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Il Sentiero degli Appalachi non è per tutti: ecco perché vale la pena

Lo spirito di un cammino di questa portata è fatto di sfida, solitudine, immersione totale nella natura e rinascita interiore: siamo lungo il Sentiero degli Appalachi. Un percorso che attraversa per intero l’anima verde e antica della costa orientale degli Stati Uniti e che regala a chi lo percorre qualcosa che va ben oltre i chilometri macinati.

Questo è il potere del Sentiero degli Appalachi (o Appalachian Trail, abbreviato in A.T.), uno dei trekking più celebri e lunghi al mondo.

Dove si trova e origini del cammino

Creato negli anni ’20 e completato nel 1937 grazie all’opera di appassionati volontari e di numerosi club escursionistici, il Sentiero degli Appalachi è oggi considerato il più lungo sentiero escursionistico al mondo. Ogni anno attira migliaia di escursionisti da tutto il globo, tra cui i cosiddetti thru-hikers – coloro che percorrono l’intero tragitto in una sola stagione – e i section-hikers, che affrontano il sentiero a tappe nell’arco di più anni.

È lungo quasi 3.540 km, si snoda tra le vette ondulate degli Appalachi dal Georgia fino al remoto Maine, attraversando 13 Stati e una moltitudine di paesaggi e climi diversi. Non è una semplice passeggiata, ovviamente: è un’avventura autentica che richiede preparazione, resistenza e spirito di adattamento. E per questo, ripaga con paesaggi mozzafiato, incontri inaspettati, amicizie nate sul sentiero e la consapevolezza di essere capaci di più di quanto si immaginava.

13 Stati per completare l’intero Appalachian Trail

Le tappe principali del Sentiero degli Appalachi vanno suddivise sui 13 Stati, sapendo che ciascuno può pianificare il proprio percorso a seconda del tempo e della disponibilità: chi si lancia nel thru-hike completo deve calcolare almeno 5-7 mesi… per non dire che serve prendersi un anno sabbatico!

Per chi ha meno tempo, percorrere solo alcune sezioni iconiche dell’A.T. è un’ottima opzione: ad esempio, la Hundred-Mile Wilderness o il tratto delle White Mountains offrono esperienze memorabili.

  • Georgia (125 km): da Springer Mountain inizia ufficialmente il sentiero, tra foreste fitte e crinali bassi. I dislivelli sono importanti, come quelli che si affrontano attraversando le Blood Mountain.
  • Carolina del Nord/Tennessee (366 km): le Great Smoky Mountains regalano panorami indimenticabili, salite dure e l’altitudine più alta dell’intero A.T., il Clingmans Dome.
  • Virginia (866 km): è il tratto di sentiero più lungo all’interno di un solo Stato, con boschi antichi e la suggestiva sezione di McAfee Knob, uno dei punti panoramici più fotografati.
  • Virginia Occidentale (7 km): breve ma affascinante passaggio nella cittadina storica di Harpers Ferry, sede dell’Appalachian Trail Conservancy.
  • Maryland (64 km): tratto collinare e scorrevole, piuttosto breve rispetto agli altri, adatto ai principianti o per una sezione “veloce”.
  • Pennsylvania (376 km): la sezione più temuta dai thru-hikers per il fondo roccioso che mette alla prova scarpe e caviglie: non a caso, la chiamano “Rocksylvania”.
  • New Jersey (116 km): qui l’A.T. scorre lungo crinali con viste spettacolari, attraversando zone umide e riserve naturali.
  • New York (145 km): include il tratto più antico del sentiero. Passaggio panoramico su Bear Mountain e nel parco di Harriman.
  • Connecticut (82 km): le foreste mature e le gole come Sages Ravine offrono un’immersione nel verde più spettacolare.
  • Massachusetts (144 km): salite e discese tra montagne di media altezza, con la suggestiva Greylock Mountain e distese di valli boscose.
  • Vermont (241 km): verdi colline e i celebri ponti coperti, con salite progressivamente più dure.
  • New Hampshire (253 km): una delle sezioni più dure: le White Mountains, terreno alpino con meteo instabile e dislivelli impegnativi.
  • Maine (452 km): il tratto finale è il più selvaggio, con la leggendaria Hundred-Mile Wilderness e la salita conclusiva al Monte Katahdin, una vera prova di resistenza e volontà.

Come prepararsi al cammino

Il Sentiero degli Appalachi è una sfida vera. Non tanto per le altitudini estreme – il punto più alto è Clingmans Dome (oggi chiamato Mount Kuwohi) a 2.025 metri, sulle Smokey Mountains – ma per la lunghezza, la solitudine e la ripetitività del gesto, che diventa quasi meditativo.

Quando partire e come allenarsi

I thru-hikers tradizionali partono in primavera, tra marzo e aprile, da Sud per evitare le nevi del Maine. Alcuni scelgono invece di partire da Nord in estate per poi ridiscendere lungo il percorso.

L’allenamento è fondamentale: si cammina giorno dopo giorno, sotto la pioggia o nel sole cocente, attraversando foreste infinite, pietraie scivolose, torrenti gelidi, salite spacca-gambe e discese che mettono a dura prova ginocchia e caviglie.

Dunque, è fondamentale prepararsi fisicamente e mentalmente: allenare gambe e schiena, testare l’equipaggiamento e pianificare con cura le tappe.

Fare pace con il peso dello zaino è uno degli allenamenti più importanti: non saranno solo le gambe a farsi sentire per la fatica, ma saranno soprattutto la schiena e le spalle a dolere per il carico! Nel prossimo paragrafo qualche consiglio su come ovviare a questo problema.

Zaino, equipaggiamento e sicurezza

Un elemento essenziale della preparazione è ottimizzare il proprio zaino: ogni grammo conta, soprattutto nei tratti più isolati. È fondamentale imparare a viaggiare leggeri, portando solo ciò che è strettamente necessario per sopravvivere e camminare in sicurezza. Tra gli elementi imprescindibili ci sono:

  • una scorta adeguata di cibo e acqua;
  • pastiglie per purificare l’acqua o un filtro portatile, poiché lungo il sentiero spesso ci si troverà a dover bere da ruscelli o fiumi;
  • kit di pronto soccorso, con tutto ciò che potrebbe servirvi, dagli antibiotico agli antidolorifici, ma anche cerotti e bende, e un buon disinfettante;
  • mappe dettagliate o un dispositivo GPS affidabile: benché il sentiero sia ben segnato da bande bianche dipinte su tronchi e rocce, in alcune aree la segnaletica può risultare carente o ambigua, e smarrirsi è un rischio concreto.

Nel tratto più remoto, il celebre Hundred-Mile Wilderness del Maine, l’isolamento è quasi totale: niente strade, zero centri abitati per giorni. Qui è necessario essere completamente autosufficienti, portando viveri per dieci giorni e affrontando con determinazione un ambiente tanto affascinante quanto inospitale.

Infatti, è bene ricordare che la meravigliosa Madre Natura può anche essere ostile. Le principali difficoltà non sono tanto gli animali – sebbene si attraversino tratti popolati da orsi neri, serpenti velenosi e occasionali alci – quanto le condizioni meteorologiche. Temporali improvvisi, freddo pungente anche in piena estate, zanzare, mosche nere e zecche (portatrici di malattie come la sindrome di Lyme, attenzione a portarsi repellente e pinzette per rimuoverle subito e nel modo più corretto in caso di morso) sono compagni di viaggio inevitabili.

Per affrontare l’A.T. servono, quindi, una buona preparazione fisica, un robusto spirito di adattamento e la capacità di gestire imprevisti e autonomia totale. Nonostante i pericoli, l’esperienza che si porta a casa è unica e profondamente trasformativa.

Dove dormire e cosa mangiare lungo il percorso

Lungo l’A.T. si trovano più di 250 rifugi e numerose aree per campeggiare. I rifugi sono spesso semplici strutture aperte su un lato, con pavimenti in legno, situate vicino a una fonte d’acqua e a una latrina rudimentale. Sono disponibili in modalità “primo arrivato, primo servito”, come i nostri bivacchi alpini, perciò portare con sé una tenda leggera è sempre una scelta saggia in caso si resti fuori.

In alcune sezioni, come le White Mountains nel New Hampshire, l’Appalachian Mountain Club gestisce capanne con servizi più completi (alloggio e pasti), ma altrove l’autosufficienza è la norma. Molte cittadine lungo il percorso offrono anche soluzioni per un pernottamento comodo, magari per una meritata pausa tra un tratto e l’altro.

Quando scegliere questo cammino

Alla fine, il vero significato di un’esperienza come quella sul Sentiero degli Appalachi non è solo nei chilometri percorsi. È la trasformazione che avviene dentro: la natura sa rimettere ordine nei pensieri, spogliare l’essere umano delle maschere e delle abitudini, riportandolo a una dimensione più autentica.

Camminare per settimane nella solitudine delle foreste, sotto la pioggia o tra le vette spazzate dal vento, insegna l’essenzialità, la pazienza e la gratitudine. Ti mostra quanto sei piccolo di fronte alla grandezza del creato e, al contempo, quanto sei forte perché riesci a vivere in comunione con esso.

