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Viaggio a Lavagna, una visita alla caratteristica località ligure

C’è un luogo in Liguria che è sospeso tra terra e mare, circondato da colline lussureggianti da cui lo sguardo si allunga fino a toccare l’orizzonte.

Un susseguirsi di spiagge bellissime che si snodano per diversi chilometri, un centro storico in cui passeggiare per fare il pieno di sapori e tradizioni, frazioni da visitare e sentieri da esplorare.

È Lavagna, in provincia di Genova, cittadina in cui assaporare quel gusto genuino tipico di questa regione. In cui sperimentare i sapori provando i piatti dei tanti locali che la punteggiano, in cui godere di lunghe giornate in spiaggia, anche fuori stagione, panorami mozzafiato e una cultura antica.

Qui si tiene una rievocazione storica che richiama ogni anno tantissimi turisti, si può fare attività sportiva in un bel parco, oppure lasciarsi cullare dalle onde. Passeggiare per le sue strade significa perdersi in un dedalo di caruggi su cui si affacciano negozi, bar e ristoranti. E poi vale la pena scoprire le sue frazioni: bellissimi e piccoli borghi ricchi di meraviglia.

Alla scoperta di Lavagna, una cittadina nel Golfo del Tigullio tra mare e natura.

Lavagna, il suo centro storico

Conoscere i luoghi significa esplorarli, saperne riconoscere gli aspetti più peculiari e sperimentarne cultura, sapori e tradizioni.

Per conoscere Lavagna, in provincia di Genova, si deve partire dal suo centro storico, un dedalo di stradine che si aprono su piazze e vie più grandi. E poi qui si incontrano palazzi e chiese, facciate colorate, giardini che si scoprono e aprono alla meraviglia, ma anche un cimitero monumentale di incredibile bellezza.

Tra i palazzi da ammirare in questa zona della città vi è Casa Carbone, un museo che custodisce arte di vario genere che spazia da oggetti, a ceramiche, fino agli arredi e ai dipinti che si possono far risalire tra il XVI e il XVII secolo. Palazzo Franzoni, invece, è la sede del Comune ed è un edificio molto antico: le sue bellissime facciate dipinte colpiscono al primo sguardo.

Palazzo Ravenna è stata la vecchia sede del municipio e oggi al suo interno trovano spazio la biblioteca, una sala polifunzionale, la LudoBiblioteca e l’archivio storico. Precedentemente era un convento databile intorno al 1600. Il suo piccolo porticato si apre su una piazza, una dei tanti grandi tesori di questa cittadina.

Tra le chiese, invece, la Basilica di Santo Stefano è senza dubbio imperdibile per la sua imponenza e bellezza, oltre che per la sua storia antica. Inoltre è senza dubbio uno dei simboli cittadini. Poi vale la pena ammirare l’oratorio della Santissima Trinità, davvero antichissimo e vicino a un altro edificio religioso, il Santuario della Madonna del Carmine. Vi sono altre chiese nelle frazioni, di epoche e fogge differenti.

Lavagna è anche sapori: quelli tipici della Liguria, semplici e gustosi, sani e autentici. Vale la pena provare focaccia, pesto, pasta fresca, torte salate e fare il pieno di piatti di pesce. Senza dimenticare di assaggiare l’olio, particolarmente buono in questa zona d’Italia.

Palazzo Franzoni Lavagna

Fonte: Comune Lavagna

Palazzo Franzoni a Lavagna, sede del municipio

La Torta dei Fieschi: benvenuti alla rievocazione storica di nozze antiche

C’è un momento particolarmente speciale in cui Lavagna fa un salto indietro nel tempo. Accade la notte del 14 agosto quando il centro storico diventa il posto magico da raggiungere per chi vuole fare un viaggio nel passato. E più precisamente al 1230: si tratta della Torta dei Fieschi, la rievocazione storica delle nozze tra Opizzo Fieschi e Bianca de Bianchi. Il corteo storico attraversa diverse vie e si conclude la serata con una fetta di torta.

Ma questa rievocazione non si limita a questo, il giorno prima nella vicina Cogorno viene messo in scena l’Addio do Fantin, ovvero l’addio al nubilato che precede il matrimonio antico. La location è stupenda: la la rievocazione si tiene sul piazzale della Basilica dei Fieschi, databile intorno al 1244, che si trova nella parte a valle del comune: San Salvatore.

I luoghi più belli da vedere

Ci sono alcuni luoghi particolarmente interessanti a Lavagna. Due location spettacolari, ad esempio, sono il Porticato Brignardello e Porta Ponente. Il primo è composto da un lungo e ampio portico che si apre con degli archi su piazza Marconi, con le sue case dipinte e su cui svetta la basilica di Santo Stefano e la sua scalinata. Sopra vi è un grande terrazzo da cui godere di una suggestiva vista su Lavagna e i suoi tetti.

Porta Ponente – invece – era uno degli antichi passaggi per uscire da Lavagna, oggi ovviamente è parte del centro storico e all’epoca qui vi era piazza delle erbe.

Poi, entrando in un cancello percorrendo una stretta viuzza del centro, gli occhi si stupiscono dinnanzi alla meraviglia: sono i giardini della Torre del Borgo che si erge per 13 metri dentro a uno spazio verde che invita a rilassarsi e a lasciarsi ammaliare dalla natura intorno a sé.

Un altro salto indietro nel tempo, infine, ce lo offrono i vecchi lavatoi, che potremmo definire le lavatrici del passato: si trovano in vico dell’Arco.

Il cimitero monumentale di Lavagna: luogo di arte e di raccogliemento

Alle spalle del centro vi è il cimitero monumentale che è stato edificato intorno al 1810. Luogo di raccogliemtno, è un susseguirsi di opere da ammirare: dalle statue, alle cappelle, è un concentrato di arte tanto da essere in tal senso il secondo della Liguria, primo infatti è quello genovese di Staglieno. Da non perdere le monumentali tombe in marmo che si incontrano lungo la salita.

È una visita davvero suggestiva e una tappa imperdibile per tutti coloro che visitano Lavagna.

La passeggiata, quattro chilometri di spiagge e di mare azzurro

Ci sono location che possono essere vissute tutto l’anno. Una di queste è la passeggiata di Lavagna, che è l’ideale per chi vuole rilassarsi osservando il mare, per una camminata, o per tutti coloro che vogliono dedicarsi ad attività sportive come la corsa o la camminata. In alcuni punti ci sono anche attrezzi per allenarsi.

La città ha una lunga costa, con tantissime spiagge e si possono raggiungere molto facilmente anche in treno grazie alle due stazioni: una che porta direttamente al centro città e alle spiagge più a ponente e una a Cavi, per coloro che vogliono rilassarsi nella parte finale del territorio cittadino, più vicina a  Sestri Levante.

Restando nella zona marittima merita una visita anche il grande porto turistico cittadino dove vi sono 1509 posti barca e tantissime attività commerciali.

Cosa vedere fuori dal centro di Lavagna

Se il centro è un concentrato di meraviglie, la zona più periferica della cittadina non è da meno. Separata da Chiavari dal fiume Entella, Lavagna – come la sua vicina – ha un bellissimo lungofiume dove si possono fare passeggiate immersi nella natura e raggiungere anche il vicino comune di Cogorno. Diversi chilometri di pace in cui trascorrere il proprio tempo. Ma non solo, perché durante il cammino ci si imbatte anche nel Ponte della Maddalena: si tratta di una struttura databile – nella forma attuale – intorno agli inizi del XIII secolo, lunga 250 metri e a sei arcate.

Lungofiume Entella Lavagna

Fonte: Comune Lavagna

Lungofiume Entella sulla sponda di Lavagna

Poco dopo la stazione prcedendo in direzione Sestri Levante, invece, vi è il parco Tigullio: grande spazio verde, ma anche location da raggiungere per chi desidera dedicarsi alle attività sportive, basti pensare che qui vi sono – tra le varie cose – l’impianto natatorio, un campo da basket all’aperto e i campi da tennis. Non mancano, naturalmente, i giochi per i più piccoli.

Le frazioni di Lavagna

Costeggiando il mare lungo la medisima direzione si arriva a Cavi: e se Arenelle è la zona più moderna, proseguendo l’ungo l’Aurelia si arriva a quella più antica: il Borgo, con una tipica struttura marinara. Le spiagge sono meravigliose, lunghe e ampie, tanti i servizi, i negozi e i locali. Senza dimenticare il fascino della località di mare che si respira a ogni passo, sia nel centro sia nelle aree periferiche.

Lavagna, però, non è solo costa e aree pianeggianti. Basta alzare lo sguardo per vedere uliveti, natura e case sparse: è la zona collinare e in quanto a bellezza non è da meno. Santa Giulia si trova su una bella colina che sembra volersi gettare nel mare che sovrasta. E da cui si gode di una vista indimenticabile che si apre su tutto il Golfo del Tigullio, facendo allungare lo sguardo fino a località altrettanto celebri come Rapallo, Santa Margherita e Portofino.

La vista eccezionale si gode da diversi luoghi. Senza alcun dubbio vale la pena raggiungere la cappella di San Michele, che pare poter essere fatta risalire all’epoca longobarda, oppure la chiesa di Santa Gulia di Centaura dal cui piazzale la vista è da cartolina.

Tra gli edifici religiosi da vedere, che sono davvero tanti, si possono ricordare la chiesa San Pietro Apostolo in località Barassi, quella di Santa Maria Assunta a Sorlana, oppure il Santuario di Nostra Signora del Ponte.

