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Le meravigliose location della serie Tv “La favorita del re”

La miniserie Tv Sky “La favorita del re” racconta la storia di Diane de Poitiers, che ebbe per vent’anni una scandalosa liaison con Enrico II di Valois, re di Francia.

Per ricreare l’ambiente cinquecentesco, il period drama è stato girato proprio in quei luoghi dove vissero i protagonisti della storia, interpretati nella serie rispettivamente da Isabelle Adjani e da Hugo Becker, con un cameo di Gerard Depardieu nella parte di Nostradamus.

Cosa racconta la storia

Diane de Poitiers, donna dalla straordinaria bellezza, determinata e seducente, conquistò il cuore del re di Francia Enrico II di vent’anni più giovane e ne divenne amante ma anche consigliera. Ma con il re promesso sposo a Caterina de’ Medici (interpretata dall’attrice italiana Gaia Girace, la Lila della serie “L’amica geniale”), Diane dovette combattere per mantenere la sua influenza sul sovrano.

Grazie alla sua intelligenza e scaltrezza riuscì a ritagliarsi un ruolo nelle dinamiche di corte. Ma a Corte si diceva che Diane avesse un segreto ben custodito, quello della giovinezza: la sua bellezza, infatti, rimaneva immutata malgrado il tempo passasse inesorabile.

I luoghi visti in Tv

“La favorita del re” è stata ambientata nei veri luoghi frequentati dalla Corte rinascimentale, quei castelli così magnifici che ancora oggi sono meta di itinerari turistici: i castelli della Loira.

Il Castello di Chambord

Il castello in cui vive il re, che sembra uscito da un libro di fiabe e che sembra creato con Photoshop, esiste davvero ed è il Castello di Chambord, il maggiore tra gli oltre trecento castelli della Loira. Fu il simbolo della potenza di re Francesco I, padre di Enrico II, che fece trasformare quella che era una tenuta di caccia in uno dei più bei castelli del Rinascimento, nonché uno dei più visitati tra i castelli della Loira.

La sua architettura è unica e meravigliosa, con quattro torri e la torre-lanterna. Alcune fonti raccontano che, nel XVI secolo, Francesco I tornò dall’Italia con Leonardo da Vinci e che fu proprio il Genio toscano a influenzarne lo stile. Tuttavia, non fu Leonardo a seguire i lavori, anche se è probabile che sia stata usata una parte dei suoi progetti.

Anche le scene esterne tra i boschi sono state girate nel vasto bosco di Chambord, uno dei più grandi parchi forestali chiusi d’Europa. Il bosco del castello è abitato da cinghiali, lepri, daini e cervi. Solo una parte, circa mille ettari, è accessibile al pubblico che, in alcune aree delimitate, può osservare gli animali nel loro habitat naturale.

Il castello fu completato nel 1547, ma negli anni successivi fu spesso oggetto di nuovi lavori di ampliamento o di adattamento per rispecchiare le esigenze dei nuovi proprietari. Oggi il Castello di Chambord è proprietà dello Stato francese ed è stato oggetto, nel 1947, di un ultimo restauro che lo ha riportato ai fasti di un tempo.

Il Catello di Septmonts

Alcune scene della miniserie sono state girate all’interno di un castello davvero poco conosciuto, il Castello di Septmonts, nell’omonimo villaggio che si trova nel dipartimento dell’Aisne. Risalente al XIV secolo, fu un’antica residenza episcopale estiva e oggi lo si può visitare gratuitamente. Il suo dongione alto 43 metri che viene mostrato anche in Tv è rimasto intatto.

Il Castello di Anet

Il castello che Diane fa costruire nel 1548 all’architetto del re, Philibert Delorme (che aveva contribuito anche alla realizzazione del celeberrimo Castello di Chenonceau), di cui si parla nella serie ma che non si vede mai, esiste davvero ed è il Castello di Anet, nel centro dalla Valle della Loira, che si può visitare. Oggi non è più quel maniero così sontuoso che fece realizzare madame de Poitiers. Lei lo fece ampliare e fece creare degli splendidi giardini alla francese e conobbe nel XVII secolo il suo massimo splendore.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Anet in Francia voluto da Diane de Poitiers dove c’è la sua tomba

Nel corso del XVIII secolo cadde in disuso, diventando una delle residenze di un ramo della famiglia reale dei Borboni e fu danneggiato durante la Rivoluzione Francese. Passò quindi nelle mani di proprietari privati che lo possiedono e ci vivono tutt’oggi.

Attualmente, dell’antico castello, sono rimaste solo due ali, il muro d’ingresso alla Corte d’onore e la Cappella, dove si trova la tomba di Diane de Poitiers, morta proprio qui nel 1566, sovrastata da una monumentale scultura di marmo che la rappresenta in tutta la sua bellezza ed è la scultura che viene mostrata come prima e ultima cosa nella serie Tv. del vero castello di Diane, quindi, viene mostrata solo la scultura che sovrasta la tomba.

I giardini sono stati trasformati in un giardino all’inglese. Grazie al costante impegno di cinque generazioni di proprietari, oggi il Castello di Anet è uno dei più bei gioielli del Rinascimento francese. Gli interni sono ancora riccamente arredati, con boiserie, tavoli, divani e grandi lampadari. Lo si può visitare tutto l’anno, tranne nei mesi di dicembre e gennaio.

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Fonte: 123rf

La tomba di Diane de Poitiers nel Castello di Anet
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Parga, una Grecia ancora tutta da scoprire

Tra le mete più amate per le vacanze degli italiani c’è la bellissima, e nemmeno troppo lontana, Grecia. Ma del resto è comprensibile, è una terra ancora autentica e pregna di tantissime meraviglie naturali e storiche. Se alcune zone di questo Paese sono molto frequentate dai nostri connazionali, ci sono altre che invece sono poco prese di mira dagli italiani. Una di queste è Parga, un città che è una bomboniera e in cui il turismo è principalmente composto da viaggiatori provenienti dal Nord Europa.

