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Etna, tutte le leggende sul vulcano siciliano

L’Etna è un famoso complesso vulcanico siciliano ancora attivo, noto anche come Mongibello. Questo vulcano si trova sulla costa orientale dell’isola della Sicilia ed è uno dei vulcani più attivi del mondo, con un’altezza che supera addirittura i 3300 metri, che lo rende anche il più alto di tutto il continente europeo.

L’Etna, infatti, domina sulla vallata e sul golfo di Catania ed è visibile anche dalla città di Reggio Calabria e dai monti delle Madonie, che si trovano nella parte settentrionale della Sicilia. Il vulcano ha caratterizzato molto il paesaggio circostante, a causa del suo fuoco e della sua lava che hanno modificato continuamente il paesaggio, anche negli ultimi anni, creando non poche preoccupazioni nella popolazione vicina.

Le sue eruzioni, spesso spettacolari, hanno catturato l’immaginazione di molte persone, sin dai tempi antichi, e ciò ha portato alla nascita di numerose leggende legate alla sua grandezza ed alla sua enorme potenza. Tutto ciò ha reso l’Etna un simbolo culturale e mitologico conosciuto in tutto il mondo.

Ma quali sono le leggende legate al vulcano siciliano? Ce ne sono diverse: di epoca greca e romana, ma anche legate alla religione cristiana e alle tradizioni popolari siciliane.

La mitologia greca e l’Etna

Il dio del fuoco Efesto e la sua fucina

Una delle leggende più antiche legate all’Etna deriva dalla mitologia greca e riguarda storie legate al dio del fuoco e della metallurgia Efesto. Secondo questa leggenda, Efesto era noto per la sua abilità nel creare armi ed armature per gli dei dell’Olimpo e, secondo i greci, si diceva che la lava ed il fuoco che scaturivano, appunto, dall’Etna fossero una conseguenza dell’incessante lavoro di questo deo dell’Olimpo antico e della sua fucina sotterranea.

Tifone, il gigante ribelle a cento teste

Sempre nell’antica Grecia, si racconta di questo mostruoso gigante, dotato di cento teste di drago, chiamato Tifone. Questo essere, secondo questa leggende, venne sconfitto da Zeus ed imprigionato sotto il vulcano Etna. Proprio per questo, a causa di continui tentativi di liberarsi dalla prigione sotterranea, Tifone causò continui terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Vista dalla città di Taormina dell'Etna innevato, con in primo piano le antiche rovine risalenti all'epoca degli Antichi Greci

Fonte: iStock

Vista dell’Etna dalle rovine greche della città di Taormina

Le leggende degli antichi romani

Anche in epoca romana nacquero delle leggende sul vulcano siciliano Etna, storie che non si discostano molto dalle loro versioni greche.

Encelado, uno dei titani ribelli sepolto sotto l’Etna

Una di queste leggende dell’epoca romana riguarda Encelado, ovvero uno dei titani che si ribellò contro gli dei dell’Olimpo. Un essere spaventoso, che possedeva mani enormi, una barba folta ed incolta, come pure le sopracciglia, e che al posto delle gambe aveva due squamose code di serpente. Questo spaventoso essere, dopo aver subito una sconfitta da Zeus, venne sepolto sotto l’Etna. I Romani credevano che i movimenti e le eruzioni del vulcano fossero causati dai tentativi di Encelado di liberarsi, come i greci pensavano che Tifone fosse la causa degli stessi avvenimenti.

La fucina di Vulcano e dei suoi ciclopi

Per il popolo romano, il vulcano siciliano era anche considerato come la fucina di Vulcano, considerato, come Efesto, il dio del fuoco. Come per i greci, anche in questo caso le eruzioni vulcaniche erano viste come il fumo e le scintille provenienti dalla fucina divina, dove Vulcano ed i ciclopi, ovvero i suoi aiutanti, forgiavano le armi sacre per gli dei.

Le leggende cristiane del Mongibello

Sono altre e diverse le leggende, invece, che provengono dal mondo cristiano. Infatti, con l’avvento del Cristianesimo, le leggende sul vulcano siciliano si trasformarono ed alle stesse vennero aggiunti elementi riconducenti alla religione.

La patrona della città di Catania: Sant’Agata

Una delle leggende più conosciute sarebbe quella legata a Sant’Agata, che è la patrona della città di Catania, che sorge proprio alle pendici dell’Etna. Si racconta che in passato ci fu un’eruzione molto violenta, che portò i cittadini catanesi a muoversi in massa verso il vulcano portando in processione il sacro velo di Sant’Agata, per chiedere ed implorando un suo intervento per fermare l’imminente catastrofe. Dopo questo gesto, l’eruzione si fermò, salvando così la vita alla popolazione siciliana e alla città di Catania. Da allora, la patrona Sant’Agata viene venerata come protettrice contro le eruzioni vulcaniche dell’Etna.

San Giorgio contro il drago Tifone

Quest’altra leggenda, invece, riporta all’antica Grecia. Si tratta nuovamente di Tifone, il dio ribelle che si mostrò ostile al volere degli dei grechi. Infatti, secondo il racconto di quest’epoca, San Giorgio avrebbe sconfitto un drago, spesso identificato con il nome di Tifone, che tentò di scappare alla prigionia sotto l’Etna, scatenando le eruzioni del vulcano e mettendo in pericolo la popolazione circostante.

Eruzione vulcanica dell'Etna, durante la quale è visibile anche la lava che fuoriesce dal cratere

Fonte: iStock

Eruzione dell’Etna, Sicilia

Le leggende popolari siciliane e dei popoli del nord

Nel corso dei secoli, storie e leggende relative a questo vulcano siciliano, hanno subito delle modifiche, con interferenze religiose e culturali. Sono nate sia leggende del popolo siciliano, ma anche da popolazioni del nord Europa.

La montagna e la luna e la sposa dell’Etna

La prima leggenda di stampo popolare siciliana, se così si può definire, è una delle più affascinanti. In questa leggenda si racconta come l’Etna fosse innamorato della luna e che ogni notte cercasse di raggiungerla, sfruttando il suo fuoco e le sue fiamme. Allora, la luna, commossa dall’amore della montagna, ovvero l’Etna, brillava sempre più luminosa, creando così uno spettacolo unico.

Questa leggenda riflette il fascino romantico che l’Etna riesce ad esercitare sugli abitanti della regione. Proprio da qui nasce un’altra leggenda popolare, ovvero la storia di una giovane donna, promessa sposa di un uomo considerato malvagio, la quale preferì gettarsi nell’Etna piuttosto che sposarlo. Da quel giorno, ogni volta che il vulcano siciliano erutta, si dice che ad uscire dal cratere siano le lacrime di questa sposa infelice.

Il mondo dei morti e la Regina Elisabetta I

Infine, una leggenda proveniente dai territori del Nord Europa e che riguarda un personaggio molto famoso della storia inglese: la Regina Elisabetta I. Questa leggenda, infatti, racconta che l’anima errante della Regina riposi nell’Etna, che era riconosciuto anche come il mondo dei morti, a causa di un patto che essa fece con il diavolo, in cambio del trono d’Inghilterra.

Come si è visto, l’Etna è ed è stato fonte inesauribile di leggende popolari e che hanno accompagnato le diverse popolazioni che hanno abitato la Sicilia. Queste leggende arricchiscono la cultura e la storia della Sicilia, ed aprono una finestra sul come gli esseri umani cerchino di comprendere, in qualsiasi modo, la forza di questo vulcano siciliano, il più attivo del pianeta terra.

Allo stesso tempo, queste leggende ne arricchiscono anche il fascino. Per chi visita l’Etna, il fatto di conoscere queste leggende, renderà l’esperienza ancora più profonda e significativa, ammirando probabilmente con occhi diversi una delle più belle meraviglie naturali della regione Sicilia e di tutto il territorio italiano.

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Come raggiungere l’Isola Bisentina: un gioiello nel cuore del Lago di Bolsena

L’Isola Bisentina è la più grande delle due isole che punteggiano il Lago di Bolsena e raggiungerla è più semplice di quanto si possa pensare: basta seguire i passi giusti (e lasciarsi guidare dalla bellezza del paesaggio!).

Un tesoro nascosto nella Tuscia viterbese

L’isola si trova adagiata nel cuore del Lago di Bolsena, a poca distanza dal comune di Capodimonte. Un vero e proprio gioiello immerso nella Tuscia viterbese, facilmente raggiungibile dai principali centri della regione e del Lazio.

