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La città che fa da sfondo alla fiction “Sei donne – Il mistero di Leila”

La scomparsa di una ragazzina, Leila, e del suo patrigno Gregorio, è il mistero attorno al quale si sviluppa il racconto della serie Tv Rai “Sei Donne – Il mistero di Leila”. Protagonista Maya Sansa, nel ruolo del pubblico ministero Anna Conti, stimata e autorevole professionista che, trovando nella sparizione di Leila delle analogie con il suo passato, si butta a capofitto nella risoluzione del caso.

Anna è PM alla procura di Taranto, la città che fa da sfondo all’intricata vicenda. La serie è stata infatti realizzata con il patrocinio del Comune e della provincia di Taranto. Ed è una Taranto inedita e contemporanea a fare da cornice a un racconto in cui le storie dei protagonisti s’intrecciano con un tessuto territoriale lontano dagli stereotipi.

Le location di “Sei donne”

“Sei donne” è stata girata nell’estate del 2022, prevalentemente nella città di Taranto, ma alcune riprese hanno coinvolto altri Comuni della Puglia. La serie porta, infatti, sul piccolo schermo alcune delle migliori mete di mare italiane, in particolare, sullo sfondo possiamo ammirare delle magnifiche località pugliesi come Statte, San Giorgio Ionico, Polignano a Mare e Monopoli.

Monopoli
Il borgo e il mare di Monopoli

Alcune riprese sono state fatte anche nella provincia di Brindisi, in particolare a Torre Canne, una piccola frazione di Fasano.

Il regista della fiction Vincenzo Marra ha spiegato: “Desideravo un luogo caldo dove fosse presente il mare”. Il mare c’è, e che mare, quello della Puglia. Monopoli e Polignano a Mare sono due delle località di villeggiatura più famose della Puglia. Monopoli, per esempio, ha un litorale unico, fatto di spiagge nascoste nel verde e di scogli a picco sul mare. Uno scenario suggestivo e pieno di anfratti. Alcune spiagge vanno letteralmente scovate, ma ne vale la pena.

Quanto a Polignano a Mare, questa cittadina è davvero uno scrigno di meraviglie che si susseguono. Stupenda è la spiaggia Lama Monachile, racchiusa tra due altissime scogliere e protesa verso il mare azzurro, uno scenario da cartolina tra i più fotografati della zona. ma di Polignano è affascinante anche centro storico, arroccato su uno sperone a picco sull’Adriatico. la cittadina è nota per aver dato i natali a Domenico Modugno.

Ma torniamo a Taranto, dove ha sede la procura dove lavora la protagonista e dove è incentrata tutta la vicenda. È una città troppo poco spesso considerata meta di turismo, ma che nasconde alcune chicche. Innanzitutto, è soprannominata la “città dei due mari” per la sua peculiare posizione, a cavallo tra il Mar Grande e il Mar Piccolo attorno ai quali si sviluppa tutto l’abitato.

Castello Aragonese di Taranto

Fonte: Ph Aliaksandr Antanovich – iStock

Il Castello Aragonese di Taranto

La città offre uno dei panorami architettonici più ricchi e vari della nostra Penisola: si va dal romanico-gotico della Chiesa di San Domenico Maggiore, costruita sui resti di un tempio greco del VI secolo a.C., ai palazzi in stile rinascimentale del Borgo umbertino, al barocco della Cattedrale – o Duomo – di San Cataldo, la più antica cattedrale pugliese, delle chiese e dei palazzi signorili della città vecchia, dalle rimanenze di strutture medievali (come la Torre del Gallo nel centro storico) alle forme decisamente più eleganti di palazzi e installazioni in stile Liberty e neoclassico.

Ma l’edificio più imponente della città, imperdibile da visitare per un turista, è il Castello Aragonese o Castel Sant’Angelo. Costruito sui resti di altre fortificazioni, prima greche, poi bizantine, normanne e svevo-angioine, il castello è rimasto praticamente tale e quale nonostante i suoi 3000 anni di storia.

E poi ci sono le sirene, una leggenda su cui si fonda la storia di Taranto, a cui è dedicato il lungomare, uno dei più belli d’Italia che si affaccia sul Golfo delle sirene. Sono molti i turisti che giungono per la prima volta a Taranto e che, camminando sulla passeggiata, rimangono ammaliati dalle splendide statue di sirene che spuntano qua e là, appoggiate agli scogli.

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Panorama di Taranto, la “città dei due mari”

E poi c’è una Taranto contemporanea, quella degli edifici moderni come la Concattedrale Gran Madre di Dio, progettata negli Anni ’70 da Gio Ponti. La sua architettura vuole rappresentare, in omaggio alla tradizione marinara della città, una “vela” che si specchia nell’acqua delle tre vasche antistanti l’ingresso, che simboleggiano il mare.

Anche la periferia è tutta da scoprire, in particolare il quartiere Paolo VI. Qui, le palazzine una volta intonacate di bianco e divenute, col tempo, fatiscenti, sono state completamente colorate da giganteschi murales realizzati da artisti che hanno interpretato ciascuno la propria versione della città. Taranto è quindi una città d’arte antica, ma anche di street art contemporanea.

Inoltre, Taranto è la vera porta del Salento. E qui si apre un mondo fatto di spiagge maldiviane e di scorci di un’Italia favolosa che vi raccontiamo qui.

