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Firenze, la città che secondo il Times vive un secondo Rinascimento

Dopo decenni di sguardi al passato, assistiamo a un “nuovo Rinascimento fiorentino” che non solo premia il patrimonio del magnifico capoluogo toscano, ma lo mantiene vivo.

I ristoranti aggiornano ricette secolari e tornano ai prodotti del territorio, i musei ridisegnano le collezioni per mostrarle al meglio e per far dialogare l’arte moderna con i capolavori rinascimentali, gli abitanti hanno salvato dall’estinzione l’arte di navigare sull’Arno con la tecnica del “punting”: insomma, la culla del Rinascimento non è più “cristallizzata nel tempo” e oggi si respira un dinamismo che non si vedeva dai tempi dei grandi duchi di Toscana.

Naturalmente, l’altra grande novità di Firenze è il turismo di massa, compresi i visitatori dei weekend. Ma come trascorrere 48 ore in una città dove non basterebbero 48 vite? La risposta sta nell’unire le esperienze. Dai grandi classici alle realtà meno conosciute, vi è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, in qualsiasi stagione, da oltre 500 anni.

Ed è proprio così che il noto quotidiano britannico Times elogia Firenze e ne racconta il “secondo Rinascimento” proponendo due intense giornate tra arte, bellezza e buon cibo.

Cosa fare a Firenze secondo il Times

La visita non può non partire dai celeberrimi Uffizi che, negli ultimi dieci anni, hanno visto una trasformazione straordinaria. I capolavori più celebri sono ora esposti in teche anti-riflesso, così da permettere di cogliere dettagli mai visti prima, come nella celebre Primavera di Botticelli. Inoltre, è stata inaugurata una nuova ala dedicata agli autoritratti, e le mostre temporanee mettono in contatto opere contemporanee con le austere sale cinquecentesche.

Non può mancare una tappa al museo Orsanmichele, riaperto quest’anno, uno dei più affascinanti e meno affollati di Firenze. In passato granaio e chiesa, oggi disegna un viaggio impareggiabile tra affreschi e sculture al piano terra. Passaggi segreti, botole e scale nascoste raccontano la sua antica funzione di mercato del grano della Repubblica Fiorentina. Al piano superiore, dove si conservavano i cereali, sono esposte 13 delle 14 statue che ornavano l’esterno, opere di maestri come Donatello, Verrocchio e Ghiberti.

Villa Bardini, con gli splendidi giardini traboccanti di fiori e i panorami incredibili sullo skyline fiorentino, si adagia sulle colline dell’Oltrarno. Il percorso è ripido, ma strategico: si può iniziare dalla sommità, raggiungendola in taxi e scendendo a piedi, oppure partire dal basso e conquistare la salita per guadagnarsi una cena presso La Leggenda dei Frati.

Ma siamo appena all’inizio.

Per secoli, i renaioli navigavano l’Arno con i barchetti da rena per raccogliere sabbia dal fondale. Una tradizione quasi scomparsa, finché, nel 1994, tre intraprendenti fiorentini hanno restaurato tre barche centenarie per proporre romantiche escursioni private lungo l’Arno: 45 minuti indimenticabili che consentono di ammirare Firenze da una prospettiva inedita, scivolando accanto agli Uffizi, sotto il Ponte Vecchio e fino all’Oltrarno.

Vale poi la pena di visitare il Museo di San Marco, l’antico monastero frequentato dal monaco Savonarola e dall’artista Beato Angelico, che affrescò ogni cella del piano superiore, e le Cappelle Medicee, dove Michelangelo ebbe piena libertà creativa nel progettare e scolpire i monumenti funerari dei Medici.

Cosa mangiare e dove

Il Times non si limita a stilare un elenco di proposte su cosa vedere a Firenze in due giorni ma dà uno sguardo anche ai locali da provare per impreziosire la permanenza grazie a esperienze gastronomiche sopraffine.

  • Ino
    Se avete poco tempo per il pranzo, Ino è la scelta ideale: i suoi panini sono stati premiati come i migliori d’Italia. Ingredienti di alta qualità provenienti da piccoli produttori toscani si combinano con creatività tra due fette di pane tipo schiacciata, arricchiti da formaggi, marmellate e verdure originali e saporite.
  • Picteau
    Alle pareti troverete disegni di maestri come Picasso e Cocteau, mentre dalle finestre a tutta altezza potrete ammirare l’Arno. Il bar è all’interno del raffinato Hotel Lungarno ed è uno dei pochi locali ad affacciarsi direttamente sul fiume, grazie a una terrazza esterna sospesa sull’acqua.
  • La Leggenda dei Frati
    Tra i giardini incantevoli (e scoscesi) di Villa Bardini, lo chef Filippo Saporito reinventa con maestria i classici toscani e siciliani utilizzando prodotti locali. Dai ravioli ripieni di pollo alla cacciatora ai dolci ispirati al Duomo di Firenze, ogni piatto è una sorpresa. In estate, la cena viene servita su una terrazza con vista mozzafiato sulla città.
  • Tecum
    Nel 2021, i fratelli Claudia e Francesco hanno aperto questo delizioso bistrò nel quartiere San Jacopino, a cinque minuti di tram dalla stazione. Il focus è sul cibo locale e sostenibile: frattaglie e tagli meno noti (tipici della tradizione toscana), una vasta scelta di verdure (molte coltivate nel loro orto) e vini di piccoli produttori locali.
  • Giacosa 1815
    Luogo iconico del XIX secolo, è qui che, nel 1919, sarebbe nato il negroni. Riaperto lo scorso anno con un’eleganza art déco, vanta banconi imbottiti di velluto e un menu che celebra il famoso cocktail in tutte le sue varianti, tra cui una versione spritz assolutamente da provare.
  • Trattoria 4 Leoni
    Oltre il Ponte Vecchio, la trattoria alla moda propone interpretazioni moderne dei piatti tradizionali toscani. Dai crostini alla pappa al pomodoro, ogni portata è di stagione, locale e davvero gustosa.
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Changdeokgung Palace, la storia del magnifico complesso: come visitarlo

A Seul, in Corea del Sud, Changdeokgung Palace – il “Palazzo della Prospera Virtù” è uno dei più imponenti e famosi. Fa parte dei Cinque Grandi Palazzi che sono stati costruiti durante la dinastia Joseon: la sua storia è leggendaria, e il complesso ospita moltissime cose da vedere. Dalla storia alla struttura, ti portiamo alla scoperta di una pagina importante della Corea: oggi, è Patrimonio dell’Umanità e non è difficile comprendere il motivo.

Changdeokgung Palace, la storia

Changdeokgung Palace

Fonte: iStock

Changdeokgung Palace, la vista di notte sulla città

La costruzione di Changdeokgung Palace è iniziata nel 1405: è stato costruito come una sorta di “palazzo secondario” rispetto al Palazzo Gyeongbokgung, nel quinto anno del Re Taejong. Nel 1406 è stato realizzato il Giardino Segreto e nel 1463, durante il nono anno del regno di Re Sejo, Changdeokgung Palace è stato ampliato. La sua storia non è stata sempre idilliaca: nel 1592, a seguito dell’invasione giapponese, è stato distrutto, per poi essere ricostruito nel 1610, prima di qualsiasi altro Palazzo.

Fino alla ricostruzione di Palazzo Gyeongbokgung (avvenuta nel 1867), Changdeokgung Palace è stato, per ben 270 anni, la residenza principale del Re. Nel corso dei secoli è stato ampliato con la biblioteca, il padiglione, lo stagno, il complesso Yeongyeongdang, fino a diventare una struttura mastodontica e di grande effetto. La sua caratteristica principale? Risulta in armonia con l’ambiente circostante ed è un magnifico esempio dello stile coreano. Changdeokgung Palace è il luogo dove hanno vissuto gli ultimi discendenti della Famiglia Reale, ovvero l’imperatrice Sunjeong, la seconda Regina dell’Imperatore Sunjong, la Principessa ereditaria Yi Bangja e la Principessa Deokhye.

Changdeokgung Palace, la struttura

Avere la possibilità di visitare Changdeokgung Palace è un’opportunità: oggi, il complesso ospita 13 edifici, oltre a 28 padiglioni che si trovano nel suo giardino. Una delle zone da vedere assolutamente è il Biwon, ovvero il Giardino Segreto, che era stato costruito per la Famiglia Reale e per le donne di Palazzo. Nel 1997, è stato inserito nei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

Donhwamun Gate

Iniziamo dal Donhwamun Gate: è l’ingresso principale, una struttura tipica, in stile coreano, la cui sottostruttura è purtroppo scomparsa nel corso del tempo. Elegante e semplice al contempo, è stato incendiato dai giapponesi, ma è stato ricostruito fedelmente nel 1607.

Geumcheongyo Bridge

Geumcheongyo Bridge è considerato uno dei siti più propizi del Palazzo. Poterlo ammirare dal vivo è come fare un tuffo indietro nel tempo, anche perché è uno dei ponti in pietra più antichi rimasti a Seul. Presenta due archi, e puoi vedere la statua della tartaruga “Hyeonmu”.

Injeongmun Gate

Costruito nel 1418, è stato distrutto e in seguito ricostruito: è molto diverso dagli altri ingressi poiché è stato modificato sia nella struttura quanto nelle decorazioni.

Injeongjeon Hall

Injeongjeon Hall è la sala principale: non a caso, è posizionata al centro degli edifici del Palazzo. Nel 1912, sono state ricostruite alcune parti da destinare alla sala espositiva. Tutto è stato riorganizzato nell’ultimo secolo, anche l’ingresso stesso. Lo stile è quello tardo della dinastia Joseon.

Seonjeongjeon Hall

La Sala Seonjeongjeon è indubbiamente una delle parti più suggestive da visitare nel Palazzo: le tegole sono smaltate in blu, le porte a quattro ante, il soffitto decorativo. Ogni dettaglio descrive alla perfezione l’artigianato dell’epoca.

Huijeongdang Hall

Qui, un tempo, lavorava il Re. La stanza si trova al centro dell’edificio, al suo interno ospita il Paesaggio del padiglione Chongseokjeong e Diecimila picchi del monte Geumgangsan alle pareti. L’edificio è stato ricostruito: lo stile, più che coreano, rievoca quello occidentale.

Daejojeon Hall

La residenza della Regina, che si caratterizza per la mancanza della cresta sul tetto. Sicuramente suggestivo: gli utensili in bronzo installati ai bordi della base hanno lo scopo di allontanare il fuoco.

Seongjeonggak Hall

Il luogo dove un tempo i dottori di corte si prendevano cura della Famiglia Reale. Alcune tavole presentano la scritta “fare del proprio meglio per prendersi cura del Re e della sua famiglia”.

Nakseonjae Hall

Costruita dal Re Heonjong, è una sala piuttosto spoglia e ben poco decorata rispetto alle altre: mostra decisamente la personalità parsimoniosa del Re. Un tempo era l’alloggio e l’ufficio del Re.

Yeonghwadang Pavilion

Estremamente suggestivo: in origine, proprio qui, il Re e i suoi sudditi venivano ad ammirare il paesaggio, i colori selvaggi della natura. Un Padiglione maestoso ma piccolo, piuttosto raccolto, inteso come luogo di riflessione e poesia.

