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Weekend di ottobre tra i monasteri e i luoghi sacri dell’Emilia Romagna

Ottobre è un mese pieno di eventi, perché entriamo nel vivo della stagione autunnale, un periodo meraviglioso dell’anno in cui il paesaggio si tinge dei colori del foliage e le tavole si arricchiscono di prodotti eccezionali, come la zucca, i funghi e le castagne.

In Emilia-Romagna, la regione italiana con il maggior numero di prodotti Dop e Igp (ben 44), il mese di ottobre è carico di eventi, come quelli proposti ogni fine settimana dall’iniziativa chiamata Monasteri Aperti. In questo caso, infatti, il progetto mira a valorizzare il territorio della regione tramite un percorso di riscoperta dei più antichi e bei monasteri locali, attraverso itinerari che percorrono i luoghi sacri più iconici.
Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono le oltre 80 manifestazioni in programma.

L’Emilia-Romagna e gli eventi sui luoghi sacri

Sono più di 80 gli eventi che l’iniziativa Monasteri Aperti promuove in Emilia-Romagna nei weekend del mese di ottobre: saranno previste tantissime attività outdoor, come escursioni a passo di trekking lungo i cammini religiosi, visite guidate a santuari e luoghi sacri, esibizioni musicali a tema sacro e scoperte gastronomiche di ricette monastiche della tradizione locale.
L’iniziativa, promossa da Apt Servizi Emilia-Romagna in collaborazione con la Conferenza Episcopale della Regione Emilia-Romagna e il circuito dei Cammini dell’Emilia-Romagna, ha lo scopo di promuovere il territorio e i suoi luoghi sacri più simbolici anche grazie ad attività peculiari come le lezioni di scrittura carolina, le escursioni nel Circuito dei 21 Cammini e Vie di Pellegrinaggio dell’Emilia-Romagna e molto altro, da Piacenza a Rimini, attraversando anche le città di Ferrara e Ravenna.

Tutti gli eventi di Monasteri Aperti nei weekend di ottobre

Piacenza

Il Monastero di Bobbio, nei pressi di Piacenza, vi aspetta sabato 5 ottobre per assistere al concerto di cornamuse “Rosa sine spina”, dove verranno suonati da abili musicisti alcuni interessanti manoscritti di epoca medievale.

Parma

A Parma, i primi 3 sabati del mese di ottobre la Diocesi propone una visita allo splendido Battistero, mentre nelle quattro domeniche del mese il Centro Studi e Archivio della Comunicazione – CSAC dell’Università di Parma aprirà al pubblico la trecentesca Abbazia di Valserena. Sabato 5 e domenica 6 ottobre, invece, i visitatori saranno accolti nella Chiesa di San Francesco del Prato, per l’evento guidato sopra i ponteggi, che permetterà di ammirare più da vicino l’abside e gli affreschi dell’edificio religioso.
Abbazia di Valserena, Parma

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La monumentale Abbazia di Valserena
Sempre nel parmense, lungo la Via dei Linari, ogni domenica del mese è aperto al pubblico il Monastero di Lagrimone, dove incontrare persino le suore Clarisse di clausura, oppure passeggiare nella Valle dei Cavalieri, alla Pieve di Zibana e lungo il Ponte di Lugagnano.
A Langhirano, sempre in provincia di Parma, i monasteri aperti saranno due, nelle domeniche del 13, 20 e 27 ottobre: il Monastero di Lagrimone e la Badia Benedettina di Torrechiara. Alla fine dell’escursione è anche previsto un pranzo al Refettorio della Badia di Torrechiara.
A Busseto, invece, sabato 5 ottobre ci si potrà dare al trekking in città sulle tracce di bellissimi luoghi di culto e in direzione del Monastero di Santa Maria degli Angeli, sulla Via Francigena. Domenica 20 ottobre, invece, la Cappella Ducale di San Liborio della Reggia di Colorno permetterà una visita guidata che spiega la vita monastica del Convento dei Frati Domenicani, mentre a Fidenza nel venerdì del 18 ottobre si potrà visitare il Convento dei Frati Minori Cappuccini.

Reggio Emilia

A Campagnola Emilia, nella provincia di Reggio Emilia, si trova la chiesa di Sant’Andrea al Castellazzo, conosciuta come la “chiesa matildica dimenticata”. Matilde di Canossa vi soggiornò nel 1108 e sarà possibile visitarla nel weekend del 5 e 6 ottobre. Il 12 ottobre, invece, si terrà l’iniziativa “Casina e le sue Pievi”, un viaggio tra le antiche Pievi reggiane dell’XI/XII secolo, con tappa alla Pieve di Santa Maria Assunta in Pianzo. 

Domenica 6 ottobre a Rubiera si potrà scoprire un antico ospitale e il Santuario che ospita la più grande collezione di Ex voto d’Italia, lungo la Via Romea Germanica Imperiale. Sempre il 5 ottobre, ci sarà una visita guidata alla Pieve di Toano, con vista sul Castello di Carpineti e sulla Pietra di Bismantova. Nella stessa Pieve si svolgeranno diversi eventi nelle date del 5, 12, 13, 19 e 27 ottobre. 

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Il Castello di Carpineti in provincia di Reggio Emila

Inoltre, il 5 ottobre apriranno le porte l’Abbazia e il Monastero Benedettino di Marola, mentre il 12 ottobre si potrà accedere all’Eremo benedettino ai piedi della Pietra di Bismantova, recentemente ristrutturato.

Modena

A Serramazzoni, in provincia di Modena, domenica 5 e 19 ottobre i visitatori potranno esplorare la seicentesca Chiesa di San Geminiano accompagnati da una guida. Nell’Abbazia di Nonantola, invece, si terranno diverse attività: sabato 12 ottobre ci sarà un laboratorio per bambini nel giardino abbaziale, dove un tempo sorgeva l’antico chiostro. Per gli adulti, nelle domeniche 6 e 27 ottobre, sono previste visite guidate all’Abbazia e al museo, oltre a un laboratorio di scrittura carolina e miniatura del capolettera.

Bologna

A Bologna, il Convento di San Martino Maggiore organizza sabato 5 ottobre un pellegrinaggio pensato per i più piccoli. Lo stesso luogo, sabato 26 ottobre, offre una visita guidata alla Basilica, al chiostro e alla sacrestia, con il supporto di una guida esperta. 

Domenica 13 ottobre, si potrà partecipare a un cammino che attraversa alcuni dei luoghi di fede più suggestivi dei Colli Bolognesi, partendo dalla Basilica di San Martino Maggiore e passando per la Chiesa di San Martino a Casalecchio di Reno, con una tappa al Santuario della Madonna di San Luca. 

Inoltre, domenica 6 ottobre, nel Complesso conventuale di San Martino Maggiore si terrà la XXVIII Edizione della Rassegna Internazionale dei Vespri d’organo.

Ferrara

“La via dello spirito” è un percorso che ripercorre le antiche rotte dei pellegrini medievali, partendo dall’Abbazia di Pomposa a Codigoro (FE) e arrivando fino al Lido delle Nazioni nel Delta del Po. Questo suggestivo itinerario sarà al centro di un’escursione organizzata per sabato 5 ottobre. 

Abbazia di Pomposa a Codigoro, Ferrara

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La bellissima Abbazia di Pomposa a Codigoro, in provincia di Ferrara

Domenica 6 ottobre, lo stesso tema ispirerà una gita che parte dalle Valli di Comacchio per arrivare al Santuario della Madonna del Bosco. Sempre il 6 ottobre, ad Argenta (FE), sarà possibile visitare il Santuario della Celletta e assistere a una conferenza che ne ripercorre la storia.

Forlì-Cesena

In Alto Savio, provincia di Forlì-Cesena, ci sono diverse proposte. Ogni weekend, dal venerdì alla domenica, è possibile prenotare due giorni di escursioni lungo la Via Romea Germanica, seguendo il percorso descritto dal Monaco Alberto di Stade nel 1236. Il programma prevede due tappe che attraversano l’Appennino: una con partenza da Santa Sofia e arrivo a Bagno di Romagna, o seguendo la via storica da Civitella, e l’altra da Bagno di Romagna a La Verna. Lungo il cammino si visitano l’Eremo di Corzano e la Basilica di Santa Maria Assunta di Bagno di Romagna. Inoltre, il 4 ottobre a Bagno di Romagna si terrà una conferenza sulla Via Romea Germanica con video e letture tratte dagli Annales Stadenses del 1250.

Domenica 6 ottobre sarà organizzato un trekking di 20 km lungo il Cammino di San Francesco, in occasione degli 800 anni della imposizione delle Sacre Stimmate, partendo da Bagno di Romagna fino al “Sacro Monte”. Sempre il 5 ottobre, un’escursione porterà i partecipanti dal Cippo delle vittime dell’eccidio del Carnaio fino al Santuario di Corzano e alla chiesa parrocchiale di San Pietro.

Domenica 27 ottobre, è prevista una passeggiata lungo una mulattiera con visita guidata al Santuario e alla Rocca di Corzano, concludendo con la Sagra dello Zambudello, una salsiccia tradizionale. Il 5 ottobre si potrà anche visitare il Museo d’Arte Sacra della Basilica di Santa Maria Assunta. Il 5 e 6 ottobre, a Mercato Saraceno, saranno aperte pievi e chiese ricche di opere d’arte, e lo stesso weekend vedrà anche l’apertura del Santuario della Madonna del Cantone e dell’Eremo di Montepaolo.

Inoltre, il 13 ottobre a Castrocaro Terme è prevista un’apertura straordinaria della Fortezza che custodisce la Chiesa di Santa Barbara.