In auto verso il Lago di Bolsena

Partendo da Roma bisogna prendere in direzione nord sull’autostrada A1, fino all’uscita Orte. Da qui, imboccate la E45 in direzione Orte-Terni e proseguite sulla SS675 verso Viterbo. Uscite a Bolsena e seguite le indicazioni per Capodimonte. Una volta arrivati, il porto dista solo 3 km. Per chi arriva invece da Firenze, il viaggio inizia sull’autostrada A1 però in direzione sud, con destinazione l’uscita Chiusi-Chianciano Terme. Proseguite sulla SS2 in direzione Orvieto e imboccate la SS675 verso Viterbo. Uscite a Bolsena e seguite le indicazioni per Capodimonte. Il porto si trova a circa 3 km dal paese e da qui partono i battelli.

Coi mezzi pubblici

Chi viaggia con i mezzi pubblici deve raggiungere il porto di Capodimonte, da cui partono i battelli verso l’Isola Bisentina. La traversata dura circa 15 minuti e il servizio è frequente specialmente nel periodo estivo. Se ci si sposta in treno: scendete alla stazione ferroviaria di Orvieto, la più vicina all’isola, situata a circa 20 km da Capodimonte. Da qui, potrete comodamente raggiungere il porto con un autobus o un taxi. In alternativa, numerose linee di autobus collegano le principali città della Tuscia e del Lazio con Capodimonte. Una volta arrivati, il porto dista solo 3 km.

Altre info

Ricordate che l’isola è raggiungibile solo in battello, e non è possibile attraccare con barche private. I biglietti per il battello possono essere acquistati direttamente al porto; ma in alta stagione, si consiglia di prenotare per evitare sorprese. L’Isola Bisentina è una meta per una gita fuori porta tutto l’anno, ma il suo fascino raggiunge il culmine da aprile a ottobre. In estate può essere particarmente affollata. Una volta sull’isola dimenticate l’auto e spostatevi a piedi o in bicicletta, scoprendo i suoi splendidi sentieri.

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Swimtrek, un modo diverso di esplorare le isole maltesi

Immaginate di trovarvi di fronte alle acque purissime che abbracciano le isole di Malta, Gozo e Comino: è impossibile riuscire a trattenere quell’irrefrenabile desiderio di tuffarsi in mare che può cogliere soltanto al cospetto di certi panorami.

Ed è questo il motivo per cui Malta è la meta perfetta per lo swimtrek: un appassionante modo per esplorare un luogo, nuotando lungo la costa e lasciandosi cullare dalle onde con un punto di vista privilegiato sulla terra ferma.

Swimtrek, il nuovo e coinvolgente modo per godersi le isole maltesi

Considerata una vera e propria filosofia che permette di scoprire il mondo nuotando, lo swimtrek non è da intendersi come una competizione, ma più una sorta di meditazione: è sentirsi leggeri, muoversi senza fretta, lasciarsi avvolgere dalla natura e intanto ammirare e rendere indimenticabile il paesaggio tutt’intorno.

Per gli amanti del nuoto che scelgono una meta ponendo al primo posto la limpidezza delle acque, l’arcipelago maltese non può che essere una garanzia: qui la visibilità raggiunge anche i 50 metri e il mare è talmente cristallino che sembra che le barche si librino in aria. Le tonalità brillanti del blu nei pressi delle isole variano dal turchese all’indaco, quindi, sia che si nuoti lungo le acque più scure alle pendici di alte scogliere o vicino a graziose baie poco profonde, la qualità e la trasparenza dell’acqua rimangono ineguagliabili.

Potete ideare itinerari complessi e magari farvi accompagnare da un’imbarcazione d’appoggio mentre vi lasciate trasportare dalle docili correnti, oppure potete scegliere un tratto di costa da scoprire spostandovi da una baia all’altra con lo stile di nuoto che preferite tra i flutti del Mediterraneo.

Le meraviglie da esplorare

Imponenti archi di roccia, grotte, lagune incantevoli: Malta, Gozo e Comino vantano alcuni dei siti naturali più belli d’Europa.

Nuotare lungo le scogliere di Ta’ Cenc a Gozo vi farà comprendere la grandiosità della Natura così come galleggiare sopra i resti di quella che fu la Finestra Azzurra, l’iconico arco di roccia crollato per cause naturali nel 2017, vi offrirà uno scorcio sul vivace ecosistema sottomarino che in pochi anni si è creato proprio in quel punto.

Poco distante, in località Dwejra, con poche bracciate potrete attraversare il lungo e stretto passaggio di roccia che dal mare aperto conduce all’Inland Sea, e riposarvi in una piccola laguna dalla bellezza struggente. Inoltre, se nuotando riuscite a portare un piccolo contenitore ermetico per il denaro, lungo la costa di Gozo vi attende una golosa sosta per il pranzo a Mgarr Ix-Xini, piccolo fiordo amato dai diver, sulla cui spiaggia si trova un rinomato chiosco che offre deliziosi piatti a base di pesce freschissimo.

Mete altrettanto incantevoli non mancano poi sulle altre isole: è possibile nuotare attorno a Comino, la terza isola dell’arcipelago, per apprezzare le suggestive grotte che ne impreziosiscono la costa e poi fare pausa nella Baia di Santa Maria, uscire dall’acqua e concedersi una breve passeggiata fino alla Torre di avvistamento, che ne è il simbolo, da cui fare ritorno via mare raggiungendo un altro luogo iconico ovvero la fantastica Laguna Blu.

Mentre tutti gli altri turisti vi arrivano in barca, chi si dedica allo swimtrek potrà approcciarla in modo più soft per coglierne davvero ogni aspetto con un ritmo più lento e in sintonia con la natura straordinaria di questo paradiso.

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Tra le vie degli alpeggi della Valtellina, cammini da sogno

Con l’arrivo della primavera, torna un nuovo modo di vivere la montagna: non più sport sulla neve e panorami imbiancati, bensì lunghe camminate all’aria aperta tra prati verdi e natura incontaminata. La Valtellina è la meta perfetta per gli amanti del trekking, dove nasce l’iniziativa “In giro per alpeggi”. Si tratta di alcuni splendidi itinerari che raccontano la vita d’alta quota e ci offrono l’occasione per assaporare alcuni dei prodotti tipici che qui vengono preparati. Scopriamo qualcosa in più.

Gli alpeggi della Valtellina

Vivere l’esperienza di fare trekking in montagna: sono sempre più i turisti che si godono quest’avventura, andando alla scoperta di alcuni dei panorami più belli d’Italia. Una delle destinazioni perfette è la Valtellina, che si snoda nella provincia di Sondrio. Nasce così l’iniziativa “In giro per alpeggi”, con bellissimi sentieri che partono dalla bassa valle e raggiungono l’alta montagna, attraversando panorami naturali da sogno. I percorsi incrociano alcuni meravigliosi alpeggi che offrono ai turisti la possibilità di scoprire come si vive in alta quota e di cosa ci si nutre, assaporando i prodotti caseari tipici del luogo.

È stato creato anche un passaporto che permette di individuare tutti gli alpeggi presenti in Valtellina, con una loro breve descrizione e le indicazioni necessarie per raggiungerli a piedi. Per chi preferisce vivere un’esperienza diversa, è possibile scegliere un accompagnatore di media montagna per partecipare ad attività che forniscono una visione più coinvolgente e completa della vita d’alta quota. Sarà un’occasione unica per affiancare gli alpeggiatori, scoprendo così il loro duro lavoro e le antiche tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.

Gli itinerari da scoprire

Scopriamo allora alcuni degli itinerari degli alpeggi della Valtellina, avventure meravigliose dove immergersi nella natura incontaminata. Uno dei cammini più suggestivi è quello che conduce a Bormio, nota meta turistica invernale, che durante la stagione calda offre la possibilità di esplorare le malghe dei dintorni. I contadini aprono le loro fattorie per permettere a grandi e piccini di vivere da vicino le tradizioni di montagna: dall’allevamento alla mungitura delle mucche, passando per il rispetto dell’ambiente e degli animali.

Anche Livigno offre opportunità interessanti: la famosa destinazione sciistica, da giugno a settembre, si concentra su tutt’altra attività rispetto agli sport sulla neve. Le sue malghe sono il luogo perfetto per vivere una giornata a contatto con la natura, tra esperienze autentiche. Gli alpeggi di Federia, Alpe Mine e Alpe Vago consentono di fermarsi per riposare un po’ dopo una lunga escursione, assaporando prodotti tipici valtellinesi.

