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Il paradiso dentro un vulcano: la leggenda viva di Segara Anak

A differenza della vibrante Bali, Lombok incarna l’anima più autentica dell’Indonesia: un susseguirsi placido di giungle lussureggianti e maestosi vulcani, abitato da contadini dediti alla coltivazione del riso e dove la vita scorre lenta e tranquilla. I viaggiatori che scelgono questa meta lo fanno per godersi i suoi paesaggi mozzafiato, soprattutto quelli offerti dal Monte Rinjani, vetta simbolo dell’isola.

Situata all’interno del Parco Nazionale del Gunung Rinjani, questa montagna sacra ospita foreste rigogliose, ecosistemi diversificati e uno stupefacente lago vulcanico chiamato Segara Anak. Il nome significa “piccolo mare” e deriva dal colore unico delle sue acque, che ricorda proprio quello del mare. Oltre a questa peculiarità, il lago è famoso per l’atmosfera di pace e quiete che offre a tutti coloro che, dotati di uno spirito avventuroso, decidono di raggiungerlo.

Perché il lago Segara Anak è speciale

Come si è formato l’incredibile lago Segara Anak? Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro di migliaia di anni, in concomitanza con l’attività vulcanica del Monte Rinjani. Secondo alcuni studi, la caldera si è formata circa 25.000 anni fa a causa di una violenta eruzione, modificandosi nel tempo con le eruzioni successive, anche quelle più recenti risalenti agli anni ’90 e 2000. Tuttavia, gli abitanti dell’isola di Lombok la pensano diversamente, attribuendo alla sua origine un significato divino.

Il folklore locale, infatti, attribuisce al lago un significato spirituale, attribuendo la sua creazione all’opera degli dei e considerandolo dimora degli spiriti. Le comunità locali, principalmente il popolo indigeno Sasak, che da sempre nutrono una profonda venerazione per il lago Segara Anak, compiono annuali pellegrinaggi per eseguire rituali e offerte.

Segara Anak è importante anche dal punto di vista ecologico, in quanto sia il lago che la foresta circostante sono fondamentali per la biodiversità, ospitando numerose specie che prosperano in questo singolare ambiente d’alta quota. La presenza di specie endemiche e di ecosistemi diversificati nella zona, lo rendono un sito di grande importanza da preservare e proteggere.

Il lago Segara Anak

Fonte: iStock

Il lago vulcanico Segara Anak

Come arrivare al lago Segara Anak

Raggiungere il lago vulcanico Segara Anak è una delle avventure più belle che possiate regalarvi durante il vostro viaggio in Indonesia. Richiede sicuramente un notevole sforzo fisico, soprattutto considerando la sua altitudine, situato a 2000 metri sopra il livello del mare, ma ne varrà assolutamente la pena. Una volta arrivati verrete immersi in un’atmosfera silenziosa, dove ammirare in totale relax le sue acque tranquille di un blu intenso, ma non solo. A rendere il paesaggio ancora più maestoso, ci pensa un piccolo vulcano che troneggia proprio al centro del lago.

L’escursione comincia dal villaggio di Senaru e dura due giorni e una notte. Attraverserete una lussureggiante foresta pluviale, salirete sulla montagna fino ad arrivare al bordo del cratere. Essendo un trekking impegnativo, consigliamo di valutarlo con attenzione in base alla vostra preparazione e di rivolgervi a un’organizzazione locale per farvi accompagnare da una guida esperta.

I momenti più belli, una volta arrivati in cima, saranno il tramonto, che infuoca il paesaggio, e l’alba: non dimenticate di impostare la sveglia per non perdervi questo scenario unico!

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Ol Doinyo Lengai è un vulcano sacro che emette lava nera: un mistero della natura

Nella regione spettacolare vulcanica della Rift Valley in Africa svetta una montagna tanto venerata quanto temuta. Si tratta di Ol Doinyo Lengai, “la montagna di Dio” secondo il popolo Masai. A prima vista potrebbe sembrare solo uno dei tanti vulcani esistenti, ma questo colosso custodisce un tesoro rarissimo: erutta lava nera e a temperature incredibilmente basse confrontate con gli standard vulcanici. Un posto meraviglioso, un vero capolavoro che da secoli attira l’attenzione di scienziati e viaggiatori avventurosi.

Visitare Ol Doinyo Lengai e la valle

La prima attività da fare per visitare il vulcano Ol Doinyo Lengai è raggiungere il suo punto più alto, a circa 2900 metri d’altezza. Lo spettacolo primordiale tra paesaggi dal look lunare con strette creste rocciose hanno un appeal senza pari.

La scalata verso il cratere non è per tutti: il percorso è piuttosto impegnativo e viene effettuato in compagnia di guide che organizzano scalate notturne per evitare le temperature più alte. Nonostante la fatica, una volta raggiunta la cima si rimane tutti senza fiato osservando il panorama infinito della Rift Valley.

Quando si programma di visitare la zona, è imperdibile una tappa al lago Natron, una delle meraviglie più bizzarre della zona per via della presenza di acque alcaline e saline che tingono la fonte d’acqua di rosso e rosa, attirando milioni di fenicotteri ogni anno. Oltre a questi esemplari, abitano in questa regione zebre, giraffe e antilopi che con un po’ di fortuna si possono incrociare nel tragitto.

Non molto distanti anche le cascate Engare Sero da raggiungere con un breve trekking in compagnia di un gruppo e una guida, che potrà raccontare curiosità sulla natura lussureggiante e le meraviglie di questa oasi.

Ol Doinyo Lengai il vulcano che erutta lava nera

Fonte: iStock

Come visitare Ol Doinyo Lengai, i luoghi da non perdere

Perché Ol Doinyo Lengai emette lava nera e “fredda”

La particolarità di Ol Doinyo Lengai, come accennato, è data dalla lava carbonatica che non solo è nera, ma risulta anche “fredda” se confrontata con altre eruzioni. Se nella maggior parte dei vulcani le eruzioni superano i 1000 gradi con grande facilità, qui ci si ferma a soli 500 gradi.

A fare la differenza ci pensa la composizione chimica con una bassissima percentuale di silice e solitamente molto più marcata nelle lave tradizionali. Da queste parti a dominare la scena sono invece sodio e carbonati; proprio la loro presenza rende l’eruzione più fluida e “fredda”. E il colore? La tinta nera intensa è dovuta al fatto che si raffredda molto rapidamente a contatto con l’aria e forma strati scuri che sembrano colate d’inchiostro.

Dove si trova e come raggiungere Ol Doinyo Lengai

Il vulcano Ol Doinyo Lengai si trova nella Rift Valley in Africa e più precisamente nella regione del lago Natron, in Tanzania. Non lontano dal confine del Kenya, si fa riconoscere per la sagoma maestosa che svetta di 2900 metri in altezza.

Per raggiungere Ol Doinyo Lengai ci si può affidare ai tour della zona partendo solitamente da Arusha e proseguendo verso il villaggio di Engaresero. Di solito i turisti visitano il lago Natron ed esplorano la savana alla ricerca di panorami mozzafiato, fenicotteri e Big Five.

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Lagoa do Fogo, il lago cristallino nascosto in uno stratovulcano

Ci sono luoghi che sembrano nati per restare nascosti, come se la natura stessa volesse custodirli gelosamente: uno di questi è il Lagoa do Fogo, un angolo remoto e sorprendente incastonato sull’isola di São Miguel, nell’arcipelago delle Azzorre.

Quello che oggi si presenta come un paesaggio da cartolina, un bacino d’acqua cristallina abbracciato da pareti verdeggianti, è in realtà il frutto di una “furia primordiale”. Il cratere che lo accoglie, infatti, si è formato circa 15.000 anni fa, modellato dall’energia esplosiva di un vulcano oggi dormiente, ma ancora vivo. L’ultima eruzione, nel lontano 1563, ha sigillato per sempre un simile anfiteatro di rocce e silenzio, e lo ha trasformato in un paradiso verde-azzurro.