Buyongjeong Pavilion

Un edificio piccolo, ma non facciamoci trarre in inganno: in realtà, la sua è una struttura molto complessa. Due delle gambe del Padiglione sono nello stagno: qui si festeggiava la fine degli esami.

Buyongji Pond

Ancora un luogo di immensa bellezza: il Buyongji è uno stagno rettangolare, costruito nel 1707. Accanto al Padiglione, troviamo una pietra simbolo di un eremita taoista.

Juhamnu Pavilion

Questo Padiglione ospita una biblioteca a due piani: al primo piano vengono conservati migliaia di libri. Del resto, Juhamnu significa “Padiglione dove si riunisce ogni genere di principio dell’Universo”.

Aeryeonji Pond

Veniamo allo stagno quadrato, che si trova proprio sul retro del Padiglione Juhamnu: l’atmosfera è molto suggestiva, soprattutto in autunno. Sembra quasi un quadro.

Yeongyeongdang Hall

Un complesso unico in Corea, che non è presente in nessun altro Palazzo: è stato realizzato seguendo il modello delle case della nobiltà coreana nel 28esimo anno del regno di Re Sunjo.

Seonhyangjae Hall

Un tempo, questa sala è stata la biblioteca, ma anche la scuola della Famiglia Reale. Tra gli edifici più lussuosi di Changdeokgung Palace.

Gwallamjeong Pavilion

Questo Padiglione è avvolto nel mistero, perché nessuno sa quando è stato costruito con precisione: si presume tra la fine della dinastia Joseon e gli inizi del periodo coloniale. Molto caratteristico.

Ongnyucheon Stream

Il giardino è stato costruito nel 1636, e si trova esattamente nella parte più interna del Palazzo. Nel 1690 è stata incisa una poesia su una roccia: “Il ruscello scorre via oltre la misurazione e la cascata precipita giù dal cielo. Mi ricordano l’arcobaleno bianco, il tuono e la luce in tutta la valle”.

New Seonwonjeon Shrine

Il nuovo Santuario Seonwonjeon è l’ultimo esistente della dinastia Joseon: nelle nicchie venivano custoditi i ritratti dei Re, che purtroppo sono stati bruciati durante la guerra in Corea.

Come visitare Changdeokgung Palace: informazioni e orari

Il giardino del Palazzo Changdeokgung in fioritura

Fonte: iStock

Il giardino del Palazzo Changdeokgung in fioritura

Visitare Changdeokgung Palace è un’occasione per scoprire la storia coreana: vengono organizzati dei tour, anche di notte: è tra le tappe del “Seul Night Tour”. Il Palazzo può essere raggiunto mediante Anguk Station (6 minuti a piedi) o Jongno 3-ga Station (10 minuti a piedi). Chiuso il lunedì, è possibile visitarlo dalle 9/10 alle 18 circa (l’ultimo ingresso è un’ora prima rispetto alla chiusura): l’orario di chiusura varia in base ai mesi. Per esempio, a dicembre è aperto dalle 10 alle 16.30. Nel Secret Garden si può entrare unicamente con le visite guidate.

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Azzorre: alla scoperta di Terceira, crocevia dell’Atlantico

Terceira, con i suoi 400 chilometri quadrati di superficie, è una delle isole principali delle Azzorre e ha avuto un ruolo centrale nella storia dell’arcipelago. Non solo natura incontaminata, perché Terceira, grazie alla sua posizione strategica in pieno Oceano Atlantico, è stata per secoli un porto di passaggio cruciale per le rotte commerciali che collegavano Europa, Africa e Americhe. Qui attraccavano navi cariche di spezie, metalli preziosi, tessuti e merci coloniali, dirette verso i grandi imperi marittimi di Portogallo e Spagna.

L’isola divenne presto una tappa obbligata per le flotte transatlantiche, offrendo riparo, rifornimenti e un punto di controllo per i commerci. Questo ruolo la rese un centro nevralgico non solo per gli scambi economici, ma anche per la difesa militare, come dimostrano le sue imponenti fortificazioni. La capitale, Angra do Heroísmo, oggi Patrimonio dell’Umanità, riflette questa storia di prosperità e importanza strategica, con il suo porto naturale che ha definito il destino dell’isola per secoli.

Angra do Heroísmo, Patrimonio UNESCO

Angra do Heroísmo è la capitale di Terceira (e punto di approdo all’isola, sia aereo che via mare). La città deve il suo nome all’eroismo dimostrato dai suoi abitanti durante le lotte politiche del XIX secolo, in particolare durante le guerre liberali portoghesi. “Angra” significa “insenatura”, in riferimento alla baia naturale che ha favorito lo sviluppo del porto, mentre “do Heroísmo” fu aggiunto in omaggio al coraggio dimostrato nella difesa della città contro le forze assolutiste.

Un po’ di storia

Gli abitanti dell’isola dicono che per comprendere Angra do Heroísmo si debba visitare prima il resto del mondo, dall’Europa all’Africa, perché qui c’è una sintesi di continenti lontani.

Fondata nel XV secolo, Angra divenne un punto chiave per le rotte transatlantiche grazie alla sua posizione strategica e al porto protetto, dove le navi si fermavano per rifornimenti e riparazioni. Pare infatti che la baia di Angra fosse spesso piena di caravelle e galeoni, e che questi scambi contribuirono al progresso della città e dei suoi abitanti, attirando ricchezze e culture diverse. La costruzione di una serie di manieri, conventi, chiese e fortificazioni militari ad Angra, edifici insoliti per il centro di un’isola relativamente piccola, sono la testimonianza del ruolo determinante che Angra ha svolto nella navigazione transatlantica per i portoghesi.

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Fonte: AS

Una delle vie colorate del centro storico di Angra do Heroísmo

La città fu totalmente distrutta da un devastante terremoto nel 1980. La ricostruzione fu meticolosa e riportò alla luce il fascino storico del centro che, nel 1983, fu dichiarato dall’ UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

Passeggiata per il centro di Angra do Heroísmo

Il centro di Angra do Heroísmo è molto piacevole, con le sue casette basse colorate che portano alla piazza centrale del Municipio. Su una delle strade principali si trova la Sé Catedral de São Salvador, una delle più grandi cattedrali delle Azzorre, costruita nel XVI secolo.

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Fonte: AS

Vista sulla Sé Catedral de São Salvador

Tra gli edifici coloniali, spiccano anche il palazzo del Municipio e il centro culturale in Praça Velha (Piazza Vecchia) e il Palácio dos Capitães-Generais, un tempo residenza dei governatori.

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Fonte: AS

Il palazzo del Municipio di Angra do Heroísmo

Ideale per una pausa, il giardino botanico, realizzato nel XIX secolo, ospita una ricca collezione di piante esotiche e locali, disposte in terrazze collegate da vialetti curati in ogni dettaglio. Il giardino parte dal centro città e sale fino all’obelisco commemorativo eretto nel 1856 per rendere omaggio alla visita del re Dom Pedro IV sull’isola durante la Guerra Civile Portoghese. Qui si apre una terrazza panoramica sulla città e sulla baia. Il giardino ha orari di apertura e chiusura che variano a seconda della stagione.

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Fonte: AS

Vista panoramica su Angra do Heroísmo

Il Monte Brasil e le fortezze

Il Monte Brasil è uno dei luoghi più emblematici di Angra do Heroísmo e dell’isola di Terceira. Questo vulcano spento è un ottimo punto di partenza per comprendere la città e la sua storia, perché salendo e dall’alto la si scopre nella sua globalità. Dalla cima, raggiungibile anche in auto, la vista è incredibile. Il Monte Brasil è un’importante area naturale, ricca di flora e fauna endemiche, che ne fanno una riserva di biodiversità: una piacevole anteprima della natura dell’isola.

Oltre ai sentieri panoramici per raggiungere la cima, il monte ospita i resti della fortezza, costruita tra il XVI e il XVII secolo, a difesa della città di Angra durante le guerre marittime e le incursioni nemiche e dei pirati. La Fortaleza de São João Baptista ha infatti giocato un ruolo cruciale nella protezione della città, e oggi rappresenta uno degli esempi più significativi di architettura militare delle Azzorre. Dai suoi bastioni si scorge la seconda fortezza di Angra do Heroísmo:  la Fortaleza de Santa Catarina si trova all’ingresso del porto, e fu costruita nel XVI secolo. L’edificio ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli, e ospita al suo interno un piccolo museo militare che racconta la storia delle difese di Angra e delle Azzorre.

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Fonte: AS

Vista sul porto naturale di Angra do Heroísmo da Monte Brasil

Il porto

Il porto di Angra do Heroísmo, naturale e strategicamente protetto dal Monte Brasil, è stato per secoli il cuore pulsante dell’isola di Terceira. Oggi è un porto turistico e commerciale, nel cuore della città e circondato da locali, bar e ristoranti. Dove c’era la storica porta di accesso alla capitale, oggi c’è una doppia scalinata che collega la Marina al centro storico. Queste porte rappresentano ancora oggi simbolicamente il legame tra il mare e la vita urbana di Angra. Sulla piazza dove una volta avevano luogo il mercato, i commerci e gli scambi, la statua di Vasco da Gama, in posizione panoramica sulla baia, commemora l’importanza delle esplorazioni marittime portoghesi. Il celebre navigatore che ha scoperto la rotta marittima verso l’India nel 1498 è considerato uno dei più grandi eroi nazionali del Portogallo ed è uno dei soggetti più selfati della città.

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Fonte: AS

La doppia scalinata che collega la Marina al centro storico

Trekking a Terceira

Come tutte le isole Azzorre, anche Terceira è famosa per il trekking. Esistono sentieri di diversi livelli di difficoltà e lunghezze, a partire dalla città.

Monte Brasil

Un percorso quasi cittadino, che parte dalla capitale Angra do Heroísmo, e che può essere percorso per intero (2 ore e mezza per poco più di 7 km) o parzialmente, con un cammino di 45 minuti circa. Il trekking completo è un percorso circolare che parte dal parco di Relvão, e sale fino in cima, aprendosi di tanto in tanto in terrazze panoramiche sulla città e sull’isola. Si incontra la Fortezza di São João Baptista, la cappella di Santo António e il Pico do Facho, accompagnati da una vegetazione locale piuttosto fitta e ricca. Il sentiero incrocia anche un punto per l’osservazione delle balene e un monumento al V Centenario dell’insediamento di Terceira.

Pedra Furada da Serra da Ribeirinha

Questo percorso circolare di 6,6 km (2 ore e mezza circa) inizia accanto al Centro Etnografico di Ribeirinha, che racconta il patrimonio culturale legato alle tradizioni della zona, e si sviluppa principalmente lungo la Serra da Ribeirinha, sul versante Sud-occidentale del vulcano Cinco Picos. Lungo il sentiero, si incontrano le caratteristiche case di Ribeirinha, disposte in modo perpendicolare alla costa, lungo le fonti d’acqua. Il paesaggio, prevalentemente agricolo, offre splendide vedute sulla baia di Angra do Heroísmo e sulla costa Sud, nonché su tre dei quattro principali complessi vulcanici dell’isola: Serra de Santa Bárbara, Guilherme Moniz e Cinco Picos. Il cammino attraversa alcune proprietà private, per cui è importante prestare attenzione alla presenza di bestiame o altri animali domestici e assicurarsi di chiudere tutti i cancelli lungo il sentiero.