Ravenna

Domenica 13 ottobre, nel pittoresco borgo di Brisighella (RA), sarà possibile partecipare a una visita guidata che esplora il Convento dell’Osservanza, inclusi la chiesa, le celle e il chiostro. A Rimini, nei weekend del 12-13 e 26-27 ottobre, apriranno le porte la Chiesa di San Bernardino e l’antica sagrestia con il Crocifisso del XVIII secolo di Innocenzo da Petralia. Durante la visita, sarà possibile incontrare le suore clarisse che risiedono nel Convento e condividere momenti con le monache di clausura.

Il 12 ottobre, a Sant’Agata Feltria (RN), si terrà un incontro dedicato al monachesimo femminile. Nello stesso mese, tutte le domeniche, a Santarcangelo di Romagna sarà accessibile il Monastero delle Sante Caterina e Barbara, parte del Cammino di San Francesco. Qui si potrà visitare la grotta circolare sotto il complesso monastico e camminare lungo l’antica via medievale che attraversa l’orto del Convento.

Infine, a Pennabilli (RN), domenica 27 ottobre, si terrà una visita guidata al Monastero Servi del Paraclito e al Museo del Montefeltro.

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La città più alta del mondo dove si tocca il cielo con un dito

È un tesoro prezioso posto a ben 4.090 metri di altitudine in uno dei luoghi più suggestivi del pianeta: siamo nella città di Potosí, una delle più alte al mondo, ma anche tra le meno conosciute. Una città che simboleggia un volto inedito della Bolivia, quello che racchiude secoli di storia e tradizione, ma anche di ricchezze dal valore inestimabile.

Divenuta Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1949, Potosí è una fiorente città situata nel cuore del Paese, tra imponenti montagne che celano un tesoro preziosissimo. Viaggiare in questa terra significa esplorarne i paesaggi naturali, le ricche miniere e le tradizioni culturali ancora vive tra la popolazione, ma anche perdersi tra le viuzze del centro storico e i monumenti che hanno storie tutte da raccontare.

Cosa vedere a Potosí

Tocca i 4.090 metri di altitudine la cittadina boliviana di Potosí, rientrando tra le città più alte del mondo, con i suoi 175mila abitanti. A farle da cornice, dando vita a un suggestivo panorama, è il Cerro Rico (che significa “Montagna Ricca”), che sorveglia costantemente il centro urbano. Proprio qui, tra le profondità della terra, si trovano enormi giacimenti minerari che hanno fatto la fortuna di questo angolo di mondo, che può definirsi prezioso a tutti gli effetti.

Ma non solo. Potosí ha anche un patrimonio architettonico e culturale di altrettanto valore, con più di duemila edifici che ne testimoniano il passato coloniale. Andiamo alla scoperta di tutte le bellezze da non perdere lungo un viaggio emozionante in questo gioiello del Sud America.

Centro storico di Potosì, in Bolivia

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Centro storico di Potosí, in Bolivia

Le miniere preziose di Potosí

Una leggenda narra che nel 1544 il pastore di lama Diego Huallpa scoprì casualmente la presenza di argento nelle terre di Potosí: accendendo il fuoco per scaldarsi, si racconta che iniziò a fuoriuscire argento fuso da una roccia. Così la notizia della scoperta del metallo prezioso sarebbe giunta ai conquistatori spagnoli che iniziarono a sfruttarne i giacimenti trasformando la cittadina in una delle fonti più ricche di argento in tutto il mondo. Non a caso in queste terre è comune l’espressione “eso vale un Potosí” (tradotto in “questo vale un Potosí”): un modo per descrivere qualcosa dal valore inestimabile. Una ricchezza che, purtroppo, in quel periodo storico ha anche comportato i sacrifici di milioni di lavoratori indigeni forzati e schiavi africani.

Nel corso dei 20 anni successivi, si scavarono profonde miniere sotterranee e fu proprio durante il periodo coloniale che grazie alle ricchezze ricavate si costruirono importanti opere industriali e imponenti architetture coloniali, che tutt’oggi resistono al passare dei secoli: sono ciò che conferisce a Potosí un fascino unico, una testimonianza dell’immenso patrimonio artistico e culturale del cuore pulsante della Bolivia.

Se siete affascinati dall’idea di esplorare le miniere e capirne il funzionamento, qui è possibile svolgere visite guidate nei cunicoli che un tempo trasportavano quantità enormi di metalli preziosi (oltre all’argento, l’elemento principale, si trovano anche depositi di oro e stagno). Oggi, infatti, l’estrazione mineraria continua, ma in maniera molto ridotta rispetto alle origini.

Quella tra i tunnel delle miniere che si snodano sottoterra è un’avventura sicuramente memorabile, anche se un avvertimento va dato: l’esplorazione delle miniere, in certi tratti molto strette e profonde, è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia.

Miniere di Potosì, in Bolivia

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Le miniere di Potosí

Le architetture coloniali della città e il centro storico

Bellissime casette a schiera e alti palazzi caratterizzati da tegole rosse, piccoli balconcini in legno e mura colorate arricchiscono il centro storico di Potosí, alternandosi a deliziose chiese e a edifici che raccontano la longeva storia della città. A sorgere qui, infatti, sono circa 2mila edifici coloniali e 25 chiese, tutti da esplorare.

Tra i palazzi da non perdere c’è la Casa Nacional de la Moneda, la zecca reale che coniò la moneta in uso durante il periodo coloniale e che oggi ospita un suggestivo museo, che custodisce splendidi pezzi di arte religiosa dell’epoca, e numerose esposizioni.

Una volta entrati nel cortile principale, si viene accolti da una splendida fontana in pietra e da una grande maschera raffigurante Bacco. Risale al 1865 ed è diventata ben presto un’icona della città, chiamata dagli abitanti “Mascarón“. Si racconta che, ammirata dalla giusta prospettiva, coprendo metà della maschera con la mano e poi l’altra metà, si vedono alternativamente due espressioni diverse di questo viso: da una parte apparirebbe sorridente, dall’altra sembra arrabbiato.

Zecca di Potosì, chiamata la Casa Nacional de la Moneda

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Casa Nacional de la Moneda, la zecca di Potosí

Non meno affascinante è il Convento de Santa Teresa, costruito nel 1685, che accoglie una piccola comunità di suore carmelitane e decine di preziosissime opere d’arte sacra. Passeggiando tra le viuzze del centro storico che si snodano in questa città Unesco, può capitare di imbattersi anche nei folkloristici mercati nei quali si possono acquistare i prodotti tipici locali, dal cibo prodotto in queste terre agli elementi di artigianato.

Tra le numerose chiese della città, spicca la Cattedrale, esempio di architettura neoclassica boliviana costruita fra il 1808 e il 1836. Oltre alla splendida facciata, al suo interno custodisce importanti dipinti e decorazioni in foglie d’oro. Una visita alla Cattedrale di Potosí permette di esplorarne anche gli altri spazi: il mausoleo, il coro e il campanile che offre una vista panoramica sull’intera città.

Un altro punto capace di donare viste suggestive, a 200 metri dalla Cattedrale, è la Torre de la Compañía de Jesus: qui potrete assistere a uno dei più incantevoli tramonti della vostra vita.

Cattedrale di Potosì, in Bolivia

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Vista dalla Cattedrale di Potosí

Trekking nella natura a Potosí

Se siete degli amanti della natura, potrete sicuramente apprezzare i molti sentieri di trekking che si aprono lungo le montagne che circondano Potosí come in un abbraccio. Attenzione, però, a camminare lentamente: a questa altitudine l’attività fisica comporta un’attenzione in più sugli sforzi, poiché l’aria è più pura e rarefatta. Sarà impossibile non apprezzare ancora di più la meraviglia di quel cielo azzurro che sembra davvero di poter toccare con un dito.

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Sagre delle castagne, il calendario delle più belle in Italia

Ottobre è il mese d’autunno per eccellenza, con la sua atmosfera calda e accogliente, resa tale anche dalle tante sfumature di color arancio, rosso e oro che tingono di una nuova luce le foglie e il paesaggio circostante dei più bei borghi in Italia. Ma l’autunno è anche sinonimo di sagre, in un territorio, come il nostro, così ricco di tradizioni culturali ed enogastronomiche da avere solo l’imbarazzo della scelta.

Tra le grandi protagoniste delle sagre di ottobre e novembre in Italia, c’è indubbiamente la castagna: questo appetitoso frutto dell’albero del castagno è infatti abbondante nei boschi italiani e per questo arriva sulle nostre tavole sotto forma di varie pietanze, dalle iconiche caldarroste alle ricette più creative, come gli gnocchi a base di impasto di farina di castagne o le zuppe calde e stagionali.

Se volete banchettare con questo delizioso prodotto autunnale e scoprire alcuni dei territori più belli in giro per la nostra terra, ecco per voi una selezione delle sagre delle castagne più belle e imperdibili di questo autunno 2024, che si terranno dal Nord al Sud dell’Italia nei mesi di ottobre e novembre, durante i weekend e i festivi.

Castagne

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Le castagne, frutto autunnale per eccellenza

La castagna nel cuore del Piemonte

In provincia di Torino, il weekend del 19 e del 20 ottobre vi invita a Villar Focchiardo dove si terrà la Sagra Valsusina del Marrone, una festa che celebra la varietà più pregiata di castagna. Oltre alle degustazioni, naturalmente, il comune si animerà con intrattenimenti culturali e spettacoli che mostreranno anche le tradizioni e la cultura locale della Val di Susa.

