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Scoperto il più grande osservatorio astronomico dell’antico Egitto

Se è vero che il popolo Egizio veniva da un altro pianeta, la nuova scoperta non fa altro che confutare sempre più questa teoria. La loro conoscenza sovrannaturale, il loro forte legame con astrologia e l’universo, dimostrata nella realizzazione delle piramidi ma anche di tutto ciò che hanno costruito nei secoli del loro antico regno, oggi ha una prova in più.

È di pochi giorni fa il ritrovamento di un sito incredibile che altro non è se non un osservatorio astronomico. A dire del ministero del Turismo e delle antichità egiziano sarebbe addirittura il più grande mai rinvenuto in Egitto. Secondo gli archeologi serva per misurare i movimenti del Sole e delle stelle. Il direttore generale del consiglio superiore delle antichità dell’Egitto, Mohammad Ismail, ha sottolineato che ciò che è stato scoperto “conferma l’ingegno e le capacità degli antichi Egizi nel campo dell’astronomia fin dai tempi più remoti”.

Il più grande osservatorio astronomico dell’antico Egitto

Risalente al VI secolo a.C., il grande osservatorio astronomico si troverebbe all’interno del perimetro del Tempio dei Faraoni a Kafr el-Sheikh, nel Nord del Paese, dove erano in corso alcuni scavi. Comprenderebbe una decina di ambienti, con cinque grandi stanze, quattro più piccole e un corridoio con pareti dipinte di giallo e i resti di una decorazione blu, dove sono stati rinvenuti anche degli oggetti impiegati per la misurazione, come un particolare tipo di meridiana che serviva per misurare lo spostamento del Sole, e una torre di osservazione. L’area comprendeva una superficie di ben 850 metri quadrati.

L’ingresso dell’osservatorio, di cui resta ancora parecchio fatto di mattoni e fango, si trova in direzione Est, dove sorge il Sole, e si apre su un edificio a forma di “L” dove si osservano ancora alcuni pilastri di sostegno. Di fonte si trova una enorme parete di mattoni pendente verso l’interno. Secondo gli archeologi qui venivano osservate e trascritte tutte le informazioni relative ai movimenti del Sole, inclusa l’inclinazione ora dopo ora e la sua ombra.

“Gli Egizi erano tra i più esperti astronomi dell’antichità”, hanno osservato gli esperti in seguito alla nuova scoperta. “È proprio nell’antico Egitto che è nato il calendario di 365 giorni che usiamo ancora oggi. Questo popolo riuscì a mappare la volta cleste, aveva le proprie costellazioni e l’oroscopo”. La scoperta dell’osservatorio rappresenta un contributo significativo alla comprensione odierna dell’astronomia e della scienza degli antichi Egizi. Secondo il ministereo del Turismo e delle anticihtà si tratta di “uno dei più precisi strumenti di misurazione del tempo dei tempi antichi”.

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Siwa, una delle oasi più straordinarie d’Egitto

L’Egitto è una delle destinazioni più popolari del Nord dell’Africa: ha tante attrazioni e paesaggi variegati, che spaziano dalle spiagge dorate lambite dal mare azzurrissimo alle dune di sabbia del deserto dove scoprire le antiche e mistiche Piramidi. Alcuni degli angoli più sorprendenti del paesaggio di questa nazione, però, sono le oasi.

L’Oasi di Siwa, è una vera gemma nascosta nel cuore del deserto occidentale dell’Egitto, un luogo incantevole che ammalia i viaggiatori con la sua bellezza naturale e la sua ricca storia. Situata a circa 50 chilometri dal confine con la Libia, Siwa è un’oasi remota e un po’ difficile da raggiungere, ma che vale la pena di vedere per l’esperienza unica e autentica che offre ai viaggiatori.

Dove si trova l’Oasi di Siwa e come raggiungerla

L’Oasi di Siwa si trova nel Governatorato di Matrouh, nel nord-ovest dell’Egitto, a circa 560 chilometri dal Cairo. Circondata da palmeti lussureggianti e sorgenti d’acqua termale, Siwa è famosa per la sua atmosfera paradisiaca e la sua autenticità.

Il periodo migliore per visitare l’Oasi di Siwa è durante l’autunno e la primavera, quando le temperature sono più miti, poiché durante l’estate il caldo nel deserto egiziano può risultare davvero eccessivo.

Lago salato, Oasi di Siwa

Fonte: iStock

Il lago salato nell’Oasi di Siwa

Ma come raggiungere questa splendida oasi? Il modo ideale per arrivare a Siwa, è prendere un autobus da Il Cairo o Alessandria, oppure optare per un viaggio in auto, in pieno stile on the road. Siwa è anche accessibile tramite voli da Il Cairo all’aeroporto di Marsa Matrouh, da cui è poi possibile prendere un taxi o un autobus diretto all’oasi.

Cosa fare a Siwa e nei dintorni

Posta tra la depressione di Qattara e il Grande Mare di Sabbia, l’oasi di Siwa dista circa 600 km dalla capitale egizia, motivo per cui dirigersi lì in auto richiederà almeno 8-9 ore di guida. Eppure, come già accennato, Siwa è una delle oasi più particolari in Egitto: qui è possibile immergersi nell’atmosfera più autentica del luogo, andando alla scoperta di villaggi beduini e non solo.

