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Questo gioiello è il vincitore del Borgo dei Borghi 2024

Come ogni anno, è tradizione eleggere il vincitore del Borgo dei Borghi in occasione della sera di Pasqua: la celebre trasmissione di Rai3, che ci conduce alla scoperta dei più suggestivi paesi d’Italia, questa volta ha incoronato Peccioli. Il piccolo centro abitato, immerso tra le colline toscane, è divenuto famoso ormai qualche anno fa per il suo modello virtuoso di riciclaggio. Basti pensare, infatti, che la sua discarica è diventata un vero e proprio museo a cielo aperto, con numerose opere d’arte e una sala per eventi.

Peccioli, un borgo meraviglioso

Può una discarica valorizzare il paesaggio di un piccolo borgo che conta poco più di 4mila abitanti? Ebbene, la risposta è assolutamente positiva: Peccioli, paesino situato in provincia di Pisa, ha saputo sfruttare in maniera innovativa quello che è a tutti gli effetti un ampio spazio destinato alla raccolta dei rifiuti. Qui confluisce immondizia proveniente da diverse località nei dintorni, e con gli introiti così ottenuti il comune ha finanziati progetti sociali e sostenibili. Non solo: parte del materiale di scarto arrivato in discarica è servito alla realizzazione di splendide opere d’arte che oggi i visitatori ammirano con grande curiosità.

Naturalmente, Peccioli è molto di più che una discarica-museo: il borgo vanta numerosi monumenti storici come la bellissima Pieve di San Verano, edificio trecentesco situato in Piazza del Popolo, il quale custodisce alcune preziose opere del pittore fiorentino Jacopo Vignali. Non meno affascinante è il vicino Palazzo Pretorio, struttura di chiaro stampo medievale. Rimaneggiato tra il XVIII e il XIX secolo, fu dapprima sede della Prefettura e oggi ospita un interessante museo, dove sono accolte suggestive icone russe.

La classifica del Borgo dei Borghi 2024

Peccioli è dunque il paese eletto Borgo dei Borghi 2024, aggiudicandosi così un riconoscimento molto ambito. “Grande gioia e soddisfazione per la vittoria di Peccioli come Borgo dei Borghi. Un riconoscimento meritato per questo luogo straordinario della nostra Toscana. Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questo successo e che continuano a valorizzare la nostra cultura e storia. È un momento indimenticabile che celebra la bellezza e l’autenticità della nostra regione” – ha affermato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, come si legge su La Nazione.

L’annuale concorso, che va in onda la sera di Pasqua su Rai3 con la conduzione di Camila Raznovich, ha visto la partecipazione di alcuni dei luoghi più belli (e spesso meno conosciuti) d’Italia. Ogni regione partecipa con un borgo, ciascuno dei quali presenta caratteristiche speciali come un centro storico particolarmente bello o monumenti architettonici di gran valore. La trasmissione ci ha dunque portati in un meraviglioso viaggio alla scoperta di 20 paesi italiani, piccole gemme segrete di rara bellezza. Scopriamo la classifica completa.

  1. Peccioli (Toscana, prov. di Pisa)
  2. Badolato (Calabria, prov. di Catanzaro)
  3. Grazie (Lombardia, prov. di Mantova)
  4. Isola del Liri (Lazio, prov. di Frosinone)
  5. Montesano sulla Marcellana (Campania, prov. di Salerno)
  6. Leporano (Puglia, prov. di Taranto)
  7. Maratea (Basilicata, prov. di Potenza)
  8. Arbatax (Sardegna, prov. di Nuoro)
  9. Castelvetro di Modena (Emilia Romagna, prov. di Modena)
  10. Naro (Sicilia, prov. di Agrigento)
  11. Muggia (Friuli Venezia Giulia, prov. di Trieste)
  12. Guarene (Piemonte, prov. di Cuneo)
  13. Celle Ligure (Liguria, prov. di Savona)
  14. Petacciato (Molise, prov. di Campobasso)
  15. Torreglia (Veneto, prov. di Padova)
  16. Genga (Marche, prov. di Ancona)
  17. Crecchio (Abruzzo, prov. di Chieti)
  18. Stroncone (Umbria, prov. di Terni)
  19. Fontainemore (Valle d’Aosta)
  20. Caldes (Trentino Alto Adige, prov. di Trento)
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Neive, borgo di dolci colline ed inebrianti profumi

Dolci colline, vigneti a perdita d’occhio, sentieri suggestivi da percorrere in diverse stagioni dell’anno alla scoperta di una terra che rende grande il nome dell’enogastronomia italiana nel mondo: in queste immagini è racchiuso solo parte del fascino di Neive, splendido borgo delle Langhe. Andiamo alla scoperta delle bellezze racchiuse nel suo centro storico e dei sapori incredibili che vi conquisteranno.

Dove si trova il borgo di Neive

Incastonato in un panorama meraviglioso, il piccolo borgo di Neive – che conta poco più di 3.000 abitanti – si trova in Piemonte, e più precisamente in provincia di Cuneo. Le sue casette si abbarbicano su una collina a circa 300 metri di altitudine, da cui si gode di una vista mozzafiato: tutt’intorno, infatti, si stendono i famosi vigneti delle Langhe, che caratterizzano una delle regioni vitivinicole italiane più rinomate al mondo.

La storia di Neive

Neive fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia. Le sue origini risalgono ai tempi dell’antica Roma. Il toponimo, legato alla Gens Naevia, è chiara spia del legame con la civiltà della Città Eterna. Degna di nota è anche la presenza della Emilia Scauri, arteria stradale cominciata nel 109 a.C. su iniziativa del console Marco Emilio Scauro e progettata con lo scopo di collegare i centri urbani di Vado Ligure e Tortona.

Ai secoli del Medioevo risale invece la costruzione di un castello fortificato, che venne purtroppo distrutto nel 1274, e la fondazione, nelle immediate vicinanze del suddetto edificio, di un monastero benedettino: si tratta del Santuario di Santa Maria del Piano, di cui oggi resta solo una suggestiva torre campanaria in stile romanico e la piccola sacrestia, trasformata in cappella.