Per chi cerca una grande sfida, un’avventura indimenticabile e un’occasione per ritrovare se stessi, il Sentiero degli Appalachi rimane una delle esperienze outdoor più affascinanti e appaganti che esistano, insieme a percorsi simili come il Pacific Crest Trail – sempre in USA ma sulla Costa Ovest – oppure cammini nel cuore dell’Asia come il Great Himalaya Trail.

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Arte e cultura Georgia Stati Uniti Location di film e serie TV Los Angeles Luoghi da film Nord America Stati Uniti Viaggi Viaggi On the Road

Le location di “Parto col folle”: un viaggio cinematografico attraverso gli Stati Uniti

Parto col folle, diretto da Todd Phillips, è una spassosa commedia on the road che racconta il viaggio rocambolesco di due protagonisti agli antipodi: Peter (Robert Downey Jr.), un architetto rigido e impaziente, ed Ethan (Zach Galifianakis), un aspirante attore bizzarro e ingombrante. Insieme intraprendono una traversata dagli esiti imprevedibili attraverso gli Stati Uniti, da Atlanta a Los Angeles — almeno nella finzione. Infatti questo film è uno di quei casi in cui il cinema rivoluziona le mappe, sostituendo un luogo con un altro, per esigenze produttive.

In realtà le location utilizzate per girare il film compongono un mosaico assai variegato: molte scene sono state riprese in luoghi sparsi e, in alcuni casi, distanti chilometri dal tragitto narrativo. Una scelta produttiva dettata da esigenze logistiche e visive, che però non toglie nulla alla coerenza e all’impatto del viaggio raccontato sullo schermo. Anzi, queste “licenze geografiche” contribuiscono al fascino del film, rendendolo un vero e proprio tour cinematografico tra paesaggi americani iconici e sorprendenti.

Dove è stato girato

Le location di Parto col folle offrono un’opportunità unica per gli appassionati di cinema e viaggi di esplorare luoghi iconici degli Stati Uniti. Dal fascino storico della Route 66 alle meraviglie naturali del Grand Canyon, ogni tappa del film rappresenta una destinazione affascinante da scoprire. La Route 66, spesso definita la Mother Road o Main Street of America, è una delle strade più iconiche e leggendarie degli Stati Uniti. Inaugurata l’11 novembre 1926, collegava Chicago (Illinois) a Santa Monica (California), attraversando otto stati e coprendo circa 4.000 km. La Route 66 è diventata, nel tempo, il simbolo del viaggio, della libertà e della ricerca di una vita migliore.

Durante la Grande Depressione degli anni ’30, fu percorsa da migliaia di famiglie in cerca di lavoro e speranza, soprattutto verso la California. Il mito si è poi rafforzato negli anni ’50 e ’60, con l’esplosione del turismo su gomma, i motels, le stazioni di servizio e i diners che punteggiavano il suo percorso. Oggi, anche se ufficialmente disattivata come autostrada federale nel 1985, molte sue sezioni sono ancora percorribili come Historic Route 66, mantenendo viva la sua eredità. Nel cinema è stata usata come metafora di viaggio interiore, cambiamento e scoperta personale. Da Easy Rider (1969) a Thelma & Louise (1991), passando per Cars (2006), le sue distese infinite e i panorami desertici sono diventati lo sfondo perfetto per racconti di fuga, trasformazione e ribellione.

Route 66

Fonte: iStock

Segnale della Route 66 nello Utah

La storia ha inizio ad Atlanta, in Georgia, dove Peter cerca di prendere un volo per Los Angeles. Sebbene l’aeroporto mostrato sia l’Hartsfield-Jackson Atlanta International Airport, le riprese di queste scene si sono svolte all’aeroporto di Ontario, in California, scelto per la sua minore affluenza e maggiore disponibilità per le riprese cinematografiche. Una delle città più dinamiche e culturalmente rilevanti del Sud degli Stati Uniti, Atlanta è stata fondata nel 1837 come terminale ferroviario, e oggi è un importante snodo economico, logistico e culturale, sede di multinazionali come Coca-Cola, Delta Air Lines e CNN. Atlanta vanta un vivace panorama culturale, con istituzioni di rilievo come il High Museum of Art, l’Atlanta Symphony Orchestra e il Fox Theatre. È anche un polo universitario, grazie alla presenza di prestigiosi atenei come il Georgia Institute of Technology e la Emory University. Negli ultimi decenni si è affermata come centro di produzione cinematografica e televisiva, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Hollywood of the South“. Grazie a generosi incentivi fiscali, numerose produzioni — tra cui serie TV, film Marvel e commedie americane — sono state girate proprio qui.

Lawrenceville, in Georgia ha accolto alcune scene ospedaliere girate presso il Gwinnett Medical Center di Lawrenceville, situato nella periferia nord-est di Atlanta. La città di Tuscaloosa in Alabama ha fornito alcune ambientazioni per il film, contribuendo a rappresentare le tappe intermedie del viaggio dei protagonisti. Situata lungo il tragitto narrativo da est a ovest degli Stati Uniti, Tuscaloosa è nota soprattutto per essere sede della University of Alabama e per il suo carattere tipicamente “southern”, con paesaggi urbani e suburbani ideali per una commedia on the road. Las Cruces, cittadina del New Mexico circondata da paesaggi aridi e montagne rossastre, è lo sfondo perfetto per una delle sequenze più esilaranti e surreali del film: quella in cui Ethan “libera” Peter da una prigione in Messico — scena che, in realtà, è stata girata lungo la U.S. Route 70 nei pressi proprio di Las Cruces.

Las Cruces Nuovo Messico

Fonte: iStock

Las Cruces, Nuovo Messico

Il Wigwam Motel di Rialto, in California, con le sue caratteristiche camere a forma di tenda indiana, appare in alcune scene del film. Questo motel è noto per essere stato fonte d’ispirazione per il “Cozy Cone Motel” nel film d’animazione Cars. Ludlow, in California è situata lungo la storica Route 66, e ha fornito lo sfondo per alcune sequenze del viaggio, enfatizzando l’ambientazione desertica e isolata del percorso. Infine il maestoso Grand Canyon, in Arizona è dove si svolge una scena emotivamente significativa, dove Ethan sparge le ceneri del padre. Questa sequenza è stata effettivamente girata sul posto, aggiungendo autenticità al momento.

La scena è stata girata nella riserva indiana Hualapai. Il fiume Colorado che attraversa le montagne che corrono lungo il confine settentrionale della riserva della tribù. Le terre della tribù sono tra le meno visitate tra le principali attrazioni turistiche dell’Arizona. Di recente hanno cercato di risolvere il problema costruendo l’attrazione vertiginosa Skywalk e incoraggiando i visitatori.

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Giacarta Nord America Notizie Nuova Zelanda Oceania Stati Uniti Viaggi

Destinazioni vulnerabili dal fascino unico: le città che sfidano il tempo da visitare ora

Ogni anno, il livello medio globale del mare si innalza di circa 2,5 millimetri e, in alcune zone del mondo, una su tutte Giacarta in Indonesia, l’incremento relativo annuo può arrivare fino a ben 25 centimetri, costringendo il governo a prendere provvedimenti drastici come lo spostamento della capitale in un’altra zona del Paese. Questo accade per due motivi: le maree salgono e la città sprofonda.

Giacarta non è la sola che sta affrontando una corsa contro il tempo, anche negli Stati Uniti, in Italia e in Nuova Zelanda, molte città bellissime sono a rischio a causa dell’innalzamento del livello del mare unito alla subsidenza del suolo. Quest’ultima si verifica quando l’attività umana o le forze naturali provocano l’abbassamento di porzioni della superficie terrestre.

Quali sono, nel dettaglio, le città da visitare subito perché a rischio di scomparire? Ve le raccontiamo qui insieme ai pericoli che stanno affrontando.

Le città a rischio negli Stati Uniti

New York è la città più popolosa degli Stati Uniti e, a causa dei cambiamenti climatici, è anche minacciata da inondazioni costiere e mareggiate. Come hanno dimostrato diversi studi, però, questo non è l’unico problema. Anche l’attività edilizia sta causando la subsidenza della città, aggravando il rischio di future inondazioni: dalle analisi è risultato che il tasso medio di subsidenza in tutta la città è di 1-2 millimetri all’anno, ma in zone come Queens e Brooklyn, questo valore è notevolmente più elevato.

Sotto l’iconico skyline di Chicago, invece, si nasconde un problema insidioso: il cambiamento climatico sotterraneo. A lungo andare, i suoi effetti potrebbero mettere a repentaglio la durabilità di edifici e infrastrutture in tutta la città provocandone lo sprofondamento. Questo fenomeno, nel caso di questa splendida città statunitense, è provocato soprattutto dal calore emesso da strutture interrate come parcheggi sotterranei, scantinati, tunnel della metropolitana e fognature.

In totale, le città degli Stati Uniti a rischio sono 25 dove la subsidenza sta colpendo soprattutto l’integrità strutturale di edifici, strade, dighe e altre infrastrutture. Tra queste citiamo: Dallas, Columbus, Detroit, Fort Worth, Denver, Indianapolis, Houston e Charlotte.

