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Esiste un museo delle “mini meraviglie”: un viaggio in miniatura a Tokyo

Immaginate di attraversare Tokyo e, all’improvviso, trovarvi davanti a un mondo grande quanto una stanza, ma in grado di racchiudere al suo interno l’intero pianeta. Strade animate, monumenti storici, città che si illuminano al tramonto, razzi NASA pronti al decollo e perfino personaggi degli anime giapponesi che camminano tra i palazzi, ma tutto in miniatura.

Questo posto esiste davvero e si chiama Small Worlds Tokyo: il museo delle “mini meraviglie” che trasforma la realtà in un universo in scala ridotta ma dal fascino immenso, che ci ricorda quanto sia enorme e affascinante il patrimonio culturale, storico e paesaggistico in cui viviamo. Un mondo che dovremmo curarci di preservare e valorizzare, oggi più che mai.

Un viaggio memorabile nel mondo in miniatura

Nato nel 2020 sull’isola artificiale di Ariake, nel cuore avveniristico di Tokyo, Small Worlds è considerato uno dei più grandi musei di miniature dell’Asia. Al suo interno si attraversano otto mondi diversi, tutti in scala 1:80, dove ogni dettaglio, dalle persone ai treni in movimento, dalle luci dei grattacieli ai paesaggi naturali, è realizzato con una precisione assoluta.

Un viaggio incredibile tra luoghi reali e fantasiosi, dove tutto ricorda quanti tesori da ammirare esistono nel mondo. C’è la riproduzione dello Space Center della NASA negli Anni ’60, con un minuscolo razzo Saturn V pronto a decollare, ma anche una Tokyo futuristica popolata dagli Evangelion e i quartieri magici di Sailor Moon, con tanto di stradine, negozietti e personaggi in miniatura.

Ogni area si anima grazie a suoni, effetti luminosi e movimenti che rendono queste scenografie vive e pulsanti, come se il tempo scorresse davvero al loro interno.

Una delle aree più suggestive del museo? Il Global Village, un viaggio straordinario attraverso i Paesi dell’Asia e dell’Europa ricreati proprio com’erano agli inizi del ’900, nel pieno della Rivoluzione Industriale. Qui, la realtà e la fantasia si fondono: si incontrano villaggi steampunk in cui draghi e dirigibili convivono con minatori e artigiani, biblioteche magiche che custodiscono la saggezza del mondo e piccoli villaggi in cui vivono creature immaginarie.

Ogni scena rappresentata racconta l’incredibile diversità di climi, ambienti, culture e vite lungo le strade di un mondo così grande, ma in scala 1:80.

La vera chicca di Small Worlds? Potete entrare voi stessi nel museo. Con un sofisticato scanner 3D, i visitatori possono farsi “miniaturizzare” e creare una versione mini di sé stessi. Si può scegliere di portarla a casa come souvenir oppure diventare “residenti”, lasciando la propria mini-figura in esposizione per un anno intero all’interno di uno dei mondi del museo.

E per chi ama mettere le mani in pasta, ci sono divertenti laboratori di modellismo in cui tutti, adulti e bambini, possono creare minuscoli diorami, città o paesaggi personalizzati.

Dove si trova e come visitarlo

Small Worlds Tokyo si trova nel quartiere di Ariake, nell’area futuristica di Odaiba, una delle isole artificiali più suggestive della capitale giapponese. È facilmente raggiungibile dal centro città attraversando il celebre Rainbow Bridge o con la linea Yurikamome (fermata Ariake-Tennis-no-Mori).

Il museo è aperto quasi tutti i giorni dell’anno e rappresenta una tappa perfetta in città anche in caso di pioggia, grazie ai suoi spazi completamente al coperto.

Si trova inoltre a breve distanza dall’aeroporto di Haneda (che si è classificato secondo nei World’s Best Airport Washrooms 2025), e ciò rende il museo una meta ideale per una visita di qualche ora anche durante uno scalo a Tokyo.

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Guachimontones, alla scoperta delle misteriose piramidi circolari del Messico

Nel cuore dello stato di Jalisco, non lontano da Guadalajara, si trova uno dei siti archeologici più misteriosi del Messico: Guachimontones, un luogo che sembra sfidare tutte le leggi dell’architettura precolombiana. La sua unicità? Le piramidi non sono come quelle di Teotihuacán o Chichén Itzá, ma perfettamente circolari.

Un complesso unico al mondo, che racconta la storia di una civiltà misteriosa, quella dei Teuchitlán, che tra il 300 a.C. e il 900 d.C. sviluppò una delle culture più affascinanti e meno conosciute di sempre. Tra cerchi concentrici, altari e piattaforme ricoperte dal verde, il sito dei Guachimontones, Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, è un viaggio nel tempo che merita di essere vissuto.

Un sito archeologico unico al mondo

Per secoli, le piramidi circolari uniche al mondo del sito dei Guachimontones sono rimaste sepolte dalla vegetazione, protette dal silenzio e dal tempo. Sono state riportate alla luce solo di recente, negli Anni ’90 (ed erano state scoperte ufficialmente negli Anni ’70), ma resta da scoprire molto altro, vista la grande estensione dell’area archeologica: su 90 ettari ne è stato esplorato solo l’1,3%.

La grande differenza rispetto ai classici templi a gradoni che tutti noi conosciamo? Le piramidi sono concentriche e circondate da piattaforme, templi e campi cerimoniali disposti in perfette geometrie.

Piramidi circolari tra mistero e cerimonie

Al centro del sito spicca quello che è stato chiamato El Gran Guachi, la più grande piramide con un diametro di 27 metri e 52 gradini concentrici. Salire quassù è un’esperienza meravigliosa.

Tutt’attorno si dispongono 12 piattaforme che simboleggiavano il legame fra uomo, cielo e terra. Infatti, sebbene la cultura Teuchitlán rimanga avvolta nel mistero, poiché non lasciò testi scritti, queste costruzioni sanno testimoniare un alto livello di conoscenza astronomica e urbanistica: gli archeologi ipotizzano che le piramidi servissero per riti religiosi e cerimonie comunitarie, ma anche come luoghi di osservazione del cielo e delle stagioni.

Qui si svolgevano cerimonie in onore del dio del vento Ehécatl e si pensa che tali riti prevedessero anche la cerimonia dei Voladores (tradotto in “volanti”): un sacerdote saliva su un palo, posto sulla cima delle piramidi, per rendere omaggio alla divinità. Quello di Guachimontones è uno dei siti più antichi in cui si è rilevata questa tradizione, che si credeva fosse più profondamente radicata tra gli Aztechi e i Totonac del Messico centrale e orientale.

A completare il misterioso sito di Guachimontones finora conosciuto sono anche un anfiteatro e alcune terrazze ed edifici più piccoli.