Neive, panorama sulle Langhe

Fonte: 123RF | Ph. lauradibiase

Un panorama sulle Langhe

Il bellissimo centro storico

Il centro storico di Neive ha mantenuto il caratteristico impianto medievale con le tipiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli, l’una accanto all’altra, e le tracce dell’antico ricetto che un tempo si trovava nella parte alta del borgo. Molti sono i monumenti storici che raccontano il passato di questo incantevole paesino, a partire dalla Torre dell’Orologio che svetta imponente verso il cielo: eretta per la prima volta nel ‘200, venne abbattuta e poi ricostruita più volte.

Non meno affascinante è la Casaforte dei Conti Cotti di Ceres, che venne fatta costruire nel corso del XIII secolo per volontà di una ricca famiglia di banchieri. Al suo interno, si possono ammirare ancora oggi pregevoli soffitti e antichi caminetti in pietra. Spiccano, tra i vicoletti di Neive, anche diversi palazzi nobiliari di gran pregio: è il caso del Palazzo della Contessa Demaria, risalente al XVI secolo, o anche del Palazzo dei Conti di Castelborgo, con i suoi rigogliosi giardini che tuttavia sono solo l’ombra dello splendore di una volta.

Chi visita il centro storico di Neive si ferma anche in Piazza Italia, cuore del piccolo centro urbano e inconfondibile grazie alle circostanti case variopinte. Qui si possono trovare le principali sedi amministrative. Tra queste spicca il Palazzo del Municipio, che si nota subito per via del suo colore bianco e per la facciata principale dominata da archi slanciati. Di fronte si trova Palazzo Borgese, un edificio che ci porta inevitabilmente a fare cenno ad uno dei personaggi più importanti del borgo.

Stiamo parlando dell’architetto Giovanni Antonio Borgese, il quale nacque proprio tra le mura di questo palazzo che oggi porta il suo nome (e che è sede degli uffici del Comune di Neive). Il suo incredibile talento artistico è visibile in diversi monumenti, sia civili che religiosi, tra i più belli del paese. Come ad esempio la Chiesa dell’Arciconfraternita di Michele, realizzata nel ‘700 con una splendida facciata di gusto barocco e un prezioso portale ligneo.

Il borgo di Neive

Fonte: Getty Images | Ph. Massimo Parisi

Il centro storico di Neive

La cultura enogastronomica

Il panorama delle Langhe, che circonda il borgo di Neive, ci offre l’opportunità di fare un tuffo nella ricca cultura enogastronomica locale. Il paese è infatti uno dei cuori pulsanti della zona del Barbaresco, distretto vitivinicolo tra i più celebri a livello mondiale. Ne fanno parte, principalmente, quattro centri abitati: i più importanti sono proprio Neive e Barbaresco, mentre gli altri due sono Treiso e Alba, noti anche per la produzione di un eccellente tartufo bianco.

Il borgo è chiamato anche Terra dei Quattro Vini, dal momento che le colline circostanti producono quattro rinomate etichette. Sono vere e proprie eccellenze: il Dolcetto d’Alba, il Barbera d’Alba, il Barbaresco e il Moscato d’Asti. Molti turisti visitano questi luoghi meravigliosi per fare un tour di degustazione nelle cantine delle Langhe, assaporando così le specialità locali. È anche l’occasione perfetta per concedersi una passeggiata all’aria aperta o una pedalata tra i numerosi sentieri del vino, immersi nei vigneti.

I vigneti delle Langhe

Fonte: iStock

I verdi vigneti delle Langhe

Neive: non solo vino

Neive e i suoi dintorni non sono solo terra di buon vino e tartufo. Degna di nota è pure la produzione della grappa, che vede in primo piano l’opera di Romano Levi. Titolare di una celebre distilleria locale e prosecutore della tradizione di famiglia, è poeta, disegnatore e produttore di grappe le cui bottiglie sono apprezzate dai collezionisti di tutto il mondo. In onore di queste piccole opere d’arte è stata coniata l’espressione “arte selvatica”: chi vuole ammirare i capolavori appena citati può fare tappa al Museo Casa della Donna Selvatica, le cui sale ospitano alcune tra le bottiglie che hanno consegnato alla storia i produttori di grappa della zona di Cuneo e del borgo di Neive in particolare.

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Vyšehrad, la collina-fortezza piena di leggende

Tra le città più romantiche d’Europa, ma forse del mondo intero, c’è una Capitale ricca di meraviglie che tra le sue tante attrazioni ne cela una che è pregna di mistero. Si chiama Vyšehrad, ed è una collina-fortezza che da secoli è avvolta da leggende, che sono una più curiosa dell’altra.

Vyšehrad, informazioni utili

Vyšehrad sorge nell‘incantevole cornice della città di Praga e, anzi, è proprio lei una parte fondamentale del prezioso skyline di questa città. Si tratta di una straordinaria collina-fortezza che corrisponde alla zona più antica della Capitale, ma anche a uno dei punti da cui poter ammirare la migliore vista panoramica su questa elegante realtà dell’Europa Centrale.

Una vera e propria “roccia sul fiume” che nella sua lunga storia – la nascita risale al X secolo – ha svolto diverse funzioni: è stata sede reale di monarchi, città ricca attività, fortezza e per finire un cimitero.

Arroccata in posizione predominante su un’altura che si erge sul fiume Moldava, è facilmente raggiungibile con la metropolitana cittadina e visitabile tutto l’anno, anche se con orari diversi in base alle stagioni.

Cosa vedere in questa collina-fortezza

La storia di Vyšehrad è particolarmente travaglia, o almeno lo è stata fino a circa il 1650. Oggi è una zona imperdibile di Praga, una di quelle cose da visitare assolutamente per capire ancora più a fondo le origini di questa magnifica città.