Chicago al tramonto

Fonte: iStock

Tramonto sullo skyline di Chicago

Le città a rischio in Italia

E in Italia, invece, quali sono le città a rischio? Il fenomeno della subsidenza sta colpendo soprattutto Venezia, dove è risaputo che l’aumento del livello del mare e l’abbassamento del terreno costituiscono minacce sempre più concrete. Ma la città lagunare non è l’unica. Uno studio recente ha messo in evidenza anche tante altre città italiane come Ravenna, Ferrara, Padova, Chioggia, Pisa, Livorno, Grosseto, Napoli e Ostia.

Seppur siano più contenuti, i rischi ci sono anche a Taranto, Gallipoli, Cagliari, Oristano, Latina, Sabaudia, Piombino, Viareggio, La Spezia, Rimini, Pesaro, Jesolo Lignano Sabbiadoro. Secondo alcuni dati raccolti alla fine del 2024, il fenomeno della subsidenza coinvolge circa il 18% dei comuni italiani, prevalentemente situati nelle regioni del Nord Italia, in particolare nella Pianura Padana, mentre nell’Italia centrale e meridionale il fenomeno interessa prevalentemente le pianure costiere. Le regioni più esposte sono il Veneto e l’Emilia-Romagna, con oltre il 50% dei comuni interessati dal fenomeno.

Il caso di Giacarta, in Indonesia

Giacarta conta 10 milioni di abitanti ed è considerata una delle città al mondo che sta sprofondando più velocemente. Se questo fenomeno non verrà arginato, entro il 2050 alcune zone potrebbero finire completamente sott’acqua.

Ecco perché il governo, come soluzione, ha deciso di spostare la capitale in una nuova città chiamata Nusantara: la commissione incaricata della sua pianificazione ha dichiarato l’importanza di questo trasferimento a causa del notevole stress a cui la città e l’isola di Giava erano sottoposte a causa di fattori quali l’intensa congestione del traffico, l’inquinamento ambientale e l’alta densità di popolazione.

Le città in pericolo in Nuova Zelanda

Di molte città negli Stati Uniti e in Italia, il fenomeno dello sprofondamento è ampiamente conosciuto. Studi recenti, però, hanno messo in evidenza il rischio anche in alcune città della Nuova Zelanda. In particolare, le destinazioni in pericolo sono le principali aree costiere di Auckland, la città più grande e più bella del Paese; Tauranga, con le sue spiagge splendide e un incantevole lungomare; Wellington, la capitale che stupisce con le sue spiagge e i giardini; Christchurch, cittadina portuale ricca di musei; Dunedin, una zona famosa per le sue montagne con cime arrotondate e scogliere ripide.

La fascia costiera sta sprofondando in modo costante in tutte queste città a un tasso di pochi millimetri all’anno. In termini numerici, studi recenti hanno rilevato che il 77% delle coste urbane della Nuova Zelanda sta subendo subsidenza a tassi pari o superiori a 0,5 mm all’anno. Alcuni dei tassi, ossia superiori a 3,0 mm all’anno, sono stati misurati soprattutto nei sobborghi costieri di Christchurch. A complicare la situazione, inoltre, c’è il fatto che la Nuova Zelanda è considerata una delle zone a maggiore attività sismica del pianeta.

Auckland Nuova Zelanda

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La spiaggia di Auckland
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Arte e cultura giardini Nord America Notizie Stati Uniti Viaggi

Tra i giardini più belli al mondo c’è una meraviglia italiana che sembra uscita da un libro di fiabe

Se esistesse un biglietto “solo andata” per la bellezza, questi spazi verdi e fioriti sarebbero la destinazione. La classifica sui giardini più belli al mondo redatta dal New York Times ha attraversato varie nazioni e località (Italia compresa) incoronando i luoghi da sogno tra 25 analizzati. Per stilare questa classifica sono stati coinvolti sei esperti internazionali di orticoltura che hanno analizzato vari aspetti estetici e ornamentali dei luoghi. Scopriamo insieme i 10 giardini più belli al mondo per il 2025 secondo il New York Times e quali sono i nomi italiani presenti in classifica.

Miller House and Garden negli Stati Uniti

Nella zona del Midwest, negli Stati Uniti, si trova una delle più straordinarie espressioni del modernismo paesaggistico. Si tratta di Miller House, progettata dall’architetto Eero Saarinen insieme al paesaggista Dan Kiley, e si caratterizza per la fusione tra spazi verdi e architettura. Vanta linee geometriche e simmetrie formali si fondono con piante ornamentali, giochi prospettici e scorci meditativi. Ogni elemento è pensato per integrarsi con l’abitazione, in un continuo rimando tra interno ed esterno. Questa meraviglia si posiziona al decimo posto.

Kirstenbosch National Botanical Garden a Città del Capo

Non c’è al mondo un altro giardino botanico come Kirstenbosch. Incastonato tra i pendii del Table Mountain National Park, ospita più di 7000 specie di piante native sudafricane, alcune delle quali crescono solo in questo angolo di mondo. Il giardino al nono posto è una celebrazione della biodiversità, in particolare della fynbos, la vegetazione tipica di Città del Capo.

The High Line a New York

All’ottavo posto si trova High Line: un luogo molto particolare nato da un ex tracciato ferroviario sopraelevato trasformato in un giardino urbano rivoluzionario, oggi sede di uno splendido giardino. Ci troviamo a New York e il progetto porta la firma di Piet Oudolf. Un perfetto stile post-industriale che abbraccia l’ecologia con piante autoctone e fioriture stagionali. Si trova proprio nel cuore della Grande Mela ed è un angolo di pace.

The High Line NYC

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The High Line, il parco di New York

Royal Botanic Garden a Sydney

Settimo posto per Royal Botanic Garden; fondato nel 1816, è il più antico istituto scientifico dell’Australia. Affacciato sul porto di Sydney, offre una varietà impressionante di piante native e importate: eucalipti, felci giganti, palme tropicali, ma anche fiori ornamentali e arbusti dai colori sgargianti. Particolarmente toccante è il Cadi Jam Ora Garden, che racconta attraverso piante e installazioni la storia del popolo Gadigal, i custodi originari di questa terra. Un giardino che è anche memoria, riconciliazione e identità.

Royal Botanic Gardens a Cranbourne

A sud di Melbourne, all’interno di una ex cava di sabbia sorge il Royal Botanic Gardens Cranbourne che conquista il sesto posto della top 10 firmata New York Times. Ad attirare l’attenzione, oltre agli 800 ettari, ci pensano i 22 paesaggi distinti che spaziano dalle praterie alle zone desertiche.

Saihoji (Kokedera) Moss Garden a Kyoto

In Giappone c’è un luogo fuori dal tempo, dove il muschio diventa protagonista assoluto. Il giardino del tempio Saihoji, noto come Kokedera, è un capolavoro di minimalismo spirituale e proprio per questo conquista il quinto posto della classifica. Più di 120 varietà di muschi ricoprono rocce, sentieri e radici, creando un tappeto soffice e umido che invita alla contemplazione. Per accedervi, è necessario partecipare a una cerimonia di scrittura di sutra, in perfetto spirito zen.

Giardino di Jacques Wirtz a Schoten

Nato quasi per caso, il giardino privato del paesaggista Jacques Wirtz è diventato una leggenda del design verde tanto da portare il Belgio in quarta posizione. Arbusti scolpiti in forme tondeggianti, siepi che ondeggiano come tessuti, spazi ordinati ma mai rigidi. L’ispirazione arriva anche dal Giappone, ma l’identità è profondamente europea. Il colore dominante è il verde, ma la varietà delle forme e delle texture rende il paesaggio ricco e dinamico.

Giardino di Ninfa a Cisterna di Latina

Al terzo gradino del podio spicca un incanto italiano: si tratta del giardino di Ninfa a Cisterna di Latina, non lontano da Roma. Vanta un territorio di venti ettari ed è decorato da rose, magnolie, aceri giapponesi, glicini, bambù e alberi da frutto immersi in un microclima lussureggiante.

Great Dixter a Northiam

Le prime due posizioni della top 10 sono dedicate all’Inghilterra: il secondo posto è di Great Dixter dove la creatività botanica esplode in combinazioni audaci, bordure fiammeggianti e accostamenti imprevisti. Residenza del celebre garden writer Christopher Lloyd, oggi è gestita dal talentuoso Fergus Garrett, che ne ha fatto un centro di ricerca, formazione e sperimentazione. Ogni stagione porta nuove fioriture, nuove idee, nuovi giardinieri.

Sissinghurst Castle Garden a Kent

Al vertice della classifica, un capolavoro letterario e botanico. Sissinghurst è il giardino creato da Vita Sackville-West e Harold Nicolson negli anni ’30, su un’antica proprietà Tudor immersa nella campagna del Kent. Diviso in “stanze” verdi delimitate da siepi di tasso, il giardino ospita la leggendaria White Garden: un tripudio etereo di rose bianche, lupini, iris e piante dai riflessi argentei.