La castagna del Misma nel bergamasco

I Castanicoltori del Monte Misma, nella provincia di Bergamo, organizzano per domenica del 13 ottobre la 12esima edizione di Castanea a Pradalunga: si tratta di un evento interamente dedicato alla cultura locale e alla tipica castagna del Misma, con tre castagnate previste. Nella serata di venerdì 11 ottobre sarà anche previsto un incontro sul tema “La farina di castagna tra tradizione e innovazione”, per le ore 20:30 presso la Casa della Comunità mons. Nicoli nel comune di Casale di Albino.

La festa delle castagne in Emilia-Romagna

La pittoresca località di Castell’Arquato (PC) il 20 ottobre sarà pronta ad accogliere i visitatori per celebrare la Festa delle Castagne e dei Ricordi. Una giornata all’insegna dei sapori autunnali, dove le castagne si uniscono alle tradizioni locali, ricreando l’atmosfera più autentica del passato.

La castagna tra i borghi della Toscana

Ogni domenica a partire dal 6 fino al 20 ottobre, nel borgo di Azzano di Seravezza (LU), avrà luogo la Festa della Castagna, evento in cui sarà possibile gustare fumanti caldarroste, necci e piatti tradizionali di carne locale cotta alla griglia.

Il Veneto e la festa dei Moroni

Nella vivace cittadina di Belluno, la Festa dei Moroni avrà per protagonista la castagna tipica del Feltrino, rispettivamente nelle date del 12, 13, 18, 19 e 20 ottobre. Il Consorzio Tutela del Morone è a capo di questa operazione di valorizzazione della produzione locale di questo pregiato frutto.

Le sagre della castagna in Umbria

A Piegaro, in provincia di Perugia, la Sagra della Castagna attrarrà visitatori nei giorni dall’11 al 20 ottobre, per coinvolgerli in un percorso gastronomico con ricette a base di castagne, per un evento arricchito anche da spettacoli folkloristici che animeranno in festa il borgo umbro.

Nel weekend del 18 e del 20 ottobre, la frazione di Morra (appartenente a Città di Castello, nella provincia di Perugia), sarà in festa con la Sagra della Castagna, un evento in cui i sapori di questo tipico frutto autunnale incontrano e si fondono in mix perfettamente equilibrati e interessanti al palato con quelli della cucina tradizionale umbra più autentica e genuina.

Il gusto della castagna nelle feste del Lazio

Dal prossimo venerdì 4 ottobre al 1 novembre, Canepina (VT) sarà in festa per le Giornate della Castagna, un evento dedicato esclusivamente a celebrare il frutto più iconico dell’autunno. Tra degustazioni e piatti tradizionali, i partecipanti a questo evento potranno scoprire il sapore unico delle castagne tipiche della regione attraverso pietanze della tradizione culinaria locale. Un’occasione per immergersi nella cultura e nei sapori di Viterbo, a tutto tondo, al ritmo dell’autunno.

Caldarroste, sagre

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Le caldarroste durante un evento di festa

Sempre nella provincia di Viterbo, per tutti i weekend a partire dal 12 ottobre e fino al 3 novembre, il comune di Vallerano si animerà con la Festa della Castagna, per un evento che unisce musica, intrattenimento e una selezione gastronomica a base di castagne. Concerti, spettacoli e sapori d’autunno faranno da background a questa festa nel cuore del Lazio.

La Sagra delle Castagne di Soriano nel Cimino (VT) avrà luogo dal prossimo 4 al 20 ottobre. Questa iniziativa, una delle più famose del Lazio, prevede un ricco programma di eventi della tradizione, tra cui lo storico Palio delle Contrade, nonché esibizioni di falconeria e una proposta di piatti a base di castagne, zuppe, dolci e spezzatini di carne.

Tra i borghi marchigiani a caccia di castagne

Il centro storico di Montefiore dell’Aso, in provincia di Ascoli Piceno, sarà in festa nel weekend del 19 e del 20 ottobre con l’evento della Castagnata in Piazza. Avvolti dal profumo intenso delle caldarroste e dall’aroma dolce e speziato del vin brulè, l’evento coinvolgerà i partecipanti in un’atmosfera calda e conviviale.

La castagna nel cuore della Campania

San Potito Ultra, in provincia di Avellino, celebra la tavola dell’autunno con la Sagra del Cinghiale e della Castagna, prevista da venerdì 11 a domenica 13 ottobre. La castagna sarà grande protagonista di questo evento culinario insieme alla succulenta carne di cinghiale e ad altre ricette della tradizione locale.

Il viaggio alla scoperta del sapore unico della castagna continua durante la Sagra della Castagna del Prete ad Ospedaletto d’Alpinolo (AV), nel cuore dell’Irpinia, dove i visitatori potranno gustare una varietà di piatti tipici della tradizione come la zuppa di fagioli con castagne e porcini, le caldarroste dolci e persino la birra alla castagna. La sagra si terrà nel giorno di sabato 5 ottobre, a partire dalle ore 18:30, e di domenica 6 ottobre, dalle ore 11.00 fino a tarda sera.

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Alla scoperta dei segreti più nascosti dei borghi italiani

L’Italia è piena, letteralmente costellata, di piccoli ma incantevoli borghi dove la grande storia del passato rivive attraverso le architetture che ancora oggi li caratterizzano, le tradizioni e la cultura che continua a essere tramandata, i sapori e l’atmosfera che li avvolge.

I più bei borghi italiani, infatti, sono premiati dal Touring Club Italiano con la cosiddetta “Bandiera Arancione”, ovvero quel riconoscimento dato ai piccoli centri urbani che si distinguono per eccellere nell’accoglienza e nell’offerta turistica.

La “Caccia ai Tesori Arancioni” del Touring Club Italiano torna il 6 ottobre 2024, coinvolgendo 100 borghi certificati con la Bandiera Arancione, sparsi in tutta Italia. Questa iniziativa, giunta alla quinta edizione, invita a scoprire le piccole eccellenze dell’entroterra italiano attraverso percorsi tematici e coinvolgenti. Vediamo nel dettaglio di che si tratta.

La Caccia al Tesoro del Touring Club Italiano

L’evento di premiazione e riconoscimento per i borghi in Italia, nato 26 anni fa con l’iniziativa delle Bandiere Arancioni, mira a valorizzare e tutelare i piccoli centri italiani, spesso meno conosciuti ma non per questo meno ricchi di storia, cultura e tradizioni. Anche quest’anno, i visitatori potranno vivere esperienze uniche grazie a percorsi legati alla musica, all’enogastronomia e alle tradizioni locali.

Tra le tappe più particolari, Vallebona (IM) celebra l’Apecar come simbolo del borgo, mentre Vicopisano (PI) propone un Luna Park Vintage con giocolieri e spettacoli. A Visso (MC), il “Torneo delle Guaite” farà rivivere la storia di un borgo resiliente, duramente colpito dal terremoto del 2016, ma mai piegato.

Un altro borgo incantevole incluso tra i 100 premiati con la Bandiera Arancione è quello di Moltrasio, sul Lago di Como: come tutti i piccoli borghi che puntellano le rive del lago, Moltrasio è una meta perfetta da scoprire per chi cerca un’atmosfera rilassata, immersa in uno scenario invidiato in tutto il mondo, ideale anche come punto di partenza per esplorare altre località iconiche del lungolago, come Cernobbio e Bellagio.

Questa caccia al tesoro è un’opportunità per scoprire l’essenza dell’Italia, custodita nei borghi, attraverso un viaggio fatto di storie, persone e tradizioni autentiche.

Cosa prevede il programma di questa domenica

Il programma della Caccia ai Tesori Arancioni prevista per questa domenica 6 ottobre prevede diversi filoni tematici scelti dai borghi per far sì che i partecipanti possano conoscere, in modo inconsueto e intrattenendosi, il proprio borgo di riferimento: c’è dunque il percorso a tema musicale, quello enogastronomico e quello in costume d’epoca, perfetto per coloro che vogliano davvero fare un salto indietro nel tempo.

Per partecipare alla Caccia ai Tesori Arancioni occorre registrarsi sul sito ufficiale dell’evento, dove si potrà scegliere il borgo di riferimento in cui ci si vuole recare questa domenica. La Caccia ai Tesori Arancioni è aperta sia agli adulti, che ai bambini e per questo si tratta di un’iniziativa perfetta anche per trascorrere una piacevole ed educativa domenica in famiglia.

Una volta entrati sul sito ufficiale dedicato all’evento, basterà scegliere tra i 100 borghi quello che si vuole scoprire e visitare e registrarsi con il proprio team di esploratori.

Il primo step è infatti quello di registrazione della squadra, che si effettua tramite una piccola e simbolica donazione volta al sostegno di tutte le iniziative del Touring Club Italiano, che proteggono e promuovono la conservazione di borghi splendidi del nostro territorio, veri e propri fiori all’occhiello della cultura e dell’arte italiane.

Una volta radunata la propria squadra, non resta che presentarsi al punto di partenza il 6 ottobre nel borgo che si è scelto, per poi ricevere tutti gli indizi che vi condurranno verso un viaggio incredibile alla scoperta della storia locale.

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Cosa conviene comprare a Cuba

Le musiche suadenti riecheggiano tra le vie dei centri abitati e tutto ha un colore vivo e vibrante. Cuba è un mix di tradizioni, storia, incroci culturali e stili di vita semplici e umili che non smettono mai di attrarre numerosi viaggiatori da tutto il mondo.

L’anima autentica di Cuba e dei suoi abitanti si percepisce in ogni angolo e in tutto ciò che fa parte delle sue antiche tradizioni: sigari, tabacco e rum sono ormai tra i simboli più celebri dell’isola più grande dei Caraibi e anche l’immancabile souvenir da portare a casa. Ma esistono anche altri oggetti che racchiudono in sé la storia e l’anima di quest’isola al largo degli Stati Uniti, pensieri non banali per portare con voi il ricordo perfetto dopo esservi immersi nelle vibranti atmosfere cubane. Vediamoli tutti.