Parga, informazioni utili

La bellissima cittadina di Parga sorge lungo la costa frastagliata dell’Epiro, una regione orientale della Grecia continentale. Facilmente raggiungibile dall’Italia sia via aereo che mare, offre anche un’ampia scelta di hotel che sono adatti a tutte le tasche.

Un posto in cui staccare completamente la spina e da vivere con lentezza, ma anche in cui dedicarsi a diversi sport acquatici e a visite storico-culturali che rimangono impresse nel cuore.

Cosa aspettarsi

Quando si arriva a Parga sembra di venire immersi in un caleidoscopio di colori: dalla forma di un anfiteatro, presenta una cascata di casette color pastello che vanno a fondersi con il blu tipico del mare greco.

Parga, Grecia

Fonte: iStock

Le casette colorate di Parga

Pur trovandosi in una zona della Grecia continentale caratterizzata da una costa frastagliata, nasconde una serie di spiagge sabbiose che sono una più bella dell’altra, lidi che non hanno davvero nulla da invidiare alle ben più famose isole del Paese.

La vita qui scorre lenta, il posto ideale per lasciare le bollette a casa e per dimenticare la propria lista delle cose da fare. E poi c’è la sua tipica e magica atmosfera che si può vivere in ognuno dei suoi tanti vicoletti lastricati che salgono fino al colle dove sorge un castello, per poi scendere verso il limpido mare in cui fare bagni rigeneranti.

Parga è una destinazione popolare e in qualche maniera la quotidianità greca viene sempre più sostituita dai negozi di souvenir, ristoranti cinesi e cocktail bar, ma l’anima ellenica ancora si percepisce, soprattutto nelle sue taverne e in determinati periodi dell’anno.

Cosa vedere

Parga è dominata da un castello, una fortezza dalla forte impronta veneziana che è il cuore pulsante della cittadina. Costruito nel XIV secolo per poi essere trasformato dai Veneziani, prende il nome di Ali Pasha e dall’alto della collina su cui è posto regala una vista affascinante.

Arcate, logge, postazioni di cannoni, bastioni e molto altro ancora permettono di fare un viaggio indietro nel tempo, mentre intorno si è circondati dai colori raggianti di una cittadina come questa.

Molto interessante è il Museo della Chiesa che protegge tra le sue mura diversi reperti particolari, come due Vangeli del 17° secolo. Poi ancora la Chiesa di San Sosti che è stata edificata in una cavità formata tra due enormi rocce.

Il Monastero di Vlaherna, invece, è una struttura bizantina del XII secolo che sorge in località Valtos, anch’esso in cima ad un’altura. Vanta un campanile alto 15 metri e una chiesetta semidistrutta con una cinta muraria.

Infine la tomba micenea risalente al XIV secolo che è stata rivenuta nell’area di “Kyperi”.

Centro storico di Parga

Fonte: iStock

Uno dei vicoletti di Parga

Il mare e le spiagge

L’atmosfera e le spiagge di Parga sono perfettamente paragonabili a quelle delle isole più affascinanti del Paese e sono adatte a tutti i tipi di viaggiatori. Krioneri prende vita nella baia vicino al porto, e si presenta come una pittoresca spiaggia a due passi dal centro.

Spesso affollata per via della sua comoda posizione, regala uno scenario sorprendente perché al centro della baia svetta fiero il pittoresco isolotto della Vergine Maria, una sorta di scoglio che è la casa di una piccola e romantica chiesetta.

Valtos è un’altra affascinante spiaggia che sorge però dal lato opposto del porto. È delimitata da un verdeggiante promontorio che si rivela un paradiso per gli amanti è trekking: è ricco di sentieri che molto spesso conducono verso l’antico monastero di Vlacherna.

La posizione della spiaggia fa sì che sia sempre protetta dai venti e in più da queste parti il mare è di un particolare colore turchese, oltre ad essere quasi sempre calmo. Lunga circa 3 chilometri, è una distesa di sabbia bianchissima e anche dotata di tutte le comodità, come bar e ristoranti e zone verdi e ombreggiate in cui riprendersi dal caldo.

Voliamo ora a Lichnos, una spiaggia da sogno che si fa spazio a circa 4 chilometri a Sud di Parga. Considerata una delle più belle spiagge dell’Epiro, è puntellata di alberi di ulivo che sanno tanto di Grecia e caratterizzata da acque profonde e pulite.

Si rivela anche un piccolo paradiso per chi adora fare immersioni, ma pure il posto ideale per assaggiare la tipica cucina locale grazie alla presenza di alcuni bar e ristoranti. Dal paesaggio verdeggiante e acque cristalline di un blu intenso, offre ai visitatori la possibilità di divertirsi con diversi sport acquatici.

Molto bella è anche Sarakiniko che prende vita a Nord di Parga. Si trova in una baia piuttosto piccina ma altamente panoramica. Ma non solo, perché si distingue dalle spiagge vicine in quanto possiede una sabbia ruvida, pur possedendo come tutti lidi della zona acque particolarmente trasparenti.

C’è poi Agios Sostis che è lo spot migliore per coloro che sono in cerca di un po’ di avventura e adrenalina. Piccola e rocciosa, è completamente circondata dalla natura ed è raggiungibile attraversando un lungo sentiero totalmente immerso nel verde.

Spiaggia di Valtos, Parga

Fonte: iStock

La bellissima spiaggia di Valtos

I dintorni

A poca distanza da Parga sorge Sivota, una minuscola località turistica in cui la natura ha creato degli scenari particolarmente emozionanti. Celebre soprattutto negli anni Sessanta, è ancora oggi un piccolo paradiso in cui vale assolutamente la pena fare un salto.

Lo stesso discorso vale per il Castello di Antousa, un’imponente fortezza costruita su un poggio, tra Anthousa e Agia, che probabilmente offre una delle migliori viste panoramiche su tutta la zona di Parga.

Gli amanti della storia non potranno di certo resistere al Necromanteion di Ephyra che sorge non troppo distante dal villaggio di Mesopotamos: è uno dei più eccezionali oracoli del mondo antico giunti fino ai giorni nostri.