Polignano a Mare

Fonte: iStock

Il delizioso borgo di Polignano a Mare

 

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Aurora boreale: è boom di avvistamenti in tutto il Nord Europa

L’aurora boreale è un fenomeno tipico dell’inverno nel Nord Europa. C’è quasi tutti i giorni, ma non è detto che sia visibile a occhio nudo. Dipende dalle condizioni atmosferiche, dall’attività solare, dalla limpidità dell’aria e dalla forza dei venti. E anche dalla fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Le condizioni di questi ultimi giorni sono state così ottimali che sono stati tantissimi ad aver potuto osservare il fenomeno nei cieli di mezza Europa al calar del sole.

Dalla Danimarca alla Finlandia, dalla Svezia all’Islanda fino giù in Gran Bretagna, in Germania e addirittura in Borgogna, Francia, non lontano da Parigi – fatto alquanto raro – l’aurora boreale ha dato spettacolo. Quasi tutto il Centro Europa con il naso all’insù, quindi, per assistere alla “danza degli dèi“. Sfumature verdi, gialle, rosa, in alcuni casi tutti questi colori messi assieme: ogni aurora boreale (o polare) era diversa dall’altra, ma sempre meravigliosa.

Il pilota di un volo decollato dall’Islanda e diretto a Manchester ha addirittura potuto regalare ai propri passeggeri un’esperienza unica: accortosi del fenomeno davanti ai propri occhi, ha deciso di fare un giro di 360 gradi attorno all’aurora boreale.

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Fonte: @Ansa

L’aurora boreale sull’isola danese di Zealand

A parte i fortunati passeggeri che hanno potuto osservare il fenomeno a occhio nudo, gli altri se ne sono accorti perché l’hanno fotografata. Infatti, spesso non è semplice individuare un’aurora boreale in modo così limpido, ma se si usa una macchina fotografica) o anche uno smartphone) impostando il giusto ISO (la sensibilità del sensore, più alto è più si aggiunge luce alla foto).

Perché così tante aurore boreali

Gli studiosi spiegano che il fenomeno, incredibilmente raro per le basse latitudini alle quali si è presentato, sia dovuto alla forte attività del Sole degli ultimi giorni. Le aurore boreali sono più intense quando sono in corso tempeste magnetiche causate da una forte attività delle macchie solari.

Si formano prevalentemente a un’altitudine di 100 chilometri sopra la superficie terrestre e, in genere, sono visibili nelle regioni vicine ai Poli, ma possono essere viste molto più lontano. Le particelle che si muovono verso la Terra colpiscono l’atmosfera attorno ai Poli formando una specie di anello, chiamato ovale aurorale. Gli ovali aurorali si trovano generalmente tra 60° e 70° di latitudine Nord e Sud. Si chiama infatti “aurora boreale” o “australe” a seconda che si verifichi nell’emisfero Nord (boreale) o Sud (australe).

Più è intensa l’attività del Sole, più visibili e luminose sono le aurore. La forma di un’aurora boreale può variare: la più nota è quella ad arco, dopo mezzanotte la scia si restringe e appaiono dei bagliori e dei lampi che durano per una decina di secondi fino all’alba.

Anche il colore dell’aurora dipende dal tipo di gas presenti nell’atmosfera: l’ossigeno atomico è responsabile del colore verde, mentre l’ossigeno molecolare del colore rosso e l’azoto del colore blu.

L’aurora boreale si può ammirare tra febbraio e marzo e tra settembre e ottobre, di solito in coincidenza con gli equinozi, tra le nove di sera e l’una di notte.

E in Italia?

In Italia, la visibilità delle aurore boreali è piuttosto rara. È stata documentata una forte attività nella notte tra il 17 e il 18 novembre del 1848. Allora, il fenomeno fu talmente intenso ed esteso da essere visibile anche alle basse latitudini.

Non disperiamo, quindi, perché, visto che i nostri cugini d’Oltralpe ne hanno appena avvistata una, non è detto che nei prossimi giorni non possa capitare anche a noi. Quindi, tutti con gli occhi puntati verso il cielo per i prossimi giorni, nella speranza di poter assistere al fenomeno dell’aurora boreale.

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Ruanda: un viaggio da fare almeno una volta nella vita

L’Africa è un luogo dalle infinite meraviglie, dove la natura è ancora selvaggia e le città ricche di bellissime sorprese: ormai da anni molti turisti la scelgono per un viaggio avventuroso alla scoperta di panorami unici al mondo. Una delle mete emergenti è il Ruanda, chiamato anche la “terra delle mille colline” per i suoi paesaggi incantevoli. Sono ormai lontani i tempi in cui da questo posto così incredibile giungevano solo terribili notizie, mentre il Paese stava affrontando una delle più gravi emergenze umanitarie di sempre. Oggi tutto è cambiato, andiamo a scoprire quali sono le tappe imperdibili per conoscere meglio questi luoghi magici.

Ruanda, una terra ricca di emozioni

Solo una manciata di anni fa, pensare di esplorare una terra ricca di fascino come il Ruanda sembrava impossibile. Era il 1994 quando il Paese, reduce da una lunga guerra civile che aveva messo a dura prova la popolazione, venne scosso da un genocidio di portata enorme, che causò probabilmente oltre un milione di vittime. Eppure, una lenta ma inesorabile ripresa ha condotto la Nazione ad una rinascita che oggi merita di essere celebrata: la sua radicale trasformazione è visibile nei suoi paesaggi naturali e nei suoi pittoreschi villaggi, nelle tradizioni e nella cultura, negli occhi degli abitanti che ci accolgono con calore.