Grande Rota do Oeste

Per chi cerca un’avventura più sfidante e lunga (tempo di percorrenza: 10 ore circa), questa grande rotta lineare di 31,2 km nella parte occidentale dell’isola collega la Riserva Forestale e il Parco Ricreativo di Lagoa das Patas alla Riserva Forestale e al Parco Ricreativo di Mata da Serreta. Il sentiero è suddiviso in due tappe, una di circa 22 km e l’altra di 9 km. È consigliabile pianificare l’escursione in base alla propria capacità fisica e al tempo a disposizione. Nella parte occidentale dell’isola ci sono strutture ricettive (alloggi locali e strutture di turismo rurale) dove pernottare, poiché il campeggio libero è vietato.

Malha Grande – Biscoitos

Un sentiero lineare di 14,2 km, per 3 ore e mezza circa, che collega la zona rurale di Rocha do Chambre alla rinomata area balneare di Biscoitos. Il sentiero inizia su una strada sterrata e attraversa boschi, pascoli e vecchi frutteti. Passando per il punto panoramico della Rocha do Chambre, con viste spettacolari sulla caldera del vulcano Pico Alto e sulla costa settentrionale dell’isola, lungo il percorso si trovano punti di interesse come la Gruta dos Balcões, residui di trincee della Seconda Guerra Mondiale e l’Area Protetta delle Vinhas dos Biscoitos, famosa per le sue coltivazioni di vino. L’escursione termina alle spettacolari piscine naturali di Biscoitos.

Algar do Carvão – Furnas do Enxofre

Questo percorso circolare di 6,2 km unisce due monumenti naturali iconici, l’Algar do Carvão e le Furnas do Enxofre in un’area protetta dell’isola. Si parte dal parcheggio di Algar do Carvão e si prosegue su sentieri immersi nella vegetazione autoctona, con panorami su Pico da Salsa e Pico Tamujo. Lungo il cammino, si attraversano campi di fumarole e si sale fino a una collina da cui si gode di una vista spettacolare, che nei giorni di buona visibilità si estende fino alle isole di São Jorge e Pico. Il sentiero termina al parcheggio di Algar do Carvão. Durata: 2 ore e mezza.

Mistérios Negros

Più impegnativo, per camminatori esperti, questo sentiero circolare di 4,9 km (2 ore e mezza) si snoda attraverso la Riserva Naturale della Serra de Santa Bárbara e il Parco Naturale dei Mistérios Negros. Partendo dalla Lagoa do Negro, il cammino attraversa pascoli e, circondati da vegetazione endemica, tra cui Erica azorica e Ginepro delle Azzorre, passa accanto a tre piccoli laghi. Lungo il percorso si possono ammirare il massiccio centrale dell’isola e il Pico do Gaspar. L’itinerario include anche una deviazione opzionale verso Pico Gaspar, e termina con la visita alla Gruta do Natal, un tunnel lavico di 697 metri.

Fortes de São Sebastião

Un sentiero facile che segue la costa Sud-Est dell’isola per 6,8 km, passando per le antiche fortificazioni marittime (XVI – XVII secolo) e termina nel pittoresco villaggio di São Sebastião. Lungo le pareti del massiccio vulcanico dei Cinco Picos, il percorso si apre con la vista sul faro di Contendas e prosegue verso i forti storici, come il Forte da Greta e il Forte do Bom Jesus, affacciati sulla Baía da Mina. Continuando attraverso boschi di Erica azorica e campi agricoli, il sentiero conduce al villaggio di São Sebastião, passando per antichi mulini e cappelle, fino alla piazza principale del villaggio. 2 ore circa di cammino.

Dove fare il bagno a Terceira

Nonostante ci si trovi nel pieno dell’Oceano Atlantico, ci sono diversi posti dove fare il bagno a Terceira, che siano spiagge di sabbia o piscine naturali e oceaniche.

Le spiagge di sabbia

Per chi cerca la sabbia,  Praia Grande, nel comune di Praia da Vitória, è la spiaggia più famosa dell’isola, all’estremità orientale. Una lunga distesa di sabbia dorata ideale per nuotare, prendere il sole e perfetta per famiglie con bambini: questa spiaggia è facilmente accessibile e con diversi servizi. Sempre a Praia da Vitória, conosciuta come Praínha, la spiaggia più piccola si trova a Est di Praia Grande, da cui è separata dalla Marina. Sullo stesso tratto di costa Praia da Riviera è solitamente meno affollata delle altre, ma altrettanto bella. Comoda alla capitale, la Zona Balnear da Prainha è la spiaggia sabbiosa situata nel centro storico di Angra do Heroísmo, all’interno della parrocchia (quartiere) di Sé.

Le piscine naturali e oceaniche

Le piscine naturali di Biscoitos sono uno dei luoghi più affascinanti dell’isola di Terceira, sulla costa settentrionale. Queste piscine naturali sono formate dalla lava solidificata, che ha creato delle vasche di diverse dimensioni protette dalle onde dell’oceano. Circondate da un paesaggio vulcanico quasi da film, le piscine sono attrezzate con passerelle, terrazze per prendere il sole e punti di accesso agevolato all’acqua.

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Fonte: AS

Le piscine naturali di Biscoitos sono uno dei luoghi più affascinanti dell’isola di Terceira

Il contrasto dei colori del nero, del blu intenso, del verde della vegetazione con il giallo di alcune scritte che invitano al relax e alla pulizia è incredibile. La prima piscina è più bassa e calma, apprezzata da bambini e anziani; la seconda verso l’oceano è quella meno protetta ma comunque sicura; mentre all’estrema destra guardando il mare c’è un punto per i tuffi più audaci.

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Fonte: AS

Il contrasto dei colori del nero, del blu intenso, del verde della vegetazione con il giallo di alcune scritte che invitano al relax e alla pulizia è incredibile.

Le piscine naturali di Porto Martins invece si trovano sulla costa Sud-orientale dell’isola, non troppo distanti da Angra do Heroísmo. Queste piscine sono formate da insenature naturali di origine vulcanica, che creano un’area protetta ideale per il bagno con acque calme e trasparenti, perfette per nuotare e fare snorkeling. L’area è attrezzata con piattaforme per l’accesso in acqua, terrazzamenti per rilassarsi e parcheggi.

Ci sono ancora le piscine oceaniche di Salgueiros, Silveira, Negrito, Quatro Ribeiras, sempre realizzate per essere riempite con l’acqua dell’oceano durante l’alta marea, e che diventano accessibili e sicure per il bagno quando la marea si abbassa.

dove fare il bagno a Terceira

Fonte: AS

La piscina oceanica di Negrito

Avvistamenti e bagno coi delfini

A Terceira il legame con il mare è profondo tanto quanto quello con la terra vulcanica. L’isola è la meta ideale per chi cerca un contatto con la vita marina; per gli appassionati di immersioni; per tentare l’ebrezza e l’emozione di un bagno con i delfini. Per le immersioni, l’area marina protetta delle Ilhéus (isole) das Cabras, al largo della costa meridionale, vanta fondali spettacolari, con acque cristalline e una straordinaria varietà di fauna marina. Qui è possibile avvistare pesci colorati, polpi e persino murene, in un habitat naturale incontaminato. La visibilità sott’acqua è eccellente, rendendo l’attività adatta sia agli appassionati di snorkeling che ai principianti. I tour guidati partono solitamente da Angra do Heroísmo e includono soste in punti strategici per ammirare le bellezze subacquee. Il periodo migliore per lo snorkeling è tra la primavera e l’estate, quando le condizioni del mare sono ottimali e la biodiversità raggiunge il suo picco.

Per i bagni con i delfini, l’estate è il momento ideale, quando le acque calde attirano diverse specie di cetacei. È possibile nuotare accanto ai delfini tursiopi e striati in un ambiente naturale e sicuro. L’avvistamento delle balene, invece, è un’esperienza emozionante che può essere fatta tutto l’anno, ma è particolarmente fruttuosa in primavera, quando le balene migratrici, come le balenottere comuni e azzurre, attraversano l’arcipelago.

Per garantire la sicurezza e il rispetto degli animali marini, è consigliato affidarsi a guide esperte o operatori certificati locali, che organizzano tour sostenibili e rispettosi dell’ecosistema.

La produzione del vino a Terceira

Terceira si può scoprire anche a tavola; anzi, dal bicchiere. Il progetto Materramenta si concentra sulla produzione di vino di qualità, valorizzando le tecniche tradizionali, il territorio e il paesaggio. Con sede a Biscoitos, nel Nord dell’isola, Materramenta cerca di sviluppare un modello di turismo sostenibile intorno al vino e, oltre alle strutture ricettive per ospitare i turisti, organizza visite alla produzione vinicola, dai vigneti alla cantina per la degustazione. Una passeggiata guidata tra le viti permette di comprendere meglio il paesaggio e i suoi prodotti, perché accanto alla produzione verticale dei filari, a cui siamo abituati, si può ammirare la tecnica tradizionale, secondo la quale ogni pianta viene protetta dal un muretto di pietre che la protegge dal vento. Per tutta la sua crescita, la pianta viene accompagnata a svilupparsi orizzontalmente lungo il suolo. Qui ogni processo è artigianale; ogni grappolo è guidato personalmente e porta nel bicchiere il sapore di minerali, di oceano e di vulcano. Un viaggio a Terceira non può prescindere da una visita all’Area Protetta delle Vinhas dos Biscoitos.

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Fonte: AS

Visita nella zona Vinhas dos Biscoitos: metodo tradizionale di produzione di vino

Turismo rurale, il progetto

L’isola di Terceira, così come tutte le Azzorre, sta vivendo una fortissima crescita turistica, a cui sta cercando di rispondere in modo smart e sostenibile, proprio per tutelare un patrimonio naturale straordinario. Una bellissima iniziativa di turismo rurale è quella promossa dalla rete Casas Açorianas, un progetto che riunisce strutture di turismo rurale presenti in tutto l’arcipelago. Questa rete nasce con l’obiettivo di preservare e valorizzare il patrimonio architettonico, culturale e paesaggistico delle isole, offrendo esperienze autentiche in armonia con la natura. Il progetto a Terceira prende vita con Quinta do Martelo che ha riqualificato un antico borgo rurale. Nelle strutture originali degli edifici sono stati riprodotti ambienti, arredi e  dettagli che raccontano le abitudini del passato, come in un museo a cielo aperto. In questo angolo della capitale, non troppo lontano dal centro di Angra do Heroísmo e dalla costa Sud, sono rinate strutture ricettive e un ristorante, oltre che un centro culturale che organizza visite guidate, laboratori e dimostrazioni che permettono ai visitatori di tutte le età di scoprire le antiche tradizioni agricole e artigianali dell’isola. Cucina tradizionale Km0 e un forte impegno a sostenere la comunità locale, collaborando con produttori e artigiani dell’isola e contribuendo a promuovere un’economia circolare e a ridurre l’impatto ambientale.

