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Spettacolo e turismo culturale in Italia, è la Lombardia a guidare la classifica

Il turismo non è fatto solo di musei e monumenti, a fare la differenza ci pensa il calendario di spettacoli ed eventi culturali che ogni località organizza. Dai concerti al teatro, passando per cinema e festival: il rapporto SIAE 2024 ci permette di approfondire come le regioni italiane si stanno muovendo e stanno sfruttando queste occasioni per fare promozione territoriale, persino in piccoli borghi e territori.

Spettacolo e turismo culturale in Italia: i dati

Il rapporto SIAE 2024 parla con dati chiari: 3,37 milioni gli eventi e gli spettacoli che in 12 mesi hanno accompagnato la nazione. La buona notizia? Non ci si concentra solo sulle grandi città, sono i borghi i protagonisti.

253,5 milioni sono gli spettatori che hanno partecipato generando oltre 4 miliardi di euro di spesa. Una leggera flessione è evidente nella spesa media per spettatore che scende a 15,83 euro ma il segnale positivo è da notare nell’effettiva ripartenza. Se da una parte i grandi eventi sembrano soffrire un po’ di crisi, aumentano i più piccoli e locali. Potremmo dire che la fruizione culturale si è spostata da eventi di massa ad esperienze di prossimità.

Il motore? I concerti pop rock che hanno dato modo di raggiungere l’83% del pubblico appassionato di musica. Menzione d’onore per il jazz che registra un +18,6% di spettatori rispetto agli anni precedenti.

La vera sorpresa arriva però dal teatro. Un passatempo quasi dimenticato che ha riconquistato il pubblico con un +7,2% e oltre 28 milioni di spettatori che si sono lasciati incantare da palcoscenici grandi e piccoli. Un chiaro segnale che la voglia di storie, emozioni e riflessioni è più viva che mai.

Dopo anni difficili, anche il cinema torna a brillare. Merito dei film d’animazione? Certamente. Ma anche di iniziative come Cinema Revolution, che hanno saputo riaccendere l’entusiasmo, soprattutto tra i giovani. E con la destagionalizzazione degli eventi, oggi trovi esperienze culturali interessanti anche a dicembre o febbraio, non solo in estate.

La classifica delle regioni con più turismo culturale

La regina del 2024 è la Lombardia: con 620.000 eventi, 53,6 milioni di spettatori e oltre un miliardo di euro di spesa si conferma leader indiscussa dello spettacolo in Italia. Milano, certo, fa la parte del leone, ma sono tanti anche i piccoli centri che hanno scommesso sulla cultura come motore di crescita e attrattività.

Subito dopo trovi Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna, che insieme rappresentano quasi il 60% della spesa complessiva nazionale. Un’Italia che viaggia, scopre e si emoziona, anche grazie allo spettacolo dal vivo.

Ci sono segnali di forte crescita anche da territori spesso fuori dai radar. L’Abruzzo, ad esempio, ha fatto segnare un +10,4% di eventi e un +7,8% di spettatori. Il Molise è cresciuto del 10,1% in termini di pubblico. E il Friuli-Venezia Giulia ha visto aumentare gli spettacoli del 9,5%. C’è fermento ovunque, insomma.

Il Nord-Est, in particolare, si conferma un’area dinamica e in crescita, con un +9% di eventi e un +4,5% di pubblico. Il Centro Italia, invece, cresce nella quantità (+7,9%) ma un po’ meno nella partecipazione (+1,3%). La sfida? Coinvolgere di più, non solo offrire.

Insomma, un’Italia pronta a ripartire e a fornire alternative al turismo di massa promuovendo eventi su territori più piccoli ma degni di grandi attenzioni.

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Cascata della Froda, un angolo segreto tra le montagne della Lombardia

Quando si desidera un luogo dove la natura si mostra nel suo aspetto più autentico e poco battuto, una delle scelte migliori è raggiungere la Cascata della Froda in Lombardia. Nascosta tra i boschi della provincia di Varese, questo flusso d’acqua non ha l’eco delle mete più famose, ma proprio per questo regala un’esperienza intima ed emozionate. L’acqua che scende tra le rocce crea un piccolo angolo di selvaggio, ideale per chi ama camminare immerso nel verde, lontano dal caos, e vuole sentirsi davvero parte del paesaggio.

Dove si trova la Cascata della Froda

La Cascata della Froda si trova in Lombardia, precisamente a Castelveccana nella provincia di Varese, un territorio ricco di boschi e colline che regalano panorami sorprendenti.

Prende vita in una zona poco conosciuta, vicino a piccoli borghi dove la natura resta protagonista e il ritmo della vita è tranquillo. Raggiungerla è un’occasione eccezionale per scoprire un angolo della regione ancora tutto da esplorare, momentaneamente non invaso da un eccesso di turismo e vicino a sentieri ideali per passeggiate e trekking.

Cosa fare e vedere alla Cascata della Froda

Formata dall’acqua che scende impetuosa (in estate resta comunque suggestiva, ma con un flusso più modesto) da rocce calcaree, la Cascata della Froda rappresenta una vera sorpresa per chi brama un’esperienza di viaggio fuori dai circuiti più turistici e affollati. Tale piccola meraviglia si è formata nel tempo, modellata dall’acqua che ha scavato la roccia calcarea per migliaia di anni. Anche se il salto non è dei più imponenti, il risultato è uno spettacolo affascinante persino d’estate (pur non essendo in piena), in quanto il rumore dell’acqua e l’aria fresca si rivelano un vero sollievo dal caldo.

Arrivare da queste parti permette di ritrovarsi in un ambiente incontaminato, dove il silenzio è interrotto solo dal rumore dell’acqua che scroscia tra le pietre e il fruscio delle foglie mosse dal vento. Per raggiungerla è necessario intraprendere un percorso che si snoda attraverso sentieri ben segnalati ma non banali, con tratti a volte ripidi o scivolosi per cui sono necessarie scarpe da trekking e prudenza.

La fatica si dimentica in fretta quando lungo il sentiero ci si ritrova davanti a scorci spettacolari, che cambiano a ogni curva. Il momento più suggestivo è probabilmente quello del tramonto, quando la luce si fa calda, scivola sull’acqua e trasforma la cascata in un angolo particolarmente magico. Mentre il periodo migliore per andarci è la primavera, quando lo sciogliersi delle nevi e le piogge la fanno scorrere potente.

Ai suoi piedi si formano piccole pozze in cui è possibile rinfrescarsi i piedi o immergersi brevemente, anche se bisogna stare attenti alla temperatura dell’acqua, sempre molto fredda, e alla corrente che in certe fasi può risultare più forte di quanto si pensi. Nei dintorni, oltre al contatto diretto con la natura, ci sono reperti storici e naturalistici ben documentati come incisioni rupestri su un masso erratico, risalenti al Bronzo (X sec. a.C.) e rovine di mulini e vasche da trote.

È importante sottolineare che la zona è completamente libera e gratuita, quindi niente biglietti o code. Ma proprio perché è un luogo ancora genuino, quando lo si visita serve un po’ di buon senso: niente rifiuti, niente rumori inutili e massima attenzione alla natura e agli animali. Non ci sono bar o punti ristoro nei dintorni, quindi meglio partire attrezzati con acqua e qualcosa da mangiare.

Come si arriva alle Cascate della Froda?

Arrivare alla Cascata della Froda è più semplice di quanto si possa pensare, anche se non è ancora una meta super turistica e questo la rende ancora più affascinante per chi cerca qualcosa di autentico. Partendo da Varese, si raggiunge Castelveccana, in particolare le frazioni di Nasca o Sarigo, da cui iniziano i sentieri verso la cascata.

Il percorso è abbastanza semplice, adatto anche a chi non è un escursionista esperto, ma è sempre necessario indossare scarpe comode perché il tragitto attraversa boschi ombrosi e a tratti rocciosi, donando scorci di natura intatta. Ci sono guadi, tratti scivolosi e passaggi su roccia, per questo motivo non è da sottovalutare.

Lungo la strada si possono incontrare piccoli ruscelli e una vegetazione rigogliosa, il top per una pausa fotografica o per ascoltare il suono rilassante dell’acqua. Per chi prende l’auto, il parcheggio è limitato, perciò suggeriamo di arrivare presto nei weekend o scegliere giorni infrasettimanali in modo da riuscire a godersi il posto con più tranquillità.

