raggiungere per ammirare lo spettacolo, tra questi troviamo il Mont Tremblan, in Québec, l’Isola di Capo Bretone, in Nuova Scozia e il Parco provinciale di Algonquin, Ontario. Luoghi dove ogni passo compiuto si trasforma in un’avventura magica.

Parco provinciale di Algonquin

Fonte: iStock

Parco provinciale di Algonquin, Ontario
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Curiosità litorali mare Viaggi

Lady Diana amava rifugiarsi in questo paradiso in Terra

Prende il nome da lei Princess Diana Beach, un angolo di paradiso in Terra dove Lady D amava rifugiarsi per fuggire dal resto del mondo e godersi la propria privacy, lontana da paparazzi e da occhi indiscreti.

Una spiaggia dalla sabbia rosa, su una piccola isola dove c’è poco o nulla: Barbuda. Oggi, sono i figli Harry e William a tornare di tanto in tanto sull’isola tanto amata dalla loro mamma, scomparsa tragicamente il 31 agosto del 1997 in un incidente d’auto.

Perché la spiaggia è rosa

Il motivo è molto semplice. Non si tratta di una semplice distesa di sabbia. La Princess Diana Beach è fatta di miliardi di conchiglie di dimensioni piccolissime, che stanno sulla punta di un dito. Non sono conchiglie rotte, certo ci sono anche quelle, ma microscopici gusci di molluschi di ogni tipo perfettamente intatti.

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Fonte: IPA

Una foto di Lady D con i figli a Barbuda

Nell’insieme, tutte queste conchigliette colorano la lunga battigia conferendole una sfumatura rosa davvero unica.

Questa è solo una delle 365 spiagge che si trovano nell’arcipelago di Antigua e Barbuda, una per ogni giorno dell’anno, tutte libere, anche quelle davanti agli hotel.

Cosa fare a Barbuda

Molto più piccola rispetto ad Antigua, l’isola di Barbuda, a poco più di un’ora di traghetto di distanza o 15 minuti d’aereo, è incredibilmente selvaggia, anche se non manca qualche chicca.

Oltre alla spiaggia preferita dalla Principessa Diana, ci sono molte altre splendide spiagge incontaminate dove stendere il proprio telo mare e gettarsi nelle acque cristalline e calde del Mar dei Caraibi.

E la Princess Diana Beach non è l’unica spiaggia di sabbia rosa perché c’è anche quella di Coral Bay. E poi c’è anche una zona costiera dall’aspetto primordiale, quella di Two Foot Bay Park, a Est dell’isola, dove ci sono caverne e fossili che si possono esplorare.

Si capisce che Barbuda è un paradiso terrestre perché questo è anche il luogo preferito dalle fregate, splendidi uccelli che si possono vedere a migliaia a Codrington Lagoon. Gli esemplari maschi, con la loro sacca gulare rossa che si gonfia fino quasi a esplodere durante il corteggiamento sono uno spettacolo da vedere durante un’escursione in barca che merita assolutamente.

Secondo i piani di sviluppo turistico anche Barbuda a breve dovrebbe accogliere molti più visitatori grazie all’apertura di un nuovo aeroporto, nuove proprietà e campi da golf. Al momento c’è un solo hotel ed è di proprietà nientemeno che di Robert De Niro.

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Gorgs della Catalogna, luoghi di intensa bellezza

La Spagna è un Paese bellissimo e pregno di attrazioni che possono conquistare il cuore di tutti. Ma c’è una regione in particolare, ovvero la Catalogna, che tra tutte le sue meraviglie nasconde dei tesori naturali davvero unici nel loro genere. Parliamo dei gorgs, che tradotto dalla lingua locale vuol dire pozzanghera. Più che piccoli accumuli di acqua, però, sono delle vere e proprie piscine naturali che spesso si rivelano anche oasi di pace e tranquillità, immerse in ambienti assolutamente incontaminati.

I meravigliosi gorgs

I gorgs sorgono nell’entroterra catalano e si creano  dai torrenti che, lungo il loro percorso, danno vita a fragorose cascate, gole e piccole piscine naturali con acque cristalline dove potersi rinfrescare e trascorrere il proprio tempo in totale relax.

È bene sapere, tuttavia, che per via della loro bellezza e importanza naturalistica alcuni di questi gorgs, o meglio le località che li ospitano, richiedono il pagamento di un’ecotassa che ha lo scopo di controllare i passaggi e, quindi, tutelare la sostenibilità dei luoghi.

Gorg Blau

Il primo gorg di cui vi vogliamo parlare prende il nome di Blau e si trova nella provincia di Girona, più precisamente nel comune di Sadernes nell’Alta Garroxta. Un posto che, inevitabilmente, cattura il cuore di tutte quelle persone che amano le escursioni. Al contempo, è anche il luogo ideale per coloro che invece vogliono dedicarsi ad attività più adrenalineche come il canyoing e l’arrampicata.

