Categorie
Arte e cultura Europa Grecia Idee di Viaggio isole mare patrimonio dell'umanità Viaggi Viaggi Relax

Cosa vedere in Grecia: dove vivere la magia del mare e della storia

La Grecia è una delle destinazioni turistiche più affascinanti al mondo, un luogo dove il mare cristallino incontra una storia millenaria. La sua bellezza naturale, unita alla ricchezza del patrimonio storico e culturale, la rende una meta ideale per ogni tipo di viaggiatore, che sia in cerca di relax sulla spiaggia o di un’immersione nelle meraviglie dell’antichità. In questo articolo ti guideremo attraverso i luoghi imperdibili della Grecia, dove potrai vivere la magia del mare e della storia in un’unica esperienza, “σιγά σιγά“, ovvero lentamente e vivendo il momento presente come dicono i locali.

La Grecia è un paese che sa come incantare i suoi visitatori, offrendo una combinazione unica di mare cristallino, siti storici di valore inestimabile e una cultura millenaria che affascina chiunque la visiti. Ogni isola, ogni città e ogni angolo della Grecia ha una storia da raccontare e bellezze naturali da offrire, che lo rendono una delle destinazioni più complete e affascinanti del mondo. Dalle rovine classiche alle spiagge nascoste, passando per borghi montani e isole, ecco cosa vedere in Grecia per un viaggio indimenticabile.

Atene: la culla della civiltà occidentale

Ogni viaggio in Grecia non può che cominciare dalla sua capitale, Atene, la città che ha dato i natali alla filosofia, alla democrazia e alla cultura occidentale. Tra le sue meraviglie, il Partenone domina la città dall’alto dell’Acropoli, un’imponente testimonianza dell’antica Grecia che continua a incantare i visitatori con la sua bellezza e maestosità. Il Museo dell’Acropoli, situato ai piedi del colle, ospita una vasta collezione di reperti archeologici che raccontano la storia di Atene e della sua civiltà. Passeggiando per le strade della città, non perdere la Plaka, il quartiere più antico di Atene, ricco di taverne tradizionali e negozi di artigianato. In particolare c’è una vasta scelta di prodotti realizzati in vera pelle e cuoio a cui è difficile resistere.  Per un’esperienza più moderna, fai un salto nel quartiere di Psiri, noto per la sua vivace scena gastronomica e artistica.

Atene

Fonte: iStock

Il Partenone ad Atene

Santorini: un angolo di paradiso nel cuore del mare Egeo

Santorini è una delle isole più iconiche della Grecia, famosa per i suoi panorami mozzafiato, le case bianche dai tetti blu e i tramonti spettacolari. Situata nel cuore dell’arcipelago delle Cicladi, questa isola vulcanica offre non solo un paesaggio da cartolina, ma anche una storia affascinante. Puoi visitare Akrotiri, un’antica città minoica sepolta da una violenta eruzione vulcanica, che ha conservato affreschi e reperti che raccontano la vita nell’antichità. Santorini è anche un luogo perfetto per gli amanti del mare. Le sue acque cristalline e le spiagge di sabbia nera sono l’ideale per rilassarsi e fare il bagno, mentre i villaggi come Oia e Fira offrono magnifici punti panoramici da cui ammirare il mare e il paesaggio circostante.

Creta: la culla della mitologia e del mare

Creta, la più grande isola della Grecia, è una destinazione che combina perfettamente storia, cultura e bellezze naturali. Se sei un appassionato di mitologia, non puoi perdere la visita al palazzo di Cnosso, legato alla leggenda del Minotauro e uno dei siti archeologici più importanti dell’isola. La storia di Creta è ancora più ricca di ciò che ci raccontano i miti: l’isola è stata la culla della civiltà minoica, una delle più avanzate dell’antichità. Creta non è solo storia, ma anche mare da sogno. Le sue spiagge, come Elafonissi e Balos, sono tra le più belle del Mediterraneo, con acque cristalline che sembrano dipinte. L’isola è anche ideale per gli amanti della natura, con le sue gole e i monti che offrono numerosi sentieri per escursioni.

Creta

Fonte: iStock

L’isola di Creta

Mykonos, l’isola del divertimento

Mykonos è una delle destinazioni più popolari della Grecia, famosa per la sua vita notturna e le spiagge glamour. Ma l’isola offre anche una ricca storia da scoprire. Passeggiando per il centro di Mykonos, sarai rapito dalle stradine lastricate, le case bianche e le moulinos, i tradizionali mulini a vento che svettano sul mare. Puoi anche visitare Delos, un’isola sacra situata a pochi chilometri da Mykonos, che ospita uno dei siti archeologici più significativi della Grecia. Mykonos è anche famosa per i suoi locali alla moda, i beach club e le feste che animano le notti estive, ma è anche possibile trovare angoli più tranquilli dove godere del mare in tutta serenità.

Rodi: un’isola ricca di storia e bellezze naturali

Rodi è un’altra perla del Dodecaneso, un’isola che mescola storia medievale, bellezze naturali e un mare cristallino. La Città Vecchia di Rodi, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, è un labirinto di stradine medievali, piazze e imponenti mura che raccontano la storia dei Cavalieri Ospitalieri, che governarono l’isola per secoli. L’isola offre anche alcune delle migliori spiagge della Grecia, come quelle di Lindos e Tsambika, ideali per chi cerca relax e un po’ di avventura acquatica. Non perdere la visita al Palazzo dei Gran Maestri, un maestoso castello medievale che domina la città di Rodi.

Rodi è una delle più grandi e famose isole della Grecia, situata nel Mar Egeo, vicino alla costa della Turchia. Abitata fin dall’antichità, è famosa per il leggendario Colosso di Rodi, una delle Sette meraviglie del mondo antico. Fu un importante centro della civiltà ellenistica e, in epoca medievale, fu governata dai Cavalieri di San Giovanni, che costruirono la celebre Città Vecchia di Rodi. Successivamente passò sotto dominio ottomano, italiano, e infine fu annessa alla Grecia nel 1947.

Meteora

Fonte: iStock

Meteora

Meteora: i monasteri sospesi nel cielo

Nel nord del Paese, le rocce vertiginose di Meteora ospitano monasteri bizantini aggrappati alle vette. Patrimonio UNESCO e luogo carico di spiritualità, questo paesaggio quasi lunare regala uno dei panorami più suggestivi della Grecia continentale. Perfetto per escursioni all’alba o al tramonto. Il nome “Meteora” significa letteralmente “sospeso in aria” — un nome che cattura perfettamente l’essenza del luogo. A partire dal XIV secolo, eremiti e monaci ortodossi iniziarono a costruire qui i loro rifugi spirituali, scegliendo l’inaccessibilità come via di protezione e contemplazione. Dei 24 monasteri originali, oggi ne restano attivi sei, tutti visitabili, ciascuno con la propria anima: affreschi preziosi, antichi manoscritti, terrazze con viste mozzafiato. I più famosi sono Il Monastero della Trasfigurazione (il “Grande Meteoro”) e il Monastero di Varlaam, raggiungibili con scale scolpite nella roccia o con sentieri panoramici.

Sud del Peloponneso: storia e mare selvaggio

Il Peloponneso è una Grecia epica e poco turistica. Micene e Epidauro parlano agli amanti dell’archeologia, mentre la penisola di Mani regala spiagge selvagge, torri in pietra e villaggi sospesi nel tempo. Da non perdere: Monemvasia, una cittadella medievale sul mare. Nel sud del Peloponneso la regione dell’Argolide è meno frequentata dai turisti ma offre molto, sia dal punto di vista culturale, sia come mare e paesaggio naturale. A pochi km da Micene c’è Nafplio, una cittadina elegante e piena di vita, affacciata sul golfo Argolico. Il centro storico è un dedalo di vicoli lastricati, balconcini fioriti, edifici neoclassici e piazze animate, e non mancano ristoranti e taverne dove gustare la cucina autentica del posto.

Da visitare la fortezza di Palamidi che domina dall’alto a 216 metri, raggiungibile in auto o percorrendo ben 999 gradini per i più coraggiosi e sportivi. E il castello veneziano di Bourtzi si può raggiungere con un piccolo battello a pagamento. Nei dintorni si può andare al mare in vari posti, dalla spiaggia di Napflio a quella di Tolo, un paesino più turistico a pochi km, o Drepano Plaka. Inoltre a solo mezz’ora di auto si può raggiungere Epidauro dove vedere il famoso teatro greco costruito nel IV secolo a.C, tra i tesori archeologici più iconici della Grecia. Un sito sacro legato alla guarigione e al culto di Asclepio, dio della medicina, è una tappa imperdibile per chi ama l’arte, la storia e l’esperienza di luoghi sospesi nel tempo.

Nafplio

Fonte: iStock

Nafplio nel Peloponneso

Cefalonia

Tra le isole Ionie, Cefalonia (o Kefalonia) è una gemma che sorprende chiunque cerchi mare cristallino, natura rigogliosa, villaggi pittoreschi e un’atmosfera genuinamente greca, lontana dai circuiti più turistici. È l’isola perfetta per chi ama alternare relax in spiaggia, escursioni nella natura e serate in taverne senza tempo. Tra le spiagge più belle che vale la pena visitare Myrtos Beach, Antisamos, Petani e Xi Beach. Per chi vuole passeggiare dopo una giornata di mare e ammirare le tartarughe marine o gustare pesce fresco in una taverna caratteristica la capitale Argostoli è la tappa ideale. I borghi di Assos e Fiskardo sono da non perdere, come i villaggi dell’entroterra, Sami e Kourkoumelata che raccontano una Grecia più autentica e silenziosa, tra ulivi e case in pietra.