Spostiamoci poi a Madesimo, dove si arriva sino all’Alpe Groppera affrontando un itinerario più impegnativo (incontrando il lago Azzurro) oppure uno più adatto alle famiglie (passando dall’Alpe Motta). L’attività principale? Assistere alla preparazione di alcuni formaggi del luogo, da poter poi degustare per imparare ad apprezzare i sapori della montagna. Molto suggestivo è poi il villaggio di Montespluga, dove gli alpeggiatori portano il loro bestiame a pascolare tra i prati verdi. Infine, nel borgo di Mese si può visitare il Museo del Latte, per ammirare gli strumenti che venivano utilizzati in passato per la produzione dei formaggi.

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Pista ciclabile del Lago di Garda: le tappe del percorso attorno al Benaco

La pista ciclabile del Lago di Garda è un percorso suggestivo tra montagne e lago, lungo paesaggi incantevoli punteggiati da borghi medievali, limonaie e distese di oliveti e vigneti. Un viaggio attraverso le tre province che si dividono il Benaco (l’altro nome del Lago di Garda): Brescia, Trento e Verona.

Sebbene alcuni tratti siano da percorrere sulla Strada Gardesana, l’itinerario che compie il giro del Lago di Garda è composto anche da numerose piste ciclabili e ciclopedonali che permettono di godere in sicurezza del viaggio sulle due ruote.

Il giro del Lago di Garda in bicicletta

In totale sono 140 chilometri di un percorso di medio-alta difficoltà, sia per la lunghezza del tragitto, sia per alcuni tratti che presentano dislivelli. Per via della sua difficoltà e la presenza di tratti su strada trafficata, il percorso è largamente sconsigliato ai bambini, agli anziani e ai pattinatori. È invece più adatto a persone con una buona preparazione tecnica e fisica e una maggiore esperienza su bici da strada. Percorrendo la strada i ciclisti dovranno fare varie soste per dissetarsi e riposare, un’ottima scusa per visitare i vari centri abitati che si affacciano sulle sponde del lago e riposarsi sdraiati su una delle tante spiaggette, in estate.

Il giro in bici lungo la pista ciclabile del lago di Garda inizia nella località di Toscolano Maderno (BS), a metà della costa occidentale del bacino lacustre, e punta verso nord fino a Riva del Garda, per poi ridiscendere lungo la costa orientale fino a Lazise e Peschiera. Attraversa poi la costa sud e raggiunge nuovamente il punto di partenza iniziale. Il giro completo del lago può essere suddiviso a metà: sia che si opti per il giro alto del Lago di Garda o per il giro basso, arrivando a Torri del Benaco (in provincia di Verona), è possibile prendere il traghetto che attraversa il lago fino a Toscolano Maderno.

Andiamo alla scoperta del percorso che parte da Toscolano Maderno e compie il giro del Lago di Garda, attraverso le sue molteplici tappe panoramiche.

Vista splendida su Toscolano Maderno, affacciato sul lago di Garda

Fonte: 123RF

Toscolano Maderno

Da Toscolano Maderno a Limone Sul Garda: storia e paesaggi suggestivi

Il giro del Lago di Garda in sella alla bici ha inizio nel paese di Toscolano Maderno (BS), splendida località affacciata sul lago che porta ancora le testimonianze degli antichi mulini che durante il medioevo servivano per la produzione della carta (a tal proposito merita una visita il Museo delle Cartiere di Toscolano).

Si procede in direzione direzione Nord, verso Gargnano. In questo tratto di strada non c’è ancora la pista ciclabile (che collegherà l’intero lago di Garda), ma per molti tratti è possibile uscire dalla Strada Statale ed entrare nei centri abitati affacciati sullo specchio d’acqua, ricchi di punti storici e tratti caratteristici della costa occidentale. Si entra quindi nel piccolo borgo di Bogliaco e successivamente nella località di Villa, prima di addentrarsi nel meraviglioso centro storico del paese di Gargano, tra vicoletti, palazzi storici e scorci romantici sul lago di Garda sulle bellissime limonaie.

Seguendo Via della Remembranza si passa a fianco di Villa Feltrinelli, storico palazzo di lusso (oggi hotel), che ospitò, tra le varie figure culturali di spicco nel periodo della Prima Guerra Mondiale, anche Gabriele D’Annunzio.

Si prosegue questo viaggio suggestivo tra montagne e lago seguendo Via San Giacomo, una stradina panoramica che si ricongiunge successivamente alla Statale con le sue gallerie. Questo è il tratto in cui porre maggiore attenzione alle vetture, soprattutto in estate quando la strada principale è molto più trafficata. Al termine della galleria che giunge al porticciolo di Tignale, con la sua spiaggetta Pra De La Fam, meta di molti amanti del windsurf e del Kitesurf, e la meravigliosa limonaia affacciata sul lago. Si raggiunge poi un’altra galleria caratterizzata da colore bianco e da una striscia laterale rossa. Qui, attraversando un cancelletto laterale, si prende la vecchia gardesana, che evita la strada principale trafficata, alla quale si riallaccia più avanti.

Il percorso prosegue fino alla lunga galleria dalla quale si esce per Campione del Garda, una delle 18 piccole frazioni che compongono il paese di Tremosine. Qui si può fare una sosta sulla graziosa spiaggetta, prima di prendere un altro tratto della vecchia Gardesana, con brevi gallerie scavate nella roccia, che si collega con il primo tornante della spettacolare strada della Forra, una delle più belle del mondo. Si torna con la bicicletta sulla Gardesana per circa 5 chilometri prima di raggiungere Limone Sul Garda.

Da Limone Sul Garda a Riva del Garda: la ciclopedonale più bella d’Europa

Questo è uno dei tratti più spettacolari del giro del Lago di Garda in bicicletta. Una volta attraversate le viuzze di Limone Sul Garda, con le sue meravigliose limonaie e il lungolago da cartolina, si prende il Sentiero del Sole. Dopo una breve salita si raggiunge la ciclopedonale del Garda, parallela alla Gardesana fino a Capo Reamol. Qui inizia il tratto più suggestivo dell’intero percorso: la passerella di Limone, definita “la pista ciclabile più bella d’Europa“. Un percorso di 2 chilometri sospeso sul lago con viste straordinarie sullo strapiombo e sul paesaggio circostante. Attenzione però, perché la passerella è molto frequentata, soprattutto nei festivi e durante l’estate, ed è importante fare attenzione ai numerosi pedoni lungo il tragitto.

La pista ciclopedonale di Limone Sul Garda, a strapiombo sul lago di Garda

Fonte: iStock

La pista ciclopedonale di Limone Sul Garda

Questo percorso termina nuovamente sulla terraferma, al monumento dedicato alle persone che hanno sacrificato la loro vita per la costruzione della “moderna” Gardesana, che venne inaugurata nel 1931. Da questo punto si lascia la provincia di Brescia per entrare nella provincia di Trento. L’ultimo tragitto è interamente sulla Statale, quindi serve fare molta attenzione ai veicoli. Si attraversano infine alcune gallerie per poi raggiungere Riva del Garda, il punto più a nord di questo incantevole itinerario alla scoperta delle meraviglie del lago di Garda.

Da Riva del Garda a Torbole: la pista ciclabile della Valle dell’Adige

Dopo una sosta nella cittadina di Riva del Garda, dove meritano una visita la Rocca di Riva e la Torre Apponale affacciate al porticciolo, si può ripartire alla volta di Torbole. Si attraversa quindi la cittadina seguendo la pista ciclabile della Valle dell’Adige che si sviluppa lungo le rive del lago, fino a raggiungere il porticcolo di San Nicolò. Qui, evitando di prendere la galleria, si prosegue sulla pista ciclabile che la costeggia e passa per la spiaggia della località Linfano, fino a raggiungere il suggestivo ponte che attraversa la foce del fiume Sarca (qui parte la ciclabile che si addentra nella Valle dei Laghi). Si arriva così a Torbole, il luogo perfetto per gli sport acquatici, per rilassarsi in riva al lago e immergersi nella storia e nelle tradizioni locali.

Da Torbole a Brenzone: la ciclopedonale sulle sponde del lago

Dal centro di Torbole si riprende la lunga pedalata alla scoperta del Lago di Garda iniziando a discendere la sponda est del Benaco, percorrendo la Gardesana Orientale con tratti in galleria. Si arriva prima a Navene, una piccola località ai piedi del Monte Baldo con splendide spiaggette in cui potersi rilassare. Ci troviamo ora nella terza provincia che si divide questo splendido lago, quella di Verona.

