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L’aeroporto di Abu Dhabi si appresta a diventare il più smart del mondo

Essere “smart” oggi è un obbligo, soprattutto per i servizi e per le grandi città: ecco che gli aeroporti, infatti, anno dopo anno continuano a cambiare i loro volti diventando sempre più tecnologici, migliorando dunque non solo i servizi rivolti al benessere dei passeggeri e alla loro sicurezza, ma anche tutte quelle operazioni che grazie alla tecnologia si snelliscono diventando più semplici ed efficienti.

Tra gli aeroporti considerati più smart a livello mondiale possiamo citare senza dubbio l’Aeroporto Internazionale di Singapore Changi, noto per le sue innovative soluzioni tecnologiche e i servizi all’avanguardia che migliorano l’esperienza dei passeggeri – nonché per la sua bellezza architettonica che attira turisti da tutto il mondo come una vera e propria attrazione. Altri aeroporti famosi per la loro tecnologia sono sicuramente l’Aeroporto Internazionale Hamad a Doha, in Qatar, e l’Aeroporto Internazionale di Incheon a Seul, entrambi rinomati per l’efficienza operativa, l’offerta di servizi digitali e l’attenzione riservata al comfort dei viaggiatori.

Oggi, invece, giunge notizia che anche l’Aeroporto di Abu Dhabi sta trasformandosi e sembra sia destinato a diventare addirittura il più smart di tutti. Vediamo il perché.

Perché l’aeroporto di Abu Dhabi sarà il più smart

L’aeroporto di Abu Dhabi oggi è già noto per l’alta tecnologia presente nella sua infrastruttura, tanto da essere recentemente stato elogiato persino da Elon Musk con la frase “gli Stati Uniti devono recuperare”.

D’altronde, l’Oriente non è raro sorprendere l’Occidente con le sue grandi opere: la notizia è che adesso l’aeroporto di Abu Dhabi sta lanciando il Progetto Smart Travel, che prevede di installare sensori biometrici in ogni punto di controllo dell’identificazione del passeggere in aeroporto, dai banchi check-in ai varchi immigrazione, comprese le casse duty-free, le sale d’attesa delle compagnie aeree e i gate d’imbarco.

Questa tecnologia di elevata qualità e così sofisticata è in realtà già utilizzata ad Abu Dhabi, soprattutto sui voli operati dalla compagnia aerea partner Etihad, ma adesso che sarà espansa a tutta la struttura ciò rappresenta una svolta davvero decisiva.

Biometria, aeroporto

Fonte: iStock

Controllo dei dati biometrici in aeroporto

Andrew Murphy, chief information officer dell’aeroporto di Abu Dhabi, ha dichiarato che: “stiamo espandendo a nove punti di contatto e questo sarebbe un primato mondiale. Il sistema è progettato senza necessità di pre-registrazione, i passeggeri vengono riconosciuti e autenticati automaticamente mentre si spostano attraverso l’aeroporto, accelerando significativamente l’intero processo.”

In questo modo, arrivando anche per la prima volta negli Emirati Arabi Uniti, sia che si tratti di un residente che di un turista, ognuno vede raccolte le proprie biometrie all’immigrazione dall’Autorità Federale per l’Identità, la Cittadinanza, le Dogane e la Sicurezza Portuale (ICP), così che questo database possa collegarsi al sistema smart dell’aeroporto.

Questo sistema sarebbe in grado di elaborare 45 milioni di passeggeri, in brevissimo tempo, facendo sì che un aeroporto di enormi dimensioni possa essere attraversato da un passeggero anche in circa 15 minuti.

Cosa pensano i passeggeri dell’hi-tech in aeroporto

Lo scorso ottobre 2023 un sondaggio a cura dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA) aveva rivelato che circa il 75% dei passeggeri preferisce l’uso delle biometrie rispetto ai passaporti e ai biglietti cartacei per il transito in aeroporto. Il restante 25% delle persone intervistato, invece, ha dichiarato di sentirsi un po’ a disagio con la tecnologia e di preferire invece le interazioni umane (infatti, il tradizionale sistema rimarrà comunque un’opzione valida a scelta del passeggero).