Categorie
Arte e cultura Città d'Arte Idee di Viaggio patrimonio dell'umanità Viaggi Vicenza

Cosa vedere a Vicenza, tra ville palladiane e piazze eleganti

Nel cuore del Veneto, a metà strada tra Verona e Venezia, si trova Vicenza, una città elegante e ricca di fascino, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Conosciuta in tutto il mondo per essere la “città del Palladio”, Vicenza vanta un patrimonio artistico e architettonico unico che attira ogni anno migliaia di visitatori. Passeggiando per le sue vie, si respira un’atmosfera vivace che incanta e sorprende. Ma Vicenza è anche una città viva, moderna, con eccellenze nel settore orafo, ottima cucina locale e un territorio circostante tutto da scoprire.

In questa guida vi accompagniamo alla scoperta di cosa vedere a Vicenza, con un itinerario tra i suoi monumenti principali, i palazzi palladiani, le piazze storiche e i luoghi più suggestivi.

Cosa vedere a Vicenza

Vicenza è una città a misura d’uomo, ideale da visitare anche in un solo giorno, ma capace di offrire molto di più a chi desidera approfondire la sua storia e il suo patrimonio artistico. Il centro storico si esplora comodamente a piedi ed è un susseguirsi di palazzi nobiliari, chiese, teatri e scorci pittoreschi. Punto di partenza è per molti Corso Palladio, l’arteria principale del centro storico. Questa via pedonale elegante, fiancheggiata da negozi, caffè e palazzi storici, permette di ammirare l’evoluzione dell’architettura vicentina e di raggiungere i principali siti di interesse in città.

Teatro Olimpico

Il Teatro Olimpico di Vicenza è una delle attrazioni imperdibili della città e rappresenta un capolavoro assoluto dell’architettura rinascimentale. Progettato da Andrea Palladio nel 1580, è il primo teatro stabile coperto dell’epoca moderna e uno dei più antichi teatri al mondo. Il complesso è stato terminato dopo la morte di Palladio dal suo allievo Vincenzo Scamozzi, che aggiunse la straordinaria scenografia fissa sullo sfondo del palco.

Questo scenario, con effetto prospettico, riproduce le vie di Tebe e crea l’illusione di profondità grazie a un raffinato gioco ottico di luci e dimensioni. È stato pensato secondo i principi dell’architettura classica, ispirandosi ai teatri dell’antica Roma, ma con canoni innovativi per l’epoca che lo rendono ancora oggi un capolavoro a livello mondiale; per questi motivi è stato incluso nella lista dei siti UNESCO legati al grande architetto vicentino. Il teatro è tuttora utilizzato per eventi culturali e spettacoli teatrali.

Teatro Olimpico Vicenza

Fonte: iStock

Teatro Olimpico Vicenza

Piazza dei Signori

Il cuore pulsante della città di Vicenza è senza dubbio Piazza dei Signori che rappresenta il fulcro della vita cittadina fin dall’epoca medievale. Circondata da alcuni dei più importanti edifici storici di Vicenza, la piazza offre una panoramica eccezionale sull’eredità rinascimentale della città. Qui si affacciano la celebre Basilica Palladiana, la Loggia del Capitaniato, la Torre Bissara e il Palazzo del Monte di Pietà.

Durante l’anno, Piazza dei Signori ospita mercati, concerti, rievocazioni storiche ed eventi culturali che la rendono sempre viva e vibrante. È anche il luogo ideale per sedersi in uno dei tanti bar e ristoranti con tavolini all’aperto e godersi l’atmosfera unica del centro storico di Vicenza. Negli ultimi anni è diventata per molti italiani un luogo noto e riconoscibile perché la Piazza, ma più in generale Vicenza, sono state il set per la celebre serie tv “Luce dei tuoi occhi” con Anna Valle.

Basilica Palladiana

La protagonista indiscussa di Piazza dei Signori è la Basilica Palladiana, uno dei capolavori più noti dell’architetto Andrea Palladio. Costruita originariamente come Palazzo della Ragione nel Medioevo, fu trasformata nel Cinquecento in un capolavoro architettonico da Palladio. La scelta di rivestire l’antico palazzo comunale con un colonnato in marmo bianco fu innovativa e rivoluzionaria per l’epoca, e contribuì a consacrare la fama di Palladio in tutta Europa. Nonostante il nome “Basilica”, però, questo non è un edificio religioso ma è stato ripreso il termine romano per indicare il luogo dove avvenivano assemblee e discussioni.

All’interno della Basilica si trovano ampi spazi espositivi che ospitano mostre d’arte di livello internazionale, eventi culturali e manifestazioni. La terrazza panoramica dell’ultimo piano, invece, regala una vista meravigliosa sulla città e su tutto il territorio circostante. La Basilica Palladiana, insieme a molte altre opere di Palladio presenti in città, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Basilica di Vicenza

Fonte: iStock

Basilica di Vicenza

Duomo di Vicenza

Il Duomo di Santa Maria Annunziata, comunemente chiamato Duomo di Vicenza, è la principale chiesa della città. Sorge a pochi passi da Piazza dei Signori e vanta una lunga storia che risale all’epoca paleocristiana. L’edificio che si può visitare ora, però, ha una struttura prevalentemente gotica risalente al XIV secolo che è stata più volte rimaneggiata. Una delle ricostruzioni più importanti è avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale dato che il Duomo era stato pesantemente bombardato.

Uno degli elementi più noti dell’edificio religioso è senza dubbio la sua cupola, progettata da Andrea Palladio nel 1558. L’interno della cattedrale è sobrio ed elegante, a croce latina con tre navate, arricchito da opere d’arte e sculture realizzate da diversi artisti veneti. Il Duomo è anche un interessante sito archeologico, oltre che religioso, dato che nella cripta si possono vedere i resti paleocristiani, tra cui mosaici, colonne e pavimentazioni antiche.

Palazzo Chiericati

Palazzo Chiericati è un altro dei capolavori dell’architettura palladiana. L’edificio venne commissionato nel 1550 ad Andrea Palladio da Girolamo Chiericati, esponente di una delle famiglie più importanti della città. Dopo la morte del committente e di Palladio stesso, l’edificio venne completato da Vincenzo Scamozzi, allievo del grande architetto. Oggi il palazzo custodisce ancora decorazioni, affreschi e arredi d’epoca ed è diventato sede della Pinacoteca Civica di Vicenza. Al suo interno espone una collezione d’arte che spazia dal medioevo al XVIII secolo, con opere di artisti come Veronese, Tintoretto e Tiepolo.

Palazzo Chiericati Vicenza

Fonte: iStock

Palazzo Chiericati Vicenza

Museo Palladio

All’interno del maestoso Palazzo Barbarano, uno degli ultimi progetti completati di Andrea Palladio, si trova il Museo a lui interamente dedicato. Sicuramente un punto di riferimento per conoscere meglio le opere e l’attività dell’architetto vicentino. Il museo ospita modelli lignei delle ville e dei palazzi progettati da Palladio, disegni originali e trattati di architettura. Inoltre, attraverso ricostruzioni e video interattivi si può meglio comprendere la visione innovativa di Palladio e la sua influenza sull’architettura.

Santuario di Monte Berico

Situato su un colle che domina la città, il Santuario della Madonna di Monte Berico è uno dei luoghi più amati dai vicentini e meta di pellegrinaggio fin dal Quattrocento. Secondo la tradizione, una prima chiesa qui fu costruita dopo che la Vergine apparve a una donna del posto promettendo la fine della peste. L’edificio attuale è il risultato di ampliamenti successivi e al suo interno, il santuario custodisce importanti opere d’arte, tra cui la celebre “Cena di San Gregorio Magno” di Paolo Veronese.

Chi vuole può raggiungere il Santuario a piedi grazie al lungo portico di 700 metri che collega la città alla cima del colle, altrimenti si può salire in auto o con i mezzi pubblici. È una tappa da non perdere anche per chi non è fedele cattolico, non solo per il suo valore architettonico, ma anche perché dal piazzale antistante si gode una magnifica vista panoramica su Vicenza e sulle montagne circostanti.

Villa La Rotonda

Appena fuori dal centro, in una posizione panoramica tra la città e i Colli Berici, si trova Villa Almerico Capra, meglio conosciuta come Villa La Rotonda. Progettata da Andrea Palladio nel 1566 per il nobile Paolo Almerico, è considerata uno dei capolavori assoluti dell’architettura rinascimentale e una delle più famose tra le ville palladiane che si trovano tra Vicenza e i suoi dintorni. Come esempio di progetto palladiano questa villa ha influenzato l’architettura di stampo neoclassico in tutta Europa e persino negli Stati Uniti. Per questo Villa La Rotonda è divenuta un sito patrimonio dell’UNESCO insieme alla città di Vicenza e le altre ville palladiane sul territorio veneto.