Gorg Blau, in Catalogna

Fonte: iStock

Un angolo di Gorg Blau

Arrivare al cospetto di questa meraviglia è un’esperienza assai speciale: occorre addentrarsi in un fitto bosco dove si sviluppa un sentiero che inizia e termina proprio a Sadernes, un piccolissimo paese situato all’ingresso di una gola dove l’acqua del fiume Llierca ha scavato la roccia calcarea.

Da queste parti la visita va prenotata in anticipo e bisogna anche pagare una tassa ecologica per accedere al parcheggio. Una volta fatto un bagno rinfrescante in questa zona da urlo, vale la pena dirigersi verso la costa e più precisamente a Figueres, una graziosa città che si fa spazio alle pendici dei Pirenei.

Circondata da parchi naturali e con una proposta gastronomica davvero ricca di prodotti del mare e dei monti, è la città natale di Salvador Dalí e per questo ospita anche un particolarissimo museo a lui dedicato.

Gorgs de la riera de Merlès

Se ci si trova a Barcellona vale la pena fare un gita fuori porta per arrivare al cospetto dei Gorgs de la riera de Merlès, un luogo dove la natura si mostra in un perfetto equilibrio e in cui lo scorrere del torrente Merlès pare richiamare la leggenda legata a questo posto, un tempo frequentato da streghe.

A circa un’ora dalla capitale catalana, nei pressi di Prats de Lluçanès, il torrente Merlès ha creato uno maestoso canyon e alcune piscine naturali con acque pure e limpide. Si possono raggiungere percorrendo a piedi o in mountain-bike i sentieri che seguono il corso del flusso d’acqua, tutti immersi in una fitta e rigenerante vegetazione.

Nel caso in cui voleste approfittare dell’occasione per visitare i dintorni, la meta suggerita è Vic, una piccola città ricca di storia e fascino, immersa in un magnifico contesto naturale. Si tratta di un piccolo borgo che conserva uno splendido patrimonio storico e artistico, il posto in cui riuscire a respirare davvero l’antichità e il Medioevo.

Gorg de la Malatosca

Il Gorg de la Malatosca, situato a Sant Joan de les Abadesses, in provincia di Girona, è un luogo dove la tranquillità regna sovrana. Si può raggiungere con estrema facilità poiché occorre solcare un un breve percorso a piedi. Una volta fatto, il visitatore trova di fronte ai suoi occhi una magnifica piscina naturale immersa nella natura, dove si sente forte e chiaro il potente frastuono della cascata che lo alimenta.

Gorg de la Malatosca, Catalogna

Fonte: iStock

Il Gorg de la Malatosca

Come tutti i luoghi più incredibili che si rispettino, anche questo gorg è legato ad una leggenda, anzi, ben due. Chiamato anche “gola delle streghe”, si narra che un tempo fungesse da punto di incontro per queste misteriose persone dedite a pratiche e rituali magici. Un giorno, però, furono costrette a chiamare una levatrice del villaggio perché una di loro doveva partorire e, non sapendo in che modo ricompensarla, le diedero una manciata di lenticchie. Come è possibile intuire, la levatrice non fu affatto contenta di questo risarcimento, e per questo gettò le lenticchie nel fiume Ter che si trasformarono, per magia, in oro.

Anche i dintorni di questa piscina naturale sono assai interessanti. Ne è un esempio il vicino e l’antico monastero benedettino femminile Sant Joan de les Abadesses, fondato da Wifredo el Velloso nell’anno 885 e trasformato in una collegiata alla fine del XVI secolo. Particolarmente suggestive sono la chiesa romanica del XII secolo e il chiostro gotico del XV secolo.

Salt de la Foradada

Dal piccolo paese di Cantonigròs, a circa un’ora da Barcellona nella regione di Osona, si può arrivare a quella che forse è – per eccellenza – la gola più fotografata e instagrammabile del Paese: si tratta di Salt de la Foradada. Da queste parti, il torrente Riera de les Gorgues realizza un salto eccezionale che a sua volta dà vita a una cascata emozionante.

Ma non è tutto, perché ciò che attira maggiormente l’attenzione del visitatore è il grande buco nella roccia accanto alla cascata. Questo “buco”, che dà il nome alla zona (“Salt de la Foradada” significa letteralmente “cascata del buco”), riesce a far filtrare i raggi del sole creando un coinvolgente gioco di luci.

Oltre alla cascata, sono tante le gole e le piscine naturali che a loro volta sono raggiungibili con una semplice escursione adatta a tutti, sempre con partenza sempre dal paese di Cantonigròs.

Nei dintorni, invece, meritano una visita due dei borghi medievali meglio conservati della regione: Rupit e Pruït. Si tratta di due villaggi, oggi uniti sotto la denominazione ufficiale “Rupit i Pruït”, che vantano una storia millenaria e dove il tempo pare essersi fermato. Al contempo, sono luoghi particolarmente curiosi perché, camminando per le loro stradine lastricate in cui si affacciano graziose case in pietra, ci si rende conto che sono stati costruiti seguendo la natura, i suoi elementi e le sue regole.