Infine anche un po’ di mistero: il villaggio abbandonato di Vrahonas che svetta fiero su un altopiano: qui ancora sopravvivono le rovine di alcune antiche case in pietra.

Senza ombra di dubbio, Parga è una destinazione della Grecia da valutare per le prossime vacanze.

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Vino, olio, storia e arte: l’altra Montecarlo

Non tutti pensano al Principato di Monaco quando si parla di Montecarlo.

C’è un piccolo borgo in Toscana, isolato in cima a un colle ricoperto di ulivi e vigneti, che infatti porta lo stesso nome della più celebre città nota per il circuito urbano automobilistico.

Una Montecarlo dalla storia secolare, dai campanili svettanti, dagli splendidi panorami e dall’architettura medioevale, che ricopre un posto speciale nella regione grazie alla sua produzione di olio d’oliva e vino.

Per distinguerla dalle omonimie, la si chiama Montecarlo di Lucca, vista la sua posizione. Si trova in provincia di Lucca, appunto, e sta a metà tra il territorio della città e quello della Valdinievole, la pianura a sud-ovest di Pistoia.

È un piccolo scrigno di tesori che in ogni stagione dell’anno sa regalare inattese sorprese ai visitatori.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il campanile della Chiesa di Sant’Andrea a Montecarlo

Montecarlo in Toscana

Montecarlo ha una precisa data di nascita: risale al 1333. Due anni prima Firenze aveva messo a ferro e a fuoco l’insediamento di Vivinaia, possedimento lucchese, nella pianura oggi prospiciente il paese.

Le autorità lucchesi decisero allora di rifondare la cittadina sul colle del Cerruglio, che svetta rispetto alla piana con i suoi 160 metri di altitudine. Il nuovo borgo venne chiamato Montecarlo in onore dell’allora imperatore Carlo IV di Lussemburgo, che aveva dato man forte ai lucchesi a liberarsi dal gioco di Pisa. Lo stesso Carlo soggiornò diverse volte in paese, per supervisionare la costruzione della fortezza le cui mura sono ancora oggi ben visibili intorno al borgo.

Fonte: Lorenzo Calamai

La vista da Piazza F. Carrara a Montecarlo

La Fortezza del Cerruglio, o Rocca di Montecarlo, divenne strategicamente importante per le operazioni militare dei decenni seguenti, quando Lucca, Pisa e Firenze si contesero a suon di battaglie le rispettive terre.

Nel corso del XV secolo Montecarlo passò da essere un territorio sotto l’egida lucchese a contado fiorentino, mantenendo una sua rilevanza militare grazie alla fortezza. Rilevanza che venne poi meno nel Settecento, quando il Granduca Pietro Leopoldo mise in disarmo la Rocca.

Circondata di mura, a Montecarlo si entra passando per una delle tre porte ancora esistenti: a est la Porta Fiorentina, a ovest la Porticciola che guarda verso Lucca, a sud la Porta Nuova. Il borgo ha un classico impianto geometrico di vie parallele e perpendicolari che si evolve attorno al maestoso campanile della Chiesa di Sant’Andrea.

Il campanile è il simbolo del borgo: svetta su tutti gli altri edifici circostanti e, arrivando a Montecarlo, è il primo edificio che si riconosce, quello che aiuta a localizzare il borgo da ogni posizione.

La Rocca del Cerruglio e la Chiesa di Sant’Andrea

La Rocca e la Chiesa di Sant’Andrea rappresentano le due principali attrazioni architettoniche di Montecarlo.

La prima è arroccata sul punto più alto del colle del Cerruglio, con il Mastio che è quasi un promontorio slanciato verso la pianura sottostante.

Massiccia, con il caratteristico rosso intenso dei suoi piccoli mattoni di cotto come nella migliore tradizione architettonica lucchese, domina il centro storico di Montecarlo. Venne costruita precedentemente rispetto alla fondazione del 1333: da qui il condottiero lucchese Castruccio Castracani lanciò il suo attacco nella Battaglia di Altopascio del 1325, quando i ghibellini ottennero una clamorosa vittoria contro i guelfi fiorentini e senesi pur in numero tre volte inferiore.

La parte più orientata verso l’attuale centro cittadino venne costruita solo nel Cinquecento, sotto il governo mediceo, per rinforzare le difese del borgo. Qui oggi sorge un elegante giardino all’italiana dove un tempo sorgeva una grande piazza d’armi. La Rocca, oggi proprietà privata, è visitabile nei fine settimana, dalle 15 alle 19, oppure su prenotazione. Ospita occasionali eventi culturali durante i quali è aperta al pubblico.

Fonte: Lorenzo Calamai

Torre della Chiesa di Sant’Andrea a Montecarlo

Impossibile non individuare la Chiesa di Sant’Andrea, il cui campanile svetta sulla strada principale del paese. Il bel portale e la facciata sono del Trecento, mentre il resto dell’edificio è stato ristrutturato nel corso del Settecento.

All’interno l’opera più rilevante è la pala con i Santi Lucia, Giovanni Battista, Francesco Saverio, Biagio e Gaetano opera di Antonio Franchi il Lucchese, pittore barocco di rilievo. Nella cultura paesana, però, occupa un posto speciale l’affresco racchiuso nella Cappella della Madonna del Rosario, dove la Madonna cerca di proteggere un bambino dalle insidie del demonio, facendo così riferimento a un miracolo locale: l’apparizione della Madonna sulla torre della Rocca per difendere il paese da un attacco della città di Pisa.

L’ingresso della Chiesa di Sant’Andrea dà sull’antistante Piazza Francesco Carrara, dove ci si può affacciare dalle mura e godere di un panorama vasto ed ampio che abbraccia la Lucchesia fino alla sagoma del Monte Faeta.

Ulteriore attrazione culturale del centro è il Teatro dei Rassicurati, fondato alla fine dell’Ottocento e nascosto tra le facciate di case comuni. È all’interno che il teatro dà il meglio di sé, con la sua platea ovale raccolta e intima, i palchi su due ordini e le sue decorazioni che rendono speciale assistere a uno spettacolo.