Villa La Rotonda Vicenza

Fonte: iStock

Villa La Rotonda Vicenza

Villa Valmarana ai Nani

A pochi passi dalla Rotonda, Villa Valmarana ai Nani è una delle residenze più suggestive di Vicenza. Il nome deriva dalle statue in pietra di nani che adornano il muro di cinta e sono legate a una leggenda popolare sulla figlia di uno dei proprietari che era affetta da nanismo. La villa venne costruita nel 1669 per la famiglia Valmarana, che ancora oggi ne è proprietaria. Il complesso è composto da tre edifici principali: la Palazzina, la Foresteria e la Scuderia. Dal punto di vista architettonico, la villa è un esempio perfetto di dimora nobiliare veneta del XVII secolo, con interni eleganti e giardini ben curati. Ma ciò che rende la villa unica sono gli splendidi affreschi interni realizzati da Giambattista Tiepolo e dal figlio Giandomenico nella Palazzina e nella Foresteria.

Cosa fare a Vicenza

Ma cosa fare a Vicenza oltre a visitare i monumenti che abbiamo appena segnalato? Ecco 3 esperienze originali per immergersi nell’anima della città palladiana, scoprendone le tradizioni e l’anima più profonda.

Parco Querini

Per chi cerca un momento di relax, Parco Querini è un’oasi verde nel cuore della città, situata vicino a Palazzo Chiericati e al fiume Bacchiglione. Si tratta di un grande giardino all’inglese del Settecento, appartenuto all’antica famiglia Querini. Al suo interno si trovano prati curati, viali alberati, statue neoclassiche, un romantico laghetto con un ponticello in legno e un tempietto neoclassico. Il parco è molto amato dai vicentini per passeggiate, jogging e momenti di relax all’aperto.

Museo del Gioiello

Vicenza è anche capitale dell’arte orafa. Nel cuore di Piazza dei Signori proprio sotto la Basilica si trova il Museo del Gioiello. Questo è il primo in Europa interamente dedicato all’arte della gioielleria. Il percorso espositivo è suddiviso in nove sale tematiche e propone un viaggio affascinante tra storia, design e creatività.

Il Museo del Gioiello espone oggetti antichi o religiosi, ma anche gioielli contemporanei ed etnici e creazioni di design. Una visita al museo permette di scoprire di più sull’artigianato vicentino dato che la città è da secoli uno dei poli più importanti della produzione orafa italiana.

Giardini Salvi e Loggetta Valmarana

A pochi passi dal centro storico di Vicenza, proprio accanto a Porta Castello, si trova uno dei luoghi più suggestivi e rilassanti della città: i Giardini Salvi, uno spazio verde elegante e curato, ideale per una pausa tra una visita e l’altra. All’interno del parco si trova anche un piccolo gioiello architettonico: la Loggetta Valmarana, realizzata nel XVI secolo su progetto di Andrea Palladio, o almeno ispirata al suo stile inconfondibile.

La cucina vicentina

La cucina vicentina è un autentico viaggio nei sapori della tradizione veneta, dove ingredienti semplici e genuini danno vita a piatti ricchi di gusto. Il protagonista della tavola vicentina è senza dubbio il baccalà, ma sono da provare anche la sopressa vicentina, il formaggio di Asiago e le ciliegie di Marostica.

Baccalà alla vicentina

Fonte: iStock

Baccalà alla vicentina

Come raggiungere Vicenza

Vicenza è ben collegata e facilmente raggiungibile con tutti i principali mezzi di trasporto. Il capoluogo veneto, infatti, è servito dall’autostrada A4 Milano-Venezia, una delle principali arterie del Nord Italia. Le uscite da utilizzare sono Vicenza Ovest e Vicenza Est, a seconda della provenienza. Dal casello si raggiunge il centro in pochi minuti. Chi arriva da sud può utilizzare anche l’autostrada A31 Valdastico, collegata direttamente all’A4.

Vicenza è situata lungo la linea ferroviaria Milano-Venezia, servita da treni regionali, Intercity e treni ad alta velocità. La stazione si trova a pochi minuti a piedi dal centro storico ed è un ottimo punto di partenza per visitare la città. Gli aeroporti più vicini a Vicenza sono l’Aeroporto di Verona Villafranca e l’Aeroporto di Venezia Marco Polo.

Categorie
Arte e cultura Città d'Arte Idee di Viaggio patrimonio dell'umanità turismo enogastronomico Viaggi

Cosa vedere a Modica, la città barocca che profuma di cioccolato

Un centro storico barocco, tante botteghe di cioccolato e negozi di prodotti d’artigianato tipico. Conosciuta con il soprannome di “città delle cento chiese” Modica è uno dei gioielli della val di Noto. Con un centro storico Patrimonio dell’Umanità UNESCO ha molto da offrire. Ecco cosa vedere a Modica e cosa fare assolutamente in città.

8 cose da vedere a Modica

Divisa tra Modica alta e bassa ha molto da offrire: che si tratti di una breve sosta di mezza giornata, un’intera giornata o un weekend ecco cosa non perdere nella cittadina siciliana dall’anima barocca e diventata simbolo della produzione di un cioccolato unico al mondo.

1. I due duomi: San Giorgio e San Pietro

Non tutti lo sanno ma Modica ha due duomi. È una delle poche città ad avere questo primato e sono uno più bello dell’altro.

Simbolo assoluto della città è il duomo San Giorgio. Il colosso in stile barocco si arrampica su ben 250 gradini ed esplode in una facciata dorata alta 62 metri. Con il riconoscimento di Patrimonio UNESCO l’edificio dall’imponente struttura scenografica ha un interno altrettanto prezioso. Chi sceglie di visitarlo si troverà davanti a ben cinque navate, affreschi e un organo monumentale che lascia a bocca aperta.

Altrettanto suggestivo il duomo di San Pietro. Si trova nella parte bassa della città, ha una scalinata fiancheggiata dagli apostoli e una facciata barocca finemente decorata con dettagli opulenti. All’interno lo spazio è luminoso e ospita numerosi dipinti ottocenteschi di pregio.

Cosa vedere a Modica: duomo San Giorgio

Fonte: iStock

La scalinata del duomo San Giorgio

2. Casa natale di Salvatore Quasimodo

Modica ha dato i natali al premio Nobel Salvatore Quasimodo e proprio nella sua città è stato creato un piccolo museo per omaggiarlo all’interno della casa in cui è nato. Al suo interno sono custoditi tesori: il letto in cui riposava, la sua macchina da scrivere, registrazioni della sua voce e libri autografati. Un viaggio nella poesia che incanta appassionati e non.

3. Chiesta rupestre di San Nicolò inferiore

Una vera e propria chicca: la chiesa di San Nicolò ha un fascino tutto suo ed è la più antica della città siciliana. Simbolo della Val di Noto, questa meraviglia è stata riscoperta nel 1987 portando alla luce affreschi bizantini dell’XI secolo. Bastano pochi minuti per visitarla ma merita lo stop.

4. Palazzi barocchi

Il centro storico di Modica è caratterizzato da uno stile barocco che si ripete non solo sugli edifici religiosi ma anche nei palazzi storici. Palazzo Polara ne è un esempio; si trova a due passi dal duomo di San Giorgio ed è di origine settecentesca. Attualmente è la sede della pinacoteca e all’interno, oltre a opere di prestigio, conquista tutti per i pavimenti d’epoca. All’esterno c’è una balconata con vista da film. Una chicca in più? alcune scene del Commissario Montalbano sono state girate proprio qui.

Altra meraviglia è il palazzo Napolino Tommasi Rosso che con maschere teatrali, balconi sostenuti da mensole scolpite e decorazioni barocche sa lasciare il segno rappresentando lo sfarzo delle antiche famiglie nobiliari.

5. Chiesa di San Giovanni Evangelista e convento di Santa Maria del Gesù

Modica si sviluppa con una struttura piramidale salendo verso l’alto. Nella parte più alta della città si trova prima la chiesa di San Giovanni Evangelista in stile neoclassico con una scalinata che la precede e poi la chiesa di Santa Maria del Gesù nel punto più alto.

Il complesso in stile gotico ospita al suo interno un convento con un chiostro incantevole e un portale ogivale originale con tracce di decorazioni arabo-normanne. Una curiosità? Si tratta di uno dei pochi edifici ancora in piedi dopo il terremoto del 1693.

Chiesa di San Giovanni Evangelista nel centro di Modica Alta

Fonte: iStock

Visitare la Chiesa di San Giovanni Evangelista a Modica

6. Palazzo della cultura e museo civico archeologico

Nel centro storico è ospitato il palazzo della cultura, un ex monastero delle Benedettine che oggi ospita al suo interno il museo civico archeologico. Tra le meraviglie catalogate da non perdere c’è la statuetta dell’Ercole di Cafeo e una collezione di quadri e opere d’arte raccolte in passato da Salvatore Quasimodo.

7. Castello dei Conti

Il castello dei Conti si trova in posizione privilegiata sulla cima di una rupe per motivi, ovviamente, difensivi. Oggi non è interamente visitabile e restano le tracce del suo passato glorioso: è stato costruito con tre lati a strapiombo, così che fosse quasi impossibile attaccarlo. Si può visitare parzialmente: i visitatori potranno scoprire la torre poligonale, le carceri e alcune stanze scavate nella roccia.

Attenzione però, c’è un caso di omonimia: nella città di Modica si trova il castello dei Conti ma non va certo confuso con il Castello dei conti di Modica situato invece ad Alcamo.

