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Scoperta ad Áspero l’incredibile sepoltura di una donna di 4.500 anni fa con capelli e unghie intatti

Sulle sponde della costa centrale del Perù, la città archeologica di Áspero ha appena svelato uno dei suoi più affascinanti segreti. La squadra di archeologi guidata dalla dottoressa Ruth Shady ha lavorato nella zona archeologica di Caral permettendo il ritrovamento di una donna, di età tra i 20 e i 35 anni, all’interno della Huaca de los Ídolos, una costruzione cerimoniale monumentale.

A rendere straordinario il ritrovamento non è tanto la scoperta in sé quanto la conservazione del corpo: pelle, capelli e unghie sono giunti intatti a differenza di altri corpi riconoscibili solo per il cumulo di ossa.

Il ritrovamento della donna Caral sepolta in Perù

La zona archeologica Caral ha appena rivelato un’importante scoperta. La squadra diretta dalla dottoressa Ruth Shady ha fatto sì che all’interno della Huaca de los Ídolos emergesse il corpo (perfettamente conservato) di una donna di età tra i 20 e i 35 anni. Il ritrovamento è particolarmente prezioso: la sepoltura testimonia il rituale ricco e raffinato in cui il corpo veniva avvolto in tessuti di cotone e stuoie di giunco, mentre un pannello ricamato con piume colorate di guacamayo lo adornava, posato su un intreccio di fibre vegetali. La testa con ancora tutti i capelli è stata decorata da un copricapo di fibre intrecciate e fili avvolti a spirale: l’accessorio è tra le testimonianze più antiche dell’arte plumaria andina.

Non una donna comune, ma una figura potente, probabilmente elitaria. A svelarlo il corredo funebre ritrovato dagli archeologi. Ai piedi del corpo quattro ceste di giunco, una conchiglia di caracol proveniente dall’Amazzonia, un becco di tucano ornato con perline verdi e marroni, strumenti per tessitura, una rete da pesca, una trentina di patate dolci e addirittura strumenti tessili. Nell’area superiore sono stati invece posati tre contenitori a forma di bottiglia e un’altra cesta su una stuoia di totora. Gli oggetti testimoniano il rango della defunta e raccontano molto della civiltà a cui apparteneva.

L’importanza del ritrovamento

La scoperta rafforza la teoria legata alla gerarchia sociale della civiltà Caral in Perù. Gli archeologi sono convinti che la ricchezza e lo stato di appartenenza facessero variare il tipo di corredo e il trattamento cerimoniale della sepoltura.

Áspero non è la prima volta che offre questa tipologia di testimonianze, specialmente con figure femminili di rilievo. Già nel 2016 era stata ritrovata la Dama de los Cuatro Tupus e nel 2019, invece il Varón de Élite. I ritrovamenti sono datati più o meno nello stesso periodo, raccontando molto della struttura sociale elitaria simile a quella documentata e postuma di La Galgada.

Áspero: il sito archeologico

Áspero è il sito archeologico che sorge in prossimità di quella che era la città portuale scelta dalla civiltà Caral per vivere. Si estende per la bellezza di 18,8 ettari e dista meno di 700 metri dall’oceano. Gli studi hanno permesso di rilevare fino a 22 complessi architettonici che mostrano un passato glorioso e piuttosto avanzato.

Gli abitanti erano esperti pescatori e commercianti; le reti di scambio interculturale, pacifiche e vantaggiose, collegavano il sito alla costa e alle lontane regioni andine e amazzoniche. Dopo essere stata usata per molti tempi come discarica municipale, nel 2005 le cose sono cambiate diventando un fulcro di studio e valorizzazione e permettendo i ritrovamenti che oggi stanno riscrivendo la storia.

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Il mistero della civiltà perduta e i segreti di Chan Chan, il passato antico del Perù

Nel cuore della costa settentrionale del Perù, tra il deserto e l’oceano, sorge Chan Chan, l’antica capitale dell’impero Chimú – nel periodo di massimo splendore si stima avesse circa 60.000 abitanti ed era uno scrigno d’oro, d’argento e di ceramiche. Questa città di fango, fondata intorno al 1300 d.C. ed estesa su una superficie di 20 kmq, è la più grande dell’America precolombiana e testimonia la grandezza di una civiltà sofisticata e misteriosa, che fiorì per secoli prima di essere conquistata dagli Inca e poi saccheggiata dagli spagnoli.

La storia e il passato di Chan Chan

Attraverso le sue mura, i suoi palazzi e i suoi simboli, Chan Chan racconta una storia di potere, arte e ingegno che ancora oggi affascina tantissimi viaggiatori e archeologi. Dal ricco impero chimú all’arrivo degli spagnoli, nel giro di pochi decenni Chan Chan perse la sua ricchezza. Inoltre a causa delle piene dei fiumi e delle forti piogge – dovute al massacrante fenomeno del Niño – le mura della splendida Chan Chan sono state erose.

La civiltà Chimú: una società stratificata

I Chimú si insediarono lungo la costa settentrionale del Perù intorno al IX secolo d.C., dando vita a un regno che si estese per oltre 1.000 km. La loro società era molto stratificata, con una classe dirigente che risiedeva nelle imponenti cittadelle di Chan Chan – dette anche recinti reali.
In ognuno di questi si trovava un monumento funerario dove il sovrano veniva sepolto con una gran quantità di offerte. Queste comprendevano anche i corpi di decine di giovani donne sacrificate – ritrovati resti – e camere piene di gioielli, ceramiche e tessuti.
I Chimú eccellevano nell’artigianato, producendo ceramiche, tessuti e oggetti in metallo di qualità pazzesca, e svilupparono avanzati sistemi di irrigazione per coltivare le aride terre costiere.

Chan Chan: la città di fango più grande del mondo

Chan Chan aveva un nucleo urbano di 6 kmq. La città era composta da dieci cittadelle – ciudadelas -, ciascuna con palazzi, templi, magazzini e piattaforme funerarie. Le mura erano decorate da bassorilievi che raffiguravano motivi marini. Questo sta a sottolineare l’importante valore dell’oceano, come fonte di sostentamento, nella cultura Chimú: pesci, onde e mammiferi marini sono rappresentati infatti in tutta la città.

particolare del sito di chan chan

Fonte: iStock

Muri di adobe nella città di Chimu di Chan Chan

Una società stratificata e devota

La popolazione di Chan Chan era suddivisa in classi molto ben distinte. I nobili risiedevano nelle cittadelle – Gran Chimú – , mentre gli artigiani e i contadini vivevano in abitazioni più semplici, spesso usate anche come laboratori. La religione aveva un ruolo centrale: i Chimú veneravano divinità legate all’acqua e al mare e costruivano templi e stagni cerimoniali per onorarle. La luna e il mare avevano un importante ruolo religioso per i chimú.

La caduta di Chan Chan e l’eredità Chimú

Nel XV secolo, l’impero Chimú fu conquistato dagli Inca guidati da Tupac Inca Yupanqui. Chan Chan perse il suo ruolo centrale e fu gradualmente abbandonata. Con l’arrivo degli spagnoli, la città fu poi saccheggiata e molte delle sue ricchezze andarono perdute.
Tuttavia, l’eredità Chimú sopravvive grazie alle testimonianze archeologiche e storiche e nell’influenza culturale che ha lasciato nella regione.