I souvenir classici di Cuba: sigari e rum

Chi non ha mai associato l’immagine di Cuba a quella di sigari e rum? Sono il grande classico da portare in Italia ad amici e parenti dopo essere stati ai Caraibi. Ed effettivamente l’identità dell’isola è strettamente legata a questi prodotti. La lunga tradizione dedita alla lavorazione del tabacco ha fatto nascere vere e proprie icone. I sigari sono di moltissime varietà e marche: tra i più celebri troviamo i Cohiba, i più pregiati e costosi chiamati anche “cigarros de Fidel” poiché sono quelli che Fidel Castro fumava nelle storiche fotografie ufficiali, i Montecristo, i Partagás e i sigari Romeo y Julieta (con il miglior rapporto qualità/prezzo).

Per acquistarli, anche se moltissimi negozi li vendono con il rischio però di ricevere prodotti “surrogati” e non autentici, l’ideale è dirigersi direttamente verso le fabbriche di produzione, nelle quali si possono effettuare visite che spiegano l’intero ciclo di produzione di questi prodotti composti da foglie di tabacco. Tra le  tante realtà, a Santiago si trova la Fábrica del Tabaco, mentre la provincia di Pinar del Rio è quella che ospita il maggior polo di coltivazione e di trasformazione artigianale. A L’avana, invece, è consigliato il Mercado Artesanal, che offre una grandissima varietà di sigari, e la Fabbrica di Tabacco Partagás.

Il rum cubano è un altro simbolo indiscusso di quest’isola dall’anima vivace, prodotto fin dal XVII secolo. Anche qui le varietà sono moltissime, dalle più secche e forti a quelle più morbide e dolci. I marchi più famosi? Ron Varadero, Havana Club, Santiago de Cuba, Ron Legendario e Ron Bucanero. Li potrete trovare sia nei negozi di liquori dislocati in aeroporti, hotel e zone turistiche, sia in supermercati e negozi di souvenir.

Una cosa importante a cui prestare attenzione sono i limiti di trasporto imposti per tabacchi e alcolici. A tal proposito è utile, prima di acquistare tali prodotti, informarsi sulle restrizioni doganali attualmente in vigore sul sito ufficiale ViaggiareSicuri o sui siti turistici ufficiali cubani.

Realizzazione di sigari cubani a L'Avana

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Realizzazione dei tradizionali sigari cubani

Gli acquisti più originali da fare a Cuba

Oltre ai sigari e alle bottiglie di rum, Cuba è anche un’isola ricca di tradizioni legate all’artigianato locale. Dai materiali più semplici, come argilla, legno, semi, pelli e conchiglie, nascono creazioni che in molti casi possono essere definite opere d’arte.

Se avete pensato di acquistare dei sigari, perché non abbinarli a una custodia in pelle creata a mano? Tra le più famose e di ottima qualità ci sono quelle con la marca Cohiba, vendute per esempio al al Mercado San José a L’Avana. La pelle viene utilizzata abilmente dagli artigiani per realizzare molti altri prodotti, come cinture, borse e portafogli.

Passando all’argilla, sono moltissimi i prodotti realizzati con questo materiale, dai piatti ai vasi, dalle maschere alle auto d’epoca in miniatura. Un altro simbolo di Cuba che potreste portare a casa con voi sono i cappelli in paglia, acquistabili in moltissimi mercatini e botteghe presenti in tutta l’isola.

Botteghe e negozi di Cuba che vendono i tradizionali cappelli in paglia

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Tradizionali botteghe cubane

Abbiamo detto anche che in quest’isola dei Caraibi la musica non manca mai. Allora uno degli strumenti tradizionali utilizzati dai cubani sarà il regalo perfetto per gli appassionati del genere. Alcune idee? Tamburi, chitarre e tres cubani, per portare sempre con voi una parte di quel ritmo cubano ascoltato tra le strade e i palazzi dell’Avana.

Anche dai semi gli artigiani locali ricavano splendidi gioielli, ad esempio collane di autentica bellezza arricchite da perle d’acqua dolce locali, conchiglie e legno. Anche queste creazioni sono acquistabili in moltissimi negozi dislocati in tutta l’isola.

E per coloro che vogliono puntare ai souvenir più ricercati, ecco allora l’idea di un profumo. A L’Avana si trovano diverse profumerie rinomate in cui acquistare fragranze e oli essenziali dalle note esotiche, come il gelsomino, i fiori d’arancio, il tabacco e il fiore nazionale mariposa. Nel negozio di Calle Mercaderes n.156, a L’Avana, è possibile creare la propria essenza mixando gli elementi.

E per portare un pensiero ai più piccoli o agli adulti a cui piace giocare in compagnia? Troverete in molti negozi di artigianato anche il domino in legno, con le sue tesserine intagliate e decorate a mano. Un passatempo molto amato dai cubani che potrete portare con voi per momenti di svago ricordando sempre il tempo passato tra le bellezze cubane.

Dove fare i migliori acquisti a Cuba

Dalle numerose botteghe di artigianato locale ai negozi dei centri commerciali, Cuba offre una grande varietà di attività che vendono prodotti di ogni genere. Non è quindi difficile trovare il souvenir perfetto da portare a casa come ricordo indelebile di un viaggio in queste terre. Nella capitale si trova il centro commerciale Galerías de Paseo, nel quale trovare prodotti a prezzi relativamente bassi.

Ci sono poi alcune zone della città in cui si concentrano i negozi e le botteghe in cui trovare tanti prodotti interessanti. Tra queste troviamo la pedonale via Obispo, ricca di bancarelle locali con oggetti fatti a mano, Plaza Carlos III, in cui spiccano i colorati vestiti cubani, il Mercado de Artesanías di San José, dove si trova qualsiasi tipo di souvenir artigianale e da cui si gode di una vista incredibile sulla baia della città, oppure la Feria de Artesanías de La Habana.

Negozi e palazzi colorati a L'Avana, Cuba

Fonte: iStock

Strada con negozi a L’Avana, Cuba
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Le migliori sagre e gli eventi di ottobre in Italia

L’autunno in Italia è sempre sinonimo di sagre ed eventi che celebrano le tradizioni enogastronomiche e culturali del Paese che proprio in questa stagione si tinge del rosso intenso delle foglie, soprattutto tra i filari delle vigne, ad esempio, regalando anche prodotti a km zero che sono delle vere eccellenze locali e culinarie.

Dal Nord al Sud, passando per il Centro e le isole, ogni regione offre esperienze uniche che uniscono sapori autentici, spettacoli e celebrazioni locali. Dalla nona edizione di FORME a Bergamo, dedicata ai formaggi, fino all’Ottobrata Romana, senza dimenticare gli appuntamenti imperdibili in Trentino, Toscana, Umbria e nelle isole, preparatevi a un viaggio tra tradizioni, cultura e gusto attraverso gli eventi e le sagre imperdibili di ottobre nello Stivale.

Le sagre e gli eventi al Nord

Forme e formaggi a Bergamo

Dal 18 al 20 ottobre 2024, Bergamo ospiterà la nona edizione di FORME, l’evento dedicato ai formaggi italiani e al settore lattiero-caseario. L’edizione di quest’anno, con il tema “FORME IN ITALY”, celebra la qualità e l’unicità dei prodotti caseari italiani, mettendo in luce il legame profondo tra formaggio e territorio. Il programma prevede la Piazza Mercato del Formaggio, un’area all’aperto in Piazza Vecchia dove i visitatori potranno scoprire, degustare e acquistare formaggi locali, guidati da Maestri Assaggiatori e sommelier. Il Circolo della Gastronomia Creativa Italiana, dopo il successo dell’edizione precedente, torna a offrire piatti e prodotti delle città di Bergamo, Alba e Parma. Inoltre, saranno previste masterclass che proporranno degustazioni e abbinamenti unici di formaggi italiani ed esteri con vini e altre specialità, condotti da produttori ed esperti del settore.

Trekking e vini locali in provincia di Trento

La rassegna della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino offre ogni weekend di ottobre numerose attività dedicate all’enogastronomia e al paesaggio, celebrando l’autunno e il foliage. Tra gli eventi spiccano cene, degustazioni di vini e prodotti locali, passeggiate nei vigneti e laboratori per bambini. Le principali manifestazioni includono la Festa del Marrone a Brentonico (provincia di Trento), la Centoventesima Vendemmia a Mezzacorona e la Festa della Patata a Comano Terme. Durante tutto il mese, escursioni, trekking e degustazioni tematiche arricchiscono il programma, permettendo di scoprire i sapori e i paesaggi del Trentino.

Feste agricole nel vicentino

A Bressanvido, nella provincia di Vicenza, torna invece “Transumando: vieni, scopri e gusta”, un grande evento che unisce tre manifestazioni: la Festa della Transumanza, il Festival dell’Agricoltura e Latterie Vicentine in Festa. Dal 27 settembre al 12 ottobre, il programma prevede incontri, convegni, workshop, spettacoli, musica e cibo. La Festa della Transumanza, giunta alla 26^ edizione e riconosciuta dall’Unesco, è l’evento principale, con l’arrivo della mandria il 29 settembre. Il Festival dell’Agricoltura, alla sua decima edizione, esplorerà il tema “Nutrire e assaporare il presente e il futuro”, mentre il 6 ottobre Latterie Vicentine in Festa offrirà visite allo stabilimento, laboratori per bambini e il tradizionale taglio della forma di Asiago DOP più grande d’Italia, con oltre 1000 kg di formaggio distribuito a scopo benefico.

