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Il borgo dei mulini, un tuffo indietro nel tempo

Nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, le vacanze sono un autentico relax, al cospetto di paesaggi ancora incontaminati dove la natura è protagonista assoluta.

Lontano dalla massicce catene alberghiere, dai grandi numeri e dalle piste affollate, esistono borghi dove il viaggio è un tuffo indietro nel tempo, paradisi naturali in cui trovare la propria dimensione e il giusto ritmo assaporando accoglienza e genuinità.

Uno di questi è Lozzo di Cadore che ha saputo conservare, nel tempo, intatto il patrimonio naturalistico e tutelarne la bellezza.

Il borgo dei mulini e la passeggiata per ammirarli

Ai piedi delle Marmarole, Lozzo di Cadore non può che essere definito il “borgo dei mulini” per aver ospitato, nei secoli, numerosi mulini sfruttando le acque del torrente Rin Rin, da sempre fulcro vitale dell’abitato: infatti, la forza motrice dell’acqua veniva impiegata nelle lavorazioni del ferro, del grano, del legname e del ferro.

Gli opifici che si snodano lungo il Rin Rin sono un suggestivo esempio di archeologia industriale del Cadore, dall’elevato valore storico.

Oggi si possono ammirare seguendo il percorso “La Roggia dei Mulini“, un piacevole percorso adatto a tutti che parte dalla Piazza di Lozzo di Cadore e arriva alla Borgata “Prou” dopo aver attraversato Via Pra Marino, Via Trieste e un piccolo sentiero ben segnalato per un totale di 15 minuti.

Breve, leggermente in salita, emana un fascino unico: il primo mulino che si incontra ha tuttora funzionanti le due grandi ruote di legno con un articolato sistema di chiuse che aumenta o diminuisce il flusso dell’acqua che poi torna al rio Rin.

Una passeggiata qui è perfetta per scoprire un lato incantato delle Dolomiti Bellunesi e per trovare refrigerio nelle giornate più calde: non mancano panchine e tavolo da picnic per una gradevole sosta.

Proseguendo, nella zona più alta, si trovano anche la piccola centrale idroelettrica “Baldovin Carulli”, che oggi serve circa duecento utenti, dove vedere come le turbine trasformano la potenza dell’acqua in energia elettrica, e un lavatoio del passato.

Alla fine dell’itinerario, è possibile tornare in paese camminando tra caratteristici viottoli di montagna e rinfrescarsi presso una delle moltissime fontane che si incontrano lungo il cammino.

Lozzo di Cadore, attrazioni di montagna

Mulini Lozzo Consorzio Tre Cime Dolomiti Renata Gatto

Fonte: Ph Renata Gatto – Ufficio Stampa

Mulini Lozzo Consorzio Tre Cime Dolomiti Ph Renata Gatto

La fiabesca località offre ulteriori spunti culturali e naturalistici, primo tra tutti il Museo della Latteria, negli spazi dell’ex Latteria Sociale (attiva tra il 1884 e il 1984), realizzato per tramandare il passato rurale del territorio: i visitatori hanno l’opportunità di conoscere la procedura tradizionale per la lavorazione del burro, del formaggio e della ricotta grazie a reperti storici, filmati e fotografie.

Lungo le vie del paese, invece, è allestito il Museo Ladino Diffuso: un museo all’aperto con 16 pannelli tematici che illustrano gli usi e i costumi di Lozzo di Cadore, per dare modo al turista di familiarizzare con i molteplici aspetti delle attività agricole della tradizione ladina e con il passato delle comunità montane.

Oltre alla storia e alla cultura, il borgo presenta attrazioni di grande interesse naturalistico come il Sentiero Botanico Tito Poa, incantevole itinerario di circa un chilometro e mezzo a nord del centro, tra gli 800 e i 930 metri, realizzato dal CAI di Lozzo nel 1991.
Promuove la conoscenza delle tipica vegetazione spontanea della zona, con esemplari quali botton d’oro, gigli, abeti rossi, faggi, biancospino, nocciolo e prugnolo, tutti con apposito cartellino identificativo.