Non ci sono costi d’ingresso, il che rende la visita ancora più accessibile. Insomma, la Cascata della Froda è un piccolo angolo nascosto della provincia di Varese che vale decisamente la pena scoprire senza troppi fronzoli, immersi nel verde e nel suono della natura.

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Cammino di Santa Giulia: itinerario e luoghi imperdibili

Il Cammino di Santa Giulia è un itinerario a cavallo tra spiritualità, storia e natura, che attraversa tre regioni italiane – Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia – toccando chiese, pievi e luoghi sacri legati alla devozione verso Santa Giulia. In alcune tappe, si custodiscono persino le reliquie della Santa, rendendo il percorso ancora più suggestivo.

Ma questo cammino non è riservato soltanto ai pellegrini: è una proposta affascinante anche per chi desidera rallentare, camminare in silenzio tra paesaggi autentici e ritrovare un contatto più profondo con la bellezza del territorio italiano.

La storia del Cammino di Santa Giulia

La nascita del Cammino di Santa Giulia affonda le radici nel lontano 762 d.C., quando i sovrani longobardi Desiderio e Ansa decisero di traslare le spoglie della Santa da Livorno a Brescia. Un gesto simbolico, che trasformò quell’antico tragitto in un percorso devozionale e culturale, ancora oggi capace di legare territori lontani tra loro. Il cammino ricalca proprio questa storica migrazione delle reliquie, seguendo le orme di un pellegrinaggio medievale che attraversa città, valli e monti.

Oltre alla dimensione storica, il percorso è scandito da numerose chiese e pievi dedicate alla Santa, molte delle quali rappresentano autentici gioielli architettonici. A Livorno, dove la venerazione per Giulia è ancora sentita, l’Associazione Il Cammino di S. Giulia – riconosciuta dall’Arciconfraternita del SS. Sacramento e di S. Giulia – mantiene viva la memoria della patrona anche attraverso un piccolo museo. Questo cammino è quindi anche un viaggio nel tempo, che intreccia spiritualità, arte e cultura, offrendo una visione profonda del Medioevo italiano.

Le tappe del cammino

Il Cammino di Santa Giulia si sviluppa lungo circa 470 km, distribuiti su 25 tappe che attraversano tre regioni italiane: Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia. È un itinerario che unisce paesaggi naturali e testimonianze storiche, alternando tratti montani e collinari a percorsi più pianeggianti. Di seguito, l’elenco delle tappe principali con indicazioni tecniche e qualche nota utile per chi si mette in cammino:

  • Tappa 1 – da Livorno a Parrana San Martino (23 km, 711 D+, 6h): il cammino prende avvio dalla costa toscana, attraversando dolci colline panoramiche che offrono vedute suggestive sul mare e sull’entroterra.
  • Tappa 2 – da Parrana San Martino a Siberia (23 km, 517 D+, 6h): si attraversa la campagna pisana tra borghi e sentieri collinari, in un paesaggio rurale tranquillo e ben conservato.
  • Tappa 3 – da Siberia Crespina a Caprona (24 km, 119 D+, 5h): tappa prevalentemente campestre, tocca la Pieve di Santa Giulia a Caprona, uno dei luoghi simbolo del cammino.
  • Tappa 4 – da Caprona e Calci a Vicopisano (16 km, 663 D+, 5h): un tratto impegnativo che sale sui Monti Pisani, con splendidi scorci sulla Rocca della Verruca e sulle valli sottostanti.
  • Tappa 5 – variante da Caprona a Vicopisano (11 km, 140 D+, 3h): percorso più semplice e pianeggiante, ideale per chi cerca una deviazione meno faticosa ma comunque panoramica.
  • Tappa 6 – da Vicopisano a Buti (9 km, 357 D+, 3h): breve ma intensa, la tappa sale dalla piana fino al borgo di Buti, attraversando boschi e pendii che richiedono un po’ di allenamento.
  • Tappa 7 – da Buti a Lucca (24,5 km, 823 D+, 7h): una lunga attraversata dei Monti Pisani, con ampie vedute panoramiche e arrivo nella storica città di Lucca, ricca di arte e architettura.
  • Tappa 8 – da Lucca all’Altopiano delle Pizzorne (21 km, 1065 D+, 6h): una delle tappe più impegnative, in salita costante verso l’altopiano, con ambienti montani e boschi fitti.
  • Tappa 9 – dall’Altopiano delle Pizzorne a Bagni Caldi di Lucca (15 km, 480 D+, 5h): discesa panoramica lungo la valle del fiume Lima, con arrivo nella località termale di Bagni Caldi.
  • Tappa 10 – variante dall’Altopiano delle Pizzorne a Corsagna (11 km, 358 D+, 4h): alternativa di collegamento collinare verso Corsagna, adatta a chi preferisce un percorso più tranquillo.
  • Tappa 11 – variante da Fornoli a Pieve Monti di Villa (4 km, 474 D+, 2h): breve ma ripida, collega il fondo valle al cammino principale, utile per chi arriva da percorsi alternativi o da Fornoli.
  • Tappa 12 – da Bagni Caldi a Rifugio La Caserma Casentini (16 km, 1591 D+, 7h): tappa lunga e selvaggia, immersa nella natura montana, con forti dislivelli e panorami spettacolari sull’Appennino.
  • Tappa 13 – variante da Ponte a Gaio al Rifugio Santi (15 km, 1414 D+, 6h): itinerario carrozzabile adatto anche a cavalli e mountain bike, ideale per chi cerca un’alternativa più ampia al sentiero di crinale.
  • Tappa 14 – dal Rifugio La Caserma Casentini a San Pellegrino in Alpe (20 km, 1375 D+, 7h): un classico percorso di crinale appenninico, molto scenografico, tra alture boscose e valli profonde.
  • Tappa 15 – variante dal Rifugio Santi a San Pellegrino in Alpe (14 km, 870 D+, 5h): percorso di mezza costa, adatto a escursionisti e cavalieri, offre un tragitto più protetto rispetto al crinale.
  • Tappa 16 – da San Pellegrino in Alpe a Barga (22,5 km, 620 D+, 6h): discesa progressiva dal crinale verso la valle del Serchio, tra ampi panorami, castagneti e borghi storici della Garfagnana.
  • Tappa 17 – variante da San Pellegrino in Alpe a Castelnuovo di Garfagnana (19 km, 828 D+, 6h): itinerario collinare in discesa attraverso boschi e paesi della media valle del Serchio, verso il cuore della Garfagnana.
  • Tappa 18 – da Barga a Castelnuovo di Garfagnana (15 km, 606 D+, 5h): percorso tra vallate verdeggianti e piccoli centri fortificati, con vista sulle Apuane e atmosfere rurali autentiche.
  • Tappa 19 – da Castelnuovo di Garfagnana a S. Viviano (15,5 km, 1131 D+, 6h): tappa montana impegnativa che risale verso l’eremo di S. Viviano, luogo di silenzio e spiritualità immerso nei boschi.
  • Tappa 20 – da S. Viviano a San Viano (21,5 km, 1126 D+, 7h): lungo crinale che segna il passaggio in Lunigiana, tra pascoli, faggete e panorami aperti sulla valle del Lucido.
  • Tappa 21 – da San Viano a Ugliancaldo (10 km, 616 D+, 4h): breve tratto in quota tra boschi e pascoli, ideale per godere del silenzio dell’Appennino e di una natura poco antropizzata.
  • Tappa 22 – da Ugliancaldo a Equi Terme (10,5 km, 487 D+, 4h): discesa panoramica verso la valle del Lucido, con arrivo alle celebri grotte e terme di Equi, perfette per un momento rigenerante.
  • Tappa 23 – da Equi Terme a Pieve di San Lorenzo (12 km, 472 D+, 4h): percorso tra borghi medievali e castelli della Lunigiana, in un fondovalle verde e ricco di testimonianze storiche.
  • Tappa 24 – da Pieve di San Lorenzo a Berceto (18,5 km, 1366 D+, 7h): tappa impegnativa che risale verso il crinale appenninico, segnando l’ingresso in Emilia tra faggete e sentieri antichi.
  • Tappa 25 – da Berceto a Cassio (16 km, 629 D+, 5h): ultimo tratto montano del cammino, tra le dolci colline parmensi e boschi secolari, verso i confini della pianura padana.