Cosa vedere, dunque, in un viaggio in Ruanda? La prima tappa non può che essere Kigali, la sua capitale: è una città piccola, ma dal fascino sorprendente. Cuore economico e culturale del Paese, si è sviluppato attorno al distretto finanziario e ha pian piano invaso le colline circostanti, in un dedalo di casette e imponenti palazzi che si stagliano contro il cielo. Qui si può visitare il Memoriale del Genocidio, un monumento storico che ospita i resti di oltre 250mila vittime, inaugurato nel 2004. E per immergersi completamente nell’atmosfera più autentica del Paese, non resta poi che sbirciare tra le tante bancarelle del mercato locale, un vero tripudio di colori e di profumi.

Cosa vedere in Ruanda

Un luogo davvero speciale è Nyanza, un tempo villaggio di grande importanza: qui venne stabilita la capitale del regno di Ruanda, e la più bella testimonianza di quel periodo è il King’s Palace Museum, ospitato all’interno dell’antico Palazzo Reale. A non molta distanza, si può anche visitare il Museo Etnografico di Huye, il quale accoglie un’ampia collezione di manufatti artistici e archeologici per comprendere meglio la cultura e le tradizioni ruandesi. Ma il vero spettacolo di questo Paese è la sua natura incontaminata.

Il Parco Nazionale dell’Akagera, situato nella parte nord-orientale del Ruanda, al confine con la Tanzania, è una vasta area protetta caratterizzata da paesaggi d’acqua meravigliosi (qui si trovano alcuni splendidi laghi, tra cui il Shakani) e da habitat molto diversi tra loro, come l’ampia pianura alluvionale e le numerose zone montuose. Questo è il luogo ideale per un safari alla scoperta dei Big 5, i cinque grandi animali della savana africana. È invece all’interno del Parco Nazionale di Nyungwe che è racchiusa una meravigliosa foresta pluviale, dove poter osservare elefanti, scimpanzé e una sconfinata varierà di uccelli. Tantissimi sentieri adatti ad un trekking avventuroso ci condurranno alla scoperta di un ambiente unico al mondo.

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Cos’è e cosa include il Jordan Pass

Se state pensando di visitare la Giordania, un Paese che riesce a fare innamorare chiunque vi ci metta piede, il nostro consiglio è di prendere in considerazione il Jordan Pass. Si tratta di uno strumento turistico proposto dal Ministero del Turismo giordano – quindi assolutamente affidabile – che mette a disposizione diverse agevolazioni. Un pacchetto tutto compreso (sì, acquistandolo avrete anche il visto turistico), e che permette di usufruire di tariffe ridotte per entrare in oltre 40 attrazioni: dalla suggestiva Petra ai castelli del deserto, dai musei alle rovine più celebri del Paese (e molto altro ancora).

Cos’è il Jordan Pass

Il Jordan Pass è una sorta di pacchetto turistico creato appositamente per le persone che vogliono visitare la Giordania. Si tratta di un prodotto ufficiale, messo a disposizione dalle Autorità locali, con il quale le procedure burocratiche e quelle legate al viaggio sono notevolmente semplificate. Lo scopo è incentivare il turismo nel Paese, per questo motivo può essere acquistato soltanto se la vacanza dura almeno 4 giorni (minimo 3 notti).

Come funziona il Jordan Pass

Il funzionamento del Jordan Pass è piuttosto semplice. La prima cosa da sapere è che lo potete acquistare online tramite il sito web ufficiale. In sostanza lo potete fare direttamente dal vostro divano. Ha una validità di 12 mesi complessivi, che scattano a partire dalla data di acquisto, mentre il periodo massimo per utilizzarlo è di 14 giorni. La prima volta che si usa, infatti, viene avviato un conteggio di due settimane al termine del quale scade automaticamente. Per usarlo quando sarete sul posto, è sufficiente mostrarlo prima di entrare nell’attrazione che desiderata visitare: otterrete così lo sconto e anche maggiore facilità d’ingresso nei luoghi turistici.

Cosa include il Jordan Pass

Il Jordan Pass include tutte le principali attrazioni da visitare in Giordania, con oltre 40 luoghi compresi all’interno del pacchetto. Tra i posti più importanti ci sono ben 4 siti UNESCO, tra cui la bellissima area archeologica di Petra, situata nelle vicinanze di Gerusalemme. Qui è possibile ammirare le magnifiche costruzioni scavate nella roccia rossa, tra cui il Siq, il Teatro Romano, il Monastero di Ad-Dair e l’emozionate Palazzo del Sacrificio.

Tra i siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO inclusi del Jordan Pass c’è anche Wadi Rum, uno spettacolare deserto monumentale che è stato anche l’ambientazione del celebre Lawrence d’Arabia, una riserva naturale dove incontrare i famosi Sette Pilastri della Saggezza, colonne naturali di pietra, il canyon di Al Khazali e gli antichi tempi dei Nabatei, una popolazione che abitò queste terre circa 2000 anni fa. Da non perdere sono anche Quseir Amra, uno dei castelli più belli della Giordania e le rovine di Umm Ar-Rasas, entrambi protetti dall’UNESCO.

Tra le attrazioni comprese nel Jordan Pass ci sono anche il castello di Ajloun, il sito archeologico di Umm Qays e la cittadella antica di Amman, affascinate Capitale chiamata anche 2città bianca”. Non mancano i monumenti di Jerash, una delle aree archeologiche più visitate e apprezzate della Giordania, considerata da molti come la Pompei del Medio Oriente, un posto ricco di storia e di fascino, localizzato a soli 40 chilometri da Amman e a circa un centinaio da Gerusalemme.

La lista dei posti proposti dal pass per visitare la Giordania sono diversi, con attrazioni come il Castello di Karak, i musei di Lowest Place on Earth, l’As-Salt Historical, il Karak Museum, l’As-Salt, il Museo delle Tradizioni Popolari di Amman e il Jordan Archaeological Museum, situato nella zona di Ras al-Ayn. L’elenco prevede anche le rovine di Quseir Amra, Al-Hamimah e Qasr Al-Mushatta, il Teatro Romano di Amman, il parco archeologico di Madaba e l’edificio storico del Burnt Palace, ubicato sempre nella suggestiva a Madaba.