Oggi, passeggiando tra le sue rovine, si percepisce un’atmosfera sospesa: il vento che soffia sulle piramidi di pietra perfettamente concentriche sembra raccontare storie di antichi sacerdoti, danze rituali e offerte agli dei venerati dalle antiche civiltà. È un luogo che affascina archeologi e viaggiatori, che hanno la possibilità di visitarlo (grazie al Centro Interpretativo di Guachimontones) per immergersi in un paesaggio sospeso nel tempo dove si respira l’equilibrio perfetto tra armonia e mistero.

Dove si trova il sito archeologico

Le piramidi circolari del sito di Guachimontones si trovano nel comune di Teuchitlán, nello stato di Jalisco, vicino al lago di Teuchitlán. Si può raggiungere l’area in circa un’ora d’auto da Guadalajara (65 km), la seconda città più grande del Messico. Ci sono anche diversi tour organizzati che partono ogni giorno dal centro della città.

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Viaggio in Guatemala alla scoperta del sito archeologico di Tikal

Chiunque stia organizzando un viaggio in Guatemala, non può rinunciare a una delle tappe più belle e suggestive: il sito archeologico di Tikal, l’antica città-stato Maya situata nel nord del Paese. Situato nel cuore della giungla del Petén, questo straordinario sito archeologico è uno dei centri più importanti dell’antica civiltà Maya e oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Tra piramidi imponenti che svettano sopra la foresta e sentieri popolati dal richiamo delle scimmie urlatrici e dal canto degli uccelli tropicali, la visita a Tikal è un’esperienza che unisce natura e storia in modo unico. Anche se molte delle sue strutture sono già state portate alla luce, gran parte della città resta ancora nascosta sotto la vegetazione e gli scavi continuano a rivelare nuovi dettagli di questo affascinante passato.

Il sito archeologico di Tikal fu scelto anche da George Lucas, che qui ambientò alcune scene di Star Wars: Episodio IV-Una nuova speranza. Il Tempio IV, con i suoi 57 metri di altezza, fu utilizzato come punto di osservazione della base ribelle. Salire fino alla sua cima vi regalerà non solo un panorama mozzafiato sulla giungla, ma anche la suggestione di trovarvi dentro una scena da film!

La storia dell’antica città-stato di Tikal

Non è un caso che il Guatemala venga definito il cuore pulsante del mondo Maya. Tra le sue città più straordinarie spicca Tikal, la più vasta dell’epoca precolombiana e un tempo una delle maggiori potenze politiche ed economiche della regione.

Dopo secoli di prosperità, Tikal visse un periodo turbolento: fu invasa dai Teotihuacani, popolazione proveniente dall’area dell’attuale Città del Messico. Le dinamiche storiche di quell’epoca restano in parte avvolte nel mistero e ancora oggi gli archeologi cercano di ricostruirne gli eventi, intrecciando leggende, reperti e nuove scoperte.

Rovine a Tikal

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Le rovine di Tikal immerse nella giungla

Cosa vedere a Tikal

Il sito archeologico di Tikal è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove ogni angolo racconta un frammento della storia Maya. Il percorso inizia dalla Gran Plaza, dominata dal Tempio I o Tempio del Gran Giaguaro, costruito come sepoltura del re Ah Cacao, e dal Tempio II, detto delle Maschere, entrambi simboli del potere della città.

Accanto si trovano l’Acrópolis del Norte, con le sue antiche strutture risalenti al 600 a.C., e l’Acrópolis Central, un labirinto di cortili e sale probabilmente residenze nobiliari. Spostandosi a ovest si incontra il Tempio III, risalente all’810 d.C., che conduce lungo la Calzada Tozzer al maestoso Tempio IV: con i suoi 65 metri è l’edificio più alto del sito e offre una delle viste panoramiche più spettacolari della giungla.

Da non perdere anche il Tempio V, alto 57 metri, e la vicina Acrópolis del Sur, ancora in fase di scavo. Poco distante, la Plaza de los Siete Templos colpisce per i suoi edifici cerimoniali e per i campi da gioco della palla. Infine, meritano una visita il complesso di El Mundo Perdido, con la sua piramide preclassica, e il suggestivo Tempio VI delle Iscrizioni, più isolato.

Come raggiungere Tikal in Guatemala

Trovandosi in una zona remota del Guatemala, Tikal è raggiungibile esclusivamente con uno shuttle o bus turistico. Il punto di partenza ideale è la città di Flores e potete acquistare esclusivamente il biglietto del trasporto o quello compreso del biglietto d’entrata. La stagione perfetta per visitare Tikal è quella secca, ossia da novembre ad aprile, con febbraio e marzo quali mesi ideali in termini di afflusso turistico.

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Hattusa, l’antica capitale perduta degli Ittiti nascosta tra foreste e misteri millenari

Immersa tra colline e foreste dell’Anatolia centrale, Hattusa è una delle mete archeologiche più affascinanti della Turchia. Antica capitale dell’Impero ittita, custodisce ancora oggi le tracce di una civiltà che, nel II millennio a.C., dominava gran parte dell’Asia Minore.

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1986, questa città perduta è un luogo capace di trasportare i visitatori indietro di oltre tremila anni, tra mura ciclopiche, porte monumentali e panorami che raccontano un glorioso passato ormai svanito.

La storia millenaria di Hattusa e le sue rovine monumentali

Hattusa fu capitale degli Ittiti in due diversi periodi, fino al suo declino attorno al 1200 a.C., quando venne in gran parte distrutta e abbandonata. Nonostante il tempo abbia cancellato buona parte del suo splendore, il sito archeologico permette ancora oggi di ammirare la potenza e l’ingegno di questa civiltà. La città era protetta da possenti mura, le cui sezioni ricostruite e le celebri porte cerimoniali rappresentano le attrazioni principali.

Tra queste spicca la Porta della Terra (Yer Kapı), una struttura di gallerie e corridoi sotterranei costruita con un innovativo sistema di falsi archi, che i visitatori possono ancora percorrere. Ugualmente iconica è la Porta del Leone (Aslanlı Kapı), ornata da due statue di leoni scolpiti nella pietra, che avevano il compito simbolico di proteggere la città dagli spiriti maligni.

Il percorso di visita si sviluppa per circa 5 km, attraversando la città bassa e quella alta. In 2-3 ore di cammino si possono scoprire i resti di templi, fortezze, abitazioni e complessi amministrativi, con vedute spettacolari sul paesaggio circostante.

Cosa vedere ad Hattusa

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Rovine del Grande Tempio nel sito archeologico di Hattusa

A completare l’esperienza c’è il Museo di Boğazköy, situato nel vicino villaggio di Boğazkale, dove sono esposti reperti originali provenienti dagli scavi e pannelli informativi che aiutano a comprendere meglio la vita quotidiana degli Ittiti.