I luoghi da non perdere

Il Cammino di Santa Giulia è molto più di un itinerario escursionistico: è un viaggio nel cuore dell’Italia più autentica, punteggiato da città d’arte, borghi silenziosi e aree naturali di straordinaria bellezza. Tra i luoghi imperdibili spicca Lucca, con le sue mura rinascimentali perfettamente conservate, il Duomo di San Martino e le viuzze medievali che offrono un tuffo nella storia. Un altro gioiello è Castelnuovo di Garfagnana, centro vitale dell’omonima valle, circondato da fortificazioni e custode di tradizioni secolari.

In Toscana, il cammino attraversa anche località più piccole ma dense di fascino, come Buti, con il suo teatro ottocentesco incastonato tra le colline, e Vicopisano, dominato dalla Rocca del Brunelleschi. Salendo verso l’Appennino, si scoprono luoghi carichi di spiritualità come San Pellegrino in Alpe, antico ospizio di pellegrini posto sul crinale tra Toscana ed Emilia, e l’Eremo di San Viviano, immerso nei boschi della Garfagnana.

Sulla via emiliana, meritano una sosta Berceto, borgo di pietra con la sua Cattedrale romanica, e Rubiera, con il ponte medievale e la Pieve di San Faustino. Il cammino si chiude in bellezza a Brescia, dove il Museo di Santa Giulia – allestito nell’antico monastero omonimo – custodisce secoli di arte, archeologia e devozione, offrendo un epilogo degno di un viaggio tanto ricco e articolato.

Indicazioni e consigli per il viaggio

Il Cammino di Santa Giulia, con i suoi 470 km e 25 tappe, attraversa zone molto eterogenee: dalle colline toscane alle montagne dell’Appennino, fino alla pianura padana. Per questo è fondamentale partire ben preparati. Il periodo migliore per mettersi in cammino è la primavera (aprile-giugno) o l’inizio dell’autunno (settembre-ottobre): in estate molte tappe collinari e di pianura possono diventare troppo calde, mentre in inverno i tratti montani sono spesso innevati o fangosi.

Il percorso è lineare e si sviluppa da Livorno a Brescia; non sempre è segnalato in modo uniforme. In alcune aree si trovano i classici segni bianco-rossi del CAI, in altre i cartelli specifici con il logo rosso-blu del cammino, ma ci sono tratti in cui l’orientamento può risultare incerto: si consiglia di scaricare le tracce GPS ufficiali e portare con sé anche una mappa cartacea di emergenza.

Lungo il tragitto si trovano punti acqua in quasi ogni paese – fontanelle pubbliche o piccoli alimentari – ma in alcune tappe di montagna è essenziale partire con una buona scorta idrica. Anche l’alloggio può variare: si va da ospitalità parrocchiali ed ecclesiastiche, soprattutto nei borghi più piccoli, a B&B, agriturismi e ostelli nelle città più grandi. È consigliato prenotare con anticipo, specie nei periodi di alta affluenza.

Infine, è bene avere con sé un equipaggiamento modulabile: scarpe da trekking con buona aderenza, abbigliamento a strati, giacca impermeabile, coprizaino e un piccolo kit di primo soccorso. Nelle zone di pianura in estate, non dimenticare un repellente per zanzare. Il cammino non è adatto a chi cerca percorsi brevi o poco impegnativi: richiede resistenza, spirito di adattamento e voglia di scoperta.

Cosa mangiare lungo il cammino

Camminare per chilometri ogni giorno apre l’appetito, e il Cammino di Santa Giulia sa come deliziare i viandanti con sapori autentici e piatti della tradizione. In Toscana, si parte con la cucina livornese e il profumo intenso del cacciucco, per poi passare ai prodotti delle colline pisane, come l’olio extravergine, il pane sciapo e i formaggi pecorini. Nella Garfagnana, il cammino attraversa terre di castagne, farina dolce e piatti rustici: da provare i necci, farciti con ricotta, e i salumi artigianali come il biroldo.

Sconfinando in Emilia, ci si imbatte in una cucina opulenta e festosa. A Modena, il protagonista è il tortellino, ma non mancano il celebre aceto balsamico tradizionale, lo gnocco fritto e i salumi DOP. Più avanti, nelle terre della bassa reggiana e mantovana, è un tripudio di piatti poveri ma saporiti: tortelli di zucca, capunsei e mostarde di frutta.

Arrivando in Lombardia, il cammino si conclude in bellezza con i sapori bresciani: i casoncelli alla bresciana, la polenta taragna e un calice di Franciacorta sono il modo migliore per celebrare l’arrivo. Mangiare lungo il Cammino di Santa Giulia non è solo nutrirsi, ma anche immergersi nei ritmi delle stagioni, nei prodotti del territorio e nella convivialità delle tradizioni locali.

Credenziale, permessi e assicurazione

Per affrontare il Cammino di Santa Giulia in modo ufficiale e godere di tutti i vantaggi riservati ai pellegrini, è consigliato richiedere la credenziale del cammino, un documento personale che accompagna il viandante lungo tutte le tappe. La si può ritirare a Livorno, presso la sede dell’Associazione Il Cammino di S. Giulia, punto di riferimento per l’organizzazione e la promozione dell’itinerario. Con la credenziale viene rilasciata anche la tessera associativa, che consente l’accesso agevolato alle strutture convenzionate, come ostelli, foresterie, case parrocchiali e B&B.

L’iscrizione all’associazione non è obbligatoria per camminare, ma offre una copertura assicurativa completa, valida per tutto l’anno solare e su tutto il tracciato. Si tratta di una tutela preziosa in caso di infortuni o imprevisti lungo il percorso, soprattutto nei tratti montani o più isolati.

Durante il cammino, la credenziale può essere timbrata nelle chiese, negli alloggi e nei punti di accoglienza: oltre a rappresentare un ricordo simbolico del viaggio, serve anche come testimonianza dell’esperienza vissuta e può essere richiesta per ottenere l’attestato finale all’arrivo a Brescia.

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Lombardia tra le mete preferite in Europa. Intervista a Barbara Mazzali

La Lombardia è tra le mete preferite d’Europa. Prima Regione d’Italia per lo shopping tourism, è Milano, sì, ma non solo. Lago di Como, ma non solo. Ci sono, infatti, tantissimi itinerari fuori rotta da percorrere, borghi poco noti da esplorare e anche diversi laghi minori che meritano un viaggio. Ne abbiamo parlato con Barbara Mazzali, Assessore al Turismo, Marketing territoriale e Moda della Regione Lombardia

Quale strategia sta applicando Regione Lombardia per la promozione turistica e in quali aree si sta concentrando?

Autenticità, stagionalità e bellezza diffusa. Se dovessi sintetizzare in tre parole la nostra nuova visione del turismo in Lombardia, sceglierei proprio queste. Stiamo cambiando prospettiva: oggi vogliamo raccontare una Lombardia che va oltre i soliti itinerari, una terra sorprendente fatta di cammini, ciclovie, sport d’acqua, piccoli borghi e campeggi glamour. Vogliamo parlare a chi cerca esperienze, benessere, qualità della vita. Il nostro lavoro punta molto sulla destagionalizzazione: portare turisti durante tutto l’anno, distribuendo i flussi e valorizzando anche le aree interne, quelle spesso fuori dai radar ma ricchissime di fascino.

È in quest’ottica che abbiamo lanciato il bando ‘Lombardia Style’ – Progetti di promozione unitaria per l’attrattività territoriale: 2,3 milioni di euro per sostenere alleanze tra Comuni e creare calendari condivisi di eventi. Una Lombardia che si racconta in modo corale, che punta a generare nuovi flussi e sostenere le economie locali. E lo fa anche pensando al turista esigente, con proposte d’eccellenza come il glamping e le mobile homes: il lusso che abbraccia la natura.

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Fonte: @Varese Turismo

Escursionisti in visita al borgo dipinto di Arcumeggia in provincia di Varese

Cosa si intende esattamente per ‘Lombardia Style’?

