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Nel Mar Morto sono stati scoperti degli incredibili camini di sale

In un progetto interdisciplinare coordinato dall’Helmholtz Centre for Environmental Research (UFZ), i ricercatori hanno fatto una scoperta straordinaria che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Sui fondali del Mar Morto emergono dei misteriosi camini di sale, ovvero delle strutture naturali simili a camini, formate dalla cristallizzazione dei minerali provenienti da acque sotterranee ad alta salinità.

Conosciuti sono i fumaioli neri che si trovano lungo le dorsali medio-oceaniche e le torri di tufo del lago Mono, ma queste formazioni appena scoperte sono il frutto di un processo geologico unico che potrebbe rivoluzionare alcune dinamiche e causare alcune conseguenze importanti.

Cosa sono e come si formano i camini di sale

Mentre i fumaioli neri emettono fluidi caldi ricchi di minerali, formando minerali di zolfo e ferro non appena i fluidi entrano in contatto con l’acqua di mare fredda e le torri di tufo intorno alle sorgenti di acqua ricca di calcio, i camini nel Mar Morto sono formati da flussi di acque sotterranee altamente saline. Le acque sotterranee provenienti dalle falde acquifere che circondano il bacino del Mar Morto scorrono attraverso spessi strati di vecchi depositi di sale, dissolvendo il minerale alogenuro e scorrendo nel lago come pennacchi di salamoia che salgono verso l’alto.

Ciò è piuttosto insolito, poiché l’acqua salata ha una densità maggiore dell’acqua dolce. Tuttavia i livelli di salinità nel Mar Morto sono così elevati che la salamoia è ancora meno densa dell’acqua circostante.  “Poiché la densità di questa salamoia è leggermente inferiore a quella dell’acqua nel Mar Morto, sale verso l’alto come un getto. Sembra fumo, ma è un fluido salino” spiega l’idrogeologo dell’UFZ, il dott. Christian Siebert, autore principale del nuovo studio che descrive la scoperta.

Siebert e il suo team hanno studiato come le dinamiche del sistema delle acque sotterranee in questa regione stanno cambiando e come le falde acquifere stanno trovando nuovi percorsi negli strati rocciosi, sia sulla terraferma che sotto il Mar Morto. I subacquei hanno scoperto i camini durante un’indagine sul fondale del lago a una profondità di circa 30 metri.

Dettaglio camini di sale

Fonte: Ufficio stampa

Creazione dei camini di sale

Le osservazioni dirette mostrano che i camini crescono rapidamente. Possono crescere di diversi centimetri in un solo giorno, quando l’acqua del lago fa cristallizzare spontaneamente la salamoia dopo essere emersa dal fondale del lago. Molti dei camini mappati erano alti da uno a due metri, ma i ricercatori segnalano anche giganti alti più di sette metri, con un diametro di oltre due o tre metri. I camini non sono solo una stranezza geologica; potrebbero anche svolgere un ruolo importante nella previsione delle doline.

Perché sono preziose: pericolo doline

Le doline sono grandi crateri formati dalla dissoluzione di enormi strati di sale o altri minerali solubili in acqua nel sottosuolo e dal successivo, spesso improvviso, crollo delle cavità. “Ad oggi, nessuno può prevedere dove si verificheranno le prossime doline. Sono anche pericolose per la vita e rappresentano una minaccia per l’agricoltura e le infrastrutture” afferma Siebert. Il team di ricerca è stato in grado di dimostrare che i camini si erano formati ovunque la superficie terrestre fosse successivamente crollata su una vasta area.

Probabilmente il flusso delle acque sotterranee che forma i camini è anche responsabile delle cavità sotterranee nell’area circostante. Migliaia di nuove doline si sono formate lungo il Mar Morto negli ultimi decenni. “Questo rende i fumaioli bianchi uno strumento di previsione eccezionale per individuare aree a rischio di crollo nel prossimo futuro” conclude Siebert.

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Israele: torna alla luce un insediamento di 5000 anni fa

Un insediamento di 5.000 anni fa, che fornisce una visione dell’inizio del processo di urbanizzazione nella Terra d’Israele, è stato scoperto durante gli scavi dell’Israel Antiquities Authority vicino a Beit Shemesh, nel sito di Hurvat Husham.

Gli scavi hanno avuto luogo in preparazione dell’espansione della zona industriale occidentale della città, chiamata “Brosh”, su iniziativa del Shamir Engineering Group e della Bet Shemesh Economic Development Company, e la scoperta è stata presentata nel corso della 17esima conferenza “Discoveries in the Archaeology of Jerusalem and its Surroundings Conference“, che ha avuto luogo presso il Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel.

Le rivelazioni che sono emerse dal sito

Lo scavo ha rivelato, inoltre, un edificio pubblico che potrebbe essere stato utilizzato per attività rituali, all’interno del quale è presente una stanza con circa 40 vasi conservati intatti. Tra questi, anche diversi vasi di piccole dimensioni, particolare che suggerisce un uso simbolico piuttosto che domestico.