Come visitare Hattusa: orari, accesso e consigli pratici

Il sito archeologico di Hattusa si trova vicino al villaggio di Boğazkale, nella provincia di Çorum, a circa 200 km da Ankara e più o meno alla stessa distanza dalla Cappadocia. Le città più vicine sono Sungurlu (30 km) e Yozgat (40 km).

L’opzione più comoda per i viaggiatori è noleggiare un’auto, che consente di raggiungere l’area con maggiore libertà. In alternativa, si può optare per i mezzi pubblici: da Ankara partono autobus diretti a Sungurlu (circa 3 ore di viaggio, costo 5-6 €), da cui proseguire con un dolmuş, il tipico taxi collettivo, fino a Boğazkale. Da Istanbul il tragitto è più lungo (9-10 ore di autobus), mentre dalla Cappadocia esistono collegamenti giornalieri verso Yozgat (4 ore, circa 10 €).

Gli orari di apertura del sito sono: 8:30 – 17:00 dal 1 ottobre al 30 aprile e 8:30 – 19:00 dal 1 maggio al 30 settembre, senza giorni di chiusura. Il biglietto d’ingresso costa circa 3 €, lo stesso prezzo richiesto per visitare il Museo di Boğazköy.

Visitare Hattusa significa immergersi in una delle pagine più affascinanti della storia antica. Tra rovine silenziose e paesaggi suggestivi, il sito offre un’esperienza unica, ideale per chi desidera scoprire il lato meno conosciuto della Turchia, lontano dai circuiti turistici di massa. È una tappa che unisce cultura, natura e avventura, perfetta per gli amanti della storia e per chi vuole vivere un viaggio diverso, sulle tracce di un impero dimenticato ma ancora capace di incantare.

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Viaggio di lusso in Andalusia: l’esperienza unica del treno Al Ándalus

Un treno di lusso accompagna i passeggeri alla scoperta delle meraviglie dell’Andalusia, con un’esperienza di viaggio che fonde l’eleganza d’altri tempi con il fascino dei paesaggi e delle città storiche.

Dal design sontuoso, i dettagli studiati per evocare lo splendore della Belle Époque, e un itinerario che tocca dieci affascinanti destinazioni (tra cui cinque siti Patrimonio dell’Umanità) il treno Al Ándalus si presenta come una delle modalità più suggestive per conoscere l’anima autentica del sud della Spagna.

A partire dal 2026, il percorso includerà nuove tappe con partenza e arrivo dalla capitale, Madrid, per ampliare così l’opportunità di esplorare alcune delle zone più emblematiche del Paese.

L’eleganza di un’epoca passata, il comfort del presente

Appena partito dalla stazione di Aranjuez, il treno Al Ándalus trasporta subito in un’atmosfera d’altri tempi. Le carrozze, costruite per la famiglia reale britannica e ora gestite dalla compagnia ferroviaria Renfe, vantano ambienti rivestiti in legno laccato, divani in seta, specchi dorati e velluti scarlatti.

Le opzioni di alloggio comprendono la Suite Deluxe e la Camera Grand Class, entrambe con bagno privato e arredi raffinati. Le suite, oltre a garantire maggiore spazio e comfort, includono servizi extra come minibar gratuito, assistenza personalizzata per i bagagli e preparazione del letto su richiesta. L’atmosfera è completata dalle storiche carrozze lounge, veri salotti viaggianti risalenti al 1928 e 1930, che durante la giornata si animano di musica dal vivo, spettacoli e momenti di convivialità.

Da Madrid a Siviglia tra città d’arte, vini e meraviglie architettoniche

Il viaggio ha una durata di sette giorni e sei notti e si svolge tra i mesi di aprile e ottobre. È possibile percorrere l’itinerario in entrambe le direzioni: da Madrid verso Siviglia o viceversa e, in ogni tappa, i passeggeri possono scendere dal treno per partecipare a escursioni organizzate, accompagnati da una guida esperta multilingue e assistiti da un pullman di lusso che segue l’intero tragitto.

Durante il percorso, si visitano alcune delle località più affascinanti della Penisola Iberica. Nella regione della Mancia, si ha l’opportunità di scoprire un caseificio artigianale e degustare i vini locali in una rinomata cantina. Ad Aranjuez, ci si perde tra i giardini e le stanze del Palazzo Reale, mentre a Jerez de la Frontera si assiste a un raffinato spettacolo equestre, in cui cavalli e ballerini si muovono in sincronia sulle note della musica spagnola. A Córdoba, invece, si rimane incantati davanti alla Moschea-Cattedrale, capolavoro dell’architettura islamica e simbolo di un passato multiculturale.

Gastronomia d’eccellenza e intrattenimento a bordo

Elegante carrozza del treno Al Andalus

Photo by: Sergi Reboredo/VWPics/Universal Images Group via Getty Images

L’eleganza degli interni del treno Al Andalus

Ogni pasto a bordo del treno Al Ándalus è un’esperienza culinaria in sé. Nei vagoni ristorante, lo chef celebra la ricchezza gastronomica della Spagna, valorizzando ingredienti tipici come l’olio extravergine d’oliva, il prosciutto iberico di Jabugo e lo sherry andaluso. Le cene sono occasioni eleganti, spesso accompagnate da spettacoli dal vivo o da eventi speciali come la cena di gala che conclude il viaggio.

L’esperienza gastronomica è inclusa nel prezzo del biglietto, insieme a tutte le escursioni previste, l’alloggio, i trasferimenti in pullman e una serie di attenzioni speciali: dal drink di benvenuto allo spuntino quotidiano, fino al beauty case con articoli da toelette e pantofole.

Non sorprende che viaggiare a bordo di Al Ándalus rappresenti un investimento importante. Il prezzo per una settimana varia dai 6.600 euro per la Camera Grand Class ai 7.900 euro per la Suite Deluxe. Tuttavia, il valore dell’esperienza va ben oltre il comfort materiale: è la possibilità di vivere la Spagna in modo unico, intimo, con un percorso che ne celebra la storia, la cultura e lo straordinario paesaggio.

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Cammino Francese: dalla Francia a Santiago, attraverso i Pirenei

Celebrato già nel Codex Calixtinus del 1135, il Cammino Francese è molto più di un semplice cammino: è un corridoio di storia, fede, incontri autentici e scenari capaci di rigenerare l’anima. Nel 1993 l’UNESCO lo ha inserito tra i Patrimoni dell’Umanità per il suo valore culturale, e non per caso: su questi sentieri il pellegrino attraversa panorami che spaziano dai boschi pirenaici alle pianure infinite delle mesetas, dai borghi antichi con le cattedrali arabeggianti fino alla nebbia atlantica della Galizia, per poi raggiungere Santiago.