E infine i sentieri che fanno immergere nella natura, inerpicandosi tra scorci che si aprono verso il mare, o percorsi storici e antichi, vere e proprie creuze come quelle che ha cantato De Andrè nella sua celebre e immortale canzone. Natura, cultura, bellezza e una tradizione marinara autentia: Lavagna accoglie e sorprende con tutte le sue meraviglie.

Porticato Brignardello Lavagna

Fonte: Comune Lavagna

Porticato Brignardello a Lavagna
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Quando la roccia diventa preghiera: il mistero delle Grotte di Longmen

Ci sono luoghi che fanno battere il cuore anche a distanza di secoli dalla loro creazione. Tra questi ci sono le Grotte di Longmen, un sito archeologico speciale diventato un luogo di culto e preghiera. Qui silenzio e fede vanno a braccetto unendosi alla natura che rende la porta del drago ancora più unica. La roccia smette di essere solo materia e diventa messaggera.

Scoprire le Grotte di Longmen

In Cina esistono luoghi ricchi di mistero e spiritualità ma uno brilla tra tutti: si tratta delle Grotte di Longmen, conosciute anche con il soprannome di “porta del drago”. Questo luogo, fatto di pietra e poesia, si trova a dodici chilometri da Louyang nella provincia di Henan e fa schiudere davanti agli occhi un paesaggio che sembra sospeso e lascia tutti a bocca aperta. Il varco naturale ha affascinato letterati, pellegrini e sognatori fin dai tempi antichi e ancora oggi ha un grande appeal.

Annoverate tra le meraviglie scolpite della Cina, insieme ai complessi Mogao e Yungan, hanno la capacità di lasciare sopraffatto chiunque le visiti. Reverenza e stupore sono le emozioni più comuni nell’osservare il chilometro di pareti rocciose in cui si snodano oltre 2345 tra grotte e nicchie in cui sono custodite 10.000 statue di Buddha e dei suoi discepoli. A tutto ciò si aggiungono migliaia di iscrizioni che narrano di fede, arte e scienza.

Il sito ha richiesto oltre quattro secoli di lavoro per poter essere realizzato e ha coinvolto sei dinastie, oltre ad infinite generazioni di artisti e devoti. Un vero e proprio capolavoro che ha reso le Grotte di Longmen un muse o a cielo aperto in cui maestria scultorea e spiritualità vanno a braccetto. I viaggiatori hanno l’opportunità di viaggiare tra le diverse epoche più floride della cultura cinese.

Non possiamo definirlo semplicemente un sito archeologico, è un luogo in cui natura e opera umana danzano all’unisono. La bellezza di queste grotte è universale e senza tempo tanto che dal 2000 sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Scoprire il sito Unesco delle Grotte di Longmen in Cina

Fonte: iStock

Statue di Buddha scolpite nelle grotte di Longmen

Grotta centrale di Binyang

Tra le prime attrattive da non perdere c’è la Grotta centrale di Binyang, un gioiello appartenente alla dinastia Wei settentrionale. La figura centrale è dedicata a Buddha Sakyamuni, raffigurato con tratti solenni e uno sguardo che sembra custodire il segreto della compassione universale. Accompagnano la statua due leoni di pietra che vegliano fieramente ai suoi piedi mentre la presenza di discepoli e Bodhisattva si dispongono ai lati. A questo punto non resta che alzare gli occhi: sul soffitto le figure di apsaras fluttuano in un eterno volo di grazia e mistero.

Tempio di Fengxian

Proseguendo la passeggiata si incrocia il tempio di Fengxian. La grotta più grande del sito è stata realizzata durante la dinastia Tang. Possiamo dire con certezza che qui la grandezza dell’arte scultorea ha raggiunto il suo apice con il Buddha Losana alto oltre 17 metri. La statua lo mostra seduto sereno su un trono di loto, con un sorriso delicato e rassicurante sul volto. Il luogo ha attirato tantissimi visitatori tra cui l’imperatrice Wu Zetian che ha preso parte a cerimonie solenni quali la presentazione della luce, un rito che celebrava la compassione di Buddha.

Grotta di Guyang

Non la più grande ma la più antica e densamente ricca di significato: la grotta di Guyang è uno scrigno di arte e custodisce al suo interno centinaia di statue con nomi di devoti incisi dagli artigiani.

Dove si trovano e come raggiungere le Grotte di Longmen

Le Grotte di Longmen si trovano poco distanti dalla città di Luoyang, circa 12 chilometri di tragitto. Il luogo simbolo della regione di Henan in Cina sorge lungo le scogliere calcaree che costeggiano il fiume Yi e rappresentano uno dei siti di arte buddhista più rilevanti in Cina. Per raggiungerle dall’Italia servirà volare verso Pechino, Shanghai o Xi’an, e da lì prendere un volo interno o un treno ad alta velocità per Luoyang. A quel punto tramite treno in breve distanza si raggiungerà il sito, oppure è possibile utilizzare un autobus. Esistono anche tour di gruppo che conducono sul posto e raccontano il luogo con maggiori dettagli.

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Dopo 140 anni, a Cipro è stato riscoperto il santuario perduto di Apollo con tanti tesori archeologici

Sono passati ben 140 anni da quando l’archeologo tedesco Max Ohnefalsch-Richter portò avanti una campagna di scavo vicino all’antica città-regno di Tamasso, a Cipro. In tutto questo tempo, lo scavo è stato ricoperto nuovamente dalla sabbia e dimenticato…fino ad oggi. Il team di archeologi, anche questo proveniente dalla Germania, non solo ha riportato alla luce l’antico santuario dedicato ad Apollo, ma ha anche esposto i numerosi tesori trovati al suo interno: frammenti di statue dall’inestimabile valore.

La riscoperta dell’antico santuario di Apollo

Situato nella valle di Frangissa a Cipro, vicino al villaggio di Pera Orinis, il santuario di Apollo era uno dei più ricchi santuari rurali della regione. Il primo archeologo a scoprirlo, Ohnefalsch-Richter, trovò centinaia di statue votive, alcune di dimensioni colossali. Tuttavia, nel corso degli anni, il sito fu interrato e dimenticato.

La situazione cambiò nel 2021, quando un team di archeologi provenienti dalle Università di Francoforte e Kiel/Würzburg iniziarono a scavare nuovamente il santuario. Dopo anni di lavori, oggi hanno rivelato grandi sezioni del santuario con fondamenta strutturali, il cortile delle dediche e oltre 100 basi di statue, la maggior parte delle quali di grandi dimensioni.

Tra gli altri reperti del santuario citiamo anche piccoli carri, cavalieri e figure di guerrieri in terracotta, oltre a terrecotte cave di grande formato.

L’importanza di questa scoperta

Si tratta di una scoperta importante per diversi motivi, a partire dal fatto che i frammenti scoperti probabilmente aiuteranno a restaurare diverse statue ora conservate nel Museo di Cipro e nel Royal Ontario Museum di Toronto, offrendo agli studiosi la possibilità di riassemblare figure incomplete da più di un secolo.

Tra le scoperte più recenti, ci sono pezzi di statue in calcare con piedi di dimensioni gigantesche, a testimonianza dell’esistenza di enormi statue maschili del periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.). Le uniche rappresentazioni colossali conosciute a Frangissa fino ad allora erano in terracotta, ad esempio il famoso “Colosso di Tamasso”.

Oltre alle statue, gli archeologi hanno rinvenuto una ricca varietà di offerte votive mai registrate prima nel sito. Queste includono amuleti egizi realizzati in faïence, un materiale ceramico smaltato utilizzato nell’antico Egitto nei rituali sacri, e perle di vetro marmorizzato. La loro presenza suggerisce complessi scambi interculturali e sottolinea la più ampia importanza religiosa del santuario.

Ci sono anche prove di significativi sviluppi architettonici: un vasto cortile peristilio fu costruito accanto all’area votiva, probabilmente per banchetti rituali o simposi. Questa scoperta aiuta a collocare il santuario nel suo contesto non solo come complesso religioso, ma anche come luogo di incontro sociale e cerimoniale. Per gli archeologi, questa scoperta offre un’eccezionale opportunità per documentare e studiare elementi architettonici che erano stati scarsamente analizzati nello scavo del XIX secolo eseguito da Ohnefalsch-Richter.

Grazie all’utilizzo di tecniche moderne e a un approccio accademico mirato, la scoperta dell’antico santuario di Apollo a Frangissa potrebbe ridefinire un capitolo fondamentale nella storia dell’archeologia cipriota, collegando l’antica vita rituale, la scultura monumentale e lo scambio culturale internazionale all’interno di uno spazio sacro rimasto nascosto per quasi 140 anni.

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Cosa vedere a Taranto: il fascino della Città dei due mari

Affacciata tra due specchi d’acqua, Taranto è una città sospesa tra mito e storia, tra vento salmastro e secoli di civiltà. Non è solo un capoluogo pugliese affacciato sull’azzurro del Mediterraneo, ma un luogo che conserva nel suo DNA l’impronta dei grandi imperi che l’hanno attraversata. Viene spesso chiamata la Città dei due mari, per la particolare posizione geografica tra il Mar Grande e il Mar Piccolo, ma è anche nota come la Città spartana, l’unica colonia fondata dagli Spartani al di fuori della Grecia.

Fare tappa qui significa intraprendere un viaggio nei secoli, al cospetto di templi dorici, castelli aragonesi, necropoli antiche e chiese barocche, ma anche lasciarsi sorprendere da architetture moderne che si riflettono sull’acqua.