Il lago si trova a un’altitudine compresa tra i 575 e i 949 metri, vegliato dalle alte pareti del cratere che si innalzano per circa 300 metri. Con una lunghezza di 3 chilometri, una larghezza di 2,5 e una profondità che raggiunge i 30 metri, è uno dei più grandi specchi d’acqua naturali dell’isola. Dal 1974, l’intera area è protetta come Riserva Naturale, un tesoro ecologico che custodisce biodiversità, silenzi e purezza.

Un cammino tra il verde e il blu

Il Lagoa do Fogo alle Azzorre

Fonte: iStock

Particolare del suggestivo Lagoa do Fogo

Raggiungere il Lagoa do Fogo non è così semplice: è un percorso che si conquista passo dopo passo, tra boschi umidi e sentieri scolpiti dal tempo. Si parte nei pressi del villaggio di Água de Alto, seguendo la provinciale EN1-1A e poi deviando lungo la Caminho da Ribeira da Praia, fino a raggiungere l’inizio del sentiero PRC02 SMI. Google Maps vi porterà senza difficoltà al punto d’accesso che, sebbene ancora vicino alla civiltà, segna l’ingresso a un “mondo parallelo”.

I primi tratti del cammino si snodano tra coltivazioni e campi aperti, su una strada asfaltata che presto lascia spazio a un’ampia poderale in costante salita. Il sentiero, sempre ben segnalato, è un crescendo di emozioni e natura: le pendenze sono dolci, quasi amichevoli, ma è la vegetazione a catturare l’attenzione, con boschi che si fanno via via più fitti, muschi che ricoprono tronchi e pietre come velluto, e l’aria che profuma di umidità e legno.

Dopo circa un’ora abbondante, il sentiero devia a sinistra, su uno dei tratti più suggestivi e inaspettati dell’intero percorso dove, per quasi due chilometri, scorre una lunga vasca d’acqua trasparente. Non un semplice ruscello, ma un vero e proprio canale d’irrigazione, profondo circa 60 centimetri, abitato da trote che scompaiono tra i riflessi, e incorniciato tra muschio e rami.

Questo tratto del trekking si sviluppa ancora all’interno del bosco, ma ogni passo avvicina al cuore del cratere. Quando infine il sentiero sbuca su una strada sterrata più ampia, il paesaggio si apre d’improvviso, come un sipario che si alza: davanti agli occhi si svela il Lagoa do Fogo in tutta la sua maestà.

La prima visione è folgorante. Il lago appare come un gioiello sospeso in un cratere immenso, le cui pareti sono un tripudio di vegetazione. La superficie dell’acqua riflette il cielo con sfumature cangianti: dall’azzurro acceso al grigio perla, dal blu profondo al verde smeraldo, tutto dipende dalle nuvole che, spesso, velano il paesaggio come un velo delicato. Non è raro, infatti, che il lago resti nascosto tra le nebbie, rivelandosi solo a chi ha pazienza e rispetto.

Due penisole si protendono verso il centro dello specchio d’acqua mentre le rive, sabbiose e chiare, si perdono nel fitto di un bosco ricco di flora endemica. Se si alza lo sguardo verso l’orizzonte, là dove il cratere si apre, l’oceano Atlantico si intravede in lontananza, quasi a ricordare che questo luogo, pur essendo isolato, fa parte di un’isola sospesa tra cielo e mare.

Oltre il lago: esplorazioni e silenzi

L’intero perimetro del cratere può essere esplorato a piedi, ma richiede tempo, energia e attenzione. Il dislivello è importante e la lunghezza del percorso può superare le quattro ore tra andata e ritorno. Tuttavia, ogni passo aggiunge bellezza: scorci panoramici, silenzi interrotti soltanto dal vento e dalla vita segreta del bosco, sentieri che si inoltrano verso nuove direzioni.

È possibile scendere fino alle rive del lago e camminare lungo alcune spiagge, magari inoltrandosi tra le grotte naturali e la fitta vegetazione. Non è consentito fare il bagno, per preservare l’integrità dell’ecosistema, ma anche solo sedersi vicino all’acqua e osservare i giochi di luce vale il viaggio.

Lagoa do Fogo è anche una riserva d’acqua dolce vitale per São Miguel: alimentato principalmente dalle piogge, rappresenta uno dei bacini idrici più importanti dell’isola.

Un invito alla meraviglia

Il trekking verso Lagoa do Fogo è alla portata di chi ha un minimo di allenamento e spirito di avventura. Con una lunghezza complessiva di circa 11 chilometri e una durata media di 4 ore e mezza tra andata e ritorno, è un’escursione che si può affrontare in giornata, ma che richiede preparazione. Non ci sono punti di ristoro né fonti d’acqua potabile, e il tempo può cambiare in un istante.

Ma se amate i luoghi autentici, se cercate emozioni vere e panorami che parlano all’anima, allora il Lagoa do Fogo saprà ricompensarvi.

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L’Auvergne, la terra dei vulcani: un patrimonio naturale unico in Europa

Natura allo stato puro. Questa è l’Alvernia (in francese Auvergne), un magnifico territorio il cui paesaggio è stato modellato dall’attività vulcanica di trenta milioni di anni fa. Crateri, colline dolci e picchi montuosi rendono questa zona una delle più spettacolari di tutta la regione, nonché un patrimonio naturale unico in Europa.

Non vi sorprenderà sapere che il suo soprannome è “terra dei vulcani“, anche perché ospita una delle più estese aree vulcaniche del continente, situata all’interno del Massiccio Centrale, con oltre 80 vulcani estinti. L’ultima eruzione risale a circa 8.000 anni fa e oggigiorno i vulcani non sono attivi, pur essendo geologicamente giovani. Per questo motivo i crateri, i coni e i flussi di lava sono ancora visibili, tanto che spesso il paesaggio viene definito “un manuale a cielo aperto di vulcanologia”.

Dove si trova l’Auvergne

L’Alvernia ha tutto per sedurre chi è in cerca d’avventura. Sorge nella Francia centrale, oggi parte della regione amministrativa Alvernia-Rodano-Alpi (Auvergne-Rhône-Alpes). Tra i modi più veloci per arrivarci c’è sicuramente l’aereo, atterrando presso l’aeroporto di Clermont-Ferrand Auvergne (ci sono però pochissimi voli). In alternativa, si può scegliere lo scalo di Lione (Saint-Exupéry) con voli diretti da Milano, Roma, Venezia, per poi fare 2 ore in auto o treno fino a Clermont.

A disposizione dei viaggiatori ci sono anche i treni da Torino e Milano via Lione o Parigi, poi treno per Clermont-Ferrand. Infine l’auto:

  • Da Torino/Milano: via A43 e A72, passando da Lione. Circa 8-9 ore;
  • Da Genova o Centro Italia: più lungo, passando da Nizza o il Moncenisio.

Puy de Dôme, il gigante tranquillo dell’Alvernia

In questo affascinante territorio francese ci sono ben 80 vulcani ben visibili. Noi di SiViaggia abbiamo selezionato i migliori da visitare a partire dal Puy de Dôme, il più celebre della Catena dei Puys. Alto ben 1.465 metri, è un vulcano a cupola lavica (non esplosivo), formato da lava viscosa che si è solidificata senza eruttare violentemente. La sua è una forma che potremmo definire simbolica, poiché arrotondata e inconfondibile nel paesaggio.

Puy de Dôme, Francia

Fonte: iStock

Veduta dell’affascinante Puy de Dôme

È possibile salire sulla sua sommità tramite il Sentiero dei Muli (Chemin des Muletiers), un tragitto ben segnalato percorribile in circa 1 ora e mezza e con 350 m di dislivello. A disposizione c’è anche il Panoramique des Dômes, un trenino che parte dalla base (col de Ceyssat) e impiega circa 15 minuti.

Un’esperienza da vivere, in quanto dalla sua cima è possibile godere di una vista a 360° sugli oltre 80 vulcani della Catena dei Puys, ma anche visitare i resti del Tempio di Mercurio, di epoca gallo-romana, un sito archeologico d’alta quota. Il luogo è accessibile tutto l’anno, ma il trenino non funziona in inverno. Vi consigliamo di portare una giacca a vento, anche d’estate, poiché in vetta è forte e il meteo può cambiare da un momento all’altro.