La prima tappa è sicuramente quella alla Fortezza di Shali, centro nevralgico dell’antica storia di Siwa: oggi ancora domina il paesaggio, con le sue costruzioni in argilla e sale.

Ma non solo. In questa zona, infatti, è possibile anche fare un’escursione a due grandi laghi salati, il Siwan e il lago El-Zeitoun. Questa zona, inoltre, è particolarmente nota per la presenza del Tempio di Alessandro Magno, anche conosciuto con il nome di Tempio dell’Oracolo.

Fortezza di Shali

Fonte: iStock

La maestosa Fortezza di Shali

L’area che comprende l’oasi è vasta, ha una lunghezza di 80 km e una larghezza di circa 20 km e conta pressappoco 7.000 abitanti: tra questi, vi sono tribù originarie della Libia e della Tunisia, che parlano una lingua locale nota come Amazighi. La vita nell’oasi scorre lenta: la popolazione principalmente si occupa di attività agricole, come la coltura dei datteri e delle olive.

Gli amanti del relax saranno felici di sapere che nell’oasi di Siwa è possibile anche scoprire sorgenti di acqua calda rigenerative: ad esempio, la sorgente di Cleopatra, Bir Wahed e quelle che hanno origine dal monte Dakrour.

Tra le attività più belle da fare nei dintorni dell’oasi c’è quella di andare alla scoperta di Fitnas Island: ammirare il tramonto e i fenicotteri rosa sorseggiando un tè Siwan tradizionale, aromatizzato da foglie di limone, è un’esperienza da non perdere.

Per i più adrenalinici, invece, da non mancare è l’esperienza al Siwa Oasis Desert Safari: salite a bordo di una jeep 4×4 e avventuratevi nel Grande Mare di Sabbia per un po’ di sandboarding sulle dune.

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Egitto, una nuova scoperta fa luce sulla costruzione delle piramidi

L’Egitto è una terra affascinante e gran parte del suo charme lo deve alle magnifiche, possenti e misteriosi piramidi. Infatti, le piramidi sono da sempre un mistero per via della loro forma geometrica perfetta, della loro immensità e delle curiosità circa la loro costruzione. Tantissimi sono gli studi e le ricerche al riguardo: come è possibile che in un’epoca in cui la manovalanza non disponeva degli aiuti degli strumenti più tecnologici e avanzati, si siano potute costruire delle strutture così possenti e perfette?

Ecco perché ancora oggi si producono ricerche, documentari e saggi sulle piramidi egizie. Non a caso, infatti, gli studi sulla origine e sul modo in cui le piramidi siano state costruite continuano ancora ed è così che possiamo parlare di una nuova scoperta al riguardo: l’ultimo studio pubblicato il 5 agosto 2024 sulla rivista Plos One di Xavier Landreau ha rivelato ulteriori dettagli sul modo in cui sia stato possibile far fluire l’acqua nei pozzi posti dentro la Piramide di Djoser, acqua che è servita al trasporto dei blocchi di costruzione della stessa piramide.

La Piramide di Djoser e la scoperta francese

Xavier Landreau, ricercatore dell’Istituto CEA Paleotechnic in Francia e il suo team hanno raccontato al mondo sulla rivista Plos One la loro nuova scoperta: uno studio ben accurato, infatti, sembrerebbe fare chiarezza, finalmente, sul modo in cui l’acqua sia stata fatta fluire all’interno dei due imponenti pozzi posti nella Piramide di Djoser.

Piramide di Djoser, Saqqara

Fonte: iStock

Vista sulla Piramide di Djoser a Saqqara

Secondo questo studio, infatti, questi due pozzi di acqua servivano a far sì che questa potesse far alzare e poi abbassare un galleggiante utile al trasporto dei blocchi per la costruzione della piramide.

Alla base della loro teoria, dunque, ci sarebbe l’utilizzo di un sistema idraulico realizzato sapientemente all’interno della piramide stessa. I ricercatori hanno individuato ben due pozzi verticali all’interno della struttura piramidale, che potrebbero essere stati sfruttati per far fluire l’acqua: a supporto di questa ipotesi, comunque plausibile, il team di studiosi ha anche esaminato una struttura proprio adiacente alla Piramide di Djoser, la recinzione di Gisr el-Mudir. Il cosiddetto “Grande Recinto” è una costruzione, in passato misteriosa e poco compresa dalla scienza, che forse è servita nei lavori di costruzione della Piramide di Djoser come una sorta di diga. In questo modo, la diga avrebbe contenuto l’acqua e i sedimenti provenienti dalle fonti idriche più vicine per far poi confluire l’acqua, una volta purificata dai vari detriti, all’interno dei pozzi nella piramide.

Inoltre, i ricercatori hanno anche portato alla luce molteplici scomparti scavati all’interno del terreno esterno alla piramide, che forse all’epoca potrebbero essere stati costruiti come impianto di trattamento dell’acqua. Qui, i sedimenti si sarebbero depositati man mano che l’acqua fluiva lungo i diversi comparti, prima di essere convogliata priva di impurità all’interno dei pozzi della struttura.