Festa della Transumanza a Bressanvido

Fonte: Ufficio Stampa

La Festa della Transumanza a Bressanvido

Il pinot noir e le sue sfumature a Voghera

Dal 5 al 7 ottobre torna a Voghera, in provincia di Pavia, “50 sfumature di Pinot Noir”: si tratta di un evento che permette ai produttori italiani e internazionali di partecipare a una celebrazione dello straordinario vitigno, con quasi cento stand di degustazione, sparsi in tutte le arterie della città.

Il Pranzo del Ringraziamento della Val d’Ega

L’Eggentaler Erntedank Kuchl, o Pranzo del Ringraziamento della Val d’Ega, nei pressi di Bolzano, si terrà il 6 ottobre 2024 al Bewaller Hof di Ega. Questo evento culinario celebra la cucina regionale sostenibile, con un menu esclusivo creato dagli chef Kurt Resch, Reinhard Daverda e Philip Lochmann. Il progetto “Eggental Taste Local”, premiato per la sua cooperazione tra agricoltori e ristoratori, fornisce il 99% degli ingredienti, provenienti direttamente dai produttori locali. Il pranzo, al costo di 70 euro a persona, include degustazioni di vini locali e intrattenimento con musica jazz.

Val d'Ega, agricoltura

Fonte: Ufficio Stampa

I prodotti a km zero della Val d’Ega

Eventi e sagre del Centro

Il tartufo bianco delle Marche

La Fiera Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato di Pergola, in provincia di Pesaro e Urbino, torna per la sua 27ª edizione nelle prime tre domeniche di ottobre (6, 13 e 20). Con il claim “The unexpected Marche”, l’evento, dal carattere sempre più internazionale, sarà inaugurato all’Aeroporto delle Marche. La fiera celebra il tartufo bianco e le eccellenze locali, con un ricco programma che include la partecipazione di treni storici e il nuovo Premio “Le Marche che non ti aspetti”, assegnato a personalità di rilievo. Oltre agli stand enogastronomici e culturali, la manifestazione promuove il turismo esperienziale nei borghi marchigiani.

Una merenda di vendemmia in Toscana

Il “pan con l’uva” è un dolce toscano tradizionale preparato durante la vendemmia, tra settembre e ottobre, con pasta di pane, olio, zucchero e chicchi d’uva. Questo semplice piatto della tradizione contadina è protagonista della “Merenda in Vendemmia” nell’ambito di Cantine Aperte in Vendemmia 2024, presso la tenuta Carpineto di Montepulciano. L’evento offre un’esperienza conviviale all’aperto tra vigneti, degustazioni di vini, salumi, formaggi locali e miele. I visitatori possono anche partecipare a visite guidate della cantina, scoprire il processo di vinificazione e visitare un museo di attrezzi agricoli.

Faccia a faccia con l’arte in Umbria

“MuseiOn” è un progetto promosso dai Musei Nazionali di Perugia e dalla Regione Umbria, che unisce arte contemporanea e antica in 14 musei umbri. Sabato 5 ottobre 2024, l’iniziativa arriva a Palazzo della Corgna (Castiglione del Lago) e al Museo Civico Archeologico di Amelia. L’evento prevede alle 17 un laboratorio gratuito per ragazzi e una visita guidata per i genitori. Alle 18, una performance di arte digitale con artisti che creeranno un’opera condivisa tra i due musei, accompagnata da un’installazione sonora e musica dal vivo.

Street food e tradizioni nella capitale

L’Ottobrata Romana si svolgerà per la prima volta a Roma il 5 e 6 ottobre 2024 presso l’Alcazar Garden, dietro le Terme di Caracalla, con ingresso gratuito. L’evento celebra le tradizioni popolari romane con canti, performance di artisti di strada, street food tipico, vini naturali e un mercatino di artigianato e vintage. Saranno presenti anche iniziative per bambini, laboratori artistici e attività creative. Il programma include spettacoli di giocoleria, cabaret astrologico e concerti che spaziano dal repertorio romanesco alla musica di artisti romani storici e moderni.

Tutti gli eventi e le sagre del Sud e nelle isole

Anche nel Sud Italia ad ottobre ci sono eventi e sagre imperdibili, perfette per trascorrere un weekend insieme ad amici e famiglia.

Castagne e nocciole nel napoletano

Se state pensando di vistare Napoli, ad esempio, a ottobre potete immergervi tra i sapori della Sagra della Nocciola e della Castagna ad Avella, in provincia di Avellino.

La porchetta leccese, un’eccellenza

La Sagra de lu porcu meu vi aspetta invece nella cornice della barocca ed elegante città di Lecce, nel cuore del Salento: più precisamente siamo in provincia, a Muro Leccese per pasteggiare con succulenta carne di maiale, preparata in diverse specialità.

L’Ottobrata catanese dei tanti sapori

A Zafferana Etnea, nella provincia di Catania, la Sicilia festeggia i suoi sapori eccezionali con l’evento Ottobrata di Zafferana. In questa occasione, il territorio si anima con sagre dell’uva, della mostarda, dei funghi, del miele, del vino e delle castagne, tutte le domeniche del mese di ottobre.

Tra suino nero e funghi porcini, sui Nebrodi

La Sagra del Suino nero e del Fungo porcino dei Nebrodi a Cesarò è uno degli eventi ottobrini da non perdere nella provincia siciliana di Messina. Si tratta di uno degli eventi in assoluto più attesi, dato che i Nebrodi sono un territorio ricco di eccellenze enogastronomiche: degustazioni di prodotti a base di carne di suino nero e di funghi porcini sono previste durante le giornate in cui avrà luogo, ovvero 8, 9, 15 e 16 ottobre.

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In Italia, lungo le strade della felicità

Si chiamano Route du Bonheur, strade della felicità, e sono itinerari on the road con tappe una più bella dell’altra alla scoperta di luoghi, territori, tradizioni e gastronomia. Nate settant’anni fa da un’idea di Marcel e Nelly Tilloy, una coppia di artisti musicali proprietari di una struttura chiamata La Cardinale affacciata sul Rodano, e che oggi sono parte dell’associazione Relais & Châteaux, che comprende hotel di charme e ristoranti gourmet (tra cui ben 376 Stelle Michelin) in tutto il mondo, nel 2024 celebrano il loro anniversario con tantissime novità.

Le Route du Bonheur in Italia

Si contano ben 146 Route du Bonheur, strade della felicità, in più di 65 Paesi del mondo, dall’itinerario sulle orme degli Impressionisti nel Nord della Francia a quello dei palazzi dei maharaja in India. La prima a nascere nel 1954 fu la strada che va da Parigi a Nizza, sulla Costa Azzurra, con otto tappe lungo la Route Nationale 7 incredibilmente suggestive in auberge, antichi mulini di campagna e abbazie. In Italia le Route du Bonheur sono 15, una più bella dell’altra. C’è la strada dei grandi laghi che va dal lago d’Orta, in Piemonte, al Lago di Garda, la strada romantica del Golfo di Napoli, tra la Costiera Amalfitana e le isole di Ischia e Capri, itinerari iconici che rappresentano al meglio il Belpaese. Di queste, ce n’è una molto amata dai visitatori stranieri che merita assolutamente di essere percorsa e che abbiamo fatto per voi.

La Route di Bonheur in Toscana

Attraversa dolci colline ricche di vigneti, le famose vie del Chianti, città d’arte, borghi e antiche dimore immerse raggiungibili lungo viali di cipressi la strada nel più iconico paesaggio della Toscana, in quelle terre dove arte, storia e tradizioni enogastronomiche rappresentano al meglio il concetto di Dolce Vita. L’itinerario ad anello da percorrere in auto, magari con una decapottabile, occhiali da sole e capelli al vento, prevede cinque tappe, da Firenze fino a Siena, ma naturalmente può essere più breve e percorribile anche in un breve weekend.

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Fonte: iStock

Una cartolina della Toscana

Prima tappa: Firenze

Il Capoluogo toscano è sicuramente il punto di partenza di questo suggestivo viaggio alla scoperta della toscana più autentica. La città, con le due bellezze architettoniche, i suoi palazzi medicei, le chiese e i musei meriterebbe un soggiorno molto più lungo, ma bisogna prevedere almeno due giorni per riuscire ad apprezzare almeno in parte ciò che Firenze ha da offrire.

Seconda tappa: San Giustino Valdarno, Arezzo

Da Firenze, si percorrono all’incirca 60 chilometri per raggiungere uno dei borghi diffusi più rinomati della Toscana, Il Borro, di proprietà della famiglia Ferragamo. Questo borgo medievale, comprende una villa ottocentesca e una secolare cantina vinicola in una enorme proprietà di più di mille ettari. Ad accogliere gli ospiti, il Maître de maison Salvatore Ferragamo in persona. A metà strada tra Firenze e Il Borro, lungo la Chiantigiana, la strada del vino che collega Firenze con Siena, tappa consigliata a Radda in Chianti dove si trova il microscopico borgo di Pieve Aldina. Oggi, quella che un tempo era la residenza estiva dei vescovi di Siena è stata trasformata in boutique hotel con due ristoranti ed è un perfetto luogo di relax dopo aver trascorso la giornata tra cantine e degustazioni del territorio.

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Fonte: @Relais & Châteaux

Pieve Aldina a Radda in Chianti

Terza tappa: Castelnuovo Berardenga, Siena

Da San Giustino Valdarno ci si sposta per una cinquantina di chilometri sulle crete senesi per raggiungere un altro spettacolare borgo diffuso, Borgo San Felice. Situato nel cuore del Chianti Classico, questo resort fatto di camere, suite e ville è stato ricavato in quello che era un antico villaggio dell’XI secolo con tanto di forno, chiesa e botteghe. Circondato da vigneti – da cui viene prodotto il proprio vino – da un orto inclusivo (l’Orto Felice) che dà lavoro a ragazzi diversamente abili della zona e da filari di cipressi è spesso scelto dalle coppie, anche straniere, per celebrare pranzi di nozze, anche grazie al ristorante Il Poggio Rosso, una Stella Michelin.

