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Visto turistico per l’India, cosa sapere e qual è la durata

Se c’è una terra di straordinaria bellezza, dove immergersi in una cultura diversa ma arricchente dalla nostra, quella è l’India, dove i paesaggi che si susseguono ci lasciano senza parole. Una meta che non si può non visitare almeno una volta nella vita, per assaggiare lo street food nelle sue vie, per entrare a contatto con gli usi e i costumi del Paese, per scoprire monumenti sacri, o magari perdendosi per le strade delle sue metropoli caotiche, ma uniche. La domanda, però, è: come entrare in India? Quali sono le regole del visto turistico per l’India? Costi, durata, informazioni: ti diciamo tutto quello che c’è da sapere per preparare il bagaglio per il tuo prossimo viaggio!

Visto in India, i documenti per entrare nel Paese

Prima di scegliere i look e imparare le parole utili per il viaggio in India, è indispensabile essere in regola per entrare nel Paese. Sono due i documenti fondamentali da avere con sé, ovvero il passaporto e il visto per l’India. Naturalmente, parliamo pur sempre di un territorio vasto: se abbiamo organizzato la vacanza da soli e non con un’agenzia specializzata, è bene informarci prima di partire. La prima cosa da sapere è che ottenere il visto turistico per l’India non è complicato, ma naturalmente c’è un iter da rispettare. Soprattutto, lo diciamo per i tempi: la logica ci impone il buonsenso di non arrivare all’ultimo, perché c’è il rischio concreto di perderci il viaggio.

Visto turistico India 30 giorni

Per quanto riguarda il soggiorno, l’India consente ai cittadini italiani la possibilità di richiedere il visto in formato elettronico: quello che dura 30 giorni dal momento dell’ingresso nel Paese, oppure con due ingressi in India che però devono avvenire sempre nell’arco temporale di 30 giorni. Ed è possibile avviare la procedura online. Con questo visto, puoi viaggiare in India con un tour operator, oppure in modo del tutto indipendente, magari per visitare un amico o un parente. Non solo turismo, infatti: è persino possibile seguire un corso di yoga, molto in voga in India. O fare una crociera per le coste dell’India, ma devono essere previsti fino a un massimo di due scali.

L’avventura inizia: lasciati conquistare da palazzi dei Maharaja, ma ricorda di effettuare la domanda per il visto per l’India online, mediante il sito ufficiale del Governo Indiano (puoi raggiungerlo attraverso il sito dell’ambasciata indiana in Italia) oppure l’alternativa è richiederlo presso un’agenzia specializzata in visti. Naturalmente, hai bisogno di alcuni documenti e dati personali per compilare il modulo eVisa per l’India.

Quali sono i documenti per ottenere il visto turistico per l’India?

Come accade sempre, prima di ottenere il visto d’ingresso per l’India, devi presentare il modulo riempiendolo con tutti i dati necessari. E non solo.

  • Passaporto: deve essere valido per almeno 6 mesi dalla data di arrivo in India. Deve avere almeno due pagine bianche disponibili per i timbri di ingresso e uscita;
  • Fototessera: una fotografia recente (formato fototessera) a colori, su sfondo bianco, che rispetti i requisiti indicati. Per l’eVisa, potrebbe essere richiesto l’upload della foto in formato digitale;
  • Copia della prenotazione del biglietto aereo;
  • Copia della prenotazione alberghiera. In alternativa, se alloggiamo da un parente o amico, serve una lettera di invito o documento di identità dell’ospitante;
  • Modulo India eVisa compilato in ogni campo;
  • Se richiesta, una lettera d’incarico firmata.

Quando richiedere il visto per l’India da 30 giorni?

Il tempo è sovrano, lo diciamo sempre: mai arrivare all’ultimo minuto, soprattutto quando la partenza si sta per avvicinare. Anche perché potremmo ritrovarci nella pessima situazione di dover spostare il viaggio (o di doverlo addirittura cancellare). Di norma, il visto turistico da 30 giorni per l’india può essere richiesto da 30 giorni prima dell’ingresso fino a 5, ma consigliamo di farlo subito, appena possibile.

Certo, non mesi prima (anche perché non è fattibile), ma comunque a partire dal primo giorno in cui è consentito presentare la domanda. Facendo un esempio semplice: se dobbiamo partire il 30 ottobre, iniziamo a informarci il 2. Per l’eVisa, di solito, in ogni caso, i tempi di elaborazione sono di 72 ore. Assicurati di non attendere troppo, dunque, in modo tale da garantire che la domanda venga gestita nei tempi.

Quanto costa il visto turistico per l’India?

Naturalmente, la vacanza in India richiede un budget importante: devi organizzare l’aereo, l’alloggio, cosa mangiare, cosa acquistare, tra souvenir e ricordi di viaggio, oltre alle visite ai monumenti e agli spostamenti. Ma ricorda che il visto turistico ha comunque un prezzo, sebbene abbastanza contenuto, che varia in base alla stagione: il costo standard è di 15 euro, ma da luglio a marzo può costare fino a 30 euro, ovvero durante l’alta stagione. Consigliamo di affidarsi a un’agenzia per fare una stima precisa e trasparente dei costi.

Le principali tipologie di visto per l’India

Oltre al visto turistico, abbiamo visto che è importante avere con sé il passaporto con validità di 6 mesi residua per poter accedere in India, e dal 2017 è possibile ottenere il visto online. Sono due le tipologie principali: il visto turistico standard, oppure l’eVisa. Nel primo caso parliamo di un adesivo che viene apposto sul passaporto: sono previsti, per il turista, dei vantaggi aggiuntivi, come la possibilità di ingressi multipli, liberi da porti e aeroporti. Inoltre, permette di poter prendere parte alle crociere in India, di accedere alle aree ristrette e molto altro.

L’autorizzazione elettronica online, invece, come abbiamo visto, è richiesta principalmente per finalità turistiche, ma prevede, oltre a questo, ulteriori categorie, tra cui visto business, visto studenti, visto di lavoro, visto conferenza o visto medico.

Per quanto tempo è valido il visto turistico per l’India?

La durata del tipo di visto è strettamente legata alle nostre esigenze: esiste il visto turistico 30 giorni per l’India, così come per 60 giorni, 90 giorni o fino a 6 mesi dalla data di emissione (che consente, quindi, due ingressi). Sono, in ogni caso, disponibili dei visti turistici con validità da un anno fino a cinque anni, ma parliamo di visti più rari e che vengono richiesti in modo separato dalla vacanza classica. Tutto dipende da te: per quanto tempo hai bisogno di rimanere in questo magnifico Paese? L’India ti aspetta: scoprirai la bellezza delle Isole Laccadive o ti lascerai conquistare dal cuore spirituale di Mumbai?

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Passeggiando per Colaba: il quartiere vivace di Mumbai

A sud di Mumbai, in India, si trova un affascinante quartiere antico dove il tempo sembra essersi fermato. Edifici dallo stile coloniale, strade affollate, caffè che pullulano di vita e mercati con un grande viavai di persone; Colaba è l’esatta fotografia della vivacità e del brio che, da sempre, caratterizzano l’India e, in particolare, la sua capitale. Se hai letto Shantaram e ti ha tenuto incollato alle sue pagine, allora questo quartiere saprà conquistare il tuo cuore. In questa guida abbiamo raccolto tutte le informazioni che ti servono per conoscere meglio questa gemma di Mumbai e appuntarti nel tuo itinerario di viaggio cosa fare e cosa vedere a Colaba per vivere un’esperienza indimenticabile.