Oltre alla bellezza paesaggistica e architettonica, il Cammino Francese trova la sua cifra nella semplicità rituale del passo quotidiano, che diventa un modo per meditare e riconnettersi con la propria interiorità. Non serve essere atleti: ci vogliono curiosità, voglia di meravigliarsi, cuore… e un paio di scarpe comode.

Dove si trova ed etimologia del cammino 

Il Cammino Francese – o Camino Francés – la via più tradizionale e storica di pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, prende questo nome perché il percorso parte dalla cittadina di Saint-Jean-Pied-de-Port, in Francia.

Questo itinerario veniva attraversato dai pellegrini provenienti da tutta Europa che entravano in Spagna attraverso i Pirenei, dunque “francese” si riferisce alla sua origine geografica e al fatto che fosse la via principale percorsa dai pellegrini francesi.

Partire da Saint-Jean-Pied-De-Port significa organizzare volo e trasferimento via treno o autobus da Pamplona o Bayonne. Dall’Italia spesso si prenota un volo per Bilbao o Madrid, per poi utilizzare treni verso le regioni basche, oppure si può proseguire con tratte low-cost fino a Bordeaux e poi su autobus locali verso i Pirenei. In alternativa, si può partire da Roncesvalles prenotando un taxi da Pamplona. Possibili anche le partenze da Burgos, León, Astorga o Sarria: ottimi punti di partenza per chi dispone di meno tempo o preferisce percorrere meno tappe, iniziando a metà percorso.

Lunghezza e difficoltà: le 32 tappe  

Il Cammino Francese è lungo circa 780-790 km, a seconda delle varianti e delle deviazioni scelte. La durata media consigliata per percorrerlo è di circa 30-35 giorni, camminando in media 20-25 km al giorno. Le tappe possono essere adattate in base alla preparazione fisica e al ritmo personale, ma in generale un mese è un tempo giusto per godersi il percorso senza troppo affanno.

  • Tappa 1 – Da Saint-Jean-Pied-de-Port a Roncisvalle (25 km, circa 7-8 ore): attraversamento dei Pirenei con salite impegnative e paesaggi spettacolari.
  • Tappa 2 – Da Roncisvalle a Zubiri (24 km, circa 5-6 ore): discesa verso la Navarra tra boschi e fiumi.
  • Tappa 3 – Da Zubiri a Pamplona (20 km, circa 4-5 ore): arrivo nella città storica, passando per piccoli villaggi.
  • Tappa 4 – Da Pamplona a Puente la Reina (24 km, circa 5-6 ore): attraversamento di campi e piccoli borghi, arrivo sul famoso ponte medievale.
  • Tappa 5 – Da Puente la Reina a Estella (22 km, circa 5-6 ore): percorso vario tra paesaggi rurali e centri storici.
  • Tappa 6 – Da Estella a Los Arcos (22 km, circa 5-6 ore): cammino semi-pianeggiante tra basse colline e vigneti.
  • Tappa 7 – Da Los Arcos a Logroño (28 km, circa 6-7 ore): attraversamento della Rioja, famosa per i suoi vini.
  • Tappa 8 – Da Logroño a Nájera (30 km, circa 7-8 ore): paesaggi aperti e antichi monasteri.
  • Tappa 9 – Da Nájera a Santo Domingo de la Calzada (22 km, circa 5-6 ore): splendido l’arrivo in un piccolo borgo medievale ricco di storia.
  • Tappa 10 – Da Santo Domingo de la Calzada a Belorado (23 km, circa 5-6 ore): tra sentieri rurali e boschi.
  • Tappa 11 – Da Belorado a San Juan de Ortega (24 km, circa 5-6 ore): cammino facile e “riposante” tra valli e colline.
  • Tappa 12 – Da San Juan de Ortega a Burgos (26 km, circa 6-7 ore): vi stupirete all’arrivo nella storica città di Burgos con la sua bella cattedrale.
  • Tappa 13 – Da Burgos a Hontanas (31 km, circa 7-8 ore): tappa lunga attraverso campagne e sentieri isolati, attenzione durante la bella stagione perché in molti tratti si è a picco sotto il sole.
  • Tappa 14 – Da Hontanas a Castrojeriz (20 km, circa 4-5 ore): tra villaggi medievali e paesaggi ampi.
  • Tappa 15 – Da Castrojeriz a Frómista (24 km, circa 5-6 ore): ovunque si volge lo sguardo, campi di grano a perdita d’occhio e tracce di storia templare.
  • Tappa 16 – Da Frómista a Carrión de los Condes (20 km, circa 4-5 ore): percorso pianeggiante tra villaggi.
  • Tappa 17 – Da Carrión de los Condes a Terradillos de los Templarios (26 km, circa 6-7 ore): zona isolata, tra campi agricoli e piccoli borghi senza grandi servizi.
  • Tappa 18 – Da Terradillos de los Templarios a León (40 km, circa 9-10 ore): tappa lunga verso la città storica di León (spesso divisa in due).
  • Tappa 19 – Da León a Hospital de Órbigo (32 km, circa 7-8 ore): paesaggi collinari e villaggi medievali.
  • Tappa 20 – Da Hospital de Órbigo a Astorga (18 km, circa 4-5 ore): città ricca di arte e storia.
  • Tappa 21 – Da Astorga a Rabanal del Camino (21 km, circa 5-6 ore): bellissimo paesaggio rurale che arriva in questo borgo dove pare che il tempo si sia fermato.
  • Tappa 22 – Da Rabanal del Camino a Ponferrada (32 km, circa 7-8 ore): discesa tra boschi e la città dei templari.
  • Tappa 23 – Da Ponferrada a Villafranca del Bierzo (23 km, circa 5-6 ore): dalla città storica di Ponferrada si parte per passare il confine tra la regione del Léon e la Galizia.
  • Tappa 24 – Da Villafranca del Bierzo a O Cebreiro (29 km, circa 7-8 ore): tappa impegnativa, sia per la lunghezza sia per il tratto finale, con diversi chilometri in netta salita.
  • Tappa 25 – Da O Cebreiro a Triacastela (21 km, circa 5-6 ore): discesa tra boschi e piccoli villaggi.
  • Tappa 26 – Da Triacastela a Sarria (19 km, circa 4-5 ore): tappa semplice, tra splendidi paesaggi rurali e borghi galiziani.
  • Tappa 27 – Da Sarria a Portomarín (22 km, circa 5-6 ore): attraversamento di ponti medievali e colline galiziane. Sarria è celebre tra i pellegrini come punto di partenza perché da qui si contano i 100 km a Santiago, quelli minimi necessari per richiedere la Compostela.
  • Tappa 28 – Da Portomarín a Palas de Rei (25 km, circa 5-6 ore): paesaggi rurali tra boschi e campi.
  • Tappa 29 – Da Palas de Rei a Melide (15 km, circa 3-4 ore): tappa semplice, in cammino tra sentieri rurali e paesaggi verdi, fino al bellissimo centro storico di Melide.
  • Tappa 30 – Da Melide ad Arzúa (14 km, circa 3-4 ore): altra sezione breve e piacevole, tra piccoli borghi galiziani dove assaggiare il celebre “pulpo a la gallega”.
  • Tappa 31 – Da Arzúa a O Pedrouzo (20 km, circa 4-5 ore): percorso panoramico tra boschi e piccoli villaggi… ci avviciniamo alla meta finale!
  • Tappa 32 – Da O Pedrouzo a Santiago de Compostela (20 km, circa 4-5 ore): dopo una marcia semplice su tranquille strade forestali e boschi di eucalipto, si arriva alla famosa Praza do Obradoiro, in centro a Santiago.