L’interazione umana e i documenti cartacei per l’identificazione dei passeggeri in aeroporto non saranno solo una scelta personale per via delle preferenze, ma anche un obbligo per i minori di 12 anni, dal momento che le caratteristiche facciali dei bambini cambiano troppo velocemente per il sistema e per la sua efficacia.

Sempre all’interno dello stesso sondaggio della IATA del 2023, il 46% dei partecipanti ha dichiarato di aver utilizzato la tecnologia in un aeroporto già almeno una volta. A Singapore, l’aeroporto è stato tra i primi a diventare il più smart negli ultimi anni, associandosi anche all’autorità di immigrazione del governo per implementare un processo di autorizzazione biometrica accessibile a tutti, residenti e viaggiatori.

La competizione per la tecnologia in aeroporto (e per il titolo di “aeroporto più smart al mondo”) è davvero alta in tutto il mondo: anche negli aeroporti di Hong Kong, Tokyo Narita, Tokyo Haneda e all’Indira Gandhi International di Delhi si stanno avviando sperimentazioni riguardo il transito e l’identificazione dei passeggeri tramite dati biometrici, ma Medio Oriente Asia restano i pionieri.

In Occidente e in Europa, tuttavia, si stanno compiendo ugualmente progressi significativi, tanto che già lo scorso anno la IATA ha collaborato insieme a British Airways per testare il primo volo internazionale con identità digitale completamente integrata, su un tragitto da Heathrow  a Roma Fiumicino. In quel caso, un passeggero di prova ha volato utilizzando esclusivamente la propria identità digitale, conosciuta come W3C Verifiable Credential. Passaporto, visto e biglietto elettronico erano stati quella volta memorizzati su di un portafoglio digitale e successivamente verificati tramite riconoscimento biometrico.

Negli Stati Uniti, invece, sembra che si sia rimasti un po’ indietro, ma non del tutto: infatti, la Dogana e Protezione delle Frontiere ha implementato la biometria inizialmente nelle zone di arrivo dei suoi 96 aeroporti internazionali, con 53 sedi che dispongono della tecnologia biometrica anche nei gate di partenza.

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Chioggia-Singapore in bici: la storia di Stefano e Alessia, cercatori di lucciole

Ma davvero c’è chi attraverserebbe il mondo per cercare le lucciole? È la domanda che mi sono posta quando, scorrendo il feed di Instagram, sono capitata per caso sul profilo di Stefano e Alessia, conosciuti appunto come cercatori di lucciole. Un nome sicuramente evocativo, che affascina e suggestiona, ma che lascia anche qualche punto interrogativo sulla missione di questi due ragazzi italiani, poco più che trentenni, che hanno lasciato il lavoro e la loro vita in quel di Chioggia, per affrontare un viaggio straordinario.

Ho parlato con loro, non solo per soddisfare la mia curiosità personale, ma anche e soprattutto per raccontare la loro storia. Una favola moderna – tutti ne abbiamo una – che non ha nulla a che vedere con principesse da salvare, draghi e streghe malvagie, ma che parla di bellezza, semplicità, gentilezza e umanità. Che parla di fame di vivere.  Ma lasciate che ve li presenti, prima di svelarvi il motivo di quel nome che tanto incuriosisce (saranno loro a farlo in realtà nella nostra intervista).

32 anni lui, 30 lei e una passione condivisa: quella per i viaggi. In realtà Stefano e Alessia sono accomunati da tante cose, la provenienza, per esempio. Lui viene da Chioggia, lei da Venezia. Hanno condiviso anche il luogo di lavoro, entrambi erano dipendenti dell’ACTV, azienda Veneziana di trasporti. Prima colleghi, poi conoscenti e fidanzati. Adesso, i due, sono compagni di vita, la stessa che hanno stravolto con questa impresa “folle”, come qualcuno l’ha definita: raggiungere Singapore in bicicletta.