Dal borghetto di Navene si prende la ciclopedonale asfaltata che si allunga sulle rive del Benaco e ai lati della Statale, fino a raggiungere il bellissimo Castello Scaligero di Malcesine, la fortezza medievale che domina la cittadina. Usciti dal centro abitato di Malcesine, la pista ciclabile continua a costeggiare la spiaggia verso sud, fino a Brenzone sul Garda passando per la baia di Val di Sogno e Cassone.

Il centro abitato di Malcesine, sulla sponda orientale del lago Garda

Fonte: iStock

Malcesine

Da Brenzone a Punta San Vigilio: panorami da sogno

Sono circa 15 i chilometri che dividono Brenzone da Punta San Vigilio, una località che offre alcuni tra i panorami più belli sul Lago di Garda. Da qui si può ammirare l’acqua cristallina del lago circondato da colline verdi adagiate ai piedi del Monte Baldo. Prima di giungere a Punta San Vigilio si percorre la ciclopedonale che segue le coste del lago e che passa per Torri del Benaco. Qui ci si immerge in un borgo medievale con stradine acciottolate, palazzi storici e il Castello affacciato sul lungolago.

Questo è anche il punto nel quale si può prendere il traghetto che attraversa il lago e giunge a Toscolano Maderno, scelto da coloro che intendono percorrere soltanto il giro alto del Lago di Garda.

Da Punta San Vigilio a Lazise: la pista tra i borghi medievali

Il giro del lago prosegue uscendo dal centro abitato di Punta San Vigilio e costeggiando lo specchio d’acqua lungo la pista ciclabile. In un tragitto lungo circa 14 chilometri, si attraversano due borghi di incredibile bellezza: Garda, con i suoi archi, vicoli stretti, ville monumentali e case antiche, e Bardolino, nel cuore della Riviera degli Olivi e luogo dedito anche alla produzione di un ottimi vini.

Si giunge infine a Lazise, splendida cittadina medievale ricca di fascino. Non distante dal centro storico si trovano anche splendide terme naturali, con numerose proprietà benefiche, in cui godersi una pausa rilassante.

Da Lazise a Desenzano, passando per Sirmione

Dal meraviglioso centro di Lazise si sale nuovamente in sella per viaggiare attraverso la costa meridionale del Lago di Garda che attraversa due località: Peschiera e Sirmione. La prima è la cittadina storica che ospita anche il famoso parco giochi Gardaland, mentre la seconda è una delle zone più incredibili del Benaco.

Arrivati a Sirmione si apre davanti agli occhi la meraviglia. Si tratta di una lingua di terra che entra nel lago di immensa bellezza. Qui si possono ammirare le Grotte di Catullo, i resti di una villa romana del I secolo d.C. situata sulla punta più settentrionale della penisola con splendide viste sul lago, il Castello Scaligero con le sue imponenti mura e il suo pittoresco centro ricco di negozietti e ristoranti, le Terme di Sirmione e varie spiagge paradisiache che sembrano appartenere a isole caraibiche.

In questo tragitto si percorre spesso la Strada Gardesana, non essendo totalmente servito da piste ciclabili, fino a raggiungere la cittadina di Desenzano, nota per il suo caratteristico centro storico con il porticciolo, il lungolago e le spiaggette in cui rilassarsi.

La splendida vista dall'alto su Sirmione, sul lago di Garda

Fonte: iStock

Sirmione

Da Desenzano a Toscolano Maderno

Per l’ultimo tragitto che parte da Desenzano e si ricongiunge con Toscolano Maderno, si attraversano i magnifici paesaggi della Valtenesi, meglio se percorrendo le strade secondarie dove i borghi punteggiano una zona collinare ricca di vigneti e oliveti. Così, si possono ammirare le bellezze naturali e architettoniche di Moniga (con il suo Castello e le splendide spiagge), Manerba (con il suggestivo Parco Archeologico della “Rocca” e la sua splendida spiaggia), Salò (con i suoi numerosi palazzi antichi e il vivo centro storico con il lungolago), Gardone Riviera (che ospita il Vittoriale degli Italiani, la casa di Gabriele D’Annunzio ora trasformata in un bellissimo museo) e, infine Toscolano Maderno, l’originario punto di partenza di questo tour in bicicletta dai variopinti panorami suggestivi.

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Cinque cammini di pellegrinaggio nel Centro Italia

L’Italia è ricca di itinerari magici, che offrono alla sguardo paesaggi indescrivibili e permettono ai viandanti di oggi di addentrarsi a passo lento nella natura, pronta a svelare testimonianze storiche e tracce fondamentali di coloro che li hanno preceduti nel passaggio, secoli e secoli prima. Per chi desidera ammirare i luoghi più caratteristici del Centro Italia, ecco 5 cammini di pellegrinaggio pronti a svelare meraviglie assolute e imperdibili.

La Via Francigena nel Lazio

Il Lazio è punto di arrivo e di partenza della Via Francigena europea. Il tratto, che svela borghi medievali, paesaggi spettacolari e storie secolari intrecciate tra di loro, ricopre un ruolo chiave per lo sviluppo del Cammino, prima di tutto perché è qui che si trova la meta pellegrinale più ricercata dai viaggiatori, ossia Roma, e in secondo luogo perché indirizza i viaggiatori verso Santa Maria di Leuca, centro spirituale più importante del Salento.

La Via Francigena laziale si sviluppa in ventuno tappe a piedi, dieci a nord della Città Eterna, partendo da Proceno, nel cuore della Tuscia, primo comune dopo il percorso toscano, e undici a sud della Capitale, lungo l’antica Via Appia, fino a Castelforte e al confine con la Campania. Tra i luoghi di interesse, la Basilica del Santo Sepolcro di Acquapendente, il bellissimo lago di Bolsena, la Rocca dei Papi a Montefiascone e il caratteristico Ponte del Diavolo nel borgo medievale di Canino. Attraversare il territorio laziale permette di esplorare una varietà infinita di panorami, epoche e storie, tra scorci sospesi tra  terra e mari, e tradizioni locali da scoprire.

Consigli utili prima di mettersi in cammino

Ecco alcuni consigli utili per percorrere con tranquillità la Via Francigena.

  • Per prima cosa, è bene allenarsi adeguatamente così da arrivare preparati al cammino.
  • Informatevi sull’itinerario da seguire, sulle varie tappe del cammino e sui luoghi che vi piacerebbe visitare.
  • Non sottovalutate la lunghezza del cammino, il tempo di percorrenza, la difficoltà e il dislivello delle diverse tappe. Queste informazioni vi saranno di aiuto per stabilire se il cammino è giusto per voi e per capire quanti giorni vi serviranno per portarlo a termine.
  • È fondamentale consultare le previsioni meteo nella pianificazione del viaggio, avendo al seguito carta escursionistica, bussola e altri strumenti utili.
  • Fate una lista delle cose da mettere nello zaino, attenendovi alle indicazioni sui siti dedicati. In particolare, dovete fare molta attenzione nella scelta delle scarpe per affrontare il lungo percorso.
  • Procuratevi una guida per avere più informazioni sul cammino e per arrivare preparati in caso di imprevisti lungo il tragitto.
  • In base all’itinerario, informatevi sui punti di ristoro, sulle strutture per alloggiare e sui camping, soprattutto qualora non si dovesse raggiungere la tappa stabilita in precedenza.
  • È particolarmente utile tenere informati amici o familiari sul vostro percorso.
Il Santuario della Madonna dell’Ambro, nelle Marche

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Il Santuario della Madonna dell’Ambro, tra le attrazioni del Cammino dei Cappuccini, nelle Marche

Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini attraversa da nord a sud la dorsale interna della Marche, con un percorso di quasi 400 km che ripercorre i luoghi delle origini dell’Ordine. Si tratta di un itinerario molto ricco sotto il profilo spirituale, storico, artistico e naturalistico. La prima parte del Cammino – di 220 km suddivisi in 10 tappe – Inizia a Fossombrone, nella provincia di Pesaro e Urbino, dal Colle dei Santi, dove è situato il convento dei Cappuccini, e arriva a Camerino, sede del primo convento dell’Ordine. Tra le tappe, l’incantevole Gola del Furlo, l’antico monastero di Fonte Avellana e Cingoli, il “balcone delle Marche”, da cui si gode un ampio panorama sulla regione.

La seconda parte del Cammino – 160 km in 7 tappe – riprende da Camerino con arrivo ad Ascoli Piceno, passando per attrazioni imperdibili come il Santuario della Madonna dell’Ambro, incastonato nei Monti Sibillini, e il Santuario di San Serafino da Montegranaro, il Santo dei Frati Cappuccini delle Marche, ultima tappa che conclude l’itinerario.