È il nostro marchio di fabbrica, il segno distintivo che abbiamo scelto per presentare al mondo il meglio della Lombardia. ‘Lombardia Style’ è molto più di un logo: è un concetto, una visione. Nasce dall’equilibrio tutto lombardo tra creatività e rigore, tra bellezza e capacità produttiva. È lo stile che accomuna i nostri designer, i nostri chef, le aziende manifatturiere, le botteghe e gli atelier. Con ‘Lombardia Style’ vogliamo dare un’identità forte e coerente a tutto ciò che rende unica questa Regione: cultura, moda, design, paesaggi, enogastronomia. È il nostro modo di raccontare che qui si vive bene, si crea, si innova, si sogna. Non siamo solo una destinazione da visitare: siamo un’esperienza da vivere tutto l’anno.

Il cineturismo è un fenomeno in crescita. Come lo sta sostenendo la Regione?

Il cinema è una chiave meravigliosa per raccontare i territori. E la Lombardia, con la sua varietà straordinaria di scenari – laghi, città d’arte, montagne, borghi – è sempre più protagonista sullo schermo. Da Visconti a Hitchcock, da George Lucas a Pollack: qui sono state girate più di mille pellicole. Basti pensare a Ocean’s Twelve sul Lago di Como, Quantum of Solace sul Garda o Cento Chiodi sul Po. Senza dimenticare i videoclip musicali e le produzioni moda, come la recente scelta di Chanel che ha lanciato la sua collezione di alta gioielleria ispirata al profumo N°5 proprio sul Lago di Garda. Stiamo sostenendo produzioni, come quella tra la società Univela di Tremosine e Circus, che porteranno nuove opere creative ambientate nei nostri paesaggi. È una vera ‘carriera cinematografica’ per la Lombardia, che oggi non è solo sfondo, ma protagonista glamour e affascinante, capace di far sognare.

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Fonte: Ufficio stampa

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Turismo locale vs visitatori internazionali: come state lavorando su questi due fronti?

Il 2024 è stato un anno straordinario: oltre 53 milioni di pernottamenti, di cui il 67% da stranieri. Una crescita del 10% che ci conferma tra le mete preferite in Europa. Noi lavoriamo con attenzione su entrambi i fronti, costruendo un turismo sostenibile, intelligente, di qualità. Un turismo che arricchisce, davvero, le comunità locali. Il dato più interessante? Un aumento del 44% nelle transazioni tax free, grazie all’abbassamento della soglia d’acquisto per i turisti extraeuropei introdotta dal governo Meloni. Risultato: la Lombardia è oggi la prima Regione italiana per lo shopping tourism. E questo è solo uno dei segnali di quanto il turismo stia diventando una leva economica strategica per tutto il territorio.

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Fonte: 123RF

Le vetrine di lusso della Galleria Vittorio Emanuele a Milano

Come si sta preparando la Lombardia alle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026?

Le Olimpiadi non saranno solo un grande evento sportivo: saranno un vero e proprio cambio di passo per il nostro territorio. L’impatto previsto parla chiaro: +15% a +60% di flussi turistici dopo i Giochi. Ci stiamo preparando con investimenti strutturali importanti – oltre 434 milioni di euro tra strade, ferrovie e impianti sportivi – ma anche con progetti che parlano al cuore, come ‘Cuori Olimpici’.

È un viaggio simbolico e fisico attraverso le 12 province lombarde, con eventi e installazioni che coinvolgono le comunità e raccontano l’identità profonda della nostra terra. Saranno 3.500 atleti da 93 Paesi, 1,3 miliardi di spettatori. Milano sarà la porta d’ingresso, la Valtellina il cuore pulsante delle competizioni. Ma tutta la Lombardia sarà protagonista, mostrando il suo volto più autentico e innovativo, fatto di moda, design, natura e accoglienza.

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Fonte: Ufficio stampa

La Valtellina è pronta per le Olimpiadi (Valfurva, Colle delle Pale Rosse)

Ci sono novità turistiche in vista per i prossimi mesi?

Assolutamente sì! Stiamo lavorando a tantissimi eventi che anticipano le Olimpiadi, nell’ambito di ‘Cuori Olimpici’. Poi c’è un altro progetto affascinante e carico di spiritualità: gli itinerari delle 69 chiese giubilari lombarde. A fine settembre ospiteremo a Bellano il Festival nazionale dei Borghi più belli d’Italia, un’occasione straordinaria per mettere sotto i riflettori le nostre perle nascoste. Tutto l’anno i nostri territori offrono la vivacità di sagre, festival dedicati a musica, enogastronomia, artigianato, mostre e iniziative culturali: ciascuno è un viaggio nel cuore pulsante delle nostre tradizioni, tra storie di famiglia, mani sapienti e prodotti che parlano di territori. Eventi che uniscono cultura, turismo e identità. In una parola? Emozione.

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Fonte: Ufficio stampa

Barbara Mazzali, Assessore al Turismo, Marketing territoriale e Moda di Regione Lombardia
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Il Cammino di San Colombano: un viaggio nel cuore della Lombardia

l Cammino di San Colombano in Lombardia è un itinerario spirituale, storico e naturalistico che si sviluppa per oltre 300 chilometri nel cuore della regione, seguendo le tracce del monaco irlandese che nel VII secolo attraversò l’Europa per diffondere la fede cristiana. Il percorso unisce Villa di Serio, in provincia di Bergamo, a Bobbio, in Emilia-Romagna, dove il santo fondò la celebre abbazia che porta il suo nome. È un viaggio attraverso campi coltivati, sentieri fluviali, borghi antichi e aree rurali che conservano intatta la memoria del passato.

Nato dall’iniziativa di associazioni locali, questo cammino è pensato per essere accessibile a tutti, grazie a tappe ben distribuite, segnaletica curata e un tracciato che predilige strade bianche, ciclabili e sentieri secondari. Il suo valore risiede nella capacità di far riscoprire una Lombardia più lenta e profonda, fatta non solo di città e industria, ma anche di spiritualità, accoglienza e silenzi. Lungo il cammino si incontrano piccoli oratori, antiche pievi, cascinali, corsi d’acqua e vigneti, oltre a luoghi direttamente legati al culto di San Colombano, come l’omonima località di San Colombano al Lambro.

La storia del cammino e la figura del santo

Il Cammino di San Colombano affonda le sue radici nella vita straordinaria di Colombano di Luxeuil, monaco irlandese nato intorno al 543 d.C. nella regione del Leinster. Formatosi nell’ambiente austero e spiritualmente fervente del monastero di Bangor, partì intorno al 590 con un gruppo di compagni per evangelizzare il continente europeo, in un’epoca in cui l’Occidente era frammentato da invasioni, conflitti e sincretismi religiosi. Il suo viaggio lo portò attraverso la Gran Bretagna, la Gallia, dove fondò i monasteri di Annegray, Luxeuil e Fontaines, e successivamente nella Svizzera, presso San Gallo, e infine in Italia, dove fu accolto dai Longobardi.

Nel 614 fondò l’Abbazia di Bobbio, oggi in provincia di Piacenza, che divenne un grande centro culturale e spirituale del Medioevo, custode di testi classici e religiosi, e fulcro della vita monastica nell’Italia settentrionale. Colombano promosse una regola monastica propria, austera e rigorosa, anticipando in parte quella benedettina, e lasciò importanti scritti teologici e poetici. Morì a Bobbio nel 615, e la sua tomba, custodita nella cripta dell’abbazia, è tutt’oggi meta di pellegrinaggio.

Il Cammino di San Colombano in Lombardia nasce proprio per rievocare i luoghi e i valori legati a questo straordinario viaggiatore della fede. Sebbene il suo cammino originale attraversasse l’intera Europa, da Bangor a Bobbio, l’itinerario lombardo si sviluppa interamente sul suolo italiano, raccogliendo i legami culturali, toponomastici e religiosi lasciati dal suo passaggio o dalla sua influenza spirituale.

Le tappe del cammino di San Colombano

Il Cammino di San Colombano in Lombardia si sviluppa in 18 tappe per una lunghezza complessiva di circa 315 km, attraversando paesaggi alpini, lacustri, collinari e di pianura. Ogni tappa presenta caratteristiche diverse, offrendo un mix equilibrato tra natura, spiritualità e storia locale. Di seguito l’elenco dettagliato, con distanza, dislivello e tempo di percorrenza medio.