La collina di Vyšehrad

Fonte: iStock

Panorama di Praga dall’alto con la città vecchia e Vyšehrad al tramonto

Ad accogliere il visitatore ci sono delle splendide porte che invitano a fare ingresso in un prezioso complesso che ha poco a che fare con il caos cittadino, un’area verde dove il silenzio è costantemente in sottofondo. I punti di accesso sono diversi: ci sono Porta di Tabor, Porta delle Sommità, Porta Leopoldina e la Porta di Mattoni, che ospita una mostra permanente sulla storia della fortezza. Quattro imponenti varchi che fanno parte di una sontuosa cinta muraria percorribile a piedi.

Passo dopo passo si arriva al vecchio Palazzo Reale, progettato in stile gotico e rinascimentale, che conserva una meravigliosa sala chiamata Vladislav e che viene utilizzata per le inaugurazioni. Inoltre, ospita una copia della corona ceca.

Tra i simboli indiscutibili di questa zona, e forse anche di tutta la città, c’è la Chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo, dall’impianto gotico e con una sontuosa facciata sorretta da due straordinarie torri a guglia, chiamate “Adamo” ed “Eva”. Non sono da meno gli interni, caratterizzati da mura possenti e con decorazioni che presentano elementi templari e opere di esponenti della pittura gotica.

La Rotonda romanica di San Martino è una piccola e graziosa cappella del XI secolo, che è una “sopravvissuta” alla feroce Guerra dei Trent’anni, periodo in cui venne utilizzata come di magazzino per le munizioni. Dal diametro di 650 metri, conserva quadri di Konig ed Herman e una palla di cannone murata che rievoca l’assedio prussiano del 1757.

Da queste parti sorge anche il Cimitero nazionale di Slavín, dove riposano le grandi personalità della Repubblica Ceca, tra cui artisti del calibro di Alphonse Mucha, Bedřich Smetana e Jan Neruda.

Ci sono poi le Casematte settecentesche, un fitto sistema di gallerie sotterranee che conduce in una stanza di poco più di 300 metri quadrati, dove in passato venivano conservati i militi dell’esercito e gli alimenti, in particolare le patate. Tra le altre cose, qui giace anche il Gorlice, che custodisce diverse statue originali del Ponte Carlo.

Poi ancora le Cantine gotiche, altre gallerie sotterranee dove ammirare una collezione di reperti archeologici e oggetti religiosi che illustrano la storia di Vysehrad dal 3800 a.C. fino ai giorni nostri, e la Galleria Vysehrad, una sala per mostre temporanee che è stata edificata sulla cinta muraria.

Porta Leopoldina, Praga

Fonte: Getty Images – Ph: Bill Tompkins

La bellissima Porta Leopoldina

Le incredibili leggende di Vyšehrad

Le leggende a Vyšehrad si sprecano. Una di queste narra la storia della principessa Libuše che previde la futura gloria di Praga dalla sua residenza a Vyšehrad. In particolare, per la sovrana era in arrivo la nascita di “una città la quale gloria arriverà alle stelle…”.

Ma non solo, perché nella Chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo spicca l’immagine della Vergine Maria dipinta, secondo la leggenda, da San Luca. Inoltre, nel sarcofago romanico che si trova accanto all’altare sarebbero custoditi i resti di Longino, il soldato romano che trafisse il costato di Gesù Cristo sulla croce.

Insomma, Vyšehrad è un luogo imperdibile di Praga e intriso di pura magia.

Cos’altro vedere in città

Ci vorrebbero più giorni per scoprire Praga per intero, perché oltre a Vyšehrad la città offre dei punti di interesse che sono assolutamente imperdibili. La “Città Magica” posata al centro dell’Europa, infatti, è un susseguirsi di meraviglie preziose a partire dal suo Castello, che troneggia sulla città con un fare minaccioso e inaccessibile. Per raggiungerlo bisogna percorre lunghe strade ripide, tra cui la splendida e faticosa Via Nerudova.

C’è poi Malá Strana, ovvero “Parte Piccola”, un quartiere interamente ricostruito da artisti e architetti italiani che le donarono l’attuale aspetto barocco e rinascimentale. Da quel momento in poi, qui il tempo pare essersi fermato: ci sono graziose piazzette, splendidi palazzi e angoli romantici che catapultano in tempi ormai andati.

Eccezionale è anche il grande quartiere storico di Praga: Stare Mesto, che in ceco significa Città Vecchia. Il cuore pulsante di questa zona è la Piazza della Città Vecchia la cui attrazione principale è l’Orologio Astronomico del Municipio dal quale, ogni ora, “prendono vita” delle statuette dei personaggi religiosi e civili che si muovono in un antico rituale. Assolutamente affascinante è Chiesa di Týn, dotata di guglie gotiche che tolgono il fiato.

Non è di certo da meno la Cattedrale di San Vito che è persino una delle più grandi e sorprendenti d’Europa. Lunga 124 metri, larga 60 e alta 33, offre interni splendidi e difficili da dimenticare. Ma non solo, perché c’è anche la magnifica Cappella di San Venceslao, una cripta sotterranea dove riposano i re boemi e in cui è protetto il tesoro che contiene i gioielli per l’incoronazione dei sovrani.

Infine – ma Praga ha davvero tantissimo altro da offrire – lo Josefov, il Ghetto Ebraico di Praga, da molti ritenuto uno degli angoli più emozionanti della città.

Insomma, non resta che organizzare un viaggio nella magnifica Praga per scoprire Vyšehrad e le altre affascinanti attrazioni.

Praga, cosa vedere

Fonte: iStock

I tetti di Praga
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Superga, dentro la basilica sulla collina: un gioiello da scoprire

Un luogo di rara bellezza, che domina il territorio circostante e da cui godere di una vista spettacolare: la basilica di Superga è un gioiello prezioso in cui si intrecciano storia e arte, incastonati in un paesaggio meraviglioso. Visitare questa chiesa monumentale significa immergersi ne passato, osservare tantissime bellezze e colmare gli occhi di meraviglia.

L’edificio svetta su un colle ed è poco distante dal centro storico di Torino, per cui è una meta obbligata se si ha in programma di visitare il capoluogo piemontese. Ricco di tesori da scoprire, questo luogo riesce a coniugare valenza storica, arte ma anche natura: da lì la vista spazia e permette di abbracciare il territorio circostante e quindi la città e le alpi.