Chan Chan oggi: tra conservazione e turismo

sito patrimonio unesco in perù

Fonte: iStock

Pareti adobe nel sito archeologico Chan Chan

Nel 1986, il sito archeologico peruviano di Chan Chan è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Ma Chan Chan è anche inserita nella lista dei siti in pericolo a causa dell’erosione e delle minacce ambientali. Gli sforzi di conservazione si concentrano sulla protezione delle strutture in adobe e sulla gestione sostenibile del sito. I visitatori possono esplorare il Palazzo Tschudi, l’unica cittadella aperta al pubblico, e ammirarne i dettagli architettonici che narrano la storia di questa straordinaria civiltà.
Chan Chan rappresenta un capitolo affascinante della storia precolombiana, un luogo dove il grande passato prende vita tra le mura di fango e le decorazioni scolpite. Esplorare questa antica città significa addentrarsi in un mondo di misteri, arte e intelletto che continua a ispirare e a meravigliare tantissime persone ogni anno.

Il complesso di Tschudi

Il complesso di Tschudi, che deve il suo nome un naturalista svizzero, è il solo settore di Chan Chan parzialmente restaurato nel tempo – il muro esterno ne è un esempio. In futuro è possibile che anche altre zone vengano sistemate e aperte ai visitatori ma al momento, in quanto non sorvegliate e messe in sicurezza, risultano pericolose.

  • Detto anche Palacio Nik-An, il complesso di Tschudi si apre intorno all’immenso Cortile Cerimoniale. I suoi muri interni, spessi 4 m, sono decorati con motivi geometrici restaurati. I disegni, visibili a livello del terreno vicino alla porta di accesso, raffigurano tre o quattro lontre. Questi sono gli unici originali e hanno un aspetto non molto raffinato.
  • Una scala, posta alla fine del cortile, permette di salire al piano superiore. Al momento questo passaggio non è accessibile per sedie a rotelle.
  • Alla fine del muro esterno il percorso prosegue attraverso le labirintiche Sale delle Udienze, la cui importanza è resa nota dalla quantità e qualità delle decorazioni. Queste infatti hanno gli ornamenti più singolari di Tschudi.
  • Andando avanti si incontra il Secondo Cortile Cerimoniale. Dal suo retro si può ammirare quella che oggi si definisce grande depressione rettangolare ma che in realtà era un pozzo che riforniva di acqua la cittadella reale.
  • Sulla sinistra è localizzata un’area con varie decine di cellette in rovina: questo è detto Settore Militare. Accanto c’è il Mausoleo, dove le spoglie del sovrano venivano seppellite con sacrifici umani e oggetti cerimoniali.
  • Infine si può ammirare la Sala delle Assemblee. A pianta rettangolare con 24 sedili inseriti in altrettante nicchie disposte lungo le pareti, ha eccellenti caratteristiche acustiche: chi parla stando seduto in una qualsiasi delle nicchie può essere udito in tutta la sala.

Informazioni per la visita

All’entrata del complesso di Tschudi, vicino alla biglietteria, i viaggiatori possono trovare:

cartello ingresso sito chan chan

Fonte: iStock

Benvenuti: cartello di Chan Chan sito storico, Trujillo
  • il piccolo Museo de Sitio Chan Chan (accesso libero con il biglietto per Chan Chan), con informazioni in inglese e in spagnolo – consigliato prendere una guida. Questo museo ospita mostre che illustrano Chan Chan e la cultura chimú. Al suo interno si trovano tante fotografie aeree e cartine che mostrano l’incredibile estensione di Chan Chan e qui ogni 30 minuti c’è uno spettacolo di luci e suoni in spagnolo,
  • negozianti di souvenir e snack,
  • servizi igienici,
  • alcune guide – anche se il complesso è ben segnalato quindi l’ingresso è anche possibile senza guida.

Il biglietto d’ingresso per Chan Chan è valido anche per i siti chimú di Huaca Esmeralda e Huaca Arco Iris.

Consigliato indossare scarpe comode, cappello, portare acqua e mettere una protezione solare.

I bus locali per Chan Chan partono da Trujillo, nella regione di La Libertad, lungo la costa nord del Perù, con intervalli di pochi minuti e fermano all’angolo tra España ed Ejército e a quello tra España e Industrial – bisogna comunicare all’autista che si vuole scendere al sito.
In alternativa ci si può muovere in taxi sempre da Trujillo che costa circa S10 – contrattare prima di partire – o si può affittare una macchina e guidare per circa 10 minuti lungo l’autostrada che porta a Huanchaco.

L’escursione dura circa mezza giornata e può essere abbinata a una passeggiata sul caratteristico lungomare di Huanchaco.

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Esplorando il Perù sulle tracce di Mario Vargas Llosa: i luoghi che hanno ispirato il Nobel

Se i premi dovessero essere l’unico strumento per riconoscere il talento di un artista allora il numero e il calibro di quelli che Mario Vargas Llosa ha vinto nel corso della sua lunga carriera di scrittore potrebbero già da soli definire l’enorme portata intellettuale e culturale dei suoi scritti.

Ma l’arte è fatta anche di emozioni, di sentimenti, di un riconoscimento più comune e trasversale: quello di chi ne fruisce in prima persona perdendosi tra le pagine dei romanzi. Ecco allora che i lettori dei suoi capolavori potrebbero affermare, senza bisogno di alcun riconoscimento, che è stato uno dei più grandi scrittori della nostra epoca.

E per chi lascia che siano le pagine a scandire il ritmo delle proprie giornate, l’idea di partire alla volta delle location che ha raccontato e di alcune di quelle che ha vissuto è davvero speciale.

Nasce così un itinerario alla scoperta del Perù, la sua terra, che tante volte è stata protagonista delle sue opere, ma anche dei luoghi del Paese sudamericano in cui lui ha vissuto. Un viaggio cadenzato dalle sue parole e dalle tappe della sua vita, che spesso si sono intrecciate nelle sue opere, dando vita a romanzi che raccoglievano anche un po’ di esperienze personali, alla scoperta di una terra affascinante e magnifica.

Zaino in spalla, o valigia tra le mani, e libri di Mario Vargas Llosa come bussola per farci da guida: i luoghi del Perù da visitare leggendo le storie dello scrittore Premio Nobel scomparso a Lima il 13 aprile del 2025.

Mario Vargas Llosa, sulle tracce dello scrittore in Perù

Non ha vissuto solo in Perù, Mario Vargas Llosa, ma senza dubbio questa è stata la sua terra, quella in cui è nato, ha abitato a lungo e quelle che ha raccontato in tantissime delle sue opere. Ed è affascinante pensare di partire alla volta di questo Paese del Sud America ripercorrendo alcune tappe della sua vita, seguendo le tracce che lui ha lasciato.