8. Cava Lazzaro

Come tutta la Sicilia anche Modica ha alcune zone archeologiche. Cava Lazzaro è tra quelle degne di nota. Qui, infatti, sono state scoperte grotte a forno e ad ancella, ovvero luoghi realizzati a mano e utilizzati per scopi religiosi.

Cosa fare a Modica

Viene soprannominata la città delle cento chiese ed effettivamente gli edifici religiosi sono davvero tanti ma oltre alle cose da vedere sono tante le attività che si possono svolgere proprio qui. Di seguito ti svelo una selezione di cosa fare a Modica.

Scopri il museo della cioccolata

Modica è famosa per la produzione di cioccolato. Chi visita la cittadina siciliana non può non entrare all’interno di palazzo della Cultura dove è stato realizzato il museo del cioccolato. Attraverso il percorso dislocato su diverse sale si scopre la specialità lavorata a freddo, dalla consistenza granulosa e aromatica. Un cioccolato unico al mondo, distante da tutte le altre tavolette che troviamo in commercio. E una vera chicca? Qui è depositata una scultura da record: 9 metri di cioccolato che conquistano i più golosi, ma non solo. Alla fine del percorso si può accedere ad un laboratorio dove assistere alla preparazione, fare degustazioni e ovviamente acquisti.

Assaggiare il cioccolato a Modica

Fonte: iStock

Visitare il museo e assaggiare la cioccolata tipica di Modica

Passeggia in corso Umberto I

I local ci fanno lo “struscio” e chi visita Modica non può pensare di non farci almeno una passeggiata. Corso Umberto I è la via dello shopping dove si possono trovare cioccolaterie, negozi, bar e palazzi storici. Sempre vivo, di giorno e di sera, al tramonto si tinge di rosa grazie all’architettura barocca baciata dal sole.

Raggiungi Pizzo Belvedere

Se la salita al duomo di Modica incanta molti, questa fa restare tutti senza parole. Pizzo Belvedere è una terrazza che regala un punto di osservazione unico su Modica alta e Modica bassa. Tetti e campanili si susseguono e dà il meglio di sé proprio al tramonto quando la pietra si accende grazie ai riflessi dorati. C’è chi sportivamente affronta vicoli e scalinate ma, soprattutto in estate, è meglio arrivarci in auto.

Osserva la città dall’alto dal Belvedere San Benedetto

Oltre a Pizzo Belvedere c’è un’altra vista da togliere il fiato. Belvedere San Benedetto è forse lo scorcio più fotogenico di Modica poiché si trova proprio di fronte al duomo di San Giorgio e quello che regala è una foto da cartolina in cui le casette sembrano quelle del presepe.

Dove si trova e come arrivare a Modica

Modica sorge nella zona sud-est della Sicilia all’interno della val di Noto in provincia di Ragusa. È un piccolo gioiello di valore storico e architettonico tra i monti Iblei e si divide nell’area alta e bassa. Per raggiungerla la cosa più comoda è atterrare all’aeroporto di Comiso che dista circa 40 chilometri, o a quello di Catania a 120 chilometri. Noleggiando un’auto si raggiunge in un tempo celere ma esistono bus e collegamenti turistici per chi non ha una vettura a disposizione.

Categorie
Arte e cultura Cosa fare nel weekend eventi Notizie patrimonio dell'umanità Ponte del 25 Aprile Viaggi

Monumenti Aperti 2025: le bellezze italiane da scoprire gratuitamente il weekend del 10-11 maggio

Ci sono giornate in cui il patrimonio culturale italiano si racconta senza filtri e si lascia attraversare e ammirare, giornate in cui storia, arte e comunità si incontrano, trasformando ogni visita in un’esperienza di partecipazione attiva. È questo lo spirito di Monumenti Aperti, uno dei progetti culturali più longevi e partecipati d’Italia, che nel 2025 torna a unire territori e persone sotto il segno della cultura.

Dopo il debutto lo scorso weekend di maggio, il festival torna questo fine settimana con l’invito a superare i confini della semplice visita, per entrare in un universo di condivisione, identità e futuro. L’edizione 2025, che si svolge fino al 9 novembre, toccherà 87 Comuni in 19 regioni italiane, coinvolgendo migliaia di studenti, volontari, guide e cittadini attivi.

Nel weekend del 10 e 11 maggio, sono 17 i Comuni protagonisti, tra Sardegna, Campania e altri territori: un’occasione speciale per scoprire, ancora una volta, città storiche, borghi ricchi di fascino, piccoli gioielli che si raccontano a chi è pronto ad ascoltare.

Alghero e l’anima catalana

Alghero, regina del nord-ovest sardo, è tra le tappe imperdibili di questo weekend. Con il suo centro storico fortificato affacciato sul mare e le influenze catalane ancora vive nella lingua e nelle tradizioni, la città offre un percorso affascinante tra chiese gotiche, torri spagnole, palazzi aristocratici e musei. Monumenti Aperti porterà in luce anche angoli meno noti e storie legate alla comunità locale, che si fa ogni anno protagonista di questa festa della cultura.

Benevento e i suoi resti romani

Benevento, città campana sospesa tra storia e leggenda, apre le porte dei suoi monumenti più suggestivi. Qui si cammina tra archi romani, teatri antichi, chiese longobarde e castelli, con la possibilità di riscoprire il fascino della Chiesa di Santa Sofia, patrimonio Unesco. La narrazione del territorio si intreccia con il mistero delle “streghe beneventane”, dando vita a una visita che è anche un viaggio nell’immaginario collettivo.

Benevento, Campania

Fonte: iStock

Il centro storico di Benevento

Quartu Sant’Elena, tra tradizione e trasformazione

Alle porte di Cagliari, Quartu Sant’Elena è una città che conserva un’anima antica. Tra case campidanesi, chiese secolari e architetture rurali, il programma di Monumenti Aperti si diffonde nel tessuto urbano per valorizzare anche le memorie familiari e popolari, restituendo il senso di un’identità che cambia ma non si perde. Da non perdere le visite alle case-museo e ai luoghi della tradizione artigiana locale.

Dorgali, archeologia e paesaggi senza tempo

Nel cuore della Barbagia e a pochi chilometri dal mare, Dorgali è uno scrigno di storia e natura. Con i suoi siti nuragici, necropoli e domus de janas, il territorio offre un tuffo nell’età prenuragica e nuragica, reso ancora più coinvolgente dal racconto delle comunità locali. Non mancheranno anche le escursioni nel paesaggio, tra gole, altipiani e affacci mozzafiato: una perfetta unione tra cultura materiale e meraviglia naturale.

Dorgali, Sardegna

Fonte: iStock

Siti nuragici di Dorgali

Gli altri Comuni del weekend 10–11 maggio

Oltre a queste quattro località splendide, il secondo weekend di Monumenti Aperti 2025 vede la partecipazione di altri 13 Comuni, ognuno con il proprio programma di aperture e iniziative culturali. Ecco l’elenco completo:

  • Carbonia
  • Escalaplano
  • Gonnosfanadiga
  • Lunamatrona (solo domenica 11)
  • Ovodda (solo domenica 11)
  • Pabillonis
  • Ploaghe
  • Samassi
  • San Gavino Monreale
  • Sanluri (solo domenica 11)
  • Sestu
  • Terralba
  • Villasimius

Ciascun comune offrirà l’apertura di chiese, siti archeologici, architetture rurali, musei, ex edifici industriali, ville storiche, con l’accompagnamento di guide volontarie e studenti delle scuole locali, veri custodi temporanei della memoria del territorio.

Categorie
Arte e cultura Città d'Arte Idee di Viaggio Modena patrimonio dell'umanità Viaggi Viaggi Relax

Cosa vedere a Modena: un viaggio tra bellezza e gusto

Modena è una città che sorprende al primo sguardo e conquista al primo assaggio. In equilibrio perfetto tra eleganza e sapori intensi, tra passato millenario e slanci futuristici, sa incantare con la maestosità del Duomo e con la semplicità irresistibile dello gnocco fritto. È un luogo dove l’arte e il gusto si rincorrono tra vicoli antichi e mercati storici, dove la passione per i motori si fonde con una tradizione culturale profonda e autentica.

Visitare Modena significa aprire una porta su bellezze che resistono al tempo. Dalle piazze Patrimonio dell’Umanità alle acetaie secolari, dai musei ai portici, ogni angolo custodisce un racconto in attesa di essere scoperto.

Tra torri, piazze e capolavori: la bellezza si svela a Modena

Le ragioni per visitare Modena lasciano un’impronta profonda. L’arte che incanta, il cibo che coccola e i motori che ruggiscono. E proprio dall’arte comincia il nostro viaggio nel cuore pulsante dell’Emilia Romagna.

Piazza Grande

Piazza Grande è la scenografia di secoli di vita pubblica e privata, di feste e mercati, di proteste e annunci ufficiali. Non a caso, nel 1997 l’UNESCO ha voluto tutelarla come Patrimonio dell’Umanità, riconoscendone non soltanto la bellezza architettonica ma anche il valore simbolico e culturale che racchiude.

Qui, infatti, svettano il Duomo, la Ghirlandina e il Palazzo Comunale, che formano un disegno potente e ricco di armonia, in cui ogni elemento restituisce una parte della storia di Modena. All’angolo del Palazzo, quasi nascosta ma carica di significato, si erge la Bonissima, statua medievale avvolta dalla leggenda, una donna semplice ma misteriosa, forse ricca e generosa, forse Matilde di Canossa, oppure simbolo di un’antica istituzione cittadina: il fascino risiede proprio in queste domande.