Basilica di Superga, un gioiello da visitare

A nord est di Torino, su un colle che svetta 672 metri sopra il livello del mare, vi è un luogo di fede, in cui si respira il passato: è la basilica di Superga, il cui progetto è datato 1715 e porta la firma dell’architetto milanese Filippo Juvarra, mentre i primi lavori hanno preso il via a luglio del 1717 e sono andati avanti per 14 anni. L’inaugurazione il primo novembre del 1731.

La storia di questo luogo è strettamente legata a quella di Casa Savoia. Basti pensare che, a quanto pare, l’idea della sua edificazione è datata 1706: Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, ed Eugenio di Savoia, principe di Carignano si trovavano proprio lì nel corso dell’assedio della città da parte dei Franco-Spagnoli. In quella occasione il duca ha fatto un voto alla Madonna delle Grazie promettendo la realizzazione. E così è stato.

La struttura è davvero imponente, a dirlo sono i suoi numeri: alta 75 metri e lunga 51. Lo stile è barocco ed è uno scrigno che contiene numerose bellezze: come le sei cappelle e i quattro altari che si trovano dentro la basilica, oppure le tele e ancora la statua in legno della Madonna delle Grazie, la stessa che pregò il duca di Savoia.

Cosa vedere se si visita la basilica

L’ingresso a chiesa e cappella del voto è gratuito, l’edificio è aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 17. Il sabato, la domenica e i festivi – invece – chiude alle 18. Tra le altre cose da vedere vi sono le Tombe Reali e l’Appartamento Reale. La visita delle prime ha una durata di circa 45 minuti, i lavori per realizzarle sono terminati nel 1778 e al suo interno sono ospitate 62 sepolture di Casa Savoia. Ed è in questa basilica che ha chiesto di essere sepolto Vittorio Emanuele, figlio dell’ultimo re d’Italia.

Sempre qui si trovano anche un suggestivo chiostro, la Sala dei Papi – dal 1876 pinacoteca con circa 265 dipinti – la Sala degli infanti e la Sala delle Regine. Poi vi è l’Appartamento Reale, la cui visita dura circa 45 minuti e che permette di immergersi nella storia attraverso i cinque ambienti che compongono questa area.

Per una vista che toglie il fiato, invece, bisogna entrare nella Salita alla Cupola e affrontare 131 scalini: dalla balconata esterna lo sguardo si colma di meraviglia grazie alla vista che spazia dalla città di Torino alle montagne.

Per l’ingresso a Tombe, Cupola e Appartamento si paga un biglietto. La basilica di Superga si raggiunge facilmente con i mezzi pubblici.

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Stroncone, il borgo arroccato su di un colle olivato

L’Umbria si distingue per gli innumerevoli borghi medievali che sono autentici gioielli, immersi in un dolce e verdeggiante paesaggio collinare: uno di questi è Stroncone, nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia, arroccato a 450 metri su un colle adorno di ulivi in provincia di Terni.

Borgo fortificato dalla storia e dall’aspetto millenari, è uno di quei luoghi “fuori dal tempo” che invita a passeggiare senza fretta vicolo dopo vicolo e a godere di preziosi scorci tra salite e discese, strette stradine, case in pietra, botteghe artigiane e piazzette raccolte.

Una visita al borgo medievale

Su di uno sperone roccioso dei Monti Sabini, Stroncone affascina con la sua bellezza eterna che si svela già fuori le mura con Piazza della Libertà che si affaccia sulla Conca Ternana e offre subito l’occasione di ammirare la cinquecentesca Fontana delle Tre Tazze e la Porta Principale (o Maggiore) che, sovrastata dallo stemma comunale, segna l’ingresso al borgo.

E la meraviglia ha inizio: ecco Piazza San Giovanni (un tempo Piazza Maggiore) con il caratteristico pozzo medievale e la quattrocentesca Chiesa di San Giovanni Decollato, una gemma artistica e architettonica custode di pregevoli affreschi dedicati alla vita del Santo, stucchi a opera di artisti locali e altari barocchi.

Proseguendo nel cammino, tra tortuose viuzze che rendono appieno l’anima antica di Stroncone, ecco la Chiesa di San Nicolò, dalla facciata impreziosita dal portone con bassorilievi bizantini e interno ricco di opere degne di una sosta. Ancora, sorprende il Palazzo Comunale, nato dall’unione del Palazzo dei Priori del XIII secolo e del Palazzo Apostolico del Cinquecento: da vedere svariate opere d’arte, tra cui i Codici di Stroncone, nove codici miniati su pergamena del XIV secolo, e la Sala del Consiglio.

Nel punto più alto del borgo, Piazza della Torre, è il momento di scoprire l’Oratorio della Madonna del Gonfalone, con interno finemente decorato con stucchi dorati e dipinti, per poi arrivare in Via Vici con il Palazzo omonimo e la cappella di Santa Maria della Neve (o della Porta di Sotto) con altare del primo periodo barocco.

Il ritorno in Piazza della Libertà consente di apprezzare il monumento ai caduti della Grande Guerra e di spostarsi, fuori dal centro storico, verso il Convento di San Francesco, la cui chiesa conserva affreschi del Quattrocento. In più, il convento vanta una ricca biblioteca con molteplici documenti francescani.

I musei da non perdere

Avendo tempo a disposizione, è interessante prevedere una sosta al Museo dei Coralli, al Museo di Storia Naturale e al Sacrario delle Armi.

Il primo, trova posto presso la chiesa della Madonna del Gonfalone in Piazza della Torre, ed espone periodicamente i già citati “Coralli di Stroncone” nove preziosi codici liturgico musicali di grande formato che uno schermo interattivo rende possibile sfogliare in maniera digitale.

Il secondo, visitabile su richiesta, si trova in Piazza della Libertà, e propone una vasta collezione di reperti che vanno dal Giurassico fino al Pleistocene e raccontano le caratteristiche paesaggistiche e ambientali del territorio. Non mancano spazi per la didattica.