Puy de Pariou, il vulcano da cartolina

Altrettanto interessante è il Puy de Pariou, noto per la sua forma quasi perfetta a cono e per il suo cratere ben conservato, profondo e circolare. Alto 1.209 metri, ci vogliono circa 2 ore A/R per scoprirlo, ma tenendo a mente un dislivello moderato (300-400 metri). Anche in questo caso il percorso è ben segnato, adatto persino a famiglie con un minimo di allenamento.

Ciò che rende il Puy de Pariou particolarmente speciale è che si può esplorare approfonditamente il cratere lungo un sentiero a spirale in modo sicuro. Anche qui la vista panoramica non delude: dalla cima si vede bene il vicino Puy de Dôme, oltre a un’ampia parte della catena vulcanica e della pianura circostante. Coperto da un manto verde quasi perfetto in estate, è ad accesso gratuito, ma sono consigliate scarpe da trekking.

Puy de Côme, vulcano doppio e selvaggio

Voliamo ora al Puy de Côme, uno dei vulcani più affascinanti della Catena dei Puys, soprattutto dal punto di vista geologico. È famoso per la sua struttura a doppio cratere, un fenomeno piuttosto insolito che attira studiosi e appassionati. Alto 1.252 metri, è tra i più grandi e meglio conservati della zona.

Si tratta di un sito meno turistico rispetto a quelli di cui abbiamo parlato fino a questo momento, ma di certo non meno suggestivo. Si raggiunge partendo da sentieri nei pressi del Puy de Pariou o dal villaggio di Orcines e richiede più o meno 1 ora e 30 minuti di cammino. Il dislivello è moderato, mentre l’atmosfera isolata e silenziosa.

Dal suo punto più alto è possibile inebriarsi di una vista privilegiata sul Puy de Dôme e sulla pianura dell’Alvernia, ma anche di una maggiore fauna e di un ambiente intatto.

È bene sapere, tuttavia, che non ci sono servizi né indicazioni turistiche. Per questo è necessario portarsi mappa, acqua, GPS o app da trekking. Infine, meglio non incamminarsi in inverno se non si possiede l’attrezzatura adeguata.

Puy de la Vache e Puy de Lassolas, gemelli di fuoco

Sono due coni vulcanici gemelli, nati da un’eruzione esplosiva congiunta, da molti considerati come i più spettacolari da visitare. Il Puy de la Vache (1.167 m) e il Puy de Lassolas (1.187 m) si fronteggiano con un perfetto allineamento, divisi da una valle creata dalla lava. Qui, infatti, emergono colate laviche ben visibili: in particolare, si può osservare la colata che ha formato la Cheire d’Aydat, un campo lavico che arrivò fino al lago di Aydat.

A colpire sono anche i contrasti creati dai colori, ovvero il nero della lava, il rosso delle scorie e il verde della vegetazione che danno vita a un paesaggio drammatico e affascinante. È possibile intraprendere un’escursione grazie alla presenza di un percorso ad anello ben segnalato di circa 5-6 km. Occorrono almeno 2 ore a passo tranquillo, con dislivello leggero (200–300 m), tanto da essere adatto anche a famiglie con bambini abituati a camminare.

Un’esperienza che consigliamo di non perdere perché questo è uno dei pochissimi posti in Europa dove si può passeggiare tra coni piroclastici ancora ben visibili, con colate laviche riconoscibili a occhio nudo. Per iniziare questa avventura bisogna partire dal parcheggio di Fontfreyde (gratuito).

Puy de la Vache, Francia

Fonte: iStock

Il panorama da Puy de la Vache

Puy des Goules, il cratere silenzioso

L’ultimo vulcano che vi consigliamo di visitare nella regione Auvergne è il Puy des Goules, formazione geologica alta 1.146 metri, che si distingue per essere tra i più maestosi ma meno conosciuti della Catena dei Puys. Situato poco a nord del celebre Puy de Pariou, possiede un grande cratere circolare, profondo e regolare, e un’atmosfera più selvaggia e tranquilla rispetto ai vulcani più battuti.

Nato da un’unica eruzione circa 30.000 anni fa, tra i più antichi della catena, offre un cratere ben conservato, con un diametro di oltre 200 metri e pareti abbastanza ripide accessibile a piedi. L’escursione può iniziare dal parcheggio vicino al Col des Goules, punto di snodo per diversi sentieri, e si sviluppa su un percorso ad anello di circa 4 km, facilmente percorribile in poco più di 1 ora.

La sua sommità offre un vista ravvicinata sul Puy de Pariou e alcuni scorci sul Puy de Dôme. Inoltre, nelle sue vicinanze c’è la grotta di Sarcouy, una cavità vulcanica usata fin dall’antichità (visitabile su prenotazione).

Cosa vedere nell’Auvergne oltre ai vulcani

L’Auvergne è dominata da un paesaggio incredibile, di quelli che sembrano provenire da un altro pianeta. Ma la verità è che tra colate laviche e picchi vulcanici si nascondono tantissimi altri gioielli da scoprire, grazie alla profondità storica e alla ricchezza culturale che la contraddistinguono.

Borghi medievali e città storiche

Un territorio ricco di borghi medievali e città antiche, che si rivelano una vera e propria finestra sulla storia locale. Alcuni dei luoghi più affascinanti da esplorare sono:

  • Clermont-Ferrand: capitale della regione e una delle città più datate della Francia intera. Fondata nel I secolo a.C., è famosa per la sua cattedrale gotica in pietra lavica nera con il nome di Notre-Dame-de-l’Assomption. È una delle più imponenti del Paese con le sue torri slanciate e i dettagli scolpiti che raccontano storie bibliche. Da non perdere è anche il quartiere medievale di Montferrand, cuore antico della città e un incantevole labirinto di vicoli acciottolati e piazze storiche.
  • Le Puy-en-Velay: celebre per essere un’imperdibile tappa del Cammino di Santiago di Compostela, è una città patrimonio dell’umanità Unesco che offre un viaggio affascinante nel tempo. Il suo cuore pulsante è la Cattedrale di Notre-Dame, un capolavoro di architettura romanica che si erge sopra un vulcano spento. Bellissime sono anche le strade, un vero e proprio trionfo di sculture medievali e chiese romaniche.
  • Salers: benvenuti in uno dei borghi più belli di Francia, gioiello medievale immerso nel cuore del Cantal. Un paese arroccato su colline vulcaniche e noto per le casette in pietra nera, i tetti in ardesia e le stradine acciottolate. In più, il borgo è conosciuto per il suo formaggio omonimo, che viene prodotto in alpeggi situati nelle montagne circostanti.
  • Blesle: piccolo (ma affascinante) borgo medievale con strade lastricate, case in pietra e fontane che ornano le piazze. Da non perdere è la sua chiesa romanica, Saint-Vincent, esempio perfetto di architettura dell’epoca, con splendidi affreschi e un interessante campanile.
  • Montpeyroux: piccolo villaggio che sorge su una collina che domina la valle circostante, tanto che si può godere di una vista spettacolare sulla valle dell’Allier e sulle montagne vicine. Il paese è caratterizzato dalla presenza di antiche porte fortificate, una chiesa romanica e rocche medievali.