Gli itinerari proposti dal Jordan Pass

Il Ministero del Turismo giordano, attraverso il Jordan Pass, propone anche una serie di itinerari studiati appositamente per i possessori del pacchetto. Il primo è il percorso biblico, un tour di 5 giorni che permette di scoprire i luoghi simbolo della tradizione cristiana del luogo, partendo dalla cittadina di Amman e da Jerash, per spostarsi a Pella, Rihab, Madaba, Betania con la grotta di Lot e infine concludere il giro a Petra, dove vedere la monumentale Chiesa di Aqaba.

Il secondo invece è l’itinerario dei siti UNESCO della Giordania, per trascorrere 4 giorni tra i siti archeologici di Umm ar-Rasas, Wadi Rum e Petra, con soste al Castello di Amra e una visita speciale alla spettacolare Petra by Night. Il terzo percorso è dedicato agli appassionati dei musei: include il Museo Archeologico della Giordania, il Royal Automobile Museum, il centro storico di Salt, il Museo del Mar Morto, Petra e il Castello di Aqaba, per una durata complessiva di circa 6/7 giorni.

L’ultima opzione fornita dal Jordan Pass è l’itinerario delle rovine antiche, sicuramente il più impegnativo, ma allo stesso tempo in grado di regalare le emozioni più intense. All’interno del tour si possono trovare luoghi unici come i castelli nel deserto di Qasr Al-Halabat, Qasr Al-Azraq e Quseir Amra, il Palazzo di Iraq al Amir, Amman, Jerash, il Mukawir e le attrazioni localizzate intorno alla zona del Mar Morto. Naturalmente si tratta soltanto di indicazioni, tuttavia si possono trovare ottimi spunti per organizzare un viaggio in Giordania.

Dove acquistare il Jordan Pass e quanto costa

Chi desidera comprare il Jordan Pass deve andare sul sito web ufficiale Jordanpass.jo, disponibile in diverse lingue tra cui anche l’italiano, dopodiché bisogna cliccare sulla voce Acquista ora e scegliere uno dei pacchetti proposti. Si possono trovare in tutto 3 pass, le cui caratteristiche principali non cambiano, tuttavia ognuno include una durata differente per visitare Petra, perciò se volete rimanere più tempo in questa località è necessario selezionare l’opzione giusta.

Le tre opzioni disponibili sono le seguenti:

  1. Jordan Wanderer: costa 70 JOD (circa 90 euro) e prevede un solo giorno da passare a Petra, il libero ingresso a oltre 40 attrazioni in Giordania, la possibilità di scaricare gratuitamente le brochure in formato digitale e l’annullamento del visto d’ingresso se acquistato il Jordan Pass prima dell’arrivo in Giordania con almeno tre pernottamenti consecutivi (4 giorni)
  2. Jordan Explorer: con un prezzo di 75 JOD (meno di 100 euro) è prevista la possibilità di trascorrere due giornata a Petra e tutto ciò che è compreso anche nel Wanderer;
  3. Jordan Expert: con 80 JOD (circa 105 euro) si può rimanere fino a 3 giorni consecutivi nella magnifica Petra e usufruire di tutto ciò che prevedono anche le due altre opzioni.

Una volta indicato il tipo di pass è necessario inserire alcune informazioni, tra cui il proprio nome e cognome, l’indirizzo email, un numero di telefono e specificare la quantità di pacchetti che si vogliono acquistare, ricordando che si tratta di pass personali. Infine basta concludere il pagamento, saldando con una carta di debito o di credito Visa o MasterCard, quindi si riceverà il pass direttamente via email.

Dopo averlo ricevuto bisogna stamparlo prima di partire per la Giordania, assicurandosi che il codice e le informazioni riportate siano ben leggibili, portandolo sempre con sé durante il viaggio. Per entrare nelle attrazioni bisogna soltanto mostrarlo all’entrata, fornendo se richiesto anche il proprio passaporto per comprovare l’identità. Nonostante sia possibile mantenerlo in formato digitale, fornendo il Jordan Pass sul proprio smartphone, è consigliabile stamparlo per evitare qualsiasi contrattempo.

Opinioni sul Jordan Pass: conviene davvero?

Il Jordan Pass non è obbligatorio per viaggiare in Giordania, tuttavia è necessario fare alcune riflessioni. Innanzitutto per visitare il paese bisogna ottenere un visto turistico, il cui costo è di 40 JOD, circa 55 euro. Inoltre, in alcune località il prezzo d’ingresso è abbastanza caro, soprattutto per chi vuole visitare Petra, dove è previsto un costo d’accesso di 50 JOD, circa 66 euro e per un solo accesso. Le altre attrazioni invece hanno dei prezzi più economici, dai 2 ai 12 euro, allo stesso tempo il conto finale potrebbe diventare piuttosto elevato, soprattutto per una famiglia con dei ragazzi.

I bambini sotto i 12 anni, invece, possono entrare gratuitamente in tutti i musei, i monumenti e i siti archeologici, quindi il pass diventa ancora più conveniente in questo caso, perché basta prenderne due per tutta la famiglia. Acquistando il Jordan Pass non solo non bisogna richiedere il visto, ottenendo già un risparmio iniziale, ma si è esenti da altri costi per gli ingressi, pagando soltanto un prezzo ridotto per accedere ai luoghi da visitare.