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Fonte: @Relais & Châteaux

La piazza principale di Borgo San Felice

Quarta tappa: Montalcino

Si resta nel bellissimo territorio senese per circa 70 km e si raggiunge la zona di Montalcino per la quarta tappa del viaggio lungo la strada della felicità della Toscana. Qui, la struttura associata Relais & Châteaux è il Castello Banfi Wine Resort che, come spiega il nome, è immersa tra i vigneti del rinomato Brunello di Montalcino. Anche in questo caso ci troviamo in un piccolo borgo ubicato sulla cima di una collina tra appezzamenti di vigneti, coltivazioni di prugne e boschetti. Tutt’intorno si può andare all’esplorazione della Val d’Orcia con i celebri cipressi di San Quirico d’Orcia, ormai divenuti il simbolo naturalistico e paesaggistico non soltanto del Comune e della zona in cui si trovano, ma di tutta la Toscana.

Quinta tappa: Cortona, Arezzo

Da Montalcino, facendo tappa a Pienza, la città ideale sorta nel Rinascimento, dopo aver percorso circa 80 km si trona in provincia di Arezzo e si arriva ai piedi del borgo di Cortona, forse il più bello della Toscana, tra vigneti e uliveti, dove si trova Il Falconiere, attuale residenza di famiglia del XVII secolo di Silvia Baracchi, chef stellata che organizza per gli ospiti corsi di cucina e chef’s table. Questa oasi di pace immersa tra roseti è anche il punto di partenza per andare alla scoperta del territorio, magari noleggiando una mountain bike.

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Fonte: @Relais & Châteaux

Immerso tra il verde della Toscana Il Falconiere Relais
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Museo Egizio de Il Cairo: i tesori più importanti da scoprire

Il Museo Egizio del Cairo espone, documenta, conserva e promuove manufatti e capolavori iconici dell’Antico Egitto dalla preistoria al periodo greco-romano, offrendo ai visitatori un’opportunità unica di approfondire oltre 5000 anni di cultura, arti, credenze, tradizioni e vita quotidiana egiziana. Sin dalla sua apertura nel 1902, il Museo Egizio del Cairo ha occupato una posizione storica unica tra i musei del mondo, grazie al suo status di primo museo appositamente costruito in Medio Oriente.
Con una collezione archeologica tra le più ricche del mondo, il museo rimane una risorsa preziosa per gli studiosi e un luogo di educazione per gli egiziani e i visitatori che arrivano in Egitto da ogni dove.

L’importanza del Museo Egizio de Il Cairo e la sua storia

Il Museo Egizio è il più antico museo archeologico del Medio Oriente e ospita la più grande collezione di antichità faraoniche del mondo. Situato a nord-est della centralissima Piazza Tahrir, quello che lo ospita oggi in realtà è il quinto edificio che custodisce le antichità egizie e ha avuto una storia lunga e illustre fino a oggi.
L’architetto della prima sede museale fu stato selezionato attraverso un concorso internazionale nel 1895, il primo del suo genere, vinto dal francese Marcel Dourgnon. Il museo è stato inaugurato nel 1902 ed è diventato un punto di riferimento storico nel centro de Il Cairo, ospitando alcuni dei più importanti capolavori del mondo antico, dal periodo predinastico all’epoca greco-romana.
L’idea di un museo delle antichità egizie in Egitto risale in realtà a quasi un secolo prima, quando Muhammad Ali Pasha, allora viceré d’Egitto, per porre fine all’esportazione di antichità, il 15 agosto 1835 emanò un decreto che portò alla creazione del primo museo egizio. Allo stesso tempo, lo sceicco Rifa’a al-Tahtawi, responsabile degli scavi e della conservazione dei monumenti egiziani, ordinò di non intraprendere ulteriori scavi senza il suo permesso. Annunciò che l’esportazione di manufatti dall’Egitto era severamente vietata e che tutti i reperti dovevano essere trasportati al neonato Museo di El-Ezbekia.

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Il sarcofago di Akhenaton conservato al Museo Egizio

Nel 1851, durante il regno di Abbas I, l’intera collezione fu trasferita da El-Ezbekia a una delle sale della Cittadella di Salah El-Din (Saladino), dove era accessibile solo ai visitatori privati. Tuttavia, nel 1854, la maggior parte degli oggetti fu donata all’erede al trono d’Austria, l’arciduca Massimiliano, che aveva mostrato grande interesse per questi oggetti durante la sua visita in Egitto. Oggi rappresentano una parte importante della collezione egizia del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Nel 1858, il viceré Said Pasha nominò l’egittologo francese Auguste Mariette direttore di un nuovo museo nella zona di Boulaq, sempre a Il Cairo. Mariette era stato inviato in missione in Egitto dal Museo del Louvre e aveva fatto rapidamente importanti scoperte, tra cui le catacombe del Serapeo di Saqqara. L’edificio del museo, che in origine ospitava la Compagnia di Navigazione del Nilo presso il porto di Boulaq, oggi si trova vicino all’edificio della Televisione di Stato e al Ministero degli Affari Esteri.
Nel 1859, dopo la scoperta del corredo funerario della regina Ahhotep a Dra’ Abu el-Naga a Tebe, il Pascià concesse i fondi per ampliare l’edificio. Tuttavia, il museo divenne presto troppo piccolo per ospitare tutti i manufatti che continuavano ad aggiungersi alla collezione originale, e nel 1869 l’edificio fu nuovamente ampliato. Le disastrose inondazioni del Nilo del 1878 causarono gravi danni al museo, che rimase chiuso al pubblico per le riparazioni, fino alla riapertura nel 1881. La possibilità di future inondazioni, insieme alla scoperta nel 1881 delle mummie reali a Deir el-Bahari, rese evidente che il museo aveva bisogno di nuovi locali. Nel 1890, le dimensioni complessive della collezione erano cresciute oltre la capacità del Museo Boulaq di contenere un numero sempre maggiore di oggetti. Per questo motivo, l’intera collezione fu trasferita nel Palazzo di Ismail Pasha a Giza, situato nell’area dell’attuale Zoo di Giza. Purtroppo il Palazzo di Ismail Pasha non era adatto a funzionare come museo, soprattutto per l’esposizione di sculture monumentali. La necessità di un nuovo museo divenne ancora più urgente quando, nello stesso anno, fu scoperto a Bab el-Gusus, a Deir el-Bahari, un insieme di bare della XXI dinastia e di mummie di sacerdoti e sacerdotesse di Amon. Il palazzo di Ismail Pasha non era né sicuro né abbastanza grande per ospitare le centinaia di oggetti che arrivavano regolarmente dagli scavi. Inoltre, il palazzo non disponeva di spazi per laboratori, biblioteca e uffici amministrativi, il che rendeva difficile la creazione di un’istituzione ben funzionante.

museo egizio edificio

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Vista dall’alto sul Museo Egizio de Il Cairo

Tra il 1893 e il 1895, poco dopo l’apertura del Museo del Palazzo di Ismail Pasha, un comitato ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici bandì un concorso internazionale per la progettazione di un nuovo Museo Egizio, assegnando al vincitore un premio di 1.000 sterline egiziane. Il museo doveva essere costruito nel centro della città, in Piazza Ismailia (l’attuale Piazza Tahrir), tra il Nilo e la caserma britannica di Qasr el-Nil. Furono presentate ottantasette proposte per il nuovo progetto di costruzione e alla fine fu scelto il progetto in stile neoclassico dell’architetto francese Marcel Dourgnon.
La prima pietra del Museo Egizio fu posata il 1° aprile 1897 e 3 anni dopo i primi reperti furono collocati nelle vetrine. Il nuovo museo occupava una superficie di 15.000 metri quadrati.

Cosa vedere nel Museo Egizio de Il Cairo

Tra le impareggiabili collezioni del museo vi sono le sepolture complete di Yuya e Thuya, Psusennes I e i tesori di Tanis, e la Paletta di Narmer che commemora l’unificazione dell’Alto e del Basso Egitto sotto un unico re. Il museo ospita inoltre anche le splendide statue dei grandi re Khufu, Khafre e Menkaure, i costruttori delle piramidi sull’altopiano di Giza. Una vasta collezione di papiri, sarcofagi e gioielli, tra gli altri oggetti, completa questo museo unico nel suo genere.
I manufatti del Medio Regno provenienti dalle tombe dei re e delle famiglie reali scoperte a Dahshur nel 1894 sono solo alcuni dei gruppi importanti degli oltre 120.000 manufatti esposti in questo museo, tra cui le tombe reali di Tuthmosis III, Tuthmosis IV, Amenhotep III e Horemheb. Pensa che i manufatti rinvenuti della tomba di Tutankhamon sono oltre 3.500, di cui solo 1.700 sono esposti nel museo (il resto è nei magazzini). L’area espositiva dedicata al faraone è una delle più popolari del museo.

maschera Tutankhamon

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La celebre maschera di Tutankhamon

Il Museo Egizio è suddiviso in diverse sezioni, ognuna con un proprio focus. La prima sezione è dedicata ai manufatti del periodo predinastico e protodinastico. Comprende ceramiche, utensili e gioielli di questo periodo. La seconda sezione riguarda l’Antico Regno, noto per le piramidi e le tombe. In questa sezione si trovano statue, rilievi e altri manufatti rinvenuti in questi antichi siti. Il Medio Regno e il Nuovo Regno presentano aree ricche di manufatti ancora più affascinanti. Tra questi, statue di faraoni, casse di tombe, mobili, giochi e molto altro ancora. Si potrebbero facilmente trascorrere ore in ogni sezione del Museo senza riuscire a vedere tutto. Ora avrai capito a cosa sia dovuta la fama del Museo Egizio de Il Cairo, e quindi ecco i nostri suggerimenti su cosa non devi assolutamente perdere durante la tua visita:

La Stele di Rosetta

È forse il manufatto più famoso del museo. Si tratta di una tavoletta di granito con iscrizioni in tre scritture diverse: geroglifico, demotico e greco antico, che ha aiutato gli studiosi a imparare a leggere i geroglifici.

stele di rosetta

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Così piccola e così importante: è la Stele di Rosetta

La sala delle mummie

Una delle sale più popolari del Museo, ospita oltre 25 mummie di diversi faraoni e periodi della storia dell’Antico Egitto. Il pezzo forte della sala è la mummia del re Tutankhamon, esposta in una teca di vetro. I visitatori possono vedere anche le mummie della regina Hatshepsut e di Ramses II. La sala delle mummie richiede un biglietto aggiuntivo che può essere acquistato all’ingresso del Museo.