In Via Contessa, all’interno della Chiesa del Santissimo Sacramento, ecco poi il Sacrario delle Armi, dove sono raccolti cimeli storici, armi da fuoco e loro parti, congegni, munizioni, armi bianche e anche la riproduzione fotografica della lettera che un prigioniero degli Austriaci, ufficiale di Stroncone, riuscì a inviare al padre grazie a un altro prigioniero, in cui racconta la sorte dei soldati catturati.

Una menzione va infine all’Antica Bottega Artigiana di Falegnameria, in Via Delfini 36, fedele ricostruzione di un’antica bottega dove scoprire gli “arnesi” del falegname, alcuni risalenti all’Ottocento.

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Vino, olio, storia e arte: l’altra Montecarlo

Non tutti pensano al Principato di Monaco quando si parla di Montecarlo.

C’è un piccolo borgo in Toscana, isolato in cima a un colle ricoperto di ulivi e vigneti, che infatti porta lo stesso nome della più celebre città nota per il circuito urbano automobilistico.

Una Montecarlo dalla storia secolare, dai campanili svettanti, dagli splendidi panorami e dall’architettura medioevale, che ricopre un posto speciale nella regione grazie alla sua produzione di olio d’oliva e vino.

Per distinguerla dalle omonimie, la si chiama Montecarlo di Lucca, vista la sua posizione. Si trova in provincia di Lucca, appunto, e sta a metà tra il territorio della città e quello della Valdinievole, la pianura a sud-ovest di Pistoia.

È un piccolo scrigno di tesori che in ogni stagione dell’anno sa regalare inattese sorprese ai visitatori.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il campanile della Chiesa di Sant’Andrea a Montecarlo

Montecarlo in Toscana

Montecarlo ha una precisa data di nascita: risale al 1333. Due anni prima Firenze aveva messo a ferro e a fuoco l’insediamento di Vivinaia, possedimento lucchese, nella pianura oggi prospiciente il paese.

Le autorità lucchesi decisero allora di rifondare la cittadina sul colle del Cerruglio, che svetta rispetto alla piana con i suoi 160 metri di altitudine. Il nuovo borgo venne chiamato Montecarlo in onore dell’allora imperatore Carlo IV di Lussemburgo, che aveva dato man forte ai lucchesi a liberarsi dal gioco di Pisa. Lo stesso Carlo soggiornò diverse volte in paese, per supervisionare la costruzione della fortezza le cui mura sono ancora oggi ben visibili intorno al borgo.

Fonte: Lorenzo Calamai

La vista da Piazza F. Carrara a Montecarlo

La Fortezza del Cerruglio, o Rocca di Montecarlo, divenne strategicamente importante per le operazioni militare dei decenni seguenti, quando Lucca, Pisa e Firenze si contesero a suon di battaglie le rispettive terre.

Nel corso del XV secolo Montecarlo passò da essere un territorio sotto l’egida lucchese a contado fiorentino, mantenendo una sua rilevanza militare grazie alla fortezza. Rilevanza che venne poi meno nel Settecento, quando il Granduca Pietro Leopoldo mise in disarmo la Rocca.

Circondata di mura, a Montecarlo si entra passando per una delle tre porte ancora esistenti: a est la Porta Fiorentina, a ovest la Porticciola che guarda verso Lucca, a sud la Porta Nuova. Il borgo ha un classico impianto geometrico di vie parallele e perpendicolari che si evolve attorno al maestoso campanile della Chiesa di Sant’Andrea.

Il campanile è il simbolo del borgo: svetta su tutti gli altri edifici circostanti e, arrivando a Montecarlo, è il primo edificio che si riconosce, quello che aiuta a localizzare il borgo da ogni posizione.

La Rocca del Cerruglio e la Chiesa di Sant’Andrea

La Rocca e la Chiesa di Sant’Andrea rappresentano le due principali attrazioni architettoniche di Montecarlo.

La prima è arroccata sul punto più alto del colle del Cerruglio, con il Mastio che è quasi un promontorio slanciato verso la pianura sottostante.

Massiccia, con il caratteristico rosso intenso dei suoi piccoli mattoni di cotto come nella migliore tradizione architettonica lucchese, domina il centro storico di Montecarlo. Venne costruita precedentemente rispetto alla fondazione del 1333: da qui il condottiero lucchese Castruccio Castracani lanciò il suo attacco nella Battaglia di Altopascio del 1325, quando i ghibellini ottennero una clamorosa vittoria contro i guelfi fiorentini e senesi pur in numero tre volte inferiore.

La parte più orientata verso l’attuale centro cittadino venne costruita solo nel Cinquecento, sotto il governo mediceo, per rinforzare le difese del borgo. Qui oggi sorge un elegante giardino all’italiana dove un tempo sorgeva una grande piazza d’armi. La Rocca, oggi proprietà privata, è visitabile nei fine settimana, dalle 15 alle 19, oppure su prenotazione. Ospita occasionali eventi culturali durante i quali è aperta al pubblico.

Fonte: Lorenzo Calamai

Torre della Chiesa di Sant’Andrea a Montecarlo

Impossibile non individuare la Chiesa di Sant’Andrea, il cui campanile svetta sulla strada principale del paese. Il bel portale e la facciata sono del Trecento, mentre il resto dell’edificio è stato ristrutturato nel corso del Settecento.

All’interno l’opera più rilevante è la pala con i Santi Lucia, Giovanni Battista, Francesco Saverio, Biagio e Gaetano opera di Antonio Franchi il Lucchese, pittore barocco di rilievo. Nella cultura paesana, però, occupa un posto speciale l’affresco racchiuso nella Cappella della Madonna del Rosario, dove la Madonna cerca di proteggere un bambino dalle insidie del demonio, facendo così riferimento a un miracolo locale: l’apparizione della Madonna sulla torre della Rocca per difendere il paese da un attacco della città di Pisa.

L’ingresso della Chiesa di Sant’Andrea dà sull’antistante Piazza Francesco Carrara, dove ci si può affacciare dalle mura e godere di un panorama vasto ed ampio che abbraccia la Lucchesia fino alla sagoma del Monte Faeta.