Nel complesso conviene senza dubbio comprare il Jordan Pass, poiché richiede una procedura veloce e semplice da effettuare online, ha un costo contenuto e mette a disposizione tante agevolazioni per chi vuole organizzare un viaggio indimenticabile in Giordania. Anche il materiale informatico è di qualità, perciò è possibile prendere spunto dalle brochure per pianificare al meglio l’itinerario e i posti da vedere, specialmente se si viaggia da soli e non ci si avvale del supporto di una guida turistica.

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Il borgo italiano dove hanno scoperto il segreto della longevità

Ci sono cinque zone sparse ai quattro angoli della Terra dove la gente vive più a lungo. Cinque luoghi così diversi tra loro ma evidentemente hanno qualcosa in comune visto che hanno scoperto il segreto di lunga vita.

Gli esperti li hanno chiamati “Blue Zone“, zone blu, ufficialmente perché sulla mappa sono stati indicati con un cerchio blu, ma forse c’è dietro altro. Le zone blu sono l’isola di Icaria in Grecia, l’isola di Okinawa in Giappone, la zona di Nicoya nel Costa Rica e la cittadina californiana di Loma Linda negli Stati Uniti. E infine c’è una Blue Zone proprio qui in Italia: si tratta del borgo di Seùlo, in Sardegna. Ed è stata proprio la Sardegna la prima Blue Zone individuata dagli studiosi. Con il tempo sono state individuate le altre quattro zone blu naturali.

Il borgo di Seùlo

Seùlo si trova nella Barbagia, detta proprio Barbagia di Seùlo, il cuore della Sardegna orientale, la zona più selvaggia, forse, dell’isola. Da queste parti costumi e tradizioni, insieme a una natura generosa, caratterizzano la vita delle sue genti da millenni. Un vero e proprio patrimonio culturale e naturale unico in Italia. Si trova in un’ampia regione montuosa con vaste vallate dove è la natura a fare da padrona.

E Seùlo è un ameno paese di montagna adagiato sul pendio del monte Perdedu. Poche case, meno di mille abitanti, quasi tutti ultracentenari ma in gambissima, qualche chiesetta, la più importante è quella intitolata alla Beata Vergine eretta nel Cinquecento, mentre la più antica è la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. È anche detto il “paese de s’orrosa ‘e padenti” (letteralmente ‘rosa di bosco’) ovvero la rosa peonia, il fiore che cresce sul Gennargentu e che, con i primi caldi primaverili, dipinge di rosso e giallo i pendii scoscesi del Perdèdu e tingendo di rosa tutto Seùlo.

Nel mese di aprile, chi visita Saùlo, si tiene una manifestazione dedicata a questo fiore e vengono organizzate delle visite guidate, escursioni nei luoghi della peonia in fiore e tra le stradine del centro storico vestite a festa, con l’apertura delle cantine, mostre-mercato di artigianato locale, esibizioni musicali e spazi dedicati alla degustazione dei prodotti tipici. In più, in questa occasione viene celebrata la “Sa Coia Antiga”, la rievocazione dell’antico matrimonio seulese praticato fino agli Anni Quaranta con abiti tradizionali.

Nel borgo ci sono due o tre posti dove potere alloggiare tra affittacamere, alberghetti e agriturismi, una pizzeria, una trattoria e un bar.

Bello è il territorio circonstante che regala scorci naturali di incredibile bellezza e siti archeologici di grande importanza, con tracce risalenti al Neolitico e all’età del Bronzo, come il nuraghe “Su nuraxeddu”, il nuraghe “Su nuraxi” e il Villaggio nuragico di “Ticci”.

Morfologicamente appartiene al contrafforte del Gennargentu, diviso da questo dal fiume Flumendosa, che lo attraversa per una trentina di chilometri lasciando dietro di sé uno spettacolo davvero eccezionale. Questo paesaggio aspro e accidentato ha creato, lungo tutto il suo percorso profonde gole e laghetti cristallini, rapide e cascatelle che conferiscono al territorio una ricchezza di forme ed ambienti naturali unici. Ha un patrimonio naturalistico notevole tra cui Su Stampu ‘e su Turrunu, un monumento naturale della Sardegna che comprende una grotta con tanto di cascata e laghetto al confine con il borgo di Sadali, e la grotta Sa Omu ‘e Janas, nota per le pitture rupestri. A Seùlo è nato l’Ecomuseo dell’alto Flumendosa, il primo ecomuseo della Sardegna.

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Fonte: Getty Images

La Cascata di su stampu e su Turrunu in Sardegna

Da qualche anno è partito un progetto turistico chiamato Quadrifoglio Blu: si tratta di un modo per promuovere un turismo a basso impatto ambientale, sviluppato attraverso otto percorsi escursionistici di varia lunghezza e difficoltà e suddivisi per tematiche legate alle specificità del territorio, dalla geologia alle foreste, dai paesaggi agrari ai fiumi e torrenti, che partono tutti dal centro abitato di Seùlo.

Essendo al confine con l’Ogliastra, vanta un paesaggio ancora incontaminato e selvaggio, ma anche ricca di testimonianze storiche, fonti sacre e tombe dei giganti, con scenari unici, dove trovare acque limpide e anche montagne impervie. In questo contesto si staglia il piccolo borgo di Seùlo.