La città in cui è nato: Arequipa

E per farlo non possiamo che partire da Arequipa, grandissima città, seconda solo a Lima come numero di abitanti. Un luogo da scoprire per tante ragioni, tra queste il fatto che è stata soprannominata La Ciudad Blanca per merito del colore della pietra con cui sono stati realizzati alcuni degli edifici presenti nel centro storico, centro che – va sottolieato – è stato iscritto nell’elenco dei siti patrimonio dell’Umanità Unesco.

Un luogo dalla storia antica, il cui cuore pulsante è Plaza de Armas, dove sorge anche la bella cattedrale cittadina che va inserita tra le meraviglie da vedere: è stata eretta nel 1540, ma poi ricostruita a metà del 1800. Tra le tappe la sua casa natale che è possibile visitare, infatti è diventata un museo che grazie anche all’ausilio della tecnologia permette di conoscere la sua vita, compresa la scuola militare e l’università.

Mario Vargas Llosa la città di nascita: Arequipa

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Arequipa, la città di nascita di Mario Vargas Llosa

Lima: gli studi, l’addio al Perù e il ritorno

Tra le altre tappe peruviane della vita dello scrittore non si può non citare Piura, dove ha abitato alcuni anni e dove ha frequentato il Colegio Salesiano Don Bosco e che è stata, come le altre location della sua vita, musa ispiratrice per ambientarvi storie.

E poi Lima, dove ha vissuto a lungo, metropoli da cui se ne è andato e dove è anche morto. Una città in cui seguire le sue tracce significa visitare Magdalena del Mar, un sobborgo della Capitale, oppure andare alla ricerca di quella casa nel quartiere Barranco dove era tornato a vivere da un paio di anni dopo una vita lontana dal Perù e da Lima. Qui, in un appartamento con vista sull’oceano, ha trascorso l’ultimo periodo della sua esistenza. Si tratta di una zona molto vivace, che avvolge in un’atmosfera bohémienne, ma anche ricca di location culturali e vivacità.

Tra le tappe che ricordano Mario Vargas Llosa studente, invece, si possono ricordare il Colegio Militar Leoncio Prado o l’Universidad Nacional Mayor de San Marcos, dove ha studiato. Location che lui ha vissuto e che meritano uno sguardo mentre si va alla scoperta delle tante meraviglie che regala la capitale del Perù come il quartiere Miraflores o il Museo Larco, senza dimenticare il centro storico Patrimonio Unesco.

Il Perù in alcuni dei capolavori di Mario Vargas Llosa

Mario Vargas Llosa ci ha lasciato in eredità dei veri e propri capolavori, per ricollegarci a quanto scritto in precedenza la sua caratura letteraria si può dimostrare anche attraverso i tanti premi che ne hanno scandito la vita artistica e professionale, che non devono essere letti come la definizione del suo talento, ma come un riconoscimento della sua grandezza.

Tra i tanti val la pena citare il Premio Nobel per la Letteratura, ottenuto nel 2010 che lo ha reso il primo scrittore di origine peruviana a ottenere questo riconoscimento così prestigioso. Lui che la sua terra l’ha raccontata, non senza mostrarne luci e ombre, che l’ha descritta in tanti modi, in cui si è speso politicamente e dalla quale è stato anche per tanto tempo lontano. Per poi tornare, in quella Lima che l’ha visto studente, a vivere gli ultimi anni della sua ricca e incredibile esistenza. A un passo dal mare, in un quartire vivace e vivo, vicino all’Oceano.

E i suoi capolavori possono essere i perfetti compagni di viaggio per organizzare un tour alla scoperta del Perù, una guida di viaggio speciale e unica, che ci permette di vedere il riflesso del mondo intorno a noi nelle parole di uno degli autori più grandi dei nostri tempi.

Alcuni dei libri di Mario Vargas Llosa da leggere e da utilizzare come guida speciale durante un viaggio in Perù.

La città e i cani

Il viaggio nella letteratura e nel Perù di Mario Vargas Llosa non può che partire da La città e i cani, suo primo romanzo datato 1963. Qui troviamo come cuore pulsante della storia un’accademia militare e va ricordato che lui stesso l’aveva frequentata a Lima. Si tratta di un romanzo che ci porta a scoprire un’esperienza dura, difficile e che tratteggia un’atmosfera tetra. Vale la pena visitare la zona dove si trova il collegio solo per poter assaporare la sensazione di trovarsi tra le pagine di questo romanzo.

La casa verde

Con La casa verde, lo scrittore Premio Nobel ci accompagna in un’altra tappa della sua esistenza e – più precisamente – a Piura dove lui stesso ha vissuto qualche anno durante l’infanzia. Tra le pagine del romanzo ci mostra questo luogo, circondato dal deserto e vicino all’Oceano, prima piccolo centro e poi città. E nella Casa Verde nella Mangacheria, zona di periferia, si intreccia la vita di diversi personaggi. Il romanzo ci mostra anche la selva, lungo il corso del fiume Maranon. Tutte tappe di un viaggio alla scoperta di un Paese magnifico.

La zia Julia e lo scribacchino

Torniamo a Lima con un romanzo più leggero, ricco di ironia, che si discosta dai lavori precedenti: si tratta di La zia Julia e lo scribacchino in cui possiamo trovare alcune tracce di Lima e alcune location della città. La storia racconta dell’amore tra Mario, un giovane studente, e la zia acquisita Julia e la loro love story viene cadenzata alternandosi ai capitoli dedicati ai romanzi radiofonici.

Tra le location cittadine da visitare con il romanzo tra le mani vi è il già precedentemente citato quartiere Miraflores, che si affaccia sul mare grazie alle sue caratteristiche scogliere che si gettano a picco, e ovviamente non possono mancare anche Plaza de Armas, con i suoi palazzi importanti, e da lì si può percorrere Jiron del la Union, via ricca di locali che porta a Plaza San Martin.

Lima: in Perù sulle tracce di Mario Vargas Llosa

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In Perù a Lima sulle tracce di Mario Vargas Llosa

Il caporale Lituma sulle Ande

Ci spostiamo sulle Ande e più precisamente a Naccos, un cantiere minerario. Qui il caporale della Guardia Civil Lituma si trova a dover indagare sulla scomparsa avvolta dal mistero di tre manovali. Quello raccontato nel romanzo Il caporale Lituma sulle Ande è un viaggio che ci porta tra villaggi sperduti e inesplorati e antiche credenze. Il libro perfetto da tenere come compagno di viaggio per scoprire questa zona del Perù.

Questi sono solo alcuni dei capolavori che segnano la produzione letteraria di Mario Vargas Llosa, opere che ci portano alla scoperta del suo Paese, ma non solo perché l’autore nel tempo ha vissuto in diversi luoghi come Madrid e Parigi. Tra i tanti libri si possono ancora citare Conversazione nella Cattedrale, anch’esso ambientato a Lima in particolare all’interno di un locale che si trovava lungo Av. Alfónso Ugarte, oppure Il pesce nell’acqua che ripercorre una parte della sua vita: una vera e propria autobiografia per conoscere meglio l’uomo e l’artista.

Libri che diventano compagni di viaggio, che possono essere la traccia da seguire per un viaggio che ci accompagna nella sua opera, ma anche alla scoperta di una terra incredibilmente affascinante come il Perù: dalle sue città come Lima, fino alle aree più rurali come le foreste e le Ande, raccontando storie e mostrandoci attraverso i suoi occhi una terra lontana.