Colaba: un po’ di storia

Per scoprire l’essenza di questo splendido quartiere di Mumbai, è fondamentale fare un tuffo tra le pagine della sua storia. Nonostante le sue origini risalgano a epoche ben precedenti all’era coloniale britannica, le informazioni antecedenti al 1600 sono piuttosto vaghe e frammentarie. Grazie a qualche testimonianza scritta, sappiamo che l’intera regione era popolata da una comunità di pescatori – i Koli – che diedero il nome al quartiere. Colaba, infatti, deriva dal termine Kolabhat, il cui significato è proprio “terre dei Koli”. Le testimonianze più dettagliate sul vibrante quartiere della capitale dell’India provengono dall’epoca coloniale britannica, a partire dal XVII secolo. Durante questo periodo storico l’isola passò sotto il dominio degli inglesi che ne plasmarono l’identità trasformandola in un centro nevralgico della città, non solo per la sua importanza strategica e commerciale, ma anche per il suo sviluppo come zona residenziale di lusso. I coloni inglesi impreziosirono il quartiere costruendo splendidi edifici in stile coloniale, molti dei quali sono ancora visibili, e l’area divenne sede di importanti centri amministrativi e politici. Dall’800 il quartiere subì un veloce e importante sviluppo urbano che ne portò all’espansione. A testimoniare il florido periodo per il quartiere c’è il Gateway of India, edificato nel 1924 per celebrare la visita di Re Giorgio V e della Regina Maria. Oggi Colaba è una delle zone più belle di Mumbai e, ogni anno, attira milioni di visitatori che vogliono immergersi nella storia e nella cultura della città.

Cosa vedere e cosa fare a Colaba

Colaba è un quartiere che va visitato a piedi e con il naso all’insù. Perditi tra le sue stradine e scopri gli affascinanti contrasti che lo rendono un luogo così unico nel suo genere. Osserva come l’imponente architettura coloniale britannica – che puoi ritrovare nei suoi palazzi – viene addolcita dalla vivacità e dal brio dei suoi mercati. Mentre cammini per le sue strade, attiva tutti i sensi e lasciati trasportare in una passeggiata che difficilmente potrai scordare. In questa guida abbiamo raccolto una lista di cose che che devi assolutamente vedere in questa perla nascosta della meravigliosa Mumbai

Colaba Causeway

Il Colaba Causeway è una via commerciale famosa per essere uno dei mercati più vivaci e frequentati della capitale indiana. Un luogo ricco di vita, con un’atmosfera che difficilmente si può trovare altrove e che restituisce una fotografia ben precisa dell’anima caotica di Colaba. Punto d’incontro per i locali e meta imperdibile per i visitatori, qui puoi lasciarti incantare dalla quantità spropositata di oggetti, gioielli, abiti e tessuti che ogni piccola bottega ha da offrire. Non perdere l’occasione di osservare la pratica della contrattazione e, perché no, di metterti alla prova in questa vera e propria arte commerciale.

Gateway of India

Questo monumento è una delle attrazioni più iconiche di tutta Mumbai. Come hai letto prima, è stato costruito nel 1924 per commemorare la visita di Re Giorgio V e della sua consorte, la Regina Maria. Alto circa 26 metri, l’arco è stato un testimone silenzioso di grandi eventi storici; il più importante fra tutti? La partenza delle ultime truppe inglesi nel 1948 che sancì la fine del dominio britannico in India. Situato sul porto di Mumbai, da qui partono molte piccole escursioni in barca che ti porteranno a scoprire la zona portuale. Oggi questo luogo attira locali e visitatori offrendo delle splendide viste sul Mar Arabico.

Colaba Observatory

Fondato nel 1826, è uno dei primissimi osservatori meteorologici dell’India. Il Colaba Observatory veniva utilizzato per compiere studi climatici e geofisici. L’edificio non è aperto al pubblico, ma un passaggio di fronte a questo luogo di interesse è d’obbligo per tutti gli appassionati di scienza e storia.

Cowasji Jehangir Hall

Dopo una perla per chi ama la scienza, ecco una chicca per tutti gli appassionati d’arte: la Cowasji Jehangir Public Hall. Un edificio di grande bellezza e importanza storica costruito nel 1911 e utilizzato fino agli anni ‘50 come auditorium. Nel 1996 divenne sede della National Gallery of Modern Art di Mumbai e, oggi, ospita moltissime opere d’arte moderna indiana e internazionale. Se stai visitando Mumbai e vuoi fare due passi per Colaba, controlla il sito della galleria e scopri il suo fitto calendario di mostre ed eventi culturali.

Cattedrale del Santo Nome

Proseguendo la tua passeggiata per Colaba, nel cuore di Mumbai, fermati presso La Cattedrale del Santo Nome. Una chiesa cattolica risalente al 1905 e costruita in stile neogotico, una delle estetiche preferite dai coloni britannici. Le vetrate colorate, i grandi affreschi e le decorazioni che impreziosiscono la cattedrale ti toglieranno il fiato. Una tappa imperdibile se desideri scoprire il patrimonio religioso e culturale di Mumbai.

Prong’s Lighthouse

Situato sulla punta di Colaba, c’è questo magnifico faro inaugurato nel 1875. Il Prong’s Lighthouse gode del primato di uno dei fari più antichi dell’intera regione e, ancora oggi, svolge la sua funzione di punto di riferimento per le navi che entrano nel porto di Mumbai. Il faro non è aperto ai visitatori ma offre comunque un punto d’arrivo durante la tua passeggiata per Colaba, nonché un ottimo punto fotografico per immortalare la bellezza del porto della capitale dell’India.

I Sassoon Docks

Costruiti nel 1875 dalla famiglia Sassoon, i Sassoon docks sono una delle poche aree portuali di Mumbai aperte al pubblico. Qui potrai fare una passeggiata e scoprire la vita del porto, con le barche di pescatori che vanno e vengono e che mettono in atto le proprie attività commerciali, soprattutto ittiche. Fermati a osservare il viavai dei pescatori e lasciati incantare da queste pratiche che avvengono sullo splendido sfondo del porto di Mumbai.

David Sassoon Library

Sempre restando nel patrimonio culturale lasciato dalla famiglia Sassoon, a Colaba si trova anche la David Sassoon Library, una delle biblioteche più antiche di Mumbai, edificata nel 1870. Al suo interno ospita un’ampia collezione di manoscritti storici che, ogni anno, attirano appassionati e studiosi. Anche l’edificio merita una menzione, grazie alla sua meravigliosa architettura neogotica. La biblioteca è aperta al pubblico e i visitatori possono accedervi tutti i giorni dalle 8.00 alle 21.00.

Leopold Café

Un’ultima perla, prima di passare alle informazioni più tecniche per organizzare al meglio la tua visita è il Leopold Café. Situato nel cuore di Colaba è un locale iconico, fondato nel 1871. Crocevia di persone, è stato – ed è tuttora – un punto d’incontro per viandanti, expat e locals. Il caffè è diventato celebre grazie al romanzo di Gregory David Roberts, Shantaram, che lo ha utilizzato come una delle location centrali attorno alla quale si susseguono le vicende dei protagonisti del romanzo. Fortemente danneggiato durante gli attentati del 2008, è stato riportato al suo splendore originario e, oggi, resta un importante simbolo di forza e resilienza. Non perderti l’occasione di vivere una magica esperienza sedendoti in uno dei suoi tavolini e provando qualche pietanza della cucina tradizionale indiana.

Visitare Colaba: cosa sapere prima di partire

Palazzo storico a Colaba

Fonte: iStock

La facciata decorata di un palazzo a Colaba, nel cuore di Mumbai

Prima di organizzare la tua visita a Colaba, è importante tenere a mente alcune informazioni. Da come raggiungerla a cosa portare con te, ecco tutte le nozioni di cui hai bisogno per organizzare al meglio la tua visita e non farti cogliere impreparato.