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Tiberina: l’isola al centro della Capitale

Non è di certo una novità: Roma è una città eccezionale, un turbinio di emozioni e un insieme di ricchezze storiche e culturali uniche al mondo. Tutti conoscono l’imponenza del Colosseo, la leggiadria di Piazza di Spagna e la maestosità della Fontana di Trevi, ma in molti non sanno, forse, che al centro della Capitale sorge un’isola, che prende il nome di Tiberina.

Isola Tiberina: dove si trova

L’Isola Tiberina si trova presso il centro storico di Roma, nelle vicinanze del rione Trastevere, ed l’unica isola urbana del Tevere: è collegata alle due rive del fiume dal Ponte Cestio e dal Ponte Fabricio. Il primo risale al 46 a. C. e conduce il viaggiatore verso il Ghetto, un altro angolo cittadino altamente sorprendente, mentre il secondo è stato edificato nel 62 a. C. ed è anche chiamano Ponte Quattro Capi.

Lunga circa 300 metri e larga più o meno 90, è l’isola abitata più piccola del mondo. Si tratta perciò di un luogo davvero speciale, anche perché conserva testimonianze di tutte le epoche della storia capitolina: dai ponti di età romana alle chiese rinascimentali (ma questo non è tutto).

L’origine dell’isola

La storia dell’origine dell’Isola Tiberina è assai interessante in quanto legata a diverse leggende. Una di queste narra che, nel 509 a.C., quando venne spodestato l’ultimo re di Roma, Lucio Tarquinio Superbo, il popolo decise di gettare nel Tevere il suo enorme deposito di grano, in segno di disprezzo verso lo stesso. Pare che il grano lanciato fu tantissimo, una quantità così abbondante che diede vita a questa isoletta.

Tiberina, l'isola di roma

Fonte: iStock

Veduta dell’Isola Tiberina

Secondo altre leggende, invece, l’origine dell’isola sarebbe ancor più particolare: nel 291 a.C. Roma venne colpita da una terribile pestilenza che portò alla morte di un numero indefinito di persone. I sacerdoti dell’epoca decisero quindi di consultare i libri sibillini ed inviare una delegazione ad Epidauro, luogo di culto del dio della medicina Esculapio, in Grecia.

Una volta fatto, gli ambasciatori tornarono nella Capitale portando sulla nave un serpente, animale assai caro al dio. Fu così che, nel pressi dell’isola Tiberina, il serpente fece un grande salto per poi rifugiarsi in un punto preciso dell’isola, dove fu in seguito innalzato un tempio dedicato ad Esculapio.

Si racconta poi che la peste svanì miracolosamente, proprio a seguito della costruzione del tempio. A ricordo di questo evento miracoloso, l’isola stessa fu sistemata architettonicamente come una nave con poppa e prua, e nel mezzo un obelisco che fungeva da albero maestro. Due frammenti di tale obelisco sono oggi conservati nel Museo Nazionale di Napoli, mentre un terzo è protetto a Monaco.

Fu per questo che l’isola Tiberina divenne un punto di riferimento per tutti i malati di Roma, che venivano da queste parti per essere guariti miracolosamente dal dio Esculapio. Vi basti pensare che i nobili romani iniziarono a lasciare proprio su questa minuta terra gli schiavi malati: lo scopo era non dover pagare loro cibo e cure mediche. Fu l’imperatore Claudio che mise fine a questa usanza, stabilendo che qualsiasi schiavo che fosse guarito qui sarebbe diventato automaticamente un uomo libero.

Quel che oggi è certo è che l’Isola Tiberina ha come elemento geologico di base un banco di tufo, non troppo diverso da quello del vicino colle Capitolino. Su di esso, nel corso del tempo, si sono poi sedimentate le sabbie portate dalla corrente del Tevere.

Cosa visitare

Come accennavamo in precedenza, in un tempo molto lontano su quest’isola sorgeva il Tempio di Esculapio. Al suo posto, oggi, c’è la Chiesa di San Bartolomeo che conserva un campanile romanico del XII secolo e una colonna scavata e utilizzata come vera da pozzo.

Chiesa di San Bartolomeo, Isola Tiberina

Fonte: iStock – Ph: Photo Beto

La Chiesa di San Bartolomeo

Al suo interno è possibile ammirare diversi monumenti e scoprire alcune curiosità. Primo fra tutte il pozzo dove è riportata un’antica dicitura in latino che vuol dire: “Lasciate venire alla fonte chi ha sete e trarvi un sorso di salute”. Secondo la leggenda, il pozzo è stato costruito nel punto esatto in cui sgorgava la fonte sacra del dio Esculapio.

Molto interessante è anche la palla di cannone murata in una parete del palazzo. La sua storia risale all’epoca dell’assedio francese di Roma, ovvero il 1849. Si racconta che, quando la chiesa venne colpita da questa palla di cannone, al suo interno c’erano tantissimi fedeli che stavano pregando. Tuttavia, la struttura non subì chissà quali danni, ma soprattutto nessuno rimase ferito o ucciso da questo brutale attacco.

Alla sinistra delle chiesa sorge invece il monastero francescano che è stato poi trasformato in ospizio per gli ebrei anziani e poveri del vicino Ghetto.