I giardini italiani tra i più belli al mondo

L’Italia, con la sua straordinaria eredità artistica e paesaggistica, non poteva che brillare anche nel mondo del giardinaggio. In questa classifica globale, ben cinque giardini italiani sono stati riconosciuti tra i più belli e significativi del pianeta. Un risultato che testimonia non solo la bellezza naturale del territorio, ma anche il raffinato senso estetico che attraversa secoli di storia, architettura e cultura.

Classifica dei giardini più belli al mondo: citata anche villa d'Este a Tivoli

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Tra i giardini più belli al mondo anche villa d’Este a Tivoli

Oltre al giardino di Ninfa posizionato sul podio in terza posizione, tra i giardini più belli al mondo ci sono altre meraviglie italiane. Partiamo da villa Gamberaia in provincia ci Firenze dove spiccano simmetria eleganti e giochi d’acqua, tanto che Miami e Philadelphia hanno replicato l’ispirazione. Tivoli con Villa d’Este non poteva mancare: il trionfo barocco di cascate e fontane lascia tutti a bocca aperta. Si aggiungono poi in classifica, il Sacro Bosco di Bomarzo dall’anima enigmatica con “mostri” scolpiti nella pietra e un paesaggio rilassante tutto da esplorare. In classifica anche villa Silvio Pellico a Moncalieri, in provincia di Torino: il giardino disegnato da Russell Page con parterre geometrici e siepi potate con rigore è un ritratto di classicità.

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In viaggio con mio figlio, i luoghi della dramedy on the road con De Niro

Come suggerisce il titolo, questo film al cinema dal 24 aprile 2025 è un viaggio padre-figlio lungo gli Stati Uniti. Attraverso una serie di eventi che mettono in luce le tensioni e le incomprensioni di questo forte legame, In viaggio con mio figlio mostra la bellezza e la complessità della relazione.

Max, interpretato da Bobby Cannavale, lascia tutto per inseguire il sogno di diventare un comico di stand-up di successo. Dopo un matrimonio naufragato, vive una vita difficile con il figlio Ezra affetto da autismo. Quando quest’ultimo viene espulso da scuola, in un momento di impulsività, Max lo porta via di notte, iniziando un viaggio attraverso gli Stati Uniti. Durante le varie tappe del viaggio, entrambi si confrontano con il loro passato, le loro aspirazioni e le loro paure, permettendo una profonda riflessione su chi sono davvero e su come vogliono relazionarsi con il mondo attorno a loro.

Tony Goldwyn, che molti ricorderanno come la canaglia Carl Bruner di Ghost – Fantasma, firma la regia di questo gioiello di natura indipendente che riunisce un cast stellare che comprende Robert De Niro, Vera Farmiga, Bobby Cannavale, Whoopi Goldberg e Rose Byrne, oltre al bravissimo giovane talento William A. Fitzegerland nei panni di Ezra. I film on the road sono un’occasione per esplorare tante location, in questo caso degli Stati Uniti, quindi allacciate le cinture e scopriamo i luoghi che hanno fatto da sfondo a In viaggio con mio figlio.

Dove è stato girato

Il film è stato girato a Hoboken e Jersey City, ma alcuni dei ricordi preferiti di William A. Fitzgerald, il giovane attore che interpreta Ezra, sono legati alle riprese ambientate al Comedy Cellar di New York. Nella storia Max si esibisce al Cellar per un provino per un posto al “Jimmy Kimmel Live” e porta con sé Ezra, che è solito urlare battute come un provocatore.

Lo sceneggiatore e produttore di In viaggio con mio Figlio, Tony Spiridakis, ha basato la storia sul suo rapporto con il figlio Dimitri, affetto da autismo. “Quando ho incontrato William, era la copia sputata di Dimitri Spiridakis a 12 anni” ha detto Goldwyn, amico dello scrittore da 40 anni e regista del film. “Aveva una tale libertà e la capacità di essere se stesso davanti alla telecamera. Si lascia andare a quello che è ed era proprio quello di cui avevamo bisogno per Ezra“.

Robert De Niro In viaggio con mio figlio

Fonte: Ufficio Stampa

Robert De Niro nel film “In viaggio con mio figlio”

Spiridakis inizialmente ambientò il film a Manhattan, nel cuore di New York, ma i crediti d’imposta per il cinema di Jersey lo spinsero a modificare la sceneggiatura. E, in fondo, c’erano anche più legami con Jersey per il cast e la troupe del film, quindi la scelta è stata presa con entusiasmo.

Girare nel Garden State “mi sembrava perfetto” ha dichiarato Goldwyn che ha vissuto a Hoboken per 20 anni. Oltre al fatto che Fitzgerald fosse originario del posto, c’erano forti legami anche di Cannavale e Farmiga con Jersey, e anche di Whoopi Goldberg che considera casa il Llewelyn Park di West Orange. Jersey si è rivelata utile anche per il viaggio on the road di Max ed Ezra.

Comedy Cellar New York

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Comedy Cellar di New York

Abbiamo ricreato il resto degli Stati Uniti nel New Jersey con l’aiuto di un po’ di magia digitale” ha sottolineato il regista, inclusi i laghi del Michigan e il paesaggio della California meridionale. Alcune scene poi sono state girate al Palisade Stages, un teatro di posa a Kearny. Tra le location scelte si possono riconoscere la Dr. Lena Edwards Academic Charter School di Jersey City, la Conrad’s Confectionery di Westwood, l’Avenel Performing Arts Center di Woodbridge, la Paterson’s School 29, il Northvale Classic Diner, il Camp Nyoda di Oak Ridge, il Green Village Deli di Chatham Township e il tribunale della contea di Essex a Newark.

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Il viaggio al tempo dei cibi virali su TikTok

In un mondo in cui i social media sono diventati una delle più potenti fonti d’ispirazione per i viaggi, non c’è da stupirsi se il fenomeno dei cibi virali su TikTok sia all’origine di una delle ultime tendenze del turismo gastronomico. Un fenomeno ormai di portata mondiale, secondo quanto riporta Euronews, che trasforma cibi iconici in tappe imperdibili per foodies e curiosi, pronti ad attraversare oceani solo per un assaggio.

Pensiamo a mete come gli Stati Uniti o l’Italia, dove la tradizione gastronomica è parte integrante dell’esperienza turistica. Nessuno va negli USA senza provare pancake e pretzel, o in Italia senza gustare pizza e pasta. Ma oggi, i viaggiatori non sono più attratti solo dalle cucine tradizionali. Sempre più persone viaggiano per assaporare un’unica, specifica leccornia diventata virale sui social. E così, tra barrette di cioccolato al pistacchio a Dubai e panini con cetrioli a New York, il food tourism ha trovato nuovi, a volte sorprendenti, protagonisti.

Dubai e il cioccolato più virale di TikTok

Dubai ha fatto parlare di sé questa estate grazie a una creazione al cioccolato che è rapidamente diventata un vero must tra gli utenti di TikTok. Un negozio della città ha lanciato una barretta di cioccolato ripiena di crema al pistacchio, pasta di tahina e Knafeh, un dolce tradizionale mediorientale. Ricoperta di cioccolato al latte svizzero, questa delizia ha conquistato il web quando la food influencer Maria Vehera ha condiviso un video in cui la assaggiava in macchina, totalizzando milioni di visualizzazioni. In un lampo, il dolcetto è diventato un souvenir irrinunciabile per chi visita gli Emirati, al costo non proprio economico di circa 68,25 AED (circa 17 euro).

Il panino con i cetrioli a New York

Da una parte all’altra del globo, anche New York ha trovato il suo “food craze” con il celebre panino al cetriolo. Come suggerisce il nome, si tratta di un sandwich che sostituisce il pane con due cetrioli sottaceto svuotati, farciti con salumi o formaggi. Questo spuntino particolare ha attirato visitatori da tutto il nord-est degli Stati Uniti, ma anche turisti internazionali, tutti curiosi di provare la creazione salata di un deli della Grande Mela che non fa mistero di vendere più di 200 di queste specialità al giorno.

La patata al forno più amata dagli australiani

Stranamente, un altro piatto virale è una semplice patata al forno venduta da un food truck a Preston, nel Regno Unito, che stando a Euronews ha attirato australiani a frotte. Ben contenti di sorbirsi 23 ore di volo per gustare una jacket potato farcita con fagioli al chili o burro all’aglio. Non c’è che dire, questo “comfort food” britannico ha dimostrato di poter viaggiare ben oltre i suoi confini originari.

A Parigi per il burro più famoso del mondo

Nella capitale francese, una delle prelibatezze che attira i turisti grazie a TikTok non è una baguette e nemmeno un croissant, ma una semplice confezione di burro di qualità superiore. Le Beurre Bordier, prodotto a mano e aromatizzato con ingredienti come alghe o pepe, ha conquistato schiere di visitatori che affollano le botteghe parigine dove è in vendita pur di portarsi a casa questo tesoro del gusto.

L’iconico panino di Firenze

Firenze è sulla mappa dei viaggiatori gastronomici da ben prima dell’avvento dei social, ma è anche grazie a TikTok se i panini farciti di All’Antico Vinaio sono conosciuti ai quattro angoli del globo. Tanto che questo storico locale è arrivato a vendere fino a 10.000 panini al giorno farciti con ingredienti raffinati come salame al tartufo, crema di pistacchio e formaggio stracciatella.