I vasi sono stati trovati nella loro posizione originale, proprio come erano stati collocati dagli abitanti del luogo nella prima età del bronzo IB (fine del IV millennio a.C.).

vasi edificio israele

Fonte: Crediti IAA – Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo

i vasi intatti nel sito di Hurvat Husham

I direttori degli scavi dell’Israel Antiquities Authority Ariel Shatil, Maayan Hamed e Danny Benayoun hanno dichiarato a questo proposito: È interessante che questi numerosi vasi e brocche siano stati collocati qui poco prima che l’intero sito venisse abbandonato per sempre. Si può letteralmente immaginare la gente che ha deposto questi oggetti e li ha lasciati qui.
Non si sa cosa sia successo in seguito in questa stanza, ma ci sono segni di combustione e vasi caduti l’uno sull’altro. L’esame in laboratorio del contenuto dei vasi con diversi metodi scientifici farà ulteriore luce sul sito: saremo in grado di dire se contenessero olio, acqua, grano, o se fossero forse specifici per oli esotici o altre sostanze
“.

Le dimensioni della struttura, le mura ampie, le panche sistemate all’interno, indicano con ogni probabilità che si trattasse di un edificio con una funzione pubblica, forse un tempio: “Non conosciamo quasi nessun edificio pubblico in Israele di questo periodo antico e precedente“, proseguono i ricercatori. “Il confronto con i pochi edifici noti di questo tipo porta alla conclusione che questo è probabilmente uno dei primi templi mai scoperti nei bassopiani della Giudea“.

Ma non è tutto. Nei pressi dell’edificio, infatti, sono tornate alla luce una serie di grandi pietre erette disposte in fila, risalenti a prima della costruzione dell’intera struttura.

La loro presenza promette di essere istruttiva riguardo al processo socio-politico relativo alla fondazione del servizio cultuale a Hurvat Husham: sembra che in origine ci fosse un’area di attività cultuale aperta al pubblico, che poi si è trasformata in attività rituale in un complesso chiuso con accesso più controllato. Questo processo di sviluppo del sito, insieme ad altri processi, testimonia un aumento della complessità sociale“, afferma il dottor Yitzhak Paz, esperto dell’Età del Bronzo Antico presso l’Israel Antiquities Authority. “Questo è uno degli indicatori dello sviluppo dell’urbanizzazione in Israele durante la prima età del bronzo. Nel sito sono stati scoperti anche due forni per la produzione di ceramica, tra i primi mai scoperti in Israele“.

Una scoperta che risulta eccezionale

edificio pubblico israele

Fonte: Crediti IAA – Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo

Gli scavi dell’Israel Antiquities Authority

L’antico insediamento di Hurvat Husham è stato scoperto per la prima volta nel 2021, durante gli scavi condotti da Marion Zindel e Natan Ben-Ari per conto della Israel Antiquities Authority. Negli ultimi tre anni e mezzo lo scavo è stato ampliato, chiarendo l’estensione del sito e la sua importanza per comprendere le origini del processo di urbanizzazione in Israele.

La prima età del bronzo è uno dei periodi più complessi della storia d’Israele, durante il quale si verificarono per gli abitanti della regione cambiamenti drammatici nello stile di vita e nella visione del mondo: il numero di persone che vi vivevano aumentò drasticamente e per la prima volta si creò una complessità sociale e la struttura politica di una società gerarchica.
Al culmine del periodo, l’accelerazione del fenomeno dell’urbanizzazione è evidente, e si possono già vedere costruzioni pubbliche monumentali: fortificazioni, edifici religiosi e governativi, competenze e standardizzazione in varie industrie, nonché un commercio più intenso con le regioni vicine come Egitto, Siria, Anatolia e Mesopotamia.

Il sito scoperto a Hurvat Husham è eccezionale non solo per le sue dimensioni, ma perché ci rivela alcune delle prime caratteristiche della transizione dalla vita di villaggio alla vita urbana“, affermano i responsabili degli scavi. “Il sito ci insegna che circa 5.000 anni fa erano già stati fatti i primi passi verso lo sviluppo di una società urbana nei bassopiani della Giudea. Poche generazioni dopo, vediamo già grandi città nella zona, circondate da un muro, con palazzi e altri edifici, come nel sito di Tel Yarmouth, che si trova nel raggio d’azione di questo sito“.

Eli Escusido, direttore dell’Israel Antiquities Authority, ha concluso: “La Terra d’Israele, grazie alla sua natura e alla sua posizione geografica, è stata un terreno fertile per lo sviluppo delle antiche civiltà e il sito di Hurvat Husham, scoperto dai ricercatori dell’Israel Antiquities Authority, rivela un altro importante tassello nel puzzle dello sviluppo urbano della nostra regione“.

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Masada, la drammatica storia dell’antica fortezza d’Israele

Masada è una meta turistica molto amata dagli stranieri ed è quasi un culto per gli israeliani: il motivo sta nella sua storia, che sfiora la leggenda. È un’antica fortezza costruita a picco su una rocca a 400 metri di altitudine nel bel mezzo del deserto da cui si scorge il Mar Morto, una delle tappe obbligate in Israele oltre a Tel Aviv e Gerusalemme quando si fa un viaggio per la prima volta.