8 cose da vedere a Taranto

Taranto, insomma, è un racconto da vivere, una città che parla con la pietra, il vento e il mare. Ogni angolo custodisce una storia e ogni scorcio è una finestra aperta su un passato affascinante.

1. Il Castello Aragonese

Appena si arriva sull’isola del centro storico, non si può non rimanere colpiti dalla maestosità del Castello Aragonese, noto anche come Castel Sant’Angelo. La posizione strategica, all’estremo lembo della Città Vecchia, ne svela subito la funzione difensiva. Le sue origini risalgono addirittura al periodo bizantino, intorno al IX secolo, quando si avvertiva la necessità di proteggersi dagli attacchi provenienti dal mare. Le torri originarie erano alte e snelle, perfette per respingere gli assalti con ogni mezzo possibile: dalle frecce alle pietre, fino all’olio bollente.

Ma è nel Quattrocento che il castello assume l’aspetto che conosciamo oggi. Ferdinando II d’Aragona, sovrano cattolico, ne promosse l’ampliamento, rendendolo una fortezza ancora più imponente, con ben sette torri, tra cui il celebre Rivellino, progettato per garantire una via di fuga sicura in caso di assedio.

2. La Città Vecchia di Taranto

Sospesa nel tempo, la Città Vecchia è l’anima autentica di Taranto. Un labirinto di vicoli, stradine strette e tortuose, cortili e piazzette che si estendono su un’isola collegata alla terraferma da due ponti: il Ponte di Pietra e il Ponte Girevole.

Tra un murales colorato e una chiesa barocca, si scorgono ristorantini nascosti e botteghe che resistono al tempo. E proprio qui, a pochi passi dal Palazzo di Città, si ergono due antiche colonne doriche: sono ciò che rimane del Tempio di Poseidone, costruito prima ancora dei templi di Paestum e Siracusa.

3. La Chiesa di San Domenico Maggiore

Lungo via Duomo, nel cuore pulsante del borgo antico, si apre la facciata sobria ma affascinante della Chiesa di San Domenico Maggiore. A distinguerla all’istante è la scalinata a forbice che sembra invitare il visitatore a salire.

La chiesa, per secoli sede della Confraternita dell’Addolorata, custodisce uno dei simboli più amati dai tarantini: la statua della Madonna dell’Addolorata, che ogni giovedì santo percorre in processione le strade della città, in un rito sentito e suggestivo. L’interno, con altare barocco, racconta la devozione profonda che lega la comunità al suo passato spirituale.

4. Il Ponte Girevole

Il moderno Ponte Girevole a Taranto

Fonte: iStock

Veduta del Ponte Girevole

È impossibile pensare a Taranto senza evocare il celebre Ponte Girevole, che fin dal 1887 unisce il borgo antico al borgo nuovo. Non è solo un’infrastruttura, ma un simbolo dell’identità tarantina. Lungo quasi 90 metri, un tempo si apriva grazie a un meccanismo manuale di leve e perni che consentiva il passaggio delle navi militari verso l’Arsenale.

Oggi, modernizzato con un sistema elettrico, continua a stupire ogni volta che si apre, dividendo le due sponde come per magia. Attraversarlo a piedi è un “piccolo rito” per chiunque voglia immergersi nella vita quotidiana della città, ascoltando il fruscio del mare e il passaggio delle imbarcazioni sottostanti.

5. La Cattedrale di San Cataldo

Nel centro della Città Vecchia, la Cattedrale di San Cataldo si impone con la sua presenza solenne: è la più antica cattedrale della Puglia, risalente al X secolo, costruita su fondamenta ancora precedenti. L’interno, a tre navate, è un viaggio nel tempo: dal nucleo bizantino originale alle trasformazioni successive che l’hanno arricchita di elementi romanici e barocchi.

La facciata settecentesca, dall’eleganza sobria, anticipa l’atmosfera raccolta dell’interno, dove riposano alcune delle figure più importanti del passato cittadino. Il vecchio campanile normanno non esiste più, distrutto da un terremoto nel 1400, ma la memoria della sua esistenza è ancora viva tra le pietre e nei racconti.

6. Il Museo Archeologico Nazionale

Per comprendere fino in fondo la grandezza di Taranto, non si può prescindere da una visita al Museo Archeologico Nazionale. Al suo interno, ospitato nell’antico convento dei Frati Alcantarini, si dispiega un patrimonio archeologico di straordinaria importanza. Il primo piano accoglie reperti del passato greco, romano e bizantino della città, tra anfore, monete, statue e gioielli che testimoniano la ricchezza e la raffinatezza della Taranto antica.

Il secondo piano, più recente, svela invece le origini più remote del territorio, con reperti risalenti al Neolitico. Una sezione speciale è dedicata alla storia della città, in un percorso affascinante che accompagna il visitatore dagli insediamenti preistorici fino al IV secolo a.C.

7. Le Necropoli greco-romane

Sotto la superficie di Taranto si nasconde un’altra città, fatta di silenzi e di memoria: è quella delle necropoli greco-romane. Sparse in vari punti dell’abitato moderno, le aree archeologiche raccontano molto del rapporto che gli antichi avevano con la morte e l’aldilà.

La necropoli di via Marche, le tombe di via Umbria e di via Sardegna, fino alla celebre Tomba degli Atleti di via Francesco Crispi, sono state oggetto di importanti scavi che hanno riportato alla luce oltre 160 sepolture. Ogni tomba custodisce un mondo: corpi deposti in posizione fetale, urne cinerarie, oggetti quotidiani, monili e vasellame, tutto pensato per accompagnare i defunti nel loro ultimo viaggio.

8. La Concattedrale Gran Madre di Dio

E infine, a ricordarci che Taranto non vive solo nel passato ma guarda anche al futuro, c’è la Concattedrale Gran Madre di Dio. Nel Borgo Nuovo, è un esempio di architettura religiosa moderna, concepita negli Anni Settanta con uno stile che rompe ogni schema. Dall’esterno, la chiesa appare come una vela spiegata, una struttura leggera e ariosa in acciaio e cemento che si riflette sull’acqua, simbolo di spiritualità proiettata nel tempo presente.

All’interno, l’atmosfera è altrettanto essenziale, quasi minimalista: niente affreschi, niente cupole barocche, ma pareti traforate che lasciano filtrare la luce.

Cosa fare a Taranto: esperienze da vivere

Limpido mare a Marina di Pulsano, Taranto

Fonte: iStock

Il mare cristallino di Marina di Pulsano

Scoprire Taranto è anche un invito a lasciarsi coinvolgere da esperienze autentiche, che permettono di entrare in contatto con la natura, il mare e le tradizioni più radicate di questo angolo di Puglia.

Che siate amanti della biodiversità, appassionati del mare oppure in cerca di emozioni, Taranto ha molto da offrire. Ecco tre esperienze che vale davvero la pena vivere.

Visitare la Riserva Naturale “Palude La Vela”

Poco lontano dal centro abitato, sulle sponde quiete del Mar Piccolo, si cela un angolo di natura ancora selvaggia e preziosa: la Riserva Naturale “Palude La Vela”, tutelata e gestita dal WWF di Taranto, uno degli ecosistemi più variegati della zona, dove acqua dolce e salmastra si incontrano creando un habitat perfetto per una fauna straordinaria.

Tra i canneti che ondeggiano nel vento e le pinete spontanee, si possono scorgere uccelli affascinanti come le cicogne, i fenicotteri e i falchi pescatori. E non mancano i rettili, come le tartarughe palustri e qualche vipera ben nascosta tra l’erba alta, oltre a piccoli mammiferi come scoiattoli, arvicole e topi quercini.

La sensazione, mentre si cammina lungo i sentieri immersi nella vegetazione o si osservano gli uccelli dai capanni per il birdwatching, è quella di essere entrati in una dimensione parallela, dove tutto è più silenzioso, lento, autentico.

Godersi il mare d’estate

Taranto d’estate ha il profumo del sale sulla pelle, il suono delle onde che accarezzano la riva e quella luce intensa che sembra disegnare il paesaggio a ogni ora del giorno. Quando il sole splende alto, non c’è niente di meglio che raggiungere le spiagge della zona, veri e propri gioielli incastonati lungo la costa ionica.

La Spiaggia di Lido Silvana, forse la più conosciuta, è un piccolo paradiso per chi ama la sabbia fine e l’acqua limpida. Ma anche la spiaggia di San Vito, frequentata soprattutto dai tarantini, ha un fascino tutto suo, più riservato e genuino. E ancora Chiatona, ideale per chi desidera un angolo tranquillo dove lasciarsi cullare dalle onde.

Proseguendo verso sud, la costa regala scenari da cartolina: Marina di Pulsano e Marina di Lizzano incantano con dune morbide, mare trasparente e sabbia chiara, perfette per lunghe giornate al sole o per nuotate rilassanti. E se si vuole andare ancora oltre, ecco Campomarino, immerso nella macchia mediterranea, e San Pietro in Bevagna, dove l’acqua è così limpida da sembrare una piscina naturale.

Avvistare i delfini

In pochi luoghi al mondo il legame tra uomo e mare è così profondo come a Taranto. E a ricordarlo, in modo simbolico e potente, c’è il delfino, animale da sempre protagonista dello stemma cittadino e legato al mito della fondazione stessa della città.