Arte e architettura romanica

Questa peculiare regione della Francia colpisce anche per la sua impronta artistica e architettonica di grande valore, soprattutto per quanto riguarda l’arte romanica. Tale espressione artistica, che si sviluppò tra l’XI e il XII secolo, è ben rappresentata in numerosi edifici sacri che costellano la zona:

  • Basilica di Orcival: uno dei massimi esempi di architettura romanica nell’Alvernia. Sorge nel cuore della regione e vanta una struttura semplice e maestosa con torri a vela e una facciata austera ma elegante. L’interno conserva un’atmosfera spirituale e contemplativa, con colonne scolpite e una navata centrale che si apre maestosamente verso l’altare.
  • Abbazia di La Chaise-Dieu: sorge nel dipartimento della Haute-Loire, nella parte sud-est dell’Alvernia, ed è una delle principali attrazioni artistiche e storiche del territorio. Fondata nel XI secolo, è nota per il suo coro gotico, il ciclo di affreschi medievali, il chiostro e i giardini di grande serenità e bellezza.
  • Chiesa di Saint-Austremoine: si trova nel comune di Issoire, risale al XII secolo ed è una delle più imponenti dell’Auvergne. Con la sua facciata monumentale e l’interno arricchito da affreschi medievali e una cripta suggestiva, è uno degli esempi più rappresentativi del romanico auvernese.
  • Chiesa di Saint-Nectaire: è situata nell’omonimo villaggio ed è molto apprezzata per la sua struttura massiccia, il suo interno affrescato e i suoi capitelli scolpiti, che raccontano storie bibliche e mitologiche.

Le altre meraviglie naturali

Oltre a un paesaggio vulcanico affascinante, questa località francese custodisce una natura sorprendente e diversificata, che si estende tra laghi, altopiani erbosi, gole scavate dall’acqua e montagne dalle sembianze alpine:

  • Lac Pavin: situato nei pressi della località di Besse-et-Saint-Anastaise, è un lago vulcanico di rara bellezza e dalla forma perfettamente circolare. Sfoggia un colore profondo, quasi nero, ed è nato circa 7.000 anni fa. Non mancano leggende e misteri, come quella che narra di un villaggio inghiottito per punizione divina
  • Gorges de la Sioule: si trovano tra Menat e Chouvigny, e sono un posto ottimale per escursioni, kayak o relax lungo l’acqua (visitabili con prenotazione). Da non perdere il Castello di Chouvigny, che domina le gole dall’alto
  • Plateau du Cézallier: zona di altopiani erbosi che si estende tra i dipartimenti del Cantal, Puy-de-Dôme e Haute-Loire. È ideale per il trekking e il cicloturismo e per chi cerca paesaggi incontaminati.
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Kagoshima, la meta in Giappone che (forse) ancora non conosci

Nell’estremità meridionale del Giappone continentale, la prefettura di Kagoshima si rivela un piccolo gioiello da scoprire. Soprannominata la “Napoli d’Oriente” per il suo incantevole golfo e il clima mite che richiama la dolcezza mediterranea, è una terra lontana che ha stretto un legame speciale proprio con la città di Napoli, al punto da diventare città gemellata nel 1960.

Sospesa a pochi chilometri dal vulcano attivo Sakurajima, Kagoshima regala un panorama da togliere il fiato, un mosaico di storia antica, sapori intensi e una vita notturna che pulsa tra le sue vie. Inoltre, la posizione strategica la rende anche la base perfetta per avventurarsi tra le meraviglie della prefettura e scoprire l’incanto delle isole che la circondano.

Come arrivare

Arrivare a Kagoshima è semplice e comodo, grazie alla sua vocazione di crocevia dei trasporti del sud del Giappone.

La città è collegata con tutte le principali destinazioni di Kyushu, grazie ai moderni e veloci shinkansen: bastano poco più di 40 minuti per raggiungere Kumamoto, poco più di un’ora per arrivare a Fukuoka e poco meno di quattro ore per trovarsi a Shin-Osaka, ammirando scenari di straordinaria bellezza che scorrono veloci oltre i finestrini.

Anche i treni locali e gli autobus assicurano collegamenti agevoli con le prefetture limitrofe, mentre chi sceglie di arrivare in volo può contare su collegamenti rapidi dalle principali città giapponesi: Tokyo è raggiungibile in appena due ore, Osaka in circa un’ora e un quarto, Fukuoka in meno di un’ora.

Non mancano nemmeno i voli internazionali, che collegano Kagoshima con città come Seul, Hong Kong, Taipei e Shanghai, e aprono la porta a un mondo di scoperte per i viaggiatori di ogni angolo del pianeta.

Cosa vedere nella “Napoli d’Oriente”

Kagoshima ammalia fin dal primo sguardo. Il paesaggio unico, i giardini tradizionali come il magnifico Sengan-en, e la cultura gastronomica autentica, celebrata con piatti come il kurobuta (il pregiato maiale nero) la rendono una tappa imprescindibile per chi desidera esplorare il sud del Giappone.

Ecco le mete da non perdere.

Tenmonkan

Nel cuore di Kagoshima si estende Tenmonkan, il distretto commerciale e dell’intrattenimento più vivace del Kyushu meridionale. Sotto le arcate della galleria coperta di Tenmonkan Dōri, la vita scorre tra negozi di ogni tipo, caffè invitanti, izakaya animati e ristoranti che sprigionano nell’aria i profumi irresistibili della cucina locale.

Passeggiare tra queste strade significa assaporare il meglio di Kagoshima: il maiale nero kurobuta, il ricco Kagoshima Ramen, e l’iconica granita shirokuma, un trionfo di dolcezza fatto di ghiaccio tritato e latte condensato. Lo shopping trova casa al CenTerrace Tenmonkan e nei maestosi grandi magazzini Yamakataya, simbolo storico della città.

E quando scende la sera, Tenmonkan si trasforma: bar, locali e izakaya accendono la notte lungo le strade di Bunka Dori e Yamanokuchi Hondori, e regalano un volto ancora più vivace a un quartiere che non dorme mai.

Castello di Tsurumaru

Un tempo centro nevralgico del potere della dinastia Shimazu, il Castello di Tsurumaru dominava la città come simbolo di autorità e splendore.

Edificato agli inizi del 1600, non si distingueva per imponenza difensiva, poiché i potenti Shimazu godevano di uno status privilegiato che li metteva al riparo da minacce esterne. Tuttavia, il trascorrere del tempo e i venti di modernizzazione del periodo Meiji portarono alla sua distruzione nel 1873, lasciando dietro di sé rovine che ancora oggi raccontano storie antiche: un portone di ingresso, le solide mura di pietra, il fossato che ancora circonda l’area.

Oggi, sulle vestigia di quella residenza signorile sorge il Museo Reimeikan, custode della memoria storica della regione. Statue, musei e piccoli monumenti disseminati intorno al sito contribuiscono a mantenere vivo il legame con il glorioso passato di Satsuma.

Il Museo Reimeikan

Anche il Museo Reimeikan si offre come una tappa da mettere in lista per chi desidera addentrarsi nell’anima storica del territorio.

Tra le sale, il visitatore viene guidato in un viaggio che abbraccia millenni: dalla preistoria agli albori della modernità, passando per le imprese della potente famiglia Shimazu. Tra armature di samurai, reperti archeologici e antichi documenti, il museo riesce a far rivivere l’epoca in cui Satsuma era uno dei feudi più influenti di tutto il Giappone.

La statua di Saigō Takamori

Non è una semplice statua quella che si erge fiera nel cuore della città: la figura di Saigō Takamori incarna l’essenza stessa dello spirito samurai.

Conosciuto come “l’ultimo samurai”, Saigō Takamori fu un protagonista assoluto della Ribellione di Satsuma e uno degli artefici della modernizzazione del Giappone. Per i giapponesi, il suo volto in bronzo rappresenta coraggio, lealtà e cambiamento. Un omaggio silenzioso ma potente a un uomo che ha segnato un’epoca, tanto da ispirare il celebre film L’Ultimo Samurai.

Il Nagashima Museum

Adagiato su una collina alle spalle della stazione Chuo Kagoshima, il Nagashima Museum vanta una veduta incomparabile che si apre sulla città e sul vulcano Sakurajima.

Con i suoi 110 metri di altezza sul livello del mare, il museo d’arte espone opere di maestri come Renoir, Chagall, Rodin e Kuroda Seiki, frutto della passione collezionistica di Kosuke Nagashima. Il percorso espositivo si snoda tra sale interne ed eleganti spazi all’aperto, impreziositi da alberi subtropicali che rendono l’esperienza ancora più magica.

Una sosta nel caffè del museo regala un momento di pace, da godersi ammirando uno dei panorami più affascinanti di Kagoshima.