La storia di Masada, l’antica fortezza di Israele

Masada era circondata da mura alte cinque metri lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di 20 metri. Era considerata una fortezza inespugnabile. A rendere ancor più difficile un eventuale assedio contribuiva la particolare conformazione del territorio. L’unico punto d’accesso a Masada era l’impervio Sentiero del serpente, così chiamato per via dei numerosi tornanti che lo rendevano un difficile ostacolo. Oggi, Masada è nella lista dei Patrimoni dell’Unesco e a questa antica città è legato un tragico evento.

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Fonte: 123RF

Il Sentiero del serprente (con vista sul Mar Morto) che conduce a Masada

L’assedio di Masada è stato l’evento che ha trasformato questa florida città in un luogo abbandonato in una sola notte. Nel 66 a.C., Masada era stata conquistata da un migliaio di Sicarii che vi si insediarono con donne e bambini. L’esercito Romano, guidato da Lucio Flavio Silva, assediò la città dei ribelli che si erano arroccati nella fortezza, considerata inespugnabile. Pur di non farsi catturare, gli abitanti decisero di suicidarsi in massa. Quando i Romani entrarono nella cittadella trovarono solo i cadaveri. Oggi, Masada, oltre a un bellissimo sito archeologico, è un simbolo: tutt’oggi le reclute dell’esercito israeliano vengono condotte sul questo luogo simbolico per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: “Mai più Masada cadrà”.

Masada, tappa imperdibile in Israele

L’altopiano su cui sorge Masada, immerso nella depressione del Mar Morto, offre uno scenario naturale a dir poco mozzafiato. La montagna all’interno del Deserto di Giuda su cui sorge l’antica fortezza domina il mare. Si tratta di un luogo unico al mondo, che riunisce meraviglie incredibili, bellezze naturali e che ha una storia millenaria. Poco lontano dal sito archeologico ci sono il punto più basso del pianeta a -425 metri sul livello del mare e l’oasi di Ein Gedi, dove è possibile fare il bagno nelle acque salate del mare e restare a galla.

Masada, il sito che riserva ancora sorprese

Il sito di Masada è ancora oggi oggetto di studi da parte di esperti storici e archeologici, tanto che una nuova ipotesi ha ribaltato alcune teorie sostenute finora. Le prime scoperte archeologiche della fortezza risalgono all’inizio del 1800, ma solo alcuni scavi effettuati negli Anni ’60 riportarono alla luce gli edifici che ora si possono ammirare a Masada. Nel I secolo a.C., la fortezza ospitava il palazzo di Erode il Grande che lo fece fortificare. Le mura sono in parte ancora lì. La sua villa era arroccata su tre diversi livelli a picco sullo strapiombo e aveva le terme con la caldaia centrale, alcuni magazzini sotterranei e ampie cisterne per la raccolta dell’acqua.

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Fonte: 123RF

Le mura dell’antica città di Masada

Tre zone abitative con un unico cortile ospitavano gli abitanti di Masada. Ci sono anche i resti di una chiesa bizantina del V secolo con una sala principale e tre stanze secondarie. Sul livello inferiore della cittadella si trovano alcuni alloggi destinati agli ospiti di Erode. Ma l’edificio più imponente è il Palazzo occidentale che ha un’estensione di 3.700 metri quadrati.

Uno studio pubblicato di recente sul Journal of Roman Archaeology ha portato alla luce maggiori dettagli su come siano state realizzate le opere d’assedio costruite dai Romani e su quali fossero le loro esatte funzioni originarie, una teoria sostenuta da alcuni archeologi israeliani. Secondo gli esperti che hanno condotto lo studio, per costruire le fortificazioni ci volle la manodopera e il sudore di più di 5.000 soldati. Inoltre, alcune sezioni delle mura non furono realizzate a scopo esclusivamente difensivo, ma per poter suscitare nel nemico un effetto psicologico, dando l’impressione di essere troppo imponenti e grandi per essere oltrepassate.

Come arrivare a Masada

Il Sentiero del serpente è il percorso che, tutt’oggi, permette l’accesso alla fortezza di Masada. Lungo oltre cinque chilometri, è piuttosto difficoltoso perché, oltre a essere in salita, lo si percorre sotto il sole cocente del deserto. L’alternativa è più veloce e meno faticosa, ma non è adatta a chi soffre di vertigini: una funicolare sfreccia nel vuoto con un dislivello di 290 metri e conduce i visitatori fino in cima. Molti dei turisti che frequentano il sito iniziano la scalata al Sentiero del serpente prima dello spuntare delle prime luci dell’aurora, nel buio della notte rischiarato unicamente dalla luna e dalle stelle, per riuscire a vedere l’alba dall’interno delle rovine dell’antica fortezza. Il sole sembra sorgere da una parete rocciosa per riversare la sua luce su tutto l’avvallamento circostante. Uno spettacolo unico che merita un viaggio.

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Fonte: 123RF

La funivia che porta alle rovine di Masada
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Israele, scoperta una delle fortificazioni che proteggevano Gerusalemme

La città più antica del mondo non smette mai di riservare sorprese. Migliaia di anni, di storia, di popoli hanno lasciato quantità infinite di testimonianze che spuntano come funghi non appena si fa un buco nel terreno. L’ultima scoperta, fatta proprio per caso durante i lavori in un parcheggio, ha del sensazionale e riscrive una parte di storia di questa terra crocevia di culture.