  • Tappa 1, Villa di Chiavenna – Chiavenna (10,2 km, 150 D+, 120 D-, 3h): una tappa di apertura semplice e suggestiva, che segue il corso del fiume Mera tra montagne e piccoli borghi alpini, con arrivo nella storica cittadina di Chiavenna.
  • Tappa 2, Chiavenna – Verceia (25 km, 200 D+, 300 D-, 6h 30’): si attraversa la Valchiavenna tra boschi, radure e corsi d’acqua, con scorci sul Lago di Mezzola e sul Pian di Spagna, zona di interesse naturalistico.
  • Tappa 3, Verceia – Colico (12,4 km, 100 D+, 150 D-, 3h 30’): cammino tranquillo attraverso l’oasi fluviale tra Mezzola e Como, con ampi panorami sulla riserva del Pian di Spagna e conclusione sul lago a Colico.
  • Tappa 4, Colico – Dervio (12,8 km, 200 D+, 180 D-, 4h): un percorso panoramico lungo la sponda orientale del Lago di Como, tra villaggi e piccoli porti, su sentieri e mulattiere con vista aperta sullo specchio d’acqua.
  • Tappa 5, Dervio – Lierna (18,7 km, 400 D+, 350 D-, 5h 30’): si segue il Sentiero del Viandante tra saliscendi, boschi e antichi nuclei rurali, in un tratto tra i più belli per paesaggio e atmosfera.
  • Tappa 6, Lierna – Lecco (17,6 km, 300 D+, 320 D-, 5h): cammino ricco di scorci lacustri, con passaggio per Abbadia Lariana e tratti ombreggiati che portano fino al lungolago di Lecco.
  • Tappa 7, Lecco – Calco – Arlate (19,7 km, 250 D+, 230 D-, 5h 30’): si lascia l’ambiente urbano per immergersi nelle colline della Brianza, tra campi coltivati, cascine e piccoli santuari.
  • Tappa 8, Calco – Arlate – Vaprio d’Adda (23,3 km, 150 D+, 180 D-, 6h): il cammino segue il corso dell’Adda attraverso paesaggi fluviali e storici, passando per traghetti leonardeschi e vecchie centrali idroelettriche.
  • Tappa 9, Vaprio d’Adda – Gorgonzola (17 km, 100 D+, 120 D-, 4h 30’): un tratto pianeggiante tra navigli, piste ciclabili e campagna milanese, attraversando borghi che raccontano la storia rurale della regione.
  • Tappa 10, Gorgonzola – Milano (21,6 km, 80 D+, 90 D-, 5h 30’): si entra progressivamente nella città lungo il Naviglio Martesana, fino a raggiungere il centro storico di Milano, ricco di luoghi sacri e testimonianze del passato.
  • Tappa 11, Milano – Melegnano (23,3 km, 60 D+, 70 D-, 6h): si esce dalla metropoli lungo il Parco Agricolo Sud, tra orti e cascine, con tappe significative come l’Abbazia di Chiaravalle.
  • Tappa 12, Melegnano – Sant’Angelo Lodigiano (23,4 km, 50 D+, 60 D-, 6h): percorso lineare tra strade sterrate e campagne aperte, con arrivo in una cittadina dominata dal castello Morando Bolognini.
  • Tappa 13, Sant’Angelo Lodigiano – San Colombano al Lambro (13,1 km, 40 D+, 30 D-, 3h 30’): breve tappa che conduce alla località che porta il nome del santo, circondata da vigneti e sede di una chiesa a lui dedicata.
  • Tappa 14, San Colombano al Lambro – Santimento (18,3 km, 70 D+, 80 D-, 5h): attraversamento del Po e ingresso nella bassa emiliana, in un paesaggio agricolo e placido.
  • Tappa 15, Santimento – Pieve di Verdeto (21,5 km, 100 D+, 90 D-, 5h 30’): cammino tra frazioni e pievi romaniche, in un tratto caratterizzato da quiete e semplicità rurale.
  • Tappa 16, Pieve di Verdeto – Travo (19,2 km, 150 D+, 140 D-, 5h): si entra nella Val Trebbia, con saliscendi tra prati, boschi e il borgo di Travo, noto per il suo castello e il ponte sul fiume.
  • Tappa 17, Travo – Mezzano Scotti (14,8 km, 200 D+, 180 D-, 4h 30’): la valle si stringe e il percorso si fa più intimo, seguendo il Trebbia tra ombra e luce, con piccoli nuclei abitati lungo il cammino.
  • Tappa 18, Mezzano Scotti – Bobbio (9,1 km, 250 D+, 240 D-, 3h): tappa conclusiva in salita verso Bobbio, dove si trova la monumentale Abbazia di San Colombano, meta spirituale e culturale di tutto l’itinerario.

Borghi, monumenti e luoghi da non perdere

Il Cammino di San Colombano in Lombardia è molto più di un semplice itinerario escursionistico: è un viaggio immerso nella storia, nell’arte e nella spiritualità. Lungo le sue 18 tappe, si attraversano borghi antichi, abbazie millenarie, pievi romaniche e paesaggi rurali che custodiscono testimonianze profonde del passato lombardo.

Tra i primi gioielli da segnalare c’è Chiavenna, con il suo centro storico in pietra, i crotti e la splendida Collegiata di San Lorenzo, mentre poco più a sud, nei pressi di Colico, si trova il suggestivo Forte Montecchio Nord, affacciato sul Lago di Como. Proseguendo lungo la costa orientale del lago, si incontrano scorci spettacolari lungo il Sentiero del Viandante, con villaggi come Varenna, Bellano e Lierna, autentici balconi sul Lario incastonati tra acqua e montagna.

Scendendo verso la Brianza, il cammino tocca Calco e Arlate, dove si trova la chiesa di San Gottardo e San Colombano, di origini romaniche. Lungo il fiume Adda si incontrano paesaggi leonardeschi, con la chiusa di Leonardo a Paderno d’Adda e i traghetti storici, testimoni dell’ingegnosità rinascimentale. A Vaprio d’Adda, il palazzo Visconti e il Naviglio Martesana fanno da cornice a un tratto ricco di storia idraulica e agricola.

L’ingresso a Milano avviene con sobrietà, ma il passaggio nel centro città permette di visitare la Basilica di Sant’Eustorgio, uno dei più importanti luoghi di culto legati al pellegrinaggio medievale. Da lì, il cammino prosegue nel verde del Parco Agricolo Sud, con tappe come l’imponente Abbazia di Chiaravalle, straordinario esempio di architettura cistercense.

Nella bassa lodigiana si incontrano realtà rurali ancora vive, come Sant’Angelo Lodigiano con il suo Castello Morando Bolognini, mentre a San Colombano al Lambro, borgo collinare tra i vigneti, si può visitare la chiesa parrocchiale dedicata al santo. Infine, la Val Trebbia regala l’ultimo tratto più scenografico e spirituale: da Travo con il suo castello affacciato sul fiume, fino a Bobbio, meta finale e cuore del cammino, con la sua Abbazia di San Colombano, il Ponte Gobbo e le atmosfere raccolte di uno dei borghi più belli d’Italia.

Consigli pratici e indicazioni

Affrontare il Cammino di San Colombano in Lombardia non richiede competenze tecniche avanzate, ma una buona organizzazione può rendere l’esperienza più fluida, serena e significativa. Ecco tutto ciò che è utile sapere prima di partire.

Il periodo consigliato per partire

Il cammino è percorribile tutto l’anno, ma i periodi ideali sono la primavera (aprile–giugno) e l’inizio dell’autunno (settembre–ottobre), quando le temperature sono miti e i paesaggi si esprimono al massimo della loro bellezza. In estate alcune tappe, soprattutto in pianura, possono essere molto calde, mentre in inverno tratti montani o boscosi potrebbero risultare fangosi o ghiacciati.

Dove dormire

Lungo il percorso si trovano diverse soluzioni di ospitalità:

  • Ostelli e accoglienze per pellegrini, spesso a donativo o con prezzi calmierati.
  • B&B e agriturismi nelle zone rurali e nei borghi.
  • Alberghi e affittacamere nelle aree urbane come Lecco, Milano, Melegnano.