Info pratiche

Come arrivare e muoversi a Terceira

Non esistono voli diretti dall’Italia a Terceira; ma c’è il collegamento diretto da Lisbona. In alternativa, si può volare sulla più grande delle Azzorre, São Miguel, e da qui prendere un volo interno, della durata di 40 minuti circa.

Per girare l’isola, la soluzione più comoda e comune è il noleggio dell’auto, per spostarsi in modo libero e autonomo. Ci sono diversi tour operator che organizzato visite guidate e escursioni, con guide che parlano inglese, spagnolo e qualcuno anche italiano.

Spostarsi da Terceira alle altre isole delle Azzorre, per una vacanza più lunga e itinerante, è possibile grazie ai collegamenti aerei e marittimi. La compagnia locale SATA Azores Airlines opera voli regolari tra le isole principali, con partenze dall’aeroporto di Lajes. I tempi di volo sono brevi, variando da 30 a 60 minuti, a seconda della destinazione. In alternativa, ma a seconda delle condizioni meteo e del mare, i traghetti di Atlânticoline collegano Terceira a isole vicine come São Jorge, Pico e Faial, soprattutto nei mesi estivi.

viaggio a terceira, azzorre

Fonte: AS

La capitale Angra do Heroísmo riflette la storia di prosperità e importanza strategica dell’isola

Il clima di Terceira

I residenti dicono che a Terceira si vivono le quattro stagioni durante una sola giornata. Effettivamente il clima è variabile e i cambiamenti piuttosto repentini. Il clima dell’isola è oceanico e mite, caratterizzato da temperature piacevoli tutto l’anno, ma con precipitazioni frequenti soprattutto nei mesi invernali. Le temperature medie oscillano tra i 14-15°C in inverno e i 22-25°C in estate, con rarissimi estremi di caldo o freddo grazie all’influenza dell’Oceano Atlantico.

cosa vedere a Terceira

Fonte: AS

Tratto di costa a Angra do Heroísmo

Quando andare a Terceira

Terceira può essere visitata tutto l’anno. I mesi estivi, da giugno a settembre, sono quelli più battuti, poiché le temperature sono perfette per fare snorkeling, immersioni, trekking e per un bagno nelle piscine naturali. Già maggio e poi ottobre sono altrettanto piacevoli: ideali per evitare la confusione e risparmiare un pochino. L’inverno è il periodo meno frequentato, con temperature comunque moderate, ma una maggiore possibilità di pioggia. Per chi cerca festa e folklore, a giugno la festa di São João a Terceira richiama visitatori da tutto l’arcipelago e porta in strada processioni, musica e fuochi.

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Mugello: la bellezza del Cimitero militare germanico della Futa in inverno

Cimiteri e turismo: non una novità. Un abbinamento forse a prima vista strano, ma dal Pere Lachaise e gli altri cimiteri monumentali di Parigi fino al Cimitero acattolico di Roma, sono tanti i luoghi amati e frequentati dai visitatori.

Si tratta di patrimoni di storia e storie, contenitori di beni culturali, di arte e di artigianato. Lo sono i cimiteri monumentali e i piccoli cimiteri di provincia, lo sono i cimiteri di guerra. Il cimitero di guerra americano a Colleville-sur-mer, in Normandia, riceve ogni anno circa un milione di visitatori.

Anche in Italia sono tanti i luoghi del genere, ma riveste un ruolo peculiare e particolare il Cimitero militare germanico della Futa: si tratta del più ampio cimitero militare tedesco in terra italiana, contenente oltre 30mila salme.

Si trova sul Passo della Futa, un valico naturale dell’Appennino tosco-emiliano. Si trova amministrativamente nel comune di Firenzuola, ma è pressoché equidistante dalla cittadina rispetto a Barberino del Mugello, trovandosi a 900 metri sul livello del mare.

Cimitero militare germanico della Futa

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Cimitero della Futa con un velo di neve, in inverno

Il passo è stato uno dei luoghi chiave della Linea Gotica, il sistema difensivo eretto dalla Germania nazista durante l’occupazione in Italia per cercare di impedire la risalita della penisola alle truppe alleate. Qui gli scontri bellici furono particolarmente cruenti, lasciando peraltro un segno forte sulla popolazione locale.

Proprio qui si è deciso di costruire un monumento alla memoria dei caduti tedeschi, il più grande in Italia. Una decisione all’apparenza paradossale che oggi, a quasi ottant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, paga i suoi dividendi: il Cimitero militare germanico della Futa è oggi un luogo di memoria e di bellezza, di riflessione e contemplazione, grazie a una architettura unica che si fonde alla perfezione con il particolare contesto naturale nel quale è inserito.

Come arrivare al Cimitero militare germanico della Futa

Il Cimitero militare germanico della Futa si trova nel comune di Firenzuola, in provincia di Firenze, posto a pochi metri dal valico del Passo della Futa, lungo la Strada statale 65 che collega il capoluogo toscano con Bologna.

L’uscita autostradale più vicina è quella di Firenzuola Mugello, che si trova a pochi minuti dal Passo. Basta seguire le indicazioni al primo bivio dopo il casello ed è fatta.

Cimitero militare germanico della Futa

Fonte: Getty Images

La cripta commemorativa all’interno del corpo monumentale principale

In alternativa si può salire anche da Barberino di Mugello, dove una bella strada prende quota dalle rive del Lago di Bilancino, attraversando una bella campagna con eccellenti scorci panoramici e qualche piccolo abitato prima di inerpicarsi ulteriormente fra boschi di larici per raggiungere il Passo della Futa.

Un cimitero tedesco nel cuore della Linea Gotica

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale per la Germania post-nazista è difficile riuscire a curarsi dei corpi dei caduti tedeschi, in particolare nei paesi che hanno subito l’occupazione. Deve passare un decennio perché si arrivi a un passo in avanti: nel 1955 a Bonn, capitale della Germania democratica, viene firmato un accordo con l’Italia che sancisce la possibilità di costruire sacrari dedicati ai caduti germanici, tedeschi e austriaci.

Cimitero militare germanico della Futa

Fonte: Lorenzo Calamai

L’inverno dona al Cimitero

Nascono così una serie di monumenti funebri nei quali vengono raccolte le decine di migliaia di salme, fin lì disperse in sepolture provvisorie in circa 4mila luoghi differenti in tutto lo Stivale. Sul Passo Pordoi, a Merano, a Pomezia, a Cassino, nei pressi di Catania sorgono i primi cimiteri di guerra tedeschi relativi al secondo conflitto mondiale. Nel 1961 iniziano i lavori per quello della Futa, assegnato all’architetto Dieter Oesterlen. Sarà completato nel 1969, con una inaugurazione in tono minore per il timore di tensioni fra la popolazione locale, duramente colpita dalla guerra, e i tanti familiari dei caduti tedeschi e austriaci scesi in Italia per la sepoltura definitiva dei loro cari.

Per qualche anno, il Cimitero è stato vissuto come un corpo estraneo al tessuto sociale locale. Era luogo di un turismo della memoria proveniente dalla Germania e dall’Austria, ma visto con un occhio di sospetto dai locali. Eppure, fin dall’inizio, tutti i visitatori sono stati colpiti dalla sua austera bellezza.

Il cimitero, 12 ettari, è una sorta di spirale che sale lungo la collina su cui poggia fino ad arrivare alla sommità, dove si trova un memoriale con una alta torre dal profilo a bandiera, visibile da qualsiasi altro punto del cimitero. Le tombe sono disposte in insiemi quadrangolari, interrotti da alcune vasche circolari d’acqua che danno un’idea di serenità ed eternità. Qualche albero solitario completa lo scenario, mentre tutto intorno si apre uno splendido panorama sulla valle del Mugello: le colline boscose degradano dolci verso la pianura dove da qualche decennio è sorto l’invaso artificiale del Lago di Bilancino.

Cimitero militare germanico della Futa

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista del cimitero innevato da una delle finestre della cripta

Sotto la torre si trova il cosiddetto cortile d’onore e una cripta, all’interno della quale sono commemorati i caduti di guerra dispersi. Dalla cripta, tre finestre si aprono sul cimitero, regalando una vista panoramica emozionante.

Il Cimitero militare germanico della Futa oggi

Ancora oggi sono pochi i turisti italiani che hanno avuto modo di visitare il Cimitero militare germanico della Futa.

Forse la sua condizione di cimitero di quelli che un tempo furono gli occupanti, i nemici, immerso nel cuore di uno dei luoghi che più ha sofferto a causa del conflitto ha portato a una certa diffidenza nei suoi confronti. Per fortuna, poi, questo sacrario è rimasto estraneo, al contrario di altri, a certi pellegrinaggi nostalgici di cui non si sente il bisogno.

Eppure nel corso degli ultimi venti anni attorno ai sepolcri della Futa si respira una atmosfera rinnovata. Il passare del tempo ha forse lenito le ferite e aperto i cuori e le menti. Oggi il Cimitero è un luogo di riflessione e di memoria, ma anche un luogo di monumentale bellezza, architettonica e naturale insieme.

Merito anche di Archivio Zeta, un gruppo di lavoro culturale che a partire dal 2003 ha portato nel Cimitero una serie di spettacoli teatrali che hanno utilizzato le strutture del cimitero come scenografie, per dare vita a spettacoli particolari, toccanti e degni di una riflessione. Non a caso tra i primi spettacoli allestiti al Cimitero ci furono i Sette contro Tebe di Eschilo e l’Antigone di Sofocle. Drammi classici dove al centro c’è il tema della sepoltura dei cari, malgrado le loro azioni: Antigone sfida il potere del re Creonte, che ha deciso di non dare sepoltura al fratello di lei, Polinice, reo di aver mosso guerra verso la propria patria, Tebe.

Cimitero militare germanico della Futa

Fonte: Lorenzo Calamai

Una scenografia perfetta

Insieme al lavoro di Archivio Zeta è arrivata una maggiore attenzione all’opera architettonica assai meritevole di Oesterlen e l’esplosione di turisti in cammino lungo la Via degli Dei, il trekking che unisce Bologna a Firenze, ha portato un nuovo sciame di visitatori sui prati che circondano l’alta torre centrale del Cimitero.

Oggi il Cimitero militare germanico della Futa si può dire nuovamente scoperto. Per di più, camminare tra i gradini, i sepolcri, i prati del Cimitero è un’esperienza che si tinge di un ulteriore tocco di austera bellezza in inverno. Gli alberi colorati di giallo e di bruno, i rami che si spogliano delle loro foglie, le occasionali chiome sempreverdi, le nuvole, la nebbia, l’occasionale neve donano una patina di emotività ulteriore alla collina su cui sorge il sacrario, e il profilo grigio della torre che domina il tutto assume un contorno ulteriormente monumentale.

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Sciare sulle Dolomiti: piste e impianti vicino alle Tre Cime di Lavaredo

Le Tre Cime di Lavaredo, uno dei simboli più celebri delle Dolomiti, rappresentano un vero capolavoro della natura. Conosciute in tutto il mondo per la loro imponenza e bellezza, queste vette attirano ogni anno escursionisti e sportivi, regalando panorami mozzafiato in ogni stagione. Situate nel cuore del Parco Naturale Tre Cime, fanno parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco e incarnano la perfetta fusione tra natura incontaminata e attività outdoor.