Nel Parco nazionale delle mura di Gerusalemme, gli archeologi dell’Autorità israeliana per le antichità e dell’Università di Tel Aviv hanno appena scoperto un enorme fossato, profondo almeno nove metri e largo almeno 30 metri. La scoperta è stata presentata in occasione della conferenza “Jerusalem Studies Experience” che si è svolta a Gerusalemme.

La nuova scoperta in Israele

Un tempo Gerualemme era divisa in due da un fossato. Nessuno, però, era mai riuscito a trovarlo. Nel corso degli ultimi 150 anni sono stati fatti molti tentativi di scavi per riuscire a trovare questo fossato, e ora finalmente è stato rivelato per la prima volta. Il fossato serviva probabilmente a separare la città alta, dove si trovavano il tempio e il palazzo, dalla città bassa e a proteggerla. Creato mediante estese attività estrattive, il fossato formava un enorme canale che separava la città di Davide dal Monte del Tempio e dall’area dell’Ofel. Le scogliere perpendicolari su entrambi i lati del fossato lo rendevano impraticabile.

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Fonte: @Eric Marmur, Città di David

La fortificazione settentrionale di Gerusalemme

Inizialmente, lo scopo dell’incisione rupestre che era stata rinvenuta non era chiaro, ma ulteriori scavi e il collegamento con alcune scoperte avvenute in passato hanno aiutato a rivelare che si trattava di una linea di fortificazione a Nord della città bassa.

Secondo i direttori dello scavo, il professor Yuval Gadot del Dipartimento di archeologia e culture del vicino Oriente antico dell’Università di Tel Aviv e il Dottor Yiftah Shalev dell’Autorità israeliana per le antichità “non si sa quando il fossato fu originariamente tagliato, ma le prove suggeriscono che fu utilizzato durante i secoli in cui Gerusalemme era la Capitale del Regno di Giuda, quasi 3.000 anni fa, a cominciare dal re Josiah. In quegli anni, il fossato separava la parte residenziale meridionale della città dall’acropoli dominante nella parte superiore città dove si trovavano il palazzo e il tempio”.ocper

Questa scoperta ribalta completamente la teoria secondo cui il fossato si sarebbe trovato in un altro punto della città. Gadot ha infatti dichiarato: “Abbiamo riesaminato i rapporti degli scavi precedenti scritti dall’archeologa britannica Kathleen Kenyon, che ha scavato nella città di David negli Anni ’60, in una zona situata leggermente ad Est dell’odierna Givati. Ci è apparso chiaro che la Kenyon aveva notato che la roccia naturale degrada verso Nord, in un luogo dove avrebbe dovuto naturalmente sollevarsi. Pensava che fosse una valle naturale, ma ora si scopre che aveva scoperto la continuazione del fossato, scavato a Ovest. Il collegamento dei due tratti scoperti crea un fossato profondo e ampio che si estende per almeno 70 metri, da Ovest a Est”. E aggiunge che “si tratta di una scoperta eccezionale che apre una rinnovata discussione sui termini della letteratura biblica che si riferiscono alla topografia di Gerusalemme, come l’Ofel e il Millo”.

Il dottor Shalev sottolinea che “la data in cui fu tagliato il fossato è sconosciuta. Tali importanti piani di costruzione e di estrazione a Gerusalemme sono solitamente datati all’età del bronzo medio – circa 3.800 anni fa (all’inizio del II millennio a.C.). Se il fossato fu tagliato durante questo periodo, allora aveva lo scopo di proteggere la città da Nord, l’unico punto debole del pendio della Città di Davide. In ogni caso, siamo sicuri che fosse utilizzato all’epoca del Primo Tempio e del Regno di Giuda (IX secolo a.C.), creando così un chiaro cuscinetto tra la città residenziale a Sud e la città alta a Nord”.

L’antica Gerusalemme era costruita in cima a un crinale stretto e ripido, espandendosi su colline e valli che la dividevano in parti distinte, rendendo difficile lo spostamento da un’unità all’altra. Pertanto, non sorprende che molte delle imprese edili di Gerusalemme fossero legate alla necessità di rimodellare la topografia.

Secondo Eli Escusido, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità “Gli scavi nella Città di Davide non smettono mai di stupire; ancora una volta vengono rivelate scoperte che gettano una luce nuova e vivida sulla letteratura biblica. Quando ti trovi in fondo a questo gigantesco scavo, circondato da enormi mura sbozzate, è impossibile non essere pieni di meraviglia e di apprezzamento per quegli antichi popoli che, circa 3.800 anni fa, spostarono letteralmente montagne e colline”.