Ciao ragazzi, ci raccontate un po’ di voi?
Stefano: Io e Alessia ci siamo conosciuti nel 2016, ma siamo diventati una coppia tre anni fa. Lavoravamo entrambi nell’azienda del trasporto pubblico e di Venezia e, tra le tante cose, ci accomunava anche la passione per i viaggi. Io ne avevo fatti già tanti, ero stato in India e avevo vissuto a Londra, ma non bastava mai. Con Alessia abbiamo iniziato a viaggiare sempre più spesso, ovviamente dovendo tenere conto degli impegni lavorativi e personali.
Alessia: Io amo viaggiare, ma amo ancora di più il fatto di vivere fuori da una routine prestabilita. A 22 anni ho comprato la mia prima barca e sono andata a vivere su quella. Poi nel 2020 ho deciso di licenziarmi e ho vissuto diverse avventure in barca prima di lanciarmi in questo progetto di vita insieme a Stefano.

Alessia e Stefano

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano in viaggio verso Singapore in bicicletta

Perché “cercatori di lucciole”?
Stefano: Inizialmente quando viaggiavamo condividevamo le nostre avventure sui rispettivi profili, come fanno tutti del resto. Poi, anche un po’ consigliati dai nostri amici, abbiamo pensato che potesse essere comodo aprire un profilo condiviso su Instagram. Intanto nella nostra testa prendeva forma l’idea di raggiungere Singapore in bicicletta, anche se quasi nessuno lo sapeva. Abbiamo creato questo profilo e abbiamo avuto diverse perplessità sul nome. Volevamo qualcosa di riconoscibile ma non potevamo ridurre tutto solo al nostro viaggio in bicicletta, perché non siamo ciclisti. Siamo piuttosto viaggiatori che si muovono in bici. Alla fine ci siamo posti questa domanda: come facciamo a far capire alle persone perché stiamo viaggiando e, soprattutto, cosa stiamo cercando?
Alessia: Noi cercavamo, e cerchiamo ancora, la felicità semplice, quella che appartiene ai bambini. Mi è venuto in mente così un ricordo: l’emozione che provai da bambina la prima volta che vidi una lucciola. Alla fine si tratta di un insetto ma che visto con gli occhi di un bambino appare magico. Così è nato il nostro nome.

Chioggia – Singapore in bicicletta: un sogno o un progetto di vita?
Era un sogno sicuramente, che cambiava e ricambiava. Abbiamo pensato anche di non partire, a volte, ma alla fine lo abbiamo fatto. E più andiamo avanti, più ci rendiamo conto che sta diventando un progetto di vita. Siamo a contatto con tantissimi nuovi input: incontriamo persone, facciamo esperienze, abbiamo anche qualche disavventura, ma è tutto bellissimo. È proprio uno stile di vita che stiamo abbracciando giorno per giorno, dopo non sappiamo cosa succederà, anche se abbiamo tante idee a riguardo.

Ci raccontate come è nata l’idea e a che punto siete della vostra avventura?
Tre anni fa siamo andati in Georgia che è un Paese molto economico, se non che abbiamo speso più soldi per noleggiare l’auto e per viaggiare on the road che per tutto il resto. Allora abbiamo pensato che doveva esserci per forza un modo più economico per muoversi, e anche più sostenibile. Abbiamo comprato un piccolo tandem e siamo andati in Corsica, lì abbiamo scoperto che è davvero bello viaggiare su ruote, sicuramente più economico, ma anche più lento e consapevole. Abbiamo poi comprato delle biciclette nuove e abbiamo iniziato a pianificare la nostra avventura. Volevamo fare un viaggio lungo, che non durasse solo un mese, e che si trasformasse in uno stile di vita e Singapore era la meta più distante raggiungibile in bicicletta. Siamo partiti il 15 febbraio e attualmente ci troviamo in Kirghizistan.