È consigliabile prenotare in anticipo, soprattutto nei mesi di maggiore affluenza, per evitare sorprese, specialmente nelle località più piccole.

Segnaletica e tracciato

Il cammino è segnalato con simboli specifici, spesso accompagnati dalla scritta “Cammino di San Colombano”. In alcuni tratti si incrocia o si sovrappone ad altri percorsi noti (come il Sentiero del Viandante o la Via Francigena), ma la segnaletica è generalmente ben curata.

È vivamente consigliato scaricare le tracce GPS e consultare mappe aggiornate o guide ufficiali: sono disponibili online oppure presso associazioni escursionistiche e religiose.

Attrezzatura consigliata

Il cammino si snoda tra città, colline, fiumi e campagne: per questo è bene avere con sé:

  • Scarpe da trekking leggere ma robuste.
  • Zaino da 30–40 litri.
  • Borraccia (molti tratti sono privi di fontane).
  • Coprizaino e mantella in caso di pioggia.
  • Abbigliamento tecnico a strati.
  • Kit di pronto soccorso base e cerotti per vesciche.
  • Guida o taccuino per appunti e timbri del cammino.

Come arrivare e come tornare

I luoghi che compongono il Cammino di San Colombano in Lombardia sono diversi e tutti ben collegati tra loro:

  • Punto di partenza (Villa di Chiavenna): raggiungibile in treno fino a Chiavenna, poi con autobus locale o taxi.
  • Punto di arrivo (Bobbio): servito da bus extraurbani per Piacenza, collegata poi via treno con Milano e le principali città.

Chi viaggia in auto può considerare il ritorno in treno o bus, oppure organizzare un servizio navetta con strutture locali. In alternativa, è possibile suddividere il cammino in weekend o sezioni, rientrando ogni volta con i mezzi pubblici, ben distribuiti lungo molte tappe.

Perché scegliere il Cammino di San Colombano

Partire per il Cammino di San Colombano in Lombardia significa molto più che percorrere una distanza fisica: è un invito a rallentare, ad ascoltare il territorio e sé stessi, a scoprire una Lombardia silenziosa e nascosta, fatta di borghi dimenticati, pievi isolate e sentieri poco battuti. È un cammino per tutti, che non chiede grandi prove fisiche ma richiede presenza, apertura e uno sguardo attento. Ogni passo racconta una storia: quella di un santo irlandese che attraversò l’Europa animato da fede e determinazione, e quella di un mondo che ancora oggi ha bisogno di legami, di spiritualità, di cammini condivisi.

Che tu parta per motivi religiosi, per desiderio di esplorazione o per bisogno di pace, il cammino ti accoglie con la sua semplicità e profondità. Offre solitudine e incontri, fatica e meraviglia, silenzio e memoria. E, passo dopo passo, lascia un’impronta che va ben oltre la polvere della strada: una piccola trasformazione interiore, un seme di consapevolezza, un legame ritrovato con la terra e la storia.

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Via Francigena, il viaggio dell’anima verso il riconoscimento Unesco

Il cammino della Via Francigena verso il riconoscimento come Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco ha compiuto un importante passo avanti il 17 maggio 2025. In occasione del 4° Festival delle Regioni a Venezia, infatti, è stato firmato un protocollo d’intesa fondamentale tra il Ministero della Cultura italiano e le sette regioni attraversate dal celebre itinerario: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio. Questo accordo sancisce un impegno vero e concreto a sostenere la candidatura ufficiale del tratto italiano della Via Francigena, da nord a sud.

Il documento nasce dalla volontà condivisa di valorizzare un cammino che incarna la memoria storica europea e promuove un turismo lento, inclusivo e sostenibile, capace di generare benefici culturali, economici e ambientali per le comunità locali coinvolte lungo tutto il percorso, rafforzando al tempo stesso l’identità dei territori e la loro capacità di attrarre visitatori consapevoli e rispettosi del patrimonio.

Una candidatura simbolo di dialogo tra culture e territori

Alla cerimonia della firma del protocollo, avvenuta sotto la guida della Regione Toscana in qualità di capofila, erano presenti il Ministro della Cultura Alessandro Giuli e il Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), Francesco Ferrari. Durante l’intervento ufficiale, il ministro Giuli ha sottolineato come la candidatura della Via Francigena non sia solo un riconoscimento storico, ma un vero e proprio simbolo di dialogo tra popoli, religioni e culture europee, capace di ispirare nuove forme di cooperazione culturale.

Via Francigena: un modello di turismo lento e sostenibile

La Via Francigena è molto più di un itinerario storico: oggi rappresenta un modello di turismo sostenibile e lento, capace di valorizzare i borghi medievali, le aree interne e le tradizioni locali. Ogni anno, migliaia di camminatori, italiani e stranieri, percorrono le sue tappe per riscoprire un’Italia autentica, ricca di bellezze naturali, culturali ed enogastronomiche.

la Via Francigena si prepara a entrare nella lista UNESCO

Fonte: iStock

Cartello della Via Francigena e campo di girasoli, Toscana

L’ingresso nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco darebbe un ulteriore impulso alla valorizzazione del territorio, favorendo investimenti in accoglienza, promozione e infrastrutture lungo tutto il tracciato della Via Francigena.

Il percorso tecnico della candidatura

Il processo di candidatura della Via Francigena italiana prevede la redazione di un dossier tecnico-scientifico, che documenta l’unicità e il valore universale del percorso, con approfondimenti paesaggistici originali. Per questa iniziativa, il Ministero della Cultura ha stanziato nel 2022 1,1 milioni di euro, destinati alla Regione Toscana per la costruzione del dossier. I fondi sono stati ufficialmente assegnati tramite decreto ministeriale nel 2024.

Le prossime tappe verso il riconoscimento Unesco

Il percorso verso il riconoscimento ufficiale prevede alcuni passaggi cruciali:

  • entro il 15 giugno 2025, la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco valuterà attentamente il dossier presentato dalle regioni
  • in caso di risposta positiva, l’Italia presenterà formalmente la candidatura al Centro del Patrimonio Mondiale Unesco entro il 15 settembre 2025 per una prima valutazione.

L’inserimento della Via Francigena nella Lista del Patrimonio Unesco sarebbe un risultato di portata internazionale, capace di rafforzare l’identità culturale dell’Italia e di promuovere un turismo consapevole e rispettoso dell’ambiente. Il cammino verso questo obiettivo è ancora in corso, ma i passi compiuti finora dimostrano una forte coesione tra istituzioni e territori nel valorizzare un patrimonio condiviso da tutta Europa.

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Con l’evento Ville Aperte 42 dimore e giardini da sogno sono visitabili gratis

Dal 3 all’11 maggio 2025 torna l’edizione primaverile di Ville Aperte, una manifestazione che vuole valorizzare alcuni gioielli nascosti della Lombardia spaziando tra 5 province: dimore storiche e giardini in provincia di Milano, Monza e Brianza, Varese, Lecco e Como aprono le porte per l’occasione accogliendo i visitatori più curiosi. Per l’occasione questi luoghi inaspettati saranno accessibili a tutti dando modo di fare un balzo indietro nel tempo immaginando come potesse essere la vita nobiliare di un tempo.

Ville aperte 2025: il programma

Giunge alla ventitreesima edizione Ville Aperte; per il 2025 sono coinvolti 42 luoghi distribuiti in cinque province. Si parla spesso di Ville aperte Brianza ma in realtà le province coinvolte sono 5: Milano, Monza e Brianza, Varese, Lecco e Como con tantissime dimore storiche e giardini da esplorare. Il territorio custodisce numerosi gioielli che hanno fatto parte della storia e delle decisioni politiche di un tempo, accogliendo l’aristocrazia milanese e brianzola in eventi durante tutto l’anno.

Per l’occasione però ci sono delle novità: sono coinvolte alcune chiese giubilari della diocesi di Milano con la collaborazione dell’organizzazione dell’Associazione Cammino di Sant’Agostino. Tra affreschi, camini, soffitti decorati e giardini tutti da esplorare c’è davvero l’imbarazzo della scelta per gli appuntamenti dal 3 all’11 maggio. Una curiosità? L’evento replicherà il prossimo autunno con date dal 20 settembre al 5 ottobre. La partecipazione è gratuita, ma è necessario prenotarsi anticipatamente sul sito ufficiale dell’iniziativa.