Ulteriore attrazione culturale del centro è il Teatro dei Rassicurati, fondato alla fine dell’Ottocento e nascosto tra le facciate di case comuni. È all’interno che il teatro dà il meglio di sé, con la sua platea ovale raccolta e intima, i palchi su due ordini e le sue decorazioni che rendono speciale assistere a uno spettacolo.

Enogastronomia a Montecarlo

Il colle sul quale sorge Montecarlo si erge in mezzo a un territorio dedicato alla coltivazione di mais e legumi (in Lucchesia) e di fiori (in Valdinievole), ma le pendici del Cerruglio sono invece ricoperte di ulivi e di viti, dando vita ai prodotti tipici del borgo.

Una attività antichissima, come testimonia un documento rinvenuto nella frazione di San Piero in Campo che parla della produzione di vino e risale all’846 d.C.

L’antico insediamento precedente Montecarlo, Vivinaia, deve il suo nome proprio alla coltivazione della vita e alla produzione vinaria. Fu il vino più pregiato di Toscana fra Quattrocento e Cinquecento, quello col prezzo più alto nei mercati fiorentini. Erano il Trebbiano e il Sangiovese i vitigni predominanti della zona, ma alla fine dell’Ottocento, al fine di migliorare la produzione in termini qualitativi e tecnologici, alcune aziende montecarlesi studiarono le tecniche e i vitigni francesi, portando sulle colline toscane il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, il Merlot, il Syrah, il Pinot bianco e il Pinot grigio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Facciate di un tempo in quel di Montecarlo

Oggi Montecarlo vanta due Denominazioni d’Origine Controllata prodotte nel territorio racchiuso tra il borgo, Porcari, Altopascio e Capannori. Il Montecarlo Bianco è un Trebbiano a cui viene aggiunta una importante percentuale di uve che possono essere Semillon, Pinot grigio e bianco, Vermentino, Sauvignon o Roussanne. Il Montecarlo Rosso è composto da una prevalenza di Sangiovese, una parte di Canaiolo e una selezione di Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Syrah, Cabemet Franc, Cabemet Sauvignon, Merlot. Oltre i due anni d’invecchiamento acquisisce la denominazione di Montecarlo Riserva.

Sono vini rotondi e pieni, ma che rispetto ad altri colleghi toscani sanno mantenere una maggiore freschezza e morbidezza. Il perfetto accompagnamento per la cucina locale, contraddistinta dai primi piatti con ragù di carne, dai salumi e dalle zuppe di legumi. I tanti piccoli locali del centro storico sono la scelta perfetta per immergersi nella cultura enogastronomica montecarlese, che si inquadra perfettamente nella tradizione toscana e lucchese, mantenendo però un accento singolare, locale.

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Il villaggio francese che, di sera, è pura magia

C’è un borgo, nel Sud della Francia, che è un piccolo gioiello incastonato tra le colline e che, al calar della sera, diventa pura magia. È il villaggio di Saint-Paul de Vence, nell’immediato entroterra della Costa Azzurra, uno dei borghi più visitati di Francia, specie d’estate.

Anche d’inverno, però, questo delizioso borgo regala esperienze incredibilmente suggestive e romantiche e merita di essere visitato.

Visite alla luce della lanterna

In occasione delle festività natalizie, questo villaggio di charme diventa ancora più magico da scoprire di notte, alla luce delle lanterne. Durante alcune sere dei mesi di dicembre e gennaio, l’ufficio del turismo di Saint-Paul de Vence, infatti, organizza tour guidati nel silenzio dei vicoli e nella più totale serenità.

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Fonte: @Saint-Paul de Vence

Tour della lanterna nel borgo di Saint-Paul de Vence

I visitatori, con la loro lanterna in mano, si incamminano tra gli stretti vicoli acciottolati, nelle piccole piazze circondate da case di pietra con l’immancabile fontana al centro, su e giù per le ripide scalinate alla scoperta degli angoli più suggestivi del villaggio, delle antiche mura di cinta, dei ponti, delle torri e dei monumenti storici. Si possono così scoprire storie, curiosità e antiche leggende che nei secoli hanno animato il borgo e che sono vive tuttora.

Questo percorso inedito consente di immergersi, insieme alla propria famiglia o ai propri amici, nella storia e nell’intimità del villaggio respirando un’atmosfera suggestiva e romantica.

Le date delle visite quest’anno sono il 1° dicembre alle ore 19, il 15, il 23 e il 29 e il 4 gennaio alle 17. Le visite guidate durano un’ora e sono in lingua francese. Il costo è di 9 euro a persona, mentre sono gratuite per i minori di 12 anni. È consigliata la prenotazione perché i gruppi sono ristretti.

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Fonte: @Saint-Paul de Vence

Visite guidate serali tra i vicoli del borgo

Il borgo amato dagli artisti

Saint-Paul de Vence è un luogo molto amato anche dagli artisti, che qui hanno trovato la pace e l’ispirazione per poter creare molte delle opere che ancora oggi rendono questo luogo unico, e dalle star del cinema e della Tv, tanto da averlo scelto per trascorrervi le vacanze se non addirittura per trasferirsi a vivere.

Sono passati di qui Pablo Picasso ed Henri Matisse, Georges Braque e Marc Chagall, che scelse di essere sepolto proprio nel piccolo cimitero cittadino, ma poi anche il registra francese Jacques Prévert e Yves Montand, che qui scrisse i testi della famosa canzone “Le feuilles mortes”.

Segretamente custodito tra le sue antiche mura, il villaggio è stato molte volte set di produzioni cinematografiche. Sono stati tantissimi anche gli spot Tv che sono stati girati a St Paul. Tra questi, quello di una celebre bibita con protagonista nientemeno che Richard Gere, girato proprio nel bar della place de la Grande Fontaine, ma anche gli spot di una famosa birra e di un’auto sportiva, giusto per citarne alcuni.