Come prepararsi al Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini è molto impegnativo dal punto di vista fisico, a causa della fisionomia dell’entroterra marchigiano, caratterizzato da un continuo alternarsi di saliscendi, con numerose tappe dai dislivelli importanti. È del tutto sconsigliato, quindi, intraprendere il percorso senza una buona dose di allenamento.

A tal proposito, si consiglia di cominciare con brevi passeggiate su terreni pianeggianti, per poi aumentare progressivamente i chilometri e i dislivelli, variando il tipo di terreno, al fine di abituare il corpo a sentieri di montagna all’aperto o sottobosco, strade di campagna brecciate o sterrate. Il Cammino è percorribile in molti mesi dell’anno, ma è sconsigliato nei mesi invernali, perché diverse tappe sono montuose e potrebbero essere innevate.

La Via di Francesco

La Via di Francesco è un altro cammino di pellegrinaggio nel Centro Italia da fare almeno una volta nella vita. Un itinerario a piedi, in bicicletta e a cavallo, lungo quasi 500 km, che collega alcuni luoghi che testimoniano la vita e la predicazione del Santo di Assisi. Un viaggio senza tempo attraverso eremi, santuari, antiche foreste e borghi medievali che ispirarono Francesco e che si snoda attraverso i luoghi dove ha vissuto.

Il Cammino parte al nord della Rupe della Verna, al centro dell’Appennino toscano, luogo noto per il miracolo delle stigmate di San Francesco che qui fece costruire il santuario ancora oggi visitabile, per poi scendere verso Gubbio e Assisi e proseguire attraverso le colline dell’Umbria e verso i monasteri del reatino in direzione di Roma. Il tratto laziale – che può essere percorso da nord a sud verso la Capitale, oppure in senso inverso se si vuole raggiungere Assisi – inizia sul confine tra Umbria e Lazio, nei pressi di Labro per il percorso principale e nei pressi di Greccio per i percorsi alternativi, che sono: Percorso della Valle Santa Reatina, Direttrice Tiberina, Variante di Farfa.

La Credenziale del pellegrino

Come per tutte le più importanti vie di pellegrinaggio, anche per la Via di Francesco esiste una Credenziale del pellegrino e un attestato di fine percorso ufficiali. La Credenziale viene rilasciata a coloro che intendono effettuare un pellegrinaggio a piedi, in bicicletta o a cavallo e che s’impegnano ad accettarne il senso e lo spirito. Va richiesta almeno 3 settimane prima della partenza per consentirne l’invio per posta. Il servizio d’invio è gratuito e a cura delle famiglie francescane di Assisi, tuttavia è gradita un’offerta per coprire le spese di spedizione.

Abbazia di Montecassino, monastero benedettino nel Lazio

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L’Abbazia di Montecassino, tappa finale del Cammino di San Benedetto

Cammino di San Benedetto

Il Cammino di San Benedetto unisce i tre più importanti luoghi benedettini: Norcia, luogo natale del Santo, Subiaco, dove visse trent’anni e fondò numerosi monasteri, fino all’Abbazia di Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita, e fondò la Regola che porta il suo nome.

Poco più di 300 km, da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo, attraverso il cuore verde dell’Italia, in un itinerario fatto di sentieri, tratturi, carrarecce e strade secondarie, che muove dall’Umbria, entra nel Lazio e lo percorre fino al suo estremo confine meridionale, a pochi passi dalla Campania. Il Cammino non è soltanto un viaggio nel mondo benedettino, ma anche un pellegrinaggio sui luoghi di altri santi popolari, come Rita da Cascia, Francesco d’Assisi e Tommaso d’Aquino, o meno noti.

Consigli per il Cammino di San Benedetto in bicicletta

Nonostante sia ben segnalato, si suggerisce di percorrere il Cammino con l’ausilio dell’omonima guida, che propone una suddivisione in 16 tappe a piedi, o 7 in bicicletta. Chi desidera percorrerlo su due ruote, troverà un percorso ciclistico segnalato, pensato per essere affrontato in mountain-bike, equipaggiata con sacche. È consigliato portare con sé un kit per le riparazioni, composto da un paio di camere d’aria di scorta, pompa, chiavi a brugola, filo del freno e del cambio, smagliacatena e tendiraggi.

Cammino di San Tommaso

Il Cammino di San Tommaso è un itinerario culturale, naturalistico e spirituale che collega la città di Roma, con la Basilica di San Pietro, a Ortona, dove si trova la Cattedrale di San Tommaso, custode delle reliquie dell’apostolo sin dal 1258. Questo percorso, di circa 316 km, attraversa il cuore dell’Abruzzo più autentico, mettendone in luce le eccellenze paesaggistiche e i luoghi della fede quali chiese, eremi e abbazie. L’itinerario è percorribile a piedi, in bici su strada e su sterrato, e a cavallo.

Il Cammino è anche una forma di pellegrinaggio moderno sulle orme di Santa Brigida di Svezia, che tra il 1365 e il 1368 giunse a Ortona a seguito della rivelazione della presenza delle ossa di San Tommaso nella cattedrale della città. Prendendo come punto di riferimento l’antica strada consolare Tiburtina Valeria, che conduceva all’Adriatico, si potrà scoprire il paesaggio abruzzese e il tratto laziale grazie ai sentieri naturalistici più suggestivi, che attraversano il Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, il Parco Naturale dei Monti Simbruini, il Parco Naturale Sirente-Velino, Parco del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale della Majella. Si potranno, inoltre, ammirare i tanti graziosi borghi del Lazio e dell’Abruzzo che si incontrano durante il Cammino.

Le tappe del Cammino di San Tommaso

Il tracciato del Cammino di San Tommaso attraversa gli Appenini, da Roma all’Adriatico, con un percorso che unisce fede e natura, cultura e tradizione. È percorribile a piedi idealmente in 16 giorni. Di seguito, tutte le tappe.

  • Tappa 1: Piazza San Pietro (Roma) – Albano Laziale
  • Tappa 2: Albano Laziale – Artena
  • Tappa 3: Artena – Genazzano
  • Tappa 4: Genazzano – Subiaco
  • Tappa 5: Subiaco – Monte Livata
  • Tappa 6: Monte Livata – Camporotondo
  • Tappa 7: Camporotondo – Tagliacozzo
  • Tappa 8: Tagliacozzo – Massa d’Albe
  • Tappa 9: Massa d’Albe – Rocca di Mezzo
  • Tappa 10: Rocca di Mezzo – Fontecchio
  • Tappa 11: Fontecchio – Capestrano
  • Tappa 12: Capestrano – Pescosansonesco
  • Tappa 13: Pescosansonesco – Manoppello
  • Tappa 14: Manoppello – San Martino sulla Marrucina
  • Tappa 15: Da San Martino sulla Marrucina – Crecchio
  • Tappa 16: Crecchio – Cattedrale di San Tommaso (Ortona)
Il Castello Colonna a Genazzano, partenza del Cammino di San Tommaso

Fonte: iStock – Ph: Stefano_Pellicciari

Il Castello Colonna a Genazzano, punto di partenza del Cammino di San Tommaso
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El Camino Real de Tierra Adentro, il Cammino di Santiago degli USA

Anche gli Stati Uniti hanno il loro Cammino di Santiago: è l’El Camino Real de Tierra Adentro.  

Considerato una sorta di strada dell’introspezione, il percorso nasce da un passato di fiorenti scambi commerciali e culturali tra il Messico e quelli che oggi sono gli Stati Uniti, in particolare il Texas e il New Mexico.

Fare trekking lungo El Camino Real de Tierra Adentro è come tuffarsi nel passato, tra chiese antiche, edifici storici e paesaggi naturali che lasciano senza fiato.

In questo articolo ci concentriamo sul tragitto americano, quello che va da El Paso (Texas) e giunge a Santa Fe (nel Nuovo Messico). Un viaggio lento alla scoperta di un percorso di fede e storico paragonabile al Cammino di Santiago di Compostela, in Spagna.

Il cammino lungo la storia che unisce Messico e USA

El Camino Real de Tierra Adentro, noto anche come Camino a Santa Fe, nella sua interezza parte da Città del Messico (in Messico) e arriva a Santa Fe (in Nuovo Messico – USA).