Plaza de Armas a Lima

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Plaza de Armas a Lima, nel cuore della città
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Canyon del Colca, il gigante delle Ande dove la Terra sussurra leggende

Se state organizzando un viaggio in Perù e volete inserire nel vostro itinerario qualche tappa meno conosciuta, vi consigliamo di scegliere il Canyon del Colca. Questo è uno dei canyon più profondi del mondo, in alcune zone persino più profondo del Grand Canyon, dove avrete l’opportunità di ammirare paesaggi spettacolari durante trekking che sono considerati a tutti gli effetti una delle esperienze incredibili da fare almeno una volta nella vita. Anche perché qui, oltre alle viste mozzafiato, è possibile avvistare il maestoso condor andino, uno degli uccelli più grandi al mondo.

Oltre a offrire esperienze naturali, il Canyon del Colca rappresenta anche un’opportunità per i viaggiatori che vogliono immergersi nella cultura del posto grazie alla presenza di villaggi tradizionali che ospitano diverse comunità indigene. Storia, natura, cultura, resti archeologici e tradizioni: ecco cosa vi aspetta se pianificherete un viaggio in questo gigante delle Ande.

Dove si trova il Canyon del Colca

Il Canyon del Colca si trova in Perù, a 160 chilometri dalla città di Arequipa, raggiungibile con un autobus in circa 3 ore e 45 minuti. Seppur possa essere visitato in ogni periodo dell’anno, il periodo migliore per organizzare il vostro viaggio va da maggio a ottobre/novembre. Con i suoi 3270 metri è considerato il secondo canyon più profondo al mondo ed è abitato da oltre 2000 anni dai discendenti degli Aymara, oggi conosciuti come Collaguas.

A questo luogo è legata anche una leggenda: gli Inca credevano che il fiume Majes potesse fluire nella Via Lattea. A causa di questa credenza locale, gli Inca ponevano doni e sacrifici per gli dei nel fiume e li lasciavano scorrere a valle.

Canyon del Colca: altitudine

Visitare il Canyon del Colca significa vivere un’esperienza unica nel suo genere, ma bisogna fare attenzione a una cosa: gli effetti dell’altitudine. Chivay, per esempio, si trova a 3632 metri e il mal di montagna rappresenta un rischio non poco comune tra i viaggiatori. I sintomi lievi che potreste avere includono stanchezza e affanno, mentre quelli più gravi sono mal di testa, vertigini, difficoltà a dormire, problemi respiratori, perdita di appetito, nausea e vomito.

Per questo motivo, consigliamo di prendervi il tempo necessario per organizzare il vostro viaggio attraverso un periodo di acclimamento: per dare al vostro corpo il tempo di abituarsi, soggiornate un paio di notti ad Arequipa, situata a un’altitudine di 2325 metri, prima di cominciare la vostra avventura al Canyon del Colca. Ricordatevi che, se non vi sentite bene, il miglior rimedio è tornare in un punto dove l’altitudine è minore.

Villaggio Canyon del Colca

Fonte: iStock

Il villaggio peruviano di Yanque

Cosa vedere e cosa fare nel Canyon del Colca

Dai villaggi dove l’atmosfera è ancora autentica agli avvistamenti dei condor, fino ai trekking dentro ai meandri più profondi del canyon. Solo leggendo cosa fare e cosa vedere nel Canyon del Colca vi renderete conto del perché è considerato uno dei luoghi più incredibili del mondo.

I villaggi tradizionali

Tra le colline terrazzate e i paesaggi agricoli vi imbatterete nei villaggi tipici, alcuni un po’ più turistici perché facilmente accessibili, e altri più autentici. Uno di questi è Chivay, punto di appoggio strategico per scoprire gli altri paesini della valle. Lasciatevi avvolgere dalle sue atmosfere: sedetevi in un punto e guardatevi attorno, davanti a voi troverete la vivacità del mercato e della piazza principale unita alle donne con indosso i vestiti tradizionali.

Partendo da Chivay potrete raggiungere il villaggio di Yanque dove, ogni mattina alle 7, un gruppo di danzatrici intrattiene i turisti interpretando una danza tradizionale. Qui, da vedere, c’è la Iglesia de la Inmaculada Concepción e un piccolo museo archeologico. Se invece cercate un’esperienza autentica, spingetevi oltre verso il villaggio di Cabanaconde, dove il Canyon del Colca comincia a essere molto più profondo.

Il punto panoramico dove avvistare i condor

C’è chi organizza un viaggio al Canyon del Colca solo per un motivo: avvistare il maestoso condor. Si tratta di un’esperienza emozionante perché qui, essendo presente una famiglia di condor andini che nidifica sull’affioramento roccioso, i visitatori, se sono fortunati, potranno vederli volteggiare a poca distanza dalle loro teste! Il tutto in uno scenario mozzafiato, con il belvedere che si affaccia su un precipizio alto 1200 metri e con vista sul Nevado Mismi che si erge sul lato opposto.

Il momento ideale per avvistarli è la mattina, tra le 8 e le 9, oltre che durante la stagione secca, in quanto i condor non volano con la pioggia.

Condor canyon colca Perù

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Il belvedere dove avvistare i condor

Trekking circondati da paesaggi pazzeschi

Al Canyon del Colca è possibile fare diversi trekking, alcuni facili e altri molto più difficili che richiedono una preparazione adeguata. Molti di questi, inoltre, vengono suddivisi in più giorni, come ‘El Clásico’, un percorso ad anello che richiede da due a tre giorni e comprende i tratti più belli della metà inferiore del canyon del Colca, tra Cruz del Cóndor e Cabanaconde.

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Paddington in Perù, le location del terzo capitolo dedicato all’orso più famoso del cinema

L’orsetto goloso di marmellata con cappello rosso e montgomery blu, riconosciuto in tutto il mondo per le sue buone maniere e una fervente passione per l’Inghilterra, torna al cinema dal 2o febbraio con una nuova avventura. Il terzo film, intitolato Paddington in Perù, invita il pubblico a vivere un’ emozionante viaggio nella sua terra natale in Sud America. Questa volta infatti Paddington viaggia da Londra al Perù con tutta la famiglia Brown per riunirsi alla zia Lucy, vista l’ultima volta nel commovente finale di Paddington 2 nel 2017.

Diretto da Dougal Wilson, questo nuovo live action ritrova Paddington che vive come sempre a Londra con l’affezionata famiglia Brown, fino a quando scopre che zia Lucy è scomparsa in Perù. Così tutti partono per raggiungere il Sud America per cercarla con un unico indizio: un punto segnato su una mappa. Deciso a risolvere il mistero, Paddington si imbarca in un avvincente viaggio attraverso le foreste pluviali dell’Amazzonia ritrovandosi anche sulle tracce di uno dei tesori più leggendari del mondo. Antonio Banderas e Olivia Colman arricchiscono il cast nei panni di due villain dalle mille sfumature, mentre Paddington conferma il suo animo coraggioso e onesto, regalando una nuova storia divertente, ma anche ricca di spunti di riflessione per grandi e piccoli. Ognuno di noi cerca la sua “Eldorado”, il suo tesoro, che non è necessariamente un bene materiale, ma può essere il calore di una famiglia, il sostegno di un amico o altre “preziose presenze” nella propria vita.