Questa scoperta fa nuova luce sui metodi ingegneristici di cui si sono serviti gli antichi egizi per costruire una delle più stupefacenti meraviglie del mondo, nonché dimostra che gli egizi erano già in grado di utilizzare nell’antichità alcune tecnologie idrauliche che anche oggi sembrano più che avanzate.

Qual è la Piramide di Djoser

La Piramide di Djoser è ritenuta la più antica e la più maestosa dell’area della necropoli di Saqqara: questa imponente piramide rappresenta infatti un’importante pietra miliare nell’evoluzione dell’architettura funeraria egizia. Costruita durante la III dinastia per il faraone Djoser, la monumentale struttura è stata progettata dall’architetto Imhotep, che l’ha resa famosa per la sua innovazione e la grandiosità.

La piramide si distingue per essere la prima in pietra a gradoni della storia egizia e la sua struttura ha infatti posto le basi per le future piramidi che hanno poi caratterizzato il paesaggio delle necropoli egizie. La sua forma a gradoni, simboleggiante la scala che il faraone doveva salire per raggiungere il cielo e unirsi agli dei, riflette le credenze spirituali dell’antico Egitto. Imhotep, inoltre, introdusse anche gallerie sotterranee e corridoi nel complesso funerario, aprendo la strada a nuove tecniche architettoniche che si sarebbero evolute nelle piramidi successive.

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In Egitto c’è un tempio, spesso sottovalutato, da vedere

La piana di Giza, in Egitto, è il luogo più visitato del Paese. Qui ci sono le tre piramidi più famose del mondo: Cheope, Chefren e Micerino. Ma c’è anche la famosa Sfinge, il leone dalla testa umana. I turisti sono attratti da questi antichissimi monumenti e arrivano da ogni parte del Pianeta pur di visitarli.

C’è un altro edificio che viene spesso tralasciato e che, al contrario, merita assolutamente di essere visitato. Si tratta del Tempio della Valle di Chefren che si trova a qualche centinaio di metri di distanza dalla piramide.

Il Tempio della Valle di Chefren

Questo faraone, figlio di Cheope e padre di Micerino, appartenuto alla IV dinastia egizia e vissuto, quindi, 2500 anni prima di Cristo, volle superare la grandezza del padre e non si accontentò di farsi erigere una piramide (oggi riconoscibile per la punta più chiara), volle anche la costruzione della Sfinge a sua immagine e somiglianza a guardia della sua piramide e un tempio funerario a valle.

Il Tempio della Valle era rimasto sepolto sotto la sabbia del deserto per centinaia di anni e fu riportato alla luce grazie a una spedizione archeologica organizzata da studiosi egiziani, francesi e tedeschi. I lavori si protrassero a lungo agli inizi del Novecento.

Si è scoperto che c’erano due ingressi sul lato orientale, uno a destra in direzione Nord e l’altro a sinistra in direzione Sud. Quando il faraone fu mummificato e preparato per la sepoltura, tutte le cerimonie rituali si svolsero due volte, la prima a simboleggiare il suo dominio sul Basso Egitto e la seconda a ricordo del suo dominio sull’Alto Egitto.

A cosa serviva il tempio

Il tempio era stato costruito, infatti, proprio per la cerimonia di imbalsamazione. Nel laboratorio sacro che era stato ricavato all’interno del tempio veniva praticata la cerimonia di apertura della bocca al termine del lungo processo di imbalsamazione del faraone.

Durante questo rituale, i sacerdoti aprivano gli occhi e la bocca del re utilizzando strumenti d’oro, per permettere al ka (lo spirito) del faraone di uscire dalla salma e per garantirgli vita eterna.

Originariamente, era collegato al tempio funerario di Chefren tramite una rampa lunga 494 metri e misurava 45 metri per lato e 13 d’altezza interamente realizzato con blocchi di granito rosso di Assuan, privi di decorazioni a eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.

All’interno, c’era una grande sala a forma di “T” rovesciata, con 16 pilastri di granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi. Dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti di calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione fatta di alabastro. Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano seduto, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca.

Dal centro del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva ad altre camere, corridoi angusti, vestiboli, atrii e a ulteriori ambienti per contenere le barche solari che, per gli Egizi, erano imbarcazioni concepite per trasportare i faraoni defunti nell’Aldilà.

La scoperta che ha riscritto la storia

Si tratta dell’unico tempio a valle che si sia conservato e che è pervenuto fino ai giorni nostri in buono stato di conservazione, nonostante, come la maggior parte dei siti archeologici, fosse stato violato fin dall’antichità. I primi blocchi di pietra furono asportati già nell’antico Egitto e così fu nei secoli successivi, tanto che non soltanto il tempio ma la stessa piramide di Chefren non era neppure più riconoscibile.

Era l’inizio del 1800, quando l’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notò un enorme ammasso di pietre. Dopo averle rimosse, trovò prima un cunicolo inaccessibile, scavato molto probabilmente dai tombaroli, e poi tre grandi blocchi che costituivano l’ingresso principale della piramide. All’interno, a futura memoria, Belzoni lasciò scritto a caratteri cubitali: “Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818”. Fu però l’egittologo britannico John Shae Perring a entrare nella piramide di Cheope nel 1837 e, quasi un secolo dopo, il team internazionale riuscì ad accedere anche al tempio.