Come prepararsi al cammino 

Camminare circa 800 km in 31 giorni significa coprire una media di 25 km al giorno, con punte oltre i 30 km nelle tappe pirenaiche e galiziane. Una buona preparazione prevede almeno due mesi di uscite progressive fino a 25‑30 km, risalendo salite simili a quelle che si incontreranno lungo il cammino. Importante: allenare anche i polpacci, perché le discese ripide e le mesetas richiedono muscoli preparati e caviglie stabili.

La gestione dello zaino è cruciale: punta a un peso inferiore al 10% del tuo peso corporeo, altrimenti schiena, spalle e piedi ne risentiranno. L’allenamento deve essere anche mentale, però. Affrontare con consapevolezza quei 25‑30 km quotidiani porta anche benefici mentali: il cammino diventa meditazione a passo lento, con il tempo di riflettere sui pensieri più genuini. Non è un percorso estremo, ma tratte lunghe e variazioni climatiche richiedono una mente lucida e un certo spirito di adattamento.

Info logistiche: segnaletica, alloggi e credenziale 

Uno dei punti di forza del Cammino Francese è la segnaletica impeccabile: le celebri frecce gialle e le conchiglie su pali e muretti facilitano l’orientamento anche quando il camminatore è stanco o la nebbia cala.

Quanto all’alloggio, il cammino offre una rete estesa di albergues pubblici, privati e donativi, in media ogni 5 km. È sufficiente consultare i siti per verificare le aperture stagionali e le norme di ingresso. Se preferisci la tranquillità, prenota alcune tappe chiave in anticipo (come Saint‑Jean, Burgos, León, O Cebreiro e Santiago).

La credenziale è un vero passaporto del pellegrino: è necessaria per accedere agli albergues e richiedere la Compostela alla fine. Puoi ottenerla prima della partenza, in una parrocchia italiana affiliata alla Confraternita di Santiago, oppure direttamente allo start, a Saint‑Jean‑Pied‑de‑Port o Roncesvalles. Attenzione: la Compostela viene rilasciata solo con almeno 100 km percorsi a piedi in Spagna, con timbri datati e leggibili.

Quando partire 

Il clima varia notevolmente lungo il percorso: nei Pirenei l’inverno può portare neve, tra giugno e settembre le mesetas diventano roventi, mentre in Galizia il tempo si fa spesso capriccioso e piovoso in primavera… La stagione migliore? Tra maggio e inizio giugno oppure tra settembre e ottobre, per evitare sia il caldo torrido sia l’affollamento estivo. Il periodo è perfettamente centrato per godere della campagna che fiorisce, senza rinunciare a giornate miti e all’ospitalità attiva lungo il percorso. Durante l’inverno, invece, diversi albergues sono chiusi: meglio programmare con attenzione.

Difficoltà ed equipaggiamento  

La difficoltà maggiore è rappresentata dalla salita impegnativa nella prima tappa attraverso i Pirenei, ma il cammino presenta anche tratti con saliscendi e terreni misti che possono diventare fangosi in caso di pioggia, specialmente nella regione della Galizia. È quindi importante essere preparati con un equipaggiamento adeguato, come scarpe da trekking comode e già rodate, un impermeabile leggero e bastoncini per sostenere le ginocchia nelle salite e discese (quelli pieghevoli sono molto pratici).

Riempi lo zaino con vestiti leggeri, un sacco a pelo compatto, kit di pronto soccorso, borraccia o camelbag e un poncho impermeabile. Uno spuntino energetico per le pause è fondamentale, quindi fai scorta di barrette e frutta secca: una corretta scorta d’acqua e snack energetici sono d’obbligo per affrontare le tappe più isolate che non consentono soste in ristori e punti acqua.

Perché percorrerlo  

Il Cammino Francese è una vera opera d’arte, fatta di pietre romane, cattedrali mudéjar, mesetas sterminate e foreste galiziane: si attraversano storie antiche e moderne, si assapora la cucina di queste splendide regioni spagnole, si incontrano volti diversi e compagni di strada del tutto inaspettati.

Non è solo un percorso fisico, ma una narrazione personale scritta a passi lenti e riflessioni quotidiane. Anzi, un ottimo consiglio è quello di portare con sé un taccuino e annotare ogni giorno pensieri e riflessioni emersi durante la marcia.

Naturalmente servono tempo, preparazione e un cuore pronto a mettersi in gioco. Ma se hai la voglia di camminare, il Cammino Francese può diventare una pagina memorabile della tua vita.

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Il Medioevo rivive in Basilicata con il progetto Fantastico Medioevo

Una nuova stagione culturale si apre per la Basilicata, con un progetto ambizioso e dal respiro europeo: “Fantastico Medioevo”. Presentato ufficialmente a Melfi, il programma punta a trasformare il patrimonio medievale lucano in un motore di sviluppo territoriale, turistico ed economico.

A promuovere l’iniziativa è la Regione Basilicata, in collaborazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019, Apt Basilicata, Lucana Film Commission e partner internazionali, come la Regione Normandia, sotto la direzione scientifica del medievista Fulvio Delle Donne.

Un piano culturale per la rinascita del territorio

Nel corso della conferenza stampa, il Presidente della Giunta regionale Vito Bardi ha illustrato il progetto come un punto di svolta per la valorizzazione culturale del territorio, sottolineando l’urgenza di investire sulla cultura in un momento di difficoltà economica. In particolare, l’area del Vulture Melfese (duramente colpita dalla crisi del comparto automotive) è individuata come fulcro di una strategia di rigenerazione culturale e sociale.

L’obiettivo è quello di creare un sistema integrato che, partendo dal Medioevo, rilanci l’identità lucana e ne promuova l’eredità storica in chiave contemporanea.

Il progetto si articola su un arco temporale triennale, dal 2025 al 2027, e si inserisce all’interno del più ampio “Programma Basilicata Medievale”. Le sue attività abbracciano svariati ambiti: dalla divulgazione storica alla produzione culturale, dall’animazione territoriale alla formazione scolastica. L’iniziativa si pone in continuità con l’esperienza di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, a rafforzare il ruolo della Fondazione come punto di riferimento per la progettazione culturale regionale e la connessione con reti nazionali e internazionali.