Oggi quel legame continua a vivere anche grazie a un progetto straordinario: la Jonian Dolphin Conservation. L’associazione si occupa da anni di monitorare, studiare e proteggere i cetacei che abitano le acque del Golfo di Taranto. Ma soprattutto, rende possibile per chiunque un’esperienza unica: salire a bordo del catamarano Taras e partire per una vera e propria spedizione scientifica in mare aperto.

Durante le escursioni, si possono osservare da vicino i delfini nel loro habitat naturale. Nuotano liberi, giocano tra le onde, accompagnano la barca in un silenzioso spettacolo che commuove e stupisce. A volte compaiono anche altre specie marine, così da rendere il viaggio ancora più sorprendente.

Come arrivare

Raggiungere Taranto è semplice, sia che si scelga di viaggiare in treno che in auto. I collegamenti ferroviari la uniscono alle principali città del sud Italia: è possibile arrivare da Bari, Brindisi o dalla Calabria, grazie alle linee ferroviarie ionica e adriatica che servono quotidianamente la stazione.

Per chi preferisce l’auto, l’Autostrada A14 rappresenta la via principale. Chi proviene dal nord può uscire allo svincolo di Massafra e proseguire in direzione Taranto. Anche la rete delle strade statali offre soluzioni comode e ben collegate: la S.S. 106 Ionica accompagna lungo il versante calabrese, la S.S. 100 arriva direttamente da Bari e la S.S. 7 Appia consente un collegamento diretto con Brindisi.

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La destinazione “segreta” della Riviera Ligure amata da Forbes: benvenuti a Chiavari

Una cittadina deliziosa, autentica, completa: così Forbes racconta Chiavari, popoloso centro abitato della Riviera ligure di Levante posto nella metà del Golfo del Tigullio, che viene racchiuso da due promontori che si allungano sul mare, quello di Portofino e quello di Sestri Levante.

Un città “segreta”la definisce Forbes, che la descrive partendo dal centro storico e accompagnando i lettori verso il mare, senza dimenticare i musei, i palazzi, i tanti caffè e gli eventi.

Ed è vero: Chiavari è una città bellissima, elegante, che accoglie con viali alberati su cui si affacciano magnifiche ville, una passeggiata che si snoda lungo la costa, offrendo locali e spiagge, e luoghi da scovare, che raccontano della sua storia antica e di tradizioni che si tramandano dal passato.

Viaggio alla scoperta di Chiavari, tra le sue tante meraviglie.

Il centro storico: Caruggio Dritto ma non solo

Un lungo susseguirsi di portici in cui si aprono boutique, negozi, caffè: il centro storico di Chiavari è vibrante e vivo, ed è il luogo ideale per passeggiare, andando alla scoperta di vetrine e specialità, ma anche il posto perfetto in cui fare shopping.

Partiamo da via Martiri della Liberazione, affettuosamente chiamata dai chiavaresi Caruggio Dritto, qui i palazzi sono uno attaccato all’altro e sono intervallati da strette viuzze che portano alle strade parallele come via Bighetti, via Rivarola, o piazza La Fenice, su cui si affacciano delle abitazioni meravigliose.

Al centro di questa strada, in piazza Mazzini, tutte le mattine si tiene il mercato: frutta verdura, prodotti caseari, salumi e altre specialità sono gli assoluti protagonisti. Ed è uno dei luoghi in cui dirigersi per carpire un po’ dell’anima di questa cittadina in provincia di Genova, così tipicamente ligure nel tratto in cui si stringe sul mare schiacciata dalla collina delle Grazie, ma anche di alcuni dei suoi sapori. Ovviamente anche questo luogo per i chiavaresi ha un nome tutto suo: Ciassa di Coi, oppure piazza del Mercato.

Proseguendo in direzione Levante si raggiunge piazza Matteotti, piazza delle Carrozze in quel linguaggio tipicamente chiavarese che si tramanda di generazione in generazione, ampia e in cui si trovano diversi locali (anche storici) e belle case con le facciate dipinte. Si può ammirare, al momento dall’esterno poché non è accessibile a causa lavori, anche il meraviglioso parco botanico di Villa Rocca al cui interno si trovano un piccolo tempietto, cascate, specchi d’acqua, grotte e il Padiglione del Tè.

Si prosegue ancora in via Vittorio Veneto,  che ha lo stesso impianto di Caruggio Dritto con i portici laterali e la strada pedonale centrale e qui si trovano altri negozi e locali.

Chiavari è anche sapori, non si può dire di averla visitata senza aver assaggiato focaccia, torte salate, pesto, pansoti con la salsa di noci, ripieni, ma anche acciughe fritte e panissa. Sono prodotti che si possono provare un po’ ovunque e sono sempre di altissima qualità.

Chiavari: centro storico

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Il centro storico di Chiavari

Le meraviglie di Chiavari che ricordano la storia antica della città

Una città che ci fa immergere in un dedalo di strade in cui la luce si alterna alle ombre: è il gioco creato dai portici, uno dei fiori all’occhiello di questa cittadina che ne ricorda (insieme al castello, datato 1167, che si staglia alle spalle del centro storico) il passato medievale.

Di particolare pregio sono i palazzi, a Chiavari se ne incontrano davvero tanti come Palazzo Falcone-Marana che risale al 1730, oppure Palazzo Ravaschieri, antichissimo. E quello dei “portici neri”, che si trova in linea d’aria sotto al castello ed è stato edificato nel XIII secolo, mentre Palazzo Rocca è databile tra il 1626 e il 1625. Si possono ammirare percorrendo via Ravaschieri, una delle parallele di Caruggio Dritto.

Tra gli edifici religiosi è particolarmente suggestiva è l’imponente cattedrale, che si trova alla fine di un lungo viale alberato costeggiato da palazzi signorili, la chiesa di San Giacomo di Rupinaro, il cui impianto attuale è datato 1637, e la chiesa di San Giovanni Battista che è stata realizzata su una cappella databile intorno al 1182.

Da non perdere anche il Palazzo di Giustizia che si affaccia su piazza Mazzini, in stile neogotico toscano e realizzato nel 1886.

Facciata di un palazzo a Chiavari

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Dettaglio della facciata di un palazzo a Chiavari

La zona mare di Chiavari: le spiagge e la passeggiata

Chiavari è anche mare: quello tipico di questa zona d’Italia, e che ammalia i visitatori da Porto Venere alle Cinque  Terre, fino ad arrivare a Portofino. Dal porto cittadino prende il via una bella passeggiata, con verde, pista ciclabile, locali: la zona costiera della cittadine regala una vista suggestiva su parte del Golfo del Tigullio, che si traduce con tramonti che levano il fiato. Le spiagge qui sono per lo più composte da ciottoli, per coloro che cercano la sabbia ve ne è solo una vicina al porto, da lì poi è un susseguirsi di litorale libero, con lidi, oppure attrezzato.

Nella zona più a Ponente una riqualificazione di anni recenti ha esteso la parte in cui passeggiare, raggiungendo anche l’ultimo tratto di costa. Tutto il percorso è punteggiato di locali in cui gustare ottimi piatti o sorseggiare un drink. E una buona parte è solo pedonale.

Poi il mare è pulito, l’acqua cristallina permette di ammirare il fondale e il clima mite di fare nuotate anche fuori stagione. Del resto a Chiavari si può andare in spiaggia praticamente tutto l’anno, magari non sempre in costume, ma in compagnia di un buon libro si può godere del tepore dei raggi del sole anche a ottobre o febbraio.

Chiavari dall'alto

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Chiavari vista dall’alto

Le passeggiate da fare a Chiavari

Chiavari è una città che invita a passeggiare: si può girare a piedi e ci sono diverse zone che vale la pena esplorare.

Il centro lo abbiamo già raccontato ed è senza dubbio il posto giusto in cui dirigersi se si ha voglia di shopping e da cui partire per iniziare a conoscere la città. Ma per ammirare le ville si deve fare un giro lungo viale Tappani e viale Arata (che per i chiavaresi diventa un unico Viale delle Palme) oppure corso Millo. Si tratta di strade ombreggiate e belle, in cui soffermarsi magari su una panchina, così come lo si può fare in corso Buenos Aires che si trova nella zona più a Ponente.

Per immergersi nella natura si può raggiungere il lungo Entella dove vi è un percorso che porta fino a Carasco: si costeggia il corso d’acqua e, anche qui, in alcuni punti ci sono spazi dove sedersi. Per i più sportivi, invece, vale la pena affrontare la salita che porta al Santuario delle Grazie: ci si inerpica su per la pineta, lungo un percorso che regala scorci mozzafiato.

Se poi si decide di visitare le località limitrofe c’è davvero l’imbarazzo della scelta tra un entroterra bello dal punto di vista paesaggistico e culturale, con tanti piccoli centri tutti da scoprire, e la costa con posti da raggiungere come Lavagna, Sestri Levante, Zoagli, Rapallo, Santa Margherita e Portofino.

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Nel silenzio della terra, Bordeaux svela i segreti di una necropoli merovingia

Nel pieno centro di Bordeaux è stata fatta una straordinaria scoperta. Durante lavori di riqualificazione urbana nei pressi della centrale chiesa di Sainte-Croix è stata rinvenuta una necropoli risalente all’epoca merovingia. Il ritrovamento ha destato grande interesse per la sua rilevanza storica e archeologica, gettando nuova luce sulla vita e la morte nella città francese altomedievale e sulla persistenza dell’uso urbano e religioso di uno spazio attraverso i secoli di storia.