Enogastronomia a Montecarlo

Il colle sul quale sorge Montecarlo si erge in mezzo a un territorio dedicato alla coltivazione di mais e legumi (in Lucchesia) e di fiori (in Valdinievole), ma le pendici del Cerruglio sono invece ricoperte di ulivi e di viti, dando vita ai prodotti tipici del borgo.

Una attività antichissima, come testimonia un documento rinvenuto nella frazione di San Piero in Campo che parla della produzione di vino e risale all’846 d.C.

L’antico insediamento precedente Montecarlo, Vivinaia, deve il suo nome proprio alla coltivazione della vita e alla produzione vinaria. Fu il vino più pregiato di Toscana fra Quattrocento e Cinquecento, quello col prezzo più alto nei mercati fiorentini. Erano il Trebbiano e il Sangiovese i vitigni predominanti della zona, ma alla fine dell’Ottocento, al fine di migliorare la produzione in termini qualitativi e tecnologici, alcune aziende montecarlesi studiarono le tecniche e i vitigni francesi, portando sulle colline toscane il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, il Merlot, il Syrah, il Pinot bianco e il Pinot grigio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Facciate di un tempo in quel di Montecarlo

Oggi Montecarlo vanta due Denominazioni d’Origine Controllata prodotte nel territorio racchiuso tra il borgo, Porcari, Altopascio e Capannori. Il Montecarlo Bianco è un Trebbiano a cui viene aggiunta una importante percentuale di uve che possono essere Semillon, Pinot grigio e bianco, Vermentino, Sauvignon o Roussanne. Il Montecarlo Rosso è composto da una prevalenza di Sangiovese, una parte di Canaiolo e una selezione di Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Syrah, Cabemet Franc, Cabemet Sauvignon, Merlot. Oltre i due anni d’invecchiamento acquisisce la denominazione di Montecarlo Riserva.

Sono vini rotondi e pieni, ma che rispetto ad altri colleghi toscani sanno mantenere una maggiore freschezza e morbidezza. Il perfetto accompagnamento per la cucina locale, contraddistinta dai primi piatti con ragù di carne, dai salumi e dalle zuppe di legumi. I tanti piccoli locali del centro storico sono la scelta perfetta per immergersi nella cultura enogastronomica montecarlese, che si inquadra perfettamente nella tradizione toscana e lucchese, mantenendo però un accento singolare, locale.

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La nuova promo Ryanair per volare via a primavera

Ryanair ha appena lanciato la sua ultima offerta per viaggiare la prossima primavera. La promo flash scade il 1° febbraio e si possono acquistare biglietti aerei per volare tra il 1° marzo e il 31 maggio.

Tantissime le destinazioni che si possono raggiungere a prezzi che partono da 24,99 euro (a tratta), ma anche meno. Tra le numerose mete ce ne sono alcune che, secondo noi, sarebbero perfette per una fuga primaverile. Quali sono e perché andarci proprio in quel periodo.

Alghero, tra mare e storia

Se a primavera il clima lo permette, in Sardegna si fanno già i primi tuffi al mare o comunque nulla vieta di prendere la prima tintarella. A primavera, Alghero è una delle migliori scelte dove andare. La “piccola Barcellona della Sardegna“, come dice il nome”, per via della lingua catalana parlata da un abitante su cinque, ha moltissimo da offrire al turista che la visita.

La città ha un centro storico davvero delizioso, circondato dalle sue famose mura di cinta risalenti all’epoca catalano-aragonese ed è ricco di interessanti monumenti e di edifici storici, dal catalano del Palazzo Guillot al barocco di Palazzo Serra, dal neoclassico del Palazzo Civico al Liberty delle ville di fine ‘800.

Ci sono tre musei da non perdere: il Museo Archeologico di Alghero (MŪSA), ospitato in un antico palazzo, custodisce una collezione di reperti riconducibili ai primi insediamenti umani nel territorio, dal Neolitico fino al Medioevo, il Museo del Corallo, nato per raccontare l’identità di Alghero e il forte legame che ha unito da sempre il corallo a questi luoghi, e il Museo Antoine De Saint-Exupéry, ricavato nella Torre Nuova, eretta nel Medioevo, che racconta il soggiorno dell’autore francese in questa città.

Ma Alghero si trova in una posizione ideale per organizzare escursioni e passeggiate lungo un tratto di costa sarda chiamata Riviera del Corallo, che presenta non poche sorprese.

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Puoi entrare in un labirinto fatto di alberi di Natale “riciclati” : è magia

Un percorso fatto di bellissimi alberi di Natale, un vero e proprio labirinto in cui ammirare questi esemplari e in cui perdersi un po’, per lasciarsi affascinare dalla bellezza della natura. Una vera e propria magia, anche perché questi alberi di Natale sono “riciclati”: magari sono in disuso, oppure non sono stati venduti, ma il fascino che riescono a trasmettere non si spegne, neppure dopo le festività, perché hanno la capacità di proiettare subito in un mondo che sembra uscito dalle fiabe.

La perfetta cartolina invernale, con tanto di esperienza indimenticabile, si trova a Interlaken in Svizzera: qui c’è il Labirinto di Winterlaken, un luogo da esplorare per immergersi in una favola.

Il Labirinto di Winterlaken: la magia è iniziata

La magia è iniziata nel Labirinto di Winterlaken, qui gli alberi di Natale invenduti o dismessi trovano una seconda casa e creano un mondo affascinante e unico, fatto di piante, di natura, di inverno. Un mondo che sembra uscito da una fiaba, in cui evadere dalla quotidianità e per staccare dalla vita di tutti i giorni.

Siamo in Svizzera a Interlaken, in uno scenario lascia senza fiato. L’esperienza si può vivere fino al 3 marzo (ha preso il via il 13 gennaio) tutti i giorni dalle 8,30 alle 21,30. Gli alberi di Natale sono quelli che sono stati utilizzati per le abitazioni e per i locali della zona e creano un percorso labirintico in cui perdersi per un po’ e lasciare fuori tutto il resto.