Durante l’inverno, il comprensorio sciistico che circonda queste maestose montagne si trasforma in una destinazione da sogno per gli amanti della neve, grazie a infrastrutture moderne e all’eccellente qualità delle sue piste. I 110 km di discese perfettamente curate, che si estendono su cinque diverse montagne, rendono questa zona una meta ideale sia per sciatori esperti sia per famiglie in cerca di relax e divertimento.

Scopriamo insieme i punti di forza delle piste e degli impianti delle Dolomiti, nella zona delle Tre Cime di Lavaredo e perché questo spot è un paradiso per gli amanti della natura e delle attività outdoor in ogni stagione dell’anno.

Un comprensorio sciistico all’avanguardia 

Sciare alle Tre Cime significa immergersi in un paradiso invernale che offre un equilibrio perfetto tra tecnologia e paesaggi naturali. Il comprensorio sciistico Tre Cime / 3 Zinnen Dolomiti è servito da ben 32 impianti di risalita, che collegano aree iconiche come Monte Elmo, Orto del Toro, Croda Rossa, Monte Baranci e la Ski Area Val Comelico.

Tra le attrazioni più amate spiccano i Prati di Croda Rossa, un luogo incantevole dove le famiglie trovano piste dedicate e la possibilità di incontrare persino le celebri renne di Finlandia, uniche in tutta Italia. L’esperienza di sciare in questa zona è arricchita dalla presenza di numerosi rifugi alpini, perfetti per rilassarsi e assaporare i piatti tradizionali dell’Alto Adige, accompagnati da un bicchiere di vin brulé caldo.

Il comprensorio è in costante evoluzione per offrire ai visitatori sempre più comfort e opportunità di svago. Nel 2019 è stata inaugurata una moderna seggiovia che ha sostituito la storica biposto “Mittelstation”. Questa nuova infrastruttura, dotata di sedili riscaldati e cupole protettive, è stata progettata per agevolare l’accesso anche ai bambini, migliorando l’esperienza di sci per tutta la famiglia.

Oltre agli impianti di risalita, sono state aggiunte due nuove piste: una variante più semplice della pista nera Kristlerhang, ideale per chi desidera avvicinarsi gradualmente alle discese più impegnative, e una nuova discesa a valle nell’area Croda Rossa, in direzione Signaue. Per i più piccoli e per chi cerca una buona dose di divertimento, sono state inaugurate le Family Funslope sul Monte Elmo e alla Croda Rossa. Questi percorsi combinano tunnel di neve, onde, curve ripide e ponti, offrendo un mix perfetto di adrenalina e gioco.

Tre Cime di Lavaredo, Alto Adige

Fonte: iStock

La bellezza del panorama davanti alle Tre Cime di Lavaredo

Sci di fondo: una regione leader in Italia

Oltre allo sci alpino, l’area delle Tre Cime è un punto di riferimento anche per lo sci di fondo, posizionandosi come la prima regione in Italia per varietà e qualità delle piste. Gli amanti di questa disciplina possono godere di 200 km di tracciati, sempre innevati e perfettamente preparati.

A Dobbiaco, gli appassionati trovano percorsi adatti a tutti i livelli di difficoltà: dalle piste più tecniche, utilizzate per gli allenamenti dai team sportivi, a circuiti panoramici che offrono viste spettacolari sulle Tre Cime di Lavaredo. Le famiglie e i principianti apprezzeranno i sentieri più accessibili, ideali per muovere i primi passi in questo sport. Inoltre, il lago di Dobbiaco offre anelli suggestivi, perfetti per chi cerca un’esperienza unica immersa nella natura.

Un’esperienza unica in ogni stagione

Cosa fare in inverno alle Tre Cime

Il comprensorio delle Tre Cime non si limita a offrire eccellenti piste da sci, ma propone anche una vasta gamma di attività per chi desidera vivere la montagna in modo diverso. Le escursioni con le ciaspole sono un’opzione perfetta per immergersi nel silenzio dei boschi innevati, mentre i percorsi per slittino garantiscono puro divertimento per adulti e bambini.

Per chi ama semplicemente passeggiare, i sentieri ben segnalati permettono di esplorare paesaggi incantati e di scoprire angoli nascosti delle Dolomiti. Al termine delle attività, i visitatori possono rilassarsi in uno dei tanti rifugi alpini, dove l’accoglienza calorosa e i sapori tradizionali rendono ogni sosta un momento speciale.

Cosa fare in estate alle Tre Cime

Sebbene il comprensorio delle Tre Cime sia una destinazione invernale d’eccellenza, la sua bellezza non svanisce con l’arrivo della primavera. Durante l’estate, queste montagne diventano il paradiso degli escursionisti, grazie a una rete di sentieri che permette di esplorare ogni angolo del parco naturale.

Tuttavia, è d’inverno che le Tre Cime di Lavaredo rivelano tutta la loro magia, offrendo un’esperienza completa tra sport, relax e natura incontaminata. Che si tratti di una giornata di sci su piste perfette, di un’escursione tra i boschi o di un momento di relax in un rifugio alpino, questo angolo delle Dolomiti ha sempre qualcosa di speciale da offrire.

Le Tre Cime attendono chiunque voglia lasciarsi conquistare dalla loro bellezza senza tempo, in uno scenario che unisce modernità e tradizione, sport e tranquillità, avventura e magia.

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Elvas, la città del Portogallo racchiusa in una stella

Può, una città, essere racchiusa in una stella? Se questa stella è fatta di possenti mura, la risposta è: sì, può. E il risultato – visto dall’alto – è spettacolare. Stiamo parlando di Elvas, cittadina fortificata a difesa del confine con la Spagna, che sorge nella poetica regione portoghese dell’Antejo. Si tratta di una località talmente spettacolare e significativa dal punto di vista storico che il suo complesso sistema di fortificazioni è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Elvas, informazioni utili

La bellissima Elvas è Patrimonio dell’Umanità perché à la più grande fortificazione bastionata non solo del Portogallo, ma del mondo intero. Le sue affascinanti mura, con fortificazioni dalla forma di una stella, risalgono a varie epoche (possiedono mura islamiche e medievali, ma anche influenzate dallo stile olandese di Cosmander), tanto che per questa sua particolare storia la città presenta diversi limiti di accessibilità.

Per esempio, in molte della sue vie la pavimentazione in pietra è irregolare, al punto da poter rendere in alcuni tratti complessa la circolazione. A poter creare delle possibili problematiche è anche l’inclinazione di alcune strade, così come il fatto che lungo il percorso si incontrano delle vie senza marciapiede, nelle quali occorre spostarsi con particolare attenzione.

Ma del resto la sua è una storia che ha fatto la differenza nel panorama europeo (e non solo): essendo situata vicino alla frontiera, Elvas negli anni ha combattuto per conservare l’indipendenza del Portogallo, al punto da diventare un esempio per l’umanità intera. Il passato della cittadina racconta quindi di battaglie, di coraggio, di momenti di vittoria e altri di dolore, mentre oggi questa è una località che si distingue per essere affascinante, pacifica e assolutamente ospitale.

Cosa vedere ad Elvas, l’itinerario

Elvas accoglie il visitatore con delle robuste mura grigie, perimetro d’un irregolare poligono a forma di stella, governate da torri, fossati, bastioni e porte che si aprono su quello che – oggi – è uno splendido centro storico. Un dedalo di stradine acciottolate, infatti, conducono al cospetto di antiche chiese, piazze affascinanti, musei e molto altro ancora. Come accennato, presenta alcuni limiti di accessibilità e per questo vi suggeriamo di seguire l’itinerario che potete leggere qua sotto.

Castelo de Elvas

La prima tappa da fare è il bellissimo Castelo de Elvas, il cui nucleo originario risale al Settecento. Sorge nel punto più alto della città ed è un’opera di fortificazione islamica che nel corso dei secoli è stata teatro di eventi rilevanti per la storia del Paese, fino a perdere la sua importanza difensiva e qualsiasi altra funzione militare a partire dalla seconda metà del secolo. XIX.

Castelo de Elvas, Portogallo

Fonte: iStock

Veduta aerea del bellissimo Castello di Elvas in Portogallo

Dopo un periodo di abbandoni e di restauri, nel 1906 fu dichiarato primo Monumento Nazionale portoghese, e oggi permette di fare una passeggiata lungo i suoi bastioni mentre si ammira un panorama superbo sulla straordinaria pianura su ci si affaccia. Nelle sue vicinanze, inoltre, c’è anche la suggestiva Igreja da Ordem Terceira de São Francisco.

Igreja da Ordem Terceira de São Francisco

Si trova a pochissima distanza dl Castelo de Elvas e colpisce per il suo il rivestimento di azulejo che narrano alcuni importanti episodi della vita di San Francesco. All’interno la circolazione è agevole per via della presenza di un ampio spazio e dell’assenza di barriere architettoniche.

Igreja das Domínicas

L’itinerario prosegue per arrivare al cospetto dell‘Igreja das Domínicas, un edificio religioso che colpisce per la presenza di un particolare palo della gogna in stile manuelino. La struttura presenta un pianta ottagonale ed è impreziosita con azulejo e con la ‘talha dourada’, ovvero del legno intagliato e ricoperto di una patina d’oro.

A disposizione del visitatore c’è anche un grazioso belvedere da cui scorgere una zona della città antica.

Igreja de Nossa Senhora da Assunção

L’Igreja de Nossa Senhora da Assunção è stata la cattedrale cittadina fino al 1882 e riesce a sorprendere chiunque la visiti: arrivando al suo cospetto si nota una facciata semplice e sobria, che mai darebbe modo di pensare che nasconda degli interni sontuosamente arredati. Ci sono colonne in marmo dipinte, diverse cappelle con decorazioni in oro e alcuni azulejo risalenti al XVII secolo.

Igreja de Nossa Senhora da Assunção, Elvas

Fonte: iStock

La facciata sobria dell’Igreja de Nossa Senhora da Assunção

La sua costruzione si deve a Francisco de Arruda, e ancora oggi conserva alcuni elementi dello stile manuelino, tra cui il portale sud.

Largo de Santa Clara

Decisamente pittoresco è il Largo de Santa Clara, piazza che si trova ai piedi dell’ Igreja de Nossa Senhora da Assunção e che ospita la gogna “pelourinho risalente al XVI secolo. Essa presenta quattro bracci di ferro con teste di drago, che molto tempo fa venivano utilizzati per appendere i delinquenti. Ma questa non è l’unica cosa che colpisce di tale spazio: sulla piazza si affacciano delle tipiche ed affascinanti case nobiliari con grate di ferro.

Torre Medieval

Proseguendo l’itinerario lungo la via Rua da Cadeia si arriva al cospetto della Torre Medieval, anche chiamata Torre Nova o Torre Fernandina. Edificata nel XIV secolo per scopi difensivi, nel corso dei secoli assunse anche la funzione di prigione, fino ad essere trasformata in un’attrazione turistica di cui si possono ammirare gli interni fino a raggiungere la cima, che offre un’emozionante vista dall’alto di tutto il territorio circostante.

Una piccola informazione di servizio: la struttura presenta ben tre piani da salire su una ripida scala a chiocciola, condizione che la rende inaccessibile a persone a mobilità ridotta.