Un patrimonio sepolto riemerge dopo secoli

Nel corso degli scavi, gli archeologi hanno individuato 59 sarcofagi databili al V-VII secolo d.C., appartenenti a una necropoli merovingia. Insieme a questi sono state ritrovate anche diverse strutture funerarie – strutture murarie in pietra bianca ben conservate nonostante la loro posizione tra i 30 centimetri e 1,80 metri di profondità sotto il livello stradale – alcune delle quali risalenti addirittura all’età moderna.

Secondo Laurent Guyard, responsabile del servizio archeologico di Bordeaux-Métropole, l’antica chiesa di Sainte-Croix venne fondata proprio in epoca merovingia, poco lontano dal nucleo originario della città romana. Durante l’età moderna poi la necropoli si sviluppò enormemente.
I resti sono stati rinvenuti infatti in un’area a pochi metri dalla chiesa, un sito che nei secoli ha mantenuto un uso cimiteriale fino al XVIII secolo.

Mille anni di storia emergono così riportando indietro nel tempo la città di Bordeaux.

L’epoca merovingia: tra transizione e fondazione

L’epoca merovingia, compresa tra il V e l’VIII secolo d.C., rappresenta un periodo di assoluta trasformazione per l’Europa occidentale.

Avvenuta in seguito alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, questa fase storica vide l’emergere dei Franchi, una popolazione germanica che diede origine alla dinastia dei Merovingi.
Guidati da re come Clodoveo I, i Merovingi posero le basi della futura Francia medievale, rafforzando potere politico e religione cristiana.

Sebbene spesso considerato un periodo oscuro, il mondo merovingio fu ricco di fermenti culturali, attività artigianali e pratiche funerarie abbastanza complesse, come dimostra proprio la recente scoperta.

Il contesto storico e urbano

La necropoli sorge in un’area centrale di Bordeaux, oggi interessata da un piano di rinnovamento urbano che prevede di piantare alberi e creare nuovi spazi verdi per la città e i suoi abitanti.

ritrovamento di una necropoli merovingia

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Chiesa di Sainte-Croix a Bordeaux

Il ritrovamento ha portato alla temporanea sospensione dei lavori, consentendo agli archeologi di approfondire lo studio delle tombe.

Le autorità locali hanno deciso di rendere visibile il sito al pubblico per un periodo limitato, prima della sua copertura definitiva.
I resti – visibili infatti direttamente dalla strada – saranno accessibili ogni mercoledì fino alla fine di maggio, prima dell’avvio dei lavori di riqualificazione urbana.
Le attività di scavo continueranno poi fino all’estate 2026: data in cui l’intera area sarà restituita all’uso cittadino.

Un frammento di storia restituito alla città

La scoperta, presentata dal team di archeologi incaricato degli scavi preliminari – iniziati un anno fa su una zona di circa 2.700 metri quadrati nei pressi del Port de la Lune – , offre una rara testimonianza della vita e delle pratiche funerarie durante l’epoca merovingia, uno dei periodi meno documentati della storia europea.
Grazie a questo ritrovamento, Bordeaux, città francese capitale del vino, arricchisce il proprio patrimonio culturale con un ulteriore tassello di memoria collettiva.

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Cosa vedere a Senigallia: un viaggio tra arte, storia e meraviglia

Affacciata con eleganza sul mare Adriatico, dove il fiume Misa si apre sulla costa marchigiana, Senigallia incanta fin dal primo sguardo: le sue origini affondano le radici dell’antica Roma, ma a renderla davvero indimenticabile è l’armonia con cui storia, arte e cultura si svelano ancora oggi lungo il centro storico.

Senigallia: 10 cose da vedere

Visitare Senigallia fuori stagione, magari in primavera o in autunno, è un’esperienza autentica: le vie sono più tranquille, i ritmi più umani, i monumenti e gli scorci meno affollati. Ma anche durante i mesi estivi, quando il sole accende i colori e le spiagge si fanno invitanti, non perde il suo fascino. Anzi, offre la possibilità di alternare il relax sulla sabbia fine delle Marche a pomeriggi ricchi di cultura e storia.

Senigallia è così: invita a restare, anche solo per un paio di giorni, per regalarvi quella sensazione di pienezza che solo certi luoghi riescono a dare.

1. Piazza del Duca

Piazza del Duca è il cuore pulsante di Senigallia, quel luogo dove tutto sembra ruotare attorno a un passato ancora vivo, e prende il nome da Giovanni della Rovere, duca che fu signore di Senigallia e lasciò una traccia indelebile nell’assetto urbano. Appena arrivati, gli occhi si posano inevitabilmente sulla maestosa Rocca Roveresca, simbolo indiscusso.

Nel Quattrocento, con la sistemazione del fossato attorno alla Rocca e la ridefinizione dello spazio con materiale da riporto, la piazza divenne il centro nevralgico della vita cittadina dove si svolgevano esercitazioni militari e parate, e l’atmosfera doveva essere densa di suoni, colori, movimenti.

2. Il Palazzo del Duca

Basta voltarsi dalla parte opposta rispetto alla Rocca per ritrovarsi di fronte al Palazzo del Duca, edificio che chiude con eleganza uno dei lati della piazza. La sua costruzione risale alla metà del Cinquecento, voluta da Guidobaldo II della Rovere come residenza ducale. Non fu però un edificio eretto da zero, ma il risultato di un ambizioso progetto che unì e trasformò preesistenti palazzi in un’unica, monumentale struttura.

Pensato più come sede di rappresentanza che come residenza abituale, il palazzo offriva agli ospiti del Duca un punto di osservazione privilegiato sulle parate che animavano la piazza. L’ingresso, decentrato rispetto alla facciata, conduce verso la parte più antica, dove due eleganti colonne in pietra sorreggono un frontone discreto.

3. La fontana dei Leoni

Al centro di piazza del Duca, tra gli sguardi severi della Rocca e l’eleganza rinascimentale del palazzo ducale, spicca la fontana dei Leoni, realizzata tra il 1599 e il 1602 su progetto di Mastro Stefano di Tommaso, un abile tagliapietre veneto, per celebrare un’impresa fondamentale per la città: il prosciugamento delle paludi che minacciavano la salute pubblica.

L’acqua che alimentava la fontana proveniva dal nuovo acquedotto di San Gaudenzio, e la struttura rappresentava simbolicamente una nuova era per Senigallia, segnata da progresso e salubrità. Il suo altro nome, Fontana delle anatre, richiama forse un’immagine più domestica, quotidiana, ma non meno cara agli abitanti.

4. La Rocca Roveresca

La Rocca Roveresca a Senigallia

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Veduta della Rocca Roveresca

Appena oltre la piazza, la Rocca Roveresca si impone con l’eleganza militare di una struttura perfettamente conservata. Sorge vicino alla spiaggia, in una posizione che nel passato era considerata fondamentale per la difesa del centro cittadino. L’attuale giardino era un tempo un fossato d’acqua, le cui acque scorrevano regolamentate da un ingegnoso sistema di portelle.

Prima torre romana, poi torre medievale, fino alla decisione di Giovanni della Rovere di costruire una vera fortificazione. I lavori iniziarono nel 1476 e, grazie all’opera di più architetti, la rocca fu completata in soli sei anni. L’aspetto più affascinante è che racchiude al suo interno una seconda rocca, più antica. I quattro torrioni cilindrici, ornati di beccatelli in pietra d’Istria, custodiscono le torri quadrate della precedente fortificazione malatestiana.

La Rocca ospitava soldati, certo, ma anche le stanze dei signori e gallerie sotterranee che la collegavano al palazzo del Duca. Con l’arrivo dello Stato Pontificio, conobbe un lento declino, diventando prigione, orfanotrofio, deposito. Solo negli anni Settanta del Novecento venne riportata all’antico splendore grazie a un importante restauro, e oggi ospita mostre ed eventi.

5. Piazza Roma

In pieno centro, a metà strada lungo corso II Giugno, si apre Piazza Roma, che da secoli rappresenta il punto d’incontro tra la vita politica, civile e quotidiana di Senigallia. È uno spazio dove si respira la storia, ma anche la vitalità della città, grazie ai palazzi signorili che ne disegnano i contorni e all’aria di familiarità che la percorre.

Tra le architetture che vi si affacciano merita una menzione il settecentesco palazzo di Giulio Fagnano dei Toschi, matematico illustre, che con la sua presenza testimonia il fermento culturale di Senigallia nei secoli passati. Ma la vera protagonista è la fontana del Nettuno, quasi al di sotto del palazzo comunale. Realizzata nel XVII secolo, ha qualcosa di misterioso e affascinante: la statua del dio del mare, probabilmente di epoca romana, venne ritrovata priva delle braccia e per questo è diventata nota tra i senigalliesi come “il monco in piazza”, o meglio, “I monc’ in piazza”.

6. Il Palazzo Comunale

Su Piazza Roma, il Palazzo Comunale è il più importante edificio civico di Senigallia, risalente al XVII secolo per volere del duca Francesco Maria II della Rovere. Sebbene già nel Trecento esistesse un precedente palazzo pubblico, di questo non si hanno notizie certe. A dare forma al nuovo edificio fu l’architetto Muzio Oddi, lo stesso che aveva da poco firmato la vicina chiesa della Croce.

I lavori, però, furono lenti, ostacolati dalla scarsità di risorse. La prima parte a essere completata fu la torre dell’orologio, che svetta con fierezza sul lato sinistro della facciata con la cella campanaria. Era il 1644 e quell’orologio iniziava a scandire i ritmi di una città in crescita. L’interno venne completato solo nel 1754, con la costruzione della maestosa scalinata in pietra del Furlo, che porta alla sala consiliare.