Si può scegliere il proprio percorso e immergersi in un fitto reticolo di vicoli, alcuni di questi non portano da nessuna parte, ma non c’è fretta: il percorso è allietato da ciò che si vede intorno a sé e i sensi sono chiamati a cogliere i rumori, i profumi ma anche a cercare di orientarsi.

Il Labirinto di Winterlaken in Svizzera

Fonte: Foto: Interlaken Tourism

Svizzera, il Labirinto di Winterlaken

Oltre al labirinto: cosa fare in questo luogo

L’ambientazione intorno a sé fa il resto, diventando la perfetta scenografia per una foto ricordo o per imprimere nella mente la bellezza di questi luoghi. E alla fine del labirinto? Si raggiunge la zona aMAZEment dove rilassarsi e godere ancora un po’ della magia di questo luogo.

Non solo abeti, ma anche la possibilità di salire su una torre panoramica per poter vedere le cose da una prospettiva diversa. E, per chi custodisce un desiderio nel cuore, al termine del percorso lo si può scrivere su un foglietto per lasciarlo appeso a uno degli alberi. Così questo luogo non è solo una terra da fiaba, ma anche un posto in cui i sogni riecheggiano lungo il percorso. A marzo, poi, gli alberi verranno spostati in fattorie e parchi della zona.

Tutto quello che c’è da sapere sul Labirinto di Winterlaken

Ci sono alcune cose da sapere prima di inserire tra le proprie tappe di una vacanza in Svizzera il Labirinto di Winterlaken. Tra le più importanti da ricordare il fatto che non sono ammessi gli animali, inoltre va seguito il sentiero e non vanno presi gli aghi dagli abeti.

L’ingresso è libero così come il tempo che si decide di trascorrere in questo posto: la visita può durare circa 30 minuti, ma si può rimanere quanto si vuole. Il labirinto si raggiunge in pochi minuti a piedi direttamente dalla stazione di Interlaken West.

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L’incredibile viaggio sulla ferrovia più ripida della Germania

I viaggi in treno possono essere davvero affascinanti: mentre i vagoni si muovono lenti, dai finestrini panoramici si può godere di paesaggi incantevoli e sempre diversi. Insomma, è una vera e propria esperienza da vivere a tutto tondo, magari andando a cercare alcune linee particolari, che possano offrire quell’emozione in più. Come ad esempio la Höllentalbahn, la ferrovia più ripida della Germania. Scopriamola insieme.

La Höllentalbahn, un viaggio mozzafiato

Mentre prende sempre più piede il trend del viaggio slow in treno, ci sono alcuni vecchi tragitti che vengono rispolverati e messi a disposizione dei turisti che sono alla ricerca di emozioni e paesaggi spettacolari. E allora andiamo in Germania, e più precisamente nel cuore della Foresta Nera, per scoprire la Höllentalbahn: si tratta della ferrovia più ripida del Paese, perché supera un dislivello di ben 400 metri in appena 12 km, in un tratto con pendenza di oltre il 57%. In passato, per poter affrontare questa salita così particolare, i treni dovevano adoperare il sistema a cremagliera, che trainava la locomotiva – per poi frenarla durante la discesa.

Oggi ovviamente non è più così: le locomotive moderne sono abbastanza potenti da tirare l’intero treno anche su un dislivello importante, e i suoi freni sono più che sufficienti per reggere in discesa. Tuttavia, il fascino di un tempo è rimasto inalterato, soprattutto per via dei meravigliosi panorami che la ferrovia si trova ad attraversare. Costruita a cavallo tra l’800 e il ‘900, la Höllentalbahn è lunga solamente 25,5 km e collega la città di Friburgo a quella di Donaueschingen, affrontando numerosi tunnel e viadotti. Dal 2019, l’intero percorso è elettrificato ed è servito dai treni della Deutsche Bahn. Ma quali sono i suoi paesaggi più suggestivi?

I luoghi più belli lungo la Höllentalbahn

Punto di partenza della ferrovia è la deliziosa città di Friburgo, una delle perle della Foresta Nera, che merita assolutamente una visita. Ma saliamo a bordo del treno e partiamo per un viaggio incredibile: l’itinerario attraversa la valle Höllental, chiamata anche Valle dell’Inferno per via del suo aspetto inquietante. È infatti una lunga gola racchiusa tra ripide pareti rocciose ricoperte di conifere, attraversata da un fiume dalle acque scure che scorrono veloci e spumeggianti, infrangendosi tra i massi. La ferrovia si arrampica in questo stretto pertugio, dividendosi il poco spazio con la normale strada asfaltata.

Nel corso del viaggio, si attraversano 9 gallerie scavate nella montagna, e non meno numerosi sono i ponti e i viadotti da cui si gode di un panorama unico. Il più suggestivo? È senza dubbio il Ravenna Viadukt, un ponte in pietra a 9 arcate alto ben 58 metri, il quale consente di percorrere l’affascinante Gola di Ravenna. Poco più avanti si incontra un altro viadotto bellissimo, il Ponte Gutachtal che sovrasta il ruscello Gutach, una moderna struttura ad 8 campate che viene addirittura considerato un monumento culturale.

E poi, tra gli altri paesaggi incredibili merita menzione quello del Lago Titisee, incastonato tra le rigogliose vallate della Foresta Nera. Situato a circa 850 metri di altitudine, è una nota meta turistica sia estiva che invernale, perché nei mesi caldi consente di trovare refrigerio in mezzo al verde, mentre durante la stagione fredda la superficie del lago gela, permettendo di pattinare sul ghiaccio. Ammirare questo panorama dal finestrino è un’esperienza davvero meravigliosa.