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Non solo piramidi: cosa vedere nella Capitale d’Egitto, Il Cairo

Tutti conoscono Il Cairo, la grande Capitale d’Egitto, per le sue immense e misteriose Piramidi governate da una sinuosa Sfinge. Ma la verità è che in città ci sono molte altre cose da vedere. In questo articolo ve le racconteremo tutte.

Il Cairo, informazioni utili

Al Cairo si viene accolti dai clacson, dal rumore assordante delle milioni di persone che la abitano e dal caos, quello vero, quasi insopportabile. Ci si arriva soprattutto per andare a vedere le Piramidi di Giza, ma in realtà questa megalopoli è anche un enorme concentrato di storia e cultura.

Suddivisa in parte Orientale, quella antica, e zona Occidentale con strutture moderne, a Ovest ospita il deserto e la famosissima Necropoli di Giza, unica Meraviglia del mondo Antico ancora in piedi tanto da essere stata dichiara Patrimonio Unesco nel 1979. Ma cosa c’è da visitare oltre a quanto appena detto?

Cosa vedere presso Il Cairo città

Il Cairo è una città che permette di immergersi completamente nella storia dell’Egitto. Uno dei luoghi in cui si può comprendere a fondo le sue origini è la Cittadella di Saladino, antica residenza dei Governatori. Si tratta di una vera e propria fortificazione eretta intorno al 1176-1183 e sede del potere per 700 anni.

È stata costruita sulla cima di una collina che si trasforma anche in una sorta di terrazza panoramica su tutta la città. Parliamo perciò di una spettacolare costruzione militare impreziosita da grandi mura e torri difensive, una sorta di città nella città che, in tempi molto lontani, era abitata da diecimila persone. Al suo interno, inoltre, si possono ammirare alcuni siti interessanti come il Palazzo Gawhara, il museo militare e il museo delle carrozze, oltre a diverse (e bellissime) moschee come la Moschea del Sultano Hassan, la Moschea di Al Rifa’i e la Moschea di Ibn Tulun.

Cittadella di Saladino, Il Cairo

Fonte: iStock

Veduta della Cittadella di Saladino

La più incredibile, però, è la Moschea di Muhammad Ali, conosciuta anche con il nome di moschea di Alabastro perché i suoi interni ed esterni sono ricoperti di questo materiale. Entrarvi vuol dire ritrovarsi al cospetto di stupendi mosaici e tappeti splendidamente decorati. Affascinante è anche il suo cortile in cui osservare un orologio che Luigi Filippo I donò all’Egitto, in cambio dell’obelisco che oggi svetta fiero nei cieli di Parigi.

Passeggiando per la città è pressoché impossibile non notare la Torre del Cairo, costruita fra il 1961 e il 1965. Sorge sull’isola di Gezira che galleggia nel bel mezzo del fiume Nilo. Un angolo della Capitale da non sottovalutare perché questa imponente costruzione è ritenuta il secondo monumento più importante d’Egitto, dopo le Piramidi di Giza.

I visitatori possono salirla tutta grazie all’uso di un ascensore che conduce in un ristorante che, a sua volta, si affaccia su una terrazza rotante che regala il migliore panorama della città.

C’è poi la Moschea di Al-Azhar che è una delle più antiche e prestigiose istituzioni educative islamiche del mondo. Uno straordinario esempio di architettura islamica e che dopo il tramonto, per via dell’ausilio della luce artificiale, si rivela una delle migliori attività notturne di tutta la città.

Molto bella (e imponente) è anche la Moschea del Sultano Hassan che è la più grande dell’Islam. Possiede un cortile pavimentato interamente da mosaici e presenta degli interni molto sfarzosi.

Nel quartiere di Maadi, a sud del Cairo, vale la pena fare un salto presso la Chiesa di Hanging o della Santa Maria Vergine del Cairo. La sua particolarità è che sorge sulla cima della Fortezza romana di Babilonia, e per questo viene anche chiamata la “chiesa sospesa”.

Piazza Tahrir è invece la più importante della Capitale e oggi regala uno degli scorci più belli della città. Molto interessante è anche il Palazzo Abdeen, l’ufficio principale del Presidente d’Egitto. Costruito in stile neoclassico, ospita il Museo d’Argento, delle Armi, dei Regali Presidenziali, dei Documenti storici.

Poi ancora la Sinagoga Ben Ezra dove furono rinvenuti tantissimi manoscritti ebraici risalenti all’XI e al XII secolo, che rappresentano il più importante archivio storico riguardante le transazioni della comunità ebraica. Oggi non è più un luogo di culto, ma ciò non toglie che sia una delle più importanti testimonianze della storia degli ebrei in Egitto.

Da non perdere è una passeggiata nel quartiere di Zamalek, sull’Isola del Nilo. Qui sembrerà di essere in un’altro posto perché il caos cittadino sarà solo un brutto ricordo. Ampi viali, parchi lussureggianti, edifici eleganti e ambasciate, fanno spazio a gallerie d’arte, caffè chic e ristoranti alla moda.