Vele la pena dare uno sguardo anche al Ponte Fabricio, il più antico di Roma ancora in funzione che sostituì, probabilmente, uno preesistente in legno. Di 62 metri di lunghezza e 5 di larghezza, è composto da due grandi arcate che poggiano su un pilone centrale nel quale si apre un piccolo arco, il cui scopo è diminuire la pressione delle acque durante le piene. Molto interessante è anche la torre che fa da testata e che è tutto ciò che rimane di un antico complesso di edifici.

L’Isola Tiberina è anche la sede dell’ospedale Fatebenefratelli che sorge di fronte alla basilica di San Bartolomeo. Sulla sua destra si trova la chiesa di San Giovanni Calibita, edificata sui resti del tempio di Iuppiter Iurarius. Tra le altre cose, qui è presente anche una delle tre sedi romane dell’Ospedale Israelitico che sorge al fianco della basilica di San Bartolomeo.

Infine, nella parte Nord dell’Isola, dal 21 aprile 2022, sono state installate delle stele dedicate a Le Georgiche di Virgilio. Si tratta di tredici vecchi totem (in cemento, ferro e plexiglas) abbandonati da tempo sull’isola e che oggi sono stati ripristinati. Ogni stele, dipinta da Corrado Veneziano, riprende motivi figurativi tipici delle Georgiche legandoli ai versi del poema: tutti tesi al rispetto e alla tutela del territorio e delle sue incredibili diversità.

Ponte Fabricio, Isola Tiberina

Fonte: iStock

L’antico Ponte Fabricio con la sua torre

L’isola del cinema

Un’isola nel bel mezzo della città, una sorta di borgo urbano, un luogo miracoloso, un fazzoletto di terra sacro, un piccolo territorio dalla forma di una nave, un’area da sempre dedita alla salute: tutto questo è l’Isola Tiberina, ma la verità è che non è finita qui.

Questo angolo di Roma, infatti, dal 1995 è anche l’Isola del Cinema, una manifestazione che porta al centro della Capitale il grande cinema italiano e internazionale. Un vero e proprio Salotto Internazionale di Cinema e Cultura che prende vita sul fiume Tevere, l’occasione ideale per seguire anteprime e film inediti e per poi incontrare registi e attori italiani e internazionali.

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Venezia, cosa fare durante la 80^ Mostra internazionale del cinema

Il bello di essere a Venezia durante la Mostra internazionale d’arte cinematografica è saltare da un posto all’altro a caccia di vip. Pochi sono i fortunati invitati alle feste più glam che si svolgono in Laguna durante i giorni del festival (quest’anno inizia il 30 agosto per concludersi il 9 settembre).

Detto, quindi, che i palazzi veneziani più belli, gli hotel cinque stelle, i temporary lounge sponsorizzati da brand del lusso, dagli Champagne alle auto alle riviste di moda e costume, sono off limits per chi non è stato in un’ambitissima lista, non perdetevi d’animo, perché ci sono comunque tantissime cose da fare, scorci della Serenissima da scoprire, che durante questo evento è più bella che mai, e luoghi aperti al pubblico.

Cosa fare a Venezia durante la Mostra del cinema

In occasione dell’80^ Mostra internazionale d’arte cinematografica c’è un ricchissimo calendario di appuntamenti che tengono occupati gli ospiti dopo le proiezioni.

Uno degli eventi più incredibili, legato al nuovo film che vede protagonista l’attore Francesco Favino, “Il comandante”, che ripercorre le gesta del comandante del sommergibile Cappellini della Regia Marina Salvatore Todaro, è l’arrivo di un vero e proprio sottomarino tra le acque della Laguna veneziana. Si tratta del sottomarino Romeo Romei, tuttora impiegato per operazioni militari, e ormeggiato in Riva dei Sette Martiri per tutta la durata della Mostra. Tutti lo possono visitare gratuitamente i giorni 30 e 31 agosto.

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Fonte: ANSA

Il sottomarino Romeo Romei alla Mostra de cinema di Venezia

Vip watching a Venezia

Gli hotel

Riapre in occasione della Mostra del cinema di Venezia l’Hotel des Bains, sul Lungomare Guglielmo Marconi, che ospita due party Campari l’1 e 2 settembre dove sono attesi i cast di “Il comandante” e del film “Adagio”. In entrambi recita Favino, ma sono attesi anche Toni Servillo, Valerio Mastrandrea, Adriano Giannini e Silvia D’Amico.

La spiaggia del des Bains, il Reef Beach Bar, è però il vero cuore della mondanità veneziana, con eventi, party, after party e premiazioni. Come il Next Generation Awards del 5 settembre, che premierà i giovani attori, tra cui forse anche qualcuno del cast di “Mare fuori“, la fiction Tv più seguita degli ultimi anni ambientata nel carcere di Napoli. O il mega evento super glam del 6 che vedrà la presenza della madrina di Venezia 80, Caterina Murino, ex Bond girl in “Casino Royale“.