Museu de Arte Contemporânea de Elvas

Sorge di fronte alla Torre Medieval ed è la culla di circa trecento opere di artisti portoghesi di vario genere, come per esempio pittura, disegno, scultura e molto altro ancora. L’edificio è settecentesco in stile barocco e inoltre presenta una sala che racchiude la cappella dell’antico ospedale, anch’essa abbellita da raffinati (e tipici) azulejo.

È bene sapere che il Museu de Arte Contemporânea de Elvas offre anche visite guidate e attività specifiche per persone con bisogni speciali.

Museu da Fotografia

Il Museu da Fotografia sorge nell’ex sala cinematografica della città, ed è la casa di una interessante collezione di apparecchi fotografici. A disposizione dei visitatori ci sono anche mostre fotografiche temporanee, e persino una camera oscura, un laboratorio e una biblioteca.

Convento de São Domingos e Museu Militar de Elvas

Il Convento de São Domingos si trova su una delle punte della fortificazione a forma di stella di Elvas e fu fondato nel 1267. Con il passare degli anni ha subito diverse modifiche, al punto che oggi presenta una facciata barocca che, sorprendentemente, nasconde un interno in stile gotico. Attualmente fa parte del Museu Militar de Elvas.

Il Museu Militar de Elvas promuove la valorizzazione, l’arricchimento e l’esposizione del patrimonio storico-militare ad esso attribuito. Il suo scopo, infatti, è quello di illustrare l’importanza strategica di questa città di confine.

Forte de Santa Luzia

Si trova a circa 2 chilometri di distanza dall’area precedentemente esplorata, quindi all’esterno delle mura cittadine, e fa parte della Piazzaforte di Elvas. Il Forte de Santa Luzia, costruito attorno al 1640, ospita oggi un sito museale che racconta gli anni di guerra contro la Spagna e mostra anche una collezione di armi antiche.

Forte de Santa Luzia, Elvas

Fonte: iStock

Veduta da lontano sul suggestivo Forte de Santa Luzia

Forte de Nossa Senhora da Graça

Molto interessante è pure il Forte de Nossa Senhora da Graça costruito sul Monte da Graça (sempre fuori dalle mura cittadine), che si compone di tre corpi: un nucleo centrale, il corpo principale e una struttura esterna.

Anche oggi viene considerato un autentico capolavoro di architettura militare europea del XVIII secolo ed è persino la sede di un museo, ma anche un punto ottimale per ammirare un panorama straordinario sulla città e sulla zona in cui si sviluppa.

Aqueduto da Amoreira

Infine (ma di certo non per bellezza ed importanza) il mastodontico Aqueduto da Amoreira. La sua nascita si deve al fatto che, nel 1500, Elvas affrontò un grave problema di approvvigionamento idrico, che costrinse gli abitanti dell’epoca ad incanalare l’acqua da Amoreira con l’ausilio di un acquedotto.

Progettato dall’architetto Francisco de Arruda (per terminare l’intera costruzione ci sono voluti ben 100 anni), lo stesso autore che realizzò la Igreja de Nossa Senhora da Assunção e la Torre de Belém a Lisbona, è lungo approssimativamente 7 chilometri e si presenta agli occhi del visitatore con ben 843 archi giganteschi.

Aqueduto da Amoreira, Elvas

Fonte: iStock

Una parte del mastodontico Aqueduto da Amoreira

Per ammiralo al massimo del suo splendore si consiglia di recarsi presso il tratto della strada per la capitale del Portogallo che va verso ovest del centro cittadino.

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Giornata delle Ville Venete 2024, le più belle e gli eventi da non perdere

Con l’apertura al pubblico di oltre 90 ville e la possibilità di partecipare a 160 esperienze, sabato 19 e domenica 20 ottobre torna la Giornata delle Ville Venete. Giunta alla sua terza edizione, la manifestazione quest’anno si distingue per la varietà di attività, suddivise come di consueto in cluster tematici come Heritage, Family, Green, Wine&Food, Dream e Well Being, con l’obiettivo di facilitare la scelta dei visitatori in base ai propri interessi, sottolineando la versatilità e la multidisciplinarità delle Ville Venete.

Un aspetto, questo, che non a caso è anche il tema del convegno “Ville Venete – Orizzonti Oltre i Confini 2024”, organizzato in occasione dell’evento a Villa Selvatico a Battaglia Terme (Padova), che esplora la villa non solo come testimonianza storica, ma anche come parte di un sistema economico circolare, promuovendo un equilibrio tra storia e sostenibilità.

Immersione nella Civiltà della Villa

La Giornata delle Ville Venete intende valorizzare la villa come “Casa Viva”, una realtà unica e inimitabile a livello internazionale, offrendo ai visitatori un’immersione nella “Civiltà di Villa”, trasformandoli da spettatori passivi a protagonisti attivi attraverso esperienze pratiche. Spalancando le porte ai visitatori, le ville racconteranno la propria storia, arte, cultura, architettura, artigianato e la natura che le circonda tramite visite guidate, passeggiate, concerti, laboratori, degustazioni e soggiorni, fornendo una visione completa della Villa Veneta del passato, del presente e del futuro. In questa edizione è stata introdotta una nuova sezione dedicata agli “itinerari suggeriti”, che permette a chi lo desidera di pianificare una giornata o un intero weekend in stile moderno “Grand Tour”.

Ecco allora una selezione delle esperienze più significative, divise per provincia, per trascorrere un fine settimana all’insegna della bellezzza e della scoperta di un patrimonio unico e prezioso.

Soggiorni e Visite in provincia di Belluno

In provincia di Belluno, a Villa di Modolo, una maestosa Villa Veneta situata nelle Dolomiti, sarà possibile soggiornare nei locali dell’antica latteria, recentemente ristrutturata e trasformata in agriturismo. Sarà inoltre offerta una visita guidata che illustrerà la storia e l’imprenditorialità della famiglia Miari Fulcis. A Villa Buzzati, i visitatori potranno esplorare il mondo misterioso di Dino Buzzati attraverso i suoi racconti, mentre a Villa degli Azzoni Avogadro ci sarà l’opportunità di partecipare a un “Bagno di Gong” con i Gong Planetari. A Villa Villalta sarà possibile visitare la dimora e conoscere la coltivazione dello zafferano grazie al gruppo “Zafferano Dolomiti” e prendere parte a un’opera interattiva di Land Art di Sara Casal.

Villa Abate Barbieri Verson

Fonte: Ufficio Stampa Giornata delle Ville Venete

La magnifica Villa Abate Barbieri Verson

Esperienze Culturali in provincia di Padova

In provincia di Padova, al Castello di San Pelagio, una visita guidata racconterà la trasformazione del luogo da azienda agricola a realtà culturale, mentre i bambini potranno partecipare a una caccia al tesoro botanico nel giardino storico. A Villa Rosa, i proprietari accoglieranno i visitatori nel maestoso parco e tra gli interni storici. Al Parco Frassanelle si vivrà l’esperienza della transumanza, mentre al Giardino Monumentale di Valsanzibio verranno svelati i significati simbolici del giardino.

Villa Selvatico ospiterà la degustazione “Ottobre Rosso” con i vini dei Colli Euganei. A Villa Roberti, si potrà partecipare a sessioni di yoga e a laboratori per bambini. Infine, a Villa Molin, una visita speciale si concluderà con l’assaggio di vini.
Sarà possibile visitare Villa Giusti dell’Armistizio, luogo storico in cui fu firmato l’armistizio che segnò la fine della Prima guerra mondiale.
Tra le proposte di Villa dei Vescovi, è da menzionare la visita al Brolo con degustazione: un percorso esclusivo attraverso il parco agricolo della villa, con particolare attenzione alle sue vigne.

Degna di nota anche la visita al parco di Villa Cittadella Vigodarzere Valmarana, organizzata in collaborazione con Veneto Segreto, partner per le esperienze Green della Giornata delle Ville Venete. Un’altra esperienza interessante è quella che permette di esplorare gli appartamenti privati del Castello del Catajo, abitati nell’Ottocento dagli Arciduchi Asburgo Este, e recentemente riaperti al pubblico.

A Villa Pesavento, le famiglie potranno partecipare a un itinerario che parte dalla villa e dal suo giardino per concludersi nella fattoria, offrendo così l’opportunità di comprendere la connessione tra questi due mondi, un legame che ha resistito nel tempo. I bambini potranno concludere l’esperienza partecipando a un laboratorio creativo, durante il quale avranno l’opportunità di lavorare la lana proveniente dalle pecore allevate nella dimora. Oltre alle ville nominate, ci saranno anche Villa Abate Barbieri Verson, Villa Giovannelli Colonna, Casa dalla Francesca e Villa Beatrice d’Este.

Immersione nella Natura in provincia di Rovigo

In provincia di Rovigo, al Castello Estense, ci si potrà immergere nella natura attraverso meditazioni, bagni di suoni e passeggiate tra alberi secolari. A Villa Ca’ Zen, sarà possibile partecipare a un’escursione naturalistica in barca nel Delta del Po. A Villa Morosini, si potranno esplorare le opere di Andy Warhol e la collezione Zerbinati. Villa Castelpiano offrirà un percorso tra storia e bonifica del Polesine. Sono previste esperienze anche a Villa dei Marchesi Villa.

Arte e Cultura in villa in provincia di Treviso

Ci spostiamo nel Trevigiano, dove Villa di Maser anche quest’anno ripropone la Colazione in Villa, un’esperienza unica in cui sarà possibile gustare la colazione sotto gli affreschi della Sala a Crociera. Tra le proposte più interessanti c’è anche “Crea il tuo erbario”, un’attività pensata per i bambini che li coinvolgerà nella creazione di un piccolo erbario da portare a casa, imparando a riconoscere le varie specie vegetali presenti nel particolare contesto naturale della Villa.

A Villa Sandi, un’esclusiva visita guidata accompagnerà i visitatori alla scoperta della dimora e dei suoi vini pregiati, con un percorso che parte dall’antica barricaia settecentesca e arriva fino al maestoso edificio in stile palladiano.

Villa Lattes offre l’esperienza “Poesia e storia in Villa Lattes”, che inizia con una visita guidata alla scoperta delle origini storiche della Villa e dei suoi proprietari, seguita da un laboratorio creativo in cui i partecipanti diventeranno protagonisti, componendo versi con diverse tecniche poetiche.
A Villa Tiepolo Passi sarà possibile trascorrere un fine settimana nella storica Foresteria della Villa, immergendosi nelle sue architetture e nelle essenze secolari. A Villa Chiminelli, invece, i visitatori potranno vivere un’esperienza musicale unica, guidati dal suono di particolari chitarre multi-manico suonate dal maestro compositore Guidetti.

Villa Giustiniani Tonon vi accoglierà per una serata polisensoriale che inizia con una visita guidata, condotta dal Maestro Guerrino Lovato, agli affreschi della villa, seguita da una degustazione delle birre artigianali San Gabriel. Per chi desidera soggiornare, CastelBrando offre un’esperienza di pernottamento, mentre a Villa Morosini Lucheschi sarà possibile vivere uno shooting fotografico memorabile, con la villa e i colori autunnali a fare da scenografia.