Il parco Sengan-en

Sengan-en, giardino di Kagoshima,

Fonte: iStock

Scorcio del Sengan-en, il parco giardino di Kagoshima

Sengan-en è molto più di un giardino: è un capolavoro di bellezza e armonia, in cui la natura diventa parte integrante del paesaggio artistico.

Costruito nel 1658 per la nobile famiglia Shimazu, il raffinato giardino si affaccia sulla baia di Kagoshima, utilizzando l’acqua come uno specchio naturale e il vulcano Sakurajima come una scenografica montagna di sfondo.

La Residenza Iso, fedele ricostruzione dell’antica dimora ottocentesca dei Shimazu, sorge al centro del parco, mentre poco distante ecco il Museo Shoko Shuseikan, allestito nell’antica fabbrica di macchinari del clan.

Tra sentieri alberati, piccoli santuari e punti di ristoro, Sengan-en regala un’immersione poetica in un Giappone d’altri tempi.

L’Acquario di Kagoshima

Vicino al porto, l’Io World Kagoshima Aquarium propone un viaggio straordinario negli abissi della Baia di Kagoshima e degli ecosistemi marini delle isole meridionali.

La gigantesca vasca principale cattura lo sguardo con un maestoso squalo balena che nuota placido tra pesci variopinti. Gli spettacoli con i delfini, tre volte al giorno, aggiungono un tocco di meraviglia, mentre a volte, tra un’esibizione e l’altra, i delfini vengono lasciati liberi di nuotare all’esterno, così da sorprendere i passanti con incontri inaspettati.

Shiroyama

Da vedere anche Shiroyama, un parco collinare che conserva uno dei luoghi più simbolici della storia giapponese: fu qui che, il 24 settembre 1877, si consumò l’epilogo drammatico della Ribellione di Satsuma e la morte eroica di Saigō Takamori.

Oggi, Shiroyama è un’oasi di pace con panorami spettacolari sulla città, sul mare e su Sakurajima, soprattutto al tramonto, quando il cielo si tinge di colori infuocati. Salire fino alla vetta può essere un’esperienza intensa: due sentieri principali si snodano immersi nella natura, svelando scorci indimenticabili a ogni passo.

La ruota panoramica Amuran

Dettaglio della ruota panoramica Amuran di Kagoshima

Fonte: iStock

La bellissima ruota panoramica Amuran

Infine, sul tetto dell’Amu Plaza Kagoshima, la ruota panoramica Amuran si staglia nel cielo come un simbolo luminoso della città.

Con 60 metri di diametro e un’altezza di 91 metri, è una delle mete migliori per godere di una vista aerea spettacolare su Kagoshima e il suo vulcano. Per i più temerari, le cabine completamente trasparenti disegnano un’emozione unica, sospese nel vuoto sopra la città.

Al calar della notte, la ruota si accende di mille luci colorate e diviene una lanterna magica che illumina il cuore cittadino.

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Charco de los Clicos è un lago tutto verde, un qualcosa di surreale

Se città come Barcellona e Madrid sono mete predilette degli appassionati d’arte e Ibiza è l’isola del divertimento e delle good vibes estive, Lanzarote è invece la destinazione che preferiscono i viaggiatori più avventurosi.

Parliamo infatti di un’isola selvaggia, dalle mille sfaccettature, dove la natura scolpisce scenari quasi irreali e ricchi di luoghi incredibili. Tra le meraviglie più sorprendenti di Lanzarote c’è senza ombra di dubbio il Charco de los Clicos, un piccolo lago verde smeraldo incastonato nel cratere di un antico vulcano, a pochi passi dall’oceano. Scopriamo insieme alcune curiosità su questo peculiare e affascinante luogo di Lanzarote.

Dove si trova e perché è verde

Il Charco de los Clicos è ciò che resta di un antico cratere vulcanico parzialmente eroso dall’oceano. Le sue acque, di un verde intenso e brillante, devono il loro colore alla presenza di un’alga microscopica che prospera in condizioni di elevata salinità. Questo fenomeno, che si unisce poi anche alla profondità del lago stesso e alla luce che si riflette sulla superficie, crea un effetto ottico straordinario, rendendo per l’appunto le acque verdissime.

Tale meraviglia si trova sulla costa occidentale dell’isola, vicino al villaggio di El Golfo, un sito che è stato dichiarato Riserva Naturale per la sua unicità e il valore ecologico, diventando una delle attrazioni più spettacolari dell’isola.

Il contrasto tra il nero della sabbia vulcanica, il blu profondo del mare e il verde brillante delle acque del Charco de Los Clicos mettono in mostra uno scenario da sogno, quasi alieno, che attira visitatori da tutto il mondo.

Charco de los Clicos, Lanzarote

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Il lago verde e il contrasto con la spiaggia di lava nera

Come vedere il lago verde di Lanzarote?

Per godersi al massimo questa meraviglia naturale di Lanzarote, il punto di partenza ideale è il belvedere di El Golfo, un posto perfetto per ammirare il panorama e scattare foto incredibili. Da qui si ha una vista spettacolare sul lago verde, sulla spiaggia di sabbia nera e sull’oceano che si estende all’orizzonte. Il momento migliore per andarci? Al tramonto, senza dubbio, quando il cielo si infiamma di rosso e arancione. Il paesaggio, infatti, diventa magico e la luce crea riflessi incredibili sull’acqua del lago e sulle rocce vulcaniche circostanti.

Se si ha voglia di esplorare da vicino questo scenario incredibile della Spagna, invece, dal belvedere si può imboccare il sentiero panoramico che scende fino alla spiaggia. Qui si può camminare sulla sabbia vulcanica, osservare le particolari formazioni rocciose modellate dal vento e dal mare e sentire l’energia primordiale di questo posto unico.

A soli 100 metri dal lago, inoltre, ci si può godere i raggi del sole e prendere un po’ di tintarella lungo il tratto di spiaggia che si chiama Playa de El Golfo, un pezzo di litorale di sabbia nera formata da frammenti di lava solidificata. Qui il paesaggio sembra realmente essere uscito da un’altra dimensione: la scogliera rossa e nera che circonda il lago racconta milioni di anni di storia geologica, testimoniando la potenza delle eruzioni che hanno plasmato questa splendida isola delle Canarie.

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Sta per ripartire il Treno dei Vini dell’Etna: le novità di quest’anno

Tra i territori di vini di qualità in Italia spicca la Sicilia. L’isola amatissima dai turisti propone un itinerario alla scoperta delle etichette più prestigiose sfruttando un mezzo di trasporto su rotaie. Hai mai pensato di esplorare l’Etna in treno? Con il nuovo tour 2025 in partenza da aprile per scoprire la strada dei vini dell’Etna è possibile, perché la Sicilia non è solo mare e spiagge ma ha davvero tanto da raccontare.

Scoprire l’Etna in treno

In Italia sono tante le regioni che stanno creando soluzioni originali di viaggio per esplorare il territorio così da combattere il fenomeno dell’overtourism. In Sicilia, per esempio, è stato progettato un nuovo tour 2025 per il treno dei vini dell’Etna, un’esperienza che conquista l’attenzione con un itinerario sensoriale.  Il tragitto attraversa il paesaggio vulcanico regalando viste straordinarie sulle pendici del monte: l’atmosfera sembra quasi farci fare un viaggio fuori dal tempo con la natura che domina la scena.

Chiaramente il tour non si limita alle bellezze del paesaggio, include alcune soste per scoprire il territorio attraverso calici di Etna DOC in borghi dall’anima autentica, il tutto accompagnato da specialità local da non perdere.

Il nuovo itinerario 2025 per il Treno dei Vini dell’Etna

Il treno dei vini dell’Etna per il 2025 ha rivoluzionato il programma proponendo un ampliamento di percorso. I viaggiatori potranno così esplorare il versante sud-est del vulcano dove sorgono tantissime aziende vitivinicole e altre imprese legate alle specialità gastronomiche. L’itinerario darà modo di scoprire una prospettiva inedita del territorio siciliano valorizzandolo al massimo.