  • Quando visitare Colaba: Colaba è attiva tutto l’anno, ma i periodi migliori per visitarla sono da gennaio ad aprile. Da aprile a giugno, nella stagione calda, può essere sconveniente visitare le attrazioni all’aperto, così come durante la stagione dei monsoni a luglio e agosto.
  • Cosa portare con te: camminerai tanto quindi ricordati di portare con te crema solare, occhiali da sole e tanta, tanta acqua. Anche un paio di scarpe comode non è assolutamente da sottovalutare.
  • Come raggiungerla: Colaba si trova nella zona meridionale di Mumbai, puoi raggiungerla a piedi dal centro della capitale o utilizzando i mezzi pubblici. Qualora fosse il tuo punto di arrivo direttamente dall’aeroporto per raggiungerla ci vorrà un’ora di auto.

Per concludere, Colaba è un quartiere che conquista. Con la sua anima vivace e la sua miscela di storia, cultura e modernità è il quartiere perfetto per una passeggiata dalle molteplici sorprese. Passando dal Leopold Café al Gateway of India e soffermandosi nei suoi splendidi mercati e affascinanti gallerie d’arte, Colaba ha tanto da offrire a chiunque voglia immergersi nelle sue strade e, di fatto, nella sua anima.

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Isole Laccadive: la spiaggia perfetta

Il Kerala è uno stato della costa sud-occidentale dell’India, noto agli appassionati di viaggi soprattutto per la sua bellezza naturale, i paesaggi lussureggianti, le spiagge incontaminate, i caratteristici corsi d’acqua chiamati backwater, le piantagioni di tè e spezie e la sua ricca cultura e tradizioni.

Ma forse non tutti sanno che questo angolo di Eden in terra, conosciuto anche come “La Terra degli Dèi” per l’incredibile numero di templi, chiese e moschee che rispecchiano l’armoniosa convivenza di diverse comunità religiose, è anche circondato da diverse altre isole. Se amate il turismo eco-friendly e sostenibile, non dovreste perdere per nulla al mondo l’opportunità di scoprire la spiaggia perfetta, quella dei sogni: si trova alle Isole Laccadive.

Le Isole Laccadive, oasi di Madre Natura

Le isole Laccadive, si trovano nell’Oceano Indiano, al largo delle coste del Kerala: si tratta di un gioiello nascosto, un tripudio di bellezza che incanta i viaggiatori con la loro natura incontaminata e la tranquillità che pervade l’atmosfera circostante. Composte da circa una dozzina di atolli corallini, queste isole offrono paesaggi mozzafiato con spiagge di sabbia bianca, a dir poco “perfette”, acque cristalline e una ricca vita marina che attira gli amanti dello snorkeling e del diving da tutto il mondo.

L’arcipelago delle Laccadive è indubbiamente un vero e proprio paradiso per chi cerca pace e relax lontano dal caos della vita quotidiana. Le piccole comunità locali, la cucina deliziosa a base di pesce fresco e cocco, e le tradizioni culturali uniche delle isole contribuiscono a creare un’esperienza autentica e indimenticabile per i viaggiatori che scelgono di prendere un aereo alla ricerca della spiaggia perfetta.

Oltre alle attività acquatiche come lo snorkeling, il diving e il nuoto, le isole Laccadive offrono anche la possibilità di esplorare la ricca flora e fauna terrestre, fare escursioni tra le palme da cocco e le piantagioni di banane, o semplicemente rilassarsi al sole su spiagge deserte.

Con la loro atmosfera rilassata e la bellezza naturale mozzafiato, le isole Laccadive sono un tesoro da scoprire per chi cerca una fuga tropicale autentica e indimenticabile.

La città principale delle isole Laccadive è Kavaratti. Kavaratti è la capitale dell’Unione dei Territori delle Laccadive, Minicoy e Amindivi, che costituiscono l’arcipelago delle isole Laccadive. È un importante centro amministrativo e culturale delle isole, nonché uno dei principali punti di accesso per i visitatori che desiderano esplorare questa splendida regione dell’Oceano Indiano. Con le sue pittoresche spiagge, le acque cristalline e la ricca vita marina, Kavaratti è una destinazione ambita sia dai turisti che dagli amanti del mare e delle attività acquatiche. La città offre anche una serie di attrazioni culturali, tra cui moschee, mercati locali e luoghi storici che riflettono la ricca storia e la tradizione delle isole Laccadive.

Le Isole Laccadive (nel dialetto locale Lakshadweep, che significa ‘centomila isole’) sono conosciute per essere il luogo più esotico e incontaminato del mondo.

Sono talmente sperdute e poco conosciute che quasi si fatica a individuarle sulla mappa. Scoperte da Vasco da Gama, da qui passò anche Marco Polo.

Sono 36 tra isole (12) e isolette coralline al largo del Mare Arabico, a circa 400 km dallo Stato indiano del Kerala, immerse in un mare verde smeraldo. Chi ha avuto la fortuna di andarci le descrive come ‘le Maldive di cent’anni fa’. Con tutti i pro e i contro.

Sono dieci le isole abitate e soltanto cinque aperte al turismo, ma due sole ai non indiani: Bangaram e Agatti.

A Bangaram esiste un unico resort, che può alloggiare 60 persone. Per il resto, l’isola è disabitata ed è il luogo ideale per chi vuole sentirsi fuori dal mondo civile. Chi desidera dimenticare la civiltà troverà qui il luogo dei propri sogni. Un’agenzia che organizza viaggi alle Laccadive avverte: ‘A Bangaram non ci sono televisione, radio, giornali e intrattenimenti serali. L’uso del telefono è previsto solo in caso di emergenza’. Basta saperlo.

Agatti, dove si trova l’aeroporto su cui atterrano i voli provenienti da Cochin, ha un unico resort, ancor più spartano di quello di Bangaram.

Le acque delle Laccadive sono un paradiso per i diver e per chi pratica snorkeling. La vita sotto il mare pullula di pesci e coralli coloratissimi. Le spiagge, ricche di conchiglie e costeggiate da palme, garantiscono frescura anche nei mesi più caldi, così da poter essere raggiungibili in qualunque periodo dell’anno.

Le isole sono un ecosistema molto fragile che deve essere conservato tale e quale. Ecco perché è vietato raccogliere conchiglie, coralli e noci di cocco. I turisti necessitano di un permesso per visitare le isole.

Le piantagioni di tè e spezie del Kerala sono celebri in tutto il mondo per la loro qualità e varietà. Inoltre, il Kerala è noto per le sue pratiche di medicina tradizionale ayurvedica, che attraggono turisti da tutto il mondo in cerca di cure naturali e benessere.

Complessivamente, il Kerala è un luogo unico che offre un’esperienza turistica completa, con una combinazione di bellezze naturali, cultura vibrante e tradizioni millenarie.

Quando andare alle isole Laccadive

Il periodo migliore per visitare le isole Laccadive è durante la stagione secca, che va da novembre a marzo. Durante questi mesi, le condizioni meteorologiche sono generalmente più stabili, con giornate soleggiate e piogge meno frequenti, il che rende l’esperienza complessiva più piacevole per chi desidera godersi le spiagge e le attività acquatiche.

Evitare il periodo tra giugno e settembre, che è la stagione delle piogge monsoniche, quando le isole possono essere soggette a forti piogge e temporali che potrebbero influenzare negativamente il vostro viaggio.

Tuttavia, è sempre consigliabile controllare le previsioni meteorologiche prima di pianificare il viaggio per assicurarsi di scegliere il momento migliore in base alle vostre preferenze e attività previste.