Sono 2560 chilometri di un percorso che un tempo fu la più importante via commerciale del mondo, in particolare tra la metà del XVI secolo e il XIX secolo. Era l’argento il prodotto chiave nei trasporti lungo questa lunga via, tanto che veniva chiamata anche Ruta de la Plata (Via dell’Argento). C’erano infatti importanti giacimenti di tale metallo (soprattutto nelle miniere di Zacatecas, Guanajuato e San Luis Potosí) che portarono ricchezza a queste terre spagnole, tanto che nacquero molti punti di appoggio e interesse, tra haciendas, locande, ponti, chiese, cimiteri e cittadine che si ingrandirono man mano.

Dal semplice trasporto di argento, l’El Camino Real de Tierra Adentro è diventato, lungo 300 anni, un percorso cardine per la creazione di legami e influenze sociali, culturali, gastronomiche e religiose tra la popolazione spagnola e quella amerindia. Nel tragitto messicano del cammino, 5 siti sono stati riconosciuti patrimonio UNESCO proprio per il loro inestimabile valore storico e culturale lungo tale via commerciale.

El Camino Real de Tierra Adentro negli USA: dal Texas al New Mexico

L’El Camino Real de Tierra Adentro è considerato una sorta di strada dell’introspezione. È tutta un susseguirsi di antiche chiese, fortezze, centri abitati e natura selvaggia: una straordinaria unione tra la cultura messicana, spagnola e nativa americana che ha forgiato secoli di tradizioni spirituali e storiche lungo il Rio Grande.

Un viaggio nella fede e nella storia, che rimanda ai tempi in cui gli esploratori spagnoli, i commercianti e i missionari viaggiavano dal Messico verso nord.

Noi ci focalizziamo sul percorso presente negli Stati Uniti di questo suggestivo cammino, che parte da El Paso, in Texas. Qui attraversa la città e tocca tre punti storici di estrema importanza, ossia tre chiese antiche. Si oltrepassa poi il confine con il Nuovo Messico, dove la strada prosegue fino a Santa Fe. Ecco cosa è possibile incontrare in questo viaggio lento, alla scoperta della storia antica.

Il cammino in Texas: le tre chiese simboliche

Il tragitto statunitense del Camino Real de Tierra Adentro, come detto, ha inizio in Texas, e nello specifico a El Paso. Qui sono tre i punti di interesse del percorso, da visitare mentre si attraversa la città e ci si allontana infine verso il confine con il New Mexico. Si tratta di tre chiese molto importanti legate alla storia di questo tragitto.

Nel 1680, la Rivolta Pueblo costrinse 2000 spagnoli, insieme a centinaia di indiani, a procedere verso nord proprio utilizzando l’El Camino Real. Durante il loro tragitto vennero costruite tre chiese, che sono tra le più antiche del Texas e che sono note come “le tre Missioni del sentiero“. In ciascuna di esse oggi si può entrare, ed è come fare un viaggio nel passato.

Si comincia da Ysleta, a una ventina di minuti da El Paso. Qui, nella cittadina più antica del Texas, si trova la prima chiesa: la prima pietra fu posata il 12 ottobre 1680, ma ciò che si ammira oggi è frutto dell’ultimo restauro seguito all’incendio del 1907. Vi si può vedere la statua di Sant’Antonio da Padova, la cupola a campanile color argento, gli interni semplici con le panche di legno, l’altare coi suoi accenni dorati e il soffitto affrescato.

La chiesa di Ysleta, lungo il tragitto dell'El Camino Real Tierra Adentro

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La chiesa di Ysleta, in Texas

La seconda chiesa che si incontra è quella di Socorro. La sua costruzione iniziò solo un giorno prima rispetto a quella di Ysleta. Distrutta da due alluvioni, fu poi ricostruita nel 1843: per 150 anni rimase abbandonata, per poi riaprire nel 2005 grazie un lavoro di restauro durato un decennio.

I suoi interni sono semplicissimi, con banchi e croci di legno: delle tre chiese lungo l’El Camino Real de Tierra Adentro, è quella con la navata meno adornata. Il suo punto focale è l’altare che – al contrario – è ricco e colorato, ma merita una pausa anche il soffitto, con le travi intagliate di legno di pioppo e di cipresso e i disegni realizzati con pigmenti a base vegetale.

La terza e ultima chiesa che lungo il cammino si incontra è la cappella di San Elizario. Costruita nel 1789, ha uno stile europeo coi suoi archi e le sue colonne, mentre il bianco è tipico di molte costruzioni del Texas Occidentale e del New Mexico. Il suo nome deriva da San Elceario, santo patrono francese dei soldati e – ricostruita nel 1882 – è l’unica lungo l’El Camino Real de Tierra Adentro ad avere una piazza.

Il soffitto turchese e oro pressato a stagno copre le trave originali, e le decorazioni inglobano le antiche colonne. Dopo averla visitata, è possibile dedicarsi all’esplorazione dei suoi dintorni: il San Elizario Historic District è il luogo da cui i primi cavalli sono entrati nel Sudovest americano, e si dice che qui fu celebrato il primo Giorno del Ringraziamento d’America.

Ovviamente, lungo il cammino non ci sono solo chiese: ci sono anche le gallerie d’arte, i negozi d’artigianato, e i luoghi in cui assaporare una cucina straordinaria. Per tornare a casa con, nel cuore, un angolo d’America poco noto.

Chiesa di Sant'Elizario, lungo il Camino Real Tierra Adentro, in Texas

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Chiesa di Sant’Elizario, in Texas

Il cammino in Nuovo Messico: i principali punti di interesse

Oltrepassato il confine con il Texas, El Camino Real de Tierra Adentro prosegue nel Nuovo Messico e tocca la città di Mesilla, dove spicca la Basilica di San Albino, la piazza centrale e le graziose casette colorate del suo centro storico.

Si prosegue sul lato est di Las Cruces, dove si incontra il distretto storico di Mesquite, con parchi, case e locali dove si respira l’aria di un passato ricco di scambi culturali e commerciali tra il Messico e gli Stati Uniti.

La tappa successiva è il più antico insediamento ispanico permanente nel sud del New Mexico: Doña Ana. Fondato nel 1843, il villaggio custodisce ancora la chiesa, la piazza centrale e il suo caratteristico centro storico.

Las Cruces, Contea di Doña Ana, Nuovo Messico, USA

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Paesaggio della Contea di Doña Ana, Nuovo Messico, USA

Proseguendo nel cammino si possono ammirare le rovine di Fort Selden, un’antica postazione dell’esercito degli Stati Uniti, che occupava l’area che oggi è Radium Springs, costruito per proteggere i coloni dai nativi americani.

Dal fiume Rio Grande che costeggia il cammino, il percorso devia verso l’entroterra e attraversa l’area desertica chiamata Jornada del Muerto, passando per Point of Rocks, un affioramento di basalto dal quale si apre una vista mozzafiato sul panorama circostante.

Il sentiero prosegue lungo il deserto e attraversa il Rio Grande fino a raggiungere Fort Craig, i resti di un’antica fortezza americana. Un altro punto di interesse lungo questo spettacolare cammino è El Cerro de Tomé, a circa 150 chilometri da Fort Craig, dopo aver costeggiato il fiume e attraversato campi e piccoli borghi.

Continuando lungo il percorso, si attraversa la splendida Albuquerque, per arrivare al sito archeologico di Kuaua, che custodisce le rovine di uno dei più grandi insediamenti indiani della regione. Da qui si ha una vista meravigliosa sui monti Sandia.

La meta finale di questo lungo ed entusiasmante percorso di trekking è Santa Fe e in particolare la sua piazza centrale. Qui si affacciano gli antichi edifici che raccontano la storia multiculturale di quest’area: il Palazzo dei Governatori, ex sede dei governi spagnolo, messicano e degli Stati Uniti nel Nuovo Messico, la Basilica Cattedrale di San Francesco d’Assisi e il New Mexico Museum of Art.

Vista sui monti Sandia, ad Albuquerque, lungo l'El Camino Real de Tierra Adentro

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Vista sui monti Sandia, ad Albuquerque
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L’itinerario di trekking che unisce Albania, Macedonia e Kosovo

Camminare lungo le creste di imponenti montagne sul confine tra tre Stati, immersi nella natura più selvaggia e incontaminata, ricca di vegetazione e di fauna locale, con panorami mozzafiato sul paesaggio circostante.

Questo viaggio meraviglioso è possibile se si percorre uno specifico sentiero, molto suggestivo, alla scoperta dei luoghi più spettacolari dei Balcani: si tratta dell’High Scardus Trail che si estende per circa 500 chilometri.

Albania, Macedonia e Kosovo sono i Paesi che vengono toccati da questo itinerario, suddivisibile in circa 20 tappe. Un viaggio a passo lento che rigenera la mente e pone gli amanti delle escursioni e delle vacanze all’aria aperta in connessione con l’essenza della natura.