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Senza acqua né corrente: l’alloggio selvaggio in mezzo alla natura

Un luogo fuori dal tempo, dove sperimentare una vacanza lontani da tutto, immersi nella natura e a stretto contatto con lei. Ci troviamo al Kolarbyn Eco Lodge in Svezia, dove vi sono alloggi selvaggi in mezzo al nulla, dove vivere un’avventura senza i comfort ai quali siamo abituati, come acqua e corrente. Un modo per riconnettersi con sé stessi, per apprezzare la bellezza di ciò che ci circonda, ma anche per vedere il paesaggio in tutto il suo fascino straordinario.

In questo alloggio, considerato l’hotel più primitivo della Svezia, si può provare a vivere diversamente, si possono testare i propri limiti e lasciarsi avvolgere dalla foresta, dove si trovano le piccole “cabine” che compongono il Kolarbyn Eco Lodge.

L’alloggio selvaggio nel cuore della natura: il Kolarbyn Eco Lodge

C’è un luogo in Svezia in cui vivere una vera e propria avventura nel mezzo della natura. Si tratta del Kolarbyn Eco Lodge, un hotel composto da diversi alloggi mimetizzati alla perfezione dentro una foresta. Si tratta di piccole capanne, coperte di fango ed erba, sui cui tetti crescono mirtilli e funghi, come viene spiegato sul sito ufficiale.

Un modo per staccare dalla quotidianità e per assaporare il contatto più profondo con la natura. Qui non ci sono docce, non c’è acqua e neppure elettricità. Nell’alloggio si dorme davanti a un camino e la sveglia la danno i suoni della natura. Vi sono letti, materassi gonfiabili e tappeti di pelle di pecora.

Mentre si vive questa avventura si sperimenta un contatto reale con la natura: si taglia la legna per il camino, si raccolgono mirtilli. Vengono forniti candele e lumi, fiammiferi e legna, tutto il necessario per cucinare. Vi è un bagno (compostabile), ma non c’è la doccia. Per lavarsi vi sono il lago e il ruscello, per l’acqua potabile c’è una sorgente nella foresta. Inoltre, vi è una sauna che viene riscaldata dagli ospiti.

Insomma, una vera e propria avventura indimenticabile: le capanne sono 12, per due persone con la possibilità di aggiunta di un letto. Una può ospitare fino a sei adulti. Se si prova a prenotare una notte di un venerdì di aprile il costo è di circa 167 euro. E la location è davvero spettacolare, una bellissima radura nella foresta di Bergslagen, sulle rive del lago Skärsjön.

Svezia, l'interno dell'alloggio selvaggio

Fonte: Jam Press/Kolarbyn Eco Lodge / IPA

L’interno dell’alloggio selvaggio immerso nella natura

Dove si trova l’alloggio selvaggio e cosa portare con sé

Gli alloggi selvaggi del Kolarbyn Eco Lodge si trovano a circa 2 ore e mezza dalla capitale della Svezia: Stoccolma, in genere si devono utilizzare due tipologie di trasporto pubblico differenti, come viene specificato sul sito ufficiale, prima si prende il treno da Stoccolma a Köping, poi si prosegue con l’autobus fino a Skinnskatteberg. Da lì ci sono 4 chilometri di distanza per arrivare a Kolarbyn. Ovviamente si può raggiungere anche in automobile.

Cosa portare con sé? Oltre alla voglia di sperimentare, di mettersi in gioco e di provare a vivere una vera e propria avventura, il sito ufficiale dedicato a questa struttura suggerisce di portare abbigliamento e scarpe adatti a stare nel mezzo della natura, che siano caldi e che possano essere utilizzati anche per la notte. E poi una torcia, binocolo, costumi per il bagno, asciugamani, borraccia e qualche snack. Ovviamente non può mancare una macchina fotografica per imprimere i ricordi di questo viaggio, che è un ottimo modo per staccare e per connettersi con sé stessi e con ciò che abbiamo intorno.

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La “Pompei della Puglia”, un sito archeologico (ancora) tutto da scoprire

Per quarant’anni hanno scavato riuscendo a fare emergere solamente il 20% dell’area archeologica. La maggior parte dell’antica civiltà che abitava questo luogo e della storia che potrebbe raccontare resta ancora un mistero.

Per l’importanza che ha, però, è stata soprannominata la “Pompei della Puglia”. Stiamo parlando del sito di Herdonia, oggi conosciuta con il nome di Ordona, che si trova in provincia di Foggia.

Si tratta di un’antica città di epoca romana, che fu scoperta per puro caso su una collina nel lontano 1962 dall’archeologo belga Joseph Mertens, il quale avviò le proprie ricerche in un’area mai indagata prima. Nel ’93, all’équipe belga si è aggiunta un’équipe italiana, guidata da Giuliano Volpe, archeologo e rettore emerito dell’Università di Foggia.

Gli scavi hanno riportato alla luce il percorso delle antiche mura cittadine, i resti di due templi, di una basilica, del foro, del mercato, delle terme e di un piccolo anfiteatro e poi l’area residenziale delle domus. Il tutto risulta essere ancora ben conservato. All’esterno delle mura è stata trovata anche una vasta necropoli.

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I resti della basilica a Herdonia, la “Pompei della Puglia”

Herdonia, la “Pompei della Puglia”

Dagli elementi che sono stati rinvenuti, pare proprio che Herdonia ricoprisse un ruolo molto importante all’epoca del suo splendore. Nell’età imperiale, era infatti attraversata da una delle vie più importanti dell’antica Roma, la via Minucia, poi rinominata via Traiana, che collegava Benevento a Brindisi, e quindi alla Grecia, rimasta in uso fino al Medioevo e, ancora oggi, utilizzata nel tratto appenninico.

Fu teatro di due importanti battaglie durante la seconda guerra punica, poi, fece l’errore di passare dalla parte di Annibale e di schierarsi, quindi, come altri Comuni della Daunia, contro Roma e ciò non le fu mai perdonato, tanto che alla fine della guerra la popolazione fu deportata.

Nel Duecento, vi sorse una delle residenze di caccia di Federico II di Svevia. In età tardomedievale, subì un progressivo spopolamento e fu abbandonata definitivamente attorno al XIV-XV secolo. Solo un paio di secoli dopo iniziò a ripopolarsi grazie al volere di re Ferdinando IV di Borbone che si prefissò di riqualificare tutta l’area agricola del tavoliere meridionale.