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Israele, una nuova scoperta fa luce su un pezzo di storia

Un recente scavo archeologico effettuato nei pressi di Gerusalemme ha portato alla luce una scoperta sensazionale. Lo scavo, infatti, offre uno sguardo sul passato della Città Santa quando era al suo apice, poco prima dell’assedio da parte dei Romani del 70 d.C.. Si tratta di una enorme cava dove sono stati scoperti due vasi di pietra immuni, secondo la legge ebraica, alle profanazioni rituali, reperti che segnalano la presenza di una popolazione ebraica. I vasi saranno esposti al pubblico presso il Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel di Gerusalemme, che è stato aperto alle visite proprio quest’estate.

Perché la scoperta è molto importante

La cava rinvenuta è una delle più grandi mai scoperte in Israele. Risalente alla fine del periodo del Secondo Tempio, è stata portata alla luce da uno scavo dell’Autorità israeliana per le antichità, nell’area industriale di Har Hotzvim, a Gerusalemme. Finanziata da una società di sviluppo immobiliare in quanto la vaca si trova sui suoi terreni, l’area scavata si estende per circa 3.500 metri quadrati ed è solo una sezione di un’enorme cava.

Cos’è stato portato alla luce

Durante lo scavo, gli archeologi hanno portato alla luce decine di pietre da costruzione di varie dimensioni, oltre a trincee di estrazione e taglio i cui contorni indicano le dimensioni dei blocchi estratti. “La maggior parte delle pietre da costruzione estratte qui erano enormi lastre di roccia, la cui lunghezza raggiungeva circa 2,5 metri, la larghezza 1,2 metri e lo spessore 40 centimetri”, affermano Michael Chernin e Lara Shilov, direttori degli scavi per conto dell’Autorità israeliana per le antichità. “Ogni blocco estratto pesava due tonnellate e mezzo. Le dimensioni impressionanti delle pietre prodotte da questa cava testimoniano probabilmente il loro utilizzo in uno dei numerosi progetti reali di costruzione di Gerusalemme alla fine del Secondo Tempio, a partire dal regno di Erode il Grande (37 e il 4 a.C.).

Le fonti storiche indicano che i progetti di costruzione di Erode a Gerusalemme includevano, innanzitutto, l’espansione dell’area del Monte del Tempio e del Tempio stesso. Inoltre, durante il suo regno, furono costruiti in tutta la città una serie di imponenti edifici pubblici – palazzi e fortificazioni – che richiedevano un’enorme quantità di pietre da costruzione di alta qualità. I progetti di costruzione monumentale continuarono anche sotto i suoi successori: il più importante di questi progetti fu la costruzione del Terzo Muro della città da parte del nipote di Erode, il re Agrippa I, che regnò tra il 37 e il 44 d.C.

“È ragionevole supporre, con la dovuta cautela, che almeno alcune delle pietre da costruzione qui estratte fossero destinate a essere utilizzate come lastre per le strade di Gerusalemme in quel periodo”, affermano Chernin e Shilov. “In un altro scavo in corso da qualche anno nella Città di Davide, gli archeologi hanno scoperto una strada pavimentata (la “strada a gradini” – la “strada dei pellegrini”), anch’essa datata al tardo periodo del Secondo Tempio, sotto il dominio dei successivi procuratori romani. Si scopre, infatti, che le pietre della pavimentazione di questa strada hanno esattamente le stesse dimensioni, lo stesso spessore, nonché l’identica firma geologica delle lastre di pietra che sono state estratte dalla cava ora esposta a Har Hotzvim.

In un angolo della cava, gli archeologi sono stati sorpresi anche dalla scoperta di un vaso di pietra: il recipiente intatto, nascosto in quell’angolo da duemila anni, è stato scoperto quasi per caso dall’archeologo Alex Pechuro. “Si tratta di un vaso di purificazione in pietra che serviva alla comunità ebraica durante il periodo del Secondo Tempio”, spiega Lara Shilov. “È possibile che sia stato prodotto sul posto, nella cava stessa o che sia stato portato appositamente sul sito a beneficio dei lavoratori”.

I vasi di pietra scoperti saranno presentati al Campus Archeologico Nazionale Jay e Jeannie Schottenstein di Gerusalemme, che ha aperto quest’estate per la prima volta al pubblico.

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Israele, scoperta archeologica senza precedenti nei fondali marini

In Israele, cercavano fonti di gas, invece hanno fatto una scoperta archeologica sensazionale. Una compagnia energetica, la Energean, scandagliando i fondali del mare ha infatti scoperto per puro caso un antico relitto. Sarebbe il più antico mai trovato in fondo al mare. Si tratta di un mercantile che risale all’epoca Canaanita affondato tra i 3400 e i 3300 anni fa, ha spiegato l’autorità delle antichità di Israele. Al suo interno sono state rinvenute decine di anfore di terracotta.

La nave preistorica deve essere affondata subito, ha spiegato Jacob Sharvit, a capo della IAA Marine Unit. È crollata a picco fino a toccare il fondale ed è rimasta lì intatta, nascosta per millenni e dimenticata finché il sonar della Energean-E&P non ha scandagliato il fondo alla ricerca di fonti di gas e ha scoperto un’anomalia.

L’identificazione della nave e delle sue origini storiche si sono basate sulle immagini scattate dal robot. Poi, solo alcune settimane fa, dopo aver pianificato le operazioni per mesi, la Energean ha inviato un ROV (Remotely operated vehicle), un sottomarino a comando remoto, che ha recuperato due delle antiche anfore conservate nel vascello.