Come arrivare alle isole Laccadive

Per raggiungere le isole Laccadive, è possibile prendere un volo per l’aeroporto più vicino, che solitamente è l’Aeroporto Internazionale di Kochi (Cochin) nel Kerala, in India. Da Kochi, si può prendere un volo nazionale per l’aeroporto di Agatti, l’isola principale delle Laccadive, che è servita da voli regolari operati dalla compagnia aerea nazionale indiana.

Una volta atterrati a Agatti, è possibile spostarsi tra le altre isole dell’arcipelago utilizzando i servizi di traghetti o di piccoli aeroplani che collegano le diverse isole dell’arcipelago.

Si consiglia di verificare la disponibilità dei voli e dei trasporti tra le isole in anticipo, in quanto i servizi potrebbero essere limitati e soggetti a variazioni a seconda delle condizioni meteorologiche e della stagione.

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Kerala: le più belle spiagge dell’India e le suggestive lagune salmastre

L’India può sopraffare con il caos di città quali New Delhi, il caldo talvolta opprimente e la quantità impressionante di persone per le strade. Viaggiare in India può essere difficile, ma allo stesso tempo gratificante e ricco di emozioni, soprattutto per chi va alla scoperta di zone bellissime e imperdibili come quella del Kerala. Situato nel punto sud occidentale dell’India, questo stato si affaccia nella porzione di Oceano Indiano chiamato Mar Arabico: seicento chilometri di litorale caratterizzati da immense spiagge sabbiosepromontori rocciosi e distese di palme da cocco.

Qui, la natura rigogliosa, il profumo delle spezie proveniente dai campi circostanti e le scintillanti backwaters, composte da laghi, canali e lagune, vi faranno dimenticare la frenesia delle altre regioni indiane, trasportandovi dentro atmosfere rilassate e paesaggi di una bellezza unica. Ma com’è il mare a Kerala e quali sono le spiagge migliori? Ve le raccontiamo nel dettaglio in questo articolo.

Kovalam

Quando pensate a Kovalam dovete immaginare spiagge lambite da palme e circondate da colline. È considerata la località balneare più famosa di tutto il Kerala grazie alla sua atmosfera di relax e alla bellezza del paesaggio. Se negli anni ’70 rappresentava il paradiso degli hippy grazie alla sua tranquillità tropicale, oggi il turismo ha modificato lo scenario, caratterizzato da un numero elevato di hotel e ristoranti. Le spiagge più importanti sono Lighthouse Beach, Hawah Beach e Samudra Beach che, insieme, vanno a formare la famosa mezzaluna della spiaggia di Kovalam. Oltre che per le sue spiagge, questa zona del Kerala è famosa anche per essere la patria dell’ayurveda, la medicina tradizionale indiana della quale potete fare esperienza presso hotel e centri benessere.

Varkala

Meta prediletta per chi viaggia zaino in spalla, Varkala vanta una posizione spettacolare al di sopra di una scogliera ricca di vegetazione rigogliosa, mentre ai suoi piedi si estende una striscia di sabbia dove non mancano bancarelle e venditori di abbigliamento e gioielli. La spiaggia più visitata è soprattutto Papanasam Beach, vicina al Tempio Janardhana Swamy, antico di oltre 2000 anni: questo, infatti, è considerato un luogo sacro dagli hindu i quali vengono qui a fare le proprie offerte ai defunti. Da non perdere in questa spiaggia? Il tramonto, ammirato ogni giorno da tantissimi turisti e abitanti del luogo.

Spiaggia Varkala a Kerala

Fonte: iStock

La spiaggia di Varkala a Kerala

Kannur

Chi è alla ricerca di un tratto di costa meno conosciuto deve dirigersi verso la zona settentrionale, quella che un tempo venne definita da Marco Polo come “il grande emporio delle spezie”. Qui non si trova un’unica spiaggia, bensì 5 piccole spiagge: Payyambalam Beach, Meenkunnu Beach, Adikadalayi Beach, Baby Beach e Thayyil Beach. Se visitate quest’area dell’India tra dicembre e febbraio non perdetevi le danze rituali theyyam. I danzatori incarnano divinità, eroi e spiriti ancestrali indossando costumi elaborati, maschere spettacolari e trucchi ipnotici. Un’esperienza unica che non potete assolutamente mancare.

Bekal

Gli amanti del lusso, del comfort e del relax devono segnare sulla mappa la spiaggia di Bekal, diventata famosa grazie alla presenza del Forte Bekal, la più grande fortezza del Kerala, risalente al XVII secolo, la quale domina il panorama con la sua imponenza. Le spiagge sono pulite, incontaminate e selvagge e sono circondate da resort lussuosi, ideali per chi è alla ricerca di un’esperienza esclusiva e per famiglie con bambini.

Backwaters

Per un’esperienza avventurosa, non rinunciate alla navigazione tra le lagune. Nel Kerala, infatti, avete l’opportunità di navigare lungo 900 km di canali che costeggiano il litorale e penetrano nell’entroterra. In passato, queste vie d’acqua erano le ‘strade’ del Kerala e, ancora oggi, sono numerosi gli abitanti dei villaggi che le percorrono sopra le loro canoe. L’escursione tra le backwaters vi trasporterà in un mondo dove il tempo sembra essersi fermato. Attraversando laghi orlati di palme e stretti canali, incontrerete anche villaggi isolati dove la quotidianità dei contadini non è cambiata da un secolo a questa parte.

Per vivere al meglio questa esperienza, consigliamo di noleggiare le tipiche houseboat, costruite in fibra di cocco, in passato usate per il trasporto del riso, ora vere e proprie case galleggianti. Potete noleggiare l’houseboat che preferite in base alle vostre esigenze: sono disponibili sia imbarcazioni per sole coppie che per gruppi numerosi, mentre il cibo è quasi sempre compreso nel prezzo del noleggio ed è preparato da un cuoco presente a bordo, come anche il conducente/capitano.

Houseboat Kerala

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La tipica houseboat per navigare tra le backwaters

Quando andare nel Kerala

Scegliere il periodo giusto per visitare il Kerala è fondamentale per assicurarvi un viaggio piacevole e senza preoccupazioni legate al tempo. I mesi perfetti sono quelli compresi tra dicembre e marzo, quando la stagione secca regala giornate calde e luminose, ideali per esplorare le backwaters, i campi di tè e le spiagge dorate. Dicembre, in particolare, vanta temperature piacevoli e un’atmosfera frizzante grazie alle tante feste organizzate.

Se invece siete appassionati di cultura e tradizioni, non perdetevi i festival che animano il Kerala durante tutto l’anno: in agosto o settembre si celebra a Onam il ritorno del re Mahabali con danze, giochi e banchetti a base di Sadhya, un ricco thali vegetariano. A Thrissur Pooram, ad aprile o maggio, potrete assistere alla processione degli elefanti riccamente addobbati, circondati dai suoni dei tamburi e immersi nell’atmosfera vivace offerta dai tanti fuochi d’artificio.

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Ateshgah, il Tempio del Fuoco di Baku

Il tempio del fuoco più noto dell’Azerbaigian è l’ateshgah di Surakhani, una popolare destinazione turistica a 21 km ad Est di Baku, alimentato – in origine – dal gas naturale permanente che scorreva fino alla superficie da sotto il terreno. La struttura, i cui quattro archi si aprono su un altare sormontato da una cupola, risale al XVII secolo, quando i commercianti del subcontinente indiano raggiunsero l’Azerbaigian attraverso la Via della Seta e si fermarono qui durante il loro viaggio. L’Ateshgah (letteralmente: “casa del fuoco” in farsi) di Baku assomiglia a una piccola fortezza. Ci sono celle all’interno del cortile recintato di pietre, mentre il lustro si trova al centro. Gli zoroastriani conducevano qui uno stile di vita del tutto ascetico. Non aspettandosi nulla dal mondo materiale, questi credenti si confinavano nelle celle.