Durante il terremoto del 1930, il palazzo riportò gravi danni. Si pensò persino di demolirlo. Ma fu l’amore dei cittadini a salvarlo: si opposero con forza all’abbattimento, e così si avviarono lavori di restauro e consolidamento che si conclusero nel 1935, restituendo alla città uno dei suoi edifici più identitari.

La facciata si presenta sobria ma solenne: tre grandi arcate centrali, affiancate da due minori, incorniciano l’accesso, mentre i due piani superiori accolgono finestre squadrate.

7. Piazza Garibaldi

Più ampia, più ariosa e forse anche più solenne, Piazza Garibaldi (in passato nota come Piazza del Duomo) è la piazza principale di Senigallia. Nacque nel Settecento, in un’epoca di grande prosperità per la città, quando i confini interni dettati dalla cinta muraria pentagonale cominciavano a stare stretti a una comunità in pieno sviluppo economico e culturale. Fu proprio in quel periodo che si decise di abbattere parte delle mura per ridisegnare un nuovo spazio urbano, capace di accogliere visitatori, mercanti e nuove funzioni civili e religiose.

Qui si affacciano alcuni degli edifici più importanti della città: il palazzo Micciarelli, il Doganone, il palazzo Becci, il collegio Ginnasio Pio IX e il palazzo Vescovile. E ancora, l’Auditorium della chiesa di San Rocco e la Cattedrale di San Pietro Apostolo.

È il luogo ideale per fermarsi, osservare, respirare la città. La sua ampiezza, il suo equilibrio, la luce che muta sulle facciate raccontano di una città che ha saputo reinventarsi senza mai dimenticare le proprie radici.

8. Cattedrale di San Pietro Apostolo

All’estremità orientale di Piazza Garibaldi sorge la Cattedrale di San Pietro Apostolo edificata alla fine del Settecento.

L’impianto è a croce latina, sovrastato da una grande cupola centrale e da tre navate luminose. Nella sagrestia è custodito il sarcofago di San Gaudenzio, risalente al VI secolo, una presenza silenziosa e potente che richiama alla memoria il lungo cammino spirituale della città.

Ma è la cappella della Madonna della Speranza a catturare lo sguardo e il cuore. Di forma ellittica, avvolta da colonne corinzie in diaspro siciliano, è un gioiello che sembra sospeso tra cielo e terra: la luce filtra con delicatezza, accarezza le superfici e invita alla contemplazione.

Un’altra meraviglia si cela nell’organo a canne, realizzato nel 1906 dal celebre Carlo Vegezzi Bossi. Quando le sue note si alzano nello spazio della navata centrale, l’effetto è quello di un abbraccio: potente, solenne, indimenticabile. Ascoltare un concerto d’organo in questa cattedrale è un’esperienza che resta nel cuore e che arricchisce il senso di una visita a Senigallia.

9. Foro Annonario

Il Foro Annonario a Senigallia

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Bellissimo Foro Annonario a Senigallia

Pochi passi separano la Rocca dal Foro Annonario, una delle architetture più sorprendenti di Senigallia. Impossibile non restare colpiti dalla sua forma circolare, dall’ampia piazza centrale racchiusa da porticati maestosi, sorretti da ventiquattro colonne doriche in laterizio. Un’opera di Pietro Ghinelli, che nel 1834 immaginò un nuovo spazio per il mercato, all’altezza di una città in pieno fermento commerciale.

Ancora oggi, i portici accolgono i banchi del pesce, mentre la piazza ospita coloratissime bancarelle di frutta e verdura. Al piano superiore si trovano la biblioteca e l’archivio comunale, e in estate l’intera struttura si trasforma in un teatro a cielo aperto, perfetto per concerti e spettacoli.

10. Chiesa di Santa Maria Assunta

Un po’ più defilata rispetto ai grandi percorsi turistici, ma altrettanto affascinante, la Chiesa di Santa Maria Assunta è uno scrigno di storia e arte sacra. Le sue origini risalgono al XII secolo, quando fu fondata come priorato, ma la trasformazione in abbazia avvenne nel XV secolo, a testimonianza del suo crescente ruolo spirituale nella vita cittadina.

L’aspetto attuale è frutto di una completa ricostruzione settecentesca. L’interno colpisce per la sua armonia e per la maestosità della pala d’altare dell’Assunzione della Vergine, realizzata nel 1787 dal pittore anconetano Giovanni Pirri. I colori vibranti, la composizione equilibrata, l’intensità delle espressioni la rendono un capolavoro della pittura religiosa marchigiana.

Le pareti laterali, ornate da nicchie con statue di santi del tardo Settecento, accompagnano in un percorso di silenzio e raccoglimento. E poi c’è il Battistero, una vera sorpresa: nel seminterrato, è stato trasformato in un piccolo deposito museale dove vengono conservati e esposti reperti e arredi sacri.

Cosa fare a Senigallia: 5 esperienze che non si possono perdere

Una visita a Senigallia non include soltanto coinvolgenti passeggiate tra piazze storiche e visite a monumenti. La città marchigiana è anche vivacissima sotto il profilo degli eventi, dello sport, del divertimento e della vita culturale. Ecco, allora, alcune esperienze da mettere in lista che ve ne faranno apprezzare ancora di più il carattere dinamico e solare:

  1. partecipare al Summer Jamboree: ogni estate, tra la fine di luglio e la prima metà di agosto, Senigallia si trasforma nella capitale europea della musica americana Anni Quaranta e Cinquanta con concerti, balli swing in piazza, mercatini vintage, acconciature d’epoca e auto d’altri tempi;
  2. vivere l’adrenalina del Deejay Xmasters in estate, quando la spiaggia si trasforma in un’arena all’aperto per sport d’azione, musica e cultura urbana con eventi, dimostrazioni, musica dal vivo e attività pensate per tutte le età;
  3. godersi una giornata alla Spiaggia di Velluto lunga circa dieci chilometri, con sabbia fine e dorata, e impreziosita dalla Rotonda a Mare, il simbolo della città, un tempo teatro della musica leggera italiana, oggi sede di eventi, mostre e spettacoli;
  4. passeggiare sul lungomare, oltre dieci chilometri di costa punteggiati da stabilimenti, locali sul mare, ristoranti e gelaterie;
  5. assistere a uno spettacolo al Teatro La Fenice che propone un ricco calendario di spettacoli che spaziano dalla prosa alla musica, dalla danza al cabaret.

Come arrivare a Senigallia

Raggiungere Senigallia è semplice, grazie alla posizione strategica nel cuore della costa adriatica e alla varietà di collegamenti disponibili.

In aereo: l’aeroporto “R. Sanzio” di Falconara Marittima è il più vicino, a soli 15 chilometri. Da qui partono e arrivano voli giornalieri che collegano Senigallia con le principali città italiane come Roma e Milano, ma anche con alcune importanti destinazioni europee, tra cui Londra, Monaco di Baviera e Parigi.

In treno: Senigallia è servita dalla linea adriatica Milano-Lecce, una delle principali dorsali ferroviarie del Paese, e dalla linea trasversale che unisce Ancona a Roma.

In auto: per chi sceglie di viaggiare in autonomia, Senigallia si può raggiungere tramite l’autostrada A14, che unisce i maggiori centri italiani da nord a sud. L’uscita “Senigallia” immette direttamente sulla bretella complanare che attraversa la città, con accessi diretti ai principali punti di interesse.

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Cavallo Bianco di Uffington, un misterioso gigante preistorico di pietra

Nel cuore delle colline dell’Oxfordshire – sul pendio della White Horse Hill – in Inghilterra, si staglia una figura enigmatica e affascinante: il Cavallo Bianco di Uffington, una figura preistorica.

Questa imponente rappresentazione stilizzata di un cavallo incisa con solchi nel terreno profondi un metro che hanno così messo in mostra il gesso bianco della collina, misura 114 metri di lunghezza e 34 di altezza. Risalendo a un’epoca compresa tra il 1380 e il 550 a.C., questa è la più antica figura collinare della Gran Bretagna. La sua origine, funzione e significato continuano a suscitare interrogativi e teorie, alimentando leggende e studi archeologici.

La migliore vista del geoglifo si ottiene direttamente dall’altro lato della valle, vicino ai villaggi di Great Coxwell, Longcot e Fernham dalla cima di Dragon Hill.
Il sito è di proprietà del National Trust for Places of Historic Interest or Natural Beauty, che lo gestisce.

Origine e datazione

Il Cavallo Bianco di Uffington è stato datato tra il 1380 e il 550 a.C. grazie alla tecnica della luminescenza otticamente stimolata – OSL -, applicata per la prima volta negli anni ’90 e aggiornata nel 2024 con nuove analisi. Questi studi hanno confermato che la figura risale all’Età del Bronzo o al primo periodo dell’Età del Ferro, smentendo le ipotesi che la collocavano in epoche successive.

La sua creazione potrebbe essere legata a pratiche rituali o a simboli tribali associati alla vicina fortezza di Uffington Castle.

Significato e interpretazioni

Il significato del Cavallo Bianco rimane oggetto di dibattito.
Alcuni studiosi lo associano alla dea celtica Epona, protettrice dei cavalli e simbolo di fertilità, mentre altri lo collegano al culto del dio solare celtico Belinos, suggerendo che la figura rappresenti un “cavallo solare”.