Le ville aperte a Lecco

Il lecchese propone un mix unico tra arte contemporanea e memorie ottocentesche. A Bellano, i visitatori potranno scoprire il Museo Giancarlo Vitali e l’insolito spazio di San Nicolao Arte Contemporanea. Le ville di Calco, come villa Calchi e villa Moriggia Castelfranchi, raccontano storie di nobili casati, mentre villa Monastero a Varenna regala panorami mozzafiato sul lago.

 Le ville aperte a Milano e Varese

Nel milanese si va alla scoperta del fascino austero e raffinato di villa Arconati-FAR a Bollate, e dei fasti settecenteschi di villa Ghirlanda Silva e villa Casati Stampa di Soncino a Cinisello Balsamo. A Trezzo sull’Adda, si potrà esplorare il suggestivo Castello Visconteo, la Centrale Idroelettrica Taccani e il Santuario della Divina Maternità di Concesa. Immancabile anche una passeggiata nella magnifica villa Visconti Borromeo Litta a Lainate, con i suoi giochi d’acqua seicenteschi. E a Varese? Qui un solo tesoro: si tratta di villa Gianetti a Saronno, un edificio liberty elegante con un parco di tutto rispetto.

Villa Litta da visitare

Fonte: iStock

Villa Litta partecipa a Ville Aperte 2025

Le ville aperte in Brianza

La provincia di Monza e Brianza offre uno dei programmi più ricchi: dalla maestosa Reggia di Monza e il suo Parco alle dimore più intime come villa Cusani Traversi Tittoni a Desio o villa Borromeo d’Adda ad Arcore. Tra le chicche: il percorso nella Premiata Torrefazione Cafè Tropical a Monza e la visita all’enigmatico ex manicomio di Mombello a Limbiate. A Vimercate, spazio alla storia con il MUST Museo del Territorio e l’elegante villa Sottocasa.

La villa di Monza vista dall'esterno

Fonte: iStock

La villa di Monza partecipa a Ville Aperte 2025

Le ville aperte a Como

Il comasco stupisce con proposte originali: a Cernobbio, villa Bernasconi, la “casa che parla”, offre un’esperienza immersiva tra Art Nouveau e storytelling. A Cabiate, villa Padulli e il suo parco monumentale incantano con la loro eleganza, mentre a Canzo la vecchia filanda rivive come Atelier Fiume. Da non perdere anche villa Carcano ad Anzano del parco e villa Sormani a Mariano Comense.

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200 anni e non sentirli: il Bicentenario della Strada dello Stelvio avrà un’estate ricca di eventi

Due secoli. La Strada dello Stelvio, capolavoro ingegneristico che attraversa le vette alpine, spegne quest’anno 200 candeline e lo fa in grande stile. Il 2025 sarà un anno di celebrazioni diffuse lungo l’asse che unisce Lombardia, Alto Adige e Val Müstair, territori che questa rinomata arteria ha messo in comunicazione fin dalla sua apertura nel 1825.

Dal 26 aprile al settembre 2025, tra eventi culturali, sportivi e naturalistici, il Passo più alto d’Italia si prepara a risplendere come non mai. Cuore e motore dell’intero progetto è Bormio, posta a 1.225 metri in una sorta di anfiteatro naturale che toglie il fiato. Le sue terme storiche, i 600 km di sentieri estivi, il comprensorio sciistico da 180 km, il centro storico medievale e i sapori della cucina valtellinese la rendono una delle mete più complete per chi ama la montagna, da vivere in tutte le stagioni.

Durante i mesi estivi qui è possibile esplorare il Parco Nazionale dello Stelvio con escursioni a piedi, in bici o a cavallo, oppure rilassarsi nelle acque millenarie dei Bagni Nuovi e Bagni Vecchi. Il tutto immersi in una cornice che, da 200 anni, racconta un dialogo continuo tra uomo e natura, ingegno e bellezza.

Due secoli di curve, storia e visioni future 

La Strada dello Stelvio è nata nel 1825 per volere dell’imperatore Francesco I d’Asburgo, che affidò all’ingegnere Carlo Donegani l’ambizioso progetto di collegare Milano a Vienna passando per le Alpi. Fu un’impresa epica: in soli 5 anni, infatti, vennero scavate gallerie, costruiti ponti e inventate soluzioni tecniche rivoluzionarie per l’epoca.

Con i suoi 2.758 metri di altitudine, 88 tornanti e 46,5 km di tracciato, lo Stelvio è oggi la strada carrozzabile più alta d’Italia e una delle più spettacolari d’Europa. Un vero e proprio mito per i ciclisti (basti pensare alla “Cima Coppi”) e un paradiso per escursionisti, fotografi e amanti della natura che lo attraversano spesso per recarsi a Bormio.

Ma il Bicentenario non sarà solo un inno al passato. Sarà anche un’occasione per guardare avanti: con laboratori dedicati ai giovani, si immaginerà lo Stelvio del futuro, più sostenibile, più accessibile, sempre più al centro dell’esperienza alpina.

Un compleanno lungo un’estate: gli eventi del Bicentenario 

La lunga festa per il bicentenario della Strada dello Stelvio prenderà il via ufficialmente il 26 aprile a Bormio, con la proiezione del docufilm “Stelvio. Crocevia di pace” del regista Alessandro Melazzini. Un omaggio alla vocazione culturale e unitaria del Passo, che in 200 anni ha unito più che diviso.

Il 5 e 6 luglio 2025 si terrà invece il momento clou delle celebrazioni: una grande festa al Passo, con chiusura parziale al traffico, spettacoli, escursioni, concerti e persino giri in carrozza e sfilate di auto d’epoca. Sarà l’occasione per vivere la Strada come nei tempi antichi, gustando anche i prodotti tipici delle tre regioni coinvolte, perché sì, lo Stelvio è anche un ponte di sapori.

E non finisce qui: da aprile a settembre, ogni mese sarà caratterizzato da appuntamenti imperdibili, tra cui:

  • Tappa del Giro d’Italia il 28 maggio;
  • Stelvio Santini l’8 giugno;
  • Re Stelvio Mapei il 13 luglio;
  • Enjoy Stelvio Valtellina, con giornate dedicate alla pedalata libera dal traffico (da maggio a settembre).

Per chi ama esplorare la montagna a passo lento, da giugno a settembre saranno organizzate escursioni guidate con esperti e guide alpine, lungo i percorsi del Parco Nazionale dello Stelvio e i sentieri della Guerra Bianca, per un viaggio nella storia a oltre 3.000 metri d’altitudine.

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Tre borghi della Lombardia candidati tra i migliori villaggi turistici del 2025

Lo scorso 5 febbrario, le Nazioni Unite hanno lanciato il contest per candidare i migliori borghi che entreranno a far parte dei Best Tourism Villages 2025. Ogni Paese ha diritto di candidare otto borghi e solo la Regione Lombardia ne ha scelti tre. La data di scadenza per le candidature è il prosismo 19 maggio e i vincitori saranno annunciati in occasione di un evento porganizzato da UN Tourism, l’agenzia delle Nazioni Unite per il turismo, nell’ultimo trimestre del 2025.

I tre borghi della Lombardia candidati

La Lombardia punta su tre autentiche meraviglie per rappresentare l’Italia in questo importante concorso internazionale: Clusone (BG), Bellano (LC) e Monte Isola (BS). “Abbiamo scelto borghi che rappresentano autentiche narrazioni viventi del nostro territorio”, ha spiegato Barbara Mazzali, assessore regionale al Turismo, Marketing territoriale e Moda. “Clusone, con i suoi 8.575 abitanti, è un gioiello artistico e culturale incastonato nella Val Seriana, celebre per l’affresco della Danza Macabra e l’ingegnoso orologio planetario. Bellano, affacciato sul Lago di Como, ha registrato una crescita esponenziale in termini di attrattività: nel solo 2023 ha superato le 61.000 presenze turistiche, grazie al suo paesaggio suggestivo, all’Orrido e a un’offerta culturale di grande eleganza. E poi Monte Isola, il nostro scrigno lacustre: un luogo fuori dal tempo, dove si respira ancora il profumo del pesce essiccato e dell’olio d’oliva, dove storia e semplicità si intrecciano in modo autentico”.