Ai piedi del Palazzo Comunale, un grosso masso rettangolare attira l’attenzione: è la Prera Ringadora, la pietra da cui, nel Medioevo, si arringava la folla. Oggi è muta, ma a saperla ascoltare rievoca voci di mercanti, predicatori, oratori e ribelli.

Il Duomo

Il Duomo a Modena

Fonte: iStock

Bellissimo Duomo di Modena

Quando nel 1099 Lanfranco mise mano al progetto della Cattedrale, probabilmente non immaginava che avrebbe lasciato una delle eredità più importanti della storia dell’architettura europea. Il Duomo di Modena è infatti una delle massime espressioni dell’arte romanica e un punto di riferimento per tutte le chiese che seguiranno.

Ciò che colpisce è l’armonia tra la struttura e la scultura. La facciata è un racconto scolpito nella pietra: merito del maestro Wiligelmo, che affida alle decorazioni il compito di dare voce alla spiritualità dell’uomo medievale. Mostri, alberi, viti, animali e figure bibliche si intrecciano in un forte simbolismo, che accompagna il fedele nel cammino verso la salvezza.

All’interno, la navata centrale custodisce tesori come il pulpito del 1322 e le lastre con i Rilievi della Genesi: tre scene che narrano la creazione, la colpa e la redenzione. Nella cripta, tra silenzi e penombra, riposa San Geminiano, patrono della città. Poco distante, un gruppo in terracotta di Guido Mazzoni, la Madonna della pappa, commuove con la semplicità realistica e la bellezza viva.

L’Orto Botanico

In città esiste poi un luogo inaspettato, ovvero l’Orto Botanico. Fondato nel 1758 per volontà del Duca Francesco III d’Este, è uno dei più antichi d’Italia e ancora oggi rappresenta un prezioso archivio verde della biodiversità mondiale.

Nato come giardino delle piante medicinali, si è via via arricchito grazie a esploratori, studiosi e mecenati come il Conte Cattaneo e il Generale Vaccari, che hanno donato campioni rari e affascinanti provenienti anche da Africa e Asia. Camminare tra le serre e i vialetti è un’esperienza immersiva e sorprendente, un viaggio nella scienza e nella meraviglia.

La Torre Ghirlandina

Alta, elegante, slanciata come una dama in festa: la Torre Ghirlandina è il simbolo indiscusso di Modena. Accanto al Duomo, ne condivide la storia e la funzione. Nata come campanile, ha avuto un ruolo centrale nella vita pubblica della città: le sue campane scandivano le ore, davano l’allarme, segnalavano eventi fondamentali.

Ma era anche una fortezza simbolica: al suo interno venivano custoditi i documenti più importanti del Comune, insieme a oggetti preziosi e simbolici, come la famigerata “Secchia rapita”, semplice secchio ma potente emblema di orgoglio modenese. All’interno, salendo fino alla Stanza dei Torresani, si possono ammirare capitelli scolpiti che narrano miti e leggende.

E se volete approfondire ancora di più, una tappa al Museo del Duomo e al Lapidario, in largo Porta Sant’Agostino, propone uno sguardo ancora più profondo su ciò che si nasconde sotto e dentro tali pietre millenarie.

Il Mercato Albinelli

Lo storico mercato degli Albinelli, Modena

Fonte: iStock

Lo storico mercato degli Albinelli

Varcare la soglia del Mercato Albinelli è come fare un balzo nel tempo, senza rinunciare al presente. Costruito nei primi anni del Novecento, è rimasto fedele alla sua forma originale: banchi in marmo, acqua corrente, igiene e qualità. Era una rivoluzione all’epoca, e oggi è un punto fermo per chi cerca autenticità e sapori veri.

In 1200 metri quadrati si concentrano 62 bancarelle, ognuna specializzata in una delizia. Tra frutta, formaggi, salumi e pane, si respira il profumo di una tradizione che resiste. Non mancano tavoli dove fermarsi a mangiare, per un pranzo informale ma straordinario, immersi nel cuore gastronomico di Modena.

Museo Enzo Ferrari

A Modena, il rombo dei motori non è solo un suono: è un’eco dell’anima. La passione per le auto da corsa è palpabile ovunque, ma trova la sua celebrazione più intensa nel Museo Enzo Ferrari, dedicato all’uomo che trasformò un sogno in leggenda.

Qui, in un padiglione futuristico che richiama il cofano di una Ferrari, si vive un’esperienza entusiasmante tra auto storiche, racconti biografici e installazioni audiovisive. Ogni cinquanta minuti parte uno spettacolo multimediale che ripercorre la vita di Enzo Ferrari, con immagini, suoni e atmosfere che emozionano anche chi non è un appassionato di motori.

Accanto al padiglione moderno, la casa natale di Enzo è stata restaurata e accoglie oggi il Museo dei Motori: un viaggio tecnico e affascinante tra ingranaggi e cilindri, tra officine e sogni meccanici. E per chi volesse proseguire, la visita continua a Maranello, dove batte forte il cuore della Formula 1.

La Galleria Estense

Non esiste visita a Modena che possa dirsi completa senza dedicare qualche ora alla Galleria Estense. Custodita nel Palazzo dei Musei, è una delle collezioni d’arte più importanti d’Italia, e riflette lo splendore di una delle corti rinascimentali più raffinate d’Europa.

Passeggiando tra le sale si incontrano capolavori di Piero della Francesca, Giovanni Bellini, Tiziano, Mantegna. Ma anche ceramiche, sculture, arazzi e arredi che raccontano la vita, il gusto e le ambizioni della famiglia d’Este.

Museo Civico d’Arte

Il Museo Civico d’Arte è una piccola enciclopedia visiva della storia di Modena e del mondo. Nato nel 1871, ha raccolto nel tempo donazioni, ritrovamenti e collezioni che oggi formano un patrimonio eclettico e affascinante. Reperti archeologici, opere medievali, strumenti musicali, tessuti, armi: ogni oggetto ha una storia e una voce.

Nel Palazzo dei Musei, è uno scrigno che merita tempo e attenzione, per scoprire non solo il passato di Modena, ma anche quello di tante civiltà lontane, grazie all’impegno di collezionisti illuminati come il conte Gandini e il marchese Coccapani Imperiale.

Tra sapori che scaldano il cuore e sentieri che raccontano la Storia

Modena centro storico

Fonte: iStock

Suggestivo scorcio del centro storico

C’è chi arriva a Modena per la bellezza delle sue chiese e chi per l’eleganza delle sue gallerie. Ma è quando ci si siede a tavola che la città emiliana rivela tutto il suo carattere: generoso, autentico, appassionato.

Non a caso, qui e in provincia sono nate alcune delle specialità italiane più conosciute al mondo. E non si tratta solo di tortellini (anche se questi piccoli capolavori di pasta ripiena meritano da soli il viaggio) ma anche di tortelloni, passatelli, lasagne con il ragù denso e ricco, del brodo che profuma la casa e scalda il cuore, delle tigelle che si aprono come scrigni per salumi saporiti.

Poi c’è il già citato gnocco fritto da gustare bollente, appena tolto dall’olio, magari con un velo di lardo o una fetta di prosciutto di Modena DOP. E ancora lo zampone e il cotechino, con i fagioli a completare un quadro che sa di casa, di inverni pieni e tavole lunghe.

In ogni pasto, il Parmigiano Reggiano accompagna con discrezione e forza, mentre il Lambrusco (quello autentico, DOC) aggiunge brio con le bollicine scure e il carattere deciso.

Ma se c’è un prodotto che più di tutti racchiude l’anima profonda di questa terra, è l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Un tesoro nero, denso, profumatissimo, che nasce da un lento, lentissimo processo di invecchiamento e da un sapere tramandato di generazione in generazione. Si può conoscere meglio nel sottotetto del Palazzo Comunale, tra travi antiche e luci soffuse, nell’Acetaia Comunale, dove si può compiere un viaggio sensoriale e culturale tra botti di legni diversi, profumi intensi e storie familiari. La visita guidata permette di conoscere la differenza tra l’IGP e il DOP, di capire come si ottiene quella densità quasi magica e di vedere da vicino gli strumenti e i tempi, lunghissimi, che fanno del condimento un’eccellenza assoluta.

Ancora, per chi desidera uscire dai confini cittadini e vivere l’anima verde di Modena, la Via Vandelli è un invito irresistibile. Non si tratta solo di un sentiero, ma di un vero e proprio viaggio attraverso i secoli, che unisce Modena a Massa passando per le Alpi Apuane. Furono le ambizioni del Duca di Modena a volerne la costruzione nel Settecento, affidandone la realizzazione all’architetto Domenico Vandelli da cui prese il nome.

Oggi è un percorso affascinante, da affrontare a piedi o in bicicletta, che regala panorami straordinari e il contatto con una natura ancora autentica. La prima tappa parte dal cuore stesso della città: si attraversa Piazza Roma con il Palazzo Ducale Estense, si saluta la Ghirlandina, si costeggia il percorso natura del Tiepido fino a Torre Maina. Da qui, la salita comincia e accompagna verso le prime colline, fino al Santuario di Puianello, dove termina la prima tappa, lunga 27 chilometri. Faticosa, certo, ma indimenticabile.