La sua posizione sulla collina e la visibilità limitata dal suolo suggeriscono un possibile significato rituale o religioso, destinato a essere osservato da lontano o dall’alto.​

Conservazione e restauri

Nel corso dei secoli, il Cavallo Bianco ha richiesto interventi periodici di manutenzione per preservarne la visibilità.

un posto incredibile da visitare in inghilterra

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Primitivo Cavallo bianco di Uffington, Inghilterra

Tradizionalmente, ogni sette anni si svolgeva una cerimonia chiamata “scouring“, durante la quale la figura veniva ripulita e rinfrescata con nuovo gesso.

Nel 2024, un progetto congiunto del National Trust e dell’Oxford Archaeology ha riportato la figura alle sue dimensioni originali, dopo che studi avevano evidenziato un restringimento fino al 40% a causa dell’erosione e della crescita del manto erboso.

Leggende e cultura popolare

Il Cavallo Bianco dell’Inghilterra è avvolto da numerose leggende.
Una delle più note lo collega alla vicina Dragon Hill, dove si narra che San Giorgio abbia ucciso un drago, lasciando un’impronta sulla collina.

Altre storie lo associano a divinità celtiche o a simboli di fertilità. Nel corso del tempo, la figura ha ispirato opere letterarie, come “The Ballad of the White Horse” di G.K. Chesterton, e ha influenzato la cultura popolare, apparendo in romanzi contemporanei e sulla copertina dell’album “English Settlement” del gruppo XTC.

Il Cavallo Bianco di Uffington continua ancora oggi a suscitare fascino e curiosità, rappresentando un legame tangibile tra il presente e le misteriose civiltà del passato. La sua conservazione e le continue ricerche archeologiche ne fanno un simbolo duraturo della ricca eredità preistorica della Gran Bretagna.

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Siviglia, dove il flamenco profuma di aranci in fiore

Solare, sensuale, magnetica, Siviglia è una città che cattura il cuore e riscalda l’anima. Con la sua luce dorata, i colori intensi, le antiche tradizioni e l’energia che pulsa tra vicoli, piazze e palazzi moreschi, la capitale andalusa è un mix di storia e passione, dove il passato arabo convive con l’eredità cristiana e l’anima gitana. Tra profumi d’arancio, architetture da Mille e una notte e ritmi che battono al suono del flamenco, è una città da vivere, ascoltare, assaporare.

In quest’articolo scopriamo insieme cosa vedere a Siviglia, dalle meraviglie architettoniche – come la Cattedrale e l’Alcázar –  ai tramonti sul Guadlquivir fino alle tapas nei quartieri più autentici: non una semplice checklist, ma un invito a perderti tra i meandri di una delle città più affascinanti d’Europa.

Siviglia: 13 cose da vedere

Situata nel sud della Spagna, nell’assolata regione dell’Andalusia, Siviglia è una città da scoprire a passo lento, passeggiando tra i suoi vicoli soleggiati alla scoperta di edifici plasmati da secoli di arte e di storia che, intrecciandosi, hanno lasciato tracce indelebili. Tra atmosfere moresche, giardini segreti e scorci che sembrano usciti da un film, ecco una selezione dei luoghi da non perdere per lasciarsi conquistare dalla magia andalusa.

Cattedrale di Siviglia e Giralda

Edificati su un’antica moschea almohade e su un minareto, la Cattedrale di Siviglia e l’inseparabile Giralda simboleggiano il trionfo del cristianesimo in città.

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1987, la Catedral Metropolitana de Santa María de la Sede de Sevilla è una delle chiese gotiche più grandi al mondo: oltre che per l’imponenza e la straordinarietà architettonica, colpisce per il mix di stili che riflettono le stratificazioni storiche della città. All’interno ospita la tomba di Cristoforo Colombo morto a Vallodolid, in Spagna, nel 1506.

La Giralda, visibile da molti punti della città, regala viste mozzafiato sui tetti rossi di Siviglia.

cattedrale gotica

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Catedral Metropolitana de Santa María de la Sede de Sevilla

Real Alcázar

Tra le cose da vedere a Siviglia, il Real Alcázar si aggiudica uno dei primi posti nella nostra top 15.

Edificato con funzioni difensive dai governanti mussulmani, è oggi una delle residenze reali in uso più antiche d’Europa: un capolavoro architettonico che testimonia la fusione tra arte islamica, gotica, rinascimentale e barocca. Con i suoi giardini profumati, i cortili decorati da azulejos, gli archi arabeggianti e gli interni dai soffitti scolpiti, il Real Alcázar catapulta in un universo sospeso nel tempo, tra suggestioni e visioni che sembrano tratte da una pagina delle Mille e una notte.

patio del Real Alcázar con forme arabeggianti

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Patio de las doncellas, Real Alcázar

Plaza de España

A poche centinaia di metri dal Real Alcázar si trova Plaza de España, uno degli spazi più scenografici di tutta l’Andalusia, se non del Paese intero.

Situata all’interno del Parco de María Luisa, Plaza de España è un complesso monumentale di mattoni, ceramiche e ponticelli che attraversano un canale navigabile: realizzata nel 1929 in occasione dell’Esposizione Iberoamericana, presenta una forma semiellittica che simboleggia l’abbraccio tra l’antica città spagnola e le sue colonie. Lungo le pareti della piazza, rappresentate da scene storiche e mappe in ceramica decorata, trovano posto le 48 province spagnolo. L’acqua, i giochi di luce e le maioliche creano un’atmosfera quasi fiabesca.

Plaza de España è il luogo perfetto per una passeggiata rilassante o una gita in barca sulle acque del canale, ma anche per lasciarsi coinvolgere da gruppi di musicisti e ballerini di flamenco che si esibiscono sotto i portici.

Torre dell’Oro

Siamo di fronte a un altro dei simboli di Siviglia, Torre dell’Oro, che si affaccia elegante sulle rive del Guadalquivir e regala una bella vista panoramica sul fiume, sulla città e sul vicino ponte di Triana.

Edificata nei primi anni del XIII secolo dagli Almohadi come parte delle mura che proteggevano l’accesso fluviale alla città, Torre dell’Oro ospita al suo interno un piccolo museo navale che racconta la storia marittima di Siviglia e le spedizioni verso il Nuovo Mondo.

Quartiere di Santa Cruz

Con il suo labirinto intricato di vicoli acciottolati, piazzette silenziose e cortili che profumano di gelsomino, Santa Cruz rappresenta il cuore storico e romantico della città, dove Siviglia rivela il suo volto più intimo e struggente.

Un tempo abitato dalla comunità ebraica, Santa Cruz è oggi uno dei quartieri più visitati della città, ideale per una passeggiata a piedi tra storia, gastronomia e scorci dalla bellezza inenarrabile.

Strada con alberi e case

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La tranquillità del quartiere Santa Cruz

Archivio General de Indias

Tra le cose da vedere a Siviglia oltre i luoghi più iconici, l’Archivo General de Indias merita sicuramente una tappa: è uno dei luoghi che meglio raccontano l’importanza storica della città andalusa all’epoca delle grandi esplorazioni.

Sito accanto alla Cattedrale e alla Giralda, l’archivio fu creato alla fine del XVIII secolo per volontà di Carlo III all’interno di un’elegante costruzione rinascimentale – l’antica Casa Lonja de Mercaderes – dove sono custoditi milioni di pagine, mappe, lettere, decreti e diari dei quattro secoli di storia dell’Impero spagnolo nelle Americhe e nelle Filippine.

Casa de Pilatos

Gli appassionati di arte e architettura non possono esimersi dal visitare la Casa de Pilatos, una delle residenze storiche di Siviglia più affascinanti per la fusione di stili, dal mudéjar al gotico e dal rinascimentale al plateresco, tipica dell’Andalusia del XVI secolo.

Un’esperienza rilassata e lontana dalla folla tra patii decorati con azulejos, scale affrescate, collezioni di sculture antiche e giardini tranquilli che regalano una pausa silenziosa impregnata di bellezza nel cuore della città antica.

Plaza de Toros de la Maestranza

Tra i luoghi più rappresentativi della tradizione andalusa, Plaza de Toros de la Real Maestranza de Caballería de Sevilla è uno dei simboli più emblematici della città: ben più di una semplice arena, è un vero e proprio monumento storico che racconta un capitolo importante dell’identità culturale di Siviglia.

Plazas de Toros de la Maestranza, una delle più antiche e prestigiose di tutta la Spagna, ha una capienza di circa 12.000 spettatori e si distingue per lo stile barocco e la forma leggermente ellittica: è in uso ancora oggi durante la stagione taurina che culmina con la Feria de Abril. Oltre all’Arena, è possibile visitare l’annesso Museo Taurino che raccoglie costumi, manifesti, dipinti e oggetti legati alla tauromachia.

Metropol Parasol

Noto a tutti come Las Setas per la peculiare struttura a forma di fungo, il Metropol Parasol è una delle opere più sorprendenti dell’architettura contemporanea andalusa.

Realizzato in legno e calcestruzzo su progetto del tedesco Jürgen Mayer, il Metropol Parasol rappresenta un esempio di riqualificazione che ha saputo unire estetica, innovazione e funzionalità: all’interno della struttura, che ha completamente trasformato lo spazio urbano in cui si colloca, trovano posto il Museo Antiquarium (con una collezione di reperti romani e moreschi rinvenuti durante gli scavi), un mercato coperto e una passerella panoramica da cui ammirare la città a 360 gradi.

istallazione a forma di fungo

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Metropol Parasol, una delle opere più sorprendenti dell’architettura contemporanea andalusa

Parco di María Luisa

Per una pausa di freschezza tra un monumento e l’altro, un imprescindibile è il Parco di María Luisa: con i suoi viali alberati, le fontane scenografiche e le panchine decorate con azulejos colorati, è uno dei luoghi più amati dai sivigliani che vi si recano per una passeggiata rilassante e per godersi l’atmosfera soleggiata della città.