Il Castello di San Salvatore, eccezionalmente visitabile in autonomia, offre ai turisti un percorso narrato dalla voce della sua proprietaria, la Principessa Isabella Collalto de Croy, che li accompagnerà attraverso una audioguida disponibile direttamente sul proprio smartphone.
Infine, Villa Rechsteiner celebra il disegnatore e pittore italiano Alberto Martini, precursore del surrealismo e originario di Oderzo, con le “degustazioni itineranti”. In collaborazione con Oderzo Cultura, verrà abbinato il vino della tenuta a un’opera di Martini ispirata alle celebri “Storie Straordinarie” di Edgar Allan Poe, in un percorso guidato tra i luoghi più affascinanti della tenuta.

Altre esperienze sono proposte da Villa Correr Pisani, Villa Grimani Morosini Gatterburg, Villa Morosini Lucheschi, Castello Papadopoli Giol, Castello di Roncade e Palazzo Zambaldi

Wellbeing in Villa in provincia di Venezia

Il nostro viaggio ci conduce quindi a Venezia, dove le esperienze di benessere hanno avuto grande successo. Solo in questa provincia possiamo trovare ben tre esperienze di yoga: presso Villa Foscarini Rossi , Villa Widman – che offrirà anche l’”Erbario Lagunare”, un percorso di visita che condurrà i partecipanti alla scoperta delle piante tipiche della laguna – e Villa Venier Contarini, che propone una serie di attività dedicate al benessere psicofisico.

Palazzo Cappello offrirà un’esperienza pensata interamente per i bambini, con una visita e un laboratorio speciale, mentre il patrimonio storico torna protagonista a Villa Correr Agazzi, con la possibilità di esplorare documenti antichi conservati nel suo archivio. Anche Villa Farsetti e la Barchessa di Villa Heinzelmann offriranno esperienze immersive, con quest’ultima che unirà l’arte contemporanea all’atmosfera storica del parco e degli edifici.

Esperienze Esclusive in provincia di Verona

A Verona, tra le esperienze proposte dalle Ville Nichesola Conforti, si potrà partecipare alla presentazione del libro Centootto ville della Valpolicella e dialogare direttamente con l’autore. Inoltre, sotto la guida di artisti, sarà possibile dipingere nelle sale affrescate, utilizzando attrezzature professionali e esplorando nuove tecniche in un ambiente creativo e rilassante.

Palazzo Montanari e Villa Amistà – Byblos Art Hotel offrono soggiorni unici e di lusso, con esperienze Heritage e Wine&Food confezionate per l’occasione. Palazzo Montanari propone l’”Art&Wine Experience” e la “Visita con Calice di Valpolicella”, mentre Villa Amistà invita i suoi ospiti a partecipare all’”Art Tour” seguito da una cena degustazione presso il ristorante Amistà.

Infine, tra le proposte più particolari, si segnala la visita guidata con i proprietari a Villa Sagramoso Sacchetti già D’Arco e la degustazione di tartufo nero presso Villa Cariola. Anche quest’anno, non mancheranno le esperienze a Villa Buri Tessari, detta “La cappuccina”, e a Villa Rizzardi e Giardino di Pojega.

Castello Papadopoli Giol, Treviso

Fonte: Ufficio Stampa Giornata delle Ville Venete

Castello Papadopoli Giol, in provincia di Treviso

Degustazioni e Concerti in provincia di Vicenza

In provincia di Vicenza, numerose esperienze a tema Wine&Food offriranno ai visitatori l’opportunità di partecipare a degustazioni esclusive, oppure di godere di veri e propri pranzi o cene in villa. A Villa Valmarana ai Nani, ad esempio, sarà possibile prendere parte all’esperienza “Cena con i Tiepolo”, mentre Villa Fracanzan Piovene proporrà una “Visita guidata con degustazione”, accompagnata anche da un laboratorio artistico-botanico dedicato ai più piccoli. A Villa Pojana, tra le varie attività, spiccano la Ludoteca con giochi in legno, la “Caccia ai misteri di Villa Pojana” e l’Esposizione di cantine vinicole e aziende agricole locali, con la possibilità di cenare grazie agli stand di Street Food presenti all’interno della villa.

A Villa Priuli Crisanti si potrà assistere al concerto del celebre pianista Ramin Barhami, noto a livello internazionale per le sue interpretazioni del repertorio di Bach. Villa Mafferi Costalunga offrirà invece una serata immersa nella natura e nella mitologia dell’antica Grecia, con una passeggiata seguita da una degustazione di vini e prodotti locali.

A “La Gualda”, trasformata per l’occasione in palcoscenico, i visitatori potranno assistere alle prove dello spettacolo Le angherie cinquecentesche e partecipare a una visita guidata esclusiva muovendosi tra gli attori. Villa Ghellini offrirà invece un’esperienza di danza e musica rinascimentale e barocca, in cui gli ospiti potranno apprezzare ogni movimento e fraseggio delle performance, seguite da una visita agli spazi della villa e da degustazioni di prodotti locali tipici della zona di Villaverla.

A Villa Angarano Bianchi Michiel si terrà una Visita e Concerto Barocco, mentre al Castello di Thiene i visitatori potranno immergersi in un percorso museale innovativo, arricchito da realtà aumentata, intelligenza artificiale, sound design e performance recitative. Infine, i parchi, i giardini e la natura rigogliosa di Villa Fogazzaro Colbacchini, del Castello Grimani-Sorlini e del Monastero di San Marco saranno i protagonisti di un affascinante Trail Culturale.

Molte altre sono le esperienze anche a Villa Gioiagrande, Villa Valle, Villa Zileri, Villa Caldogno, Villa La Rotonda, Villa Montanari Valeri, Villa Ca’ Erizzo, Villa Barbaran Grassi, Villa Stecchini e Villa Fabris.

Ville e benessere in Friuli Venezia Giulia

Concludiamo con il Friuli-Venezia Giulia. A Villa del Torre, i proprietari accompagneranno gli ospiti in una visita guidata ricca di fascino e tradizione, con un’attenzione particolare all’antica cucina e ai vini della tenuta, prodotti con uve biologiche certificate. L’esperienza proseguirà con una passeggiata nel parco secolare, dove si potranno ammirare piante di diverse specie. Sarà inoltre possibile visitare il Monastero di Aquileia, scoprendo le origini della tenuta e l’elegante dimora dei Baroni Ritter de Záhony. Su richiesta, sarà possibile degustare tre vini presso il wine bar “Giardini Ritter de Záhony”.

A Villa Manin, visite guidate speciali porteranno i visitatori alla scoperta dei luoghi solitamente chiusi al pubblico. Tra antiche leggende e racconti autentici, si scopriranno curiosità legate alla storia di questa villa veneta, che fu dimora dell’ultimo Doge della Repubblica di Venezia e quartier generale di Napoleone Bonaparte.
Il Borgo dei Conti della Torre offrirà un’esperienza magica e indimenticabile, perfetta per famiglie, amici o coppie. Dopo la visita all’imponente villa seicentesca, gli ospiti potranno esplorare una rara e suggestiva casa di Babbo Natale, concludendo il tour con un buon calice di vino!

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Il Giappone ha spiagge bellissime, ma bisogna rispettare alcune regole

Quando parliamo del Giappone, le spiagge non sono proprio la prima cosa che ci viene in mente. Eppure, con le sue 6852 isole e 29.750 chilometri di costa, di bellezze sabbiose o a ciottoli dove rilassarsi e prendere il sole ne ha davvero tantissime. In particolare, una delle mete che sta destando sempre più interesse come destinazione da spiaggia è l’isola di Okinawa che, oltre a offrire scenari perfetti per il relax, vanta anche un ricco patrimonio culturale, storico e naturale.

Se volete scoprire il Giappone anche attraverso le sue spiagge, però, ci sono alcune regole da tenere a mente. Un po’ tutti sappiamo che questo Paese ha idee e leggi ben precise quando si tratta dei comportamenti da avere nei luoghi pubblici e nuotare e andare in spiaggia non fanno eccezione. In più, sapevate che il nuoto è considerato una tra le 18 arti marziali? Esiste persino una federazione (la Japanese Swimming Federation) che lavora per preservare l’arte del “nuoto da combattimento” e che organizza competizioni per gli appassionati di ogni età. Come parte di questa tradizione, famosi artisti marziali sono stati addestrati durante le alluvioni per aumentare la loro capacità di nuoto.

Scopriamo insieme quali sono le regole da rispettare per comportarci da buoni turisti.

No alcool, no musica, niente tatuaggi

Le regole più ferree da rispettare quando si va in spiaggia in Giappone sono quelle riguardanti gli alcolici, la musica e i tatuaggi. Le spiagge della prefettura di Kanagawa a sud di Tokyo, come Enoshima e Zushi, sono popolari mete turistiche e, con l’aumento degli incidenti e dei problemi, al momento della riapertura delle spiagge dopo la pandemia è stato vietato bere, ascoltare musica ad alto volume e mostrare i tatuaggi.

La città di Zushi, in particolare, è considerata la più severa nei confronti di chi mostra tatuaggi anche se non hanno niente a che vedere con la yakuza, la mafia giapponese. Se la polizia nota che avete un tatuaggio in evidenza, raccoglierà i vostri dati personali e, in caso di lamentele, vi scatterà anche una foto. Per verificare se la spiaggia in cui volete andare ammette o no i tatuaggi, potete consultare il sito Tattoo Friendly Japan.

Nella zona di Kanagawa, comprese Kamakura ed Enoshima, è vietato sparare fuochi d’artificio sulle spiagge pubbliche di notte (dalle 22:00 alle 6:00). Sebbene i petardi siano accettabili – purché si pulisca dopo – i fuochi d’artificio sono proibiti. Per quanto riguarda i rifiuti, invece, salve rare eccezioni, non troverete contenitori per la spazzatura: dovrete quindi imballare per bene i vostri rifiuti e gettarli una volta tornati a casa o in hotel.

Spiaggia Okinawa

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Spiaggia di Aharen nell’isola di Tokashiki a Okinawa

Fare attenzione alle allerte meteorologiche

Tutti sanno che il Giappone è un paese soggetto a terremoti, mentre molti dimenticano il rischio di tsunami. Se siete in spiaggia e sentite una scossa molto forte, è necessario raggiungere il più in fretta possibile un luogo situato in una posizione più in alto. In questi casi potreste sentire anche un allarme e un annuncio (in giapponese), oltre che notare le bandiere di avvertimento rosse e bianche dell’Agenzia Meteorologica Giapponese.

Rispettare la stagione di apertura delle spiagge

La parola giapponese per l’apertura di una spiaggia è umi-biraki, che significa ‘inizio ufficiale della stagione balneare’. Questo viene celebrato con una cerimonia durante la quale gli organizzatori della spiaggia puliscono, riforniscono e organizzano le casette, installano reti per tenere fuori squali e meduse dalle aree di nuoto e testano anche l’acqua per assicurarsi che sia sicura per i bagnanti. In alcune spiagge sono gli stessi sacerdoti shintoisti a condurre la cerimonia.

La data esatta dell’umi-biraki dipende da dove si trova una spiaggia in Giappone: si comincia dalle aree meridionali per poi spostarsi verso il nord. A Okinawa, per esempio, le spiagge sono aperte già ad aprile. Prima dell’apertura ufficiale, in alcune spiagge è vietato nuotare, quindi consigliamo di visitare un ufficio del turismo locale o un centro visitatori per chiedere informazioni.