Oggi, non è un caso che la maggior parte dei suoi visitatori arrivi dall’India. Con la diffusione dell’Islam nel VII secolo, gli zoroastriani in Iran e Azerbaigian furono sempre più emarginati, costringendo molti a fuggire dalla loro patria e a stabilirsi in comunità dell’Asia centrale e meridionale. Mumbai e il vicino stato indiano del Gujarat ospitarono una vasta popolazione zoroastriana. Oggi, questi discendenti indiani fuggiti dall’Impero persiano dopo aver rifiutato di convertirsi all’Islam si identificano come Parsi e formano il più grande gruppo di zoroastriani al mondo, con una stima di 60.000 aderenti – quasi la metà della comunità zoroastriana globale.

Il Tempio del Fuoco di Baku ha sempre attirato viaggiatori e scrittori. Il resoconto più dettagliato è quello contenuto nel libro di Alexander Duma “Viaggio nel Caucaso”, scritto nel 1858. Duma scrisse che “tutto il mondo conosce l’Atashgah di Baku. I miei compatrioti che vogliono vedere gli adoratori del fuoco [un termine dispregiativo tra gli zoroastriani] devono fare in fretta, perché sono già rimasti in pochi nel tempio, solo un vecchio e due giovani di circa 30-35 anni”.

Tempio del Fuoco Baku

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Vista del cortile dell’antico Tempio del Fuoco di Baku

Tempio del Fuoco a Baku, tutte le informazioni

L’Ateshgah di Baku è composto da un tempio, da celle monastiche indiane e da aree per i visitatori. Il muro bianco esterno che abbraccia tutte le celle e le case del tempio gli conferisce un aspetto da antico caravanserraglio persiano. Surakhani sembra essere stato costruito da maestri locali su progetto degli indiani che ne hanno finanziato la realizzazione.

Il camino è situato al centro con una ventilazione a gas naturale, che dava vita a un fuoco massiccio al centro e quattro fuochi più piccoli agli angoli del tetto del padiglione. Una serie di piccole celle che circondavano il Tempio del Fuoco contenevano fedeli asceti e pellegrini.

Gli elementi architettonici zoroastriani qui si fondono con incisioni sanscrite dedicate a Shiva e Ganesha. Ci si chiede quindi se il tempio debba essere considerato zoroastriano, induista o il risultato dell’intreccio storico di diversi credi al crocevia tra Asia ed Europa, perché la struttura combina caratteristiche architettoniche di entrambe le religioni, senza che nessuna delle due vi aderisca completamente. L’ipotesi più diffusa porta il tempio ad essere in stile zoroastriano, ma che nel tempo si sia trasformato in un edificio religioso prevalentemente indù.

Il fuoco all’interno dell’ateshgah di Surakhani ha smesso di bruciare alla fine degli anni ’60, poiché la sua fonte di vita – il metano – è stata indirizzata altrove. Nel 1975, il sito è stato riaperto come museo e le sue fiamme si sono riaccese ancora una volta, grazie al gas convogliato da Baku. Da quando l’Azerbaigian ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, dopo la caduta dell’URSS, il Paese ha cercato di recuperare la propria identità e di riconoscere le sue complesse radici zoroastriane.  Il 30 settembre 1998, il tempio del fuoco di Ateshgah è stato inserito nell’elenco ufficiale dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO da salvaguardare urgentemente. Nel 2007 infine, con atto del Presidente dell’Azerbaigian, il tempio è stato proclamato riserva storico-architettonica statale.

Oggi, nessun turista lascia la capitale dell’Azerbaigian senza aver visitato questo luogo.

Tempio del Fuoco di Baku

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Vista dell’interno del Tempio del Fuoco di Baku

Il culto del fuoco in Azerbaigian

Per capire l’Azerbaigian, bisogna comprendere il rapporto sacro della nazione con il fuoco che deriva dalle sue antiche radici zoroastriane. L’Azerbaigian è conosciuto come “la terra del fuoco”, grazie alle sue vaste riserve di petrolio e gas naturale. Ne parlò anche Marco Polo, quando visitò il Caucaso orientale nel XIII secolo, nelle sue memorie. Le abbondanti riserve di gas naturale hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo economico della nazione negli ultimi 150 anni. Tuttavia, il fuoco è profondamente radicato nella cultura e nella mitologia azera da quando lo zoroastrismo, una delle religioni monoteiste più antiche del mondo, ha messo radici nella zona più di 3.000 anni fa.

Il fuoco è un elemento centrale dello zoroastrismo e rappresenta la luce, la saggezza e la verità dell’unico Dio che ha creato il mondo:
Ahura Mazda (Signore Saggio). Per gli zoroastriani, il fuoco è un ponte tra lo spirituale e il fisico: un canale sacro attraverso il quale i credenti mortali possono connettersi a Dio e ottenere protezione contro le forze demoniache che vivono nell’oscurità. Nessun rituale si svolge senza la presenza del fuoco e i templi come Ateshgah sono costruiti per mantenere queste fiamme sacre accese per le comunità fedeli. In effetti, alcuni studiosi ritengono che il nome dell’Azerbaigian possa essere una combinazione delle parole azar (“fuoco”, in farsi) e baygan (“protettore”) – o, piuttosto:”colui che custodisce il fuoco”.

Secondo lo storico e studioso di religioni azero Kazim Azimov, ci sono diverse ragioni per cui lo zoroastrismo si è radicato qui. La posizione strategica dell’Azerbaigian lungo la Via della Seta ha facilitato il contatto tra i commercianti zoroastriani e la popolazione locale. Inoltre, come l’Iran, dove lo zoroastrismo ha avuto origine, l’Azerbaigian è dotato di abbondanti riserve di gas naturale, il che rende facile mantenere vive le fiamme sacre della religione. Anche dopo l’arrivo dell’Islam in Azerbaigian, la maggior parte della popolazione del Caucaso rimase legata al culto del fuoco.

Secondo Azimov, gli indigeni Talysh che vivono nel sud dell’Azerbaigian, lungo il confine con l’Iran, hanno oggi i legami più stretti con lo zoroastrismo. “Il fuoco è particolarmente importante come simbolo sacro nel sud dell’Azerbaigian, dove i Talysh di lingua iraniana costituiscono la maggioranza della popolazione. In questa regione, gli elementi della natura (fuoco, acqua, riso, piante) sono venerati più che altrove. In epoca sovietica, tutte le religioni erano proibite, [quindi] dovremmo rendere omaggio al popolo talysh che, nonostante il divieto di religione, ha continuato a celebrare la festività sacra di Nowruz in clandestinità, mantenendo vivi i canti e le canzoni zoroastriane”.

Come raggiungere il Tempio del Fuoco di Baku

È possibile raggiungere l’Ateshgah con i minibus in partenza da varie zone di Baku o con una corsa in taxi. Il costo del taxi dal centro città è di circa 10-15 AZN. Se si preferisce andare in autobus, si può prendere:

  • Autobus n. 191, 113, 213 dalla stazione della metropolitana di Gara Garayev;
  • Autobus n. 184 dalla stazione della metropolitana di Koroglu;
  • Autobus n. 104 dalla stazione della metropolitana Hazi Aslanov;

Biglietti d’ingresso: 4 AZN per adulti, gratuito per bambini fino ai 7 anni.
Orari di apertura: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00

 

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La stazione ferroviaria che è Patrimonio Unesco e che vale da sola il viaggio

Imponente, bellissima, da osservare con attenzione per poterne carpire ogni meraviglioso dettaglio. Stiamo parlando della stazione ferroviaria che è patrimonio Unesco e che da sola vale un viaggio. Si trova a Mumbai, in India, ed è il perfetto esempio della meraviglia che deriva dalla mescolanza di stili e culture diverse.