Tra le news un servizio di biglietteria nel centro di Catania all’interno di palazzo Scamacca e un punto informativo annesso così da aiutare i turisti nella scelta del tour. Chiaramente i ticket saranno acquistabili anche online in pochi clic tramite sito ufficiale. In aggiunta è previsto il lancio del Vinobus Etna Wine Bus, un itinerario enogastronomico ancora più approfondito che parte dal centro di Catania per poter visitare le cantine e le aziende olivicole della zona, vivendo un viaggio dedicato interamente alla scoperta delle eccellenze del territorio.

Il biglietto include il prezzo del treno Circumetnea, una guida dedicata e un transfer in wine bus presso 2 cantine e presso un borgo storico (Castiglione di Sicilia o Randazzo). In aggiunta si potrà partecipare a 2 degustazioni in 2 cantine con inclusi 2 calici ciascuna e un piatto di specialità local in accompagnamento.

Treno dei Vini dell’Etna itinerario

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Un viaggio nei sapori della tradizione con il Treno dei Vini dell’Etna

La strada dei vini dell’Etna

Possiamo descrivere la strada del vino dell’Etna come un percorso unico per appassionati di enoturismo così da poter scoprire un territorio spettacolare simbolo del patrimonio enogastronomico regionale. Un itinerario che vuole essere un vero e proprio omaggio alla viticoltura eroica di un terreno impegnativo da gestire. Le numerose soste porteranno i visitatori alla scoperta di cittadine dall’atmosfera popolare e fortemente legata al territorio.

Il turismo slow sta vivendo una forte crescita attirando visitatori da ogni parte del mondo: non sono solo cittadini italiani ma viaggiatori provenienti da tutto il mondo  a voler scoprire quella che è la produzione vinicola sinonimo di eccellenza.

Il Treno dei Vini dell’Etna continua quindi a rappresentare un’opportunità straordinaria per esplorare il vulcano più alto d’Europa in un modo nuovo, tra gusto, cultura e paesaggi mozzafiato.

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Cosa fare ad Antigua Guatemala, la meta da visitare nel 2025

Se state cercando una meta diversa dalle altre da visitare nel 2025, vi rispondiamo senza alcuna esitazione: Antigua Guatemala. Devastata dal terremoto di Santa Marta nel 1773, la città Patrimonio UNESCO è di una bellezza particolare, tanto da essere considerata la vera gemma di questo Paese del Centro America, molto più della caotica Città del Guatemala. Con le sue strade acciottolate, le case basse dalle tonalità pastello e lo skyline composto dai vulcani (alcuni scalabili), offre un’esperienza di viaggio unica nel suo genere.

Incastonata fra tre vulcani – Fuego a sud, Agua e Acatenango a ovest – immerge i visitatori in atmosfere accoglienti, dove se da una parte gli abiti tradizionali dei suoi abitanti e i monumenti storici raccontano una parte della suggestiva cultura del Guatemala, dall’altra ci sono ristoranti, café e gallerie d’arte a mostrarci lo spirito di una città in continuo rinnovamento.

Antigua Guatemala è una città tranquilla non influenzata negativamente dal turismo; strizza l’occhio alla modernità senza intaccare negativamente il tessuto storico e identitario cittadino. Come scoprirla? Queste sono le cose che vi consigliamo di fare, dai trekking sui vulcani ai musei.

MUNAG: Museo Nacional de Arte de Guatemala

Come iniziare a scoprire la città di Antigua Guatemala se non immergendosi nella sua cultura millenaria, oltretutto in modo totalmente gratuito? Visitando il MUNAG – Museo Nacional de Arte de Guatemala, un vero gioiellino aperto nel 2021 dove l’entrata è gratuita, vi verrà semplicemente richiesto il passaporto per lasciare i vostri dati, quindi ricordatevi di portarlo con voi.

Il museo, situato nel Centro Culturale Reale Palazzo dei Capitani Generali, edificio costruito nel XVI secolo e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1979, custodisce oltre 90 manufatti dell’epoca preispanica, coloniale e repubblicana. I reperti più interessanti sono quelli risalenti all’epoca Maya, come alcune sculture lignee, oggetti artistici e i reperti ritrovati nel sito archeologico di Tak’alik Ab’aj.

Il museo è aperto dal giovedì alla domenica, dalle 10:00 alle 16:00.

Belvedere dalla Iglesia de la Merced

Passeggiando tra le strade del centro storico, nei pressi dell’iconico Arco de Santa Catalina, di cui vi parleremo a breve, noterete una chiesa gialla estremamente particolare. Questa è la Iglesia de la Merced la cui facciata, dalle tonalità accese e ornata con decorazioni in stucco bianco, è considerata la più bella di tutto il Guatemala. Progettata con cura per resistere ai terremoti, è arrivata ai nostri giorni in buone condizioni dopo ben tre secoli dalla sua costruzione e custodisce, all’interno delle rovine del monastero, una fontana di 27 metri di diametro, considerata la più grande dell’America ispanica.

La parte più bella, però, resta la terrazza: salite all’ultimo piano per godere di una vista privilegiata sui vulcani e sulla città. Una volta scesi, potreste trovare alcuni stand di street food allestiti nel giardino sottostante, dove provare alcune specialità tipiche davvero deliziose.

Iglesia merced Antigua Guatemala

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La facciata riccamente decorata della Iglesia de la Merced

L’Arco de Santa Catalina

Non c’è dubbio che l’Arco de Santa Catalina sia il monumento più iconico di Antigua. Fu costruito nel 1694 per consentire alle suore del convento di Santa Catalina di attraversare la strada senza essere viste, mentre la torre dell’orologio è un’aggiunta risalente al XIX secolo. L’arco si è splendidamente conservato, resistendo ai terremoti che hanno colpito la città, e una foto qui è un must soprattutto perché, con la giusta inquadratura, potete incorniciare anche il Volcán Agua.

Le rovine delle vecchie chiese

Un tempo capitale del Guatemala, Antigua custodisce una lunga storia che può essere scoperta, almeno in parte, attraverso le rovine sparse per la città. Tra queste, le più famose sono le vecchie chiese, tra cui la più bella e importante è quella di San Francisco. Fu la prima chiesa di Antigua ed è dedicata al Santo Hermano Pedro de San José de Betancourt, dove risiede anche la sua tomba, un missionario arrivato in città verso la metà del 1600.

Un’altra delle chiese a portare le cicatrici visibili del tempo e dei terremoti è la Iglesia del Carmen, un gioiello architettonico la cui costruzione risale all’iniziò del 1638 per volere del consiglio comunale di Santiago de los Caballeros, il nome con il quale era conosciuta Antigua al tempo. Il nome “Iglesia del Carmen” è un omaggio alle suore carmelitane che trovarono rifugio tra queste mura dopo i devastanti terremoti del 1773.

Rovine chiese Antigua Guatemala

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Le rovine di una chiesa ad Antigua Guatemala

Belvedere Cerro de la Cruz

Se volete godere di una vista pazzesca non solo sulla città, ma anche e soprattutto sui vulcani che la circondano, il luogo da raggiungere è il belvedere Cerro de la Cruz. Raggiungibile a piedi percorrendo un breve sentiero in salita, è il miglior punto panoramico di Antigua Guatemala, ma dovete fare attenzione all’orario. Come noterete dopo un paio di giorni, le nuvole sono una costante sui vulcani e vedere le loro vette non sarà sempre semplicissimo…tranne nelle prime ore del giorno. Se volete beneficiare del panorama perfetto, raggiungete il Cerro de la Cruz di prima mattina.

Trekking sui vulcani

I vulcani sono una presenza costante e, a volte, potreste vederli anche eruttare dalla città. Però, se volete portarvi a casa un’esperienza indimenticabile e avventurosa, ammirarli da lontano non sarà abbastanza. Ad Antigua Guatemala vengono organizzati diversi trekking per raggiungere la cima dell’Acatenango, situato a quasi 4000 metri di altezza. Da qui godrete di una vista unica non solo sui vulcani, ma anche sulla campagna circostante e addirittura sul Lago Atitlán.