Categorie
Arte e cultura Bologna cicloturismo Città d'Arte Consigli mete storiche patrimonio dell'umanità turismo enogastronomico Viaggi Viaggi Relax

Come arrivare alla stazione di Bologna Centrale

Bologna è una meta sempre più amata dai visitatori italiani e internazionali. La Città dei Portici, Patrimonio dell’Umanità, si lascia scoprire sia a piedi che in bicicletta, svelando uno dei centri storici più belli e caratteristici del Paese, attrazioni dal fascino medievale e un’offerta culturale e gastronomica che conquista cuore e palato di chiunque.

Oggi la stazione di Bologna Centrale è al quinto posto per grandezza e volume di traffico tra le stazioni italiane: circa 78 mila mq attraversati in media da 159 mila persone ogni giorno, per un totale di circa 58 milioni l’anno. Dista circa 15 minuti a piedi dal centro della città e si raggiunge facilmente anche in autobus o in auto. Grazie alla sua posizione strategica, all’intersezione delle principali direttrici Nord-Sud ed Est-Ovest, vi convergono molte linee dall’Italia settentrionale, che proseguono lungo la linea appenninica (per Firenze e Roma) e la linea adriatica (Ancona, Pescara, Bari e Lecce). L’ingresso della stazione si trova in piazza delle Medaglie d’Oro. Ecco come arrivarci.

In auto

Se desiderate raggiungere la stazione di Bologna, l’uscita di riferimento dalla tangenziale è la numero 7/Stalingrado. Procedete poi in direzione centro di Bologna, raggiungendo Porta Mascarella, svoltando quindi a destra in direzione Viale Masini verso la stazione. Per i tempi bisogna considerare anche il traffico, che è sempre piuttosto sostenuto.

In autobus

Come detto, la stazione di Bologna Centrale si raggiunge facilmente a piedi dal centro. Se, però, avete bagagli pesanti e preferite prendere l’autobus, quasi tutte le linee urbane passano dalla stazione o nelle vicinanze. Tper gestisce il trasporto pubblico locale su gomma nei bacini provinciali di Bologna e Ferrara ed il trasporto passeggeri in ambito ferroviario regionale. Gli orari dei servizi urbani ed extraurbani si possono consultare sul sito della compagnia di trasporti.

Tra le linee che hanno fermate in corrispondenza della stazione di Bologna Centrale, ci sono:

  • Linea 25
  • Linea 27
  • Linea 32
  • Linea 94
  • Linea C

Dall’aeroporto

Per raggiungere la stazione di Bologna Centrale dall’aeroporto Guglielmo Marconi, si può usufruire del comodo sistema di trasporto su monorotaia “Marconi Express”, conosciuto anche come people mover di Bologna. Entrato definitivamente in funzione nel 2020, il servizio è attivo tutto l’anno, dalle 5:40 alle 24:00, con un treno ogni 7 minuti nell’ora di punta. Sono inoltre disponibili sconti per famiglie e gruppi. Il tempo di percorrenza è di circa 7 minuti e 20 secondi tra aeroporto e centro città. Il costo del biglietto è di 12,80 euro solo andata.

In alternativa, si può usufruire del servizio navetta gestito da TPER, “Aerobus”. Impiega circa venti minuti a percorrere il tragitto tra aeroporto e stazione, effettuando fermate intermedie. I biglietti hanno un costo di 6 euro per la corsa semplice da/per l’aeroporto, vanno convalidati direttamente sul bus e valgono per una corsa. Al di sotto del metro di altezza i bambini non pagano la corsa. Durante le principali fiere, il servizio aggiunge alle corse anche il collegamento diretto Aeroporto – Fiera District.

Come arrivare alla stazione di Bologna: info utili

Oltre alle opzioni che abbiamo visto, è possibile raggiungere la stazione di Bologna Centrale anche in taxi o usufruendo del servizio di  car sharing. Nel secondo caso, non bisogna far altro che prenotare l’auto, prelevarla e riconsegnarla successivamente, pagando in proporzione all’utilizzo che ne è stato fatto.

A Bologna il servizio di car sharing è gestito da Enilive SpA con il servizio “Enjoy”, e Omnibus società consortile diretta e coordinata da Tper con il servizio “Corrente”. Le vetture del secondo non possono, però, circolare all’interno del piazzale della stazione di Bologna Centrale (piazzale Medaglie d’Oro). I servizi di car sharing presentano alcuni vantaggi, come la circolazione nelle zone a traffico limitato, nella zona “T” (Rizzoli-Indipendenza-Ugo Bassi) e la sosta gratuita sulle strisce blu e nelle aree riservate ai residenti.

Categorie
Arte e cultura Città d'Arte Curiosità mete storiche Napoli Notizie patrimonio dell'umanità Viaggi

Napoli blinda il centro storico come Venezia: si valuta un ticket d’ingresso

Se pensiamo a Napoli inevitabilmente l’immagine che ci si scaglia davanti agli occhi  è una sinfonia di colori, profumi e suoni che incanta, tanto da attirare milioni di turisti ogni anno. La città ha vicoli che raccontano storia, arte e folklore con un centro storico dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO. Eppure, l’altra faccia della medaglia del boom di turismo è tangibile. Napoli, come Venezia e Firenze, si trova a fare i conti con l’overtourism, un fenomeno che rischia di compromettere l’equilibrio delicato tra il fascino della città e la qualità di vita degli abitanti.

Ipotesi di un ticket d’ingresso a Napoli

Dopo aver già proposto il ticket d’ingresso per San Gregorio Armeno per combattere l’overtourism, Napoli torna a parlare del numero eccessivo di turisti che visita il centro storico e dell’impatto inevitabile che ha. Una nuova proposta? Il l’accesso a pagamento, un po’ come è accaduto a Venezia, per chi visita la città in giornata.

Secondo alcune dichiarazioni, l’Amministrazione Comunale sta valutando di introdurre un ticket d’ingresso per turisti giornalieri, almeno per quelle aree più delicate e congestionate interne al centro storico. L’obiettivo? Duplice: da una parte regolamentare il flusso dei visitatori, dall’altra raccogliere fondi da reinvestire nella manutenzione urbana e nei servizi.

Le misure non sono una novità, altre località le hanno istituite e i risultati sono stati incoraggianti nel controllare il turismo di massa. Nonostante ciò a Napoli l’opinione si divide: alcuni operatori del settore temono che possa scoraggiare i visitatori, mentre per altri è ritenuta una misura indispensabile.

Il tema è diventato oggetto di acceso dibattito. Basti pensare che la notizia ha fatto il giro del mondo e il New York Times ha pubblicato un articolo piuttosto critico, spiegando che la città risulterà molto scoraggiante, specialmente per i più giovani.  Il sindaco Gaetano Manfredi, consapevole delle preoccupazioni, ha sottolineato come il turismo rappresenti una straordinaria opportunità economica, ma ha anche ammesso l’urgenza di una gestione più responsabile.

La proposta di introdurre un ticket d’ingresso a Napoli resta dunque sul tavolo, mentre cittadini, operatori turistici e amministratori discutono su come trasformare una sfida in una nuova occasione di crescita sostenibile.

La sfida dell’overtourism

Gli ultimi tempi hanno mostrato molte città italiane protagoniste del fenomeno del turismo “mordi e fuggi”, con visite rapide e poco rispettose che hanno sovraccaricato i servizi persino arrivando a causare un’alterazione del mercato immobiliare, e mettendo in difficoltà i residenti. In prima linea, Venezia che, come pioniera, ha introdotto un ticket d’ingresso per i visitatori giornalieri. Lo stesso avverrà sulle Dolomiti dove si limiterà l’accesso alle celebri Tre Cime di Lavaredo. E Napoli? Nel 2025 ha registrato numeri da record: 14,5 milioni di presenze turistiche con un +15% rispetto all’anno precedente.

Proprio questi dati hanno fatto pensare a misure simili a quelle di un ticket d’ingresso. Il boom? Sicuramente i numerosi collegamenti con treni alta velocità e voli low cost, ma a contribuire sono poi set di serie Tv cult come L’Amica Geniale e Mare Fuori che hanno trasformato la percezione della città. Se da un lato hanno portato nuova linfa economica, dall’altro hanno acuito problemi come l’inflazione immobiliare e il proliferare degli affitti brevi, rendendo sempre più difficile per i residenti trovare una casa.

Categorie
Arte e cultura Città d'Arte eventi Ferrara mostre Notizie patrimonio dell'umanità turismo enogastronomico Viaggi

Ferrara brilla da 30 anni tra i patrimoni UNESCO: gli eventi della città del rinascimento

Dal 1995 Ferrara è stata riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità UNESCO con il titolo di Città del Rinascimento e proprio nel 2025, per festeggiare i 30 anni ha organizzato un calendario di tantissimi eventi da maggio a dicembre per poter animare la città. Dalla cucina d’autore all’anima ciclistica, spaziando per mostre e visite guidate: vediamo insieme quali sono gli eventi da non perdere.

30 anni di Patrimonio UNESCO per Ferrara

Il riconoscimento come Patrimonio UNESCO è arrivato nel 1995 e dopo 30 anni la città è pronta a festeggiare in grande stile. Il calendario? Molto ambizioso. Sono 31 gli eventi che animeranno la città. Dal ritorno dello storico palio di Ferrara al 31 maggio, preceduto dal corteo in costume del 24 ai numerosi spettacoli musicali. Sono previste poi tantissime mostre, alcune delle quali fotografiche o con installazioni artistiche e ovviamente non possono mancare visite guidate ai palazzi storici: tutti modi pensati per coinvolgere i visitatori e far emergere l’anima rinascimentale della cittadina.