Se vi è capitato di visitare Londra vi sarete accorti che Paddington da quelle parti è quasi più famoso della Regina Elisabetta, una vera istituzione. Non manca mai un riferimento all’orsetto nato sulle pagine dei racconti di Michael Bond nei negozi di souvenir e nella stazione che porta il suo nome si trova anche uno shop ufficiale. Proprio da qui inizia Paddington in Perù, con Paddington che prova a farsi delle foto in cabina automatica senza successo. Partendo da Londra e finendo in Perù vi diciamo di seguito alcune delle location del film che vale la pena visitare se capita l’occasione.

Paddington in perù

Fonte: Ufficio stampa

Una scena da Paddington in Perù

Dove è stato girato

Le location del film hanno contribuito a rendere questo nuovo film coinvolgente e dinamico. Le riprese sono iniziate nel Regno Unito il 24 luglio 2023, poichè la casa di Paddington è sempre nel cuore della frenetica e magica Londra. La troupe ha catturato su pellicola alcuni importanti punti di riferimento della capitale inglese, come lo Shard, il grattacielo dalla forma distintiva del Regno Unito e la stazione di Paddington di Londra. La produzione ha utilizzato location nel Regno Unito per girare scene ambientate fuori dal paese. Ad esempio, anche se la zia Lucy vive in una casa di riposo in Perù, le scene ambientate lì sono state girate a Berrybushes Farm, Hertfordshire, nella campagna inglese fuori Londra. I registi hanno anche girato scene a Black Park, Buckinghamshire, per simulare la foresta pluviale peruviana.

Girare Paddington in Perù nella foresta pluviale è una mossa audace, poiché girare in un ambiente nella giungla può essere impegnativo quando si affrontano gli elementi naturali. Utilizzare semplicemente la CGI per crearla avrebbe potuto essere più semplice. Secondo Accesswire, il team di produzione ha ricevuto aiuti dal Peru Export and Tourism Promotion Board (PROMPERU) per le riprese di scene all’interno del paese. Le riprese del film si sono svolte a Lima, Cusco, Maras, Machu Picchu e Huayna Picchu, con PROMPERU che ha aiutato la troupe a ricevere permessi e visti per il loro lavoro. Dal momento che Paddington in Perù dovrebbe dirigere l’attenzione del pubblico verso questo paese, è comprensibile che il governo utilizzi questa produzione per aumentare il turismo.

Negozio Alice’s a Londra

Quando appare in un film è impossibile non restare conquistati dal negozio vintage Alice’s nel cuore di Portobello Road, a Londra. Si tratta di un’attività a conduzione familiare attivo dal 1887 che vede di tutto, dall’antiquariato inglese alle segnaletiche per la casa, servizi da the, attrezzi da giardino, valigie in pelle, strumenti musicali e tanto altro. Come nel primo film Alice’s in Paddington è il negozio di antiquariato di Gruber dove, in Paddington in Perù, l’orsetto protagonista si reca nella prima parte del film per chiedere un consiglio all’amico commerciante ed esperto.

Alice's Londra

Fonte: iStock

Alice’s shop a Londra

Maras, la città natale di Paddington

Dopo i piani iniziali di portare l’intero cast in Perù, la produzione ha preferito un’altra idea: “Abbiamo sviluppato quella che abbiamo chiamato la sua tecnica del “francobollo postale”, dice Alison, “in cui avremmo filmato i Brown in un pezzetto di foresta nell’Hertfordshire e poi inserito il tutto in un paesaggio più grande che esiste realmente in Sud America“. La città peruviana è stata uno sfondo chiave per l’arrivo di Paddington nella sua terra natale, mentre il numero musicale di Olivia Colman nei panni di una suora che ricorda Tutti insieme appassionatamente è ambientato nelle pittoresche colline vicine. “Non avremmo girato Paddington in Perù senza il Perù“.

Machu Picchu

Le rovine Inca sono molto presenti nella storia, e la più famosa di tutte fa da sfondo a una sequenza caotica. “La nostra rovina Inca perduta è stata girata a Machu Picchu, anche se nel film non è Machu Picchu“, dice Alison. “Dougal ha trascorso due mesi in ricognizione ed è andato dritto in Amazzonia e a Machu Picchu due volte”. Terzo sito archeologico più grande del mondo dopo Pompei e Ostia Antica, Machu Picchu è una fortezza inca sulle Ande peruviane costruita nel XV secolo e poi abbandonata. Famosa in tutto il mondo per la vista panoramica, le sue mura a secco costituite da grandi blocchi di pietra tenuti insieme senza l’uso della malta e per gli edifici disposti secondo allineamenti astronomici, Machu Picchu viene visitato ogni anno da tantissimi turisti da tutto il mondo.

Huayna Picchu

Huayna Picchu è un picco imponente che si erge sopra la Città perduta degli Inca, e rappresenta un’altra icona peruviana presente in Paddington in Perù. Qui, il regista Wilson e il suo team hanno seguito le orme di Werner Herzog. “Aguirre, l’ira di Dio è stata un’ispirazione, la scena iniziale di questa truppa di persone che scende da Huayna Picchu è dove abbiamo girato. Abbiamo un piccolo omaggio alla follia dei conquistador”. Il suo nome significa Giovane Vetta, dalla cima si può vedere un’antica città inca e, percorrendo un sentiero, si raggiungono anche i resti di un tempo cerimoniale detto il tempo della Luna.

Olivia Colman Paddington

Fonte: Ufficio stampa

Olivia Colman in Padding in Perù

Prado, Colombia: il ponte in stile Indiana Jones

Anche la Colombia, vicina del Perù, è stata ampiamente utilizzata per lo sfondo. Una location chiave lì era Prado, una piccola città al centro del paese. “È lì che si vede Antonio che taglia un ponte di corda“. In base al titolo del film, potrebbe sorprendere sapere che Paddington in Perù è stato girato in parte in Colombia, un paese confinante con il Perù. Tuttavia, i registi hanno deciso di girare in Colombia per i maestosi paesaggi del paese, che erano necessari per dare vita alle scene della foresta pluviale amazzonica nel film. I registi hanno anche girato nella città di Prado per una scena in cui il nuovo personaggio di Antonio Banderas, Hunter Cabot, attraversa un insidioso ponte di corda.

Chilcot Crescent, Londra: casa Brown

La mezzaluna di Primrose Hill è tornata per il terzo film, anche se brevemente. “Abbiamo trascorso un giorno lì per fare gli esterni e abbiamo fatto gli interni in studio“. “Continuo a leggere articoli sulle lamentele dei [residenti]. A dire il vero, penso che a molti di loro piaccia molto, ma ad altri no, ed è sempre così quando si gira” ha sottolineato la produzione del film. La casa di Paddington e quindi della famiglia Brown è in questo quartiere colorato ed elegante in cui vivere sembra un sogno a occhi aperti.