La struttura del progetto: poli culturali e narrazioni diffuse

Veduta panoramica di panorama di Melfi con il castello, Basilicata

Archivio APT Basilicata

Suggestivo panorama di Melfi con il castello

Il cuore del progetto è la creazione di una mappa regionale di “poli medievali”, veri e propri centri di attività culturale e scientifica diffusa: le azioni in programma includono un festival di arti performative, una serie di lezioni pubbliche curate da docenti universitari, una collana editoriale con Laterza e una web series a tema storico. Si affiancheranno iniziative per le scuole, mostre fotografiche e archeologiche, installazioni digitali immersive e momenti di partecipazione culturale nei comuni coinvolti.

Tra i principali protagonisti del racconto storico che Fantastico Medioevo intende riscoprire vi sono i Normanni, che furono tra i primi a costruire un’identità politica lucana nel contesto mediterraneo, e Federico II di Svevia, l’imperatore che da Melfi pose le basi per una visione illuminata di governo e cultura. Grazie a un approccio multidisciplinare, il progetto ricostruisce il mosaico complesso del Medioevo lucano, con particolare attenzione ai simboli spirituali, artistici e architettonici del tempo: castelli, cripte, cattedrali e fortezze tornano così al centro dell’immaginario collettivo, valorizzati non solo come reperti, ma come elementi ancora vivi della memoria regionale.

Ancora, uno dei tratti distintivi dell’iniziativa è la volontà di restituire al pubblico la profonda spiritualità che ha caratterizzato il Medioevo. In collaborazione con le Diocesi di Melfi e Acerenza, saranno messe in risalto le trasformazioni della Chiesa in età medievale, con la nascita degli ordini monastici e l’affermazione di una nuova visione religiosa e sociale. I molteplici luoghi sacri edificati in questo periodo, spesso poco conosciuti, saranno riscoperti e narrati, per costruire un percorso di fede e cultura che si intreccia con l’identità dei luoghi.

Dalla narrazione al coinvolgimento: il cortometraggio e la mostra su Federico II

Tra i momenti più suggestivi della mattinata a Melfi, la presentazione del cortometraggio animato “F II – Lo stupore del mondo”, realizzato da Mad Entertainment e dall’Università Federico II di Napoli: il film, dedicato alla figura di Federico II, è stato introdotto da un dialogo tra la presidente della Lucana Film Commission, Margherita Romaniello, e il regista Alessandro Rak. Si tratta di un’opera che unisce qualità artistica e divulgazione storica, e che contribuisce a rinnovare la narrazione del Medioevo con linguaggi accessibili e coinvolgenti.

A chiudere l’evento, l’inaugurazione della mostra “Federico II: l’imperatore che stupì il mondo”, a cura di Fulvio Delle Donne: l’esposizione, allestita presso i Musei di Melfi e Venosa, espande e approfondisce quella già presentata al Parlamento europeo e offre una visione più ampia e localizzata della figura dell’imperatore svevo.
La mostra rappresenta il primo tassello di un percorso espositivo più vasto, che accompagnerà il progetto nei prossimi anni e renderà accessibile a un pubblico ampio la ricchezza del Medioevo lucano.

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Il castello con la maggiore piazza d’armi del ‪‎Medioevo in Italia, un tesoro storico a rischio

É il castello con la maggiore piazza d’armi del Medioevo in Italia: oltre 20.000 metri quadrati, un’estensione sorprendente per l’epoca, dove un tempo si svolgevano le esercitazioni militari e le adunate dei soldati. Un primato affascinante che rende la Fortezza Svevo-Angioina di Lucera un luogo unico nel nostro Paese che, a dispetto della sua storia e della sua imponenza, non tutti conoscono e che, a causa delle frane, rischia di scomparire.

La storia della Fortezza Svevo-Angioina

La Fortezza Svevo-Angioina, con la sua imponente cinta muraria lunga 900 metri e rinforzata da 22 torri, rappresenta uno degli esempi più straordinari nel panorama dell’architettura medievale del sud Italia. Siamo a Lucera, in provincia di Foggia, dove la fortezza si pone come il risultato di due grandi fasi storiche della Puglia: quella dell’imperatore Federico II di Svevia e quella successiva della dinastia angioina.

Lucera, dal 1224 al 1300, fu abitata quasi esclusivamente dai saraceni che Federico II fece deportare dalla Sicilia con l’intento di sedare le continue rivolte della comunità musulmana presente nell’isola da centinaia di anni. Qui, sul Monte Albano, fece costruire il suo Palatium imperiale, un importante avamposto del sistema castellare Svevo posto a tutela del Tavoliere delle Puglie, un’area militarmente ed economicamente importante per la produzione cerealicola e vitivinicola, nonché di grande interesse venatorio.

Per la costruzione della fortezza, però, bisognerà aspettare Carlo I d’Angiò che trasformò la struttura originaria in una vera cinta fortificata. Nel XIV secolo vennero aggiunti bastioni, torri semicircolari e un ampio fossato, conferendole l’aspetto di un’imponente fortezza difensiva.

Perché è un posto incredibile che rischia di scomparire

La sua vastissima piazza d’armi, che supera i 20.000 mq, ne fa un caso unico in Italia. Si tratta della più grande del Medioevo italiano, ponendosi come un’enorme spianata che racconta l’antico potere dell’impero e il ruolo centrale di Lucera nella geopolitica del tempo. Inoltre, rappresenta un raro esempio di fusione tra arte e fortificazione, mostrandosi ai visitatori come una vera e propria miniera archeologica.

La fortezza, infatti, rappresenta un sito antichissimo dove sono visibili tracce di epoche diverse: capanne neolitiche, ruderi del periodo romano e di quello Svevo, condotti idrici e i resti di una chiesa a una navata con sagrestia attigua, dedicata a San Francesco d’Assisi.

Oggi, però, la fortezza è in parte in rovina, perché sorge su una collina che ormai da decenni registra continui smottamenti e per la quale sono necessari interventi per evitare che le frane distruggano il sito.

Come visitare la fortezza

Una volta arrivati alla fortezza, per entrarvi dovrete percorrere l’accesso pedonale tramite il ponte in legno e ferro sul fossato, situato tra la Torre della Leonessa e la Torre del Leone. La fortezza è aperta tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00.

Il biglietto intero costa 3 euro e vi permetterà di accedere liberamente all’area; in alternativa, potete acquistare anche il biglietto cumulativo che comprende l’ingresso all’Anfiteatro Romano e al Museo Civico.