Il 2025 è anche l’occasione per valorizzare i tesori architettonici della città: gli interventi di restauro che hanno coinvolto palazzo dei Diamanti e Schifanoia sono visitabili. In più, con le iniziative “in bici nel Rinascimento” si uniscono i tour tra le bellezze artistiche e la promozione di un turismo sostenibile su uno dei mezzi che da sempre caratterizza la città. Possiamo dire che il 2025 sarà un anno davvero speciale per Ferrara che vive il trentennale non solo come una ricorrenza ma come l’occasione per accendere i riflettori sulla città rinascimentale che ha saputo custodire il proprio spirito senza smettere di rinnovarsi. Perché Ferrara, oggi più che mai, è un patrimonio da condividere con una festa che durerà 8 mesi e coinvolgerà oltre 30 appuntamenti già calendarizzati, alcuni dei quali gratuiti.

Gli eventi imperdibili per i 30 anni di Ferrara Patrimonio UNESCO

Dal calendario ufficiale degli eventi di Ferrara per i 30 anni dalla dichiarazione di Patrimonio UNESCO spiccano questi appuntamenti:

  • Giardini aperti. il 4 maggio. 10:00-13:00/14:00-18:00 – Giardino di Palazzo Schifanoia
  • Il palio in mostra. maggio/giugno – Sede storica “Pistelli e Bartolucci” – Corso Giovecca, 2/4
  • Interno verde. 10 e 11 maggio ~ – Giardini pubblici e privati
  • Ferrara musica extra. Stephen Waarts (violino), musiche di  Béla Bartók e J.S. Bach 21 maggio ~ 20:30 – Palazzo Schifanoia
  • Il magnifico corteo. 24 maggio ~ 20:45 – Corso Giovecca – Centro Storico
  • Il palio di Ferrara. 31 maggio ~ 20:00 – Piazza Ariostea
  • Morricone suona Morricone. 25 giugno ~ 21:00 – Piazza Ariostea
  • In bici nel rinascimento. Far scoprire la Città e i luoghi UNESCO dal punto di vista di un ciclista 28 giugno – 1° percorso – Visita Mura Estensi
  • In bici nel rinascimento. Far scoprire la Città e i luoghi UNESCO dal punto di vista di un ciclista 29 luglio – 2° percorso – Visita Città Medioevale
  • Scopri la Ferrara rinascimentale patrimonio UNESCO. Visite guidate a partenza fissa tutte le domeniche da settembre a dicembre ~ 10:30 – a pagamento
  • Ferrara città europea del Rinascimento. Mostra fotografica di Pierluigi Benini dal 15 settembre al 30 novembre – Rotonda Foschini
  • Visite del FAI. 11 e 12 ottobre – Palazzo Prosperi Sacrati e Palazzo Massari
  • Monumenti aperti. 18 e 19 ottobre – inaugurazione anteprima serale 17 ottobre Visite guidate dagli alunni delle scuole primarie e secondarie di I grado a palazzi storici della città
  • LA CENA DI GALA DEGLI ESTE. Il Gran Banchetto Rinascimentale di Messisbugo con lo CHEF CRACCO ottobre
Categorie
Arte e cultura Città d'Arte Idee di Viaggio patrimonio dell'umanità Torino Viaggi

Destinazione Venaria Reale, la residenza di caccia del re d’Italia

Venaria Reale è un affascinante comune della provincia di Torino, cittadina che tra le sue strade nasconde tantissimi gioielli architettonici da visitare. Uno di questi è proprio la Reggia di Venaria Reale, una delle residenze sabaude più importanti, che per la sua rilevanza e indiscutibile bellezza è stata persino dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco. Non vi sorprenderà sapere, quindi, che a causa della sua magnificenza viene spesso paragonata alla Reggia di Versailles, in Francia.

Un po’ di storia

La Reggia di Venaria Reale, commissionata dal duca Carlo Emanuele II di Savoia agli architetti di corte Amedeo di Castellamonte e Michelangelo Garove, fu fatta edificare a partire dal 1658. Il duca voleva una residenza per le battute di caccia nella brughiera torinese. I lavori si protrassero almeno fino al 1675 quando il borgo di Venaria e il regale palazzo erano già in buona parte completati: quantomeno, era finita la reggia di Diana, cuore della struttura. Lo sviluppo dell’edificio, in realtà, non si interruppe. Vari episodi ne hanno segnato le sorti e le destinazioni: assedi di truppe ostili (i francesi nel 1706, per esempio), Filippo Juvarra che subentra nella direzione del progetto e dei lavori, la dominazione napoleonica, la trasformazione in caserma, centro nevralgico della cavalleria sabauda, scuola militare di equitazione, il progressivo degrado fino al 1978.

Fu nel 1978 che la struttura passò alla Soprintendenza e nel 1998 iniziò l’imponente opera di restauro con lo sblocco di fondi nazionali ed europei. La Reggia di Venaria Reale è stata riaperta il 12 ottobre 2007; periodicamente, da allora, sono recuperati e riaperti nuovi spazi: è la più grande opera di conservazione di un bene culturale mai realizzata in Europa. 100 mila metri quadrati della superficie dell’intero complesso sono stati restaurati, 9500 metri quadrati di stucchi recuperati, mille di affreschi riportati alla luce. Gli ettari di giardini della Reggia di Venaria Reale già visitabili sono 50, 200 mila le nuove piantumazioni, 11 i milioni di litri d’acqua nella peschiera, 4500 i metri quadrati delle Scuderie Juvarriane.

Cosa visitare presso la Reggia di Venaria Reale

L’itinerario di visita della Reggia di Venaria Reale parte, ovviamente, dalle biglietterie: qui potrete trovare indicazioni sui percorsi alla scoperta di questo edificio monumentale che vanta alcune delle più sublimi espressioni del barocco piemontese (va specificato, tuttavia, che è assolutamente consigliato prenotare e acquistare in anticipo, scegliendo giorno e ora, il proprio ingresso, anche perché in alcuni periodi dell’anno l’accesso è limitato a un preciso numero di persone).

Attraverserete quindi la Sala di Diana progettata da Amedeo di Castellamonte, la Galleria Grande e la Cappella di Sant’Uberto, con l’immenso complesso delle Scuderie Juvarriane, opere settecentesche di Filippo Juvarra, le fastose decorazioni, la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore, punte sfavillanti del “Teatro di storia e magnificenza”. Non perdete il percorso espositivo dedicato ai Savoia, che accompagna il visitatore lungo quasi duemila metri, tra piano interrato e piano nobile della Reggia. E informatevi sulle mostre temporanee, sempre molto interessanti.

Reggia di Venaria, interni

Fonte: iStock

Una delle sale della Reggia di Venaria

Recatevi poi ai Giardini della Reggia di Venaria Reale. Il recupero di questo gioiello verde a ridosso della residenza reale è stato qualcosa di prodigioso. Intorno agli anni 2000, i giardini erano in una condizione tale da non consentire neanche più la possibilità di percepire i frammenti della conformazione originale sei-settecentesca. Oggi sono un elegante, virtuoso e fascinoso dialogo tra antico e moderno. Andate alla ricerca dell’Hercole Colosso, che dialoga con opere di artisti contemporanei come Giuseppe Penone e Giovanni Anselmo; apprezzate, sullo sfondo, le prospettive e l’ampiezza del panorama naturale animato dai boschi del Parco La Mandria e dalla catena montuosa delle Alpi. Inaugurati nel 2007, i “giovani” giardini della Reggia di Venaria Reale sono sempre ogni giorno più belli, poiché rappresentano un vero e proprio connubio tra antico e moderno.

Immancabile la visita al Parco La Mandria

Conclusa la visita del complesso della Reggia, spostatevi verso il Parco La Mandria. Situato tra i torrenti Stura di Lanzo e Ceronda, a nord-ovest di Torino e Venaria Reale, è stato istituito nel 1978 dalla Regione Piemonte per salvaguardare i più di tremila ettari di territorio che Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia, aveva racchiuso con un muro di cinta, a metà XIX secolo. Lungo più di 35 chilometri, il muro di cinta era pensato per proteggere gli edifici storici presenti in quella che per il sovrano era una vera e propria riserva di caccia. Nel Parco oggi vivono liberamente e allo stato semibrado diverse specie di animali selvatici e domestici. È, inoltre, il più significativo esempio di foresta planiziale ancora presente nella regione.

La Mandria è anche sede di un’altra delle residenze sabaude, gli Appartamenti Reali di Borgo Castello – quelli abitati da Rosa Vercellana, la Bela Rosin, prima amante, poi moglie morganatica di Vittorio Emanuele II – e comprende un considerevole patrimonio storico-architettonico costituito da una ventina di edifici tutelati, tra cui le antiche cascine un tempo abitate dai mezzadri di sua maestà, i resti di un ricetto medievale, due reposoir di caccia chiamati la Bizzarria e la Villa dei Laghi e la Cascina Rubbianetta. Se avete in mente un weekend romantico o un soggiorno in famiglia all’insegna della natura, non dimenticate che all’interno del parco di Venaria Reale è possibile soggiornare nella foresteria “La Dimora de La Mandria” che si trova nella Cascina Rubbianetta, cooperativa agricola e centro del cavallo.