Berrybushes Farm, Hertfordshire

L’arma segreta di Paddington in Perù è un appezzamento di terreno agricolo appena fuori dalla M25 a nord-ovest di Londra. “Quando siamo arrivati ​​avevamo un cartello che diceva ‘Benvenuti in Perù’”, per la location in cui il cast ha girato le scene peruviane. “Abbiamo costruito The Home For Retired Bears all’interno di un bosco arricchito da veri alberi della foresta pluviale.” Le riprese si sono svolte a Berrybushes nel 2023. “Anche la città mercato con la barca e il fiume erano a Berrybushes, e anche le rovine Inca.”

Black Park, Buckinghamshire

Un’altra delle location del film nel Regno Unito, vicino a Black Park, è già apparso in molti film come Harry Potter e Star Wars. “[Abbiamo girato] altre scene nella foresta pluviale lì. Ci sono degli alberi fantastici dove non sai dove ti trovi”. Black Park è un parco di campagna a Wexham, nel Buckinghamshire, gestito dal Buckinghamshire Council.

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A Chupacigarro, in Perù, è stata scoperta un’incredibile struttura piramidale

In Perù un team di archeologi ha portato alla luce una struttura piramidale a Chupacigarro: si tratta di un ritrovamento davvero eccezionale poiché fino ad oggi tutto ciò era sconosciuto. La scoperta è stata effettuata da un gruppo multidisciplinale guidato dalla dottoressa Ruth Shady che si sta occupando di ricerche specifiche sulla zona archeologica di Caracal. Il ritrovamento, avvenuto nel Settore F di Chupacigarro si trova a circa 1 chilometro a ovest della città sacra di Caral-Supe, nella valle di Supe.

La scoperta della struttura piramidale in Perù

Gli studi portati avanti in Perù e gli scavi hanno dato modo di fare una scoperta incredibile: la struttura era nascosta da vegetazione composta da alberi secchi di huarango che rendevano assolutamente non identificabili precedentemente le mura in pietra che delimitano l’area. La struttura rimasta nascosta e scoperta dagli archeologi in un importante contesto di studio della zona archeologica di Caracal è piramidale. Scoperte almeno 3 piattaforme sovrapposte che conferiscono proprio l’iconica forma; alcune pietre verticali imponenti conosciute come Huancas hanno segnato le estremità e ne delimitano la scalinata centrale che conduce poi con la sommità. Gli studiosi confermano come il richiamo sia strettamente legato ai complessi monumentali tipici già rinvenuti nella zona e collegati alla civiltà di Caral.

Secondo il Ministero della Cultura del Perù, lo studio di questa struttura consentirà di comprendere meglio la disposizione urbanistica dell’insediamento di Chupacigarro e il suo ruolo all’interno del contesto più ampio della valle di Supe. La civiltà di Caral è tra le più antiche società urbane conosciute nelle Americhe; si è sviluppata tra il 3000 e il 1800 a.C. La città omonima era considerato a tutti gli effetti un centro nevralgico per l’epoca, influenzando in modo significativo le culture andine successive grazie alle sue innovazioni architettoniche e urbanistiche. Il recente ritrovamento contribuisce allo studio approfondito che riguarda la rete urbana di una civiltà millenaria.

Tra le curiosità più interessanti rinvenute c’è un geoglifo raffigurante una testa di profilo nello stile Sechín: realizzato con pietre angolari e volto rivolto a est misura 62,1 x 30,3 metri ed è visibile solamente da punto specifico sottolineando il significato cerimoniale o rituale ad esso collegato.

Scoperta una struttura piramidale in Perù

Fonte: Zona Arqueológica Caral

Perù, scoperta una struttura piramidale a Chupacigarro

L’importanza del centro urbano di Caral Chupacigarro

Secondo gli studi, l’insediamento di Chupacigarro fa parte di un sistema più ampio che comprendeva diversi centri abitati sviluppati nella valle di Supe e si posizionava con un sito di circa 38,59 ettari lungo la vita di comunicazione che collegava l’entroterra alla costa di Huaura. Lungo il percorso ben 12 le strutture principali legate a contesti pubblici o cerimoniali e tra le costruzioni più significative ritrovate c’è l’edificio principale con una piazza circolare interrata. La recente scoperta però rappresenta un tassello importante per ampliare le conoscenze sulla civiltà e sulle avanzate capacità costruttive per il periodo.

Team di archeologi a lavoro nella Zona Arqueológica Caral

Fonte: Zona Arqueológica Caral

Squadra multidisciplinare a lavoro nella zona archeologica di Caral in Perù

L’area archeologica di cui fa parte Chupacigarro si unisce alla città sacra di Caral-Supe e dal 2009 è stata riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale diventando a tutti gli effetti la più antica civiltà urbana delle Americhe.

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Perù, il mistero delle linee di Nazca

Nel Perù del sud, tra la città di Nazca e quella di Palpa, c’è un arido altopiano lungo un’ottantina di chilometri. È il deserto di Nazca, ed è culla di un mistero: si trovano infatti qui le linee di Nazca, geoglifi famosi in tutto il mondo composti da oltre 13.000 linee, per un totale di 800 disegni (anche se nuove scoperte vengono fatte ogni anno). Ma cosa si nasconde dietro queste linee?

Cosa sono le linee di Nazca in Perù

Realizzate probabilmente tra il 300 a.C. e il 500 d.C., le linee di Nazca del Perù sono oggi Patrimonio dell’Umanità. Tra queste si trovano soprattutto animali stilizzati: condor, colibrì, scimmie, un ragno di 45 metri, una lucertola di 180, pesci, balene. E poi, l’ultimo ad essere scoperto: un animale misterioso, individuato da un gruppo di archeologi giapponesi, col corpo maculato, la lingua penzolante e un enorme numero di zampe.

Nel corso degli anni continue scoperte sono state fatte su altre centinaia di geoglifi presenti nell’area desertica di Nazca, anche grazie all’Intelligenza Artificiale, che nel 2024 ha permesso, all’Università di Yamagata e all’Università del Michigan, di scovare ben 303 nuovi disegni in sei mesi.

Per tracciarle, anticamente la popolazione del luogo ha probabilmente rimosso dalla superficie del deserto pietre ricche di ossidi di ferro, in un contrasto col pietrisco più chiaro. A conservarle intatte, e a consegnarle ai giorni nostri, è stato il clima della zona. Un clima arido, quasi mai ventoso.

Linee di Nazca nel deserto del Perù

Fonte: iStock

Linee di Nazca nel deserto del Perù

Il mistero delle linee di Nazca: a cosa servivano?

Ma a cosa servivano, queste linee? Negli anni sono state fornite diverse interpretazioni. Si è supporto che fossero una forma di culto, che avessero un significato astronomico (la scimmia sarebbe l’Orsa Maggiore, il delfino e il ragno la Costellazione di Orione), o che fossero una sorta di messaggio per gli dei.

Tuttavia, gli studi moderni ne hanno individuato una funzione più pratica, che ha a che fare con l’acqua. Di recente, un team di ricercatori italiani – grazie alle immagini satellitari – ha analizzato i disegni più famosi e quelli di più recente scoperta, rinvenuti a pochi chilometri da Cahuachi, capitale religiosa della civiltà Nazca. L’ipotesi è che alcune di queste linee – soprattutto quelle a zig-zag e quelle meandriformi – servissero proprio a indicare ai pellegrini la via verso la città cerimoniale. Altre, invece, convergono verso le quattro piramidi più celebri dell’area.