Le tappe dell’High Scardus Trail

Si parte da Staro Selo, a un’ora d’auto da Skopje, la capitale della Macedonia del Nord. Dopo aver toccato in più punti anche Albania e Kosovo, il punto finale del percorso è fissato a Sveti Naum, sul Lago di Ohrid, sempre in Macedonia del Nord.

Percorribile nella sua interezza in circa 20 giorni, l’High Scardus Trail è un percorso suggestivo che attraversa ben 6 parchi nazionali, ricchi di flora e fauna locali tutti da ammirare: due in Macedonia del Nord, uno in Kosovo e tre in Albania.

Il sentiero di trekking ha inizio al Rifugio Ljuboten, nel piccolo villaggio di Staro Selo, sul confine delineato dalle montagne Sharr tra Kosovo e Macedonia.

Si prosegue verso la stazione sciistica di Brezovica e poi oltre, lungo sentieri che attraversano pianure e altipiani meravigliosi, fino alla cima del Monte Korab. È la vetta più alta della Macedonia del Nord e dell’Albania, con i suoi 2500 metri, e custodisce uno splendido parco naturale. Qui trova rifugio una varietà di animali incredibile, tra i quali anche i lupi e gli orsi bruni.

Il tragitto prosegue in Albania per circa 150 chilometri con un sentiero semplice. L’ultima parte del percorso attraversa il meraviglioso Parco Nazionale Galicica e giunge a Sveti Naum, un monastero affacciato sullo splendido lago di Ocrida (Ohrid), riconosciuto come patrimonio dell’UNESCO. La vista, da qui, è mozzafiato.

Monastero Sveti Naum sul Lago Ohrid, in Macedonia del Nord

Fonte: iStock

Monastero Sveti Naum sul Lago Ohrid, Macedonia del Nord

La storia legata al percorso che attraversa tre Stati

Lungo tutto il percorso dell’High Scardus Trail si possono incontrare le testimonianze della storia del XX secolo dei Balcani occidentali, con le guerre Jugoslave: bunker nucleari, strutture di guerra abbandonate, depositi di armi.

Durante i conflitti, le cime delle montagne su questo confine tra Albania, Macedonia e Kosovo erano ottimi punti strategici militari. E proprio durante la più recente guerra in Kosovo (1998-99), furono molte le mine terrestri che vennero diffuse sul confine. Ma a partire dal 2001, dopo un lungo lavoro di bonifica, il Kosovo è stato dichiarato libero da tali ordigni, divenendo un luogo perfetto per escursioni sicure immerse in panorami mozzafiato, dove la natura e la storia si intrecciano in un racconto suggestivo.

Informazioni utili per fare trekking lungo l’High Scardus Trail

Lungo tutto il tragitto, ben segnalato da cartelli in inglese, si possono trovare ostelli e rifugi nei quali pernottare e rifocillarsi per poi ripartire all’avventura. Sono ottime occasioni anche per conoscere le tradizioni locali e assaggiare i piatti tipici di diverse nazioni.

Non è necessario percorrerlo in tutta la sua interezza. Lungo il percorso si può decidere di uscire e abbandonare il sentiero per raggiungere le varie cittadine. Per questo la durata e la difficoltà della camminata è a discrezione dell’escursionista. È, inoltre, consigliato essere accompagnati da guide locali specializzate lungo questo percorso.

Vi state chiedendo qual è il periodo migliore per vivere questa speciale esperienza? Il periodo più adatto è quello che va dalla metà di giugno alla metà di ottobre, quando le temperature sono più confortevoli e i nevai invernali non bloccano il tragitto.

Le verdeggianti pendici del Monte Korab, tra Macedonia e Albania, lungo l'High Scardis Trail

Fonte: 123RF

Monte Korab, tra Macedonia e Albania

Altri percorsi sui confini

L’High Scardus Trail non è l’unico sentiero interessante che si trova in quest’area. Molto più estesa, ad esempio, è la Via Dinarica, che può essere percorsa sia a piedi che in bicicletta e che è lunga ben 1930 chilometri, andando a congiungere otto Paesi. Dalla Slovenia fino alla Macedonia, attraverso Croazia, Serbia, Bosnia – Erzegovina, Montenegro, Kosovo e Albania. Non è un unico percorso, ma si possono scegliere tre varianti in base alla proprie capacità.

Un altro sentiero, “Le vette dei Balcani”, invece, si estende per 192 chilometri e collega le zone montuose di Montenegro, Kosovo e Albania.

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Il Cammino dei Setteponti, il percorso più bello della Toscana

Un percorso storico attraversa paesaggi di grande bellezza, punteggiati di vigneti e uliveti e di incredibili formazioni morfologiche. Si trova in Toscana ed è il Cammino dei Setteponti che parte da Pieve di Cascia, in provincia di Firenze, attraversa Reggello al Ponte, il bellissimo borgo di Castelfranco di Sopra, Montemarciano, San Giustino Valdarno e percorre 60 chilometri fino a Buriano di Castiglion Fibocchi, già in provincia di Arezzo.

L’itinerario del Cammino dei Setteponti

L’itinerario si sviluppa prevalentemente su strade secondarie asfaltate, che si possono percorrere anche in bicicletta. Il paesaggio che si attraversa è di un’incredibile bellezza, con colline caratterizzate da coltivazioni di vino e olio e formazioni rocciose uniche come le Balze del Valdarno.

La via dei Setteponti è una strada di origine etrusca che, nel Medioevo, conobbe una particolare fortuna non solo per i collegamenti tra Firenze e i dintorni, ma anche come itinerario per raggiungere Roma, per la possibilità che offriva di utilizzare, a partire da Arezzo, la via dell’Alpe di Serra, un’importante alternativa alla già ben nota Via Francigena.

Il nome Setteponti (o Sette Ponti) deriva dai numerosi passaggi sopra i torrenti che scendevano dal Pratomagno nel Valdarno. In realtà, i ponti erano molti di più, ma questo numero nel Medioevo aveva un forte significato religioso. Il numero sette, infatti, per molte culture rappresenta il numero perfetto, per la religione cristiana, che lo associa ai giorni della creazione, significa completezza.

I ponti erano di pietra a schiena d’asino, con una sola arcata, come il ponte romano di Loro Ciuffenna. Tuttavia, ce n’era uno che aveva sette arcate – lo attraversò anche da Leonardo da Vinci nei suoi viaggi da Firenze in Val di Chiana -, il Ponte a Buriano, che ancora oggi conserva inalterata la sua bellezza. Qualcuno sostiene che il nome Setteponti derivi proprio dalle sette arcate di questo ponte.

La strada è punteggiata da antiche pievi romaniche, borghi medievali e chiese millenarie, luoghi che sono stati fonte di ispirazione per artisti come Masaccio, Piero della Francesca e Leonardo stesso, che riprese le famose Balze per dipingere lo sfondo della Gioconda.

Le tappe del percorso

Prima tappa

Il punto di partenza del Cammino dei Setteponti è dalla pieve di Cascia di Reggello per raggiungere, dopo circa 15 km di cammino, Castelfranco di Sopra. Lungo il tragitto, si passa per un sentiero che conduce al ponte romanico di Pian di Scò e si risale per una vecchia strada romanica verso la pieve di Pian di Scò. Fino a Castelfranco, la strada è percorribile solo a piedi e conserva ancora un antico selciato di pietra.

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Fonte: 123RF

Il borgo di Loro Ciufenna in Valdarno

Seconda tappa

Da qui inizia il percorso più scenografico del cammino, quello che passa dalla Balze del Valdarno, delle formazioni fatte di sabbia, argilla e ghiaia stratificata che assumono i colori dell’ocra e che possono essere alte fino a un centinaio di metri. Modellate da aria e acqua nel corso dei secoli, formando uno scenario bizzarro e ricco di gole e canyon. Una sorta di “Monument Valley” italiana, insomma.

Il sentiero passa attraverso i boschi e risale verso il magnifico borgo di Pantravigne prima di giungere a Montemarciano, un altro bellissimo borgo medievale, e poi a quello di Loro Ciuffenna. Proseguendo, si arriva a Gropina, dove si trova una bella Pieve che è stata inserita tra i simboli del cammino, e la tappa si conclude dopo circa 30 km da Castelfranco a San Giustino Valdarno.