La sala dei papiri

La Sala dei Papiri contiene oltre 11.000 pezzi di papiro, una carta ricavata dalle canne che crescevano lungo il fiume Nilo. Gli antichi egizi usavano il papiro per scrivere e dipingere. Alcuni dei rotoli di papiro presenti nel museo risalgono a più di 4.000 anni fa!

Papiro

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Uno degli antichi papiri conservati nel museo

La sala delle statue

La Sala delle Statue contiene molte statue e sculture di faraoni, dei e dee. La statua di Ramses II è uno dei pezzi più impressionanti della sala. La figura è realizzata in granito ed è alta più di 3 metri.

La galleria dei topi reali

Il Museo Egizio ospita molti oggetti unici e insoliti, ma forse nessuno più della galleria dei topi reali. Questi topi sono stati trovati nelle tombe della regina Hetepheres I e della regina Hatshepsut e si pensa che facessero parte del rituale di sepoltura di queste regine. I topi mummificati sono esposti nelle loro piccole teche di vetro, insieme ad altri animali come serpenti e gatti trovati nelle tombe reali.

Regole da rispettare durante la visita

Ci sono alcune regole che è importante conoscere prima di iniziare la propria visita al museo:
• Non usare il flash quando si scattano fotografie.
• Le borse di grandi dimensioni non sono ammesse nel museo.
• Mantenere il luogo pulito.
• Mantenere il silenzio nel museo.
• Non è consentito portare striscioni o slogan pubblicitari se non previa autorizzazione.
• È vietato portare cibo e bevande, ad eccezione di piccole bottiglie d’acqua.
• È vietato fumare in tutto il museo.
• Non è consentito l’uso di torce, puntatori laser o megafoni in tutto il museo.
• Si devono rispettare il percorso di visita e le indicazioni del personale del museo, soprattutto in caso di emergenza.
• Non è consentito portare con sé strumenti affilati o materiali pericolosi.
• Non sono ammessi animali domestici.
• Su richiesta, il personale del museo può ispezionare i documenti d’identità, le borse, il contenuto dei bagagli e i biglietti.
• I visitatori sono pregati di attenersi a un abbigliamento appropriato e di astenersi da un linguaggio o da azioni disordinate e offensive.
• Le fotografie e i video a scopo commerciale sono consentiti solo previa autorizzazione.
• Non è possibile eseguire alcun tipo di rituale se non nelle aree designate.

Orari di apertura e costi:

Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, la biglietteria apre alle 8:30 e chiude alle 16:00. Il prezzo del biglietto è di 450EGP per gli adulti (circa 8 euro) e di 230EGP (4 euro) per gli studenti. L’ingresso per i bambini sotto i 6 anni è gratuito. Per utilizzare la macchina fotografica c’è da pagare un biglietto di 50 EGP (mentre non si paga per usare le fotocamere dei cellulari), per registrare un video 300 EGP. Data la sua popolarità e il numero di turisti che in ogni periodo dell’anno visitano l’Egitto, ti consiglio di acquistare i biglietti online in anticipo per evitare la fila all’ingresso. È inoltre possibile noleggiare una guida turistica privata all’arrivo al Museo, naturalmente a un costo aggiuntivo.

Come si arriva al Museo Egizio?

• In taxi:
I taxi sono abbondanti al Cairo e sono un modo relativamente economico e facile per spostarsi in città. Per raggiungere il Museo in taxi, occorre chiamare un taxi e dire all’autista dove si vuole andare. È utile avere l’indirizzo del Museo scritto in arabo, poiché la maggior parte dei tassisti non parla inglese. La tariffa dovrebbe essere di circa 10 EGP (sterline egiziane).

• In autobus:
Il Cairo dispone di una vasta rete di autobus pubblici che possono portarti ovunque in città. Per raggiungere Piazza Tahrir dal centro del Cairo, prendere l’autobus n. 26 dalla stazione della metropolitana Nasser. Il viaggio dura circa 20 minuti e costa 1,50 EGP. Una volta arrivati a Piazza Tahrir, il Museo Egizio sarà visibile dall’altra parte della strada.

GEM Il Cairo

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Il GEM, il nuovo Museo Egizio di prossima apertura a Il Cairo

Curiosità sul museo e la sua nuova sede

Fino al 1996 la sicurezza del Museo consisteva semplicemente nel chiudere le porte di notte. A causa dei numerosi furti, sono stati installati alcuni allarmi e migliorato il sistema di illuminazione. Durante la rivoluzione egiziana del 2011, l’edificio fu attaccato e alcuni reperti sono stati rubati. I civili hanno reagito rapidamente e coraggiosamente per evitare ulteriori furti. Hanno formato una catena umana intorno all’edificio per metterlo in sicurezza e hanno protetto con successo il Museo.
Quella attuale non sarà l’ultima sede del Museo. Nel 2020 infatti è iniziata la costruzione del nuovo Grande Museo Egizio (GEM), con una superficie di 500.000 metri quadrati, adatto ad ospitare tutto ciò che gli archeologi continuano a scoprire. Il nuovo Museo conterrà oltre 100.000 reperti e ci saranno anche un museo per bambini, una biblioteca, un centro conferenze e un auditorium da 3.500 posti per eventi speciali. Il nuovo Museo è stato progettato da Heneghan Peng Architects, uno studio di fama internazionale con sede a Dublino, in Irlanda. È stato definito come la “Quarta Piramide” e naturalmente offre una vista panoramica sulle famose costruzioni di Giza, da cui dista solo 2 km.
L’edificio del 1902 verrà lentamente ripulito e una volta che tutto sarà stato trasferito al GEM, si procederà a un’importante ristrutturazione. Il vecchio Museo ospiterà comunque una collezione di antichità di livello mondiale. Tuttavia, solo gli studenti, ricercatori e coloro che hanno un interesse più che passeggero per le meraviglie di questa antica terra potranno visitarlo. L’inaugurazione del GEM, già rimandata almeno un paio di volte, è prevista entro la fine dell’anno ma la data non è ancora stata ufficializzata. Al momento, il nuovo complesso offre visite limitate per testare la preparazione del sito e l’esperienza dei visitatori in vista dell’apertura ufficiale. L’accesso perciò è attualmente limitato alla Grand Hall, al Grand Staircase, all’area commerciale e ai giardini esterni.

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Alla scoperta di Sapa, l’estremo nord del Vietnam

Nel cuore dell’estremo nord del Vietnam si nasconde Sapa, un luogo che sembra uscito da un sogno. Tra montagne avvolte nella nebbia, terrazzamenti di riso che sembrano estendersi all’infinito e villaggi che conservano tradizioni antiche, Sapa è un mondo a parte lontano dal caos delle città e perfetto per chi cerca natura, autenticità e avventura da fissare nei ricordi di viaggio. Se stai cercando un posto dove il tempo sembra scorrere ad un ritmo diverso, dovei paesaggi si trasformano in quadri viventi, Sapa ti conquisterà al primo sguardo. Ti sarà utile sapere che Sapa può essere visitata in qualsiasi periodo dell’anno, ma le stagioni migliori sono la primavera e l’autunno quando il clima è più mite e i paesaggi sono al loro massimo splendore. Se sceglierai di visitare Sapa in inverno, sappi che troverai temperature molto fredde e nevicate a volte intense, porta con te abbigliamento comodo da trekking e un impermeabile, le piogge possono arrivare improvvisamente.

Le risaie terrazzate di Muong Hoa

Uno degli scenari più iconici di Sapa sono sicuramente le risaie terrazzate di Muong Hoa, un capolavoro della natura e dell’ingegneria contadina. Le colline, scolpite dai contadini Hmong e Dao per coltivare il riso, formano paesaggi spettacolari soprattutto durante la stagione del raccolto. Tra maggio e ottobre, queste risaie si tingono di un verde brillante per trasformarsi via via in un dorato intenso avvicinandosi ad ottobre e al periodo del raccolto. Camminare tra questa risaia terrazzata è un’esperienza che immerge nella vita locale e si potrebbero incontrare sia contadini al lavoro che bambini che giocano tra i campi.

Il villaggio di Cat Cat

Situato a pochissimi km da Sapa c’è il villaggio di Cat Cat, una delle mete più amate del Vietnam per chi ama scoprire le culture autoctone e in questo caso quella degli Hmong. Nonostante il turismo abbia apportato alcuni cambiamenti, qui è ancora possibile assaporare uno stile di vita autentico. Le case tradizionali sono costruite con legno e bambù, ma a rendere tutto molto idilliaco sono i piccoli ruscelli e le cascate adiacenti, tra cui la Cat Cat Waterfall, la cascata più bella della regione. Fare un tuffo nelle tradizioni locali significa scoprire che il villaggio Cat Cat è famoso per la tessitura e la produzione di indumenti di lino.