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El Torcal de Antequera, il labirinto di pietra scolpito dalla natura

A pochi chilometri dalla città andalusa di Antequera, tra paesaggi assolati e silenzi irreali, si apre un mondo che appartiene a un’altra era: El Torcal de Antequera non è soltanto una riserva naturale ma un autentico capolavoro geologico, un frammento di passato che ha resistito al tempo e che oggi regala a chi lo visita un’esperienza quasi mistica.

Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, l’ammaliante angolo di terra calcarea si estende per circa 20 chilometri quadri tra Antequera e Villanueva de la Concepción, in una zona che un tempo giaceva sotto le acque dell’oceano.

Un paesaggio scolpito dall’eternità

È difficile immaginare che il luogo oggi attraversato da escursionisti e fotografi fosse, oltre 150 milioni di anni fa, il fondo marino di un antico oceano.

Durante il periodo Giurassico, sedimenti calcarei si accumularono lentamente, formando strati che, con il passare delle ere geologiche e i movimenti tettonici, furono sollevati e modellati dagli agenti atmosferici: il risultato è un paesaggio carsico di rara suggestione, in cui le rocce si ergono come sculture naturali, con forme surreali che stimolano la fantasia, come torri, ponti, animali pietrificati.

Vita tra le rocce: un ecosistema sorprendente

Nonostante l’aspetto severo e quasi lunare, El Torcal pullula di vita.

La vegetazione, tenace e adattata a condizioni estreme, include piante rupestri, pascoli resistenti e un numero notevole di specie rare. L’edera domina in particolare nella zona del Torcal Alto, arrampicandosi senza sosta sulle pareti rocciose.

Ma è la fauna, forse, a stupire davvero: il cielo è solcato da grifoni e aquile reali, mentre nei crepuscoli silenziosi si possono udire i richiami di gufi reali, civette e gheppi. Tra i cespugli e le fessure delle rocce, si aggirano volpi, donnole, tassi e conigli, mentre lucertole variopinte e serpenti innocui scivolano tra le ombre. È un microcosmo selvaggio, in perfetto equilibrio con l’ambiente che lo ospita.

Una storia umana che affiora dalla roccia

L’uomo non è mai stato estraneo alle montagne pietrificate dell’Andalusia: le tracce della presenza umana risalgono addirittura alla preistoria.

Le grotte della Cuerda e di Marinaleda, così come la Sima del Hoyo e gli insediamenti dell’Hoyo del Francés e del Tambor, testimoniano una lunga frequentazione del sito, resa possibile forse proprio dalle caratteristiche geografiche del luogo, protetto e ricco di risorse.

Resti di epoca romana e araba raccontano di un passato più recente, mentre l’ultimo villaggio abitato, Las Sepulturas, sopravvisse fino al secolo scorso, e ormai lascia dietro di sé soltanto ruderi e memorie.

Escursioni tra sogno e fatica

Paesaggio roccioso nella riserva El Torcal de Antequera in Andalusia

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Incredibili rocce nella riserva El Torcal de Antequera

Esplorare El Torcal significa lasciarsi sorprendere a ogni passo. I tre sentieri principali, lunghi rispettivamente 1,5 chilometri, 2,5 chilometri e 4,5 chilometri, propongono vari livelli di difficoltà ma un’unica, costante promessa: panorami che sembrano appartenere a un dipinto visionario.
Nonostante le asperità del terreno, l’escursione è ampiamente ripagata dalla bellezza che si dischiude tra una curva e l’altra. Non vi sono barriere né distrazioni moderne: la natura si presenta in tutta la sua autenticità, priva di artifici.

Al centro del parco, il centro visitatori del Torcal Alto accoglie escursionisti e curiosi con uno spazio ben organizzato e rispettoso dell’ambiente. È il punto di partenza ideale per chi desidera approfondire la conoscenza del sito grazie a mostre, mappe e materiale divulgativo.

Nelle giornate di maggiore affluenza, il traffico dei veicoli è limitato per tutelare l’ecosistema, ma un servizio navetta permette comunque di raggiungere in tutta comodità il cuore dell’area, da cui si diramano i percorsi escursionistici, ognuno pensato per far vivere un’esperienza totale al cospetto di cotanta meraviglia.

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Cosa vedere in Grecia: dove vivere la magia del mare e della storia

La Grecia è una delle destinazioni turistiche più affascinanti al mondo, un luogo dove il mare cristallino incontra una storia millenaria. La sua bellezza naturale, unita alla ricchezza del patrimonio storico e culturale, la rende una meta ideale per ogni tipo di viaggiatore, che sia in cerca di relax sulla spiaggia o di un’immersione nelle meraviglie dell’antichità. In questo articolo ti guideremo attraverso i luoghi imperdibili della Grecia, dove potrai vivere la magia del mare e della storia in un’unica esperienza, “σιγά σιγά“, ovvero lentamente e vivendo il momento presente come dicono i locali.

La Grecia è un paese che sa come incantare i suoi visitatori, offrendo una combinazione unica di mare cristallino, siti storici di valore inestimabile e una cultura millenaria che affascina chiunque la visiti. Ogni isola, ogni città e ogni angolo della Grecia ha una storia da raccontare e bellezze naturali da offrire, che lo rendono una delle destinazioni più complete e affascinanti del mondo. Dalle rovine classiche alle spiagge nascoste, passando per borghi montani e isole, ecco cosa vedere in Grecia per un viaggio indimenticabile.

Atene: la culla della civiltà occidentale

Ogni viaggio in Grecia non può che cominciare dalla sua capitale, Atene, la città che ha dato i natali alla filosofia, alla democrazia e alla cultura occidentale. Tra le sue meraviglie, il Partenone domina la città dall’alto dell’Acropoli, un’imponente testimonianza dell’antica Grecia che continua a incantare i visitatori con la sua bellezza e maestosità. Il Museo dell’Acropoli, situato ai piedi del colle, ospita una vasta collezione di reperti archeologici che raccontano la storia di Atene e della sua civiltà. Passeggiando per le strade della città, non perdere la Plaka, il quartiere più antico di Atene, ricco di taverne tradizionali e negozi di artigianato. In particolare c’è una vasta scelta di prodotti realizzati in vera pelle e cuoio a cui è difficile resistere.  Per un’esperienza più moderna, fai un salto nel quartiere di Psiri, noto per la sua vivace scena gastronomica e artistica.

Atene

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Il Partenone ad Atene

Santorini: un angolo di paradiso nel cuore del mare Egeo

Santorini è una delle isole più iconiche della Grecia, famosa per i suoi panorami mozzafiato, le case bianche dai tetti blu e i tramonti spettacolari. Situata nel cuore dell’arcipelago delle Cicladi, questa isola vulcanica offre non solo un paesaggio da cartolina, ma anche una storia affascinante. Puoi visitare Akrotiri, un’antica città minoica sepolta da una violenta eruzione vulcanica, che ha conservato affreschi e reperti che raccontano la vita nell’antichità. Santorini è anche un luogo perfetto per gli amanti del mare. Le sue acque cristalline e le spiagge di sabbia nera sono l’ideale per rilassarsi e fare il bagno, mentre i villaggi come Oia e Fira offrono magnifici punti panoramici da cui ammirare il mare e il paesaggio circostante.