La leche frita in Spagna

In Spagna, un dessert semplice e tradizionale ha catturato l’immaginazione degli utenti di TikTok: la “leche frita”. Questo dolce, simile a una croccante torrija, è un trionfo di sapori dolci e consistenze morbide, nato dall’impasto di latte e zucchero fritto in pastella. Ispirati da migliaia di video che hanno reso famoso questo dolce sui social, sono sempre più i turisti che si riversano nelle pasticcerie spagnole per gustare una versione autentica di questa delizia.

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Stati Uniti nella top list dei viaggiatori italiani

Il sogno americano continua ad affascinare i viaggiatori italiani, con un incremento significativo delle prenotazioni e nuove tendenze di viaggio. È quanto risulta dai dati di Visit USA Italia, secondo cui l’estate 2024 ha segnato la ripresa decisa del turismo italiano verso gli Stati Uniti. Gli italiani quest’estate sono andati soprattutto nelle grandi città americane, nei parchi nazionali e hanno optato per esperienze immersive.

Le mete più amate dagli italiani negli Stati Uniti

Le grandi città come Los Angeles, Miami, New York, San Francisco e Las Vegas sono state le protagoniste per la maggioranza dei viaggi, anche in quanto punto di partenza per itinerari immersivi alla scoperta dei parchi americani o di un’America più selvaggia e iconica, come testimoniano le tante miglia percorse dai turisti che hanno scelto la formula Fly & Drive sulle interminabili Highways, doppiando, quasi, il tour guidato in termini di prenotazioni assolute. Questa formula del viaggio on the road ha portato anche alla scoperta di nuove ed affascinanti sistemazioni come i glamping e i bed & beakfast, garantendo, soprattutto su rotte storiche come l’intramontabile Route 66 (che nel 2026 festeggerà il centenario), alternative più immersive e local rispetto ai più classici motel o alle catene alberghiere.

On the road

La strada, il viaggio itinerante, la scoperta pianificata rimangono una costante del viaggio negli Stati Uniti d’America. Il viaggiatore italiano vuole scoprire la destinazione, immergersi nella vita locale ottimizzando un tempo medio di vacanza che va dai dieci ai 15 giorni di permanenza media.

Fuori dalla rotte più battute

Prendendo in considerazione sempre più la Real America, l’estate 2024 ha generato un interesse crescente verso itinerari meno battuti che hanno spinto il turista italiano alla scoperta di Stati alternativi rispetto ai soliti e maggiormente battuti circuiti turistici. Primo fra tutti, il blocco degli stati del Great American West che include gli stati di Idaho, North Dakota, South Dakota e Wyoming, così come le mete più “selvagge” come l’Alaska, l’Oregon e lo Stato di Washington.

Considerato un viaggio importante, da organizzare per tempo, gli Stati Uniti hanno generato un buon trend di advance booking fissando il periodo di prenotazione ideale tra i 4 ed i 6 mesi prima della partenza. Senza dubbio un dato interessante, spiegano da Visit USA, che permette di annoverare il turista italiano nella sezione “viaggiatore moderno”, quello in grado di acquisire le giuste informazioni, utilizzare le nuove tecnologie e far tesoro del supporto necessario alla creazione di un viaggio interessante e soddisfacente da parte di consulenti specializzati quali tour operator e agenzie di viaggio ma che vuole lasciarsi uno spazio libero per l’esplorazione personale.

Cosa dicono gli esperti

Il 2024 fornisce anche un dato molto chiaro in termini di scenario di mercato. Stiamo assistendo al ritorno degli specialisti, quei piccoli tour operator sempre più preparati e sempre più interessanti in termini di offerta, che propongono esperienze di viaggio originali e molto spesso impegnandosi in prima persona nell’attività di tour leader. Fenomeno, questo, che non impatta ma arricchisce e completa il lavoro dei grandi tour operator nazionali che su volumi importanti hanno determinato il successo della destinazione. L’estate americana per gli italiani è iniziata presto, con molte partenze già nel mese di giugno, seguite dai periodi più classici di luglio e agosto, ma con una buona coda su settembre. Anche le compagnie aeree confermano il trend positivo sul 2023 e l’introduzione di nuove rotte dirette, vedi Boston, per esempio, sono il risultato di un mercato che ha ritrovato lo slancio giusto per tornare ad essere tra i primi in Europa.

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Le 10 peggiori città da visitare negli Stati Uniti

Il sogno di un viaggio alla scoperta delle tante anime degli Stati Uniti è un richiamo per tantissimi viaggiatori, un luogo enorme e molto diversificato, in cui gli spazi sono sorprendenti e maestosi, con una varietà naturalistica incredibile e con città che vale la pena visitare.

Complice anche il fatto che il mito dei viaggi che hanno il sapore dell’avventura e della libertà sia nato proprio lungo queste strade, magari grazie a libri come On the road di Kerouak o Il giovane Holden di Salinger. E se pensare di visitare New York, Seattle, Filadelfia, Chicago e San Francisco è nei piani per il futuro di molti viaggiatori, è anche vero che ci sono alcune città degli Stati Uniti in cui è meglio non andare, oppure in cui prestare particolare attenzione nel caso il richiamo sia troppo forte.

Periodicamente vengono stilate classifiche a tal proposito, una di queste è a firma di Safe and Sound Security che ha realizzato un elenco, aggiornato al 2024 – 2025, con alcune delle città maggiormente pericolose. Esistono anche altre classifiche in cui magari cambia l’ordine ma più o meno i luoghi sono gli stessi. Le città peggiori degli Stati Uniti in termini di sicurezza.

Memphis

Nel Tennessee vi è Memphis, tantissimi abitanti (è la seconda città più abitata dello Stato) e una metropoli viva e vivace che si si snoda lungo il fiume Mississippi, ma è anche un luogo pericoloso e con un alto tasso di criminalità. Basti pensare che in anni precedenti era già in classifica, ma in altre posizioni.

Memphis, nella lista delle citta peggiori degli Stati Uniti

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Memphis, nella lista delle citta peggiori degli Stati Uniti per la pericolosità

Saint Louis

In Missouri, invece, si trova un’altra città molto famosa. Stiamo parlando di Saint Louis, tra le più vaste aree metropolitane di tutti gli Stati Uniti e che rientra anche nell’elenco delle peggiori città perché il tasso di criminalità è molto alto. A parte questo, resta il fatto che ha diversi musei molto interessanti e una ricca tradizione musicale. Per diversi anni è stata al primo posto delle classifiche, basti pensare a quella datata 2023 e pubblicata su Forbes che la vedeva detenere lo scettro di città più pericolosa di tutti gli USA.

Saint Louis: pericolosa e quindi nella lista delle città peggiori degli Stati Uniti

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Saint Louis, a causa del tasso di criminalità nelle città peggiori Stati Uniti

Little Rock

Ci spostiamo in Arkansas a Little Rock, città dalla storia antica e ricca di luoghi di grande interesse, ma comunque nella lista delle peggiori degli Stati Uniti per gli eventi criminali di cui è teatro. In particolare – a quanto pare – aggressione aggravata, come viene spiegato su Safe and Sound Security.

A causa della sua pericolosità Little Rock è tra le città peggiori degli Stati Uniti

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Little Rock è pericolosa e quindi tra le città peggiori degli Stati Uniti

Minneapolis

È una grande città del Minnesota, nella cui area si trovano numerosi laghi, torrenti, cascate e le rive del Mississippi. Minneapolis è un luogo molto interessante, infatti vi sono nati artisti di primissimo piano della scena musicale internazionale come Prince, ma anche celebri gruppi musicali. Resta comunque una città in cui stare attenti e considerata tra le più pericolose.

Tra le città peggiori per la sua pericolosità Minneapolis negli USA

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Tra le città peggiori negli USA c’è Minneapolis

Detroit

Nella classifica delle città peggiori di tutti gli Stati Uniti c’è anche Detroit nel Michigan: famosa per l’industria delle auto, si trova lungo l’omonimo fiume nella regione dei grandi laghi americani. La criminalità qui è un problema, la crescita demografica negli anni è stata in negativo, ma sono state messe in campo iniziative per trovare delle soluzioni.

Città peggiori USA: Detroit è considerata pericolosa

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Città peggiori USA: Detroit viene considerata pericolosa

Kansas City

In Missouri c’è Kansas City, nota anche con il soprannome di “città delle fontane” dal momento che ve ne sono oltre duecento sul territorio cittadino. Anche questo grande agglomerato urbano è segnato dai problemi di sicurezza, motivo per cui è stata spesso segnata tra le peggiori città degli Stati Uniti a causa della sua pericolosità.

Kansas City: pericolosa e quindi nella lista delle città peggiori degli Stati Uniti

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Kansas City, nella lista delle citta peggiori degli Stati Uniti per la pericolosità

New Orleans

Meta amatissima dei viaggiatori di tutto il mondo per l’atmosfera che vi si respira, per la cultura ricca e per le tante cose da vedere e da fare, New Orleans è comunque tra le città più pericolose d’America. Si trova in Louisiana e non è la prima volta che viene inserita nella lista. Resta comunque il fatto che è un posto vivace e vibrante, in cui ascoltare ottima musica (come il jazz) e deliziare le proprie papille gustative con la sua cucina.