Il monte Fansipan, tetto dell’Indocina

Per chi ama le montagne, una delle attrazioni imperdibili di Sapa è senza dubbio il monte Fansipan, chiamato ‘’il tetto dell’Indocina’’, con i suoi 3143 metri è la vetta più alta del Vietnam ed è anche una delle sfide irresistibili per gli escursionisti. Ma se non sei appassionato di trekking, sappi che è possibile raggiungerne la cima con una moderna funivia in pochissimi minuti. Una volta in vetta,  la vista è mozzafiato con le montagne a perdita d’occhio e le nuvole che sembrano quasi sfiorarti, esperienza che ti farà sentire letteralmente in cima al mondo.

Il mercato di Bac Ha

Per vivere un’experience autentica e scoprire la cultura delle minoranze etniche che popolano la regione, il mercato di Bac Ha è una tappa obbligatoria. Qui ogni domenica i gruppi etnici del nord del Vietnam si radunano per poter vendere i proprio prodotti agricoli, artigianali e tessili. I colori dei costumi tradizionali delle donne Flower Hmong con abiti riccamente decorati, creano un contrasto affascinante con il verde delle montagne circostanti, qui inoltre potrai acquistare tessuti fatti a mano, gioielli artigianali e provare piatti tipici.

Il villaggio di Ta Phin

Se cerchi un’esperienza più intima e meno turistica il villaggio di Ta Phin è il luogo giusto. Qui vive la minoranza etnica Dao, conosciuti per i loro costumi rossi e i bagni curativi, qui potrai scoprire la vita rurale nel suo stato più autentico. Potrai visitare le vicine grotte, immergendoti in un paesaggio incontaminato o rilassarti con un tradizionale bagno alle erbe Dao, queste erbe sono famose per i loro effetti benefici e rilassanti sul corpo, soprattutto dopo aver affrontato una giornata di trekking.

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Cosa vedere a Gorizia, tra Italia e Slovenia

La città di Gorizia è una città di confine nell’estremo nord est italiano, tra Italia e Slovenia, in grado di incarnare una miscela unica di diverse culture e tradizioni. Questa città fu testimone di grandi eventi storici in passato e grazie a questo riesce ad offrire ai visitatori, che vogliono scoprirne i segreti, un’esperienza autentica e rilassante. Ma cosa fare e cosa vedere a Gorizia durante una visita? Ecco un itinerario per scoprire il meglio che la città ha da offrire.

Il castello di Gorizia, per una vista mozzafiato

Una delle principali attrazioni della città di Gorizia è senza dubbio il suo castello medievale. La struttura si trova su una collina che domina dall’alto la città ed è la destinazione ideale per chi vuole scoprire una vista panoramica unica sulle valli circostanti e persino sulla vicina Slovenia. Il castello di Gorizia, che va ad aggiungersi ai magnifici castelli del Friuli Venezia Giulia, venne costruito nel lontano Undicesimo secolo ed ha visto molteplici trasformazioni nel corso degli anni, passando da essere una fortezza militare a diventare una maestosa residenza nobiliare.

Visitare il castello permette di scoprire le antiche mura, le torri e gli ambienti interni, ricchi di diversi oggetti d’epoca e varie mostre che raccontano la storia della città e della regione intera.

Foto dal basso del Castello di Gorizia, con in primo piano alberi verdi del parco circostante

Fonte: iStock

Castello di Gorizia

Piazza della Vittoria, il centro cittadino

Dopo aver visitato il castello di Gorizia è tempo di passare al centro cittadino. In particolar modo, degna di nota, è sicuramente la Piazza della Vittoria, che è oggi il centro nevralgico della vita cittadina. Qui è possibile ammirare edifici storici come, ad esempio, il Duomo di Gorizia, caratterizzato da uno stile neoclassico e da una facciata imponente. Il Duomo merita di essere visitato in quanto un esempio di arte del passato ancora perfettamente conservata: interni sobri ed eleganti, numerosi affreschi e splendide decorazioni caratterizzano questo luogo sacro.

Piazza della Vittoria è anche il luogo ideale dove passare momenti di relax dopo aver camminato in lungo e in largo alla scoperta della piccola cittadina di Gorizia. Sono presenti diversi caffè e ristoranti, dove sedersi ed assaporare un buon caffè rigenerante o un buon piatto tipico del Friuli Venezia Giulia. Gorizia, infatti, è molto apprezzata anche per la sua cucina, in grado di fondere sapori italiani, sloveni e mitteleuropei: il gulasch ed i famosi cjarsons, ravioli tipici della Carnia, fanno da padrone.

Parco della Rimembranza

Per gli amanti degli spazi verdi, a Gorizia è presente il Parco della Rimembranza, il luogo ideale per una passeggiata ai piedi del castello, a contatto con la natura. Questo parco è dedicato alla memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale, un conflitto che ha lasciato una ferita profonda sulla città di Gorizia, situata in una posizione altamente strategica durante il conflitto e che fu teatro di aspri combattimenti.

Il parco è la soluzione ideale per scappare dal caos cittadino, grazie ai suoi ampi viali alberati, e dove è possibile scoprire anche storia e cultura del luogo grazie alla presenza di diverse sculture commemorative ed una serie di monumenti dedicati ai caduti.

Borgo Castello e il Ghetto Ebraico

Un’altra zona di grande interesse a Gorizia è il quartiere Borgo Castello che sorge ai piedi della fortezza. Qui si trovano diverse stradine strette ed acciottolate, vie che conducono i turisti attraverso un percorso ricco dal punto di vista storico e culturale e dotato di grande fascino. Percorrendo le vie del quartiere è possibile ammirare, infatti, antiche abitazioni, botteghe artigiane e piccoli locali che conservano ancora oggi l’atmosfera del passato.

Nelle vicinanze di questo quartiere si trova il Ghetto Ebraico, una zona di Gorizia che testimonia la forte presenza del popolo ebraico in città dal Sedicesimo secolo. Si tratta di un angolo della città poco conosciuto, ma comunque dal grande valore storico e culturale. Qui è possibile visitare la sinagoga, con la sua semplice ed elegante architettura, che è il simbolo della comunità, con al suo interno documenti e reperti storici, che raccontano la quotidianità degli ebrei goriziani.

Le ville storiche di Gorizia

Passeggiando per la città di Gorizia è quasi impossibile non notare la presenza di numerose ville storiche, che raccontano il passato elegante di questa cittadina del Friuli Venezia Giulia. Tra le più famose, si può citare sicuramente Villa Coronini Cronberg, una delle residenze meglio conservate e che merita una visita. Si tratta di una villa del Diciottesimo secolo, circondata da un verde e vasto parco e che oggi ospiti un museo, tra mobili d’epoca, opere d’arte e documenti storici.

Per gli amanti della storia questa villa, grazie alla sua maestosità ed alla sua bellezza, può essere inclusa tra quelle che sono considerate le più belle ville tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, simboli di eleganza e prosperità di quella che un tempo veniva chiamata Repubblica di Venezia.

Tra Italia e Slovenia: piazza della Transalpina

Ciò che affascina di più di Gorizia è sicuramente la sua posizione di confine, tra Italia e Slovenia. Un luogo che incarna perfettamente questo aspetto è piazza della Transalpina. Si tratta di una piazza divisa a metà dal confine italo-sloveno ed è un simbolo dell’unità europea. Qui, infatti, fino al 2004, anno in cui la Slovenia è entrata a far parte dell’area Schengen, era presente un muro che divideva in due la piazza e divideva i Paesi. Oggi, grazie a questi accordi, è possibile attraversare la piazza liberamente, con un piede in Italia e uno in Slovenia.

È presente nella piazza anche la storica stazione ferroviaria Transalpina, il punto di partenza per chi desiderava viaggiare verso il cuore dell’Europa centrale.

Veduta aerea della città di Gorizia, con i suoi tetti in tegole tradizionali e colline sullo sfondo

Fonte: iStock

Veduta aerea della città di Gorizia

Cosa fare nei dintorni di Gorizia?

Per chi ha tempo a disposizione ed intende visitare non solo la città di Gorizia, ma anche i suoi dintorni, ecco alcune raccomandazioni. La città si trova ai margini di una delle zone vinicole più rinomate d’Italia: la regione del Collio. Qui si producono alcuni dei vini bianchi più pregiati e ricercati del Paese, tra paesaggi mozzafiato formati da colline verdeggianti e vigneti che si estendono a perdita d’occhio.

Per un’esperienza indimenticabile nella regione del Collio, è possibile visitare le cantine locali per assaporare i vini più celebri, come il Friulano, la Ribolla Gialla ed il Sauvignon, accompagnati da prodotti tipici come formaggi o salumi, mentre si partecipa ad una delle numerose degustazioni guidate.

La città di Gorizia, pur essendo piccola, è in grado di offrire ai propri visitatori un’esperienza ricca e decisamente variegata. Si passa dalla storia millenaria del suo castello, ai borghi e quartieri che raccontano la storia recente di Gorizia, della sua popolazione e della sua regione, fino ad arrivare a quella che è la piazza principale che oggi unisce due importanti Paesi come l’Italia e la Slovenia. Gorizia non è solo una destinazione turistica, ma rappresenta un vero e proprio ponte tra due mondi, un luogo dove diverse culture si incontrano e danno vita ad un’atmosfera unica ed indimenticabile.