Creta: la culla della mitologia e del mare

Creta, la più grande isola della Grecia, è una destinazione che combina perfettamente storia, cultura e bellezze naturali. Se sei un appassionato di mitologia, non puoi perdere la visita al palazzo di Cnosso, legato alla leggenda del Minotauro e uno dei siti archeologici più importanti dell’isola. La storia di Creta è ancora più ricca di ciò che ci raccontano i miti: l’isola è stata la culla della civiltà minoica, una delle più avanzate dell’antichità. Creta non è solo storia, ma anche mare da sogno. Le sue spiagge, come Elafonissi e Balos, sono tra le più belle del Mediterraneo, con acque cristalline che sembrano dipinte. L’isola è anche ideale per gli amanti della natura, con le sue gole e i monti che offrono numerosi sentieri per escursioni.

Creta

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L’isola di Creta

Mykonos, l’isola del divertimento

Mykonos è una delle destinazioni più popolari della Grecia, famosa per la sua vita notturna e le spiagge glamour. Ma l’isola offre anche una ricca storia da scoprire. Passeggiando per il centro di Mykonos, sarai rapito dalle stradine lastricate, le case bianche e le moulinos, i tradizionali mulini a vento che svettano sul mare. Puoi anche visitare Delos, un’isola sacra situata a pochi chilometri da Mykonos, che ospita uno dei siti archeologici più significativi della Grecia. Mykonos è anche famosa per i suoi locali alla moda, i beach club e le feste che animano le notti estive, ma è anche possibile trovare angoli più tranquilli dove godere del mare in tutta serenità.

Rodi: un’isola ricca di storia e bellezze naturali

Rodi è un’altra perla del Dodecaneso, un’isola che mescola storia medievale, bellezze naturali e un mare cristallino. La Città Vecchia di Rodi, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, è un labirinto di stradine medievali, piazze e imponenti mura che raccontano la storia dei Cavalieri Ospitalieri, che governarono l’isola per secoli. L’isola offre anche alcune delle migliori spiagge della Grecia, come quelle di Lindos e Tsambika, ideali per chi cerca relax e un po’ di avventura acquatica. Non perdere la visita al Palazzo dei Gran Maestri, un maestoso castello medievale che domina la città di Rodi.

Rodi è una delle più grandi e famose isole della Grecia, situata nel Mar Egeo, vicino alla costa della Turchia. Abitata fin dall’antichità, è famosa per il leggendario Colosso di Rodi, una delle Sette meraviglie del mondo antico. Fu un importante centro della civiltà ellenistica e, in epoca medievale, fu governata dai Cavalieri di San Giovanni, che costruirono la celebre Città Vecchia di Rodi. Successivamente passò sotto dominio ottomano, italiano, e infine fu annessa alla Grecia nel 1947.

Meteora

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Meteora

Meteora: i monasteri sospesi nel cielo

Nel nord del Paese, le rocce vertiginose di Meteora ospitano monasteri bizantini aggrappati alle vette. Patrimonio UNESCO e luogo carico di spiritualità, questo paesaggio quasi lunare regala uno dei panorami più suggestivi della Grecia continentale. Perfetto per escursioni all’alba o al tramonto. Il nome “Meteora” significa letteralmente “sospeso in aria” — un nome che cattura perfettamente l’essenza del luogo. A partire dal XIV secolo, eremiti e monaci ortodossi iniziarono a costruire qui i loro rifugi spirituali, scegliendo l’inaccessibilità come via di protezione e contemplazione. Dei 24 monasteri originali, oggi ne restano attivi sei, tutti visitabili, ciascuno con la propria anima: affreschi preziosi, antichi manoscritti, terrazze con viste mozzafiato. I più famosi sono Il Monastero della Trasfigurazione (il “Grande Meteoro”) e il Monastero di Varlaam, raggiungibili con scale scolpite nella roccia o con sentieri panoramici.

Sud del Peloponneso: storia e mare selvaggio

Il Peloponneso è una Grecia epica e poco turistica. Micene e Epidauro parlano agli amanti dell’archeologia, mentre la penisola di Mani regala spiagge selvagge, torri in pietra e villaggi sospesi nel tempo. Da non perdere: Monemvasia, una cittadella medievale sul mare. Nel sud del Peloponneso la regione dell’Argolide è meno frequentata dai turisti ma offre molto, sia dal punto di vista culturale, sia come mare e paesaggio naturale. A pochi km da Micene c’è Nafplio, una cittadina elegante e piena di vita, affacciata sul golfo Argolico. Il centro storico è un dedalo di vicoli lastricati, balconcini fioriti, edifici neoclassici e piazze animate, e non mancano ristoranti e taverne dove gustare la cucina autentica del posto.

Da visitare la fortezza di Palamidi che domina dall’alto a 216 metri, raggiungibile in auto o percorrendo ben 999 gradini per i più coraggiosi e sportivi. E il castello veneziano di Bourtzi si può raggiungere con un piccolo battello a pagamento. Nei dintorni si può andare al mare in vari posti, dalla spiaggia di Napflio a quella di Tolo, un paesino più turistico a pochi km, o Drepano Plaka. Inoltre a solo mezz’ora di auto si può raggiungere Epidauro dove vedere il famoso teatro greco costruito nel IV secolo a.C, tra i tesori archeologici più iconici della Grecia. Un sito sacro legato alla guarigione e al culto di Asclepio, dio della medicina, è una tappa imperdibile per chi ama l’arte, la storia e l’esperienza di luoghi sospesi nel tempo.

Nafplio

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Nafplio nel Peloponneso

Cefalonia

Tra le isole Ionie, Cefalonia (o Kefalonia) è una gemma che sorprende chiunque cerchi mare cristallino, natura rigogliosa, villaggi pittoreschi e un’atmosfera genuinamente greca, lontana dai circuiti più turistici. È l’isola perfetta per chi ama alternare relax in spiaggia, escursioni nella natura e serate in taverne senza tempo. Tra le spiagge più belle che vale la pena visitare Myrtos Beach, Antisamos, Petani e Xi Beach. Per chi vuole passeggiare dopo una giornata di mare e ammirare le tartarughe marine o gustare pesce fresco in una taverna caratteristica la capitale Argostoli è la tappa ideale. I borghi di Assos e Fiskardo sono da non perdere, come i villaggi dell’entroterra, Sami e Kourkoumelata che raccontano una Grecia più autentica e silenziosa, tra ulivi e case in pietra.