Come hanno reagito le persone intorno a voi quando avete deciso di cambiare vita?
Stefano
: Mia madre era disperata. I miei colleghi un po’ perplessi. Mi dicevano: ma davvero lasci il posto fisso per viaggiare intorno al mondo?
Alessia: Mia madre è ormai rassegnata, ma oserei dire che era quasi sollevata dalla partenza con Stefano, viste le mie avventure precedenti in barca. I nostri amici, invece, sono stati entusiasti e ci hanno supportato dal primo momento.

La difficoltà più grande che avete affrontato durante il percorso?
Stefano: Per me è stato il deserto. Affrontare strade chilometriche desertiche in bicicletta con il vento caldissimo contro è stato difficile. La fatica fisica ma anche la mancanza di acqua fresca: la nostra era diventata bollente dopo ore di pedalata.
Alessia: Pedalare nel deserto è stato sicuramente difficile, ma essendo uno dei miei tanti sogni, l’entusiasmo di averlo realizzato ha mitigato la stanchezza. Forse il mio momento più difficile è stato proprio qui, nel Kirghizistan. I paesaggi sono mozzafiato, ma anche estremamente selvaggi e la mancanza di cibo, quello che piace a me, non mi ha aiutata.

Alessia e Stefano

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano stanno raggiungendo Singapore in bicicletta

E il momento più bello ed emozionante?
Stefano: Io l’ho vissuto proprio qualche giorno fa, quando con la bicicletta abbiamo attraversato un passo di 4.000 metri d’altezza: non ero mai arrivato così in alto. Ma devo dire che siamo circondati da momenti bellissimi ed emozionanti: i paesaggi sicuramente, ma anche le relazioni. Abbiamo conosciuto tante persone, estranei che ci hanno invitato a casa loro e che ci hanno ospitato. In questo viaggio stiamo conoscendo la parte bella dell’umanità.
Alessia: Per me il momento più significativo è stato il passaggio dalla Grecia alla Turchia. Quando abbiamo lasciato i confini europei in bicicletta ho detto: “Ok, adesso si fa sul serio”.

Quali sono le prossime tappe?
Stiamo per rimetterci in viaggio per raggiungere la Cina. Poi andremo in Pakistan e in India, dove contiamo di restare un po’ di più. Poi raggiungeremo la Malesia e il Vietnam fino alla meta finale, Singapore. L’idea iniziale era quella di viaggiare per un anno, ma le cose cambiano continuamente quindi chissà.

Le domande più strane che vi hanno rivolto?
Alessia: Sicuramente si sono chiesti che lavoro facciamo, alludendo al fatto che siamo ricchi o mantenuti da mamma e papà. In realtà abbiamo utilizzato i nostri risparmi ipotizzando un budget totale di 15.000 euro. Quando finiremo i soldi decideremo cosa fare. Per riuscirci dormiamo in tenda, cuciniamo quasi sempre noi, ma devo dire che il costo della vita in questi luoghi è molto basso. E poi possiamo contare sull’ospitalità delle persone: il mondo è davvero un posto gentile.
Ci hanno chiesto anche se siamo dimagriti da quando siamo partiti. La risposta è sì. Stefano più di me.

Progetti per il futuro?
Ormai sono sei mesi che viaggiamo e ci rendiamo conto che più lo facciamo più i nostri progetti cambiano. Nel breve termine c’è l’idea di restare in India, ma vorremmo anche andare a Capo Nord in sella a un asino. In futuro ci piacerebbe acquistare un van e vivere viaggiando. Insomma, lasciamo la nostra mente aperta. Sicuramente ci piacerebbe raccontare la nostra avventura in un libro, anzi in tre libri.

Dove possiamo seguire il vostro viaggio?
Lo raccontiamo nel quotidiano sui nostri profili Instagram e su TikTok. Ci trovate come @cercatoridilucciole.

Alessia e Stefano in viaggio

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano in viaggio
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Dal 2024 imbarco senza passaporto: dove e perché

È il migliore aeroporto del mondo e, dal 2024, consentirà ai passeggeri di imbarcarsi senza dover presentare più volte il passaporto per un “processo più fluido e conveniente”.