Linee di Nazca nel deserto del Perù

Fonte: iStock

Linee di Nazca, in Perù

Ma le linee di Nazca avrebbero anche un’altra funzione, forse ancora più importante. Molte di loro seguono il percorso degli “huaicos”, le tracce di antiche inondazioni fatte di fango e di detriti: è come se – rappresentando un paesaggio fluviale – i Nazca volessero mantenere con gli dei un rapporto armonico, così da scongiurare quelle calamità.

Ma c’è di più. Una ricercatrice del Cnr, l’ingegnere elettronico Rosa Lasaponara, ha individuato nel 2016 nuove costruzioni risalenti all’antica civiltà: dei pozzi (o, meglio, delle buche a forma di spirale), detti “puquios”, da cui gli uomini pescavano l’acqua che scorreva nel sottosuolo per poi distribuirla nei terreni circostanti.

Le linee di Nazca – coi loro delfini, le orche e i pesci – rimanderebbero proprio all’acqua, che è simbolo di vita e di potere per chi la “possiede”: i Nazca ebbero la capacità di scovarla, l’acqua, e di attirare così i popoli dei territori circostanti, che a Cahuachi ci arrivavano per il suo significato religioso, ma anche per la fertilità del luogo.

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Soroche: cause e rimedi del mal di montagna peruviano

Viaggiare ed esplorare il mondo, colmare gli occhi di meraviglia e la valigia di esperienze, ma farlo con la consapevolezza che si devono affrontare diverse situazioni e che, alcune di queste, potrebbero portare fastidi. Quindi per vivere pienamente la vacanza è bene prepararsi con anticipo.

Succede, ad esempio, visitando le meravigliose Ande in Perù o Bolivia, quando si trascorre lungo tempo a quote decisamente alte. Qui, infatti, se non ci si prepara con cura si rischia di soffrire di soroche, il mal di montagna.

La causa è l’altezza, che in alcune persone – se non si procede con un adattamento – può dare vita a diversi sintomi fastidiosi. Infatti questa serie di disturbi non colpisce solo i viaggiatori di questa zona del mondo, ma anche tutti coloro che si apprestano a salire nei punti più elevati senza la giusta preparazione.

Tutto quello che c’è da sapere sul soroche e su come combatterlo.

Soroche, il mal di montagna da combattere (ad esempio) sulle Ande

Quando si viaggia alla scoperta dell’America del Sud difficile non imbattersi nella Cordigliera delle Ande, una catena montuosa che tocca sette stati tra cui Perù e Bolivia. Qui si incontrano luoghi di una bellezza straordinaria, tesori preziosi e testimonianze uniche.

Basti pensare al Perù: sulle Ande si incontra Cusco, che è stata la storica capitale dell’impero Inca, ma anche Machu Picchu, sito archeologico di grande importanza, oppure alla Bolivia e alla sua capitale La Paz. Tutti luoghi diversi, ma accomunati dal fatto di trovarsi sulle Ande e ad altezze davvero notevoli: Cusco è circa 3400 metri sopra il livello del mare, Machu Picchu a 2430, mentre La Paz viene considerata la capitale più alta al mondo e si trova a 3500 metri.

Insomma, luoghi in cui si può provare la sensazione di sfiorare il cielo: e se è vero che sono meravigliosi e regalano emozioni uniche, è anche vero che per raggiungerli bisogna prendere delle precauzioni perché il rischio di soffrire il mal di montagna (soroche) è davvero elevato. Ma va anche ricordato che la ragione principale per cui si manifesta è la salita veloce; quindi, in genere i sintomi dovrebbero passare in maniera veloce non appena il corpo si sarà abituato alla diversa altezza.

Soroche, il mal di montagna da combattere sulle Ande

Fonte: iStock

Soroche, il mal di montagna da combattere (ad esempio) sulle Ande

Come si manifesta il soroche

Ma quali sono i campanelli d’allarme del soroche? Questo mal di montagna si manifesta con tanti disturbi diversi, a partire dal mal di testa che è senza dubbio quello più comune e anche quello che viene utilizzato per effettuare la diagnosi se combinato con altri fastidi. Va inoltre sottolineato che in genere si tratta di un disturbo che si può riscontrare sopra i 2500 metri, ma può capitare che alcune persone mostrino i sintomi anche in zone più basse.

Tra i fastidi più comuni vi sono quelli gastrointestinali come perdita d’appetito, nausea, vomito. Ma anche stanchezza e insonnia, oppure gonfiore a mani, piedi e viso.

Esistono anche sintomi più gravi che sono quelli di edema polmonare e cerebrale. Ovviamente per diagnosticare il mal di montagna è necessario farsi visitare da un medico.

Come prevenire il mal di montagna

Sapere che può accadere è la prima regola per prevenire: infatti si presterà maggiore attenzione e si metteranno in moto tutte quelle accortezze per riuscire a evitare che durante il viaggio si stia male a causa del soroche. Qualche altro buon comportamento per evitare di stare male in vacanza:

  • Darsi tempo. Tra le buone pratiche da non dimenticare c’è quella di arrivare nel punto più alto del viaggio attraverso delle tappe intermedie, lasciando che il corpo si abitui.
  • Non esagerare. Anche se si sta bene, non passare subito a un’altitudine maggiore in maniera improvvisa: la vacanza è una e va programmata a tappe, ragionando su quali sono le strategie per non rovinarsela stando male.
  • Attenzione a quanto e a cosa si beve. È fondamentale bere molta acqua (ma senza esagerare) ed evitare gli alcolici almeno per i primi due giorni.
  • Non stancarsi. Evitare attività faticose il primo giorno potrebbe aiutare a ridurre gli eventuali sintomi.
Come prevenire il mal di montagna soroche sulle Ande

Fonte: iStock

Come prevenire il soroche sulle Ande: le info utili

Farmaci e rimedi per affrontare il mal di montagna

Ci sono dei farmaci per curarsi, ma anche in questo caso è sempre bene contattare un medico o – comunque – parlarne con il proprio prima della partenza e capire cosa potrebbe essere utile portare con sé in viaggio.

Un’altra opzione invece non ha una base scientifica, invece, ma viene comunque suggerita come rimedio dai locali: si tratta dell’assunzione di coca in foglie da masticare, oppure da bere nel mate, un infuso. si tratta di prodotti legali e privi di alcun tipo di principio attivo, per cui si possono utilizzare senza problemi, inoltre si tratta di una tradizione locale che vale la pena provare. Oltre a infusi e foglie, si trova anche in formato caramelle.

Diversamente si possono utilizzare bombole di ossigeno: è facile trovarle in tante situazioni diverse e sono un valido aiuto per combattere i vari fastidi che può provocare il mal di montagna. In quasi tutte le farmacie, infine, si trovano delle pillole Sorojchi che vengono vendute con l’obiettivo di ridurre le sensazioni di malessere che provoca l’altitudine.