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Fonte: 123rf

La famosa fontana di Saint-Paul de Vence

Alla cittadina di accede da un’unica porta, la Porta Royale. Ancora oggi si trova il cannone Lacan, posto a difesa della città. Sempre a protezione del borgo vi era l’antico castello, del quale oggi rimane solo l’alta torre, chiamata il Donjon, oggi sede del Municipio.

Sulla stessa piazza del Donjon si trova la chiesa Collegiale costruita nel XIII secolo e rifatta nel Settecento. Degna di nota per i suoi affreschi, i mosaici e le sculture in stile moderno, come l’altare a forma di mano, è la Cappella dei Penitenti Bianchi, conosciuta anche come Cappella Folon, in quanto fu progettata dall’artista belga Jean-Michel Folon. Simbolo della città è anche la fontana costruita nel 1850 e divenuta oggi un monumento storico. Ancora oggi è il punto di incontro non solo per gli abitanti ma anche per gli artisti e i personaggi famosi che visitano il borgo.

St Paul è un borgo ricco di opere d’arte e di artigianato locale, spesso esposti in gallerie d’arte lungo il centro storico perfettamente conservato nel tempo. Con i suoi vicoli stretti, i fiori alle finestre, le deliziose boutique e i piccoli bistrot tipici è perfetto per una vacanza romantica all’insegna del relax, dell’arte e della tranquillità.

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Fonte: @Saint-Paul de Vence

Serate nei bistrot di Saint-Paul de Vence
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Castello Molina di Fiemme: il borgo con una chiesa posta su una collina

A circa 1000 metri sul livello del mare sorge un comune sparso italiano di poco più di 2000 abitanti che prende il nome dai suoi due abitati principali. È il primo paese che si incontra arrivando in Val di Fiemme, una delle principali e fiabesche valli delle Dolomiti. Dalle origini antiche, è un borgo raccolto in un’ampia e soleggiata conca che vale davvero la pena esplorare: benvenuti a Castello Molina di Fiemme.

Cosa aspettarsi

Come vi accennavamo in precedenza, il nome di questa località del Nord Italia deriva dalla presenza di due bellissime frazioni principali che si trovano a soli due chilometri di distanza l’una dall’altra: Castello di Fiemme e Molina di Fiemme.

Il paesaggio in cui sorge è altamente suggestivo, puntellato dai tipici profili da fiaba che solo le Dolomiti possono regalare. Non a caso, si tratta di una località dove le attività da fare sono tantissime e in qualsiasi stagione: si può sciare, divertirsi con lo snowboard o slittare, fare romantiche passeggiate nella neve, oppure, passeggiare lungo suggestivi sentieri, fare escursioni o andare in bicicletta.

Cosa vedere a Molina di Fiemme

Molina di Fiemme, fino alla metà del Novecento, era una specie di dimora per le segherie veneziane e i mulini. Nel 1966, purtroppo, ci fu un’alluvione che spazzò via tutto, ma oggi è sede di fiorenti attività di trasformazione e commercio del legname proveniente dalle vicine foreste della Val Cadino.

Da queste parti è molto interessante la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Antonio da Padova. Costruita nell’anno 1852, sorge nella parte alta del paese rivelandosi altamente suggestiva.

Ma a colpire il visitatore sono anche le sue graziose casette che sono state innalzate in stile fiemmese e che presentano dei curiosi tetti ricoperti da tavolette a squame di ceramica, prodotti nelle fornaci della zona.

È la meta ideale per chi vuole dedicarsi ad attività da fare nella natura: in inverno è il top per lo sci di fondo, in estate offre una miriade di sentieri e percorsi escursionistici. Da non sottovalutare è anche il fatto che Molina di Fiemme è il punto di partenza della pista ciclabile delle Dolomiti, che lascia a bocca aperta chiunque decida di farci una pedalata.

Cosa vedere a Castello di Fiemme

Castello di Fiemme non è di certo da meno: anche qui svettano una serie di antichi edifici ben conservati, risalenti al XVI secolo, noti come “case romane”. Molto interessanti sono anche le vecchie case rustico-signorili, le scale lignee esterne e i diversi affreschi sacri.

Anche da queste parti ci sono tantissime attività da fare sia in estate che in inverno, tra campi da tennis, bocce, campi sportivi, piste da sci di fondo e una natura decisamente raggiante.

Da non perdere assolutamente è la Chiesa di San Giorgio che è stata edificata sul dosso di Santa Lucia: da lassù riesce a dominare tutto l’abitato. Accanto ad essa si fanno spazio una sontuosa torre campanaria e la piccola chiesa dell’Immacolata di Lourdes.

L’interno si presenta invece con tre navate, due cappelle laterali simmetriche, una copia dell’Ultima Cena di Cristoforo Unterperger e la Cena di Emmaus di Antonio Longo. Bellissimi sono anche il fonte battesimale in marmo risalente al 1857, l’organo a canne del Novecento e la pregevole scultura lignea di Rudy Printh.

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Torrechiara, il borgo col castello che è una favola

Qualche casetta antica incastonata tra le prime colline della Val Parma, e poi un suggestivo castello che spicca sul punto più alto del centro abitato, da cui gode di una vista sensazionale: siamo a Torrechiara, piccolo borgo dell’Emilia Romagna, dove si può ammirare un bellissimo maniero medievale. Tra storia e leggenda, il suo profilo imponente si staglia contro il cielo azzurro, regalando un panorama da cartolina. Scopriamo la sua incredibile magia.

Torrechiara e il suo meraviglioso castello

Torrechiara, frazione del comune di Langhirano, è uno dei piccoli borghi che punteggiano le colline attraverso cui scorre placido il torrente Parma, nel cuore della Pianura Padana. Sebbene sia davvero minuscolo (conta meno di 400 abitanti), vanta un gioiello di rara bellezza: si tratta del castello di Torrechiara, costruito nel ‘400 su uno sperone roccioso proprio a ridosso del paesino medievale. Quello che si vede da lassù è un panorama incantevole, ma ancora più suggestiva è la storia di cui il maniero è testimonianza.