Terza tappa

L’ultima parte del cammino è lunga circa 17 km e fa tappa prima di tutto al Borro, un borgo medievale trasformato in un albergo diffuso da mille e una notte. Il percorso qui è molto bello fino a giungere al Ponte di Buriano con le sue sette arcate, uno dei gioielli più preziosi della strada dei Setteponti, situato nell’omonima Riserva naturale, un’area di circa 7 km lungo il letto dell’Arno che arriva fino alla diga della Penna, amata anche da Leonardo da Vinci che venne qui a studiare il territorio dell’Arno tra il 1502 e 1503 per bonificare la Val di Chiana. Il Genio fu colpito dal paesaggio delle Balze e le riprodusse in molti suoi dipinti.

Info utili sul Cammino dei Setteponti

Per percorrere interamente il cammino dei Setteponti ci vogliono circa tre giorni, con pernottamenti in tenda oppure nei paesi che s’incontrano lungo la strada, dove si trovano diversi agriturismi. Tuttavia, è anche possibile fare un breve percorso in giornata seguendo anche solo una delle tappe. Il cammino è adatto a tutti e non ci sono dislivelli particolarmente impegnativi. Il Cammino dei Setteponti è una vera cartolina.

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Fonte: Ufficio stampa

Il Borro, un borgo medievale trasformato in albergo diffuso
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St. Olav Ways, il cammino spirituale segreto che inizia in Norvegia

Tra le sperdute foreste di conifere e il paesaggio naturale incontaminato del nord della Scandinavia si stende un sentiero lungo seicento chilometri, che attraversa la Norvegia.

Falesie maestose a picco sul mare e un entroterra tra montagne, colline verdeggianti e vaste campagne, che accolgono città e borghi medievali ricchi di storia. Stiamo parlando del Saint Olav Ways (o St. Olavsleden), uno dei più suggestivi cammini che si possono affrontare durante la propria vita, in alternativa al Cammino di Santiago: una perfetta coniugazione tra la tranquillità della natura più incontaminata e la spiritualità che questo percorso può infondere.

Chiamati anche Cammini di Sant’Olav, in realtà non sono formati da un unico sentiero, bensì da un insieme di otto percorsi collegati tra loro da una meta comune: la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim.

I Cammini di Sant’Olav: tra storia e religione

Quella dei Saint Olav Ways è una rete di itinerari che percorrono Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia, con molteplici sentieri tra i quali scegliere, che variano in lunghezza e difficoltà: si passa dai più brevi (una sola giornata), a quelli più impegnativi che possono durare anche più settimane.

Riconosciuto dal Consiglio d’Europa, nel 2010, come Grande Itinerario culturale, l’insieme dei cammini di Sant’Olav è un’ottima alternativa ai più celebri cammini di pellegrinaggio della Via Francigena e di Santiago di Compostela.

La via venne concepita come tributo a Re Olav (o Re Olaf), dal quale prende il nome. Si tratta del sovrano norvegese rimasto ucciso nel 1.030 nel corso della battaglia di Stiklestad. Era un personaggio molto importante in Norvegia, tanto da essere considerato un eroe per l’indipendenza nazionale, colui che ha ideato e fondato il Regno.

Olav fu colui che impose il culto della fede cristiana e, dopo la morte, la sua fama aumentò in maniera esponenziale tra i credenti, anche perché si credeva che fosse stato in grado di compiere miracoli. I suoi resti si trovano nel punto in cui venne successivamente eretta la Cattedrale di Trondheim. Per rendere omaggio a questo mito della storia scandinava, i cristiani intrapresero costantemente questa via, ed essa rimase una delle tratte più percorse sino al periodo della Riforma.

Ecco allora che sono nati i St. Olav Ways, i cammini che portano gli amanti del trekking in un pellegrinaggio alla ricerca di se stessi.

Cattedrale di Nidaros, a Trondheim lungo i Cammini di Sant'Olav

Fonte: iStock

Cattedrale di Nidaros, Trondheim

Gli 8 percorsi delle St. Olav Ways

La meta dei Cammini di Sant’Olav in Norvegia è la Cattedrale di Nidaros, a Trondheim, ma i percorsi per arrivarci sono molteplici e tutti differenti, attraversando la parte più autentica del paese, tra natura incontaminata, borghi medievali, paesaggi spettacolari e città ricche di storie da raccontare.

La leggenda vuole che sia necessario fare tre volte il giro della Cattedrale di Nidaros prima di entrare. È l’atto finale di un viaggio tra pianure e valli, tra boschi e rovine, a cavallo dei fiordi scandinavi.

Il percorso più scelto dai pellegrini è quello che parte da Oslo, il Sentiero Gudbrandsdalen (che è anche il più lungo). In tale percorso, St. Hallvard è l’alfa di questa via verso il ricongiungimento con il proprio io interiore. Dell’antica cattedrale di Oslo, oggi, restano solamente le rovine, ma rappresentano ancora oggi una meta fondamentale per turisti provenienti da ogni parte del mondo. Da qui, il percorso si sviluppa verso nord, sino alle rovine della cattedrale di Hamar, e sino a giungere, dopo un percorso lungo seicento chilometri, ad un altro antico luogo di culto: Nidaros. Questa è la meta, l’omega, il luogo più mistico e, forse, più misterioso.

Vediamo quali sono tutti gli 8 percorsi che seguono le tracce dei cammini di Sant’Olav e le loro caratteristiche principali.

Sentiero Gudbrandsdalen

Come descritto in precedenza, è il percorso di Sant’Olav più popolare e battuto, oltre che il più lungo, con ben 643 chilometri e un totale di 32 tappe. Collega Oslo a Nidaros (oggi Trondheim). Per percorrerlo interamente servono circa 4 settimane intere di cammino: un vero e proprio pellegrinaggio da dedicare al trekking nella natura e alla meditazione. È il percorso lungo il quale riconoscersi e ritrovarsi.

St. Olavsleden

Inizia in Svezia, a Selånger e passa in Norvegia a Stiklestad, per 580 chilometri complessivi suddivisi in 30 tappe. Questo è un percorso particolarmente simbolico, poiché rappresenta il tragitto dell’ultimo viaggio di Olav Haraldson prima della storica battaglia di Stiklestad, nel 1.030, quando perse la vita.

Østerdalsleden

Natura incontaminata e selvaggia per 320 chilometri di camminata suddivisa in 21 tappe. Consigliato agli escursionisti con più esperienza, è meglio seguirlo nel periodo estivo.

Nordleden

135 chilometri di cammino, diviso in 7 tappe, che ha inizio nel nord del Paese, alla chiesa di Gloshaug, ridiscende e attraversa Stiklestad prima di arrivare a Trondheim.

Romboleden

Anche questo tragitto, il più antico, è consigliato agli appassionati di trekking più esperti. Composto da 7 tappe, attraversa montagne e boschi per un totale di 150 chilometri lungo quella che una volta era un’importante strada commerciale.

Sentiero Borg

Colline e campi per 176 chilometri di strada, percorribile a piedi o in bicicletta, che attraversa in 9 tappe il sud-est del Paese e sale fino a Oslo, dove confluisce nel lungo percorso Gudbrandsdalen.

Valldalsleden

Partenza a Valldal per un cammino di 150 chilometri che partono dai maestosi fiordi norvegesi. Suddivisibile in 7/8 tappe, una volta arrivato al Monte Dovre il percorso si unisce al sentiero Gudbrandsdalen, il più battuto.

Tunsbergleden

Da sud, in particolare dal fiordo di Oslo, a Larvik si risale verso la Capitale, ricongiungendosi, anche in questo caso, con il sentiero Gudbrandsdalen. Sono 9 tappe per 190 chilometri di camminata attraverso la campagna e i caratteristici piccoli centri abitati.

Cammino di Sant'Olav, Gudbrandsdalen, in Norvegia

Fonte: iStock

Segnaletica del Sentiero Gudbrandsdalen

Informazioni utili

I percorsi delle St. Olav Ways sono ben segnalati lungo tutto il tragitto con il logo del pellegrinaggio, ossia la croce rossa di Sant’Olav. È possibile scaricare le mappe di tutti i percorsi tramite il National Pilgrim Center, che le tiene costantemente aggiornate.

Non tutti i percorsi sono adatti ai principianti e per intraprendere quest’esperienza di trekking è opportuno esserne allenati (questo vale per qualsiasi pellegrinaggio). È bene, inoltre, partire attrezzati con tutto l’occorrente e con un abbigliamento comodo e adeguato.

Vi state chiedendo quale sia il periodo migliore per percorrere il Cammino di Sant’Olav? L’ideale è farlo nei mesi più caldi, visto il clima rigido della Norvegia, quindi da maggio a fine agosto.