Riapre anche il lussuosissimo Hotel Excelsior, a qualche decina di metri dall’Hotel des Bains, che ha appena subìto una grossa ristrutturazione, tanto che alcune delle nuove suite vengono inaugurate proprio in occasione del festival. Nella Sala degli Stucchi si terrà la cena finale del 9 settembre, con i vincitori di Venezia 80, ma sarà proiettato anche il nuovo short-film di Marche Film Commission, si terrà anche la premiazione del Filming Italy Best Movie Awards con madrina Laura Chiatti il 3 settembre e sarà consegnato il Green Drop Award, il premio che l’organizzazione Green Cross fondata oltre trent’anni fa dal premio Nobel Mikhail Gorbaciov e introdotta in Italia da Rita Levi Montalcini assegna al film, tra quelli in gara nella selezione ufficiale del Festival, che interpreta meglio i valori della sostenibilità il 6. Feste tutte le altre sere.

Il Sina Centurion Palace a Dorsoduro è una delle altre location dove fare vip watching perché ospita serate private, tra cui il galà del Premio Fondazione Mimmo Rotella l’8 settembre che viene assegnato a un personaggio che, nel corso della sua carriera, si è distinto come grande protagonista del mondo del cinema, lasciando un segno indelebile.

I palazzi veneziani

Fondaco-dei-Tedeschi

Fonte: Ufficio stampa

Il Fondaco dei Tedeschi a Venezia

Sembrano di pizzo i palazzi che s’affacciano sui canali di Venezia. Alcuni dei più belli ospitano eventi con tantissime celebrity. Al Fondaco dei Tedeschi, iconico e storico luxury mall, meta culturale imperdibile di Venezia affacciato sul Canal Grande, gli esperti di make-up danno consulenza personalizzata per l’outfit giusto da indossare sul red carpet per perfezionare rapidamente il proprio look e ottenere l’aspetto migliore, a prova di flash. Mini trattamenti viso, mani, sedute di armocromia e consulenza d’immagine, dopodiché i personal shopper offrono consulenza per completare il proprio look con gli accessori giusti.

La splendida Palazzina Grassi, un lussuosissimo hotel cinque stelle sempre su Canal Grande, i cui interi sono stati disegnati nientemeno che da Philippe Starck, ospita eventi tutti i giorni e feste ogni sera nel Palazzina The Club.

Non lontano, Ca’ Sagredo, a Campo Santa Sofia, una favolosa dimora patrizia appartenuta alla nobile Famiglia Sagredo nonché museo, visto che ospita opere dei Maestri dell’arte del calibro di Giambattista Tiepolo, è la sede di numerosi eventi, primo fra tutti il premio Kineo.

Il Lido di Venezia

Non mancano le location glam anche a Lido, tra terrazze sul mare dove ammirare il panorama e farsi guardare. Tra gli indirizzi imperdibili c’è la M22 Terrazza, sul Lungomare Marconi, con ristorante e lounge bar.

Location super esclusiva, aperta solo ad attori, registi e addetti ai lavori, a pochi passi dal red carpet e dall’ingresso della Biennale, è l’Hollywood Celebrities Lounge del Lido. È qui che da anni si tengono le conferenze stampa ufficiali dei film in concorso e le interviste che spesso vediamo in Tv.

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Viale dei Cipressi: una delle strade più poetiche d’Italia

È inutile girarci intorno: il nostro Paese nasconde angoli dai profili poetici, territori che per la loro armonia sembrano addirittura pennellati dalle mani di un abile artista, così come il frutto del racconto dei versi di alcuni scrittori. Ne è un esempio il Viale dei Cipressi che per la sua incredibile eleganza è stato persino decantato dal grande poeta Giosuè Carducci.

Dove si trova il Viale dei Cipressi

Il Viale dei Cipressi, classificato come strada provinciale 16d SP 39-Bolgheri, prende vita in tutta la sua identitaria sinuosità nel comune di Castagneto Carducci, estendendosi da Est verso Ovest.

Sorge quindi in un angolo di territorio italiano soprannominato Maremma Livornese che si sviluppa tra le meraviglie della Costa degli Etruschi e i borghi da sogno dell’entroterra.

Quanto è lungo

Questa magica strada è lunga quasi cinque chilometri e collega l’oratorio di San Guido, che sorge lungo la via Aurelia, al centro storico di Bolgheri.

Viale dei Cipressi, dove si trova

Fonte: iStock

Il Viale dei Cipressi dall’alto

Si tratta di un suggestivo rettilineo, impreziosito da morbidi saliscendi, che racchiude una profonda identità, quella Toscana, i cui cipressi sono un simbolo ormai noto a tutti.

Un inno alla poesia

Come vi abbiamo accennato poco sopra, questo rettilineo ha ispirato la stesura della celebre ode scritta da Giosuè Carducci, “Davanti San Guido” e non c’è da sorprendersi: 2540 alberi secolari hanno fatto da sfondo al passaggio e alle idee del poeta e di tante altre personalità illustri del passato.