New Orleans città peggiori Stati Uniti

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New Orleans è tra le città peggiori degli Stati Uniti per la pericolosità

Cleveland

Andiamo in Ohio e più precisamente a Cleveland, che si affaccia sul lago Erie e ha una storia abbastanza antica. La popolazione nel corso del tempo è diminuita ma il numero dei suoi abitanti è comunque molto elevato (nel 2018 vi risiedevano 383 793 persone). È una città con diversi luoghi da scoprire, come il Cleveland Museum of Art, che è un celebre museo che copre un periodo storico che va dall’antichità all’arte contemporanea, ma è nella lista delle peggiori città degli Stati Uniti per via del tasso di criminalità.

Cleveland tra le città peggiori degli Stati Uniti

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Cleveland è tra le città peggiori degli Stati Uniti per la criminalità

Birmingham

In Alabama c’è Birmingham: anche questa città è considerata molto pericolosa e anche qui – come in tutte le altre della lista – hanno preso il via operazioni per migliorarne la vivibilità e la sicurezza. Detto questo si tratta di un luogo in cui sono presenti importanti attività economiche e anche diversi siti di interesse culturale, come musei e teatri.

Birmingham è tra le città pericolose e quindi peggiori degli USA

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Birmingham è tra le città peggiori degli Stati Uniti per la pericolosità

Houston

L’elenco delle dieci città peggiori degli Stati Uniti, dal punto di vista della sicurezza, si chiude con Houston in Texas che – dati alla mano – è quarta tra le più grandi negli Stati Uniti. Anche questo luogo ha una storia antica, oltre a essere la Space City per eccellenza, dal momento che qui si trova la sede della NASA. Una città  senza dubbio interessante, ma che deve anche fare i conti con la criminalità e, in particolare l’aggressione aggravata.

Tra le città pericolose in USA c'è Houston

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Houston, nella lista della città più pericolose
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Il Grand Canyon e la Death Valley negli USA

Gli Stati Uniti, grazie anche alla loro vasta estensione e la grandissima varietà di panorami e caratteristiche geografiche, ospitano alcune delle meraviglie naturali più spettacolari al mondo. Tra queste è possibile visitare i parchi nazionali americani. Luoghi unici, che possono offrire ai viaggiatori un’incredibile varietà di esperienza e paesaggi mozzafiato che portano ad un’immersione totale con la natura.

Questi parchi sono imperdibili, ma due fra tutti, sicuramente, sono degni di nota: il Grand Canyon e la Death Valley. Questi due giganti naturali attraggono, grazie alle loro caratteristiche, milioni di visitatori ogni, provenienti da tutto il mondo, tutti con il desiderio comune di avventurarsi fra i territori incontaminati alla ricerca di panorami spettacolari, escursioni nella natura e scoperte culturali e geologiche. Ecco alcune delle informazioni più importanti che bisogna sapere prima di visitare questi due giganti americani, per partire preparati direzione USA.

Il Grand Canyon: maestosità e geologia senza tempo

Il Grand Canyon si trova in Arizona ed è, senza dubbio, uno dei luoghi più iconici del mondo. Questo canyon, così immenso da sembrare infinito, è stato scavato dal fiume Colorado nel corso di milioni di anni, e si estende per circa 450 chilometri di lunghezza, con una profondità massima che in alcuni punti supera anche i 1800 metri di altezza. Insomma, si tratta di un vero e proprio spettacolo naturale.

Decidere di visitare il Grand Canyon è come entrare in una cattedrale naturali, dove le formazioni rocciose e stratificate sono in grado di raccontare una storia geologica più che millenaria, in una gamma di colori incredibili, che varia dal rosso intenso al giallo ocra e al grigio.

Il South Rim, che è la parte più meridionale del Grand Canyon, è la più accessibile e la più frequentata dai turisti, grazie ad una rete di sentieri ben segnalati, che permette di esplorare il parco anche a piedi e di raggiungere alcuni dei punti panoramici più spettacolari. Per gli amanti della fotografia, alla ricerca di uno scatto memorabile del Grand Canyon, il Mather Point e l’Hopi Point sono i punti più importanti. Infatti, queste sono due delle terrazze naturali più amate dai turisti, in quanto è possibile vedere il sole che tinge le pareti del canyon con tonalità calde, creando, così, uno spettacolo che lascia tutti senza fiato. Questa parte meridionale del Grand Canyon, inoltre, è sede di numerosi centri che offrono informazioni approfondite sulla sua storia e sulla geologia del territorio.

Il North Rim, invece, che è la parte più settentrionale, è meno frequentato. Questa lato del canyon è aperto solo da Maggio ad Ottobre ed è in grado di offrire ai viaggiatori un’esperienza più intima e più selvaggia. Il North Rim si trova a circa 300 metri di altitudine, quindi più alto rispetto al lato meridionale del Grand Canyon, ed è famoso per la sua vegetazione rigogliosa e per i punti panoramici come il Bright Angel Point e il Cape Royal, punti da cui si possono osservare viste mozzafiato del fiume Colorado e dell’immensità del luogo.

Vista dal basso di uno dei Canyon nel Grand Canyon negli USA

Fonte: iStock

Grand Canyon, Stati Uniti

Attività alla scoperta del Grand Canyon

È possibile vivere il Grand Canyon e scoprire i suoi fantastici paesaggi partecipando a diverse attività. Per gli appassionati di escursionismo, ad esempio, il Bright Angel Trail è uno dei percorsi più celebri, anche se tra i più impegnativi. Seguendo questo sentiero è possibile attraversare i terreni tortuosi del canyon e raggiungere il fiume Colorado, partecipando ad una delle esperienze più uniche al mondo, a contatto con la natura. Per chi, invece, è meno allenato, un’altra suggestiva opzione è quella del South Kaibab Trail, che, nonostante sia più breve, riesce a regalare panorami incredibili lungo tutto il suo percorso.

Per tutti coloro che, invece, vogliono osservare il Grand Canyon da un’angolatura diversa, è possibile scegliere fra diverse opzioni. La prima è sicuramente quella di sorvolare il parco partecipando ad un tour in elicottero, che permette di godere di una vista unica dall’alto. L’altra opzione è data dalla possibilità di scegliere di provare il rafting lungo il Colorado, dove affrontare le rapide tra le imponenti pareti di roccia circostanti. Mentre, la terza opzione, per un’esperienza alquanto vertiginosa, è quella del Grand Canyon Skywalk, ovvero una passerella di vetro sospesa ad oltre 1200 metri di altezza, sulla quale camminare letteralmente sul vuoto ed osservare il canyon che si spalanca sotto i piedi.

Oltre ai classici itinerari, poi, da non perdere nel Grand Canyon c’è una gemma nascosta: le Havasu Falls, un luogo da favola composta da un insieme di cascate turchesi e situate all’interno della riservi degli Havasupai. Per raggiungere queste cascate è necessario, però, camminare lungo un trekking impegnativo: uno sforzo assolutamente ripagato all’arrivo, grazie alla presenza dell’acqua fresca e limpida che scorre tra le rocce rosse e crea delle piscine naturali uniche.

Il fascino unico della Death Valley

Dalla maestosità e l’immensità del Grand Canyon, si passa verso l’affascinante desolazione di uno dei luoghi più estremi ed inospitali non solo degli Stati Uniti, ma dell’intero mondo: la Death Valley.

Questo territorio si trova fra il bellissimo stato della California, dove è presente la meravigliosa città di San Francisco, e lo stato del Nevada ed è il punto più basso e caldo di tutto il Nord America, con le temperature estive che arrivano anche i 56° gradi, rendendolo il luogo più caldo al mondo. Nonostante tutto, ovvero il suo nome così suggestivo e la sua fama di essere un luogo ostile, la Death Valley rimane una delle destinazioni più affascinanti degli Stati Uniti: un luogo caratterizzato da paesaggi quasi surreali e meraviglie naturali che sembrano appartenere ad un altro pianeta.

Cosa non perdere assolutamente nella Death Valley?

Sono diversi i punti che i visitatori di questo parco naturale statunitense non devono assolutamente perdere. Fra questi troviamo, ad esempio, il, che si trova addirittura a ben 86 metri sotto il livello del mare, è una vastissima distesa salata che si estende a perdita d’occhio dal coloro bianco quasi accecante. Si tratta di uno dei luoghi più affascinanti al mondo, specialmente al tramonto, quando le ombre delle montagne circostanti si allungano su tutto il sale cristallino.

C’è anche il Zabriskie Point, un’altra icona della Death Valley, che offre una vista spettacolare sulle formazioni rocciose, caratterizzate da colori caldi ed ondulati e che formano un luogo perfetto per ammirare l’alba o il tramonto e vivere una delle esperienze più indimenticabili di cui si possa godere. Inoltre, nelle sue vicinanze, sono presenti altri punti panoramici ed attrazioni da non perdere come il Dante’s View, una postazione in grado di regalare un panorama mozzafiato sulla valle e sulle montagne circostanti, ed il Mesquite Flat Sand Dunes, ovvero delle dune dorate e che offrono una delle immagini più iconiche del parco, dove camminare al tramonto e godere di un’esperienza magica.