Chi vuole fare shopping, invece, deve dirigersi presso il bazar di Khan El Khalili, il più popolare del Paese. Da queste parti ci sono più di 900 bancarelle che vendono di tutto. Per ultimo, ma non per importanza, la Porta di Bab Zuwayla che è un capolavoro dell’architettura mamelucca.

Moschea del Sultano Hassan, Il Cairo

Fonte: iStock

La bellissima Moschea del Sultano Hassan

I musei cittadini

Un’altra cosa da non perdere al Cairo sono i suoi musei cittadini. Primo tra tutti il famosissimo Museo Egizio che è in assoluto il più completo di tutto il Paese: ci sono tantissimi reperti storici dell’antica civiltà, oltre 150.000 oggetti tra tavolette con incisioni, statuette, maschere, bassorilievi, suppellettili e molto altro ancora.

Ma l’attrazione più importante è senza ombra di dubbio la sala di Tutankhamon in cui ammirare il tesoro ritrovato all’interno della sua tomba.

Assai interessante è anche il Museo nazionale della Civiltà egiziana che mostra una collezione di 50.000 manufatti che raccontano le varie fasi dello sviluppo della civiltà egizia. In più, è qui che prende vita la Sala delle Mummie che contiene ben 22 mummie di 18 faraoni e quattro regine (dalla diciassettesima alla ventesima dinastia). Le più importanti sono la mummia del re Seqnen Ra, del re Tuthmosis III, della regina Hatshepsut, del re Ramses II e del re Ramses III.

Poi ancora il Museo del Sultano Qalawun Sultan che è stato istituito all’interno di una struttura che da sola vale il viaggio. Qui si può ammirare una grande varietà di manufatti che vanno dalla prima epoca islamica al periodo mamelucco, insieme alla moschea e il mausoleo del sultano.

Oltre alle Piramidi e alla Sfinge, la città del Cairo ha davvero molto da offrire ai suoi visitatori.

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Puoi vivere il solstizio d’estate dentro una piramide: succede in Italia

C’è qualcosa di straordinariamente magico che sta succedendo intorno a noi, ora che il pianeta intero si prepara all’ennesima trasformazione. Nuove fioriture stanno tingendo i campi, le colline, i borghi e i villaggi, mentre il sole è diventato ormai il grande protagonista delle nostre giornate. Aumentano le temperature, e con esse anche le ore di luce: non ci sono dubbi, l’estate è ormai alle porte.

L’appuntamento per celebrare l’arrivo della stagione più attesa di sempre è previsto mercoledì 21 giugno alle ore 16:57. È questa la data in cui possiamo vivere quello che è il giorno più lungo dell’anno nonché quello che segna il passaggio dalla primavera all’estate.

Rituali, usanze e tradizioni, antiche o più recenti, vengono perpetuate in diverse parti del mondo. I cittadini e i viaggiatori si riuniscono nei luoghi iconici e nei posti più affascinanti della terra per iniziare danze e riti. Se volete unirvi ai festeggiamenti, quest’anno, non dovrete andare poi così lontano perché in Italia si può trascorrere il solstizio d’estate dentro una piramide. Pronti a vivere un’esperienza incredibile?

Il solstizio d’estate dentro la piramide

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in Sicilia, nella terra del sole e del mare, quella che ospita testimonianze di un passato glorioso che convivono perfettamente con le bellezze naturalistiche e con il patrimonio culturale che appartiene alla regione. Organizzare un viaggio qui è sempre un’ottima idea, in ogni periodo dell’anno e in ogni stagione, ma raggiungere le terre siciliane in occasione del solstizio d’estate vi permetterà di vivere una delle avventure più suggestive di una vita intera.

Ci troviamo a Motta d’Affermo, un piccolo comune della città di Messina popolato da poco più di 500 anime. È qui che è possibile avvistare una splendida piramide che si innalza verso l’alto e che si infiamma sotto i raggi del sole al tramonto. Si tratta di una scultura, una delle tante che compongono quel percorso delle meraviglie che prende il nome di Fiumara d’Arte, uno dei più grandi e affascinanti musei a cielo aperto di tutta Europa.

Un parco sculture, ideato da Antonio Presti, che corre lungo le sponde del fiume Tusa e che valorizza in maniera unica l’intero territorio. Qui, opere maestose e straordinarie sono state inserite in maniera armonica all’interno di paesaggi mozzafiato creando un itinerario che incanta e sorprende a ogni chilometro percorso.

Ed è sempre qui, tra le colline di Motta d’Affermo, che possiamo trovare l’opera monumentale 38° Parallelo, la Piramide di Mauro Staccioli che, in occasione del solstizio d’estate, consentirà a cittadini e viaggiatori di assistere al Rito della Luce.

Il Rito della Luce nella Fiumara d’Arte

Collocata in cima a una collina, la Piramide 38° Parallelo svetta verso il cielo raggiungendo i 30 metri d’altezza: impossibile non notarla anche a distanza. Il suo nome fa riferimento proprio alla sua posizione che coincide con il trentottesimo parallelo.