Una fila lunghissimi di svettanti alberi che sono estremamente vicini tra loro, tanto da non lasciar quasi mai scorgere la meravigliosa campagna circostante. Non a caso Carducci ne parlò proprio in questi termini:

I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar”.

Con lo scopo di commemorare il premio Nobel italiano che a lungo visse in queste zone, nel 1908 Giuseppe Della Gherardesca fece innalzare un piccolo obelisco in suo onore proprio all’inizio del Viale, più precisamente nei pressi dell’oratorio di San Guido.

La storia del Viale

Le origini di questo incredibile Viale risalgono al XIX secolo, ovvero quando fu ricostruita la via Imperii (attuale via Aurelia), con la realizzazione di una serie di vie ad essa perpendicolari.

Fu proprio in questa occasione che la strada che conduceva a Bolgheri fu piano, piano abbellita dal duplice filare di cipressi, anche se è giusto dire che nelle fasi iniziali vennero utilizzati dei pioppi.

Il meraviglioso aspetto di oggi è quello emerso tra l’Ottocento e i primi anni venti del Novecento, mentre bisogna attendere il 1954 per vedere questa strada asfaltata.

L’oratorio di San Guido

Il Viale dei Cipressi collega l’oratorio di San Guido al borgo di Bolgehri. Va da sé, quindi, che è un’attrazione da non perdere se si decide di percorrere questa rinomata strada, da molti considerata una delle più belle del mondo.

Oratorio di San Guido, Toscana

Fonte: iStock

Il suggestivo oratorio di San Guido

Si tratta di un piccolo edificio sacro che, in un modo o in un altro, è stato reso celebre proprio dalla poesia di Giosuè Carducci. Realizzato nel 1703 su commissione della famiglia Della Gherardesca con lo scopo di ricordare l’antenato Guido, presenta una porta con frontone curvilineo che a sua volta è sormontata da una lapide commemorativa costruita in marmo bianco.

Al suo interno è invece presente un altare in pietra, marmo bianco e stucchi che è stato attribuito a Romolo Della Bella (XVIII secolo). Nelle sue vicinanze sorge l’obelisco innalzato per commemorare Giosuè Carducci ad un anno dalla sua morte. Un luogo non troppo fortunato: la mattina del 12 ottobre del 2019 un’auto ci si schiantò contro facendolo crollare a terra. Oggi, per fortuna, è stato ricostruito.

Visitare Bolgheri

Se avete intenzione di percorrere il Viale dei Cipressi, non potete di certo perdervi una visita a Bolgheri. Abitato da poco più di un centinaio di abitanti, è una vera e propria culla di uno dei prodotti italiani più pregiati in assoluto: il vino. Vi basti sapere che una tale concentrazione di etichette di rilevanza mondiale in un territorio così poco esteso è più unica che rara.

Ma c’è un’altra ottima notizia: Bolgheri incanta i suoi ospiti anche per le minute stradine del centro, per il suo prezioso castello e per le tante attrazioni che sono incastonate in un paesaggio naturale straordinario.

Percorrendo il Viale dei Cipressi, la prima meraviglia che il visitatore si trova di fronte al termine della strada è il maestoso Castello di Bolgheri, edificio medievale di proprietà della famiglia Della Gherardesca.

È impossibile non notare la sua torre merlata sotto la quale sorge la porta d’ingresso, sia del maniero che del paese. Chiuso tra le mura, si erge su tre piani in uno dei quali si fa spazio anche una chiesa di epoca medievale. Il varco di accesso è invece impreziosito da un arco acuto sopra il quale spicca una rotonda decorata con motivi floreali e armi. Essendo un’abitazione privata, non è visitabile quando lo si desidera ma rimane accessibile solo una volta l’anno: il 16 luglio, giorno in cui ricorre la festa patronale.

Molto interessante è anche la Chiesa dei santi Giacomo e Cristoforo che si affaccia su piazza Teresa, ovvero subito dopo la porta d’accesso principale. Piccolina e molto antica, è stata restaurata agli inizi del Novecento e oggi presenta una facciata a capanna. Non sono meno speciali gli interni che sono stati ricostruiti mantenendo comunque lo stile medievale.

Infine, a Bolgheri vale la pena visitare l’oasi faunistica istituita alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Un posto da non sottovalutare in quanto è stata la prima oasi naturale privata italiana, anche se dal 1968 fa parte delle Oasi WWF. In tutta la sua estensione è possibile scorgere un’ampia palude con canneti, foreste di ginepri, lecci, pini e frassini. In fatto di fauna, invece, si ha il piacere di incontrare caprioli, conigli e scoiattoli, poi ancora falchi pellegrini, gufi e germani reali.

Cosa vedere a Bolgheri

Fonte: iStock

Bolgheri visto dall’alto

Visitare Castagneto Carducci

Se il Viale dei Cipressi si sviluppa nel territorio comunale di Castagneto Carducci, appare piuttosto evidente che vale la pena visitare anche il borgo stesso. Noi di SiViaggia siamo certi che non ve ne pentirete in quanto si tratta di una località dal centro grazioso e che, vista la sua posizione, regala anche un paesaggio mozzafiato.