Un sito troppo poco conosciuto

Per far sì che questo sito non cada nell’oblio, un’associazione locale si occupa di organizzare rievocazioni storiche in costume ed eventi teatrali che riscuotono sempre un grande successo, ma ciò non è sufficiente a far conoscere ai turisti che visitano la zona la “Pompei della Puglia”.

L’incuria e l’abbandono stanno gravemente danneggiando quanto era stato portato alla luce negli Anni Sessanta. La vegetazione si è riappropriata del luogo e gli affreschi che erano stati restaurati hanno già bisogno di nuovi interventi, tanto che, per riuscire ad attirare l’attenzione, gli scavi archeologici di Ordona sono stati candidati dalla popolazione locale tra i Luoghi del cuore del FAI.

Parte del sito, una decina di anni fa, è stato acquisito dal proprietario dei terreni dal ministero dei Beni Culturali e la speranza è quella di farlo diventare, un giorno, il Parco archeologico dell’antica città di Herdonia, un luoog unico per tutta la Daunia, ma anche per tutta l’Italia. Ma c’è ancora molto da fare e tanto da scavare.

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Narrow House: la casa più stretta del mondo è un’attrazione turistica imperdibile

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, lo facciamo per esplorare il mondo che abitiamo e le sue meraviglie, quelle naturali, artistiche, storiche e architettoniche. Lo facciamo anche per vivere e condividere esperienze straordinarie e per toccare con mano la cultura e le tradizioni di popoli lontani. Certo è che mai avremmo immaginato di farlo per visitare una casa.

Ma quella in Normandia non è una casa qualsiasi, ma la più stretta del mondo. Un primato sicuramente insolito e bizzarro che ha trasformato l’edificio realizzato da Erwin Wurm in una vera e propria attrazione turistica. Il motivo? Si tratta di un vero e proprio capolavoro artistico, un gioiello in miniatura che ha conquistato l’interesse della critica e anche quello dei viaggiatori.

Con le sue piccole dimensioni – 7x13x16 metri – Narrow House – questo il suo nome – viene ogni giorno raggiunta, contemplata e fotografata da avventurieri provenienti da ogni parte del mondo. Ecco dove si trova e come visitarla.

Narrow House: benvenuti nella casa più stretta del mondo

Fate spazio nella vostra travel wish list: c’è un nuovo luogo da raggiungere e si chiama Square Claude Érignac. Ci troviamo in Normandia, e più precisamente a Le Havre, nel comune francese situato sulla riva destra dell’estuario della Senna.

Anche se lontana dai sentieri più battuti dal turismo di massa, questa città sa sorprendere come poche. Non solo per le sue dimensioni e i suoi abitanti, che la rendono la prima città della Normandia, ma anche per il centro urbano, ricostruito da Auguste Perret, che è stato inserito dal 2005 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.

Se questi motivi non dovessero bastarvi per raggiungere Le Havre, allora segnaliamo Narrow House, un’attrazione turistica unica e uguale a nessun’altra che, da sola, merita l’intero viaggio. La casa più stretta del mondo, opera d’arte che porta la firma di Erwin Wurm, ha infatti ridefinito l’aspetto della piazza Claude Érignac. Un’installazione visitabile, ma poco abitabile, per le dimensioni, le fattezze e i dettagli ha accolto l’attenzione di appassionati d’arte e viaggiatori provenienti da ogni dove.

Narrow House, gli interni della casa più stretta del mondo

Fonte: Kai Pilger / Alamy / IPA

Narrow House, gli interni della casa più stretta del mondo

Come visitare la casa stretta di Erwin Wurm

È visitabile, la casa più stretta del mondo, e questo basta per raggiungere Le Havre. L’installazione di Erwin Wurm, come anticipato, fa da cornice alla piazza Claude Érignac diventandone attrazione turistica aperta al pubblico dal 24 giugno del 2022.

Sono le sue dimensioni a parlare per lei: Narrow House, infatti, misura solo 7x13x16 metri e spicca, non certo per maestosità, all’interno di un giardino alberato che la circonda. Ma a differenza di quanto si può pensare non è solo un involucro vuoto, perché i suoi interni sono a disposizione dei più curiosi.

Sono piccoli, stretti e quasi claustrofobici ma sapientemente pensati gli arredamenti della Narrow House. Non aspettatevi, certo, mobili tradizionali perché quelli presenti negli ambienti della casa più stretta del mondo sono quasi surreali. Così come lo sono le pareti delle stanze che si restringono e si allargano invitando i visitatori a ripensare agli spazi e a dialogare, in maniera inedita, con loro.

Erwin Wurm ha prodotto negli anni diversi modelli di questa casa, ispirati tutte alla sua dimora d’infanzia seppur reinterpretata in maniera surreale e visionaria, uno tra i quali è stato anche in Italia, a Venezia, in occasione della Biennale del 2011. Ma adesso, Narrow House è diventata un’installazione permanente, nonché una tappa obbligata per tutti coloro che viaggiano in Normandia.

Narrow House, la casa più stretta del mondo a Venezia

Fonte: Getty Images

Narrow House, la casa più stretta del mondo a Venezia
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Zihuatanejo, la città del Messico dal colore dell’argilla

Una città quasi completamente del colore dell’argilla affacciata sul mare, dove l’anima festaiola si mescola con quella tradizionale. Parliamo di Zihuatanejo, in Messico, una località che si specchia sulla meravigliosa costa del Pacifico e che ancora oggi mantiene intatta la sua autenticità

Informazioni utili

Zihuatanejo la quarta città in grandezza dello Stato messicano del Guerrero. Sfortunatamente questo Stato del Messico non gode di ottima reputazione e anzi, è considerato uno dei più pericolosi del Paese.

Al tal proposito il sito ViaggiareSicuri scrive le seguenti parole: “Si raccomanda di evitare i viaggi nello Stato di Guerrero: nelle principali città (Chilpancingo, Acapulco) e nelle zone rurali hanno avuto luogo numerosi episodi di violenza. In caso di viaggio verso destinazioni turistiche in questo Stato è consigliabile effettuare trasferimenti in aereo”.