In occasione del solstizio d’estate, la piramide della Fiumara d’Arte sarà accessibile a tutti i visitatori per una celebrazione che culminerà con il Rito della Luce. Protagonista assoluto dell’esperienza sarà proprio il sole, che si paleserà in tutto il suo splendore dopo che le persone avranno attraversato un tunnel buio.

Un percorso, questo, che celebra la vittoria della luce sopra le tenebre, e che trasforma la piramide della Fiumara d’Arte in uno spazio dedicato ai pensieri, alla meditazione e ai festeggiamenti. L’appuntamento è previsto il 21 giugno, ma la piramide 38° Parallelo resterà aperta ai visitatori fino al 25 del mese.

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In Egitto esiste una piramide “piegata”: ecco spiegato il mistero

Simbolo dell’Egitto, ma soprattutto dell’eccellenza architettonica dell’antichità, le piramidi sono costruzioni affascinanti e dalla forma inconfondibile. Proprio la forma che, all’apparenza, sembra così semplice, in realtà è ricca di mistero. Ancora oggi archeologi e appassionati non smettono di domandarsi come sia stato possibile realizzare strutture così imponenti, che con la loro bellezza tolgono il fiato, senza l’utilizzo delle tecniche ingegneristiche moderne.

A rendere ancora più intriganti questi monumenti funebri, che si stagliano dalla sabbia e che caratterizzano il paesaggio del deserto, ci pensano alcune “versioni” particolari come la Piramide Piegata fatta costruire dal faraone Snefru, intorno al 2600 a.C. e che si trova nella Necropoli di Dahshur, a una quarantina di chilometri da Giza.

Le intuizioni del faraone Snefru

Appartenente alla IV dinastia egizia, il Faraone Snefru, padre di Cheope, visse oltre 2000 anni prima della nascita di Cristo. Di lui si ricordano le vittorie durante le campagne militari contro i Nubiani e le tribù libiche, ma soprattutto l’ingegno architettonico che lo portò a costruire delle piramidi innovative per il suo tempo.

Non è un caso che a Dahshur si possano ammirare oggi due costruzioni davvero eccezionali, la preziosa eredità del periodo in cui Snefru ha regnato. Non c’è soltanto quella piegata a dominare il panorama, ma anche quella rossa, entrambe a rappresentare il passaggio dai monumenti funerari a gradoni a quelli più classici. In realtà, prima di queste due piramidi, il faraone aveva ordinato di costruirne un’altra, quella di Meidum che però crollò durante la realizzazione. I tre edifici voluti da Snefru hanno caratterizzato il percorso evolutivo e architettonico che ha portato poi alle famose piramidi di Giza.

Uno scorcio della Piramide Piegata

Fonte: IPA

La Piramide Piegata fatta costruire da Snefru

Un errore e una correzione che l’hanno resa unica

Unica nel suo genere, la Piramide Piegata di Dahshur non ha eguali. Ma com’è possibile che abbia una forma così strana? Inizialmente fu costruita con un angolo di inclinazione di 54 gradi, ma durante la realizzazione gli architetti furono costretti a modificare il progetto iniziale. Il terreno, infatti, non era in grado di reggere il peso della struttura e avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.

Per questo motivo fu necessario ridurre l’angolo di inclinazione fino a 43 gradi, una decisione che ha reso stabile la piramide e che, a distanza di secoli, contraddistingue il suo aspetto piegato. Ancora oggi è in un discreto stato di conservazione, tanto che è possibile ammirare nella metà inferiore la pietra calcarea bianca che rivestiva in origine l’intera struttura.

Con i suoi 105 metri di altezza, è impossibile non rimanerne affascinati, ammirando la sua bellezza senza tempo che si può ritrovare anche all’interno. Infatti, recentemente è stata sottoposta a un attento restauro che ha portato alla luce due splendide camere sepolcrali che sono state aperte ai visitatori.

I visitatori possono scendere nel corridoio lungo 79 metri che conduce ai 23 metri di profondità della camera sotterranea, ammirando il cuore di una costruzione antichissima e decisamente sui generis, dal momento che nello skyline egiziano non esiste nulla di simile.

Entrare in questo monumento rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, quando ci si trova all’interno di un edificio così antico è impossibile non immaginare gli sforzi e gli ingegni degli architetti dell’epoca, i quali sono stati “ripagati” a distanza di millenni con il riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio mondiale.

La struttura interna della Piramide Piegata

Fonte: IPA

L’interno della Piramide Piegata
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I segreti della piramide di Djoser, la più antica d’Egitto

La piramide di Djoser, o piramide ‘a gradoni‘ di Saqqara, è la più antica d’Egitto. Si trova a una trentina chilometri a Sud del Cairo e una ventina dalle piramidi di Giza. La piramide del faraone Djoser è la prima struttura di cemento completa esistente al mondo. Costruita dall’architetto Imhotep, uno dei più importanti d’Egitto nonché il primo architetto della storia, sepolto nella piramide insieme al faraone Djoser, conta ben 4700 anni.

Per 90 anni è stata chiusa, ma dopo un lungo restauro, iniziato nel 2006, interrotto nel 2011 e ripreso due anni dopo, è stata riaperta solo nel 2020. I restauri hanno riguardato la facciata esterna, le scalinate dei due ingressi, i corridoi interni che portano alla camera funeraria e il sarcofago in pietra. Oggi la piramide di Djoser si può visitare.