Infine la Artist’s Palette, un’altra meraviglia della Death Valley, un’area dalle rocce multicolori che riesce a stupire per le sue incredibili tonalità di verde, rosa, viola ed arancione. Si tratta di uno spettacolo cromatico risultato della presenza di diversi minerali nella roccia e che può essere ammirato dalla famosa Artist’s Drive.

Vista del Bradwater Basin al tramonto

Fonte: iStock

Bradwater Basin al tramonto

Storia e misteri del deserto arido statunitense

Nonostante il suo aspetto così inospitale, la Death Valley ha una lunga storia di insediamenti umani. Qui, infatti, le tribù native americane, come i Timbisha Shoshone, abitarono queste terre per secoli, grazie alla loro profonda conoscenza del territorio, di vitale importanza per la sopravvivenza. Tutt’oggi una piccola comunità di questa tribù vive  nella valle e mantiene vive le tradizioni della loro cultura.

Cosa dire, invece, delle origini di questo nome così “particolare’? Il nome Death Valley fu dato dai cercatori d’oro nel lontano 1849, quando alcuni pionieri che si misero in viaggio verso la California rimasero intrappolati nella valle, anche se solo una persona perse la vita. L’appellativo rimase per gli anni a venire come monito ed avvertimento della pericolosità del territorio. Successivamente, nonostante questo, la Death Valley divenne un centro di estrazione mineraria molto importante per gli Stati Uniti: qui, infatti, veniva estratto il borace, un minerale utilizzato nella produzione di saponi e detergenti. Oggi di questa attività rimangono solo i resti delle miniere e vecchi vagoni

Il clima estremo e la vita nella Death Valley

La Death Valley, come già affermato in precedenza, è il luogo più caldo del pianeta. Nonostante queste condizioni estreme, la valle è abitata da alcune specie animali. Fra queste si trovano il Kit Fox, la volpe del deserto, ed il coyote, che hanno sviluppano negli anni strategie di adattamento straordinarie a questo ecosistema. Come gli animali, anche la flora della Death Valley è sorprendente, grazie alla presenza di piante come il creosoto ed il mesquite, che riescono a sopravvivere a queste temperature per le loro radici profonde decine di metri.

Vista da un punto panoramico della Death Valley, con persone che camminano lungo il sentiero

Fonte: iStock

Vista dall’alto della Death Valley

In rare occasioni, quando le piogge invernali sono più abbondanti della media e con l’arrivo della stagione primaverile, la Death Valley riesce a trasformarsi in un meraviglio prato fiorito. Si tratta di una fioritura straordinaria, un fenomeno che ha preso il nome di Super Bloom.

Entrambi i parchi nazionali sono gestiti con grande attenzione, soprattutto per preservare l’ambiente così particolare ed allo stesso tempo fragile. Per minimizzare l’impatto che può avere l’affollamento turistico, ad esempio, il Grand Canyon ha introdotto in sistema di navette gratuite che permette di visitare l’intero parco senza dover per forza utilizzare la propria automobile.

Misure come queste sono necessarie per preservare la bellezza di queste due destinazioni naturali così iconiche degli Stati Uniti. La Death Valley ed il Grand Canyon potrebbero essere la destinazione ideale per un’avventura immersi nella natura, è ora di prenotare le prossime vacanze!

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Kentucky, dieci cose da fare nello Stato più autentico degli USA

Si dice spesso che viaggiare significa cogliere lo spirito di un luogo e del suo popolo. Mai frase è stata più azzeccata come nel caso del Kentucky, uno degli Stati del Sud degli USA. Sì, perché nel Kentucky proprio di spirito si parla, quello del Bourbon, che viene prodotto in questo Stato. E c’è un motivo che poi ha influenzato su tutta la sua storia. Ma il Kentucky è anche sinonimo di cavalli

Il Kentucky è soprannominato il “Paese del Bourbon”. Il motivo è che qui viene prodotto il 95% del Bourbon mondiale. Il motivo è dovuto alla conformazione del sottosuolo di questo particolare territorio: l’acqua filtrata dal calcare è talmente pura da dare un gusto speciale a questa bevanda alcolica così diversa dal whisky con cui molti lo confondono. Ma il Bourbon del Kentucky è anche frutto dei barili di legno di quercia in cui vene conservato, del mix di grani con cui viene prodotto e del particolare processo di distillazione impiegato.

Intorno alla produzione di Bourbon ruota tutto un mondo che è molto interessante da scoprire. La storia stessa del Kentucky è stata influenzata dal Bourbon. Negli anni del Proibizionismo in America, infatti, questo era uno degli Stati in cui era ancora possibile vendere alcool; pertanto, la sua economia è cresciuta e soprattutto sono sorti tantissimi speakeasy dove era possibile bere bevande alcoliche. Ci sono distillerie da visitare in tutto lo Stato, tanto che è nato un itinerario chiamato Bourbon Trail. Ma sono tante altre le cose che si possono scoprire in quello che è uno dei più autentici degli Stati Americani.

1. Percorrere il Kentucky Bourbon Trail

Nello Stato del Kentucky esistono talmente tante distillerie di Bourbon che la Kentucky Distillers’ Association ha deciso di mapparle e di creare, alla fine degli Anni ’90, un vero e proprio itinerario chiamato appunto Kentucky Bourbon Trail. All’inizio, le distillerie, quelle più storiche, erano soltanto una decina, ma nel corso degli anni se ne sono aggiunte molte altre tanto che oggi se ne contano una cinquantina. La KDA ne segnala 18 che sono facilmente raggiungibili attraverso questo trail a sua volta diviso in quattro gateway che ruotano intorno alle quattro principali città dello Stato: Louisville, Lexington, Bardstown e il Northern Kentucky Gateway. Anche chi non è appassionato di Bourbon dovrebbe fare almeno una degustazione in una delle distillerie perché è una vera esperienza. Alcune distillerie, come la Bardstown Bourbon Company o la Lux Row Distillers hanno eleganti salette riservate agli ospiti dove sembra di stare nel salotto di casa del proprietario. Qui insegnano non soltanto a comprendere le differenze tra un Bourbon e l’altro ma anche a creare cocktail personalizzati. Un’esperienza da fare anche in famiglia è la visita alla Evan Williams Bourbon nella centralissima e storica Whiskey Row di Louisville dove, in puro stile scenografico americano, viene mostrato il processo di fermentazione del Bourbon come fosse uno show. A Lexington si può visitare la prima distilleria afroamericana dai tempi della schiavitù, la Fresh Bourbon, che produce il Bourbon del Kentucky. Infine, per respirare il vero mood USA, merita una tappa la Barrel House Distilling di Lexington, una sorta di saloon con banco degustazione sul retro in mezzo alle botti di Bourbon e vodka. Un’esperienza autentica da fare assolutamente.

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Fonte: @Kentucky Department of Tourism

Una distilleria di Bourbon nel Kentucky

2. Una serata in uno speakeasy con musica Bluegrass

Ruota sempre intorno al Bourbon l’esperienza di trascorrere una sera in uno dei numerosi speakeasy che si trovano nelle città. Come anticipato, il Kentucky era uno degli Stati in cui, anche durante il periodo del Proibizionismo, si poteva fare uso di alcool; pertanto, negli Anni ’20 sono nati diversi locali dove poter consumare Bourbon (ma non solo), ballare e ascoltare musica Bluegrass, un genere puramente statunitense che coniuga la musica gospel africana con quella degli emigrati irlandesi e scozzesi. Spesso celati nel sottosuolo, dietro a pesanti tendoni di velluto si aprono, ancora oggi, splendidi locali rivestiti di boiserie, illuminati da grandi lampadari di cristallo, arredati con divanetti di velluto e con tanti salottini o addirittura stanze appartate dove incontrarsi per fare affari o garantirsi momenti di intimità. Uno dei più caratteristici è l’Hell or High Wate lungo la Whiskey Row a Louisville. Qui, oltre a trascorrere un piacevole serata ascoltando musica e sorseggiando un cocktail si respira la storia ed è come fare un balzo indietro nel tempo. Ma nel quartiere di NuLu ce ne sono tantissimi altri.

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Fonte: @Kentucky Department of Tourism

Uno dei numerosi speakeasy che si trovano nel Kentucky

3. Assistere alle corse dei cavalli

Il Kentucky è la terra dell’ippica e alcune gare equestri fanno parte della cultura di questo Stato del Sud e sono un evento importantissimo. Per scoprire il cuore e l‘anima del Kentucky è necessario quindi indossare gli stivali e immergersi nel mondo dei cavalli. Nell’ippodromo di Churchill Downs il primo sabato di maggio di ogni anno si corre il Kentucky Derby, ma durante tutta la bella stagione si tengono corse e si può scommettere sul cavallo vincente. Il Kentucky Derby fa parte del cosiddetto Triple Crown Trophy, tre gare importantissime – le altre due sono il Preakness Stakes che si corre a Baltimora, nel Maryland, e il Belmont Stakes di Elmont, New York – assegnato al cavallo che se le è aggiudicate tutte e tre. Prima di immergersi nelle gare, è bene scoprire la storia dell’ippica nel Kentucky visitando il Kentucky Derby Museum di Louisville. Anche quando non ci sono corsa a cui assistere, una sala del museo ricrea l’ambiente delle corse e si può seguire una gara come se si fosse seduti sugli spalti. Per provare le brezza di vedere il proprio cavallo vincere si può assistere alle corse nell’ippodromo di Keeneland, uno dei più affascinanti del mondo con i suoi edifici storici. Qui correvano anche alcuni cavalli appartenuti alla regina Elisabetta d’Inghilterra e sono molti i proprietari di cavalli – anche dall’Italia – che portano i propri purosangue a gareggiare su questa storica pista.