Infine, altra chicca è l’Altipiano di Pian dei Buoi, alle pendici delle Marmarole, meta ambita da escursionisti e ciclisti, un balcone panoramico da cui ammirare alcune tra le vette più favolose delle Dolomiti tra cui le inconfondibili Tre Cime di Lavaredo, la Catena Carnica, gli Spalti di Toro, l’Antelao.
Sull’altipiano sono ancora visibili testimonianze della Prima Guerra Mondiale tra cui le fortificazioni di Col Vidal e le relative trincee, caverne, postazioni antiaeree, piazzole per cannoni e bunker, e il Rifugio Ciareido, riadattato a rifugio dal CAI nel 1973.

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Il vecchio mulino sulla Senna offre un paesaggio da cartolina

Siamo spinti a esplorare il mondo da tantissimi motivi: dalle fotografie di viaggio condivise dagli avventurieri, da quelle meravigliose storie che abbiamo ascoltato, ma anche dalla popolarità dei monumenti e dei capolavori architettonici, artistici e naturalistici che si sono trasformati nel simbolo di città e Paesi interi. Eppure, spesso, è proprio all’ombra dei luoghi iconici che si nascondono opere meravigliose destinate a lasciare senza fiato.

Il viaggio che vogliamo fare insieme a voi, oggi, ci porta proprio in uno di questi posti. È a Vernon, nel nord della Francia, che all’improvviso si apre davanti allo sguardo dei visitatori un paesaggio mozzafiato, che evoca ricordi nostalgici e visioni romantiche.

Stiamo parlando de Le Vieux Moulin, il vecchio mulino che si affaccia sulla Senna e che è sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Noi non abbiamo dubbi: è questa la cartolina di viaggio più bella da scattare e da incorniciare nella mente e nel cuore.

C’era una volta un vecchio mulino

C’era una volta, proprio come nelle più belle favole della buonanotte, un vecchio mulino immerso in un paesaggio da fiaba. Da una parte c’era il fiume che scorreva inesorabilmente, dall’altra un panorama naturale lussureggiante e rigoglioso caratterizzato da infinite sfumature di verde. Oggi quel mulino esiste ancora, e nonostante il tempo, le intemperie e le vicissitudini, preserva ancora il suo suggestivo ed eterno incanto.

Per ammirare questo edificio antico, e incorniciare con gli occhi una delle visioni più romantiche del Paese, dobbiamo recarci in Francia, nel comune di Vernon. Proprio qui, nel dipartimento dell’Eure, nella regione della Normandia, esiste uno dei cinque mulini sopravvissuti ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

La storia del vecchio mulino, conosciuto come Le Vieux Moulin, affonda le sue radici nel XVI secolo. Fu edificato sulla cima di un antico ponte, costruito per volontà del re Filippo II, e adibito a ospitare edifici per la lavorazione del mais. La struttura divenne inagibile a causa di un’inondazione e nonostante i diversi tentativi di ricostruzione, il suo destino era ormai segnato. Il ponte, infatti, fu distrutto ancora, prima durante la guerra franco prussiana e poi, di nuovo, negli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Un destino, questo, che sembrava il medesimo per il vecchio mulino. Eppure, nonostante i bombardamenti, Le Vieux Moulin è riuscito a salvarsi. E per fortuna, aggiungiamo noi, dato che oggi la sua presenza sulla Senna ci regala una delle cartoline di viaggio più suggestive del mondo.

Un panorama da fiaba

Simbolo di resilienza, il vecchio mulino di Vernon è riuscito a sopravvivere al tempo, alle intemperie e anche alla guerra, pur non restando immune rovinosi danneggiamenti. Con gli anni sono stati effettuati alcuni interventi di manutenzione, da parte dei cittadini, per evitare il suo crollo. Oggi Le Vieux Moulin è diventato un vero e proprio simbolo per la città e per il Paese intero.

Basta guardare le fotografie che lo ritraggono per comprenderne i motivi. Romantico, solitario, scalfito dal tempo, ma sempre bellissimo, Le Vieux Moulin caratterizza in maniera univoca e straordinario l’affascinante paesaggio attraversato dalla Senna. L’edificio non è visitabile al suo interno per motivi di sicurezza, ma vi consigliamo comunque di raggiungere la Rue Pierre Bonnard per ammirare da vicino questa sensazionale cartolina di viaggio.