Si tratta dell’aeroporto di Singapore che, proprio a partire dal prossimo anno, introdurrà un sistema automatizzato che eliminerà la prassi del controllo passaporto ai check-in, agli imbarchi per salire a bordo degli aerei e anche ai controlli immigrazione.

Al via la tecnologia biometrica

Come funzionerà nella pratica l’innovazione dell’aeroporto di Changi?

Saranno utilizzati i dati biometrici dei passeggeri che andranno ad agevolare le operazioni di riconoscimento.

Ad annunciarlo, nel corso di una sessione parlamentare durante la quale sono state approvate varie modifiche alla Legge sull’Immigrazione nel Paese, la ministra delle Comunicazioni Josephine Teo: “Singapore sarà uno dei primi paesi al mondo a introdurre il controllo immigrazione automatizzato senza passaporto“.

Tuttavia, non è una novità dell’ultima ora: la tecnologia biometrica (insieme al software di riconoscimento facciale) è già in uso in parte dell’aeroporto, in particolare presso le corsie automatiche dei punti di controllo immigrazione.

Eppure, i cambiamenti che partiranno dal 2024 si annunciano come rivoluzionari poiché, come ha sottolineato Teo, “ridurranno “la necessità per i passeggeri di presentare ripetutamente i loro documenti di viaggio nei punti di controllo e consentiranno un processo più fluido e conveniente“.

La biometria andrà a offrire un “token unico di autenticazione“, ovvero un oggetto digitale che include tutte le informazioni indispensabili quando si viaggia, quali data e luogo di nascita, nome e cognome, la fisionomia del volto, e tutte le voci riportate all’interno dei passaporti e delle carte d’identità.

Così facendo, servendosi del solo riconoscimento facciale sarà possibile accedere a tutti i dati che, finora, vengono visionati dall’operatore addetto ai controlli pre-imbarco.

Il passaporto? Non va comunque dimenticato

Indubbiamente, la tecnologia biometrica promette un vero e proprio “salto di qualità” per i passeggeri che dovranno imbarcarsi, snellendo una fase che si presenta spesso critica, lunga e noiosa.

Se il passaporto si appresta quindi ad “andare in pensione” non va comunque dimenticato a casa. Infatti, l’innovazione riguarderà per il momento soltanto l’aeroporto di Changi: dovendo rientrare da un altro Stato asiatico o da altre zone del mondo continuerà a essere indispensabile.

L’Aeroporto di Changi, il migliore al mondo

Guardando a un futuro ricco di novità, lo scalo di Singapore conta di tornare ai livelli pre-pandemici di traffico passeggeri e aereo.

Non dimentichiamo che è da sempre uno dei più trafficati a livello globale, poiché serve oltre 100 compagnie aeree che raggiungono più di 400 città sparse in più di 100 nazioni: basti pensare che, solo nel mese di giugno 2023, sono transitati 5,12 milioni di passeggeri e che, nel 2019, aveva raggiunto il record di 68,3 milioni di passeggeri internazionali.

E poi, a marzo 2023, la nomina, per la dodicesima volta, a “miglior aeroporto del mondo” da parte della Società di Ricerca londinese Skytrax: l’ambito riconoscimento è stato conferito in occasione della cerimonia dei World Airport Awards 2023, che si è tenuta presso il Passenger Terminal Expo di Amsterdam.

Ma non è tutto: Changi ha ricevuto il premio anche come migliore in Asia, migliore al mondo per i ristoranti in aeroporto, e migliore per i servizi per il tempo libero.

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A Singapore tutto cambia tranne e la sua icona

La chiamano The Lion City, “la città del leone”, ma non è corretto. Il simbolo di Singapore, la città-Stato più incredibile del Sud-Est asiatico, è il Merlion, un essere con la testa da leone e il corpo da pesce. Il nome, in realtà, è la crasi delle parole “mermaid” (“sirena”) e “lion” (“leone”). Ma poiché questo termine non ha una traduzione in nessun’altra lingua l’errore persiste.