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Fonte: @Kentucky Department of Tourism

Le corse di cavalli del Kentucky Derby

4. Visitare la fabbrica delle mazze da baseball Slugger Museum

Negli Stati Uniti, il baseball è uno degli sport più seguiti e nel Kentucky c’è uno dei luoghi simbolo di questo sport, la Slugger Factory, la fabbrica (e museo) delle mazze da baseball più antica degli USA che ha sede a Louisville. Da più di 140 anni, i più grandi campioni del baseball hanno impugnato le mazze Slugger, facendosele forgiare su misura, con materiali, forme e dimensioni personalizzate. Visitare la fabbrica che le produce è senza dubbio una delle esperienze più interessanti che si possano fare qui per immergersi nella cultura sportiva americana. Nel museo sono esposti circa tremila modelli di mazze da baseball, alcun delle quali prendono il nome dai giocatori per cui sono state tagliate. La visita alla fabbrica mostra come si crea una mazza da baseball dal pezzo di legno informe fino al prodotto finale. Nessuno lascia la fabbrica senza la propria piccola mazza. I bambini ne andranno matti.

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Fonte: Getty Images

Lo Slugger Museum, il museo del baseball di Louisville

5. Salire a bordo della Belle

Sul fiume Ohio che attraversa Louisville è attraccato il battello a vapore più antico del mondo, Belle. L’iconica Belle of Louisville porta i turisti indietro nel tempo. Costruito nel 1914, è l’ultimo battello a vapore originale rimasto negli Stati Uniti d’America e anche quello che ha navigato per più tempo tanto da essere diventato un National Historic Landmark e uno dei simboli di Louisville. Quando venne costruito, navigava sul Mississippi attraverso il Tennessee; poi iniziò a fare la spola tra il Canada e il Golfo del Messico, finché non venne spostato a Louisville e qui rimase. La crociera, che viene organizzata per l’ora del pranzo, della cena o per un pic-nic, che si fanno a bordo, tocca alcuni dei punti più significativi della città. Durante la navigazione ci si immerge al cento per cento nel mood della cosiddetta Gilded Age, la Belle Époque vissuta a inizio Novecento negli Stati Uniti, allietati dall’immancabile musica Bluegrass. La visita alla sala motori è il momento più atteso dagli appassionati di imbarcazioni: i due motori da 450 cavalli ciascuno sono anche più vecchi del battello stesso.

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Fonte: @Kentucky Department of Tourism

Lo skyline di Louisville, nel Kentucky

6. Visitare il Muhammad Ali Center

Il Kentucky ha dato i natali a molti personaggi illustri, alcuni poco conosciuti in Occidente, ma uno su tutti è talmente famoso che il museo che gli è stato dedicato è decisamente una delle attrazioni più visitate d’America. Stiamo parlando di Muhammad Ali e del museo a lui intitolato che si trova a Louisville. Poche persone nell’arco della loro vita hanno raggiunto lo status di icona, ancora meno divengono faro e nutrimento spirituale di un popolo. È quanto è accaduto, invece, con Ali, che davvero ha segnato un’epoca perché non era solo un puglie ma un attivista dei diritti civili e un esempio per la comunità afroamericana. Il Muhammad Ali Center, oltre a essere un museo che mette in mostra i memorabilia del cinque volte campione mondiale di boxe e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960 (inclusa la famosa bicicletta rossa che gli rubarono e che lo spinse a combattere per la prima volta nella vita), è anche un centro culturale costruito come tributo al grande pugile che è nato a Louisville del 1942 con il nome di Cassius Marcellus Clay Jr, che poi cambiò per convertirsi all’Islam. Ogni anno nel mese di giugno viene organizzato l’Ali Festival, una settimana di eventi per celebrare il “più grande di tutti i tempi” (Greatest of All Time) con partite di baseball, feste, concerti, gare sportive amatoriali, tour dei luoghi di Muhammad Ali e street food.

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Fonte: Getty Images

Il museo dedicato a Muhammad Ali a Louisville

7. Visitare il Museo della Corvette

A proposito di eccellenze, sapevate che il Kentucky è anche la casa della Corvette? A Bowling Green, vicino allo stabilimento di assemblaggio della General Motors, vengono prodotte, infatti, le automobili Chevrolet Corvette, le auto sportive americane per eccellenza, e si può visitare il National Corvette Museum aperto nel 1994. Per gli appassionati di motori è una tappa da non perdere. Il museo racconta la storia di quest’auto iconica, dall’evoluzione del design alla meccanica e ingegneristica e si può gareggiare – virtualmente – a bordo di un bolide, partecipare a workshop o perdersi tra gadget e, soprattutto, tantissimi modelli di Corvette. Chi vuole può anche provare la Delivery Experience, lo show che viene messo in piedi per tutti coloro che hanno ordinato un’auto e vengono a ritirarla.

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Fonte: @Kentucky Department of Tourism

Il museo della Corvette a Bowling Green

8. Inoltrarsi nel sistema di caverne più lungo del mondo a Mammoth Cave

Nel Kentucky non ci sono da visitare solo luoghi nati non più di 200 anni fa. Nel bel mezzo dello Stato c’è uno di parchi nazionali più importanti degli Stati Uniti, il Mammoth Cave National Park che comprende il più lungo sistema di grotte del mondo. Un posto unico, insomma, che merita assolutamente un viaggio. Il parco è diventato Patrimonio dell’umanità Unesco nel 1981 e riserva della biosfera nel 1990. Le Mammoth Cave si sono formate tra i giacimenti di calcare e di arenaria e comprende più di 591 chilometri di passaggi. Ogni anno nuove esplorazioni portano alla luce nuove grotte e gallerie. L’acqua che scorre lungo le gallerie di arenaria è quella che poi viene usata per produrre il famoso Kentucky Bourbon. Migliaia di anni di storia sono nascosti sottoterra. Nelle grotte sono stati trovati resti del periodo preistorico, ma anche la mummia di un nativo americano – queste caverne erano abitate dalle popolazioni locali – e fu o schiavo afroamericano, Stephen Bishop, il primo a disegnare una mappa dettagliata delle grotte nel 1850 dando il nome a molte delle attrazioni presenti. Sono tante le escursioni che vengono organizzate dalle guide esperte nelle caverne. La più scenografica è l’Echo River Tour, che permette ai visitatori di esplorare le grotte a bordo di una barca che naviga su un fiume sotterraneo. Il parco è anche un Dark Sky Park dove ammirare le stelle, si possono fare escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo e si può anche soggiornare nel parco, dormendo nei lodge o facendo campeggio in uno dei camping autorizzati.

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Fonte: 123RF

l’interno delle Mammoth Cave, le caverne più lunghe del mondo

9. Fare kayak nella Red River Gorge

Sempre a proposito di siti naturalistici, un altro luogo meraviglioso del Kentucky è il sistema di canyon chiamato Red River Gorge, immerso nella Daniel Boone National Forest, che prende il nome dall’esploratore che l’ha scoperta nel XVIII secolo. Questo luogo meraviglioso alterna altissime pareti rocciose a incredibili cascate a ponti naturali. Si contano un centinaio di archi naturali ed è considerata una delle mete migliori al mondo per l’arrampicata. Anche in questo parco si può soggiornare. Merita sicuramente l’esperienza di dormire in una tree house o in una cabin sospesa sul canyon. I trekking qui sono tantissimi, anche quelli alla scoperta della geologia di questo antichissimo territorio, ma ci si può anche lanciare giù dalle zipline o esplorare le gole sottoterra a bordo di un kajak sui corsi d’acqua sotterranei.

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Fonte: 123RF

Il meraviglioso paesaggio delle Red River Gorge

10. Food tour tra i sapori del Kentucky

Il famoso pollo fritto è il primo piatto che si cerca quando si visita il Kentucky. In realtà sfatiamo un mito: non è il piatto più famoso di questo Stato. Certo, lo si trova in alcuni ristoranti, ma è completamente diverso da ciò che ci si aspetterebbe e soprattutto è poco fritto. Detto questo, anche negli Stati Uniti del Sud oggi è di moda mangiare cibo fresco, poco grasso e a km zero (che qui chiamano “farm to table”). Pur non discostandosi troppo dai sapori del Sud. In molte città, da Lexington a Louisville, vengono organizzati divertenti food tour che sono strettamente legati alla storia dei luoghi e della popolazione. Tra pomodori verdi fritti e cocktail a base di Bourbon.

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Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

Degustazione di Bourbon e food pairing