La Chhatrapati Shivaji Terminus, precedentemente nota con il nome di Victoria Terminus, è anche un edificio cruciale per il territorio, poiché viene utilizzato tantissimo e da un numero impressionate di persone. Basti pensare che ogni giorno transitano da lì circa tre milioni di pendolari. Ma per ammirarlo non è necessario dover partire, se si programma un viaggio in India lungo la costa occidentale e a Mumbai, è tra le tappe obbligate per poter vedere con i propri occhi tanta bellezza.

Perché visitare la Chhatrapati Shivaji Terminus

Ci sono luoghi che sono un tripudio di storia, di bellezza e capaci di colmare gli occhi di meraviglia. Uno di questi è – senza dubbio – la Chhatrapati Shivaji Terminus, stazione ferroviaria di Mumbai, cruciale per i trasporti e i viaggi.

Questo imponente gioiello architettonico è stato progettato dall’architetto Frederick William Stevens e pare che lui stesso abbia viaggiato in Europa per poter trarre ispirazione dalle stazioni ferroviarie occidentali. Il risultato è una struttura, realizzata nel corso di dieci anni a partire dal 1988, in stile gotico – vittoriano in cui convivono elementi legati alla tradizione indiana.

Come, ad esempio, la cupola in pietra, le torrette e gli archi a sesto acuto. Senza dimenticare, ovviamente, la particolarissima pianta. Alcuni dettagli, poi, erano stati realizzati dagli studenti di una scuola d’arte. Nel dettaglio si tratta, ad esempio, delle sculture in legno, le ringhiere ornamentali in ferro e ottone, ma anche le griglie per le biglietterie.

Un mix di culture diverse che prende vita in un edificio che, già nel momento della sua realizzazione, era un perfetto esempio di tecnologia e modernità.

Dal 2004 la stazione è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco, che sul sito in merito alla stazione ha scritto: “È un esempio eccezionale della fusione di due culture, poiché gli architetti britannici hanno lavorato con artigiani indiani per includere la tradizione architettonica e gli idiomi indiani, forgiando così un nuovo stile unico a Mumbai”.

Se si visita la città, quindi, vale la pena inserire tra le tappe del viaggio la stazione ferroviaria per assorbirne ogni dettaglio. Anche se non si deve partire.

Mumbai, cosa vedere oltre alla meravigliosa stazione

Di stazione stupefacenti ce ne sono tantissime in tutto il mondo, ma la Chhatrapati Shivaji Terminus è senza ombra di dubbio tra le più affascinanti. Così come lo è la città di Mumbai, ricca di luoghi da scoprire, città viva e vivace dove la modernità convive con il fascino e le tradizioni indiane.

Tra le tappe c’è il quartiere Colaba con la sua celebre strada, dove si può acquistare di tutto e trovare anche diversi locali, per immergersi al cento per cento nella vita della città. Da vedere è anche il Gateway of India, la cui realizzazione è terminata nel 1924 e si trova sul lungomare cittadino. È stato realizzato per commemorare l’arrivo di Giorgio V quando, nel 1911, è stato incoronato imperatore dell’India.

Vale la pena visitare anche il Taj Mahal Palace, hotel simbolo della città, struttura di lusso e molto celebre. E poi tanti altri luoghi, per respirare il fascino di una città viva.

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Chennai, la città che è un’esplosione di colori, suoni e profumi

Il Tamil Nadu è uno Stato nel Sud dell’India particolarmente noto per essere la patria di numerosi templi indù in stile dravidiano. La sua Capitale è la città di Chennai, un posto molto caotico ma che riesce a compensare questa peculiare caratteristica con i suoi tantissimi colori, suoni e profumi.

Chennai, info utili

Probabilmente il nome Chennai non vi dice niente e il motivo è molto semplice: fino al 1996 questa città era conosciuta come Madras. Si tratta di un posto davvero particolare, perché con estrema leggiadria riesce a mettere sullo stesso piano le antiche tradizioni e i riti spirituali con atmosfere più occidentali e moderne.

Chennai è una città che brulica di vita e che ha al suo attivo anche un cospicuo patrimonio culturale e artistico. Una vera e propria megalopoli che si affaccia direttamente sul celebre Golfo del Bengala, e che riesce ad essere la custode delle tradizioni artistiche, religiose e culinarie dell’intera regione, ma anche una delle mete più alla moda e cosmopolite del Paese.

Chiamata la “Porta dell’India del Sud”, è in continua crescita anche per quanto riguarda la vita notturna: non è ancora il suo forte, ma si sta sempre più attrezzando per garantire ai suoi visitatori indimenticabili serate di svago e divertimento.

Chennai, India

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Veduta di Chennai

Cosa vedere

Come vi abbiamo accennato, Chennai offre diversi punti di interesse. Tra le cose da non perdere c’è senza ombra di dubbio il Fort St. George, ovvero la prima fortezza britannica sorta in territorio indiano. Situato nei pressi della costa, è il cuore pulsante di Chennai, o meglio, l’intera città si è sviluppata attorno ad esso.

Straordinario è anche il Tempio di Kapaleeshwarar, uno uno dei sacri santuari della regione dedicato a Shiva. Ma questo spettacolare luogo di culto ha una marcia in più rispetto a tanti altri: è un esempio unico di stile architettonico dravidico. Il visitatore si ritroverà di fronte a un trionfo di colori e di profondità, grazie alle moltissime statue che lo impreziosiscono. All’interno, invece, la storia si può “toccare con mano” per via delle varie iscrizioni che risalgono al XII secolo.

A forma di piramide, le statue colorate che lo adornano rappresentano divinità, demoni, guerrieri e reali, una serie di dettagli impressionanti che fanno sì che lo sguardo non si sposti mai.

Tempio di Kapaleeshwarar, India

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Il coloratissimo Tempio di Kapaleeshwarar

Poi ancora Little Mount e St Thomas Mount. Il primo, oltre a essere un luogo avvolto nelle leggende, ospita una chiesa portoghese risalente al 1551, oltre a un piccolo altare di San Tommaso, sito nell’apertura di una grotta rocciosa, e un’impronta di palma. Il secondo, invece, è la sede della Chiesa di Nostra Signora dell’Aspettativa che si può raggiungere salendo 135 gradini.

Voliamo ora presso l’Edificio Ripon che è stato costruito in stile architettonico indo-saraceno. Si tratta del più antico ente municipale del Commonwealth al di fuori della Gran Bretagna e colpisce per il suo orologio alto quasi tre metri che è posto sulla torre centrale dell’edificio.

Vale la pena fare un salto anche Valluvar Kottam, un santuario edificato in memoria del poeta Thiruvalluvar che visse e scrisse durante il I secolo a.C. Il memoriale si presenta come un enorme carro di 35 metri che conserva al suo interno un auditorium che può ospitare anche 4.000 persone.

La Chiesa di Luz è invece la più antica di Chennai e colpisce per la sua struttura gotica e barocca e per il fatto che è uno dei più antichi monumenti europei in India.

Da visitare è anche l’Alta Corte di Madras che è uno dei più grandi edifici giudiziari del mondo. Costruito nel 1892, ha un peculiare colore rosso, magnifici soffitti dipinti e porte in vetro colorato.

Il quartiere di T-Nagar è invece il posto ideale per chi ama le meraviglie dell’artigianato: ci sono drappi di seta, sari e stole realizzati con cura.