Il borgo sorge su una collina che si trova a meno di 10 chilometri dal limpido mare toscano, e in più si sviluppa intorno a un imponente castello medievale che è stato edificato nel punto più alto del paese.

Mentre lo sguardo si perde all’orizzonte attraverso vigneti, uliveti e campi profumati che arrivano fino alla costa, è possibile ritrovarsi al cospetto di numerosi e preziosi siti di interesse come il Palazzo Comunale che si erge in posizione dominante, all’inizio di Via Marconi, ovvero una strada che si sviluppa in discesa in direzione della costa regalando un punto di vista assai suggestivo.

Poi ancora la Chiesa di San Lorenzo che, insieme al Castello oggi adibito solo a eventi e cerimonie, è l’edificio più antico del borgo. Molto graziosa è anche la Chiesa del S.S. Crocifisso dove è conservato un Crocifisso ligneo del quattrocento.

Infine, l’abitazione che un tempo era di Giosuè Carducci e che oggi è sede del Centro di Valorizzazione Casa Carducci, aperto per visite grazie a cui scoprire le stanze dove visse insieme a un archivio di poesie e documenti.

Castagneto Carducci, Toscana

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Il centro storico di Castagneto Carducci
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In Italia c’è un angolo di paradiso avvolto nel mistero

Moltissimi anni fa un meraviglioso angolo del nostro Paese, così limpido ed eccezionale da essere considerato una sorta di Polinesia italiana, è stato acquistato dall’ingegnere inglese Rex Miller con lo scopo di costruirci una villa, attività che non gli fu mai permessa. In seguito, questo stesso territorio fu venduto a una finanziaria delle Isole Vergini Britanniche, la “Legacy Air Limited”, dietro a cui sembrerebbe esserci il miliardario inglese di origine cipriota Yiannakis “John” Christodoulou.

Parliamo della meravigliosa Isola di Mal di Ventre, un prezioso fazzoletto di terra sulla costa centro-occidentale della Sardegna che è disabitato e a protezione speciale, ma anche avvolto nel mistero: a quanto pare non si sa nulla sulla nuova proprietà perché nessuno si è mai fatto vivo.

Il mistero dell’Isola di Mal di Ventre

A raccontare quanto appena detto è un articolo pubblicato sul Corriere della Sera a cui il sindaco di Cabras, Andrea Abis, ha dichiarato che non solo l’attuale proprietà dell’isola è praticamente sconosciuta, ma che Christodoulou non ha mai risposto alla richiesta scritta di chiarimenti al riguardo.

Un luogo assolutamente eccezionale che ma, nella realtà dei fatti, presenta una storia ancor più controversa di quella che vi abbiamo appena illustrato.

Nell’agosto del 2008, infatti, qui sbarcò l’indipendentista sardo, Salvatore “Doddore” Meloni, insieme a 12 fedelissimi per rivendicare il territorio e puntando al riconoscimento internazionale di questo prezioso angolo di terra come “Repubblica Indipendente di Malu Entu”.

Più di 10 anni fa ci fu quindi un vero e proprio blitz terminato solo 5 mesi dopo il suo inizio, grazie allo sgombero messo in atto dal Corpo Forestale e della Capitaneria di Porto di Oristano.

Il motivo di tutto ciò risiederebbe nel fatto che “Doddore” Meloni diceva che da più di 20 anni trascorreva lì gran parte del suo tempo e che quindi desiderava avviare una causa civile per l’usucapione dell’isola.

Ad essere testimone di tutto questo, ma da Jersey, l’isola nel Canale della Manica dove attualmente vive, c’era l’inglese Rex Miller che aveva deciso di vendere questa minuta isola. Tuttavia, a seguito della vendita nulla più è mai trapelato, nessuna informazione sul nome dell’acquirente che l’ha seguito.

Quel che sembrerebbe certo, è che La Legacy Air Limited è una società di copertura delle Isole Vergini che ha versato ben 725.000 euro su un conto della Bcc di Ronciglione e Barbarano Romano, attualmente Banca Lazio Nord. Ma da allora, vale a dire il 2017, non si è saputo assolutamente più niente.

All’atto della compravendita i legali rappresentanti erano Ernesto Castillo Cho e Luz Esperanza Rivera Chacon, persone che fungevano da prestanome, ma ancora non è stato possibile capire di chi. Non si sa, quindi, se sia davvero il miliardario inglese Yiannakis “John” Christodoulou a possedere Mal di Ventre o altri.

Malu Entu o Mal di Ventre?

Mali Entu era il suo nome originale, mentre oggi quello ufficiale è Isola di Mal di Ventre. Il motivo di tutto ciò potrebbe risalire a un’errata traduzione o interpretazione dal dialetto da parte dei cartografi genovesi.

Un nome particolare e che le fu attribuito per via dei persistenti venti che qui battono, sua maestà il maestrale su tutti. Non a caso, è baciata da raffiche che rendono spesso pericolosa la navigazione.