La scoperta più importante d’Egitto

A scoprirla fu nel 1818 lo svizzero Heinrich Menu von Minutoli, ma fu un italiano, l’egittologo Girolamo Segato tre anni dopo a entrare per la prima volta nella piramide e a raggiungere la camera sepolcrale, dove trovò un sarcofago di granito rosso vuoto. La tomba, infatti, era già stata violata. Gli unici ritrovamenti furono un pezzo di mummia, una maschera funeraria, un paio di sandali dorati, frammenti di vasi e un contenitore con sigilli originali con del liquido denso ed oleoso. Tutti i reperti, però, andarono persi quando la nave che li trasportava affondò nel Mare del Nord. Solo nel XX secolo si realizzò l’esplorazione della piramide e la ricostruzione di parte del complesso funerario di Djoser.

La piramide e la necropoli di Saqqara

L’altezza della piramide supera i 60 metri (in origine era molto più alta) ed è larga oltre cento metri, ma tutta la necropoli si estende su una superficie di circa 15 ettari, che comprende anche 211 bastioni e 14 false porte. L’ingresso vero e proprio è solo uno ed è situato vicino all’angolo di Sud-Est che garantisce l’accesso al corridoio dove inizia il colonnato. Originariamente era rivestito da blocchi calcarei di Tura.

Intorno alla piramide si trova una grande corte circondata da strutture cerimoniali e da strutture decorative. La piramide si innalza in sei mastabe (tombe a base rettangolare) decrescenti. Le mastabe, costruite l’una sull’altra, mostrano come il progetto sia stato modificato in itinere.

La piramide di Djoser è la principale attrazione della necropoli di Saqqara che ospita molti complessi funerari di varie dinastie. Tra le principali, le Tombe Arcaiche della I dinastia, il sepolcro dei tori Apis, la tomba del faraone Horemheb della XVIII dinastia e i complessi dei re Pepi I, Pepi II, della VI dinastia, e Ibi dell’VIII dinastia.

Saqqara viene da alcuni ritenuta anche più significativa rispetto alla necropoli di Giza dal punto di vista archeologico. Questo enorme sito, infatti, ospita le tombe di epoca di poco antecedente all’antico Regno fino a quelle del periodo greco.

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I segreti nascosti dietro la Piramide Nera d’Egitto

Costruita dopo le piramidi di Giza, questa è però la più misteriosa d’Egitto. La Piramide di Amenemhat III, un Faraone appartenente XII dinastia egizia, meglio conosciuta come “Piramide Nera”, è un intricato labirinto che ancora oggi nasconde dei segreti.

Si trova all’interno della necropoli di Dahshur, uno dei siti archeologici più importanti dell’antichità, che comprende anche sepolture di nobili e un villaggio di operai nella zona di Saqqara, a una ventina di chilometri a Sud rispetto alle piramidi di Giza e al Cairo. Intitolata al sovrano Amenemhat detto “il potente”, è chiamata “Piramide Nera” per via della presenza di basalto nel nucleo molto scuro e al pyramidion in diorite grigia. Un reperto di pyramidion è conservato nel Museo egizio del Cairo e, secondo gli esperti, potrebbe svelare alcuni misteri, a partire dal materiale con cui è stato forgiato.

Cos’è il pyramidion

Il pyramidion è la particolare cuspide piramidale monolitica che rappresentava l’apice delle antiche piramidi e di molti obelischi egizi. Secondo gli storici, questo elemento architettonico rappresentava la pietra sacra chiamata “benben”. Nella mitologia egizia, era la collina emersa dall’oceano primordiale. Su questa collina il creatore Atum generò se stesso e la prima coppia divina di Shu e Tefnut. La sua forma era piramidale, ecco perché i principali edifici religiosi dell’antico Egitto hanno questo aspetto. Fra tutti i pyramidion che sono rimasti, il più particolare è proprio quello della piramide di Amenemhat III.

Gli antichi egizi vengono dallo spazio?

Torna quindi l’antica credenza secondo cui gli antichi egizi potrebbero essere arrivati dallo spazio. Ecco la teoria. I primi egittologi non riuscivano a comprendere di quale materiale fosse composto il pyramidion. L’aspetto di questo materiale e la sua resistenza ricordano il ferro, che però a quei tempi non era ancora conosciuto.

È stato quindi ipotizzato che questa pietra nera e lucida potesse essere giunta sulla Terra dallo spazio sotto forma di meteorite. Ecco perché si parla di una pietra spaziale, posta dagli antichi egizi in cima alla piramide come fosse un’antenna che serviva per comunicare con gli alieni.

Cos’hanno scoperto gli esperti

Gli studiosi hanno poi scoperto che i pyramidion, quasi tutti costruiti durante l’Antico Regno, erano ottenuti da materiali rari, come la diorite o il nero basalto. Con il loro colore scuro dovevano creare un contrasto con il bianco del calcare che rivestiva le piramidi. Durante il Medio Regno, gli egizi cominciarono a usare il granito e ad aggiungervi iscrizioni geroglifiche. Il pyramidon di Amenemhat III proveniente dalla piramide di Dahshur, decorato con geroglifici, non è dunque fatto con una pietra proveniente dallo spazio, ma è di granito scuro.