“Candidarli al Best Tourism Villages”, ha detto l’assessore “significa portare sulla scena internazionale una Lombardia che sa sorprendere e accogliere con profondità. I tre borghi condividono elementi fondamentali: fanno parte della rete dei ‘Borghi più belli d’Italia’, dispongono di Infopoint ufficiali, partecipano attivamente a progettualità regionali come il bando ‘Lombardia Style’ e mostrano una crescita costante sia dell’offerta ricettiva sia delle presenze turistiche. L’ingresso di Clusone, Bellano e Monte Isola nel network internazionale del Best Tourism Villages è già un traguardo importante: significa accedere a un circuito di promozione globale, scambio di buone pratiche e percorsi di valorizzazione. Aspettiamo con fiducia l’esito della selezione finale da parte dell’UNWTO, previsto per l’ultimo trimestre del 2025, consapevoli di aver messo in campo il meglio della nostra identità turistica”.

Cosa sono i Best Tourism Villages di UN Tourism

Si tratta di un’iniziativa che coinvolge i Paesi membri delle Nazion Unite e che ha lo scopo di promuovere il turismo rurale quale catalizzatore per lo sviluppo sostenibile e l’inclusione, celebrando, al contempo, il ricco patrimonio culturale e naturale, i valori della comunità e le pratiche sostenibili che rendono uniche queste destinazioni. Best Tourism Villages seleziona ogni anno i borghi sotto i 15.000 abitanti. Da quando è nata, nel 2021, l’iniziativa ha ottenuto un riconoscimento intrernazionale. Nelle quattro edizioni precedenti, UN Tourism ha ricevuto oltre 800 candidature da oltre cento Paesi. Oggi, la rete UN Tourism Best Tourism Villages comprende 254 membri in tutto il mondo: oltre 180 villaggi riconosciuti come Best Tourism Villages e 70 partecipanti al programma di upgrade, in rappresentanza di quasi 60 Paesi in cinque regioni del mondo. La scelta dipender da un comitato esterno composto da esperti di tutto il mondo. Sono nove i loro criteri di valutazione:

  1. Risorse culturali e naturali
  2. Promozione e conservazione delle risorse culturali
  3. Sostenibilità economica
  4. Sostenibilità sociale
  5. Sostenibilità ambientale
  6. Sviluppo turistico e integrazione della catena del valore
  7. Governance e priorità del turismo
  8. Infrastrutture e connettività
  9. Salute, sicurezza e protezione

Per quelle destinazioni che non rientrano tra i criteri, esiste comunque un programma di upgrade che fornisce supporto mirato ai villaggi che non soddisfano pienamente i criteri di riconoscimento. Questi villaggi beneficiano di un programma di orientamento personalizzato per colmare le lacune e migliorare la loro offerta turistica.

I borghi italiani nella lista dei Best Tourism Villages

Dal 2021, sono entrati a fare parte della prestigiosa lista dei Best Tourism Villages delle Nazioni Unite cinque borghi italiani: nel 2021 è entrato San Ginesio, il balcone dei Monti Sibillini. Nel 2022 sono stati due i borghi entrati nel network ovvero l’Isola del Giglio, nell’Arcipelago Toscano, e Sauris, nel Friuli-Venezia Giulia. Nel 2023, è toccato a Lerici, in Liguria, e lo scorso anno a San Casciano dei Bagni, in Toscana.

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Gite in treno in Lombardia: al via le iniziative turistiche 2025

Con l’arrivo della primavera e l’avvicinarsi dei lunghi ponti festivi di Pasqua, del 25 aprile e del 1° maggio, si rinnova l’appuntamento con le “Gite in treno”, il progetto di Trenord realizzato in collaborazione con Discovera. Un’iniziativa che unisce mobilità sostenibile, promozione del territorio e turismo esperienziale, pensata per accompagnare i viaggiatori alla scoperta delle bellezze naturalistiche, culturali e ricreative della Lombardia.

Si tratta di proposte che integrano il viaggio ferroviario con una varietà di esperienze (dalle escursioni sul lago alle visite ai parchi divertimento) con l’obiettivo di incentivare un turismo di prossimità e a basso impatto ambientale. E con l’avvio della nuova stagione turistica, anche i treni storici tornano a solcare i binari lombardi per offrire ai passeggeri un affascinante salto nel passato.

Treno+esperienza: l’offerta si arricchisce

L’iniziativa, che già negli anni scorsi ha riscosso un crescente successo, si presenta per la primavera-estate 2025 con un’offerta ancora più ampia, capace di soddisfare le esigenze di famiglie, appassionati di natura, amanti della cultura e sportivi.

I viaggiatori possono scegliere tra itinerari che collegano i principali snodi ferroviari ai laghi lombardi (Como, Maggiore, Garda e Iseo) grazie a percorsi che spesso integrano il treno con il battello, per un’esperienza panoramica e rilassante. Un esempio è il pacchetto “Viandante sul lago”, che permette di arrivare a Lecco in treno e da lì salpare in battello fino a Colico, alternando tratti via lago a passeggiate lungo il “Sentiero del Viandante”, uno dei percorsi di trekking più suggestivi del territorio.

Tra le novità della stagione 2025 spicca anche il “Garda Experience”, un percorso arricchito dalla visita al Vittoriale degli Italiani e al Parco Heller, due gemme di Gardone Riviera. In parallelo, i viaggi verso i parchi divertimento della regione (come Gardaland e Leolandia) si confermano tra le mete più richieste dalle famiglie.

Oltre alla dimensione naturalistica e ludica, l’iniziativa punta anche sulla valorizzazione del patrimonio culturale. Le “Gite in treno” includono infatti proposte dedicate alle città d’arte, con sconti per chi sceglie di raggiungere musei, mostre e monumenti servendosi del servizio ferroviario.

Milano, Bergamo, Brescia e Mantova, tra le altre, sono protagoniste di un’offerta che mira a rilanciare le bellezze urbane lombarde anche tra i residenti della regione, invitandoli a riscoprire tesori nascosti a pochi chilometri da casa, senza l’utilizzo dell’auto.

Il fascino del passato: tornano i treni storici

A rendere ancora più speciale l’offerta di Trenord è il ritorno dei treni storici, che regalano un’esperienza immersiva nella storia ferroviaria italiana. Dal 27 aprile all’8 giugno, in cinque date domenicali, sarà possibile viaggiare a bordo di carrozze d’epoca in legno, arredate con velluti e dettagli d’altri tempi, per un tuffo nell’atmosfera elegante degli Anni Venti.

Le corse, che partiranno da Milano Cadorna, condurranno i passeggeri fino a Como Lago e Laveno Mombello Lago. I viaggi diretti a Como saranno arricchiti da spettacoli in costume, con attori e musicisti che metteranno in scena momenti di vita e personaggi dell’epoca. In quelli verso Laveno, a bordo si potrà godere di esibizioni jazz che rievocano il sound degli Anni Venti e Trenta.

Una mobilità sostenibile che valorizza il territorio

Il progetto “Gite in treno” rientra in una visione più ampia di Trenord, orientata a promuovere una mobilità sostenibile e integrata con l’offerta turistica locale. Come sottolineato da Leonardo Cesarini, Direttore Commerciale dell’azienda, i treni regionali si stanno affermando sempre più come mezzi privilegiati per il tempo libero, e contribuiscono a rendere accessibili anche destinazioni meno conosciute ma ricche di attrattive.

La sinergia tra trasporto pubblico e valorizzazione del territorio crea un circolo virtuoso che permette di ridurre l’uso dell’auto privata, sostenere l’economia locale e mettere a disposizione dei cittadini un’alternativa concreta, pratica ed ecologica per il tempo libero.

Info pratiche e aggiornamenti

Tutti i dettagli sui pacchetti disponibili, le novità in arrivo e le modalità di acquisto sono consultabili sul sito ufficiale di Trenord, nella sezione dedicata alle “Gite in treno”. Il portale, in costante aggiornamento, fornisce informazioni utili anche sui biglietti speciali per i treni storici, che comprendono sia il viaggio d’andata e ritorno sul convoglio d’epoca, sia il trasferimento con i normali treni Trenord fino al punto di partenza.