Vasta oasi naturale, il Parco La Mandria è luogo e occasione unica dove è possibile vivere esperienze rare, inedite, sorprendenti: sulle tracce dei suoi luoghi di “silenzio”, degli “odori naturali” o “immersi” nel buio del bosco, dalle passeggiate e trekking per i sentieri o percorrendo gli stessi in bicicletta o a cavallo, dalla scoperta della flora e fauna selvatica, alle escursioni guidate per le brughiere di Venaria Reale alla ricerca della vegetazione del sottobosco o sui giacimenti secolari dei resti fossili, all’opportunità stessa, più in generale, di cogliere e immergersi nel ritmo lento del divenire naturale.

Orari, prezzi e info utili

La Venaria Reale è aperta dal martedì alla domenica, con orari che vanno dalle ore 9.30 alle 17 (l’ultimo ingresso è previsto alle 16). Diversa è la situazione nel weekend e durante i festivi, perché l’orario seguito è quello che va dalle 9.30 alle 18.30. Nel corso dell’anno, inoltre, sono previste anche diverse aperture straordinarie, come in occasione delle festività di Pasqua, Festa della Liberazione e Festa dei Lavoratori (orario 9:30 – 19:30); i lunedì di maggio (ore 9:30 alle 17); lunedì 2 giugno (del 2025) dalle ore 9:30 alle 18.30.

A disposizione dei visitatori ci sono varie tipologie di ingresso che prevedono la visita a più o meno attrazioni. Chi vuole scoprire la Reggia con la Scuderia Grande Juvarriana e i Giardini dovrà pagare un biglietto intero (sono chiaramente disponibili anche i ridotti) di 16 euro. Oppure si possono visitare solo i Giardini per 5 euro o il Castello della Mandria per 8. In caso di mostre in corso, si può ottenere un ticket di 20 euro che permette anche di ammirare le diverse esposizioni.

Infine, è bene sapere che la Reggia di Venaria dista più o meno 10 chilometri dalla città di Torino: può essere facilmente raggiunta in auto, in treno, in bus, in aereo o persino in bici.

Reggia di Venaria Reale, Piemonte

Fonte: iStock@Faabi

Veduta della Reggia di Venaria Reale
Categorie
Arte e cultura Asia Cina montagna patrimonio dell'umanità Posti incredibili vacanza natura Viaggi Viaggi Avventura

Huangshan, montagna incredibile: le nuvole danzano tra pini millenari

Nel cuore della provincia cinese di Anhui si erge una montagna che sembra nata dai sogni. Il suo nome è Huangshan, e per i cinesi è “la montagna strana numero uno”, un luogo che sfida la logica e conquista il cuore. Le sue vette di granito si innalzano come dita verso il cielo, accarezzate da una nebbia danzante che sembra viva, e le nuvole non si limitano a passare: fluttuano, si avvolgono ai pini millenari, si fondono con le rocce in una coreografia che lascia senza fiato.

Un simile e straordinario paesaggio ha guadagnato a Huangshan l’onore di essere inserita tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Ed è davvero difficile trovare un altro luogo che possa vantare la stessa combinazione di poesia naturale e potenza geologica.
Le montagne si estendono su una superficie di 1200 chilometri quadrati e raggiungono la loro vetta massima al Picco del Loto, che svetta a 1864 metri. Il clima monsonico subtropicale regala atmosfere cangianti, mentre la flora (con oltre 1400 specie) e la fauna, ricca di centinaia di specie selvatiche, rendono questo paradiso terrestre un rifugio di biodiversità e vibrante bellezza.

Huangshan è un’esperienza mistica e chiunque rimane ammaliato dalle sue “cinque meraviglie”: le forme uniche dei suoi pini, le rocce scolpite dal tempo, il Mare di Nuvole, le sorgenti termali e la neve che a volte dipinge i paesaggi come in una fiaba invernale. Ma il viaggio inizia davvero quando ci si addentra tra le cascate, le vette leggendarie e gli alberi che sembrano provenire da un dipinto antico.

Le maestose tre cascate

Il suono dell’acqua che cade rompe il silenzio della montagna e accompagna il cammino del viaggiatore in un concerto naturale che risveglia i sensi. Le cascate di Huangshan non sono semplici corsi d’acqua, ma opere d’arte scolpite nella roccia, ognuna con il proprio ritmo e la propria anima.

La Cascata Jiulong, la più maestosa tra tutte, scende in nove livelli successivi, creando un effetto scenografico che lascia incantati. Ogni salto dà vita a una piscina naturale, in cui la luce si rifrange e danza come se anche l’acqua volesse partecipare al gioco eterno delle nuvole.

Diversa ma altrettanto affascinante è la Cascata Renzi, conosciuta anche come Double Dragon per la sua forma a Y. Qui, l’acqua si biforca come due draghi che scendono dalle montagne, sfidando la gravità e accarezzando le pareti di pietra in una discesa fluida e potente.

Infine, la Cascata Baizhang incarna l’essenza del salto vertiginoso. L’acqua si getta nel vuoto con forza e grazia e ricrea un’atmosfera di energia e stupore. È uno spettacolo che cattura il respiro, una discesa che sembra voler toccare le profondità della terra per poi risalire nei sogni di chi osserva.

Le vette millenarie

Monti Huangshan

Fonte: iStock

Straordinari Monti Huangshan

Ogni cima di Huangshan ha un nome, un volto e una leggenda. Non sono soltanto rilievi geografici, ma presenze vive che raccontano storie e offrono visioni. Scalare le vette è un atto di contemplazione, un dialogo intimo tra essere umano e natura.

Il Picco Tian Du regala vedute che si aprono come ventagli sulla catena meridionale. Qui si ha la sensazione di dominare il mondo, mentre il vento porta con sé antichi sussurri.

Il Picco del Loto, il più alto, richiede impegno per essere raggiunto, ma una volta in cima la sua forma che richiama i petali di un fiore sacro apre il cuore alla meraviglia. Il percorso è ripido, ma la ricompensa è un paesaggio che resta scolpito nella memoria.

Il Vertice Luminoso, con le sue zone pianeggianti, è il luogo ideale per fermarsi ad ammirare il sorgere o il calare del sole. Le luci dorate accarezzano le rocce e le trasformano in sculture viventi.

Il Picco Aoyu evoca leggende antiche: la sagoma ricorda una tartaruga gigante che porta tesori sul dorso, quasi a voler proteggere la ricchezza spirituale del territorio.

Il Picco del Leone è famoso per la vista dell’alba, ma soprattutto per il Monkey Watching the Sea: una formazione rocciosa che, da un certo punto di vista, mostra una scimmia seduta, assorta a osservare il Mare di Nuvole. È uno degli scorci più fotografati, e non c’è da stupirsi: la pietra si fa creatura, e lo sguardo del primate diventa il nostro.

Suggestiva anche la Roccia Volante, in equilibrio precario su una piattaforma stretta, come se fosse caduta dal cielo e si fosse posata lì, sospesa tra il possibile e l’impossibile.

E se si cerca una sfida, la Scala delle Nuvole dei Cento Gradini è pronta a mettere alla prova. Duecento gradini incisi nella montagna conducono verso l’alto, tra paesaggi di un sogno taoista.

I famosi pini di Huangshan

Non si può parlare di Huangshan, tappa imperdibile di un viaggio in Cina, senza citare i suoi dieci pini. Alberi antichi, solitari, nati in luoghi impensabili, sospesi tra il cielo e l’abisso. Crescono dalla roccia, sfidano il vento e abbracciano le nuvole.

Il più noto è il Pino di Benvenuto per gli Ospiti, dai rami allungati che sembrano accogliere il visitatore in un gesto di saluto. È un’icona di ospitalità, un “albero che sorride” con le braccia aperte. Il Pino d’Addio, al contrario, rappresenta il distacco: anch’esso con rami distesi, ma rivolti altrove, come se accompagnasse l’ospite sulla via del ritorno.

Tra i più poetici c’è poi il Pino di Putuang, che con la forma a cuscino incarna la quiete, la pace che si prova nel lasciarsi andare alla contemplazione.

Il Pino Arpa, con i rami eleganti, evoca melodie silenziose e sembra suonare una sinfonia invisibile che si diffonde nell’aria frizzante del mattino.

Affascinante è anche l’Esplorando Ocean Pine, sospeso su una scogliera e proteso verso l’infinito. È il simbolo di chi cerca, di chi non si accontenta dello sguardo verso il basso.

I due tronchi della Coppia di Pini parlano d’amore: uniti, inseparabili, condividono lo stesso spazio e la stessa luce, amati dai viaggiatori romantici.

Più possente è il Pino Tigre Nero, con i rami forti e piegati come zampe di un felino in attesa. Un’immagine che trasmette forza e protezione.

Il Pino Artiglio del Drago sembra voler afferrare la montagna con le sue radici esposte: simbolo di coraggio e tenacia, ricorda che anche nei luoghi più ostili si può fiorire. Il Pino Guida si piega verso il sentiero, quasi a voler indicare la via. Un compagno di viaggio che non parla, ma sa orientare.

Infine, il Pino Kirin, che somiglia alla leggendaria creatura cinese, racchiude in sé grazia e potenza, la stessa dualità che caratterizza tutta Huangshan.