Perché si chiama “Piramide Nera”

Ci sono due ragioni per cui la piramide di Amenemhat III è detta “Piramide Nera”. La prima, come anticipato, è per via della presenza di basalto nel nucleo molto scuro e al pyramidion in diorite grigia. Ma c’è anche un altro motivo. L’appellativo si deve anche al suo aspetto attuale, grigio e semi distrutto. La piramide, infatti, oggi appare come un cumulo di macerie.

Una rivoluzione epocale

Ma questa piramide ha una grande importanza in quanto rappresenta un passaggio epocale nell’evoluzione architettonica delle piramidi, passando dal modello “a gradoni” a quello dalle linee classiche. E non è tutto. Fu anche la prima a ospitare sia il Faraone defunto sia le sue regine (il labirinto interno pare servisse proprio al re per raggiungere le stanze delle mogli). Infine, era quella ad avere uno dei pyramidion più belli dell’arte egizia.

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Non solo alberi: la piramide natalizia è un incanto

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, per vivere esperienze adrenaliniche e mozzafiato, per esplorare tutti quei luoghi nei quali la natura ha creato dei veri e propri capolavori o per passeggiare tra i monumenti e le creazioni architettoniche dell’uomo che si sono trasformate nel simbolo di città e Paesi interi. Ma lo facciamo anche per toccare con mano tutte quelle tradizioni che appartengono a luoghi e popolazioni lontane da noi.

E se è questo il motivo che ci spinge ad attraversare il globo in lungo e in largo, allora, nessun periodo è meglio del Natale per riscoprire usanze e tradizioni che appartengono ad altri popoli. Come i mercatini di Natale, la cui nascita risale al XIV secolo nei territori della Germania, dell’Austria e dell’Alsazia, o il Calendario dell’Avvento, inventato da Gerhard Lang nel 1908. E poi, ancora, tutte le prelibatezze culinarie e gli oggetti di artigianato che vengono esposti durante questo periodo.

Ci sono poi gli alberi di Natale, quelli maestosi e scintillanti che campeggiano nelle piazze cittadine e nelle case delle persone, le cui origini sono riconducibili a Tallinn, in Estonia, nel 1441. E infine ci sono le piramidi natalizie, dei veri e propri capolavori in legno che fanno parte del folclore natalizio tedesco.

C’era una volta la piramide di Natale

Sono maestose, scintillanti e artistiche, sono le piramidi di Natale che popolano le strade, i quartieri e le città di tutta la Germania e non solo. Diventate elemento riconoscibile del folclore natalizio tedesco, affondano le loro origini nel XVIII secolo, quando furono create nella zona dei Monti Metalliferi, al confine tra la Repubblica Ceca e la Germania.

Le piramidi di Natale, in tedesco Weihnachtspyramide, sono spesso costruite in sostituzione del più diffuso albero e sono realizzate in legno e poi addobbate con candele, luci, piante, biscotti e personaggi sacri. Queste strutture, che appaiono come dei veri e propri capolavori artistici e visivi, possono raggiungere dimensioni stratosferiche. Spesso, infatti, sono situate al centro dei mercatini di Natale o nelle piazze addobbate durante il periodo dell’Avvento.

La bellezza di queste creazioni ha fatto sì che negli anni la tradizione si diffondesse anche in altri luoghi nel mondo come, per esempio, negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma anche in Svizzera e in Austria.

Dresda

Fonte: iStock

Dresda

Dove ammirare le più belle piramidi di Natale

Se volete lasciarvi incantare dalla bellezza delle Weihnachtspyramide, allora, non potete perdere il mercatino di Natale di Dresda. Oltre a essere considerato uno dei più grandi e belli della Germania, lo Striezelmarkt è anche uno dei più antichi d’Europa e del mondo. Proprio qui, ogni anno, viene costruita la maestosa piramide di Natale dell’Erzgebirge, che superando i 14 metri di altezza si è guadagnata il primato di piramide più alta del mondo.

Come abbiamo anticipato, però, l’usanza delle piramidi di Natale è diffusa in tutta la Germania. Ad Aschaffenburg, per esempio, nella piazza antistante al castello di Johannisburg, c’è un pittoresco mercatino di Natale nel quale campeggia una gigantesca e scintillante Weihnachtspyramide.

La luce della piramide natalizia illumina anche il centro storico di Zwickau, proprio qui dove si snodano tutta una serie di bancarelle che espongono oggetti artigianali e prelibatezze gastronomiche locali.

La tradizione di allestire la piramide di Natale si è diffusa anche in Svizzera. A Basilea, nello splendido mercatino allestito in Barfüsserplatz, ogni anno viene costruita una maestosa e sfavillante Weihnachtspyramide che svetta verso il cielo per 13 metri di altezza e illumina il percorso cittadino creando un’atmosfera fatata.

Piazza Barfusserplatz, Basilea

Fonte: iStock/klug-photo

Barfusserplatz, Basilea