 

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Ryanair riparte verso Israele: la data e i nuovi voli

È un timido accenno di riapertura verso un Paese che ospita luoghi meravigliosi, ma attualmente coinvolto in un pesante conflitto: Ryanair, dopo il recente passo indietro, ha deciso di riprendere le proprie operazioni da/per Israele, con alcuni nuovi collegamenti che verranno presto ripristinati. Si parla naturalmente dei voli che riguardano l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, che unisce la capitale israeliana ad una fitta rete di città in tutto il mondo. Scopriamo qualcosa in più.

Ryanair, la decisione su Israele

Il conflitto israelo-palestinese, scoppiato lo scorso autunno, ha messo in grande difficoltà il settore turistico. Molte compagnie aeree hanno infatti deciso di sospendere i propri voli da/per l’aeroporto internazionale Ben Gurion, che serve la capitale Tel Aviv. Tra queste, anche Ryanair: il vettore low cost irlandese ha interrotto le operazioni sin dal 7 ottobre 2023, data in cui è scoppiata la crisi di Gaza. Ora però la situazione potrebbe cambiare, anche se il clima internazionale è ancora abbastanza rovente. La compagnia aerea vuole riprendere i propri collegamenti con Israele, incentivata dalla decisione dello scalo di riaprire il Terminal 1.

Ryanair, dunque, ricomincerà a volare da/per Tel Aviv a partire da lunedì 3 giugno 2024: le prenotazioni sono già aperte sul sito ufficiale del vettore. “È una grande notizia che l’aeroporto Ben Gurion stia riaprendo il Terminal 1: ciò ha permesso a Ryanair di riprendere le operazioni su Tel Aviv da lunedì 3 giugno” – ha affermato un portavoce della compagnia, in una nota diramata proprio da Ryanair. Al momento, sono previsti 40 voli settimanali da/per Atene, Bari, Berlino, Budapest, Malta, Milano e Paphos (Cipro).

Le recenti vicissitudini dell’aeroporto Ben Gurion

La decisione di riprendere i collegamenti con Tel Aviv ha alle spalle una lunga storia piuttosto complessa. Lo scorso 7 ottobre, come abbiamo visto, l’inizio del conflitto aveva spinto molte compagnie aeree a sospendere i voli verso la capitale israeliana. Ai passeggeri diretti da/verso il Paese non è rimasta che pochissima scelta, grazie soprattutto ai vettori nazionali El Al, Arkia e Israir, che hanno continuato ad operare dall’aeroporto internazionale Ben Gurion accanto ad una manciata di altre compagnie straniere.

La situazione è leggermente migliorata lo scorso 8 gennaio 2024, quando Lufthansa (assieme alle compagnie da essa controllate) ha ripreso i suoi voli con 20 collegamenti settimanali. Una scelta importante, come ha spiegato il Globes: “È la quarta compagnia aerea al mondo e il secondo vettore più grande in Europa, comprendente Austrian e Swiss Airlines”. Il 1° febbraio anche Ryanair ha dato nuovamente il via alle operazioni presso il Ben Gurion. Tuttavia, l’aeroporto ha deciso di tenere aperto solamente il Terminal 3, quello destinato alle compagnie ad alto costo, rinunciando momentaneamente al Terminal 1, più economico.

Il vettore irlandese ha provato a tenere duro, ma le spese sono diventate insostenibili. Usufruire infatti del più caro Terminal 3 ha fatto sì che i costi per la compagnia siano aumentati, e con essi anche le tariffe proposte ai passeggeri. Il 27 febbraio, dunque, Ryanair ha interrotto nuovamente i voli da/per Tel Aviv – soprattutto dopo il rifiuto dell’aeroporto israeliano di applicare provvisoriamente i prezzi concordati per i passeggeri del Terminal 1. Ora che quest’ultimo ha però annunciato la riapertura, anche la compagnia low cost ha intenzione di riprendere i suoi voli.

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Trovati i resti di un’antica base legionaria romana: la scoperta

Recenti scavi in Israele hanno permesso di riportare alla luce i resti architettonici di un’antica base militare della VI Legione Romana “Ferrata”, i quali dovrebbero risalire a ben 1.800 anni fa. Secondo gli esperti, l’insediamento sarebbe stato abitato per quasi due secoli, e purtroppo ciò che ne rimane non è molto, perché i materiali con cui era stato costruito sono stati riutilizzati in epoca bizantina e, in seguito, durante il primo periodo islamico.

Nuova scoperta in Israele

È nel sito di Tel Megiddo, non molto distante dall’antico villaggio di Kfar Othnay, che gli archeologi hanno rinvenuto qualcosa di eccezionale durante i lavori per un importante progetto di infrastruttura stradale. Siamo nella regione settentrionale di Israele, dove sono appena riemerse delle antichissime testimonianze di un insediamento romano di circa 1.800 anni fa. Gli scavi, diretti dagli archeologi Yotam Tepper e Barak Tzin, hanno permesso di riportare alla luce alcuni resti architettonici della Via Pretoria, la strada principale dell’accampamento.