Le buone notizie sono che Zihuatanejo è una destinazione turistica e che è servita anche da un aeroporto internazionale, e per questo è più sicura di altre località dello Stato. Tuttavia, è sempre bene tenere gli occhi aperti e non lasciare nulla al caso, qui come in altre località del mondo.

Cosa si presenta

Fino a qualche anno fa Zihuatanejo era un’oasi di pace e relax, un rifugio tranquillo per surfisti e pescatori. Oggi è una meta più turistica, ma che in qualche modo riesce a mantenere la sua autenticità: una città dove spicca il color argilla e in cui tutto si vive all’aria aperta. Ma non solo, perché è anche un angolo di Messico costellato di insenature e calette assolutamente suggestive.

Zihuatanejo sembra essere caratterizzata da una doppia anima. Alzando lo sguardo, infatti, si nota la vicina località turistica di Ixtapa che è posta su una collina e puntellata di mega resort e ristoranti. Anche a Zihuatanejo ci sono sempre più hotel e adatti a tutte le tasche, ma in qualche modo qui il popolo messicano vive ancora seguendo i suoi ritmi, usi e costumi. Sembrerebbe quasi che la tradizione non voglia lasciare del tutto il posto al moderno.

Spiagge di Zihuatanejo

Fonte: iStock

La Ropa, la spiaggia più famosa di Zihuatanejo

Non mancano le navi da crociera che riempiono le strade cittadine, ma a livello generale Zihuatanejo è sinonimo di relax, grazie anche alle sue tante belle spiagge.

Le spiagge più belle

Questa città messicana sulla costa del Pacifico possiede una spiaggia cittadina che prende il nome di Playa Principal. Popolarmente chiamata Playa Municipal, sorge proprio di fronte al lungomare e si rivela perfetta per veder tramontare il sole.

C’è poi Playa Madera che è decisamente più bella dell’altra e che al calar del buio regala uno spettacolo incredibile di luci che si specchiano sulle sue acque.

Poi ancora Playa La Ropa, probabilmente la più famosa di tutta la città. Si tratta di un’ampia distesa di sabbia impreziosita da svettanti palme e accarezzata da acque sempre calme e calde.

Molto interessante è anche Playa Las Gatas che, essendo più piccola, risulta molto più tranquilla delle precedenti. Infine Playa Larga che ancora si presenta vergine e che regala una delle viste più emozionanti di tutto il Messico.

La vita all’aria aperta di Zihuatanejo

Le attività da fare a Zihuatanejo sono principalmente all’aria aperta. I turisti che vengono da queste parti scelgono di fare un’escursione in barca verso la vicina isola di Ixtapa. E non c’è da biasimarli, perché anche qui ci sono ben tre magnifiche spiagge – tutte vicine tra loro – che sono una diversa dall’altra: le acque più calme si trovano al largo delle spiagge di Varadero e Cuachalalate, mentre Coral Beach è perfetta per lo snorkeling perché proprio qui sopravvive una magnifica barriera corallina.

Non mancano piccoli e caratteristici ristoranti in cui mangiare un gustoso piatto tipico.

A circa 30 minuti di distanza da Zihuatanejo sorgono le rovine di Xihuacan, un interessante sito archeologico mesoamericano che conta ben 3.000 anni. Ma ad affascinare molto più di altro è la sua particolare storia: sembrerebbe non appartenere a una sola cultura ma, anzi, pare proprio che venisse utilizzato come luogo di culto da diverse tribù, tra cui e Cuitlateca, Tarascan, Mixteca, Aztechi e molto altro ancora.

I turisti che scelgono Zihuatanejo lo fanno anche perché si rivela l’ideale per i subacquei, specialmente i principianti. Il periodo che va da novembre a maggio è il più opportuno per scoprire i suoi colorati fondali marini, merito del mare che in questa fase dell’anno è particolarmente calmo.

Tra le varie meraviglie oceaniche da avvistare ci sono delfini, mante, tartarughe, pesci tropicali, balene, cavallucci marini e tantissime altre bellissime creature acquatiche.

Playa La Madera( Zihuatanejo)

Fonte: iStock

Veduta della Playa La Madera

E poi le passeggiate vista mare, come quella che si può fare sul Paseo del Pescador in cui si affacciano negozi e ristoranti sempre accompagnati dal fruscio delle onde. Un percorso molto suggestivo e che conduce al cospetto della piazza principale, che la sera si anima con balli, street food e musica dal vivo.

Un’altra attività molto amata dai turisti che scelgono Zihuatanejo è quella di andare in bicicletta: ci sono ben otto chilometri di piste ciclabili.

Due, tuttavia, sono i percorsi principali: uno di questi conduce da Ixtapa a Zihuatanejo, mentre l’altro va da Ixtapa Marina fino a Playa Linda.

Da queste parti è possibile anche avvistare delle magnifiche e sinuose megattere, delle balenottere che possono misurare anche 17 metri di lunghezza e dotate di lunghe pinne pettorali e una testa bitorzoluta. Non è difficile vivere questa esperienza, perché la costa del Pacifico del Messico è famosa in tutto il mondo anche per gli avvistamenti di questi cetacei. E in particolare lo è Zihuatanejo, perché sorge su un tratto di litorale che a sua volta si trova sulla linea di migrazione di questi animali.

Ci sono turisti che decidono di venire in questa località messicana per il golf: la vicina Ixtapa possiede due campi da 18 buche di livello mondiale.

Infine, anche un’interessante attività al chiuso: il Museo Archeologico Costa Grande. Si tratta di un luogo che illustra la particolare e interessante storia archeologica di questa zona del Messico.

Il museo è piccolo e possiede solo sei sale espositive, ma in poco spazio riesce a coprire diverse epoche storiche che arrivano fino ai giorni nostri: il posto ideale per fare un viaggio nella cultura messicana e anche nella storia indigena.