Cosa aspettarsi

L’Isola di Mal di Ventre è un vero gioiello autentico e dove sono presenti tracce di un passato fatto di uomini nonostante i tanti forti venti.

Lunga due chilometri e mezzo e larga all’incirca uno, sfoggia un altezza massima di soli 20 metri, punto in cui sorge un faro. Steppa arida e piccoli pezzi di macchia mediterranea sono la dimora di conigli e tartarughe terrestri, anche se si narra della presenza di foche monache.

Sulla sua costa occidentale, che si distingue per essere un’aspra scogliera, si fanno spazio le meravigliose Cala Maestra e Cala Ponente. Il versante orientale, dal canto suo, offre invece affascinanti cale con spiaggette di sabbia o di chicchi di quarzo. Ne è un esempio la bellissima Cala Valdaro. Molto interessanti sono anche Punta Libeccio e Cala dei Pastori.

Le meraviglie dell’Isola di Mal di Ventre non sono affatto finite qui: è un paradiso per coloro che amano fare immersioni e anche il posto ideale per avvistare i delfini. Infine, nei suoi abissi si sviluppa una sorta di cimitero di relitti poiché vi giacciono navi romane del XX secolo e tante minute barche.

Anzi, proprio qui avvenne una scoperta più che eccezionale: a 27 metri di profondità fu rinvenuto un relitto romano di ben 36 metri affondato tra l’80 e il 50 a.C. che conservava ancora 2000 lingotti di piombo. Poi ancora lo scheletro di un vaporetto a Cala dei Pastori e il Joyce, un mercantile cagliaritano affondato nel 1973 presso le Formiche di Maestrale.

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Spagna, Buñol si tinge di rosso. È iniziata la guerra all’ultimo pomodoro

Meraviglie create da Madre Natura, opere architettoniche e capolavori artistici, musei e luoghi iconici: sono questi i motivi che ci spingono ogni giorno a viaggiare in lungo e in largo, e non sono gli unici. Spesso, infatti, decidiamo di metterci in cammino anche per toccare con mano le culture e le tradizioni di popoli lontani e per prendere parte alle feste che le celebrano.

Tra le più suggestive, affascinanti e bizzarre troviamo in pole position la Tomatina, una festa che si tiene ogni anno nel comune spagnolo di Buñol l’ultimo mercoledì di agosto e che attira ogni anno migliaia di cittadini della comunità valenciana e viaggiatori provenienti da ogni dove. Il motivo? Durante questa celebrazione ha luogo una battaglia davvero molto particolare: una guerra all’ultimo pomodoro.

Buñol e la battaglia dei pomodori

Il nostro viaggio di oggi ci porta alla scoperta di Buñol, una deliziosa cittadina di montagna situata ad appena 40 chilometri da Valencia. Questa località è il punto di partenza perfetto per visitare i paesaggi naturali che si snodano sul territorio, come grotte, cascate, fiumi e giardini. Interessanti sono anche il castello medievale del XIII secolo, il quartiere antico e la chiesa del Salvador, anche sede del museo archeologico urbano.

Una tappa, questa, molto apprezzata dai viaggiatori che desiderano esplorare Valencia e i suoi dintorni durante l’anno. Ma se solitamente Buñol è considerata solo una destinazione di passaggio di un itinerario di viaggio ben più ampio in Spagna, le cose sono molto diverse ad agosto perché in questo mese la città si trasforma nel palcoscenico di quella che è la celebrazione più bizzarra della Spagna e forse del mondo intero. Si tratta della Tomatina, una battaglia di pomodori senza esclusioni di colpi.

Tutti sono invitati a partecipare. L’unica regola è quella di armarsi di pomodori rossi e di colpire l’avversario a suon di ortaggi.

Tomatina: come unirsi ai festeggiamenti

Le origini della Tomatina risalgono al secolo scorso, e più precisamente al 1945, quando durante la festa dei Giganti e testoni alcuni giovani iniziarono a colpirsi utilizzando dei pomodori dopo una discussione. L’anno successivo la scena si replicò davanti agli occhi dei partecipanti, al punto tale da trasformarsi in una ricorrenza goliardica.

Da quel momento in poi, è fino a oggi, quella battaglia di pomodori improvvisata si è trasformata in una vera e propria tradizione da perpetuare. Dopo alcuni anni, in cui questa lotta veniva replicata in maniera ufficiosa, nel 1957 è stata istituita la Tomatina, una delle feste più curiose e divertenti dell’intero Paese.

Considerato un festival di interesse turistico internazionale, questo evento che si ripete l’ultimo mercoledì di ogni agosto attira migliaia di persone provenienti dal resto della Spagna e dal mondo. Si stima che durante la manifestazione vengono utilizzate oltre 100 tonnellate di pomodori. Alla fine della battaglia, Buñol, risulta completamente ricoperta di salsa di pomodoro, una distesa profumatissima nella quale i più audaci provano persino a nuotare.

La partecipazione è aperta a tutti, a patto che si rispetti la regola principale: lanciare pomodori e nient’altro. Il prossimo appuntamento è previsto il 30 agosto del 2023. Pronti a entrare in guerra?