La struttura originaria risale al ‘200, quando la famiglia Scorza ordinò la costruzione di una casaforte lungo la Via Emilia – poi distrutta dal podestà Marco Giustiniani. Un paio di secoli dopo, sulle sue rovine venne eretto il castello che ancora oggi possiamo ammirare: a volerlo fu Pier Maria II de’Rossi, il quale cercava non solamente un forte da cui proteggere i suoi dominii, ma anche un nido d’amore dove incontrare la sua amante Bianca Pellegrini. Fu per questo motivo che concentrò i suoi sforzi sulla decorazione delle lussuose sale che accolsero la sua travolgente storia d’amore.

La stanza più suggestiva è la Camera d’Oro, situata al primo piano della torre di nord-est, che si affaccia sulla Val Parma. Il suo nome deriva da preziose decorazioni in foglia d’oro che rivestivano le pareti, e che oggi non sono più presenti. Non meno affascinanti sono gli affreschi, probabilmente di realizzazione dell’artista Benedetto Bembo, splendidi dipinti medievali che narrano l’amor cortese tra Pier Maria e la sua Bianca. Il castello è aperto al pubblico, con visite guidate che offrono una panoramica meravigliosa su questa struttura di così gran pregio. Ma attenzione al fantasma: si narra che tra le sue mura, nelle notti di plenilunio, il proprietario innamorato vaghi ancora alla ricerca della sua dama.

Cos’altro vedere a Torrechiara

Il castello di Torrechiara è senza dubbio il vero gioiello del borgo, un luogo magico che sembra uscire da una favola. Ma le sorprese non finiscono qui: tra le colline ricoperte di bellissimi vigneti (qui si producono i rinomati vini dei Colli di Parma), si staglia il piccolo borgo medievale dove il tempo pare essersi fermato. Una delle sue architetture più belle è la Badia di Santa Maria della Neve, anch’essa costruita nel ‘400 per volere di Pier Maria II de’ Rossi, lungo le sponde del torrente Parma. La chiesa tardo-romanica e il chiostro rinascimentale sono tutti da scoprire.

È invece ai piedi del castello che sorge la Chiesa di San Lorenzo: costruita nel XII secolo in stile romanico, venne poi abbattuta e sulle sue ceneri nacque l’attuale edificio, ovviamente sempre per opera di Pier Maria II de’ Rossi. Fu in seguito trasformata seguendo i dettami dello stile barocco e ristrutturata più volte, a causa di alcuni danneggiamenti che subì con il corso del tempo. Al suo interno custodisce alcuni preziosissimi dipinti settecenteschi.

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Le colline Patrimonio UNESCO trionfano agli Oscar del Turismo

Si è svolta l’11 ottobre la consegna dei premi “Italia Destinazione Digitale”, gli Oscar del turismo assegnati da The Data Appeal Company – Gruppo Almawave nell’ambito del TTG Travel Experience a Rimini, la manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo mondiale.

Si tratta di un premio, ideato nel 2016, che viene assegnato alle regioni e alle località turistiche che si sono distinte nella percezione sul web agli occhi dei turisti e dei visitatori con particolare attenzione alla qualità dei servizi, dell’esperienza, dell’ospitalità e all’offerta complessiva.

Le classifiche per ogni premio sono stilate in base ai dati, ai commenti e alle recensioni raccolte online e analizzate dagli algoritmi e dall’Intelligenza Artificiale di The Data Appeal Company – Gruppo Almawave, nonché sugli indici proprietari dell’azienda.

In questo caso, è stato preso in considerazione il periodo che va dal 1° settembre 2022 al 31 agosto 2023 con ben 40 milioni di tracce digitali che hanno permesso di esaminare 876mila punti di interesse storico, culturale e turistico oltre a strutture ricettive, attività ristorative, locali e affitti brevi.

Tra le 9 categorie premiate, dedicate a vari  ambiti del turismo, l’Oscar per la “Destinazione con la migliore offerta enogastronomica” è andato alle Langhe Monferrato Roero in Piemonte, da sempre celebri per i rinomati vini di fama mondiale e non soltanto.

Langhe Monferrato Roero, eden del “buon cibo e del buon bere”

Patrimonio UNESCO dal 2014, i paesaggi vitivinicoli delle Langhe Monferrato Roero comprendono sei zone vocate a produrre vini d’eccellenza: le colline del Barbaresco, la Langa del Barolo, il Castello di Grinzane Cavour, Canelli con l‘Asti Spumante e il Moscato d’Asti, Nizza Monferrato con il Barbera e il Monferrato degli Infernot, le antiche e profonde cantine scavate nella roccia simile al tufo.
Non possono mancare poi il Dolcetto d’Alba, vino DOC che nasce tra le province di Asti e Cuneo, e il Nebbiolo d’Alba, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza coltivate tra Langhe e Roero.

Si tratta di un paesaggio unico al mondo, plasmato da borghi medievali, casali e cantine secolari, vigneti a perdita d’occhio dove riscoprire il ritmo lento a contatto con la natura e assaporare gusti e sapori autentici e introvabili altrove: il tartufo bianco, diamante di Alba, patria di Slow Food, i numerosi formaggi DOP, la pasta fresca e la Nocciola Piemonte IGP.

Le parole di soddisfazione per l’ambito riconoscimento

A ritirare il Premio, sul palco del TTG Travel Experience, il presidente di Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, Mariano Rabino che ha così commentato l’ambito riconoscimento: “Il nostro territorio da sempre godeva di successi, di cui però abbiamo spesso solo potuto dare riferimenti spannometrici. The Data Appeal Company ci consente di capire il perché di questo successo, di misurarlo, di individuare quali sono i punti di forza e di debolezza. Sapevamo di essere il posto dove si mangia e si beve meglio e l’impegno che abbiamo assunto a partire proprio dai dati è una pianificazione strategica e partecipata con gli operatori, che sono i veri destinatari di questo premio. Da parte nostra, ribadiamo l’impegno a non sentirci appagati, ma a continuare a lavorare con serietà, mantenendo anche l’aspetto del rapporto qualità-prezzo tra i temi più rilevanti e attuali per il dibattito sul turismo, in ottica di sostenibilità”.