Vulcano Antigua Guatemala

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Escursionisti ammirano l’eruzione del vulcano Acatenango

Si tratta di un trekking non adatto a tutti per il quale è necessario un minimo di preparazione: sono 15 chilometri in totale tra andata e ritorno, per i quali sono necessari uno o due giorni di cammino insieme a una guida autorizzata.

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Dove sciare in Sicilia: le migliori località sciistiche dell’isola

La Sicilia è una terra che sorprende sotto ogni aspetto: nota per le sue spiagge dorate, i paesaggi mozzafiato e il clima mediterraneo, l’isola custodisce anche un lato invernale affascinante e poco conosciuto. Le montagne siciliane, infatti, offrono alcune delle esperienze sciistiche più sorprendenti d’Italia, con impianti moderni e paesaggi naturali che si rivelano unici per chi cerca una vacanza sulla neve. Sebbene non si possa paragonare alle Alpi o agli Appennini per dimensioni, la Sicilia ha una straordinaria peculiarità: sciare su un vulcano attivo come l’Etna, con una vista che spazia dal mare alle cime innevate.

Le località sciistiche siciliane sono perfette per chi desidera unire lo sport invernale con la scoperta di una terra ricca di storia, cultura e tradizioni. Tra le cime imponenti dell’Etna e le tranquille vette delle Madonie e dei Nebrodi, i comprensori sciistici siciliani offrono piste per ogni livello, impanti di risalita ben attrezzati e una diversità di attività che vanno oltre lo sci alpino, inclusi snowboard, freeride ed escursioni con ciaspole. Ma non solo: la possibilità di sciare di giorno e godere di piatti tipici siciliani a base di pesce, arancine e dolci tipici la sera, rendono queste località uniche.

Scopriamo quindi dove sciare in Sicilia e quali sono le caratteristiche principali di ogni stazione sciistica, le date di apertura, il modo più facile per raggiungerle e i prezzi degli skipass giornalieri.

Etna

L’Etna, con i suoi 3.329 metri di altezza, non è solo un vulcano attivo in Sicilia, ma anche una destinazione sciistica incredibile che attira ogni anno appassionati di sci da tutta Italia e non solo. Sebbene la stagione sciistica sull’Etna dipenda fortemente dall’innevamento naturale, la località offre un’esperienza unica di sci, con paesaggi spettacolari che combinano l’ambiente alpino con viste mozzafiato sul mare e sulla baia di Taormina. La stagione sciistica solitamente inizia intorno al periodo natalizio e può proseguire fino a Pasqua, a seconda delle condizioni meteorologiche e della quantità di neve presente.

La stazione sciistica di Piano Provenzana, situata sul versante nord del vulcano, è una delle più frequentate. Qui, gli appassionati di sci possono godere di un panorama straordinario mentre si avventurano sulle piste. Piano Provenzana è dotata di 4 impianti di risalita: una seggiovia quadriposto, la Pouchoz, che serve una pista blu ideale per i principianti, e tre skilift che si snodano attraverso le diverse difficoltà delle piste, permettendo così a sciatori di ogni livello di divertirsi.

La seggiovia Pouchoz è una seggiovia ad agganciamento automatico che copre una pista lunga 1,5 km, con un dislivello di circa 400 metri, ideale per chi sta imparando o per chi cerca una discesa più tranquilla. Il costo di uno skipass giornaliero per i bambini (fino a 12 anni) è di circa €25, mentre per gli adulti è di €35.

Gli skilift della stazione offrono una varietà di percorsi per sciatori più esperti. Lo Skilift Monteconca, che serve una pista rossa/blu di media difficoltà, si sviluppa su 1,6 km di lunghezza, con un dislivello che varia da 1828 m a 2090 m. La pista presenta sezioni più impegnative, ma anche tratti più facili. Anche in questo caso, il costo dello skipass giornaliero è di €25 per i bambini e €35 per gli adulti.

Lo Skilift Coccinelle è un’altra importante attrazione, servendo una delle piste più tecniche dell’Etna, frequentata anche da sciatori professionisti. La pista, che ha ospitato gare internazionali, è lunga 1,4 km e offre tratti di forte pendenza. Lo skipass giornaliero per bambini e adulti è lo stesso, €25 per i bambini e €35 per gli adulti.

Infine, lo Skilift Anfiteatro serve due piste rosse, una delle quali omologata per gare di sci alpino, con una lunghezza complessiva di 1,3 km e un dislivello che va dai 2050 m ai 2336 m. La discesa è entusiasmante e perfetta per gli sciatori che cercano una sfida in più. Il costo dello skipass giornaliero è lo stesso degli altri impianti: €25 per i bambini e €35 per gli adulti.

L’apertura è prevista per il 28 dicembre e Piano Provenzana è facilmente raggiungibile in auto. Partendo da Catania, si prende l’autostrada A18 in direzione Messina e si esce a Fiumefreddo di Sicilia. Da qui, si prosegue per Linguaglossa e infine per Piano Provenzana, che dista circa 15 km dal paese. Il viaggio dura circa un’ora. Se provenite da Messina o Palermo, il percorso è simile: basta prendere l’autostrada A18 e seguire le stesse indicazioni. In alternativa, è possibile raggiungere la zona anche con autobus locali che partono da Catania e Linguaglossa, ma gli orari e la frequenza potrebbero variare a seconda della stagione.

Madonie

Nel cuore della Sicilia centrale, il comprensorio sciistico di Piano Battaglia si trova immerso nel verde del Parco delle Madonie, un’area naturale che regala paesaggi incantevoli. Situato a circa 1.570 metri di altitudine, Piano Battaglia è il punto di riferimento per gli amanti dello sci in provincia di Palermo. La località si estende fino a 1.840 metri sulla vetta del Monte Mufara e offre impianti moderni e piste adatte a sciatori di ogni livello. A partire dal 2016, la stazione sciistica è stata completamente rinnovata con l’introduzione di una nuova seggiovia biposto, che permette di salire facilmente in cima, e un skilift Mufaretta. Le piste sono state completamente rifatte, allargate e messe in sicurezza, creando un ambiente ideale sia per i turisti che per gli sciatori più esperti.

Piano Battaglia vanta una varietà di piste da sci che si sviluppano su una lunghezza totale di 4,5 km. Tra le più note, la pista Mollica, riaperta dopo 30 anni, offre pendenze che ricordano quelle delle più celebri località alpine, ed è perfetta per chi cerca emozioni forti. La pista dello Scoiattolo, recentemente ristrutturata, è adatta anche a sciatori principianti, mentre la pista Sparviero, più tecnica, presenta tratti impegnativi che la rendono ideale per chi vuole affinare la propria tecnica. Per i neofiti e i bambini, il Campo Scuola Marmotta, situato nel settore orientale di Piano Battaglia, offre un’area sicura e attrezzata con tapis roulant, perfetta per imparare a sciare o fare snowboard.

Il comprensorio, che serve anche i ciclisti con uno skilift attrezzato per il trasporto delle biciclette, è dotato di impianti che consentono un’esperienza completa sia per il sci alpino che per il snowboard. Il Rifugio Marini, recentemente ristrutturato, offre un luogo accogliente per chi vuole fare una pausa e assaporare i piatti tipici siciliani. Con una stagione sciistica che va da fine dicembre a metà marzo, Piano Battaglia è perfetto per una giornata di sci immersi in un’atmosfera tranquilla, lontano dalla folla delle stazioni più grandi. I prezzi degli skipass partono da 15 euro per il giornaliero, rendendo questa meta particolarmente accessibile.

Per raggiungere Piano Battaglia nelle Madonie, il punto di partenza principale è la città di Palermo. Da lì, si prende l’autostrada A19 in direzione Catania e si esce a Caltavuturo. Da questa uscita, si prosegue seguendo le indicazioni per Petralia Sottana e successivamente per Piano Battaglia, situato a circa 20 km dal centro di Petralia. Il percorso è ben segnalato e la strada che sale verso la località sciistica è panoramica e abbastanza comoda, anche se durante l’inverno può essere necessaria una certa attenzione a causa delle condizioni meteo.