Il corpo da pesce rappresenta le origini di Singapore come villaggio di pescatori, quando ancora veniva chiamata “isola di Temasek” (“città del mare”). La testa di leone rappresenta, invece, il nome originale di Singapore, Regno di Singapura che, in sanscrito, significa davvero “città del leone”.

Vi raccontiamo tutto ciò perché, da cinquant’anni – il 15 settembre 2022 è stato il suo anniversario -, il Merlion, con il suo lungo getto d’acqua che finisce dritto nel Singapore River, domina la marina e saluta tutte le imbarcazioni e i turisti che approdano sull’isola.

La trasformazione di Marina Bay

Una marina che nel, frattempo, è stata completamente stravolta. Il Merlion è sempre lui e non è mai cambiato, ma tutt’intorno la città è un’altra rispetto a cinquant’anni fa.

Marina Bay Sands, Singapore

Fonte: iStock

Marina Bay, il waterfront di Singapore

Fino al 1800, il waterfront – oggi Marina Bay – di Singapore era l’unico punto d’approdo per i visitatori e gli immigrati in cerca di fortuna. Dopo l’indipendenza dalla Malesia, ottenuta solo nel 1965, la Repubblica di Singapore ha avuto una crescita incredibile, soprattutto come centro finanziario, che si è riflessa anche nell’architettura cittadina, con nuovi e numerosi edifici, sempre più alti, belli e innovativi, che sono spuntati come funghi.

Per realizzare la splendida Marina Bay che conosciamo oggi, negli Anni ’70 fu rubata terra al mare e nel giro di una decina d’anni sorsero edifici, centri commerciali e hotel, cambiando così del tutto lo skyline di questa zona portuale.

Nel corso degli anni successivi sono arrivati la Singapore Flyer, la ruota panoramica che è stata per qualche anno la più alta del mondo, l’Esplanade Bridge e l’iconico ponte pedonale The Helix, il famoso Marina Bay Sands, l’hotel con tre torri unite da un’unica piscina panoramica, e i giardini di Gardens by the Bay con i loro inconfondibili “supertree”. Tra le ultime opere realizzate c’è il Jubilee Bridge, nato con l’intento di consentire ai turisti di ammirare al meglio il Merlion in tutte le sue angolazioni e scattarsi dei selfie.

La meraviglia del Gardens By The Bay

Fonte: iStock

I “supertree” di Gardens by the Bay

Il cuore della finanza è divenuto così il luogo più frequentato dai visitatori – specie di notte, quando s’accendono milioni di luci – ai quali non basta un giorno per visitare tutto ciò che c’è da vedere ed epicentro di tutti gli eventi più importanti, primo fra tutti il Gran Premio di Formula Uno che si tiene dal 2008 interamente in notturna. In attesa che il quartiere si espanda verso il nuovo Marina South.

Il 50° anniversario del Merlion

In occasione del 50° anniversario di “Merli”, fino al 2 ottobre, al calar della sera la statua sarà illuminata in modo speciale per permettere a tutti i visitatori di scattare una foto perfetta con il festeggiato.

Per celebrare questo anniversario, in città sono previste oltre 20 esperienze ed eventi che avranno luogo in diversi punti di Singapore. A partire dalla caccia agli altri Merlion. Sì, perché dietro la statua c’è anche un baby Merlion. L’originale è alto 8,6 metri, mentre il “cucciolo” solo due. Entrambi, però, sono fatti di cemento e sono intarsiati con piatti di porcellana. Solo gli occhi del Merlion ufficiale, però, sono fatti con due tazze da tè rosse.

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Fonte: 123rf

Una spiaggia di Sentosa Island a Singapore

Ma in tutta l’isola ce ne sono altri, uno si trova su Sentosa Island, l’isolotto dedito all’ospitalità e al divertimento dove sono i resort più esotici e i parchi a tema.