Sono inoltre stati scoperti un podio di forma semicircolare e alcune aree pavimentate in pietra, che dovevano far parte di un edificio pubblico monumentale. Il ritrovamento non è del tutto casuale, dal momento che negli ultimi dieci anni la zona è stata oggetto di numerose campagne di scavo per un progetto di ricerca storico-geografica, condotto per conto dell’Albright Institute of Archaeology di Gerusalemme. “Nel corso delle prime stagioni, la parte superiore del cortile dei comandanti è stata rinvenuta a sud-ovest della Road n.66, e nello scavo attuale (condotto per conto dell’Autorità Israeliana per le Antichità) stiamo scoprendo la parte nord-orientale” – ha affermato Tepper.

L’antica base militare romana

Quella che è riemersa nei pressi di Tel Megiddo non è certo l’unica base militare romana ritrovata negli ultimi decenni in Israele, ma è di gran lunga quella di più vaste dimensioni, nonché quella abitata per un periodo di tempo maggiore. Finora, infatti, erano stati riportati alla luce solo insediamenti temporanei o piccoli accampamenti appartenenti a divisioni ausiliare. La base scoperta adesso appartiene invece alla VI Legione Romana “Ferrata”, ed è senza dubbio una delle più preziose testimonianze archeologiche di quel periodo.

“L’accampamento della legione romana è stata la base militare permanente di oltre 5.000 soldati romani per più di 180 anni, dal 117-120 al 300 d.C. circa. Due strade principali si intersecavano al centro dell’accampamento, e il suo quartiere generale fu eretto qui. Da questo punto di base venivano misurate e segnate con pietre miliari tutte le distanze lungo le strade imperiali romane verso le principali città del nord del Paese. I resti dell’antico edificio non si sono conservati in altezza, poiché la maggior parte delle pietre da costruzione sono state rimosse nel corso degli anni per essere riutilizzate in progetti edilizi durante il periodo bizantino e il primo periodo islamico” – ha spiegato Tepper.

Nel corso degli scavi, oltre ai resti degli edifici, sono stati rinvenuti numerosi reperti. Tra questi, diverse monete, parti di armi, cocci di ceramica e frammenti di vetro. La scoperta più importante riguarda però alcune tegole che riportano i timbri della VI Legione, le quali venivano impiegate per vari scopi: dalla copertura di edifici alla pavimentazione e al rivestimento dei muri.

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Una scoperta sensazionale riscrive la storia

Ha ben 2.550 anni il tesoro antico che è appena stato rinvenuto, un oggetto non di grandi dimensioni ma che in qualche maniera ci racconta molto delle nostre origini, di come facevamo cose che adesso diamo per scontato.

La scoperta avvenuta in Israele

Ci troviamo in Israele e più precisamente in un sito situato sulle colline della Giudea. Proprio qui è stata recentemente scoperta, grazie a uno scavo condotto dall’Autorità israeliana per le antichità, una moneta d’argento estremamente rara e che risale al periodo persiano (VI-V secolo a.C.).

Potrebbe sembrare una banalità, ma nei fatti questo oggetto è una rara prova del primo utilizzo di monete nel Paese. In più, sono emerse anche altre ricchezze: lo scavo, effettuato nel corso dei lavori infrastrutturali intrapresi dalla Netivei, la Israel National Transport Infrastructure Company, ha messo in luce anche un edificio del periodo del Primo Tempio, con prove ancora più antiche di commercio nella forma del valore di uno shekel.

La rara moneta è stata riportata alla luce da Semyon Gendler, archeologo ad interim del distretto della Giudea dell’Autorità israeliana per le antichità. La moneta, che è stata trovata volutamente rotta, era coniata con timbro quadrato incastonato su una faccia; successivamente, tecniche più sofisticate produssero monete con stampe sporgenti anziché infossati.

L’importanza di questa scoperta

Robert Kool, capo del dipartimento numismatico dell’Autorità israeliana per le antichità, ha fatto sapere che “La moneta è estremamente rara e si unisce solo a una mezza dozzina di monete dello stesso tipo che sono state trovate negli scavi archeologici nel Paese. La moneta venne coniata in un periodo in cui l’uso della moneta era appena iniziato. Il raro ritrovamento fornisce informazioni sul modo in cui veniva svolto il commercio e sul processo attraverso il quale il commercio globale passò dal pagamento mediante pesatura di pezzi d’argento all’uso di monete. La moneta appartiene ad un gruppo di monete molto antiche coniate al di fuori di Israele, nelle regioni dell’antica Grecia, Cipro e Turchia. Nel VI-V secolo BCE tali monete iniziarono ad apparire in siti nella Terra d’Israele“.

Un ulteriore indizio del processo graduale è il fatto che la moneta sia stata ritrovata tagliata intenzionalmente in due: è il simbolo che nel IV secolo a.C. veniva utilizzata come pezzo d’argento pesato, piuttosto che come moneta, anche se le monete erano già usate in questo periodo.