La cucina del posto si basa su antiche ricette di origine pastorale ed è provato che contribuisca alla longevità di questa piccola comunità. Sono tante le occasioni gastronomiche che spingono a venire in questo borgo. Nel mese di luglio, per esempio, si svolge la sagra “de su casu in filixi” (letteralmente ‘formaggio in felce’), un particolare formaggio di capra cagliato su uno strato di felci. A fine giugno si celebra la festa popolare di “Santu Giuanni” e “sa tundimenta seulese”, la tosatura delle pecore, a fine settembre quella di “Santu Cosumu” mentre ad agosto si tiene Andalas (“sentieri”), un’escursione destinata ai turisti tra canyon e foreste vergini seguita da un pranzo a base di prodotti tipici del territorio, tutte occasioni per provare anche i dolci tipici, i “picchirittus” e i “pistoccus de nuxi”.

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Fonte: 123rf

Il fiume Flumendosa in Sardegna

Cos’hanno in comune le Blue Zone

Queste aree sono accomunate da una bassa incidenza di malattie (come il cancro, per esempio) e un’alta percentuale di persone che superano i cent’anni. Il patrimonio genetico svolge sicuramente un ruolo chiave nel determinare l’aspettativa di vita, ma la longevità può anche dipendere dallo stile di vita giusto.

Gli abitanti delle Blue Zone, infatti, hanno questo in comune: seguono una dieta basata soprattutto su legumi e verdure (pochissima carne o pesce), praticano molta attività fisica, anche solamente spostandosi a piedi, e hanno una struttura sociale che mette la famiglia al centro delle loro giornate favorendo, in generale, rapporti umani molto intensi.

Inoltre, le cinque Blue Zone sono posti diversissimi tra loro e geograficamente molto lontani, ma in comune hanno il fatto di essere tutti dei veri paradisi terrestri. Nella nostra Barbagia, per esempio, si vive circondati dalla bellezza della natura, da alcune delle calette più belle d’Italia, da borghi incantevoli e in un ambiente quasi privo di inquinamento. Un luogo unico, insomma.

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Incredibile scoperta archeologica: “Diventerà famosa come Pompei”

Una nuova scoperta archeologica riscrive la storia di un’antica città romana di cui, in fondo, sapevamo davvero poco: gli esperti hanno infatti ritrovato alcune rovine eccezionali ben al di fuori di quello che, finora, si riteneva fosse il confine cittadino. Questo significa che il sito archeologico è decisamente molto più grande di ciò che si è sempre creduto. E forse diventerà la nuova Pompei, un luogo dal fascino incredibile che attirerà moltissimi turisti.

Croazia, l’incredibile scoperta a Salona

L’antica Salona, appena fuori dai confini del territorio in cui oggi sorge l’omonima città croata (chiamata anche Solin), rappresenta una delle più affascinanti testimonianze lasciate in vita dalla civiltà romana, anche tanti secoli dopo la sua scomparsa. È qui, a due passi da Spalato, che sono infatti state rinvenute le tracce di una piccola cittadina nata già ai tempi degli Illiri, che però trovò il suo massimo sviluppo sotto l’Impero Romano, diventandone uno dei suoi centri più importanti, anche per la sua posizione strategica.

Di recente, gli archeologi hanno scoperto qualcosa che rende il sito ancora più interessante: al di fuori di quello che era considerato il limite della città, sono stati rinvenuti degli antichi bastioni che dimostrano le reali dimensioni di Salona. Le nuove rovine si estendono sino all’area meridionale di Solin, presso Gospin Otok, e ci regalano una visione del tutto diversa di quella che doveva essere, in passato, la vera portata di questo centro d’importanza commerciale e militare. Al suo interno, dovevano trovarsi anche un antico convento, le grandi terme solo in parte esplorate e la porta meridionale che dava accesso alla città.

“Queste scoperte diventeranno ben presto celebri ritrovamenti archeologici come le famose città di Aquileia e di Pompei, e avranno un’importanza significativa nello sviluppo economico della città di Solin” – spiega l’architetto e storico dell’arte croato Radoslav Bužančić, aggiungendo inoltre che il sito è in perfetto stato di conservazione perché nel tempo è stato adeguatamente finanziato affinché preservasse il suo originale splendore. Questo impegno ora porterà i suoi frutti, grazie anche all’incessante lavoro degli archeologi che hanno ritrovato i nuovi resti delle mura.

Salona, un’antica città romana

Salona fu un importante centro economico e militare all’epoca dell’Impero Romano: durante il regno dell’Imperatore Augusto, assunse persino il ruolo di capitale della provincia della Dalmazia. Venne in parte oscurata nel periodo in cui Diocleziano, nato proprio in questa città, costruì il suo meraviglioso Palazzo nella vicina Spalato, ma non perse mai il suo grande rilievo. Nel corso dei secoli, Salona venne più volte assalita e distrutta, per poi essere sempre ricostruita diventando pian piano più grande. Fin quando, nel VI secolo, venne abbandonata dai suoi cittadini in fuga che trovarono rifugio proprio presso il Palazzo di Diocleziano e il villaggio fortificato che, nel frattempo, vi era sorto attorno.

Nel corso dei prossimi anni, il sito archeologico di Salona verrà rivalorizzato grazie anche alle più recenti scoperte, che inevitabilmente attireranno la curiosità di molti turisti. Le autorità hanno già in programma diversi progetti per presentare l’antica città e i suoi preziosi tesori al pubblico. Ad esempio, presto il locale centro culturale ospiterà alcuni mosaici trovati all’interno dell’area archeologica.

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Il parco nazionale sommerso sembra un sogno: ecco come visitarlo

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare reali. Posti che per forme, lineamenti e colori assomigliano a paesaggi fiabeschi e onirici che non si possono raccontare, ma solo vivere e toccare con mano. E oggi è proprio in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi, un parco nazionale in parte sommerso che si spalanca davanti allo sguardo degli avventurieri che volano negli States e che appare come un sogno a occhi aperti.