Il consiglio per tutti è comunque quello di parlarne con un medico prima della partenza e, in caso di sintomi, farsi visitare anche in loco. E se i disturbi sono gravi e persistenti è bene sapere che l’unica cura è quella di scendere di quota fino a che non si sta meglio.

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Paracas, cosa sapere prima di partire e cosa vedere: la bellezza del Perù

Cittadina portuale di enorme fascino, Paracas in Perù è una delle destinazioni predilette dai turisti, anche e soprattutto per la vicinanza con le Isole Ballestas (da qui partono le spedizioni), oltre alla Riserva Nazionale di Paracas. Una guida di viaggio utile per chi sta valutando di visitare la zona: come arrivare, cosa sapere e le cose da vedere assolutamente.

Paracas in Perù, come arrivare e cosa sapere prima di partire

Paracas è considerata un tesoro della costa del Perù, dal momento in cui offre tutto ai turisti, dai panorami mozzafiato alle attività nella riserva, o ancora la possibilità di approfondire la storia del territorio. Questa piccola città costiera si affaccia sull’Oceano Pacifico: il clima è caldo per tutto l’anno (non a caso si parla di “estate infinita”), e le piogge sono pochissime.

La località si trova a 3 ore e mezza di autobus da Lima: consigliamo di ritagliare 2-3 giorni per visitarla al meglio e per non perdere le sue bellezze. In particolare, infatti, è possibile prevedere il tour delle Isole Ballestas e visitare la Riserva Nazionale di Paracas.

Riserva Nazionale di Paracas, cosa fare

A 250 km da Lima, la Riserva Nazionale di Paracas è un vero e proprio rifugio per tutti gli amanti della natura: qui è possibile avere la fortuna di vedere leoni marini, pinguini di Humboldt, fenicotteri, parihuanas, oltre a diverse specie di uccelli. Oltre alle attrazioni naturali, non mancano quelle archeologiche. Puoi osservare le distese di sabbia, che sono frastagliate dalle costiere: il tuo sguardo sarà catturato dalle onde dell’oceano, dalla potenza evocativa della natura.

Questa è una zona da scoprire con calma, possibilmente insieme a una guida o un’agenzia, da prenotare sul posto o in anticipo. Sì, è possibile fare un giro in bicicletta, portando con sé una mappa, ma bisogna essere esperti del luogo. Il Centro di Interpretaciòn è uno dei punti di interesse del posto, dove peraltro è possibile scoprire la storia della riserva, così come comprendere la flora, la fauna, l’archeologia e la geologia. Una tappa imperdibile, a parere nostro, prima di metterti in cammino per la Riserva. Aggiungiamo che è possibile visitare la riserva persino in motorino: ritaglia una giornata da dedicare a questa attrazione.

Isole Ballestas, cosa vedere

Oltre alla Riserva Nazionale di Paracas, ecco un’altra delle attrazioni imperdibili (ecco perché il tuo viaggio dovrebbe durare almeno 3 giorni): le Isole Ballestas. Si trovano fuori dall’area della Riserva e si possono raggiungere con un’imbarcazione a motore. A 45 minuti dalla costa, si possono ammirare le formazioni rocciose, l’oasi naturale, e incontrare pinguini, leoni marini, cormorani. Un paradiso disabitato, ma di enorme bellezza.

Le acque non sono molto calde (e infatti non ci sono predatori come squali), e anche in questo caso il modo migliore per visitare le Isole Ballestas è di propendere per un tour guidato. Imperdibile il geoglifo La Candelabra: è stato scavato nella montagna ed è alto 170 metri. Ad oggi, la sua origine rimane sconosciuta (potrebbe essere un antico calendario astronomico). Consigliamo di portare una felpa durante l’escursione, perché i venti sono piuttosto forti.

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Miraflores a Lima, le migliori attività da fare nella Capitale del Perù

Lima è la Capitale del Perù e regala indubbiamente grandi emozioni ai turisti: il suo centro storico è Patrimonio dell’Umanità Unesco, e la città è stata a lungo centro nevralgico del Sud America. Oltre al centro, però, vogliamo concentrarci su uno dei luoghi da visitare assolutamente quando ci si trova nella Capitale, ed è il Distretto di Miraflores: è tra i 43 distretti del Perù e fa parte della provincia di Lima. Fondato il 2 gennaio 1857, confina con il Distretto di San Isidro, di Surquillo, di Barranco, di Santiago de Surco e con l’Oceano Pacifico.

Cosa fare nel Distretto di Miraflores a Lima

Quando pensiamo al Perù, ci vengono sin da subito in mente mete come Cusco e Machu Picchu, super scelte dai turisti per l’incredibile storia. Ma, a partire dalla Capitale Lima, ci si può dirigere verso Miraflores, tra le zone più incantevoli dove fare tantissime attività sorprendenti. Grattacieli che svettano verso l’alto, viste panoramiche sull’Oceano Pacifico, quartieri residenziali sulla spiaggia, locali notturni e alberghi di prima scelta: questo e molto altro ti attende a Miraflores.

Parco Kennedy

Si trova proprio nel centro di Miraflores ed è conosciuto per essere il “parco dei gatti”, perché qui i local e i giardinieri si prendono cura dei randagi (che sono super coccoloni e amichevoli). Un luogo incantevole dove fare una passeggiata, in cui incontrare musicisti, artigiani, o magari fermarsi a provare i dolci peruviani, tra cui mele caramellate, picarones e churros. Al centro del parco trovi l’Anfiteatro Chabuca Granda.

Lungomare di Miraflores

Il Malecon a Lima è la passerella che va da San Isidro a Barranco a Miraflores: si affaccia sull’Oceano Pacifico e ospita spazi verdi e negozi. Il tramonto sul Malecon è una delle migliori attività da fare, magari ammirando il panorama in bicicletta.

Parco degli Innamorati

Miraflores è particolarmente apprezzata e conosciuta per offrire tantissimi spazi verdi ai local e ai turisti. In particolare, però, il Parco degli Innamorati è una di quelle attrazioni da non perdere, famoso per la statua “El Beso”, scolpita da Victor Delfin il 14 febbraio 1993. Un uomo e una donna si scambiano un bacio in riva all’oceano: da vedere con la propria dolce metà.

Rovine di Huaca Pucllana

Huaca Pucllana si trova proprio nel centro del quartiere moderno Miraflores: non capita tutti i giorni di poter ammirare delle rovine in città. La piramide di Huaca Pucllana risale al 500 d.C. ed è stata costruita da una civiltà costiera pre-Inca con mattoni di argilla. Il plus? La possibilità di mangiare di notte alle rovine, quando sono illuminate. Magari uno stufato di gamberi e quinoa, con formaggio fresco e quel tocco vivace di peperoncino (la cucina peruviana è tra le migliori al mondo).

Surf

Tra gli sport acquatici principali del Perù c’è il surf: precisamente, ti consigliamo di fare surf alla spiaggia di Miraflores, Playa Costa Verde, o magari a Makaha Beach, il posto ideale per i principianti perché qui si concentrano diverse scuole di surf e l’acqua è più fredda. Per chi fa surf in autunno o in inverno, è richiesta la muta.