Tra le aree più belle del giardino monumentale spiccano la Fontana dei Leoni, il Monte Gurugú e il Padiglione Moresco: circondati dalla vegetazione lussureggiante regalano quiete e bellezza, oltre a rappresentare un altro volto della città.

Basílica de la Macarena

Un po’ dislocata ma facilmente raggiungibile con una passeggiata di 20 minuti dal centro città, la Basilica de la Macarena è uno dei luoghi di culto più venerati di Siviglia: al suo interno custodisce la Vergine della Speranza Macarena, simbolo di devozione popolare e protagonista indiscussa della Semana Santa.

Accanto alla Basilica si trova l’Arco de la Macarena che unitamente al Postigo del Aceite e alla Porta di Cordoba è uno dei tre accessi superstiti delle antiche mura medievali.

Museo de Bellas Artes

Sito all’interno dell’antico Convento de la Merced Calzada, il Museo de Bellas Artes di Siviglia è una tappa assolutamente da non perdere per gli amanti dell’arte: dopo il Prado di Madrid è considerato la seconda pinacoteca più importante di tutta la Spagna.

Oltre alle sale dedicate ai grandi del passato – tra cui il Goya, El Greco e il maestro del barocco sivigliano Bartolomé Esteban Murillo – il museo ospita importanti esempi di arte andalusa che raccontano l’identità culturale di Siviglia.

Palacio de las Dueñas

Tra le residenze storiche più affascinanti di Siviglia merita una visita il Palacio de las Dueñas, mix armonioso di stili gotico-mudéjar e rinascimentale che si distingue per l’atmosfera elegante in cui il tempo sembra essersi fermato.

Di proprietà della ricca e potente Casa de Alba, il Palacio de las Dueñas custodisce al suo interno mobili antichi e opere d’arte raccolte dalla famiglia nel corso dei secoli, mentre all’esterno una serie di patii e giardini rigogliosi regalano un’oasi di pace nel cuore della città.

Giardino con casa nobiliare andalusa

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Palacio de las Dueñas, una delle residenze storiche più affascinanti di Siviglia

Cosa fare a Siviglia: 7 esperienze da non perdere

Siviglia è una città vivace, da vivere con tutti i sensi in allerta: oltre alle cose da vedere, ecco un elenco di esperienze imperdibili per cogliere l’anima più profonda dell’Andalusia:

  • assistere a uno spettacolo di flamenco in uno dei tablao storici della città, lasciandosi travolgere dalla forza dell’antica arte andalusa;
  • navigare sul fiume Guadalquivir per ammirare Siviglia da una prospettiva romantica e affascinante, con un viaggio tra scorci mozzafiato e monumenti emblematici che si riflettono nell’acqua;
  • fare un tuffo nella gastronomia sivigliana con un tour tra tapas bar e mercati locali per scoprire profumi intensi, sapori autentici e l’energia quotidiana della città;
  • ammirare Siviglia al tramonto da una terrazza panoramica – come quelle del Metropol Parasol o della Giralda – con il sole che cala dietro i tetti tingendo la città di rosso, oro e arancio;
  • rilassarsi nei bagni arabi del quartiere Santa Cruz è un ottimo modo per rigenerare il corpo e la mente tra vapori profumati, piscine tiepide e atmosfere moresche;
  • perdersi tra le botteghe artigiane e i vicoli storici di Triana per scoprire l’anima popolare di Siviglia, lasciandosi contagiare dalla sua energia vibrante fatta di arte, passione e quotidianità;
  • assistere alla Semana Santa o alla Feria de Abril che sono due delle esperienze più cariche di significato da vivere a Siviglia: la prima è un’esplosione di spiritualità, mentre la seconda è un tripudio di musica, danze e colori che trasforma la città in un teatro all’aperto.
Fiume con barche e torre

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La crociera sul Guadalquivir offre uno sguardo romantico sulla città

Siviglia è molto più di come si mostra a prima vista. É una città di contrasti armoniosi che vive in equilibrio tra il passato e il presente, in cui si intrecciano quiete e vitalità, antiche tradizioni e manifestazioni culturali. É una città che si svela lentamente allo sguardo attento e curioso di chi ambisce conoscerla a fondo, pronta a sorprenderlo con la ricchezza dei suoi dettagli, la varietà dei suoi quartieri e la profondità della sua storia.

Siviglia: come raggiungerla

Siviglia è facilmente raggiungibile dall’Italia grazie alla presenza dell’Aeroporto San Pablo da cui operano compagnie low cost – come Ryanair, Vueling e EasyJet – che collegano il capoluogo andaluso alle principali città italiane.

Dall’aeroporto di Siviglia al centro città ci sono due opzioni:

  1. prendere un autobus della linea EA (Especial Aeropuerto) che è attivo dalle 05.20 del mattino alle 00.50 di notte: il biglietto, acquistabile anche a bordo, costa 4€;
  2. una corsa in taxi fino al centro città dura circa 15 minuti, a seconda del traffico: per il prezzo si applica la Tarifa Única Aeropuerto definita in base agli orari (giornalieri o notturni) e ai giorni (feriali o festivi).

Siviglia conta anche su collegamenti ferroviari efficienti: con i treni ad alta velocità AVE è possibile raggiungere Madrid in circa 2 ore e mezza e Barcellona in poco più di 5 ore, regalando lungo il tragitto paesaggi molto poetici.

Muoversi a Siviglia è semplicissimo: il centro storico è piccino e si gira comodamente a piedi, ma la città dispone anche di una rete di autobus, tram e metropolitana, oltre a 170 km di piste ciclabili che la rendono piacevolmente visitabile con una bici a noleggio.

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Chichén Itzá, il sito archeologico Maya è tra le sette meraviglie del mondo

Le meraviglie del mondo? Sono sette. Tra queste c’è Chichén Itzá, il sito archeologico che viene persino inserito tra da molte coppie gli itinerari dei viaggi di nozze in Messico. Alle sue spalle ha una storia affascinante, a tratti cupa, ma davvero unica nel suo genere.

La storia di Chichén Itzá

Il Messico è ricco di luoghi suggestivi ma Chichén Itzá li batte tutti. La città Maya sorge nello Yucatán ed è ad oggi uno dei siti archeologici più visitati al mondo. Rientra tra le sette meraviglie ed è anche un patrimonio UNESCO dal 1988. Tutti questi titoli sottolineano quanto sia speciale. Dopo essere stata scoperta dai conquistadores, è finita nel dimenticatoio della giungla finché Lloyd Stephens e Frederick Catherwood non l’hanno riportata alla luce.

Cosa vedere a Chichén Itzá

Tante le cose da vedere a Chichén Itzá ma la prima che spicca tra tutte è la piramide di Kukulkán soprannominata anche el castillo. Spicca con i suoi 24 metri d’altezza e una scalinata su ciascuno dei quattro lati. Non solo un prezioso edificio scolpito in pietra ma un calendario scolpito. 91 i gradini per lato che con quello in cima arrivano a 365, ovvero il numero di giorni dell’anno solare. Ma la vera chicca si manifesta durante gli equinozi: al tramonto le ombre creano l’illusione di un serpente piumato che si snoda lungo i gradini; si tratta di Kukulkán, la divinità Maya della fertilità e della rinascita, che torna sulla Terra due volte l’anno.

Chichén Itzá piramide di Kukulkán

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La piramide di Kukulkán è tra le cose più belle da scoprire nel sito archeologico di Chichén Itzá

Altrettanto da non perdere il Cenote Sagrado: per i Maya rappresentava un portale verso l’aldilà. È proprio qui che venivano compiuti i rituali per comunicare con le divinità; nel fondale sono stati trovati resti di bambini e oggetti preziosi offerti agli dei, segnale che i sacrifici (anche umani) facevano parte della tradizione. Non meno importante il campo del gioco della palla di Chichén Itzá; si tratta di uno dei più grandi di tutta la Mesoamerica ed è proprio qui che è nato il calcio, seppur con una motivazione ben diversa da quello del gioco di squadra di oggi.

Che i Maya fossero appassionati di stelle è più che evidente: oltre al calendario è possibile scoprire da vicino El Caracol, l’osservatorio astronomico con una particolare forma circolare e finestre strategicamente orientate per studiare i movimenti celesti. Tra i luoghi cult di Chichén Itzá si aggiunge il tempio dei guerrieri in cui due colonne scolpite a forma di serpente fiancheggiano l’ingresso, simboli di forza e sacralità. A renderlo ancora più suggestivo ci pensa la sala delle mille colonne dove numerosi pilastri rivelano quello che un tempo poteva essere un centro cerimoniale o un mercato coperto.

Dove si trova e come arrivare a Chichén Itzá

Chichén Itzá è un’antica città Maya nello Yucatan. Il sito archeologico del Messico si trova a circa 30 minuti di strada da Valladolid. Come puoi raggiungerla? Con la tua auto a noleggio, oppure aggregandoti ai tour organizzati dalla città di Valladolid o ancora sfruttando i collegamenti dati dai mezzi pubblici.