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Cosa vedere a Foligno, una delle città più importanti dell’Umbria

Seppur meno gettonata rispetto ad altre località umbre, Foligno è una città dal carattere forte e dalle mille sfaccettature che merita una visita per la sua autenticità, la storia millenaria e la bellezza artistica e architettonica che, una volta scoperta, lascia un ricordo indelebile.

Sorge in una zona pianeggiante, a differenza dei più conosciuti borghi umbri, e dona un’atmosfera tranquilla che rende la sosta ancora più piacevole e permette di esplorare il suo grandioso patrimonio senza fretta, assaporando con piacere ogni scorcio e monumento.

Cosa vedere a Foligno

Il tour della cittadina considerata il “centru de lu munnu” (il “centro del mondo” poiché in una regione centrale d’Italia, del Mediterraneo e d’Europa) può iniziare dalla centralissima Piazza della Repubblica, cuore pulsante su cui svettano gli edifici più importanti e un piccolo monumento commemora il luogo in cui San Francesco abbandonò i propri averi.

Lo sguardo si posa, all’istante, sul Duomo intitolato a San Feliciano, uno degli esempi più significativi di romanico umbro dalla doppia facciata, e poi si sposta su Palazzo Trinci, dimora dell’omonima famiglia nobiliare tra il Trecento e il Quattrocento, dall’esterno neoclassico e dagli interni impreziositi da elementi tardo gotici: oggi, inoltre, ospita musei di sicuro interesse, ovvero il Museo Archeologico, la Pinacoteca Civica, e il Museo multimediale dei tornei, delle giostre e dei giochi. Infine, ecco Palazzo Orfini, sede del Museo della Stampa a ricordo di quando, nel 1472, l’allievo di Gutemberg Johannes Numeister stampò la prima edizione della Divina Commedia.

Ma siamo appena all’inizio. A pochi passi dal Duomo, fa bella mostra di sé l’Oratorio della Nunziatella, custode di un’immagine dell’Annunciazione miracolosa tuttora visibile sull’altare in un’edicola lignea finemente intagliata, mentre in Piazza San Domenico svetta una delle chiese più antiche di Foligno, nonché una delle più rilevanti in stile romanico del territorio: si tratta della Chiesa di Santa Maria Infraportas, dalle suggestive decorazioni votive.

E poi, una chicca sorprendente: l’ex Chiesa della Santissima Trinità accoglie la “Calamita Cosmica“, un’opera tra le più discusse degli ultimi anni, realizzata dall’artista Gino De Dominicis nel 1988. È un enorme scheletro che, con 50 pezzi, una larghezza di 4 metri e una lunghezza di 24, riproduce alla perfezione il corpo umano, a parte la presenza di un becco d’uccello al posto del naso.

Infine, per una rigenerante pausa nel verde, non può mancare il Parco dei Canapè, il cui nome deriva dalle sedute, canapè appunto, che ne delimitano il perimetro: sono in totale 80, ognuna numerata.

Tutto il fascino dei dintorni

Rasiglia, Umbria

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Rasiglia, la Piccola Venezia umbra

Se il centro storico di Foligno conquista a dispetto della sua “poca fama”, i dintorni non sono certo da meno a partire dall’Abbazia di Sassovivo, risalente all’Anno Mille, arroccata su uno sperone roccioso nell’abbraccio di sette ettari di bosco di lecci secolari: da qui la vista sulla città e sulla Valle Umbra è qualcosa d’incredibile.

Gli appassionati di trekking ed escursioni non si faranno sfuggire la possibilità di raggiungere l’Eremo di Santa Maria Giacobbe, scavato nella roccia a 525 metri d’altitudine nel Sasso di Pale. Costruito nel Duecento, custodisce pregevoli affreschi e regala un panorama difficile da descrivere a parole.

Non si può, poi, non citare il Parco di Colfiorito, 338 ettari di natura tra palude, i resti dell’antica città di Plestia e il Monte Orve, noto per la coltivazione delle lenticchie e delle patate rosse, e scrigno di biodiversità. Non manca il Mac, Museo Archeologico, tra i più importanti a livello nazionale.

Per concludere al meglio una gita a Foligno e dintorni, vi consiglio di fare tappa alle Cascate del Menotre, il fiume che, tra Pale e Belfiore, dà vita a due fragorosi salti d’acqua nel folto della vegetazione, e al borgo gioiello di Rasiglia, inserito a pieno titolo nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia e soprannominato “piccola Venezia umbra”: a voi il gusto di scoprire perché.

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La città più alta del mondo dove si tocca il cielo con un dito

È un tesoro prezioso posto a ben 4.090 metri di altitudine in uno dei luoghi più suggestivi del pianeta: siamo nella città di Potosí, una delle più alte al mondo, ma anche tra le meno conosciute. Una città che simboleggia un volto inedito della Bolivia, quello che racchiude secoli di storia e tradizione, ma anche di ricchezze dal valore inestimabile.

Divenuta Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1949, Potosí è una fiorente città situata nel cuore del Paese, tra imponenti montagne che celano un tesoro preziosissimo. Viaggiare in questa terra significa esplorarne i paesaggi naturali, le ricche miniere e le tradizioni culturali ancora vive tra la popolazione, ma anche perdersi tra le viuzze del centro storico e i monumenti che hanno storie tutte da raccontare.

Cosa vedere a Potosí

Tocca i 4.090 metri di altitudine la cittadina boliviana di Potosí, rientrando tra le città più alte del mondo, con i suoi 175mila abitanti. A farle da cornice, dando vita a un suggestivo panorama, è il Cerro Rico (che significa “Montagna Ricca”), che sorveglia costantemente il centro urbano. Proprio qui, tra le profondità della terra, si trovano enormi giacimenti minerari che hanno fatto la fortuna di questo angolo di mondo, che può definirsi prezioso a tutti gli effetti.

Ma non solo. Potosí ha anche un patrimonio architettonico e culturale di altrettanto valore, con più di duemila edifici che ne testimoniano il passato coloniale. Andiamo alla scoperta di tutte le bellezze da non perdere lungo un viaggio emozionante in questo gioiello del Sud America.

Centro storico di Potosì, in Bolivia

Fonte: iStock

Centro storico di Potosí, in Bolivia

Le miniere preziose di Potosí

Una leggenda narra che nel 1544 il pastore di lama Diego Huallpa scoprì casualmente la presenza di argento nelle terre di Potosí: accendendo il fuoco per scaldarsi, si racconta che iniziò a fuoriuscire argento fuso da una roccia. Così la notizia della scoperta del metallo prezioso sarebbe giunta ai conquistatori spagnoli che iniziarono a sfruttarne i giacimenti trasformando la cittadina in una delle fonti più ricche di argento in tutto il mondo. Non a caso in queste terre è comune l’espressione “eso vale un Potosí” (tradotto in “questo vale un Potosí”): un modo per descrivere qualcosa dal valore inestimabile. Una ricchezza che, purtroppo, in quel periodo storico ha anche comportato i sacrifici di milioni di lavoratori indigeni forzati e schiavi africani.

Nel corso dei 20 anni successivi, si scavarono profonde miniere sotterranee e fu proprio durante il periodo coloniale che grazie alle ricchezze ricavate si costruirono importanti opere industriali e imponenti architetture coloniali, che tutt’oggi resistono al passare dei secoli: sono ciò che conferisce a Potosí un fascino unico, una testimonianza dell’immenso patrimonio artistico e culturale del cuore pulsante della Bolivia.

Se siete affascinati dall’idea di esplorare le miniere e capirne il funzionamento, qui è possibile svolgere visite guidate nei cunicoli che un tempo trasportavano quantità enormi di metalli preziosi (oltre all’argento, l’elemento principale, si trovano anche depositi di oro e stagno). Oggi, infatti, l’estrazione mineraria continua, ma in maniera molto ridotta rispetto alle origini.

Quella tra i tunnel delle miniere che si snodano sottoterra è un’avventura sicuramente memorabile, anche se un avvertimento va dato: l’esplorazione delle miniere, in certi tratti molto strette e profonde, è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia.

Miniere di Potosì, in Bolivia

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Le miniere di Potosí

Le architetture coloniali della città e il centro storico

Bellissime casette a schiera e alti palazzi caratterizzati da tegole rosse, piccoli balconcini in legno e mura colorate arricchiscono il centro storico di Potosí, alternandosi a deliziose chiese e a edifici che raccontano la longeva storia della città. A sorgere qui, infatti, sono circa 2mila edifici coloniali e 25 chiese, tutti da esplorare.

Tra i palazzi da non perdere c’è la Casa Nacional de la Moneda, la zecca reale che coniò la moneta in uso durante il periodo coloniale e che oggi ospita un suggestivo museo, che custodisce splendidi pezzi di arte religiosa dell’epoca, e numerose esposizioni.

Una volta entrati nel cortile principale, si viene accolti da una splendida fontana in pietra e da una grande maschera raffigurante Bacco. Risale al 1865 ed è diventata ben presto un’icona della città, chiamata dagli abitanti “Mascarón“. Si racconta che, ammirata dalla giusta prospettiva, coprendo metà della maschera con la mano e poi l’altra metà, si vedono alternativamente due espressioni diverse di questo viso: da una parte apparirebbe sorridente, dall’altra sembra arrabbiato.

Zecca di Potosì, chiamata la Casa Nacional de la Moneda

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Casa Nacional de la Moneda, la zecca di Potosí

Non meno affascinante è il Convento de Santa Teresa, costruito nel 1685, che accoglie una piccola comunità di suore carmelitane e decine di preziosissime opere d’arte sacra. Passeggiando tra le viuzze del centro storico che si snodano in questa città Unesco, può capitare di imbattersi anche nei folkloristici mercati nei quali si possono acquistare i prodotti tipici locali, dal cibo prodotto in queste terre agli elementi di artigianato.

Tra le numerose chiese della città, spicca la Cattedrale, esempio di architettura neoclassica boliviana costruita fra il 1808 e il 1836. Oltre alla splendida facciata, al suo interno custodisce importanti dipinti e decorazioni in foglie d’oro. Una visita alla Cattedrale di Potosí permette di esplorarne anche gli altri spazi: il mausoleo, il coro e il campanile che offre una vista panoramica sull’intera città.

Un altro punto capace di donare viste suggestive, a 200 metri dalla Cattedrale, è la Torre de la Compañía de Jesus: qui potrete assistere a uno dei più incantevoli tramonti della vostra vita.

Cattedrale di Potosì, in Bolivia

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Vista dalla Cattedrale di Potosí

Trekking nella natura a Potosí

Se siete degli amanti della natura, potrete sicuramente apprezzare i molti sentieri di trekking che si aprono lungo le montagne che circondano Potosí come in un abbraccio. Attenzione, però, a camminare lentamente: a questa altitudine l’attività fisica comporta un’attenzione in più sugli sforzi, poiché l’aria è più pura e rarefatta. Sarà impossibile non apprezzare ancora di più la meraviglia di quel cielo azzurro che sembra davvero di poter toccare con un dito.