Infine un po’ di romanticismo: il faro di Chennai, da cui godere di una splendida vista sul Golfo del Bengala. Alimentato da un pannello solare, ospita il dipartimento meteorologico locale che può essere visitato da tutti.

Alta Corte di Madras, India

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Veduta dell’Alta Corte di Madras

I musei cittadini

Chennai mette a disposizione anche una serie di musei cittadini che sono l’ideale per conoscere la storia di questa caotica (ma super colorata) città. Il primo che vi consigliamo è il Museo del Governo di Chennai che regala delle ampie gallerie che si sviluppano in ben tre edifici diversi.

Una delle più impressionanti è la Bronze Gallery, dove scovare un’emozionante collezione di statue in bronzo risalenti al VII secolo.

In più, ci sono anche Galleria Nazionale d’Arte, la Galleria d’Arte Contemporanea e il Museo dei Bambini.

Il mare e le spiagge

No, Chennai non è un paradiso marino, ma ciò non toglie che offra spiagge di sabbia e anche preziose viste sull’oceano che difficilmente possono essere dimenticate. Marina Beach, per esempio, è il luogo ideale per rilassarsi, nonostante sia spesso presa d’assolto da locali e turisti.

L’atmosfera in ogni caso è vacanziera, anche grazie alle tante famiglie che fanno pic-nic sulla spiaggia o alle persona in sella a dei cavalli che si dedicano a passeggiate in riva al mare. Ci si viene soprattutto per scoprire alcune delle usanze e abitudini degli indiani quando si tratta di tempo libero. Non mancano mercatini, bancarelle e anche particolari tiri al bersaglio e banchetti per i tatuaggi.

A disposizione dei viaggiatori c’è anche Edward Elliot’s beach che è forse una delle spiagge più pulite della città. Conosciuta anche con il nome di Besant Nagar Beach, è il ritrovo di giovani ventenni e famiglie che la preferiscono al caos della più nota Marina Beach.

Si tratta di una striscia di sabbia in cui godersi le giornate con gli odori e i suoni dell’oceano in sottofondo, e dalla quale poter ammirare diversi punti di interesse turistici, come il Tempio di Ashtalakshmi e il Santuario di Velankanni.

Si rivela ottima anche per i buongustai che qui possono trovare una serie di bancarelle ricche di snack e diversi ristoranti con piatti autentici dell’India meridionale. Infine, sappiate che qui sorge anche il Karl Schmidt Memorial edificato in onore di un marinaio olandese che morì mentre salvava un nuotatore dall’annegamento nel 1930.

Se si vola in India, Chennai è una di quelle tappe da inserire nel proprio itinerario.

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Srinagar, la città galleggiante che sembra uscita da una fiaba

L’India è un Paese suggestivo, ricco di affascinanti contrasti. Questa splendida terra si distingue per la fusione di panorami mozzafiato, una cultura vibrante e tradizioni millenarie.

Dalle maestose vette innevate dell’Himalaya ai meravigliosi deserti aridi del Rajasthan, la bellezza naturale dell’India lascia senza fiato. Ogni angolo racconta una storia, dalla spiritualità dei luoghi sacri all’energia frenetica dei suoi bazar. Visitare l’India è molto più di un semplice viaggio, è un’esperienza che stimola tutti i sensi, un’immersione profonda in una cultura antica e affascinante che lascia un’impronta indelebile nel cuore di coloro che la scoprono.

Situata nel territorio dell’Unione di Jammu e Kashmir, si trova una città incredibile che vale assolutamente la pena scoprire: Srinagar. Chiamata anche la “Venezia d’Oriente“, è una deliziosa cittadina famosa per i suoi laghi incantevoli e le pittoresche case galleggianti.

Grazie alla sua bellezza e alla sua atmosfera tranquilla, Srinagar regala un viaggio indimenticabile e si distingue come una delle mete turistiche più amate dell’India.

Srinagar, il fascino incontaminato del Kashmir

Srinagar Lago Del

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Shikara sul Lago Del, Srinagar, India

Situata nella regione del Kashmir, nel subcontinente indiano, Srinagar è una città dal fascino raro. Affacciata sulle rive del fiume Jhelum, è celebre per i suoi edifici storici, le alte montagne, i prati verdi lussureggianti e i corsi d’acqua interconnessi. Ogni scorcio regala paesaggi da cartolina che catturano l’attenzione al primo sguardo.

Il cuore pulsante di Srinagar è senza dubbio il lago Dal. Pacificamente posizionato ai piedi del maestoso monte Shridhara, questo luogo si estende su una superficie di 26 chilometri quadrati ed è una vera e propria oasi naturale. Le montagne circostanti si riflettono nitidamente sulla superficie dell’acqua, creando un suggestivo effetto specchio che amplifica ulteriormente la loro maestosità.

Intorno ad esso, la città si sviluppa in un intricato labirinto di laghi minori e canali, che contribuiscono a creare un paesaggio unico e imperdibile. Su queste acque placide abbondano le famose shikara, le tradizionali gondole dipinte con colori vivaci e ornate di fiori, diventate un’icona della città, un modo unico e romantico per esplorare Srinagar e i suoi meravigliosi dintorni.

Una delle attività da non perdere è visitare il mercato galleggiante che offre un’immagine autentica della vita quotidiana del luogo. Mentre si naviga tra le bancarelle, si può osservare la gente del posto gestire i suoi affari, vendendo prodotti di artigianato locale, frutta fresca, verdura e fiori. È un luogo ideale per fare shopping: qui si possono acquistare i famosi scialli kashmiri ricamati a mano, i tappeti intricatamente tessuti, i gioielli tradizionali e una varietà di souvenir.

I Giardini di Srinagar: un viaggio tra i colori e i profumi dell’India

Srinagar offre anche un tesoro naturale di grande valore: i suoi storici parchi e giardini, realizzati durante il regno dell’Imperatore Mughal. Queste preziose oasi di verde sono situate appena fuori città e offrono una vista spettacolare sul lago Dal.

Con le loro geometrie perfette, i vivaci giochi d’acqua e gli alberi in fiore, sono un vero spettacolo per gli occhi e uniscono l’estetica architettonica alla bellezza incantevole della natura, regalando un capolavoro artistico unico.

Il Giardino di Shalimar è senza dubbio il più celebre. Con i suoi platani maestosi che si ergono come le colonne di una cattedrale gotica e le acque cristalline delle sue vasche, fontane e cascate che scorrono attraverso un sofisticato sistema di terrazze, incanta tutti i visitatori.

L’Indira Gandhi Memorial Tulip Garden è un altro luogo incantato, che sembra uscito da una fiaba. È il più grande giardino di tulipani di tutta l’Asia e sorprende con la sua meravigliosa varietà di fiori dai colori vivaci e brillanti. Ogni angolo cattura lo sguardo con un’esplosione di colore: rosso, giallo, rosa, viola e bianco. Oltre ai magnifici tulipani, il giardino ospita anche rose, giacinti e narcisi, creando un mosaico floreale di rara bellezza. È importante ricordare, tuttavia, che i tulipani sbocciano soltanto durante i mesi di marzo e aprile. Quindi, se volete assistere a questo straordinario spettacolo della natura, è consigliabile pianificare il vostro viaggio in quel periodo.

Srinagar giardino dei tulipani

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Il più grande giardino di tulipani dell’Asia, Srinagar, India
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In India puoi visitare le rovine dell’università che ha cambiato il mondo

Più di 500 anni prima che venisse fondata la celebre Università di Oxford, in India prosperava l’Università di Nalanda, la prima università residenziale al mondo con ben nove milioni di libri e diecimila studenti provenienti dall’Asia orientale e centrale che vi si riunirono per apprendere la logica, la matematica, la medicina e, soprattutto, i principi buddisti da alcuni degli studiosi più venerati dell’epoca.