Ci troviamo al Dry Tortugas National Park, un parco nazionale statunitense situato nella parte meridionale della Florida, a ovest della città di Key West. È qui, dove tutto ciò che appare assume le sembianze di un piccolo paradiso terrestre, che è possibile vivere un’avventura mozzafiato e unica.

Il parco, infatti, è quasi interamente sommerso dalle acque cristalline e turchesi dalle quali emerge una fortezza, che sembra quasi sospesa sul mare. È lei la principale attrazione della zona, ma non è sicuramente l’unica. Tutto il paesaggio che si snoda intorno è idilliaco ed è qui che è possibile vivere una delle esperienze più esclusive di una vita intera.

Benvenuti al Dry Tortugas National Park

Organizzare un viaggio in Florida, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Il Paese a sud degli Stati Uniti, che confina con l’Atlantico da un lato e con il Golfo del Messico dall’altro, è celebre per le sue chilometriche spiagge bianche bagnate da acque azzurre e cristalline, per la città di Miami, per Orlando e i parchi a tema.

Le cose da fare e da vedere nel Paese sono tantissime, e tutte sono destinate a sorprendere. Ma se è un’esperienza all’insegna della grande bellezza che volete vivere, allora non potete non inserire nel vostro tour della Florida anche una visita al Dry Tortugas National Park, un piccolo ed esclusivo paradiso terrestre accessibile solo in idrovolante o in barca.

Considerato uno dei più affascinanti e suggestivi parchi degli Stati Uniti, il Dry Tortugas National Park è sicuramente il più caratteristico dato che la maggior parte di questo è sommerso sotto le acque dalle mille sfumature d’azzurro che rendono il paesaggio incantato.

Protagonista assoluto del Parco Nazionale della Florida è il Fort Jefferson, una fortezza che accoglie i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, e che si palesa davanti ai loro occhi come fosse un miraggio. L’edificio, che sembra sospeso sull’acqua, fu costruito nel 1800 e nei secoli ha ricoperto diversi ruoli. È stato un forte, una stazione di rifornimento per le navi da guerra e un porto sicuro. Oggi è un pezzo di storia americana che si inserisce in maniera straordinaria nella riserva naturale del Dry Tortugas che comprende la fortezza e le sette isole più a ovest del Paese.

Parco Nazionale Dry Tortugas

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Parco Nazionale Dry Tortugas

Come visitare il parco più esclusivo della Florida

Visitare il Parco Nazionale di Dry Tortugas è un’esperienza che non si può descrivere, ma solo vivere. L’accesso all’area è consentito solo via aerea o via mare e in tutto il parco non sono presenti servizi, quindi è opportuno organizzare nei minimi dettagli la visita.

Raggiungere il parco, dicevamo, è possibile via mare, con traghetti o barche private, oppure in idrovolante, una soluzione questa meno economica, ma sicuramente più affascinante. In questo modo, infatti, è possibile sorvolare tutta l’area e godere di un panorama unico e mozzafiato fatto di strutture abbandonate che incontrano la natura incontaminata e che creano un’atmosfera magica e senza tempo.

Vista aerea sopra il Forte Jefferson, Dry Tortugas National Park

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Vista aerea sopra il Forte Jefferson, Dry Tortugas National Park
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In questo Paese c’è una strada che suona, la musica è bellissima

Esistono alcune esperienze che sono così straordinarie che non si possono raccontare, descrivere e neanche immaginare, ma solo vivere. Sono le stesse che invitano le persone a mettersi in viaggio, a esplorare le meraviglie naturali o artificiali che si snodano intorno al globo e da queste lasciarsi incantare.

E oggi è proprio di un’esperienza unica e incredibile che vogliamo parlarvi, un’avventura che si vive on the road tra le strade d’Europa e che non è paragonabile a niente di tutto ciò che abbiamo vissuto fino a questo momento.

Sì perché in Ungheria esiste una strada che, se percorsa rispettando i limiti di velocità, emette una soave melodia. Mettetevi all’ascolto, la musica prodotta è bellissima: è la vostra colonna sonora di un viaggio indimenticabile.

Ungheria: la strada che suona è straordinaria

Il nostro viaggio di oggi ci porta in Ungheria, nel Paese dell’Europa Centrale che ogni giorno attira migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Arrivano qui per scoprire la meravigliosa capitale tagliata in due dal fiume Danubio, per scoprire la sua storia, l’arte e la cultura, per passeggiare tra i palazzi neoclassici e ammirare gli scorci dal Ponte delle Catene. Ma vengono qui anche per scoprire le meraviglie nascoste nei dintorni, o per frequentare le terme, come quelle del Lago di Hévíz.

Insomma, organizzare una vacanza in Ungheria è sempre un’ottima idea e tutti sappiamo il perché. Quello che però in molti non sanno è che è proprio in questo Paese che si può vivere quella che è l’avventura più inedita di una vita intera, quella che permette di attraversare in automobile una strada a suon di musica, che emette suoni e melodie a ogni chilometro percorso. Allacciate le cinture: si parte.

Mettetevi all’ascolto durante la guida: la musica è bellissima

Ci troviamo sull’autostrada 67 in Ungheria, più precisamente nel tratto che collega Mernyeszentmiklós e Mernye. È qui che, percorrendo l’asfalto chilometro dopo chilometro, gli automobilisti possono ascoltare il brando 67-es della band ungherese Republic che proviene direttamente dalla strada.

Non si tratta di stregoneria, nessun incantesimo è stato lanciato sull’autostrada. La strada musicale, infatti, è stata realizzata grazie alla messa a punto di uno strategico e ingegnoso meccanismo che si attiva proprio al passaggio degli pneumatici e che emette note musicali che replicano il brano della band ungherese. Affinché la melodia prenda vita, però, è necessario rispettare i limiti di velocità. Se l’accelerazione è eccessiva, infatti, la melodia arriva distorta e imperfetta alle orecchie di chi ascolta.