La National Gallery ospita una mostra intitolata “Nothing is Forever: Rethinking Sculpture in Singapore”, sulla storia della scultura degli artisti singaporiani e molti bar e ristoranti hanno ideato piatti e cocktail dedicati all’icona nazionale. Per non parlare poi della quantità infinita di gadget. Ci sarà da divertirsi.

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Fonte: Getty Images

Il GP di Formula Uno di Singapore si svolge in notturna
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Il piano di Singapore per diventare una città-stato green

Singapore, sin dalla sua proclamazione come città-stato indipendente, ha legato il suo progresso economico e sociale a una promessa di sviluppo sostenibile. Non è un caso, infatti, che attualmente sia la numero 8 al mondo nella classifica delle città più verdi del 2022 secondo le analisi di Resonance, una società di consulenza attiva nell’ambito immobiliare, del turismo e dello sviluppo economico.

Un indice che ci mostra come uno degli stati più piccoli dell’intero pianeta possa diventare un esempio per il resto del globo. Ma nonostante ciò, Singapore non è soddisfatta, e per questo si è posta ulteriori obiettivi da raggiungere per essere una città-stato ancora più green.

Come ha fatto Singapore a diventare green

Non è stato di certo stato un lavoro facile quello fatto su Singapore. Infatti, inizialmente aveva diversi problemi nella gestione delle acque reflue. Ma non solo. Molti dei suoi fiumi erano inquinati, le foreste erano state in gran parte abbattute e le risorse naturali del territorio erano scarse.

Per questo motivo, sono stati messi a punto piani chiari e sempre più integrati per l’edilizia abitativa, lasciando però ampio spazio agli spazi pubblici verdi. Nonostante i traguardi raggiunti, Singapore ora punta alla fase successiva: da città giardino vuole diventare città nella natura.

Il piano di Singapore

Gli obiettivi a breve termine prevedono lo sviluppo di più di 300 acri di nuovi parchi in modo da garantire a ogni famiglia di trovarsi, ovunque essa sia, a massimo 10 minuti a piedi da uno spazio verde. Si vuole, inoltre, triplicare il numero di piste ciclabili, puntare sullo sviluppo di un’economia circolare e richiedere che tutte le nuove auto siano veicoli a energia pulita, quindi elettriche.

singapore città green
Central Business District di Singapore

A lungo termine, invece, il piano prevede il finanziamento di programmi di formazione per futuri lavori nell’edilizia sostenibile e nella tecnologia solare. Il tutto entro il 2030.

L’aeroporto anti-Covid e a impatto quasi zero

Ma il 2030 sarà anche l’anno in cui entrerà in funzione il nuovo terminal 5 dell’aeroporto di Singapore che è stato pensato per rispondere al meglio alle esigenze della crisi climatica e a quelle di una possibile nuova epidemia.

Una struttura che sarà completamente innovativa a livello ecologico, a tal punto che la certificazione Green Mark Platinum Super Low Energy Building assicura che il terminal sarà quasi a impatto zero.

Infatti, l’energia necessaria per il suo funzionamento sarà prodotta quasi per intero da un enorme sistema di pannelli fotovoltaici. In più, il lavoro combinato di intelligenza artificiale, teleriscaldamento e stoccaggio di energia termica garantirà un abbattimento quasi totale degli sprechi. E poi c’è la novità più grande in assoluto: il terminal sarà predisposto per accogliere aeromobili e veicoli terrestri che funzionano con carburanti alternativi.

aeroporto singapore green

Fonte: iStock – Ph: gollykim

Il vortice della pioggia all’aeroporto di Singapore

Ma non è finita qui. Come tutti sappiamo, la crisi sanitaria mondiale dovuta alla diffusione del Covid-19 ha fatto comprendere che c’è una grande necessità di rivedere gli spazi e i luoghi adibiti al traporto pubblico. Per questo, il nuovo terminal dell’aeroporto di Singapore è stato pensato per essere più efficiente in caso di nuove epidemie e pandemie.