Risalente al 427 d.C., è la più antica e rilevante università della tradizione buddista in India e, come disse il Dalai Lama, “La fonte di tutta la conoscenza [buddista] che abbiamo, è venuta dal Nalanda“.

Nalanda, uno dei più grandi centri di apprendimento del mondo antico

Negli oltre sette secoli in cui Nalanda fiorì, non esisteva nient’altro di simile al mondo: l’università indiana precedette l’Università di Oxford e l’università più antica d’Europa, quella di Bologna, di più di 500 anni.
Inoltre, l’approccio illuminato di Nalanda alla filosofia e alla religione, ha contribuito a plasmare la cultura dell’Asia anche molto tempo dopo la sua fine.

È interessante notare che i monarchi dell’Impero Gupta che fondarono l’università erano devoti indù, ma simpatizzanti nei confronti del buddismo e del suo crescente fervore intellettuale nonché degli scritti filosofici dell’epoca: le tradizioni culturali e religiose liberali che si diffusero sotto il loro regno avrebbero costituito il nucleo del curriculum accademico multidisciplinare di Nalanda, che fondeva il buddismo intellettuale con una conoscenza superiore in svariati campi.

Infatti, l’antico sistema medico indiano dell’Ayurveda fu ampiamente insegnato a Nalanda, molte istituzioni buddiste trassero ispirazione dal design del campus con cortili aperti racchiusi da sale di preghiera e aule mentre lo stucco qui prodotto influenzò l’arte ecclesiastica in Thailandia, e l’arte del metallo migrò fino in Tibet e nella penisola malese.
Ma forse l’eredità più profonda e duratura di Nalanda sono i suoi risultati in matematica e astronomia: si ipotizza che Aryabhata, considerato il padre della matematica indiana, abbia diretto l’università nel VI secolo d.C.

In più, l’università inviava regolarmente alcuni dei suoi migliori studenti e professori in Cina, Corea, Giappone, Indonesia e Sri Lanka per diffondere gli insegnamenti e la filosofia buddista: questo antico “programma di scambio culturale” ha così contribuito a diffondere e modellare il buddismo in tutta l’Asia.

L’epilogo e il riconoscimento a Patrimonio UNESCO

Nel 1190, Nalanda venne distrutta da una truppa di predoni invasori guidati dal generale turco-afghano Bakhtiyar Khilji, che cercò di estinguere il centro buddista della conoscenza durante la sua conquista dell’India settentrionale e orientale: il campus era così vasto che si narra che l’incendio appiccato dagli aggressori sia durato per tre mesi.

Oggi, il sito archeologico di 23 ettari è probabilmente una mera frazione del campus originale, ma passeggiare al cospetto delle rovine di templi e monasteri evoca la sensazione di come doveva essere apprendere in tale luogo leggendario.
Come in ogni università d’élite, l’ammissione era difficile: gli aspiranti studenti dovevano impegnarsi in un rigoroso colloquio con i migliori professori di Nalanda ma chi aveva la fortuna di entrare poteva imparare dai più venerati maestri buddisti di quei tempi, come Dharmapala e Silabhadra.

I nove milioni di manoscritti di foglie di palma redatti a mano della biblioteca erano il più ricco deposito di saggezza buddista al mondo: purtroppo, soltanto pochi tra i volumi di foglie di palma e fogli di legno dipinti sopravvissero all’incendio, salvati dai monaci in fuga. Ora sono custoditi presso il Los Angeles County Museum of Art e il Museo Yarlung in Tibet.

Nel corso dei sei secoli successivi all’invasione (per cui non è facile stabilire una causa), Nalanda sprofondò gradualmente nell’oblio e rimase sepolta fino a quando venne “scoperta” dal geometra scozzese Francis Buchanan-Hamilton nel 1812 e identificata come “l’antica Università di Nalanda” da Sir Alexander Cunningham nel 1861.

Oggi, le rovine del Grande Monumento dal glorioso passato vantano l’ambito riconoscimento come Patrimonio UNESCO.

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Mangiare in un igloo trasparente in mezzo alla neve: succede in India

Ogni volta che si va al ristorante, c’è un dettaglio a cui si pensa troppo poco ma che può rendere il pasto ancora più speciale e gustoso: il panorama. Una vista mozzafiato può fare la differenza e questo è probabilmente quello a cui hanno pensato i direttori di un hotel indiano. Il paese asiatico fa pensare a tutto, tranne che a quello che si trova all’interno di questo albergo. È qui che sorge infatti un ristorante che ha deciso di far provare ai suoi clienti un’esperienza più unica che rara: mangiare dentro un igloo di vetro. Proprio così, la tipica costruzione eschimese ha varcato i confini del Polo Nord fino ad arrivare a Gulmarg, la destinazione indiana perfetta per chi ama l’inverno.

Una cena speciale all’interno di un igloo

Perché tanti igloo di vetro proprio in India? Gulmarg è un vero e proprio paradiso per gli escursionisti e appassionati di montagna, visto che si trova a pochi passi dall’Himalaya. Qui è possibile sciare, praticare snowboard oppure semplicemente godersi un bel viaggio circondati dalla neve e dai paesaggi incontaminati. Il ristorante-igloo è stato aperto di recente dall’hotel Kolahoi Green Heights e l’iniziativa ha avuto subito un successo clamoroso.

Il format originale del locale non poteva non conquistare la clientela che può vivere mi prima persona un’esperienza culinaria fuori dal comune. In tutto gli igloo presenti nel ristorante sono sei, 3 dei quali sono stati sistemati nel cortile dell’hotel, mentre gli altri si trovano nei pressi della funivia. Ma cos’hanno di tanto speciale? Sono dotati di ogni comfort, ad esempio hanno un impianto di riscaldamento per affrontare le rigide temperature del posto, oltre a una mise en place di tutto rispetto. L’apparecchiatura è essenziale ma d’effetto, pronta ad accompagnare uno squisito tour gastronomico a base di pietanze tipiche della cucina indiana, ma anche di quella cinese e asiatica in generale.

Ristorante igloo a Gulmarg

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L’interno del ristorante igloo a Gulmarg

I paesaggi incontaminati di Gulmarg

Non è la prima volta che l’hotel fa parlare di sé, dimostrando la sua passione sfrenata per gli igloo. Oltre a quelli di vetro in cui pranzare e cenare romanticamente, in precedenza l’albergo indiano aveva battuto un record realizzando l’igloo di neve più grande di tutto il continente asiatico. È stata un’attrazione unica per tutti i turisti giunti a Gulmarg che hanno potuto ammirare da vicino la costruzione.

Per quel che riguarda il ristorante, invece, l’ispirazione è arrivata da uno dei paesi in cui l’inverno dà spettacolo, la Finlandia. La città di Glumarg ha in comune con la nazione scandinava proprio l’abbondanza di neve, in particolare nel periodo compreso tra i mesi di dicembre e febbraio. I paesaggi che si possono incontrare in questa parte dell’India non hanno nulla da invidiare proprio a quelli del Nord Europa, il tutto incastonato dalla spettacolarità della catena Himalayana. Non a caso viene considerata il luogo ideale per praticare gli sport invernali in India. La tappa obbligata per gli appassionati di sci, snowboard e slittino è il monte Apharwat che può essere raggiunto soltanto tramite una cabinovia. Non c’è che dire, un autentico gioiellino che di sicuro lascerà a bocca aperta gli amanti del periodo più freddo dell’anno che avranno un motivo in più per visitare Gulmarg e godersi una bella cena all’interno di un igloo di vetro.

Gli igloo presenti nel ristorante di Gulmarg

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Un pranzo indimenticabile all’interno del ristorante igloo