Questa strada che suona è il frutto di un progetto messo a punto per invitare gli automobilisti a guidare con cautela. Grazie all’inserimento di scanalature in acciaio nella strada che fanno vibrare gli pneumatici, vengono emessi diversi suoni a ogni passaggio.

L’autostrada musicale in Ungheria non è l’unica al mondo, le melody road infatti sono rare, ma non impossibili da trovare. In Giappone esiste quella che è considerata la prima strada musicale al mondo e si trova sull’isola di Hokkaido. Ma ce ne sono altre sparse per il mondo, come in Cina, in Corea del sud, in Danimarca e nei Paesi Bassi.

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L’Egitto avrà una nuova capitale economica, tutta high tech

Sarà costruita sul modello degli Emirati Arabi la nuova capitale economica dell’Egitto che sta sorgendo a qualche chilometro da Il Cairo. La società che si sta occupando della realizzazione di strade, quartieri e di edifici avveniristici, la Skidmore, Owings & Merrill LLP, è la stessa che ha costruito il Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo.

Questa città, completamente diversa dal Cairo, non ha ancora un nome (per il momento la chiamano “NAC” o “The Capital Cairo” o ancora “New Cairo“), ma si sa che sarà pronta nel 2023 e che sarà il nuovo centro culturale e amministrativo del Paese.

Una nuova capitale per l’Egitto

L’idea di voler costruire una nuova capitale è scaturita dall’esigenza di ‘svuotare’ in parte l’attuale capitale egiziana, che con circa 20 milioni di abitanti è una delle città più popolose al mondo, decentrando tutto il settore economico in una nuova ‘city’ che, in futuro, dovrebbe ospitare fino a 6,5 miliardi di persone. Ma non è stato l’unico motivo.

Creare una città ex novo ha anche lo scopo di presentare una nuova idea di Egitto, non più legata solo all’archeologia e ai fondali marini. Un Egitto che invogli l’arrivo di nuovi investitori che facciano ripartire il Paese. Un Egitto con palazzi di cristallo, dalle forme più bizzarre, con grattacieli e aree verdi, che sia anche una nuova attrazione turistica per tutti coloro che viaggiano ispirati da architettura e desgin.

La nuova città che sorgerà a Est del Cairo, tra il Nilo e il Canale di Suez, avrà un’area complessiva di 700 chilometri quadrati e 200 km quadrati di parchi (sarà il sistema di parchi più grande del mondo). Ospiterà un nuovo parlamento, una banca centrale, un aeroporto, un palazzo presidenziale (sarà otto volte più grande della Casa Bianca), un business district, il minareto con il campanile più alto dell’Egitto, il nuovo Teatro dell’Opera, il Museo delle Capitali, che racconta la storia dell’Egitto da 5.000 anni fa ai giorni nostri, e la Biblioteca.

Inoltre, sull’esempio di Milano, sorgeranno ben tre palazzi stile Bosco Verticale. Srà sempre l’architetto Stefano Boeri a progettare per l’Egitto il New Cairo vertical forest che avrà l’obiettivo di dare ossigeno e caratterizzare la città più attesa degli ultimi anni.

Uno degli edifici sarà destinato a hotel, mentre gli altri due saranno occupati da residenze di vario tipo. Le strutture ospiteranno 350 alberi e oltre 10.000 arbusti scelti tra le specie atoctone.

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Tom Cruise innamorato della nostra Puglia

Tom Cruise non può stare a lungo lontano dall’Italia. La star di Hollywood è arrivata in Puglia, pare per girare un nuovo film.

È atterrato in gran segreto all’aeroporto di Bari con il suo jet privato. Ma in Italia non è semplice passare inosservati e in pochi minuti la notizia del suo arrivo ha fatto il giro del web.

L’attore in Puglia

C’è chi dice che sia alla ricerca di una nuova location per un suo ennesimo film, chi invece che l’abbia già trovata e che inizierà presto le riprese. Potrebbe essere Bari o un’altra località pugliese, ma pare anche che il divo sia rimasto – come molti altri suoi colleghi prima di lui – affascinato dai Sassi di Matera e che sia proprio questa la sua destinazione finale.

Tom Cruise e l’Italia

L’ultima volta che l’attore era sbarcato in Italia era il 2020 in occasione dell’ultimo episodio della saga di “Mission Impossible”. A quel tempo le scene rocambolesche erano state girate a Venezia.

In quell’occasione Tom era stato anche a Roma, una città che gli era rimasta nel cuore. Sì, perché per lui non era la prima volta nella Capitale: vi era già stato nel 2005 per girare alcune scene di “Mission Impossible 3”, e poi ancora l’anno seguente per celebrare il matrimonio con l’ex Katie Holmes.

Era il 18 novembre del 2006 quando la coppia si sposò al Castello Odescalchi noto anche come castello di Bracciano, alle porte della Capitale. Un vero e proprio castello delle fiabe, degno di una coppia hollywoodiana come loro, con ben tre cinte di mura e cinque torri. Ai tempi della loro unione Toma e Katie erano solito frequentare assiduamente anche un’altra perla italiana: Capri. Era facile incontrarli in piazzetta d’estate mentre compravano un gelato alla piccola Suri.

Insomma, dopo aver sbancato al botteghino con “Top Gun Maverick“, il sequel dello storico film degli Anni ’90 Tom Cruise sembra essere tornato al lavoro con un nuovo progetto Made in Italy.