In alternativa, se si proviene da Catania, si percorre sempre l’autostrada A19 e si esce a Enna. Da lì si prosegue verso Sclafani Bagni e infine per Piano Battaglia. In entrambi i casi, la località è facilmente raggiungibile in auto e offre anche un parcheggio vicino agli impianti.

Per chi non ha un’auto a disposizione, è possibile raggiungere Piano Battaglia anche con autobus locali che partono da Palermo o Catania e arrivano a Petralia Sottana, da dove si può prendere un taxi o un servizio navetta fino alla località sciistica. Tuttavia, gli orari degli autobus potrebbero variare a seconda della stagione e del giorno della settimana, quindi è consigliato verificare in anticipo.

Nebrodi

I Nebrodi, purtroppo privi di impianti sciistici, sono una destinazione ideale per chi ama il sci di fondo e le ciaspolate. La zona, grazie al suo innevamento naturale, offre un’esperienza immersiva nei paesaggi invernali siciliani. Il percorso ad anello per lo sci di fondo, che si sviluppa nei pressi di Monte Soro (1.847 metri), attraversa le faggete secolari dei Nebrodi e i pittoreschi laghi di Maulazzo e Biviere di Cesarò, spesso ghiacciati durante l’inverno. Questo tracciato, che può essere percorso anche con le ciaspole, è una delle escursioni più belle da fare in Sicilia, con panorami mozzafiato e un’atmosfera di tranquillità totale. La pista, gestita dall’Ente Parco dei Nebrodi, è ben tenuta grazie all’uso di un battipista, ma è importante fare attenzione a non danneggiare la traccia durante l’escursione.

Per raggiungere la zona, si parte da Messina, prendendo la SS113 in direzione Cefalù e seguendo le indicazioni per Cesarò, passando per Portella Femmina Morta, dove si trova l’ingresso del percorso. Da qui, è possibile accedere direttamente alla pista, che si sviluppa intorno al monte Soro. In alternativa, si può percorrere la SS289 da Patti e seguire le indicazioni per i monti Nebrodi. L’unica struttura ricettiva nei pressi del percorso è il boutique hotel di Portella Femmina Morta, un ex rifugio di montagna, dove è possibile rilassarsi dopo una giornata sulle tracce della neve.

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Pompei contro l’overtourism: scatta il limite di ingressi a 20mila al giorno

L’antica città di Pompei è uno dei luoghi più suggestivi e, come direbbero alcuni, più inquietanti d’Italia. D’altronde stiamo parlando dei resti di quello che avvenne nel 79 d.C., quando l’eruzione del Vesuvio, che tuttora incombe minaccioso all’orizzonte, decimò la popolazione seppellendo la città sotto uno strato di detriti vulcanici. Raggiungibile facilmente da Napoli, e considerata la sua storia e drammatica bellezza, non stupisce che chiunque organizzi un viaggio in Campania desideri vedere il sito dal vivo.

E infatti, i dati degli ultimi anni dimostrano proprio questo, obbligando la gestione del parco a prendere dei provvedimenti che si traducono in un limite d’ingresso pari a 20.000 persone al giorno. Il direttore del Parco Archeologico di Pompei ha dichiarato che l’obiettivo è quello di puntare a “un turismo sostenibile, gradevole e non di massa”.

Limite d’ingresso a Pompei dopo un’estate da record

Sulla scia dei tanti provvedimenti presi quest’anno in diverse parti d’Italia per provare a contrastare il fenomeno dell’overtourism, dalla Fontana di Trevi a Roma al traffico alternato sulla Costiera Amalfitana, l’ultima notizia vede come protagonista Pompei. Il parco archeologico ha assistito a un’estate da record con oltre 4 milioni di visitatori in generale e oltre 36.000 visitatori in occasione di una delle prime domeniche del mese a ingresso gratuito.

Il direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, ha dichiarato che i visitatori del sito ora superano in media i 15.000-20.000 ogni giorno, e il nuovo tetto giornaliero impedirà che il numero aumenti ulteriormente. Al riguardo ha inoltre affermato: “Stiamo lavorando su una serie di progetti per alleviare la pressione umana sul sito, che potrebbe comportare rischi sia per i visitatori che per il patrimonio, così unico e fragile”.

Secondo i dati riportati dal Ministero della Cultura, le visite al parco archeologico hanno visto una crescita del 33,6% rispetto all’anno precedente, con una media giornaliera di circa 11.200 persone.

Biglietti nominativi e limite d’accesso giornaliero

Quest’estate Pompei è stata particolarmente affollata, oltre che protagonista di atteggiamenti scorretti da parte dei turisti, come il visitatore britannico sorpreso a incidere le iniziali sue e della sua famiglia su una delle case millenarie della città. Considerate la situazione, la gestione del parco archeologico si è vista costretta a prendere dei provvedimenti: dal 15 novembre i biglietti per il parco saranno nominativi e ogni giorno ne verranno rilasciati al massimo 20.000, con specifici slot temporali durante l’estate.

Tra gli obiettivi dei gestori del parco, oltre preservare il sito, c’è quello di incoraggiare i turisti a visitare altri siti archeologici legati a Pompei, come Stabia, Oplontis e Boscoreale, offrendo un servizio gratuito di navetta nell’ambito del progetto “Grande Pompei”. Al riguardo, il direttore del parco ha dichiarato: “Le misure di gestione dei flussi, di sicurezza e la personalizzazione delle visite fanno parte di questa strategia. Puntiamo a un turismo lento, sostenibile, piacevole e non di massa, e soprattutto diffuso sul territorio intorno al sito Unesco, ricco di gioielli culturali da scoprire.”

Il provvedimento viene applicato anche e soprattutto le prime domeniche di ogni mese, quando l’ingresso al parco è gratuito. In queste giornate, in caso di forte afflusso di visitatori nella mattinata, le casse saranno chiuse per un’ora al raggiungimento di 15.000 visitatori entro le ore 12.00, al fine di impedire una eccessiva presenza simultanea di turisti, che potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza e la salvaguardia del sito e favorire il deflusso in uscita.

Parco Pompei

Fonte: iStock

Parco Archeologico di Pompei dall’alto

Come accedere al parco: ingressi, costi e orari

Il provvedimento che limita l’accesso a Pompei a 20.000 visitatori al giorno non ha influito sui costi e sulle modalità d’ingresso a uno dei parchi archeologici più belli d’Italia.

Per accedere avete a disposizione tre ingressi: Porta Marina è quello principale, situato direttamente di fronte alla stazione ferroviaria di Pompei Scavi, oltre che il più popolare tra i turisti, soprattutto per via di tutte le strutture disponibili come chiosco informativo, negozi di souvenir e noleggio audioguide; il secondo è Piazza Anfiteatro, situato a 15 minuti a piedi da Porta Marina, considerato l’ingresso ideale per visitare il sito perché sarete condotti direttamente all’anfiteatro, al foro e ad altri luoghi importanti di Pompei; infine c’è Piazza Esedra, l’ingresso meno affollato utilizzato soprattutto per le visite di gruppo.

Il Parco Archeologico di Pompei è aperto dal 1 aprile al 31 ottobre, dalle 9:00 alle 19:00 con ultimo ingresso alle 17:30, dal 1 novembre al 31 marzo dalle 9:00 alle 15:30. Il sito resta chiuso il 25 dicembre, il 1 gennaio e il 1 maggio.

Per acquistare i biglietti vi consigliamo di farlo online e con largo anticipo, soprattutto considerando il nuovo provvedimento di cui vi abbiamo parlato in questo articolo. Avete diverse opzioni: il biglietto salta fila con visita guidata al costo di 36,75 euro, il biglietto d’ingresso classico a 23,90 euro, con audioguida a 31,90 euro e combinato con Ercolano a 37,90 euro.

Infine, vi consigliamo di visitare Pompei all’inizio della giornata, poco dopo l’apertura, perché il sito sarà meno affollato, oltre che in un giorno feriale e in bassa stagione.