Tutto ciò sarà possibile grazie a sistemi di ventilazione all’avanguardia, costruzione di sotto-terminal più piccoli da aprire e chiudere secondo le esigenze, e che possano essere riconvertibili in aree per la quarantena o a disposizione dei servizi sanitari.

Ritorna la Grand Prix Season Singapore

A prescindere dai virtuosi obiettivi in ambito ecologico, la verità è che questi sono giorni di fermento per Singapore. Dopo una pausa di due anni, il Grand Prix Season Singapore torna dal 23 settembre al 2 ottobre con una serie di attività innovative collaterali pensate per tutte le età e per ogni tipo di interesse. Eventi che andranno a completare l’esperienza del Gran Premio di Singapore di Formula 1, invitando i visitatori a esplorare e godere di ciò che Singapore ha da offrire.

Le feste di quartiere torneranno in quattro angoli della città per tutto il periodo del Grand Premio: ogni distretto ospiterà diverse attività ed eventi a tema F1. L’isola di Sentos, per esempio, ospiterà alcune esperienze esclusive rivolte alle famiglie e agli amanti delle “beach vibes”. Da queste parti i visitatori potranno immergersi in spettacoli musicali al Central Beach Bazaar, o provare i simulatori di corsa per una Ultimate Red Bull Racing Experience, per poi di rilassarsi con proiezioni di film ispirati al Gran Premio.

Presso Orchard Road, invece, i viaggiatori potranno fare acquisti in un mercatino delle pulci a tema automobilistico, ma anche partecipare a sfide a tema all’Heineken Silver Smooooth Pit Stop. Esibizioni di percussionisti e flash mob animeranno l’area commerciale della città, insieme a spettacoli visivi.

In occasione della F1, il coloratissimo Clarke Quay darà vita a una vivace vita notturna caratterizzata da feste tematiche, come la Retro Rocks e la Girls’ Night Out, durante le quali si esibiranno famosi DJ locali. Per aumentare l’entusiasmo ci saranno delle sfilate di moda ispirate alle corse e anche un carnevale a tema.

Clarke Quay singapore

Fonte: iStock

Clarke Quay, Singapore

Nel quartiere di Kampong Gelam, infine, ci si potrà immergere in un’atmosfera più culturale: le vie saranno animate di esibizioni teatrali di artisti locali, mentre all’inaugurazione del Food Yard si potrà respirare un’aria carnevalesca. Gli amanti dell’adrenalina, invece, potranno assistere alle sfide di street dance All-Style e alle competizioni di freestyle sulle BMX, ma anche provare le emozioni del Gran Premio grazie ad un camion itinerante di F1.

Le possibilità, ovviamente, non si esauriscono di certo qui. Si potrà partecipare, infatti, anche al primo raduno al mondo di supercar McLaren, ma anche ammirare una replica a grandezza naturale dell’elegante auto da corsa Technic McLaren Formula 1TM Race Car, costruita con circa 288.000 mattoncini LEGO® e in quasi 1.900 ore di lavoro. La cosa più particolare? Che proprio come nella realtà i visitatori potranno sedersi al suo interno.

Prima del Gran Premio, inoltre, il team britannico di Formula 1 Williams Racing sarà al Suntec City per offrire un’esperienza immersiva ed emozionante a tutti i fan, che potranno incontrare dal vivo i piloti Alexander Albon e Nicholas Latifi. Poi l’HyperDrive Cities 2022, un evento ibrido inaugurale dove sarà possibile vivere esperienze, sia online che offline, come le corse simulate e il karting elettrico.

Infine, l’iconico programma GPSS di 1-Altitude “The Circuit” si svolgerà presso l’altissimo 1-Arden, che sarà trasformato in un vero e proprio circuito automobilistico con pit stop e anche un photobooth sul podio.

Insomma, Singapore –  in questi giorni ed entro il 2030 – mostrerà a tutti il suo nuovo e meraviglioso volto.

Grand Prix Season Singapore

Fonte: Ufficio Stampa

Grand Prix Season Singapore