Secondo Michal Mermelstein e Danny Benayoun, direttori degli scavi per conto della Israel Antiquities Authority, “Il sito era situato nella zona rurale del Regno di Giuda, la cui capitale era Gerusalemme. Fu colonizzato per la prima volta nel periodo del Primo Tempio, nel VII secolo BCE. (2.700 anni fa), durante i regni dei re di Giuda, Ezechia, Manasse, Amon e Giosia, un periodo di insediamento di punta nel regno di Giuda. Di questo periodo è stata scoperta una caratteristica “casa di quattro stanze” e il peso dello sheqel, trovato sul pavimento di una delle stanze della casa, fornisce le prime prove del commercio”.

Il peso di pietra a forma di cupola sarebbe stato utilizzato per pesare metalli, spezie e altri prodotti costosi. Il segno sul peso era un’abbreviazione (ieratica) dell’antico Egitto per la parola sheqel, e il singolo tratto inciso rappresenta uno sheqel. Il peso era di 11,07 g. “Questo era in effetti un peso standard nella regione del regno di Giuda, a dimostrazione che le merci venivano attentamente pesate sui mercati”, hanno sottolineato gli archeologi.

Secondo Eli Escusido, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità, “È sempre sorprendente quanto importanti reperti vengano scoperti in luoghi inaspettati. Le minuscole monete sono una fonte cruciale di informazioni in archeologia. Ci forniscono dettagli visivi, iscrizioni e date. Attraverso un oggetto minuscolo come una moneta diventa possibile tracciare i processi del pensiero umano e osservare che le nostre abitudini economiche sono rimaste sostanzialmente immutate per migliaia di anni, è cambiata solo la tecnologia. In questo contesto è interessante considerare le future ricerche archeologiche in un mondo che ha adottato il commercio elettronico”.

Rara moneta in Israele

Fonte: Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority

La moneta rinvenuta in Israele
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Sta per nascere una nuova compagnia aerea low cost

Si chiama Air Haifa, e tra qualche mese debutterà nel panorama delle compagnie aeree low cost per servire, con voli prevalentemente a corto raggio, l’Israele del nord. L’annuncio arriva dal ministro dei trasporti israeliano, e ora c’è grande curiosità per il vettore che potrebbe rivoluzionare il modo di viaggiare – soprattutto a livello economico – in una regione che non offre ancora molte opportunità a basso prezzo.

Air Haifa, il nuovo vettore low cost

Quando si parla di volare, un’ampia fetta di popolazione mondiale sceglie il settore low cost: l’aereo viene visto come un semplice mezzo di trasporto, e non come un’esperienza di cui godere. Perché, dunque, spendere tanto per dover solamente raggiungere la meta delle prossime vacanze? Non sorprende che i vettori a basso prezzo continuino a proliferare in ogni angolo del globo. Solo qualche mese fa è stato annunciato l’arrivo di una nuova compagnia aerea low cost in Italia, e nel resto del mondo la situazione non è differente.

A discapito degli sforzi compiuti da alcuni Paesi per ridurre i voli a basso prezzo, considerati troppo inquinanti per l’ambiente, anche Israele si dota di un altro vettore che dovrebbe praticare tariffe stracciate per i suoi passeggeri. Si tratta di Air Haifa, che servirà la regione settentrionale dello Stato, dove effettivamente i collegamenti economici spesso non si rivelano tali. Basti pensare che, come ha rivelato il ministro dei trasporti israeliano Miri Regev a Channel 12, annunciando la nascita della compagnia aerea, attualmente un volo da Haifa a Cipro costa il doppio di quello operato da Tel Aviv verso la stessa destinazione.

Il nord di Israele sta ancora adottando tariffe sproporzionate, ma Air Haifa dovrebbe ridurre le disparità e rendere molto più accessibili i propri voli ad una più vasta fetta di viaggiatori. Che cosa sappiamo su questa nuova compagnia aerea low cost? Stando alle previsioni, dovrebbe debuttare all’inizio del 2024. Avrà come sede l’aeroporto internazionale di Haifa, situato a pochi chilometri dalla città israeliana. Lo scalo opera prevalentemente voli commerciali, ma serve anche per diverse operazioni militari e come scuola per aerei ed elicotteri.

Dove volerà Air Haifa

Per quanto riguarda l’offerta di Air Haifa, al momento la compagnia aerea ha rilasciato solo qualche indicazione. Sul suo sito ufficiale si legge che il vettore opererà servizi diretti a basso costo verso un’ampia varietà di destinazioni regionali, “offrendo allo stesso tempo un’esperienza di viaggio comoda e sicura da e per l’aeroporto di Haifa, che ti farà risparmiare tempo e costi significativi”. Sarà dunque su voli a corto raggio che si specializzerà, trasportando i passeggeri con una flotta di aerei medio-piccoli su mete a breve distanza.

Le prime rotte che verranno proposte ai turisti sono Eilat, città israeliana affacciata sul Golfo di Aqaba, e l’isola di Cipro: entrambe sono destinazioni di villeggiatura molto frequentate, soprattutto per le loro splendide spiagge. La compagnia ha comunque già annunciato di voler estendere il proprio network nel prossimo futuro, aggiungendo tra le sue mete alcuni dei principali scali turistici di prossimità, tra cui la Grecia, la Turchia e Bucarest.